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Storia Moderna di Vittorio Criscuolo, Appunti di Storia Moderna

Riassunto dettagliato, dal Capitolo 1 al 12.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 22/10/2020

amy_bi
amy_bi 🇮🇹

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Scarica Storia Moderna di Vittorio Criscuolo e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA Vittorio Criscuolo Capitolo 1 . L’eclissi della modernità. L’inizio della storia moderna viene ricondotto al 1492, anno della scoperta dell’America, più in generale parliamo di un tempo compreso tra la metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. Furono gli umanisti che, a partire dal XV secolo, manifestarono la convinzione che stesse nascendo una nuova età, la quale si rifaceva agli antichi modelli greco-romani di cui si erano persi i valori con il Medioevo, che aveva bloccato il progresso dell’umanità (cito Erasmo Da Rotterdam, il massimo esponente dell’umanesimo europeo). Il ‘moderno’ degli umanisti perciò si fonda sull’idea di progresso, concepito ancora in forma ciclica, da ritrovare nel recupero degli antichi modelli. Nello stesso periodo si sviluppavano le premesse Illuministe che superavano il concetto ciclico umanista del tempo per fargli assumere un carattere lineare. Grazie a questo, il termine moderno si realizza nel processo di perfezionamento umano che si lascia il passato alle spalle incarnando il nuovo. La periodizzazione dell’età moderna avverrà con Jakob Burckhardt (nell’Ottocento), il quale elaborò il concetto di Rinascimento come alba della civiltà moderna. Il concetto di età moderna era l’espressione di un punto di vista laico, anticattolico, incentrato sull’affermazione dell’individuo che vuole costruirsi il proprio destino e conquistare la libertà di pensiero contro le autorità e i dogmatismi tipici della Chiesa. Questo concetto fu largamente superato dopo i nuovi orientamenti storiografici e soprattutto dopo il superamento della prospettiva eurocentrica tipica dell’età moderna, sentita come inattuale in un mondo sempre più globalizzato. Il modello occidentale inizia pian piano il suo declino. Molto importante anche la crisi dello Stato Nazionale, da cui derivano alcune tragedie (totalitarismi). Ciò che nasce è il postmoderno, caratterizzato dalla perdita delle certezze, da fragilità, precarietà e incertezza della realtà in cui tutti i valori sembrano essersi dissolti. Si rifiutano le totalità, poiché non è possibile generalizzare la realtà data la sua natura complessa e mutevole. Cade il concetto di progresso elaborato nei precedenti secoli. Appaiono più evidenti alla coscienza i costi della modernità che guardiamo senza vanti. Michel Foucault, in alcune opere classiche, sottolinea come l’uomo abbia creato varie istituzioni con la funzione di omologare i comportamenti umani. Capitolo 2 . La popolazione . Con il passare dei secoli si radicò nelle classi colte la necessità di porre basi più solide nello studio della popolazione e dell’economia. Iniziarono come scienza statistica autonoma di ricerca. Robert Malthus formulò il problema del rapporto tra popolazione e mezzi di sussistenza: la povertà delle classi meno agiate era la conseguenza dell’asimmetria fra crescita della popolazione e mezzi. Per evitare un eccessivo aumento demografico bisognava imporre la castità matrimoniale o il matrimonio tardivo. In ogni caso il pericolo di squilibri tra popolazione e risorse si è ripresentato più volte nel corso della storia. La svolta avvenne durante la Rivoluzione francese: si ebbero i primi censimenti nominativi. Nel Medioevo le rilevazioni sulla popolazione erano molto scarse e limitate a territori ristretti, la fonte più importante sono le registrazioni tenute dagli ecclesiastici e i preziosi registri di battesimo, matrimonio e sepoltura del 1700/1800. Una prima svolta nell’evoluzione della popolazione mondiale fu lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, che permise la conservazione regolare di alimenti per la sussistenza. Le cause più evidenti della mortalità in età preindustriale risiedevano comunque in epidemie (peste nera del 1347), carestie (eccessiva dipendenza dal consumo di cereali, che finì con la nuova alimentazione derivata dalla scoperta dell’America), guerre (anche e molto spesso civili). Con la scomparsa di queste problematiche, pian piano si abbassò il tasso di mortalità, anche grazie al notevole miglioramento dei trasporti che consentivano di contrastare le crisi locali. La modernità si caratterizza soprattutto nella nascita di grandi città capitali come centro politico, istituzionale e amministrativo. Capitolo 3 . La società preindustriale: agricoltura. Nell’età medievale le grandi proprietà erano divise in pars dominica (riserva) e pars massaricia (la parte costituita dai mansi dati in affitto ai contadini dal padrone del latifondo affinché li coltivassero in cambio di un affitto, che spesso era pagato in natura o in denaro). presso le abitazioni dei contadini). Il mercante imprenditore poteva aggirare i vincoli del sistema corporativo e abbattere i costi grazie alle minori pretese della manodopera contadina. Il notevole sviluppo di questo sistema, che produceva tessuti di minore qualità, era un potente fattore di crisi le fatture cittadine. Il fattore decisivo per il superamento di questo sistema fu l’introduzione di macchine più complesse costose che non erano alla portata dei contadini artigiani. Rimase prevalente il trasporto su acqua più veloce più economico, e vi furono progressi nella navigazione grazie a bussola e astrolabio. L’età moderna fu caratterizzata soprattutto dallo sviluppo dei traffici oceanici. Dopo la scoperta dell’America la formazione di un impero spagnolo che si estendeva dalla California dalla Florida fino al Cile e l’occupazione del Brasile da parte del Portogallo aprirono un’intensa corrente di scambi commerciali attraverso l’Atlantico. Le origini del sistema monetario risalgono alla riforma realizzata da Carlo Magno il quale istituì il denaro (unica moneta d’argento). Per comodità ci si abituò ben presto ad utilizzare di multipli del denaro, ovvero delle monete ideali di conto che non erano effettivamente coniate, la lira e il soldo. Si passò così dal monometallismo al sistema di bimetallismo nel quale il valore delle monete era legato al valore dell’argento dell’oro. L’Europa non conobbe la carta moneta. Ben presto i banchieri si accorsero che era sufficiente tenere in casa solo una frazione del totale dei depositi per far fronte alle richieste di ritiro da parte dei depositanti. Essi potevano perciò erogare la maggior parte delle somme ricevute in deposito in operazioni di prestito. Quando le ricevute di accredito e messe del banchiere cominciarono a circolare diedero vita la prima forma di biglietto di banca, ovvero la moneta bancaria. Molto importante fu anche la diffusione della lettera di cambio: si trattava in sostanza di un atto notarile con il quale un mercante dava una somma di denaro ad un altro mercante il quale gli consegnava una lettera di cambio nella quale si impegnava a restituire la somma tramite un trasferimento di denaro. Età medievale fu caratterizzata da una ricorrente scarsità di metalli preziosi rispetto alle esigenze della circolazione monetaria. Lo studioso americano Hamilton, ponendo in diretta correlazione l’andamento dell’inflazione gli arrivi di oro e di argento in Spagna, ha ritenuto di poter individuare nell’economia europea una vera rivoluzione dei prezzi. Se c’è poca moneta rispetto alle merci il quoziente (cioè livello dei prezzi) sarà basso, se c’è molta moneta rispetto alle merci il livello di prezzi sarà alto. Quando circolavano monete che contenevano metalli preziosi era forte la tentazione nei sudditi di tosarle o comunque di ricavare da esse con la limatura una certa quantità di polveri di argento o di oro. Proprio per evitare ciò le monete furono coniate con un oro zigrinato. Erano soprattutto i principi che spesso realizzavano una frode nelle coniazioni, ad esempio per far fronte ad un forte indebitamento. Il risultato era un aumento della moneta in circolazione e cioè l’inflazione. Fin da quando nel 13º secolo furono coniate le monete d’oro si determinò una netta differenziazione fra queste ultime, utilizzate negli scambi internazionali, nelle transazioni finanziarie e nel commercio ingrosso, e le monete cosiddette piccole, che servivano invece per le compravendite quotidiane e per il pagamento dei salari. Si stabilì successivamente una distinzione fra due sistemi monetari: le monete di conto, ideali e non realmente esistenti, con le quali si fissavano i prezzi e si teneva la contabilità, e le monete effettivamente coniate che si utilizzavano per i pagamenti. Il problema del cambio nell’età moderna si poneva quotidianamente a tutti a causa dell’esistenza anche all’interno dello Stato di due diverse unità monetarie, la moneta di conto e le monete effettivamente circolanti. La svolta avvenne nel 1795 quando si stabilì che l’unità monetaria sarebbe stata il franco d’argento. Oggi tutte le monete sono cartacee fiduciarie. Capitolo 5 . La gerarchia di ordini: la gerarchia sociale. Fino al 1789 la società fu fondata sulla tradizionale suddivisione in tre ordini: gli oratores, il clero, i bellatorres, la nobiltà, e il laboratores, coloro che non sono né nobili o ecclesiastici e che lavorano producendo beni necessari della sussistenza di tutti. La Rivoluzione francese, sancendo l’uguaglianza giuridica, cancellò di colpo questo particolarismo, creando le premesse per una società di individui eguali. La distinzione fra gli individui non si fondava sulla situazione economica ma sullo status, che era riconosciuto l’individuo in base alla nascita, ruolo svolto nella società, e alle prerogative. Ciò non corrispondeva più alla realtà dell’Europa occidentale, dove si era formato un gruppo di mercanti, imprenditori, finanzieri che per la ricchezza del patrimonio, per la formazione culturale e per lo stile di vita, si distingueva dalla massa dei laboratores formando un gruppo intermedio fra i nobili e il popolo lavoratore. Il primo ordine di paesi cattolici era il clero. La chiesa deteneva una parte importante della proprietà fondiaria. I beni ecclesiastici, chiamati ‘manomorta’, erano inalienabili senza il permesso del Papa, ed erano esenti da imposte (immunità reale). La Chiesa riscuoteva inoltre annualmente la decima, ovvero la 10ª parte del raccolto per il mantenimento del clero. Agli iniziali guerrieri aristocratici si aggiunsero in seguito i titolari della signoria rurale, e la continuità della ricchezza e del potere di questi gruppi determinò la nascita di dinastie familiari e portò di conseguenza la progressiva identificazione di un ceto stabilmente insediato il vertice della gerarchia sociale, la nobiltà. Un ruolo decisivo nella formazione della nobiltà ebbe cultura cavalleresca, tempo si modelli della virtù, dell’onore e della difesa della fede. Possedevano un patrimonio fondiario vastissimo. Nel corso dell’età moderna la nobiltà dovette confrontarsi con il processo di rafforzamento dell’istituto monarchico che tese a limitare il potere. I plebei che disponevano di un cospicuo patrimonio potevano acquistare alcune cariche finanziarie o giudiziarie formando così una nobiltà di toga o di roba. Un altro tipo di ceto aristocratico, di origine urbana e non rurale o signorile, e soprattutto non legato alla funzione militare, era il patriziato, un ristretto gruppo che si riservava il monopolio delle principali cariche. Gli ebrei, con il tempo, subirono progressivamente un peggioramento del loro status giuridico, non poterono più di esercitare molte attività e non poterono acquistare beni immobili, inoltre fu vietato loro di sposare donne cristiane o di avere cristiani alle loro dipendenze. Nell’età moderna la presenza ebraica in Europa non superò mai il tetto dell’1% della popolazione. L’istituzione del ghetto obbligò le comunità ebraiche a vivere in spazi molto ristretti e gravemente carenti dal punto di vista igienico sanitario. Non mancarono ebrei che ascesero condizioni di grande prosperità e prestigio. Alcuni illuministi invitavano gli ebrei ad integrarsi nella società. Non tutti i pensatori guardarono con favore l’emancipazione degli ebrei. Fu favorevole ad esso Montesquieu, mentre Voltaire e Diderot consideravano negativamente l’attaccamento degli ebrei ai loro riti, ritenendoli incapaci di inserirsi nella società moderna. Nella società non mancavano poveri, emarginati e vagabondi ma si stabilì il principio per cui ogni comunità aveva la responsabilità di soccorrere i propri poveri, mentre si cercò di contrastare in ogni modo lo spostamento di questi ultimi verso la città. Capitolo 6 . Le forme e le strutture del potere . sociale delle quali evoluzioni della tecnica militare era l’espressione.  Nel 1493 Massimiliano I divenne imperatore, ma era costantemente ostacolato nella realizzazione I progetti per la mancanza di risorse. Dovette scontrarsi con le resistenze dei principi territoriali riluttanti a rinunciare alle proprie prerogative. I risultati delle sue iniziative politiche furono perciò nell’insieme deludenti e non riuscì a ripristinare l’autorità imperiale in Italia. I maggiori successi vennero dalla sua politica matrimoniale. Il matrimonio con Maria di Borgogna gli consentirà l’acquisizione dei Paesi Bassi.  La monarchia francese all’alba dell’età moderna presentava ancora un carattere feudale. Un primo passo verso l’unificazione del regno fu la vittoria sui re inglesi, i quali nel 1453 persero tutti loro possedimenti sul suolo francese. Il territorio bretone fu incorporato nel regno. Grazie alla regolarità delle sue entrate la monarchia francese poté liberarsi dalla necessità di ricorrere ai tre ordini riuniti negli Stati generali. Nel 1515 salì al trono Francesco I. Il nuovo sovrano si assicurò il controllo della compagine ecclesiastica. Sancì formalmente il sistema delle venalità delle cariche istituendo l’ufficio per gestire le entrate provenienti da tali vendite. Al vertice dell’amministrazione giudiziaria poneva il Parlamento di Parigi, supremo tribunale di appello. India di principio il Parlamento aspettava solo un controllo formale della regolarità dal punto di vista giuridico degli atti reali. In generale bisogna considerare che la volontà della monarchia di dare un effettivo indirizzo unitario all’azione di governo trovava un limite oggettivo nella pluralità di privilegi, distinzioni e immunità che costituivano la trama della società di antico regime.  La nascita della Spagna moderna prese avvio del matrimonio celebrato nel 1469 fra Isabella Ferdinando, credi rispettivamente della corona di Castiglia e di Aragona ma i due regni mantennero ciascuno le proprie leggi le proprie istituzioni. La supremazia castigliana si manifestò fin dall’inizio. La monarchia mirò a sottomettere al suo servizio le grandi casate aristocratiche escludendole dalle cariche politiche. Ferdinando e Isabella si preoccuparono anche di limitare il potere delle città nominando di funzionari. Sul piano finanziario, essi accrebbero in notevole misura alle loro entrate, grazie a un’imposta indiretta che colpiva tutte le transazioni, l’alcabala. Nel 1492 portarono finalmente a compimento la secolare lotta contro la presenza musulmana. Ottennero poi la creazione di un tribunale dell’inquisizione. Alla morte di Isabella mi fu una crisi dinastica. Nel 1512 Ferdinando, occupando il regno di Navarra, portò a compimento l’unificazione della Spagna.  Uscito vincitore dalla guerra delle due rose fra le famiglie di York e di Lancaster, Enrico VII Tudor si occupò di restaurare l’autorità della monarchia contro le congiure e le violenze della nobiltà feudale e si guadagnò così consenso degli abitanti della città. Governò nel consiglio privato con un ristretto numero di uomini di sua fiducia. Suo figlio Enrico VIII lasciò la guida del cardinale Wolsey.  Il regno di Polonia fu unito per matrimonio al Granducato di Lituania. La confederazione polacco lituana rappresentava all’epoca il più vasto stato dell’Europa orientale. La Polonia acquisì nel 1466 la Russia ma restava uno stato fragile soprattutto perché era dominata da una potente classe aristocratica, che impose il suo potere impedendo la formazione di una monarchia solida. Il re era indebolito dal carattere elettivo della corona e fortemente condizionato dalla Dieta. Quante regno di Danimarca, Svezia e Norvegia, erano uniti in regime di legame personale sotto l’egemonia dei re danesi.  Il fondatore dello Stato russo fu Ivan terzo il grande. Limitò il potere dall’aristocrazia alla quale contrappose nuovi nobili legati al servizio della monarchia attraverso la concessione di terre. Importò dall’Occidente le armi da fuoco e tutte le nuove costose tecnologie militari per la costruzione delle fortezze. Mosca si poneva come la terza Roma. Con Ivan IV si vide un periodo di brutalità e d’espansionismo. Alla fine di questo nel 1605 si aprì per la Russia un periodo di completa anarchia.  Evento più importante della situazione politica europea all’inizio dell’età moderna fu sicuramente la prepotente espansione dell’impero ottomano. Essi estesero i loro domini fino a comprendere gran parte dei Balcani. Costantinopoli divenne la capitale dell’impero con il nome di Istanbul. L’espansione ottomana arrivo fino in Medioriente e ai confini dell’Europa. Alla base dell’espansionismo ottomano vi era la solida struttura dell’impero e l’autorità assoluta del sultano aiutato da collaboratori che facevano parte del consiglio. Il loro esercito era regolare, il cui nucleo centrale era costituito dalla fanteria dei giannizzeri. La condizione del mondo contadino era migliore rispetto all’Europa occidentale poiché le imposte statali erano moderate. Capitolo 8 . Civiltà e imperi extraeuropei . 1. Africa: molto importante per la storia del continente fu l’espansione dell’Islam. La penetrazione musulmana rappresentò un forte incentivo allo sviluppo delle attività commerciali e dell’urbanizzazione. Prevalevano però le società definite di tipo segmentario strutturate in piccole comunità, dove vigeva un legame tipico etnico o parentale. L’Africa ha sempre avuto un carattere frammentario confermato dal grande numero di dialetti e dalla varietà dei culti e religioni. In generale vi era l’impossibilità di un governo centrale. Nella maggior parte dei casi la formazione di uno Stato non determinava la creazione di una struttura nuova: il controllo del centro faceva riferimento i capi dei clan è del villaggio. Alle soglie dell’età moderna si formò il regno Songhai. Vanno ricordarti anche i regni di Benin e fu molto importante anche il regno del Congo. 2. Cina: la storia della Cina moderna inizia dalla caduta della dominazione mongola. L’economia cinese si fondava sull’agricoltura che presentava caratteristiche molto diverse rispetto quell’europea. Tra le culture predominava il riso che assicurava l’alimentazione della popolazione con rese fino a cinque volte superiori rispetto quelle del frumento. La densità della popolazione era molto alta. Il periodo Ming coincise con il rafforzamento del potere centrale. La storia religiosa della Cina si destreggiava tra confucianesimo, taoismo e buddhismo. Con la fine dell’impero Ming la Cina si trovò per la seconda volta soggetta alla dominazione straniera (i manciù). Il processo di modernizzazione della Cina fu molto lento nonostante le loro risorse e conoscenze tecniche. Ciò che pesava era soprattutto la rigida struttura gerarchica della società e il tradizionalismo della cultura ferma nel culto della propria superiorità. 3. Giappone: si formò un dualismo istituzionale formato da una parte dall’imperatore e dall’altra parte lo Shogunato, che assunse il governo effettivo del paese. Si forma una sorta di anarchia feudale. Sul piano istituzionale nella l’era Tookugawa era caratterizzata da un equilibrio fra tre centri di potere: a Kyoto la corte imperiale, a Edo shogun, e più di 250 signori feudali. La regione nazionale era lo scintoismo, visto come legittimazione del potere imperiale. La società era fondata il superamento di alcuni principi indiscussi del pensiero medievale. Il più importante esponente della cultura umanistica, Erasmo da Rotterdam, perseguì ideale di un umanesimo cristiano, nel quale la rinascita degli studi classici si coniugava con il ritorno allo spirito evangelico del cristianesimo delle origini. Il seriale di vita cristiana si trova espresso con particolare efficacia nella parte conclusiva dell’ ”Elogio della follia” la sua opera più nota. Erasmo, per bocca della follia, paragona la vita a una rappresentazione nella quale ognuno degli attori porta una maschera. Nella seconda parte dell’opera sviluppa una satira, a tratti davvero sferzante, nei confronti di tutti protagonisti della vita culturale sociale. Tutti ostentano una falsa sapienza che in realtà non è che follia. Erasmo propone un parallelo fra platonismo e cristianesimo, concordi nell’interpretare la realtà sulla base di una contrapposizione fra anima e corpo, spirito e materia. Capitolo 10 . Le scoperte geografiche e imperi portoghese spagnolo. Alle radici delle grandi scoperte geografiche di furono innanzitutto esigenze di carattere economico. Fu il Portogallo dare l’avvio ai viaggi di esplorazione con una sistematica ricognizione della costa occidentale dell’Africa. Decisivo fu soprattutto il contributo del principe Enrico, detto il navigatore, il quale fondò un centro di studi astronomici, geografici e cartografici per favorire il perfezionamento delle tecniche di navigazione e per organizzare sulla base delle informazioni raccolte le sue spedizioni. La ricerca del metallo prezioso era particolarmente importante per il Portogallo che aveva grandi difficoltà nella monetazione. Importante fu il viaggio di Bartolomeo Dias che cerco di circumnavigare l’Africa. In questi stessi anni chiese udienza al sovrano portoghese il genovese Cristoforo Colombo nella speranza di ottenere un finanziamento per l’impresa che da alcuni anni aveva concepito. Fece alcuni errori nel calcolo della circonferenza terrestre, e il genovese fu ricevuto da Giovanni II che però non decise di finanziare su progetto. Fu finanziato dai re cattolici in Spagna e a bordo di due caravelle e un veliero parti nel 1492 per un viaggio che terminò a San Salvador. Tornato in Spagna ricevette un’accoglienza trionfale, recò con sé come trofei della scoperta sette indiani piumati, che portavano pappagalli oggetti d’oro. Fece molti altri viaggi, ma dopo il fallimento del suo ultimo morì isolato nel 1506. Nel 1497 l’italiano Giovanni Caboto raggiunse le coste dell’America del Nord E rivendicò quelle terre alla sovranità della corona inglese. Vi fu poi l’impresa affidata un nobile, Vasco da Gama, esperto navigatore ma anche soldato abile e diplomatico che voleva portare a compimento la circumnavigazione dell’Africa. Egli partì nel 1497 giunse a Malindi, dove ottenne la collaborazione di un pilota arabo che condusse la flotta fino a Calcutta dove giunse nel maggio 1498. La volontà dei portoghesi di imporre il proprio predominio sull’Oceano indiano urtava gli interessi dei mercanti musulmani e dei sovrani indiani che controllavano tradizionalmente i traffici con i porti orientali del Mediterraneo attraverso il Golfo Persico e il Mar Rosso. Sulla costa dell’Africa orientale i portoghesi approfittando della rivalità fra le città Stato swahili, si allearono con Malindi e Mozambico e rasero al suolo la resistenza di Mombasa: da allora l’egemonia portoghese si sostituirà quella musulmana. Con le Molucche l’impero portoghese raggiunse la sua massima estensione, e Il Portogallo poté imporre un controllo militare sul libero commercio nello share indiano attraverso il sistema di lasciapassare. Il fiorentino Amerigo Vespucci prese parte due spedizioni, la prima organizzata dalla Spagna secondo del Portogallo, che esplorarono le coste atlantiche dell’America meridionale. Vi fu poi una spedizione che partita Siviglia nel 1519, si concluse un anno dopo, dove Magellano trovò lo stretto che da lui avrebbe preso il nome e l’oceano che lui avrebbe chiamato Pacifico. Nel 1521 raggiunse le Filippine. Con il viaggio di Magellano l’era delle grandi esplorazioni era di fatto conclusa, da qui cominciò l’epoca delle conquiste e della colonizzazione delle terre che erano state scoperte. Hernan Cortes fu il primo a sottomettere gli aztechi, E fu nominato capitano Generale governatore dei territori conquistati. Francisco Pizarro mise fine al popolo Inca. Le ragioni del crollo di imperi furono molte: in una prima fase un impatto notevole ebbe sicuramente il terrore provocato dalle armature, dai cavalli e soprattutto delle armi da fuoco, che indigeni non avevano mai visto. Gli spagnoli sfruttarono inoltre con grande abilità le ostilità tra le tribù indigene. In più vi era un’elevata mortalità provocata dalle malattie portate dagli europei abbia notevolmente indebolito la capacità delle popolazioni indigene di opporsi alla conquista. Per quanto riguarda l’America spagnola, la colonizzazione si realizzò innanzitutto attraverso la fondazione di città, strumenti di controllo del territorio della popolazione indigena. Le città furono modellate sullo stile della madrepatria. L’altra istituzione fondamentale fu l’encomienda, che esportò al di là dell’Atlantico un modello di chiara derivazione feudale già adottato durante la reconquista. Da queste nuove scoperte conquiste vennero importati in Europa nuovi prodotti, soprattutto alimentari: mais, patata, zucca, pomodoro ecc. Vennero scoperte poi miniere d’oro e di argento, e metalli preziosi che divennero la risorsa più importante del nuovo mondo. Tutto ciò portò comunque alla catastrofe demografica della popolazione degli indigeni. Fin dall’inizio le spedizioni marittime di portoghesi furono animate dalla volontà di diffondere la religione cristiana, un obiettivo che faceva tutt’uno con la volontà di impadronirsi delle vie del commercio e del monopolio del traffico degli schiavi. Molto presto si levarono voci coraggiose a difendere i diritti degli indios, principale fra tutte quella di Bartolomè de las Casas. A queste posizioni non fu insensibile Carlo V: nel 1542 promulgò le nuove leggi, che equiparavano gli indios agli altri sudditi. Anche Michel de Montaigne sostenne la necessità di confrontarsi con gli usi costumi dei tanti popoli dai quali era composta l’umanità in un modo aperto e scevro da pregiudizi. Queste furono alcune premesse del relativismo culturale. Capitolo 11 . La riforma protestante . 1. Lutero: Da tempo era viva nel corpo della cristianità all’aspirazione a una riforma che ponesse fine alla corruzione della Chiesa. Le critiche il papato non si limitavano a condannare il lusso e la mondanità della curia, invocandone una riforma morale, era vivo fra laici ed ecclesiastici anche il desiderio di un rinnovamento spirituale, l’aspirazione a una religiosità ispirata al modello evangelico. Martin Lutero concepiva la vita come una lotta contro il demonio, e da sempre la sua esperienza religiosa fu condizionata dalla vera ossessione per il problema della salvezza. La concezione pessimistica dell’uomo indusse Lutero a negargli qualsiasi ruolo: le opere dell’uomo apparentemente meritevoli sono in realtà inquinate dall’ipocrisia e dall’egoismo. È la grazia divina che, infine in fondendogli la fede, lo rende giusto e lo chiama la vita eterna. Emergeva al centro della sua riflessione la figura di Cristo, morto sulla croce proprio per redimere l’umanità dal peccato. Lutero nel 1517 aveva già maturato in sostanza il suo pensiero teologico, egli però non pensava fatto di essersi posto al di fuori della tradizione ecclesiastica. Fu un evento occasionale, lo scandalo delle indulgenze, a indurlo a una presa di posizione che sarebbe divenuta poi l’atto d’inizio della riforma. Lutero quando vide la spregiudicatezza con la quale i predicatori cercavano di convincere la popolazione ad
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