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"Storia moderna" di Ago-Vidotto, Appunti di Storia Moderna

Riassunto per capitolo del manuale "Storia moderna", a cura di Renata Ago e Vittorio Vidotto. Solo i primi 10 capitoli.

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 10/02/2021

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eleonora-siracusa 🇮🇹

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26 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica "Storia moderna" di Ago-Vidotto e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! CAPITOLO 1 Popolazione, economia e società Il capitolo primo del volume inquadra una panoramica generale del periodo compreso tra il 1450 ed il 1600, descrivendo popolazione, commercio e strutture politiche del momento. Per gli storici uno degli elementi fondamentali che ha influenzato la società moderna è l’aumento della popolazione, e i documenti di cui disponiamo consentono comunque di affermare che, dopo circa un secolo di grave declino demografico, tra il XV ed il XVII secolo si assiste ad una crescita della popolazione europea, grazie alle travolgenti immigrazioni dalle campagne ai centri urbani. Una popolazione urbana in rapidissima crescita ha portato ovviamente ad un incremento della domanda di generi alimentari, che ha influenzato a sua volta la produzione, lo scambio, e un imponente aumento dei prezzi. La struttura agraria più diffusa in tutta Europa era costituita dalla “Signoria”, cioè un insieme di terre appartenenti direttamente al proprietario terriero, il “signore”, il quale le metteva a disposizione dei contadini. I contadini, tuttavia, dovevano o pagare un canone annuo, o cedere parte del raccolto o lavorare gratuitamente per ricambiare il favore al signore. L’aumento dei prezzi comportò anche un aumento di questo canone e il prelievo fiscale divenne così pesante da non lasciare ai contadini nessuna riserva per effettuare nuovi investimenti per aumentare la produttività del terreno. A rendere le cose ancora più difficili intervennero i “meccanismi del mercato”, abbassando i prezzi nelle “annate buone” e quindi riducendo il guadagno, e aumentando i prezzi nelle “annate cattive”, con il risultato che la vendita di pochi prodotti apportava un guadagno appena sufficiente a soddisfare i bisogni familiari dei contadini. Ma, con l’aumento della popolazione nelle città, si ebbe anche uno sviluppo della produzione manifatturiera, la quale avveniva attraverso associazioni di mestiere e si concentrava nelle botteghe. In seguito nacque il sistema delle Corporazioni, nato con lo scopo di riunire tutti gli artigiani che svolgevano una stessa attività per ostacolare la concentrazione della ricchezza in poche mani; all’inizio del 1500 l’attività più diffusa era quella tessile, con una maggiore lavorazione di lana e seta, che impiegava anche la manodopera femminile (pagata meno di quella maschile). In aggiunta a queste industrie sorsero poi nuovi settori di produzione: la lavorazione della carta e la stampa. Il capitolo primo affronta anche l’economia europea non solo dal punto di vista della produzione agricola e manifatturiera, ma anche del commercio e della finanza. Il commercio era affidato a mercanti itineranti e il cuore delle città era il mercato settimanale o giornaliero, luogo in cui avvenivano gli scambi più importanti. Il grande “commercio internazionale” muoveva spezie, tessuti preziosi e denaro, e riusciva a mettere in contatto le varie nazioni tra loro; la possibilità di avere contatti così lontani consentì la creazione di nuovi strumenti finanziari, come per esempio la lettera di scambio, la quale consentiva di pagare in una città e riscuotere i soldi in un’altra. Le guerre, i cattivi raccolti e le epidemie furono flagelli ricorrenti nell’Europa del ‘500 e portarono, pian piano, alla soglia della povertà. Vi erano due classi di poveri: “poveri congiunturali”, cioè coloro che divenivano poveri a causa di situazioni disagiate come peste o annate cattive di raccolto; e i “poveri strutturali”, cioè coloro i quali erano impossibilitati a procurarsi il necessario per vivere ed erano costretti a fare la carità, come vedove, disabili, orfani o malati. Per quest’ultima categoria, fu concesso il diritto di mendicare. Una grandissima carestia, seguita da diverse epidemie, colpì gran parte dell’Europa e questo diede il via ad un rovesciamento della crescita demografica, con un evidente declino della popolazione. CAPITOLO 2 Viaggi oceanici e scoperte geografiche Il secondo capitolo del libro si concentra maggiormente su un evento storico che cambiò radicalmente le correnti di pensiero del 1500: La scoperta dell’America. Il 1492, la data del primo viaggio di Colombo, viene convenzionalmente indicato come lo spartiacque tra il Medioevo e l’età moderna: le esplorazioni portoghesi iniziarono ben prima dell’impresa di Colombo ma di certo possiamo dire che la scoperta dell’America fu l’evento maggiormente denso di significato. Tra le spedizioni portoghesi è importante ricordare il successo del 1487 quando Bartolomeo Diaz scoprì il Capo di Buona Speranza e Vasco da Gama portò a termine la circumnavigazione del continente africano. I successi della navigazione portoghese furono favoriti da alcune innovazioni tecniche: il timone a ruota e la caravella, un veliero a tre alberi che poteva viaggiare con poco equipaggio e con più merci e provviste, ideale per lunghi viaggi e per evitare numerosi scali di rifornimento. Isabella da Castiglia e Ferdinando d’Aragona accolsero la proposta di spedizione di Cristoforo Colombo e sottoscrissero le “Capitolazioni di Santa Fe”, accordi in cui si stabiliva che Colombo sarebbe diventato ammiraglio e viceré delle terre da lui scoperte, con il ricavo del 10% di tutti i metalli preziosi estratti; fu così che il 3 agosto 1492 Colombo partì da Palos con una nave lunga 30 metri (la Santa Maria) e due piccole caravelle lunghe circa 15 metri ciascuna (la Niña e la Pinta). All’alba del 12 ottobre, mentre tutti stavano perdendo ogni speranza, la terra fu avvistata: la spedizione sbarcò su un’isola delle Bahamas (quindi erano in America e non in Cina come credevano) e ribattezzarono quell’isola con il nome di San Salvador, visto che grazie ad essa si erano salvati. Approcciarono con un gruppo di indigeni, esplorarono la zona, e ripartirono carichi di nuove piante e animali verso la Spagna. Ricevuti tutti gli onori, Colombo fu già pronto per ripartire pochi mesi dopo: fece altre tre spedizioni, ma tutte furono degli insuccessi, e così rimase povero e dimenticato da tutti. Intanto, il fiorentino Amerigo Vespucci, giunse alla conclusione che quei territori raggiunti da Colombo non fossero propaggini dell’Asia, bensì appartenessero ad un nuovo continente, che da lui prese il nome di America. Anche altri sovrani finanziarono altre spedizioni spinti dai successi di Colombo e, tra le spedizioni più grandi del periodo, ricordiamo: il viaggio di Ferdinando Magellano che arrivò in un oceano da lui ribattezzato “Pacifico” per la tranquillità delle acque; il viaggio in oriente di Pedro Alvarez Cabral, il quale scoprì il Brasile. I primi conquistadores (soldati ed esploratori spagnoli) del nuovo mondo americano furono uomini e donne di ceti poveri, in cerca di fortuna e potere: tra questi vi era Hernan Cortés, il quale entrò in contatto con diverse civiltà quali gli Aztechi, i Maya e gli Incas. CAPITOLO 5 La Controriforma Già prima di Lutero si erano manifestati nella chiesa movimenti riformatori e una diffusa richiesta di una severa opera di moralizzazione, ma la decisione del Papa Paolo III di convocare un Concilio fu strettamente legata alla necessità di reagire alla diffusione delle dottrine luterane. Tuttavia, le speranze di fare del Concilio di Trento (1545-1563) un’occasione di riconciliazione naufragarono ancor prima che esso si aprisse. Sul piano dottrinario i decreti del Concilio segnarono una netta chiusura nei confronti di tutte le innovazioni introdotte da Lutero a proposito della salvezza, dei sacramenti e dell'organizzazione delle comunità dei fedeli. Sul piano disciplinare fu ribadito l'obbligo del celibato ecclesiastico, e furono presi provvedimenti tesi a migliorare la formazione del clero e la sua attività pastorale. Alla diffusione delle dottrine riformate la chiesa reagì anche attraverso il potenziamento dell'apparato repressivo costituito per combattere le eresie (il tribunale dell'inquisizione) e il rafforzamento della censura (con la creazione di un indice dei libri proibiti). Questo sforzo repressivo fu tuttavia accompagnato da un rinnovato spirito di evangelizzazione, che si espresse anche nella formazione di nuovi ordini religiosi, quali la “Compagnia di Gesù”. Allo scontro tra cattolici e protestanti si accompagnarono una rinnovata persecuzione contro gli ebrei e una capillare repressione dei culti popolari. Particolarmente cruento fu il fenomeno della caccia alle streghe: decine di migliaia di persone furono mandati a morte in tutta Europa , con l'accusa di stregoneria. CAPITOLO 6 Il Rinascimento maturo: le arti, le lettere, le scienze Lo splendore dell’Italia del Rinascimento è anche legato a quello delle sue corti, che furono centri di vita artistica e culturale oltre che di intrighi politici. Per il prestigio annesso all'arte e alla cultura, il mecenatismo divenne strumento della politica e i diversi principi -italiani ed europei- fecero spesso a gara per assicurarsi i servizi di un artista o scienziato di grido. La presenza delle corti comportò anche un' evoluzione dei modelli di consumo: lo sviluppo del commercio internazionale mise a disposizione degli europei molti manufatti provenienti dall’Oriente e il loro successo presso il pubblico stimolò le manifatture europee a produrre oggetti analoghi. Uscendo dal chiuso delle università, la cultura subì una trasformazione, abbandonando lo stile delle dispute accademiche per mettersi al servizio della vita politica e diplomatica. I maestri furono individuati negli antichi, ma la riscoperta dell'antico interessò molti altri campi del sapere, dalle arti figurative alle teorie scientifiche. Anche i saperi pratici accumulati dagli artigiani nell'esercizio del loro mestiere contribuirono all' evoluzione della cultura tecnico-scientifica del Rinascimento. Altrettanto fecero i viaggi oceanici e le scoperte geografiche. Nel corso del ‘500 l'ottimismo dei primi umanisti cedette spesso il passo al disincanto. Con Machiavelli iniziò una riflessione sul potere e sulla politica che proseguì con i pensatori politici delle generazioni successive, tutti ugualmente animati dal desiderio di definire la sovranità per porre argine alla violenza distruttrice delle guerre. CAPITOLO 7 Vittorie e sconfitte delle monarchie europee In Francia ai problemi economici e finanziari derivati da 50 anni di guerre si aggiungeva un contrasto sempre più profondo tra cattolici e protestanti (ugonotti) che sfociò nella guerra civile (il più grave episodio fu, nel 1572, il massacro della notte di San Bartolomeo). La situazione si aggravò con l'ascesa al trono di Enrico III, quando degenerò in guerra di tutti contro tutti. Dopo l'assassinio del re salì al trono il Borbone col nome di Enrico IV, ma la sua successione fu riconosciuta solo dopo che si fu convertito al cattolicesimo 1593. Nel 1598 l'editto di Nantes sancì, con una soluzione di compromesso tra cattolici e ugonotti, la pacificazione interna. Nei Paesi Bassi, dove si erano diffuse le dottrine riformate, le violazioni del principio dell’autogoverno e la politica antiprotestante perseguita da Filippo II provocarono una rivolta. La ferocia della repressione spagnola spinse le protestanti province del nord a proclamarsi indipendenti e a dare vita alla Repubblica delle Province Unite. In Inghilterra, dopo i capovolgimenti religiosi legati ai brevi regni di Edoardo VI (protestante) e Maria Tudor (cattolica), il lungo regno di Elisabetta (1558-1603) fu Contrassegnato da un orientamento moderatamente filoprotestante. Un grave problema per la sovrana inglese fu tuttavia costituito dalla presenza in Inghilterra della regina di Scozia, Maria Stuart, al centro di intrighi per la restaurazione del cattolicesimo. Ragioni religiose, politiche ed economiche accesero una profonda rivalità tra l'Inghilterra e la Spagna di Filippo II, ma la spedizione dell' «invincibile armata» si rivelò un fallimento. Durante il regno di Elisabetta l'Inghilterra conobbe un periodo di sviluppo economico, grazie alla crescita del settore tessile e soprattutto all' incremento dell'attività delle compagnie commerciali, cui la corona concedeva privilegi in cambio di una partecipazione ai profitti. Come nel resto d'Europa, però, si accentuarono i fenomeni di pauperismo, cui si rispose con la Poor Law. Dopo aver sostenuto, anche finanziariamente, l'intervento in guerra di danesi e svedesi , Richelieu decise di intervenire direttamente. La violenza stessa della guerra, che in questi anni toccò il suo apice, convince il nuovo imperatore Ferdinando III a concludere la pace di Vestfalia (1648), che sancì la sconfitta del disegno politico asburgico, la divisione della Germania in unità politico - territoriali indipendenti e il drastico ridimensionamento dell’autorità dell’imperatore al di fuori dei suoi domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria. La guerra dei Trent’anni ebbe conseguenze gravissime: il passaggio dei soldati favorì la diffusione delle epidemie e le terribili devastazioni subite dalla Germania provocarono un crollo demografico che ebbe effetti profondi anche sulla struttura sociale del paese. All'interno dell'impero spagnolo, il disegno riformatore di Olivares e gli sforzi finanziari e militari legati alla guerra aggravarono le tensioni politiche, provocando rivolte in Catalogna e Portogallo, che si proclamarono indipendenti. Solo il Portogallo mantenne tuttavia l'indipendenza, mentre la Catalogna tornò a dichiararsi fedele alla corona. In Francia virgola dopo la fine delle guerre di religione, Enrico IV e, dopo la sua morte, Luigi XIII e soprattutto il suo primo ministro, cardinale Richelieu, avviarono un processo di consolidamento dell’apparato burocratico dello Stato, attraverso la vendita delle cariche pubbliche, e di rafforzamento del potere della corona. Anche in Francia, però, lo sforzo finanziario legato alla guerra dei Trent'anni provocò rivolte, da parte sia dei ceti popolari, sia di quelli privilegiati (la Fronda) -Mazzarino 1648-1653. CAPITOLO 9 Le Rivoluzioni inglesi Dopo la morte senza eredi diretti di Elisabetta (1603), sul trono d'Inghilterra salì Giacomo I Stuart, che adottò una politica di moltiplicazione di titoli nobiliari, di riaffermazione delle autorità della chiesa anglicana, di inasprimento della tassazione. Tali scelte suscitarono un forte malcontento. Il malcontento si acuì dopo l'ascesa al trono di Carlo I Stuart. La repressione dell'opposizione religiosa anche interna all' anglicanesimo (e i sospetti di criptocattolicesimo con cui fu accolta), i provvedimenti finanziari e fiscali adottati senza la consultazione del Parlamento, lo sforzo della Corte, furono tutti elementi che accrebbero l'ostilità della Camera dei comuni nei confronti del re e dei suoi ministri. Una rivolta della Scozia puritana e l'invasione dell'Inghilterra da parte dell'esercito scozzese costrinsero Carlo I a convocare il Parlamento, All'interno del quale si era però aggregato un forte fronte di opposizione contro la politica del sovrano. La situazione si aggravò in seguito allo scoppio della rivolta cattolica irlandese, che fece crescere i timori di un complotto “papista”. Un tentativo non riuscito di colpo di Stato da parte di Carlo I fece scoppiare la guerra civile (1642). La guerra civile ebbe una svolta dopo la comparsa sulla scena di Oliver Cromwell, che sconfisse l'esercito del re. Il fronte dei vincitori era tuttavia attraversato da divisioni politiche e religiose , con la formazione di gruppi radicali. Nel 1648 Cromwell sconfisse definitivamente il re, che fu arrestato, processato e condannato a morte, e proclamò la Repubblica (1649) dopo aver espulso dal Parlamento coloro che ancora avrebbero voluto pervenire ad un accordo con Carlo I. Dopo aver ristabilito l'ordine in Inghilterra e aver duramente represso la rivolta irlandese, Cromwell puntò - con l'atto di navigazione, attraverso trattati con Svezia, Portogallo e Danimarca e tramite un'alleanza con la Francia - hai incrementare la potenza commerciale inglese ai danni di Olanda e Spagna. Sul fronte interno, tuttavia, la situazione costituzionale rimaneva instabile. Tra le rivendicazioni del nuovo Parlamento repubblicano e le trame dei realisti , Cromwell impose quindi una dittatura militare, che fu rapidamente rovesciata dopo la sua morte. Nel 1660, con l'approvazione del Parlamento, fu restaurata la dinastia degli Stuart, nella persona di Carlo II. La restaurazione degli Stuart fu seguita da un periodo di pacificazione politica e religiosa durato oltre un decennio. Ma, preoccupato per la politica filofrancese di Carlo II e temendo un possibile ritorno all' assolutismo e - una volta che fosse salito al trono il fratello del re - una restaurazione cattolica, il Parlamento stabilì l'esclusione di tutti i non anglicani dalle cariche pubbliche e definì fu ulteriormente il diritto di Habeas Corpus. Sul problema della successione si determinarono due opposti schieramenti politici: i tories, favorevoli alla successione di Giacomo Stuart, e i whigs, che invece erano contrari. Nel 1685 Giacomo II salì al trono , ma presto la sua politica filocattolica gli alienò ogni simpatia. Nel 1688 il Parlamento offrì la corona a Guglielmo d'Orange e alla moglie Maria Stuart. La seconda rivoluzione inglese portò ad una monarchia costituzionale fondata sulle prerogative del Parlamento e sui limiti del potere monarchico. La rivoluzione inglese, il protettorato di Cromwell e la restaurazione furono periodi di intensa attività intellettuale ed elaborazione politica. Particolarmente importanti per il futuro del pensiero politico furono le teorie assolutistiche di Hobbes e quelle liberali di Locke.
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