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Storia moderna di Paolo Prodi, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto del libro Storia moderna di Paolo Prodi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 27/04/2020

fatella
fatella 🇮🇹

4.3

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Scarica Storia moderna di Paolo Prodi e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! L’UOMO MODERNO La definizione di storia moderna è ambigua e incerta per motivi precisi; manualisticamente si dice che va dal 1492 al 1815, nei paesi anglosassoni e tedeschi si distingue una prima età moderna (sino alla rivoluzione francese) e una seconda età moderna (sino alla prima guerra mondiale). La storia moderna può essere meglio intesa come quel periodo di gestazione, quel periodo in cui è stato generato il mondo nel quale stiamo vivendo ancora oggi, ed è stato caratterizzato dal concetto di movimento e progresso continuo; in questo senso la storia moderna va intesa in una logica di lungo periodo e pertanto va allargata comprendendo la genesi del mondo contemporaneo. Nel termine MODERNO è implicito il concetto di novità, ma anche di movimento e di progresso e per questo la storia moderna è nata e vissuta nella coscienza stessa degli uomini dell’età moderna, infatti Voltaire ne parla così:” vorrei che si incominciasse un serio studio della storia del tempo in cui essa diviene veramente interessante per noi: mi sembra che questo avvenga alla fine del XV secolo……………. E parla della stampa, delle belle lettere in Italia, della nuova religione delle scoperte geografiche ecc. Il primo e più diffuso approccio al moderno è costituito dall’idea che esso corrisponde alla nascita dell’uomo moderno. La grande trasformazione dell’uomo che avviene in questi secoli dell’età moderna è il passaggio dall’Homo Hierarchicus all’ Homo aequalis (antropologo Dunmont) per cui si passa da una struttura sociale legata ad una visione dell’uomo come parte del cosmo in cui l’uomo ha una sua posizione fissa e determinata all’interno di un ordine preordinato del mondo e gerarchico a una nuova concezione basata su un rapporto egualitario e mobile tra gli esseri umani. La rivoluzione che avviene nell’età moderna è la rottura di quella catena che legava la persona, l’individuo al cosmo in una catena di esseri umani che ne obbligava non solo la sua posizione fisica, ma anche la sua posizione sociale gerarchica nei confronti della società stessa. Dalla gerarchia si passa all’individuo come persona che prende le distanze dai suoi avi nonché dai suoi discendenti. E’ la nascita dell’individuo la cosa principale che caratterizza l’età moderna. Come avviene questa rivoluzione che rompe gli anelli della catena cosmica e della catena sociale? Il primo punto da evidenziare è la cosiddetta DE-MAGNIFICAZIONE del mondo (termine coniato dallo storico-sociologo Max Weber): per cui noi siamo separati dalla società medioevale dalla cosiddetta Rivoluzione Moderna, una rivoluzione nei valori che sembra essersi prodotta nei secoli nell’occidente cristiano che ha radici lontane nel tempo e vanno ricercate nell’antica Grecia o nel mondo ebraico, ma erano una miscela che provoca una trascendenza divina che a sua volta crea un grosso contenitore che sarà la religione. La Demagnificazione quindi è la separazione della sfera del sacro dalla sfera del mondano che provoca la nascita dell’individuo moderno. L’uomo medioevale è immerso in un mondo pieno di presenze invisibili (angeli demoni spiriti) e solo sgombrando il campo da queste entità l’uomo ha potuto impadronirsi dalla natura, delle foreste, delle acque. Il culto dei santi, dei miracoli, così sviluppato durante il medioevo, viene trasmesso dalla cultura e dalla storiografia tradizionale come fattore di ritardo e di anti razionalità, in realtà è un fattore determinante in questa trasformazione dell’uomo perché attraverso il culto dei santi che s’infrange questo animismo, la santità viene messa ida una parte, viene riposta in un tabernacolo e sgombra la realtà da questi spiriti, da questo animismo che dominava la cultura pre moderna. Non bisogna contrapporre l’immagine della religiosità ad una immagine della razionalità, ma la loro separazione è un passaggio che costituisce il punto di partenza per interpretare la storia moderna come progresso: il nuovo uomo moderno agisce nel cosmo senza l’ingombro di queste presenze che adesso sono state messe da parte. Una delle conseguenze di questa rottura è la nascita dell’individuo singolo anello di una catena che si è spezzata e permette lo sviluppo della MOBILITA’ SOCIALE. Una prima conseguenza di questa mutazione antropologica dovuta alla nascita dell’individuo è costituita dall’abbandono della classica divisione in tre grandi ordini in cui si ripartiva la società medioevale: Preti, Militi (nobili), Lavoratori. Questi ordini erano immobili, nell’età moderna tutto ciò si mette in moto anche se lentamente e con molta gradualità: la società diventa mobile. La funzione gerarchica della nobiltà, dell’aristocrazia nell’universo della politica si trasforma in solo privilegio, in qualcosa di anomalo rispetto ad un ordine nuovo delle cose che ha la caratteristica di essere sempre in movimento La FAMIGLIA è un aspetto in cui questa mobilità sociale si concretizza nella quotidianità, infatti nell’età moderna nasce la famiglia mononucleare basata sulla coppia e sui figli. In era pre moderna la famiglia non era altro che un anello della catena di questa struttura sociale-cosmica: l’individuo non esisteva se non attraverso queste catene parentali per cui la famiglia era allargata e patriarcale, formava una struttura di cui la persona singola faceva parte. La nuova famiglia è il nucleo attraverso cui si sviluppa la mobilità sociale, perderà il suo potere politico che confluisce in parte nello stato moderno, ma assume un notevole potere all’interno della vita sociale ed economica e viene totalmente separata dalla sfera pubblica Perché solo la civiltà europea ha sviluppato forme di vita, strutture economiche, modalità di conoscenza nuove, mentre le altre civiltà non l’hanno fatto? Questa unicità europea, questa capacità che l’Europa si costruisce nei secoli dell’età moderna e che porta l’Europa a conquistare il mondo è proprio la nascita dell’individuo che essendo sempre in movimento ha la capacità di superare se stesso e quindi le altre civiltà. E’ la dinamica dell’individuo porta la civiltà europea a dominare il modo: l’Europa alla fine del medioevo rappresentava una piccola parte della terra e peraltro schiacciata da grandi civiltà (islamica e orientale), alla fine dell’800 l’Europa arriva a possedere direttamente o indirettamente quasi il 90% delle terre emerse. La storia moderna è caratterizzata da questa grande espansione dell’Europa che non è solo semplicisticamente identificabile con le conquiste coloniali, il punto principale è che l’Europa mette in campo e fa affermare nel bene e nel male un tipo d’uomo, L’INDIVIDUO, che sulla base della propria iniziativa personale e sulla base di queste libertà che gradualmente conquistato rispetto alle leggi del cosmo e alle leggi della società, è in qualche modo vincente sui modelli di altre civiltà che pur erano culturalmente più elevate VERSANTE RELGIOSO Il fattore più interno (psicologico) di formazione dell’individuo moderno è stato visto nelle perdita della visione preesistente di un mondo sacro, di un cosmo governato da un Dio supremo, ma animato da entità sfuggenti alle stesse leggi divine e della natura. Nella repubblicana cristiana non c’era una separazione del sacro dal profano, ma c’era la crescita di un dualismo tra la sfera di un trascendente e un mondo che viene lasciato all’intelligenza dell’uomo, ma c’era anche una separazione nella sfera istituzionale con un dualismo tra il potere civile e il potere religioso che dominavano la società umana. Nel dipinto medioevale del Lorenzetti la giustizia civile e quella religiosa sono in qualche modo connesse al fine di far nascere una civitas/repubblica che è nello stesso tempo una realtà civile e religiosa. In età moderna si afferma una divisione in cui il potere del papa e dell’imperatore sono in concorrenza fra loro. All’interno di questa concorrenza si apre lo spazio per la nascita di grandi regni e la nascita degli eventi della riforma. Gli abusi della chiesa cattolica contro cui i riformatori si scagliano erano la conseguenza, il riflesso di questa commistione fra queste due sfere (sacro e profano) che si viene a poco a poco separandosi così come avverrà fra Chiesa e Stato. Questo tramonto caratterizza la repubblica cristiana nel tardo medioevo, nei prima anni del 400 ci furono gli ultimi tentativi di conservare questa universalità della Repubblica Cristiana, di mantenere all’ordine cosmico. Quando dal XII, XIII, XIV secolo, nel linguaggio politico comincia ad affacciarsi la parola “stato” per indicare la situazione concreta in cui si trova la Chiesa, una Città in un preciso luogo, momento, comincia un nuova modo di concepire la politica, una politica in movimento che si trasforma e trasforma la realtà stessa. La realtà come regno, repubblica, impero continuano ad esistere, ma a loro interno cresce una nuova politica per cui abbiamo lo Stato di Firenze, lo Stato di Milano in cui le forze politiche si fronteggiano; per cui la parola “stato” da aggettivo diventa sostantivo per indicare la nuova politica che emerge, una politica che si muove. Al termine del medio evo, all’apertura delle guerre d’Italia del 1494 abbiamo un frazionamento degli stati molto complesso con al loro interno più centri e più livelli di potere: chiesa, le corporazioni, i poteri feudali, i poteri cittadini. Nel 700 si può parlare di “un sistema degli stati europei” composto solo da una trentina di stati sovrani che sono in genere in lotta per il mantenimento dell’equilibrio componendo una specie di res pubblica europea, nel 400 l’Italia è frazionata in principati, signorie, comuni, ma con la sua evoluzione diventa un laboratorio politico: nel 400 non solo elabora nuove teorie politiche ma anche nuove modalità di organizzazione del potere e dal prototipo degli stati italiani estremamente piccoli si passa agli stati europei grandi. All’inizio dell’età moderna l’Italia è il paese più avanzato dal punto di vista dell’elaborazione politica, dal unto di vista economico e culturale. L’Italia funziona come prototipo rispetto alla nascita del sistema europeo degli stati e perciò era un paese appetibile. La sua ricchezza, il suo sviluppo, la sua stessa capacità d’innovazione politica la rendono appetibile e l’assorbono nel sistema delle grandi monarchie europee La costruzione dello stato moderno implica un modo diverso di concepire e di vivere la politica da parte dell’uomo moderno: nasce un fattore ideologico ossia nasce una concezione impersonale dello stato che si distacca gradualmente dalla persona fisica del monarca. Lo stato diventa una macchina che ha una vita propria distaccandosi dalla figura del monarca. Lo stato entra nella sfera privata dei cittadini/sudditi con l’impostazione di un sistema sempre più organico di norme giuridiche, di ordinanze di polizia, ma anche con l’impostazione e la proposta di sistemi culturali, religiosi, di modelli comportamentali. Ciò vuol dire che lo stato moderno ampia il suo raggio d’intervento a settori che prima sfuggivano alla politica. Parallelamente lo stato diventa anche il tutore dei cittadini/sudditi. Non si occupa più solo di giustizia, organizza vari settori della vita quotidiana del cittadino, dalla nascita alla morte. Lo stato si carica anche di una ideologia che prima non aveva costruendo gradualmente quelle istituzioni che vanno dall’assistenza (ospedale) all’istruzione (scuola). Lo stato entra in una sfera che prima era gestita da altre istituzioni, da altre entità: la chiesa, le corporazioni, il signore locale. Il passaggio allo stato centralizzato avviene gradualmente: all’inizio la presenza dello stato è debole e contrattuale cioè basato su accordi con i poteri inferiori sopravvissuti. Lo stato non si presenta subito organizzato e strutturato, ma la sua costruzione è un processo estremamente faticoso, lungo, misurandosi per lungo tempo con i poteri locali che tendono a sopravvivere, potere della chiesa, poteri delle autonomie cittadini ecc. Per lungo tempo sopravvivrà quello che viene definito “uno stato di stati” Le strutture dello stato che si affermano nel processo di costruzione dello stato moderno sono tre: BUROCRAZIA e nascita della fiscalità organizzata, ESERCITO che diventerà permanente, DIPLOMAZIA. L’apparato burocratico vedrà la nascita di un corpo di funzionari sempre più vasto e organizzato, specializzato nelle varie funzioni. Inizialmente ci sarà la vendita degli uffici burocratici da parte del sovrano che vuole in ruoli cardini persone di provata fedeltà e ceto sociale, poi si avrà una fase in cui lo stipendio diventa determinante per l’obbedienza al servizio prestato La formazione degli eserciti permanenti diventa necessaria in una età moderna in cui la guerra non è un’eccezione, ma la regola perché lo stato è costruito in funzione della guerra: infatti le numerose guerre che si hanno in età moderna spesso hanno una difficile lettura perché non sembrano avere una logica, ma la loro logica sta nel fatto che lo stato moderno ha la necessità di conquistare il monopolio della forza legittima all’interno del proprio territorio. In precedenza l’uso della forza era legittimamente riconosciuto anche ad altri centri di potere politico e sociale. Lo stesso uso della forza era limitato all’uso di armi personali, in età moderna con l’innovazione tecnologica e la nascita dell’artiglieria pesante portò verso il monopolio della forza nelle mani del sovrano e dello stato. All’inizio l’esercito era composto principalmente da mercenari poi gradualmente si arrivò al l’esercito di leva obbligatoria come espressione dello stato. La tassazione diventa continua e stabile La terza struttura fondamentale, in questa graduale costruzione dello stato come unico soggetto della politica è la DIPLOMAZIA. Si ritiene spesso lo sviluppo della diplomazia sia un fenomeno secondario alla costruzione dello stato, in realtà anche la diplomazia ha un suo ruolo nel sistema degli stati. La nascita delle ambasciate e della diplomazia non è solo una novità tecnica, ma è lo strumento che tiene in vita il nuovo ordine interstatale: nel momento in cui gli stati diventano gli unici elementi della vita politica l’organizzazione di rappresentanze di un sovrano presso un altro sovrano crea quella relazione fra gli stati fondamentale per la loro stessa vita e per i loro rapporti. Gli ambasciatori peraltro oltre a svolgere funzioni di rappresentanza svolgeranno anche funzioni di osservatori dello stato in cui si è inviati. Solo con la rivoluzione francese lo stato e la nazione si fondono e la Patria diventa una coscienza collettiva, la patria diventa la nuova religione laica dei tempi moderni. All’inizio la prima identificazione dello stato è con la figura del monarca, ma non si ha identificazione dello stato con la nazione. Nell’età moderna la nazione diventa patria e la patria diventa la nuova divinità del mondo moderno e come tale diventa sacra. Con la rivoluzione francese sembra quindi esserci una cesura nella costruzione dello stato moderno, ma in realtà le due fasi sono in continuità perché l’identificazione dello stato con la nazione trova in questa unione il completamento di un processo che era iniziato con la costruzione dello stato. Alla fine ne esce uno stato strutturato dal punto di vista organizzativo che riesce a centralizzare tutte le funzioni della società civile tramite l’idea di nazione e di patria come anima collettiva nella quale il cittadino è assorbito e incorporato sin dalla nascita VERSANTE CULTURALE E SCIENTIFICO 1) Università e città alla fine del medioevo E’ solo nell’età moderna che l’uomo diviene capace di manipolare la natura e mette al servizio della sua attività quotidiana la scienza e la conoscenza: la vera novità del mondo moderno è la capacità di manipolare la natura. Koirè dice:” se il mondo antico non ha sviluppato il macchinismo e in generale non ha fatto progredire la tecnica, ciò è accaduto perché esso aveva ritenuto che si trattasse di cose di nessuna importanza, E se il mondo moderno lo ha fatto, è stato perché gli è risultato che, al contrario, quello era la cosa più importante” Questa nuova connessione che avviene tra la conoscenza scientifica, il pensiero matematico e fisico e la tecnologia avviene perché l’uomo moderno lo ha ritenuto importante. Ma perché? Un primo passo si può già indicare nella nascita delle prime università e nello sviluppo del pensiero teologico, giuridico e filosofico già nel XII-XIII quando nascono le prime teorie sul mondo e la realtà concreta e quotidiana e questo tentativo di connubio si verifica nelle università e nelle città che sono i due ambienti dove questa nuova curiosità sul mondo si sviluppa. Questa connessione fra università e città si rifletterà anche sul versante politico, perché le università non sono un luogo appartatato e isolato di meditazione, ma sono nel cuore delle città e costituiscono l’elemento di fusione di un rapporto costituzionale: cioè accanto al potere politico (regnum), accanto al potere religioso (sacerdozium), nasce un terzo potere, lo studium, che ha nelle prime università, nelle prime associazioni di professori e studenti (Bologna, Padova, Parigi), che oltre a diventare una istituzione culturale, diventerà uno dei tre pilastri su cui si baserà tutta la costruzione dell’occidente nei secoli successivi. Così come in politica in età moderna nell’occidente nasce una sorta di rivoluzione della politica: lotte fra stato e impero, lotte fra gli stati, così questa caratteristica rivoluzionaria si estende a comprendere la cultura dell’occidente con questa voglia di poter capire meglio il mondo esterno e quindi di poterlo cambiare e ciò avviene principalmente nelle università. All’interno della cristianità occidentale questi tre pilastri: regnum, sacerdozium, studium vanno quindi a costruire delle strutture in dialettica costante fra di loro, sempre in lotta per il loro predominio, ma senza che nessuno dei tre poli riesca a prendere il sopravvento sugli altri. Questa grande rivoluzione che si sviluppa in occidente rispetto alle altre civiltà come quella islamica, che comunque erano avanzate, deriva proprio dal fatto nessuno dei tre pilastri riesce ad avere il predominio sull’altro: non c’è un’identificazione fra legge divina e legge umana, non c’è identificazione fra la scienza e la teologia. La città è il terreno in cui cresce questa nuova cultura in rapporto anche con l’ascesa dei commercianti e della borghesia e l’università diventa in qualche modo una delle corporazioni della società tardo medioevale e moderna. 2) Nuovo rapporto tra scienza e tecnologia: la misura del mondo E’ attraverso lo strumento di misura che l’idea di esattezza prende possesso in questo mondo moderno e che il mondo della precisione arriva a sostituirsi al mondo del pressappoco (Koirè Dal mondo del pressappoco al mondo della precisione). In età moderna si comincia a vivere in un mondo che è impregnato di matematica, che si esprime attraverso la matematica e quindi la misura di tutte le cose. Il primo passo verso questa direzione che caratterizza l’età moderna è quello di tentare di rinchiudere il mondo in una rappresentazione, non solo matematica, ma anche naturalistica: nascono i primi musei, i primi orti botanici con l’intento di catalogare, di fare un inventario del mondo per poterlo conoscere meglio e quindi di poterlo manipolare 3) Dalla cultura orale alla cultura scritta: l’invenzione della stampa In questo processo di vitalità verso nuove conoscenze s’inserisce il fenomeno dell’invenzione e la diffusione della stampa che diventa un elemento moltiplicatore delle conoscenze, che rappresenta una rivoluzione nella rivoluzione e nello stesso tempo è frutto di una trasformazione secolare: l’invenzione della stampa avviene perché non era più possibile uno sviluppo delle conoscenze e una trasmissione delle conoscenze affidata solo alla trasmissione orale. 4) La politica della lingua: alfabetizzazione e cultura popolare Lo sviluppo della stampa porta ad una accentuazione dell’importanza politica dello scritto e della lingua: il processo dell’alfabetizzazione e dell’istruzione diviene già visibile in tutta l’Europa occidentale e l’istruzione diventa uno strumento di mobilità e di ascesa sociale. Il testo scritto, il documento scritto diventa in una visone più ampia, un punto di coagulazione tra la vita politica e la vita sociale andando a sostituire la trasmissione orale. Il testo diventa la base della vita politica e sociale. La vita economica, la vita amministrativa, la vita politica diventano sempre più fatti di scrittura, di registrazioni in cui è in qualche modo necessario fissare il turbinio di una vita sociale sempre più mobile.
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