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Storia Moderna - Domande e Risposte, Esercizi di Storia Moderna

Risposte dettagliate alle domande fornite dalla docente per la preparazione all'esame di Storia Moderna da 6CFU

Tipologia: Esercizi

2020/2021

Caricato il 12/01/2021

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Scarica Storia Moderna - Domande e Risposte e più Esercizi in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Preparazione all’esame di Storia moderna UD1 - Monarchie, repubbliche e imperi del ‘500 1. Come si caratterizza il rafforzamento dei poteri monarchici tipico di alcune realtà politiche europee fra Quattro e Cinquecento? Tra 400 e 500 i sovrani si decidano ad una politica riformistica. Essendo fino a quel momento visti come figure preminente, ma non superiori alle altre (aristocratiche ed ecclesiastiche), i monarchi si adoperano per ampliare il proprio potere: vengono create strutture burocratiche che si occupavano della vita civile e religiosa, dell’amministrazione della giustizia, della riscossione delle tasse e della difesa del territorio; vengono ora contrastati i grandi feudatari e le città avvezze all’auto governo; si lavoro affinché la sovranità non riconosca più alcun potere terreno superiore al proprio, subordinando così le strutture ecclesiastiche al controllo della corona. Grazie alle suddette riforme, la figura del sovrano è in grado di: controllare più vasti possedimenti territoriali; stipendiare gli apparati burocratici stabili, l’esercito e la flotta; vedere il proprio potere sopra quello della chiesa e dell’imperatore. Questo rafforzamento dei poteri monarchici si lega alla nascita di identità protonazionali, ovvero la formazione di tradizioni e costumi comuni: si ha la consapevolezza di far parte di un unico organismo politico. In breve: Il rafforzamento dei poteri monarchici tipico di alcune realtà politiche europee fra 400 e 500 è caratterizzato dalle riforme attuate dai monarchi, che appunto aspiravano a potenziare i propri regni e il proprio ruolo. Questo perché, fino a quel momento, i re erano sì un’autorità importante, ma erano quasi al pari di clero e nobiltà. Tanto che proprio per superare questi due ordini in potenza, molti monarchi si distaccarono ad esempio dalla chiesa di roma, pur continuando a considerarsi sovrani mandati da dio (diritto divino di regnare); oppure eliminarono molti domini feudali, possedimenti di nobili, che annessero ai propri regni. Le riforme che i monarchi attuarono furono comunque anche fiscali: abbiamo visto che per tutto il periodo dell’età moderna, i re hanno in qualche modo preso il controllo della fiscalità, attraverso la tassazione, attraverso la riorganizzazione amministrativa di certi settori e il controllo della vita sociale e religiosa del regno stesso. 2. Quali erano le attribuzioni del sovrano all’inizio dell’età moderna? Esse si ampliano tra Quattro e Cinquecento? E se sì, come? All’inizio dell’età moderna, il sovrano era visto come una figura preminente ma non superiore alle altre (aristocratiche ed ecclesiastiche): egli, a somiglianza di Dio, era l’unica autorità terrena a poter riequilibrare la società; aveva inoltre il compito di proteggere i beni e la vita dei sudditi, e specialmente, della religione cristiana. Tra 400 e 500, il potere del monarca si amplia grazie a nuove riforme, che permettono alla corona di avere maggior controllo su vasti territori, di stipendiare le strutture burocratiche e vedere il proprio potere al di sopra di quello della chiesa e dell’imperatore. Tra le riforme vediamo la creazione di una struttura burocratica che controlla la vita civile e religiosa, l’amministrazione della giustizia, la riscossione di tasse e la difesa del territorio; il sovrano si adopera a contrastare i grandi feudatari e le città avvezze all’autogoverno, a non riconoscere più nessun potere terreno al di sopra del proprio, nemmeno quello della chiesa, subordinando così le strutture ecclesiastiche al controllo della corona. In breve: il sovrano all’inizio dell’età moderna era ancora visto come figura preminente, ma non superiore ad altre, come quelle dei nobili e degli ecclesiastici; era colui che puniva o premiava, sempre per volontà di dio chiaramente, era un sorta di giudice, equo e magnanimo, che proteggeva il suo popolo e la sua religione, rigorosamente cattolica. Dopo il medioevo, i sovrani iniziano a non essere soddisfatti del loro potere, tanto che proprio tra 400 e 500 inizia una nuova era per loro, un’era di riforma e ampliamento del proprio potere. Le riforme ruotavano intorno al sistema fiscale, che i sovrani sfruttarono proprio per arrivare al loro scopo: iniziano ad imporre nuove tasse, riorganizzano le strutture burocratiche che controllano la vita sociale e religiosa del popolo, riorganizzano il settore giuridico e militare. Ma molto importante è l’azione di annessione di nuovi territori ai propri regni, in modo da contrastare anche le altre potenze: in molte monarchie spariscono i domini feudali, che vengono annesse al regno. Nasce anche la tendenza a subordinare le Preparazione all’esame di Storia moderna strutture ecclesiastiche al controllo della corona, in alcuni casi anzi ci si distacca persino dalla chiesa di roma, pur continuando a professare la religione cattolica (anche perché l’idea che il sovrano avesse diritto di regnare per volontà di dio continuava a perdurare). 3. Cosa intende lo storico John Elliott con l’espressione «monarchia composita»? Con monarchia composita, lo storico John Elliot si riferisce a quei casi in cui un sovrano ha diritto di successione su diversi territori che formano il suo dominio: questi titoli vengono visti come tante corone che si accumulano sulla testa di un unico monarca, ma senza fondersi in superiori unità politiche, giuridiche e amministrative. In breve: La monarchia composita di Elliot non è altro che un’insieme di territori annessi ad un medesimo regno (per diritto ereditario o per conquista) che però mantengono diverse forme di struttura organizzativa, amministrativa etc. Ma che hanno in comune il sovrano. 4. Quali caratteristiche assunse l’irrobustimento della monarchia in Francia? In Francia, la monarchia si irrobustisce grazie alla volontà dei monarchi si attuare una politica territoriale. La prima figura di spicco, in questo periodo, è quella di Luigi XI di Valois che, a seguito della guerra dei Cent’Anni, inizia ad attaccare ed eliminare i domini feudali autonomi, riannettendo in primis il Ducato di Borgogna (al tempo sotto il controllo di Carlo il Temerario). Oltre a questo ducato, Luigi annette alla Francia anche quei territori dell’eredità angioina. Sarà, tuttavia, il suo successore Carlo VIII a completare questo processo sposando Anna di Bretagna. Tale percorso di aggregazione è sostenuto da riforme come quella del rafforzamento dell’esercito, dell’imposizione di tasse dirette e indirette, della riorganizzazione di apparati giudiziari, e da un attento controllo sulla Chiesa francese. In breve: La monarchia francese si irrobustì tramite le riforme attuate dai sovrani che tra 400 e 500 regnarono sul territorio: principalmente vennero riorganizzati e rafforzati l’esercito e il sistema fiscale, con l’imposizione di nuove tasse dirette e indirete, l’amministrazione e gli apparati giuridici; in più venne effettuata una politica di maggior controllo sulla chiesa francese. C’è da dire anche che il rafforzamento del sistema fiscale ha permesso loro di eliminare i domini feudali presenti in Francia, come contee e ducati, che vennero poi annessi al regno. 5. A conclusione di quale conflitto diventò re d’Inghilterra Enrico VII Tudor? Enrico VII Tudor, erede Lancaster, divenne re di Inghilterra a seguito della guerra delle Due rose, conflitto animato dalle due casate contrapposte degli York e dei Lancaster, che si contendevano il diritto di successione al trono. In breve: Enrico VII Tudor divenne re d’Inghilterra a seguito della conclusione della guerra delle 2 rose, un conflitto durato anni e animato dalle due casate contrapposte di York e Lancaster, che si contendevano il trono. 6. Attraverso quali strumenti Enrico VII Tudor rafforzò in Inghilterra il potere monarchico? A seguito della guerra delle Due rose, l’autonomia della corona era molto debole, e dipendeva dall’aristocrazia, dal parlamento, dal clero e dalle città. Con l’ascesa di Enrico VII Tudor, la situazione cambiò radicalmente, in quanto egli rafforzò il potere monarchico attraverso tre principali riforme: riorganizzazione del sistema fiscale; creazione della camera stellata, un tribunale di dipendenza regia che gli concede ampia giurisdizione politica; espansione commerciale e marittima grazie ad una potente flotta. In breve: Enrico VII rafforzò la monarchica inglese tramite riforme legate alla riorganizzazione del sistema fiscale, la creazione di una Camera Stellata (un tribunale di diretto regio che gli conferiva ampia giurisdizione politica, l’espansione commerciale e marittima data da una potente flotta. Preparazione all’esame di Storia moderna In breve: l’impero di Carlo V fu caratterizzato dal sogno dell’imperatore di restaurare quello che era stato l’Impero Romano d’Occidente: Carlo aveva avuto la fortuna di ereditare sia l’impero che le corone di Castiglia e Aragona, avendo sotto il suo controllo un unico grande regno. In pratica, quella attuata da Carlo V è una politica espansionistica, che però non avrà lunga vita a causa di due importanti fattori che si interpongono ad essa: l’espansione dell’impero ottomano e la comparsa del protestantesimo. 14. Perché fallì il sogno imperiale di Carlo V? In primis, il sogno di Carlo V fallì in quanto egli non riuscì mai a superare le difficoltà legate alla complessità della politica europea, non ebbe abbastanza forza da tenere unito il regno. Ci furono ovviamente altri fattori che minarono la realizzazione del sogno di una monarchia universale, come appunto la tanto temuta espansione ottomana nel Mediterraneo, che fu contrastata in vano dalla lega cristiana (imperatore, papa, Venezia e Genova), e la nascita e diffusione della riforma protestante in Germania: con l’alleanza politico-milatare dei principi protestano tedeschi (Lega di Smalcalda) e i sovrani francesi, si presenta agli occhi di Carlo V un pericolo mortale per il Sacro Romano Impero. Il risaldarsi di questa unione e il sostegno di essa da parte dell’impero ottomano portano a galla l’incapacità dell’Imperatore di sconfiggere i suoi nemici. In breve: il sogno di Carlo V fallì per via diverse ragioni. Sicuramente l’espansione dell’impero ottomano e la comparsa del protestantesimo non agevolarono la politica espansionistica di Carlo V. Ma in realtà il vero problema era la forte difficoltà che risiedeva nel controllare un territorio così vasto e così complesso e diverso a livello politico: Carlo non si era chiaramente dimostrato capace di mantenere il controllo della situazione, tanto che, prima di morire, divise l’impero in due, cedendo il titolo e i possedimenti austriaci (Boemia, Ungheria e ovviamente Austria) a suo fratello Ferdinando, mentre le corone di Castiglia e di Aragona, in Paesi Bassi e la Franca Contea, a suo figlio Filippo II. Preparazione all’esame di Storia moderna UD2 - Ordini, ceti e forme della rappresentanza politica 1. Chi erano gli oratores? E i bellatores e i laboratores? Oratores, bellatores e laboratores erano i tre grandi ordini presenti in Europa in età moderna. Gli oratores costituivano l’ordine più importante, composto dal clero (sia secolare che regolare): la loro funzione era religiosa, in quanto curavano le anime, si occupavano di garantire all’intera comunità la benevolenza di dio e di assicurare la vita eterna alle persone; politica, in quanto vescovi avevano controllo su città e feudi ed erano investiti di funzioni sociali (come ad esempio l’educazione dei cittadini, sanità e assistenza). Gli oratores erano in oltre sostenuti economicamente dalla società. I bellatores costituivano il secondo ordine più importante nella gerarchia sociale, composto da nobili: la loro funzione era militare, in quanto proteggevano la vita e i beni di tutti, e per questo erano, come il clero, sostenuti economicamente dalla società; avevano funzioni amministrativa, politiche e giudiziarie affidate loro dal sovrano su feudi assegnati e successivamente ereditati, sistema che ha determinato una riduzione del potere del re e ha dato via all’affermarsi di una scala gerarchica all’interno di quest’ordine. I laboratores costituivano il gruppo meno privilegiato, in quanto composto da lavoratori come contadini e artigiani: questi si riunivano in gruppi definiti rispetto al lavoro che svolgevano, costituendo così corporazioni che miravano a regolamentare da un lato l’attività manifatturiera, dall’altro il mercato cittadino. Anche le corporazioni avevano una struttura gerarchica al loro interno, che permetteva di accedere ai piani più alti solo attraverso la ricchezza. In breve: Gli oratores erano uno dei tre grandi ordini presenti nella società europea in età moderna. Essi erano considerati il primo ordine, in quanto formato da religiosi ed ecclesiastici, persone fondamentali nella società in quanto professavano e diffondevano la religione cattolica. Tuttavia non avevano solo una funzione religiosa ma anche civile, in quanto molti di loro, come ad esempio i vescovi, erano stati già in passato insigniti di feudi o del controllo di alcune città. Erano privilegiati in quanto non pagavano tasse o imposte. I bellatores erano invece quell’ordine formato dai nobili, che potevano essere anche delegati dell’amministrazione, consiglieri del re, antagonisti del re. Sempre un gruppo privilegiato, che quindi era esente da imposte e tasse e usufruiva di tanti privilegi. Dall’inizio dell’età moderna, nobile non era necessario esserlo in quanto lo si poteva diventare attraverso la compravendita di titoli nobiliari, che il re appunto svendeva per incrementare le finanze. Chiunque era ricco poteva quindi comprarsi il titolo e con esso usufruire di tutta una serie di privilegi. I lavoratore invece costituivano l’ultimo ordine, in quanto erano lavoratori, contadini, artigiani, esenti da qualsiasi tipo di privilegio e pertanto sfruttati dallo stato fiscalmente. Questo gruppo era suddiviso in corporazioni, a seconda dei mestieri svolti dai lavoratori: ad esempio tutti gli artigiani costituivano un’unica corporazione, tutti i contadini un’altra. Le corporazioni erano state create allo scopo di raccogliere tutti i lavoratori di un certo settore, in modo che potessero svolgere il proprio lavoro analogamente, seguendo le stesse regole e gli stessi standard. Anche esse erano divise gerarchicamente, in quanto alcuni lavori erano considerati più importanti di altri. E anche qui possedere denaro permetteva di scalare la gerarchia. 2. Come si diventava nobili in età moderna? In età moderna, nobili non solo si nasce (punti di forza erano la discendenza da un primus inter pares scelto per guidare azioni belliche, antichità del titolo nobiliare della famiglia, l’esercizio concreto del potere signorile) ma si diventa, attraverso pratiche sociali nobilitanti, come esercizio di alte cariche politiche e amministrative, attraverso servizi resi al sovrano in campo militare e civile. Tuttavia, il titolo nobiliare si poteva anche acquistare: in un periodo di bisogni finanziari, i sovrani hanno iniziato a vendere titoli nobiliari, uffici e onorificenze che conferiscono lo status nobiliare. In breve: in età moderna diventa possibile diventare nobili attraverso la compravendita di titoli nobiliari, messi a disposizione dalla corona. In passato invece si era nobili attraverso 3 Preparazione all’esame di Storia moderna diverse vie: erano nobili coloro che discendevano da un primus inter pares scelto, dal proprio popolo, per guidare azioni belliche; altri erano nobili in quanto il titolo era stato ereditato dalle passate generazioni; altri ancora invece erano nobili dato il loro esercizio del potere signorile, attua sempre attraverso la scelta di famiglie più importanti. 3. Cos’era la precedenza in antico regime? Il sistema di precedenza in antico regime consisteva nell’avere il privilegio, il diritto, di passare avanti a coloro che facevano parte di un ceto sociale inferiore. Le carrozze dei nobili avevano, per esempio, il diritto di passare prima: chiunque fosse passato avanti a loro, avrebbe commesso il crimine di mettere in dubbio la veridicità della condizione sociale del sorpassato. Questo spesso portava a duelli per ristabilire valore sociale, precedentemente messo in dubbio. In breve: in antico regime, la precedenza era uno dei privilegi di cui godevano i nobili e consisteva proprio nel diritto di precedenza in qualsiasi situazione: ad esempio le carrozze dei nobili avevano diritto di precedenza su tutte le altre, e se qualcuno osava superarli o passare prima, veniva accusato di sminuire il loro titolo. 4. Come erano strutturate e come funzionavano le corporazioni di mestiere? Le corporazioni erano costituite da un gruppo di persone che lavorano nello stesso campo. Erano, al proprio interno, strutturate gerarchicamente: all’apice vi era una direzione collegiale di maestri o mercanti (a seconda della corporazione), direzione che eleggeva i capi della corporazione e fissava le regole a cui attenersi nell’esercizio della propria attività e nella formazione degli apprendisti. Al di sotto dei maestri e dei chi stavano gli apprendisti, che, a seconda della loro possibilità economica, potevano raggiungere il rango dei maestri, oppure erano costretti a diventare semplici salariati. Ogni corporazione era affiancata da una confraternita, cioè una società di mutuo soccorso, di cui facevano parte i membri delle corporazioni, che versavano una quota in un fondo comune destinato a finanziare o aiutare economicamente gli stessi membri. In breve: le corporazioni erano assembramenti di lavoratori che praticavano lo stesso mestiere, allo scopo di seguire tutti gli stessi standard e le stesse regole (modo di lavorare, prezzi da adottare etc.); erano suddivise anch’esse gerarchicamente, in quanto alcuni mestieri erano considerati più prestigiosi di altri, come ad esempio quello del mercante, all’apice della scala gerarchica. Anche in questo caso, chi possedeva denaro era maggiormente avvantaggiato, in quanto poteva aspirare ad aprire una propria bottega e diventare maestro di qualcun altro; in caso contrario si era costretti a fare la vita del salariato. Le corporazioni erano affiancate da confraternite, associazioni di cui facevano parte i componenti delle corporazioni più loro familiari, e che si riunivano per motivi religiosi, per mutuo soccorso (specialmente economico), per aiutarsi vicendevolmente in caso di necessità. 5. Come si definisce la parola “ceto”? Per ceto si intende un gruppo sociale specifico avente determinate caratteristiche, diritti e privilegi, più o meno prestigiosi: a seconda della disponibilità economica, del livello di istruzione, della condizione sociale, si faceva parte di un determinato ceto. In età moderna, i ceti erano organizzati dal meno al più prestigioso in questo modo: sul gradino più basso si trovano le corporazioni, a loro volta divise tra più importanti e meno; successivamente si trovavano i titolari di professioni, come avvocati o medici; più in alto vi erano i titolari di uffici pubblici; infine vi erano i mercanti. In breve: il ceto era l’insieme di persone che godevano degli stessi diritti e degli privilegi, fiscali e giurisdizionali. 6. Che tipo di privilegi esistevano nella società di antico regime? Chi ne godeva principalmente? Preparazione all’esame di Storia moderna UD3 - La scoperta dell’America e gli imperi coloniali 1. Quali ragioni economiche, strategiche e culturali spinsero all’esplorazione e alla conquista di nuove terre nella seconda metà del XV secolo? A seguito della comparsa e dell’espansione dell’Impero Ottomano, tutti i traffici commerciali tra Europa e Oriente vennero ostacolati, in quanto gli ottomani negavano il passaggio attraverso il loro impero. Questo fece nascere tra gli europei il desiderio di trovare nuove vie per raggiungere le indie e il resto del’Asia. Si diffuse così l’ambizione di circumnavigare l’Africa, impresa assai ardua in un tempo in cui i mezzi di navigazione erano ancora poco sviluppati (proprio quest’impresa permise di sviluppare nuove tecnologie). Lo scopo principale era tuttavia quello di impadronirsi del commercio delle spezie, in mano ai veneziani. La potenze portoghese in particolare lavorò duro per aggiudicarsi il monopolio di questo redditizio traffico, cercando una serie di stazioni commerciali fra coste dell’Africa orientale e dell’India occidentale, grazie al viceré Francisco Almeida, mettendo così i bastoni tra le ruote dei veneziani, che inseguito sono riusciti ad allearsi con l’impero ottomano e a contrastare la tattica portoghese. Un altro motivo che spinse all’espansione e alla conquista, in questo caso dell’Africa settentrionale, fu l’interesse per l’oro e per gli schiavi africani. In breve: ci sono molte ragione che spinsero alla conquista e all’esplorazione delle nuove terre nella seconda metà del ‘400. In primis, vi era la necessità di ristabilire un legame con i traffici di spezie dell’oriente, chiusi ormai da diverso tempo dall’impero ottomano e dal monopolio che Venezia aveva ottenuto (in quanto alleata degli ottomani). A questo si legò quindi la volontà di trovare una nuova via per le indie che obbligava l’esplorazione. Inoltre vi erano altri traffici a cui le potenze europee erano interessate, come per esempio il traffico dell’oro in Africa settentrionale. Ma più importante era il desiderio di imporre il proprio monopolio sui commerci più appetibili. 2. Quali paesi ebbero un ruolo determinante in questo processo di espansione? I paesi che ebbero un ruolo determinante in questo processo furono il Portogallo, la repubblica di Venezia e di Genova e la Spagna. In breve: I paesi che ebbero uhm ruolo determinante furono il Portogallo e la Spagna, in particolare la Castiglia. Ma chiaramente anche Venezia e Genova ricoprirono un ruolo fondamentale: Venezia per il suo monopolio delle spezie in oriente, Genova per i suoi finanziamenti alle esplorazioni. 3. Quali fattori concomitanti favorirono la realizzazione di viaggi oceanici di esplorazione e di scoperta di nuove terre? I desideri degli europei di riprendere i commerci con l’Oriente e di monopolizzare il traffico delle spezie andò a sommarsi con l’introduzione di importanti innovazioni per la navigazione. Questi due fattori concomitanti permisero a potenze, come quella del Portogallo, di circumnavigare l’Africa e approdare in India; inoltre, con i viaggi di ritorno verso l’europa ostacolati da venti contrari e bonacce stagionali, vennero scoperte nuove rotte, che implicavano lo sfruttamento di correnti e venti diversi da quelli del viaggio di andata. In breve: I fattori che favorirono la realizzazione dei viaggi oceanici di esplorazione e di scoperta delle nuove terre furono principalmente legati ai finanziamenti delle corone, specialmente lusitana e castigliana, e alla scoperta di nuove tecnologie che permisero di solcare più facilmente mari difficili come quelli oceanici e di orientarsi meglio in essi. 4. Quali innovazioni nell’arte della navigazione furono introdotte nella seconda metà del XV secolo? Le principali innovazioni introdotte nella seconda metà del XV secolo furono: la vela composta, cioè formata da più di un albero e di una vela; il timone unico dritto di poppa; la costruzione di navi più grandi, capaci di reggere lunghi viaggi attraverso acque più difficili, come quelle Preparazione all’esame di Storia moderna oceaniche (nuova tipologia di nave fu infatti il galeone a quattro alberi, e la caracca e la caravella a tre alberi); strumenti come la bussola ad ago magnetico e l’astrolabio, per calcolare l’altezza della stella polare o del sole rispetto all’orizzonte; i portolani, mappe che descrivevano le coste mediterranee. In breve: le innovazioni introdotte furono legata a nuove imbarcazioni dotate di più di un albero centrale e di una vela, dotate di un timone centrale al posto dei remi, dotate di stive più capienti; non solo, venne introdotto l’astrolabio e migliorata la bussola, strumenti fondamentali per orientarsi in mare aperto; in più ci fu uno sviluppo anche nel campo della cartografia, che portò la comparsa di portolani, mappe che descrivevano le coste mediterranee. E’ importante dire che in questo periodo vennero anche condotti studi geografici, basati anche su vecchi scritti greci, come quelli di Tolomeo, affinché si potessero trovare nuove rotte commmericali. 5. Perché e in quale modo il contatto fra colonizzatori e colonizzati si trasformò in un drammatico scontro? Una volta compreso che le isole americane scoperte da Colombo erano ricche di giacimenti d’oro e metalli preziosi, la Spagna ha finanziato nuove spedizioni, mandando soldati, nobili decaduti e avventurieri, allo scopo di creare un nuovo monopolio. I conquistatori hanno però pensato bene di sfruttare gli indigeni del posto, costretti a lavorare in condizioni disumane per soddisfare le pretese degli spagnoli. Benché inizialmente i conquistadores furono visti dagli Indios come l’avverarsi di antiche profezie, questi ultimi capirono la natura umana e molto aggressiva dei nuovi arrivati. Lo scontro fu inevitabile, e così la sconfitta dei nativi: il loro scopo in combattimento non era quello di annientare il proprio nemico, ma solo di sconfiggerlo simbolicamente, di sacrificarlo alle proprie divinità, fattore che ha giocato a loro svantaggio; altro punto debole fu quello di avere un sistema immunitario non adeguato alle malattie portate dagli europei, come il vaiolo e il morbillo); elemento di fragilità furono anche divisioni e conflitti interni degli imperi autoctoni, che i conquistadores hanno sfruttato abilmente per i loro fini. In breve: il contatto fra colonizzatori e colonizzati si trasformò in uno scontro drammatico per via della sete di oro e potenza che i conquistatori nutrirono sin da subito. I conquistatori adottarono da subito un atteggiamento di superiorità e si pressione nei confronti delle popolazioni autoctone, sfruttandole a loro piacimento. Al contrario, gli indegni che avevano sempre vissuto isolati e si erano costruiti delle credenze religiose, avevano visto nei conquistatori l’avverarsi di profezie, la venuta di dei da loro attesa, dei che avevano dato vita ai loro imperi. Pertanto, fin dall’inizio non si mostrarono riluttanti ai loro voleri. Pian piano però compresero la vera natura, umana e malvagia, dei conquistatori, adoperandosi anche a contrastarli con la forza delle armi, che tuttavia erano meno potenti di quelle europee. Ma le vere ragioni che stanno dietro alla sconfitta di questi popoli sono legate al fatto che gli Indios avevano una visione diversa della guerra (combattevano per sconfiggere simbolicamente il loro avversario, mentre gli europei combattevano per eliminare), al fatto che il loro sistema immunitario non era in grado di sopportare malattie che i conquistatori avevano portato con se, al fatto che questi ultimi si erano avvalsi delle problematiche che intercorrevano all’interno degli stessi imperi per colpirli nei loro punti deboli. 6. Quale fu il ruolo dell’opera di Paolo dal Pozzo Toscanelli nel progetto di Cristoforo Colombo? L’opera di Paolo dal Pozzo Toscanelli consiste in una carta nautica, elaborata sulla base dell’opera di Tolomeo di Alessandria, ‘La Geografia’, che mostra che la via più breve per raggiungere l’Asia sia attraverso l’oceano Atlantico. Questa carta nautica venne successivamente agglomerata all’opera di un altro umanista del tempo, Piccolomini, sulla quale Cristoforo Colombo formò le sue conoscenze geografiche. E’ inoltre noto che lo stesso Paolo dal Pozzo Toscanelli inviò una lettera al re del Portogallo Alfonso V in cui spiegava la rotta da lui studiata, lettera che Cristoforo Colombo ottenne e trascrisse su uno dei propri libri. In breve: Paolo del Pozzo Toscanelli aveva condotto studi sugli scritti di Tolomeo, arrivando a capire quale fosse la via più breve per arrivare alle Indie attraversando l’Oceano Atlantico. Preparazione all’esame di Storia moderna Egli scrisse infatti una lettera al sovrano portoghese i cui spiegava la sua teoria, che poi venne ripresa da Piccolomini per la sua opera, sulla quale Cristoforo Colombo formò le sue conoscenze geografiche. 7. Verso quali rotte si indirizzarono gli sforzi dei navigatori portoghesi o al servizio del Portogallo? I navigatori portoghesi si concentrarono principalmente su rotte verso l’Oriente tramite la circumnavigazione dell’Africa, specialmente negli anni prima della scoperta dell’America. Furono infatti scoperte dai portoghesi la ‘volta di Guiné’ e quella ‘da Mina’, rotte che permettevano di raggiungere con facilità le coste atlantiche europee dall’Africa occidentale. Successivamente alla scoperta dell’America, si cimentarono nella circumnavigazione del Nuovo Mondo, grazie a Magellano. In breve: le principali rotte verso cui i navigatori portoghesi o al servizio del Portogallo indirizzarono i proprio sforzi furono quelle africane, sia per arrivare alle Indie sia per sfruttare il traffico d’oro del continente. Infatti vennero già attuate spedizioni verso alcune isole africane, come le Canarie, durante il ‘300 (spedizioni che poi furono bloccate a causa della peste). Il Portogallo fu spinto fin da subito all’esplorazione dalla febbre dell’oro, appunto presente in africa e sotto il monopolio arabo, e dal desiderio di trovare una nuova via, attraverso la circumnavigazione dell’Africa, per le Indie, dove potevano attingere ai traffici delle spezie, di cui oltretutto bramavano il monopolio. Il primo ad essere giunto al capo di Buona speranza fu Diaz, seguito poi da Vasco da Gama, che riuscì a circumnavigare buona parte dell’Africa e ad arrivare nell’Oceano Indiano. Colui che però riuscì ad arrivare fino alle Filippine fu Magellano. 8. Quali ragioni motivarono i sovrani portoghesi a finanziare le imprese degli esploratori? Come avvenne la scoperta dell’America? I sovrani portoghesi impegnarono le loro risorse nel sostenere la circumnavigazione dell’Africa, esplorazione spinta dal desiderio di monopolio del commercio delle spezie in Oriente. Tanto che, quando Cristoforo Colombo propose il proprio progetto di raggiungere l’Asia attraversando l’oceano Atlantico, il Portogallo lo bocciò, costringendo Colombo a trovare un nuovo finanziatore in Isabella di Castiglia. Ottenuto il denaro e le risorse necessarie, Colombo salpò da Palos il 3 Agosto del 1942, raggiungendo terra il 12 Aprile dello stesso anno. Egli, convinto di essere approdato nelle coste del Giappone, aveva in realtà messo piede in una delle isole delle attuali Bahamas, dando ad essa il nome di San Salvador. In breve: le ragioni che spinsero i sovrani portoghesi a finanziare le imprese degli esploratori erano diverse. In primis vi era l’interesse a commerciare con l’oriente, per via dei traffici delle spezie e della loro brama di imporre su di essi il proprio monopolio; non solo, essi erano anche interessati alla corsa all’oro, materiale molto presente in Africa e di cui possedevano il monopolio gli arabi. Si può quindi dire che i portoghesi non erano tanto interessati a conquistare o colonizzare nuove terre, bensì a stabilire la loro egemonia sui commerci mondiali. La scoperta dell’America invece avvenne per puro caso, poiché scopo di Colombo era quello di trovare una via più veloce (rispetto alla circumnavigazione dell’africa) per raggiungere la Cina attraverso l’oceano atlantico. Inoltre, la sua spedizione non fu approvata e finanziata dai portoghesi, che già si erano adoperati a circumnavigare l’Africa per arrivare in India. Egli trovò però l’appoggio nella sovrana Isabella di Castiglia e nei mercanti genovesi, che già in passato avevano finanziato la conquista e la colonizzazione delle Canarie. 9. Quali furono i termini dell’accordo stipulato da Spagna e Portogallo con il trattato di Tordesillas? A seguito della scoperta dell’America da parte di Colombo, la cui spedizione fu finanziata dalla regina Isabella di Castiglia, nacque una certa rivalità tra corona portoghese e castigliana. Il problema era quello di definire quali territori appartenessero all’una e all’altra potenza, in quanto Preparazione all’esame di Storia moderna 15. Quali posizioni sostenne nel dibattito sulla situazione degli indios Bartolomé de las Casas? Bartolomé de las Casas fu il primo sacerdote ordinato in America: egli condusse una battaglia culturale quarantennale a favore del riconoscimento dei diritti umani degli Indios, negando la legittimità dei conquistadores di occupare le loro terre e dello sfruttamento cui essi furono sottoposti. In breve: Bartolomè de las Casas fu un sacerdote che prestò ordine nel nuovo mondo e che combatte per i diritti degli Indios, difendendoli e negando la legittimità del loro sfruttamento da parte dei conquistadores. Fu un personaggio particolare, sicuramente più umano rispetto ad altri del tempo, che però non si batté allo stesso modo per gli schiavi neri dell’africa, che secondo lui dovevano essere sostituiti agli Indios. 16. Che cosa stabilivano le leggi di Burgos? A seguito della nascita dell’encomienda, inizia a maturare nella mente del sovrano spagnolo la paura che possa venire a formarsi un’aristocrazia nel Nuovo Mondo, a cui sarebbe stato difficile far fronte causa la lontananza. Fu per questo motivo che Ferdinando d’Aragona promulgò, nel 1512, le leggi di Burgos, secondo cui l’encomienda veniva accettata, ma gli indigeni americani erano di dipendenza diretta del sovrano. Non vi furono abbastanza strumenti per far rispettare queste leggi, per tanto le terre conquistate turno di fatto sotto il controllo dei conquistadores e dei loro discendenti. Carlo V tentò a suo modo di riaffermare l’autorità regia attraverso le Nuevas Leyes, scontrandosi così contro Cortes, allora uno dei maggiori proprietari terrieri nel nuovo mondo. In breve: le leggi di Burgos furono attuate dal sovrano Ferdinando II (che aveva ereditato il trono della moglie ormai defunta) per paura che si creasse una sorta di aristocrazia al di fuori del controllo della corona presso le nuove terre colonizzate in America. Esse stabilivano che benché i coloni avessero un tot di Indios al loro servizio, questi ultimi erano di esclusiva dipendenza diretta della corona castigliana. 17. Come funzionava il traffico commerciale attraverso l’Oceano Atlantico? Fin dai primi anni dalla scoperta del Nuovo Mondo, la corona castigliana tenta di assicurarsi più ampi benefici possibili, istituendo a Siviglia la Casa de Contratacion, un ufficio regio col monopolio dell’organizzazione dei traffici commerciali con le colonie. Accanto ad essa sorge il Consulado, ovvero il consolato, un’istituzione privata di tipo corporativo che riunisce i mercanti di Siviglia e Andalusia impegnati nel traffico con l’America. Tramite queste due istituzioni, i gruppi mercantili castigliani stabilirono prezzo e quantità delle merci e inviate in America, e i prezzi dei prodotti alimentari che da essa provenivano. Grazie alla sempre più alta affluenza nel Nuovo Mondo di conquistatori e coloni, il mercato assunse notevole importanza e i traffici americani risultano molto remunerativi. In breve: con l’espansione coloniale castigliana, si erano andate a formare delle istituzioni che controllavano i traffici commerciali dall’America all’Europa e vice versa. Queste istituzioni erano rappresentate dalla Casa de Contracion (ufficio regio che ha il monopolio dell’organizzazione dei traffici con le colonie) e dal Consulado (istituzione privata di tipo corporativo di mercanti che partecipano ai traffici). Tramite entrambe venivano stabiliti i prezzi e le quantità delle merci inviate in America e delle merci provenienti da essa, ricavando così enormi profitti. 18. Quali erano i prodotti che arrivavano dalle Americhe in Europa? E quali invece i primi coloni spagnoli residenti in America importavano dall’Europa? Dall’America venivano inviati in Europa beni pressoché sconosciuti nel vecchio mondo, come oro, perle, minerali preziosi, zucchero, cuoio, legnami pregiati, coloranti naturali, alimenti come le patate e i pomodori, e più avanti anche argento. I primi coloni spagnoli residenti in America, Preparazione all’esame di Storia moderna incapaci di coltivare e produrre in loco beni a loro necessari, importavano dall’Europa alimenti come farina, olio, vino e manufatti come armi, tessuti, utensili metallici e strumenti nautici. In breve: I prodotti che venivano spediti dall’America in Europa erano principalmente metalli preziosi, perle, legnami pregiati cuoio, zucchero, coloranti naturali. Quelli invece importati inizialmente in America erano più che altro derrate alimentari come vino, farina e olio, e manifatture, come armi, tessuti e utensili. Preparazione all’esame di Storia moderna UD4 - Umanesimo e Rinascimento 1. Quali sono gli elementi costitutivi della nuova concezione rinascimentale del mondo e dell’uomo? Con la riscoperta del mondo antico e della sua cultura classica, la visione del mondo cambia radicalmente tra ‘300 e ‘400: l’antichità è vista come grande fonte di ispirazione dalla quale attingere per elaborare una nuova concezione della realtà, che vede ora non più, come nel Medioevo, Dio al centro di tutto, bensì l’uomo e le sue azioni per raggiungere il bene più prezioso, la gloria. Questa nuova visione porta ad una svolta anche dal punto di vista artistico: dipingere, scrivere, scolpire, non sono più lavori considerati avvilenti e degradanti, bensì assumono ora un certo rilievo, vengono considerati attività di alto livello intellettuale. E’ importante sottolineare che questi importanti cambiamenti hanno avuto luogo grazie anche alla nascita della stampa a caratteri mobili, che ha permesso di produrre libri più velocemente e a costi inferiori rispetto al passato, rendendo accessibile a tutti la possibilità di leggere e confrontarsi, di sviluppare delle proprie idee e renderle pubbliche. In breve: nella nuova concezione rinascimentale, che si va a diffondere prima in Italia e poi in Europa agli inizi del ‘500, l’uomo, l’individuo è considerato il centro della società e della vita stessa, sulla base di quello che si professava ai tempo della cultura classica. Infatti, ora, vengono rispolverati tutti quei testi antichi che nel medioevo erano stati messi da parte per far spazio ad una concezione che vedeva al centro della vita la religiosa, la figura di dio. L’antichità è ora una fonte da cui attingere per creare un mondo nuovo, al cui centro vi è appunto l’uomo e le sue azioni per il raggiungimento della gloria, onore e bene più prezioso. 2. Che cos’è la filologia e quando venne messa a punto? La filologia è quella disciplina, nata nel corso del 1400, realativa alla ricostruzione e corretta interpretazione dei documenti letterari di una determinata cultura, in questo caso quella classica, greca e romana. In breve: la filologia è una disciplina nata nel corso del 1400 relativa alla ricostruzione e corretta interpretazione dei documenti di una determinata cultura, in tal caso quella antica, greca e romana. La filologia fu fondamentale in quanto con l’avvento dell’Umanesimo e del Rinascimento la società si dedicò alla lettura e allo studio delle antiche culture, da cui attingere per creare una nuova realtà e concezione del mondo. 3. Quale fu l’importanza della figura di Lorenzo Valla? Lo studioso Lorenzo Valla, a seguito di un’approfondita analisi del documento che segna la nascita dello Stato della Chiesa nel IV sec. (cessione di Roma e Lazio da parte dell’imperatore Costantino a Papa Silvestro I), svela come il suddetto documento sia un falso, in quanto presenta espressioni linguistiche ancora non in uso al tempo, ma comuni nel VIII sec. In breve: Lorenzo Valla fu una figura molto importante in questo periodo di transizione, che vedeva appunto lo spostamento del baricentro della vita dalla religione all’individuo. Fu così importante perché attraverso i suoi studi dimostrò che il famoso atto di cessione di Roma alla Chiesa da parte di Costantino era in realtà un falso, in quanto presentava un linguaggio al tempo ancora sconosciuto. Dimostrazione questa che la Chiesa aveva da sempre cercato di perseguire i propri interessi anche a costo di sforare nel peccato. 4. Come si trasformarono le figure dell’intellettuale e dell’artista nel Rinascimento? Nel periodo rinascimentale inizia a cambiare la concezione del lavoro meccanico, visto in tempo medievale come avvilente e degradante. Con la riscoperta della cultura classica, cambia la visione del mondo, determinata ora dalla centralità dell’individuo e dalle sue azioni per raggiungere la gloria. Questa grande fiducia riposta nell’uomo porta ad una nuova concezione dell’arte: la figura dell’artista ha ora la capacità di riprodurre il reale ma anche di interpretarlo, tanto che il suo lavoro è infatti apparentato a quello delle arti liberali, quindi considerato di alto valore intellettuale. Preparazione all’esame di Storia moderna Egli quindi capisce che quando manca l’amore per la patria, lo spirito di sacrificio, l’orgoglio, si arriva ad avere un atteggiamento scettico e rinunciatario, ci si abbandona al fatalismo, si smette di reagire e di lottare In breve: Machiavelli elabora le sue teorie e concezioni a seguito di un approfondito studio degli scritti classici, da cui egli attinge in tutte le sue opere e che egli considera fondamentali per poter vivere nel migliore dei modi, per poter fare le scelte più sagge. Nei suoi due scritti più famosi, egli espone quali siano le modalità di conquista o governo, e di conservazione dello Stato che i principi devono mettere in atto. Le modalità di conquista sono presenti ne ‘Il Principe’ in cui egli fa riferimento alla figura di Cesare Borgia, figlio del Papa Alessandro VI e dal quale ha ereditato un’ampia signoria territoriale, che però non è riuscito, una volta molto il padre, a governare. Egli sostiene che un principe, per riuscire a conquistare e a governare uno stato, debba essere forte come un leone e scaltro come una volpe, poiché deve essere in grado di contrastare la fortuna, la forza cieca che governa le cose umane. Le modalità di conservazione dello Stato sono invece esposte nello scritto ‘Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio’, in cui prende come esempio la repubblica romana e la sua decadenza, causata dall’uomo soltanto, dal suo tradimento delle virtù dei padri. 10. A quali principali interrogativi risponde l’opera politica di Niccolò Machiavelli? In quali scritti, in particolare? Machiavelli dedicò la sua vita allo studio di scritti classici e alla ricerca di una soluzione ai problemi del suo presente, arrivando alla conclusione che solo attraverso la comprensione del passato (degli errori soprattutto) era possibile migliorare il presente. Due sono i principali punti su cui egli riflette: il primo riguarda la modalità che consente ai governatori di conquistare e gestire uno Stato, analizzando la soluzione al problema nel libro ‘Il Principe’; il secondo riguarda invece la modalità di conservazione di uno stato, delineando gli errori da non ripetere fatti nell’antica Roma, riportati nel libro ‘Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio’. In breve: l’opera politica di Machiavelli si incentra sulle modalità da adottare per al conquista e per la conservazione dello Stato. Egli espone tali modalità in due scritti: il primo, ‘Il Principe’, descrive appunto che un principe, quindi un governatore, debba essere furbo come una volpe e spietato come un leone per sfuggire alla fortuna, la cieca forza che governa le cose dell’uomo, facendo riferimento a Cesare Borgia (figlio di Papa Alessandro VI) che ha ereditato dal padre un ampia signoria territoriale, ma che non è riuscito a tenere insieme il tutto una volta venuto a mancare il padre; il secondo, ‘Discorsi sulla prima deca di Tito Livio’, in cui espone gli errori che sono stat commessi dai romani che hanno portato alla decadenza della repubblica, ovvero l’atto di tradimento nei confronti delle virtù dei loro padri, errore che all’epoca aveva compiuto anche l’Italia, che si era lasciata devastare da eserciti di mercenari stranieri. 11. Quali sono le caratteristiche della visione del mondo di Francesco Guicciardini? Rifacendosi alle proprie esperienze personali, Guicciardini sostiene che le motivazioni che spingono gli uomini ad agire possono sembrare nobili, ma sono in realtà mosse solo ed esclusivamente dall’interesse personale. Ciò, secondo Guicciardini, non deve essere inteso come atteggiamento egoistico, bensì come invito a considerare quanto ognuno di noi è in grado di realizzare nella circostanza in cui si trova. Questo suo pensiero è detto ‘particulare’. Altro suo pensiero è quello legato alla mutualità delle cose, dovuta alla varietà delle circostante, per cui sta al singolo capire e percepire con occhio buono e perspicace tutti gli elementi che determinano questi cambiamenti. Questo pensiero è detto ‘discrezione’. In breve: secondo Guicciardini, l’uomo è spinto ad agire non da una forza superiore o divina, bensì dall’esclusivo interesse personale. Un’atteggiamento se vogliamo egoistico, ma necessario per capire quanto ognuno di noi possa fare a seconda della circostanza in cui si trova. Preparazione all’esame di Storia moderna UD5 - Solo la grazia salva: la Riforma protestante 1. Nell’opera di Erasmo da Rotterdam quali sono i contenuti ispirati all’esigenza di rinnovamento e di rigenerazione della Chiesa e della vita religiosa? Erasmo da Rotterdam fu un pensatore e umanista olandese che, nel ‘400, attraverso la sua opera ‘L’elogio della pazzia’ critica la Chiesa, ormai sovrana a tutti gli effetti, per il suo discostamento da quei valori spirituali e puri del cristianesimo originale, per la sua corruzione e presunzione di conoscere la verità su qualunque aspetto della vita attraverso il potere che il papa aveva assunto nel tempo. In breve: nella sua opera Erasmo da Rotterdam spiega la necessità di ritornare ad una forma originaria della Chiesa, non deturpata dalla sete di potere, ma basata su valori spirituali e puri. Inoltre egli ritiene necessaria la conoscenza della bibbia da parte di tutti. 2. In che senso la Riforma protestante approfondì lo scontro tra gli interessi del potere politico e quelli del potere papale? La riforma protestante suggeriva, oltre al ritorno della Chiesa ai fondamenti del cristianesimo originale, un ridimensionamento dei poteri della Chiesa, che aveva ormai preso controllo della vita sociale e, in certi casi, anche politica dello Stato. Questo piacque ai principi che intendevano rafforzare il potere laico del proprio stato. Si ebbe per questo uno scontro tra i due poteri. In breve: per tutto il periodo del Medioevo vi erano stati scontri tra Chiesa e Sovrano, tra potere papale e potere politico, proprio per la sete di entrambi di arricchirsi e di avere il primato di potere. Con l’avvento della riforma protestante, la denuncia che la chiesa si sia ormai discostata troppo da quella che era in origine, viene a galla. Il papa è visto come un sovrano a tutti gli effetti e la chiesa come una monarchia che cerca di mantenere sotto il suo costante controllo, la vita dei sudditi. 3. Perché non è casuale che la Riforma abbia fatto la sua prima apparizione proprio in Germania, e in relazione al tema della vendita delle indulgenze? In Germania più che in altri regni, vi era molto diffuso il desiderio di rinnovare la morale e la religiosità, di rivoluzionare le strutture ecclesiastiche, specie quelle costituite da un clero ignorante, invadente e corrotto, di rafforzare il potere laico dello Stato dei principi, insomma di ristabilire l’ordine politico-sociale esistente. La dottrina luterana, grazie al suo carattere radicale e rivoluzionario furono esattamente quello di cui questi principi avevano bisogno per raggiungere i loro scopi. Ecco perché, all’inizio del ‘500, moltissimi di loro si convertirono al protestantesimo, andando contro non solo la Chiesa, ma anche l’imperatore, Carlo V, che tentò in tutti i modi di trovare una mediazione, in quanto devastato dall’idea di una scissione del mondo cristiano. In breve: la vendita delle indulgenze è uno dei comportamenti più criticati dalla riforma protestante, in quanto quest’ultima sostiene che solo la grazia divina può salvare le anime dai peccati commessi durante la vita terrena. Il fatto che la riforma apparì per la prima volta in Germania è dovuto alla situazione politica vigente nel paese: geograficamente frammentato come era, il territorio non era unito nemmeno politicamente, inoltre qui il papato manteneva una posizione di forza sull’alto e sul basso clero, e si avvaleva appunto della vendita delle indulgenze, uno dei motivi scatenanti della riforma. 4. Qual è il contenuto essenziale delle «95 tesi» di Lutero? Le 95 tesi di Lutero sono una sorta di codice da seguire per ridimensionare il ruolo che la Chiesa ha tra uomo e Dio. Con esse, Lutero critica il distacco della Chiesa da ciò che vi è riportato nelle Sacre Scritture: queste ultime affermano che la salvezza dell’uomo dipende solo dalla grazia divina, mentre la Chiesa del tempo ha ormai convinto i fedeli che la salvezza è raggiungibile solo attraverso determinati passaggi, come i sette sacramenti, le preghiere e in alcuni casi il pagamento di un tributo (indulgenze, che assicurano la vita eterna in paradiso, o almeno una più breve sosta nel Purgatorio). Lutero aberra questo tipo di pensiero, continuando a sostenere che Preparazione all’esame di Storia moderna solo la vera, autentica fede può salvare gli uomini dal peccato originale, e specialmente si accanisce nei confronti della figura papale, detentrice di un potere troppo vasto, che non è nemmeno citata nelle Sacre Scritture. In breve: le 95 tesi di Lutero contenevano una pesante critica diretta alla forma che aveva assunto la Chiesa in tutto il periodo del medioevo fino a quel momento. Egli si scagliò contro il carattere politico che aveva assunto, controllo il controllo che cercava imperterrita di avere sulla vita dei fedeli tramite i 7 comandamenti e tramite la vendita delle indulgenze, contro la figura del papa e del suo potere, e contro il rifiuto della chiesa di permettere a tutti la lettura delle sacre scritture, unica fonte di verità religiosa alla quale attingere. 5. Quali sono gli argomenti principali degli scritti di Lutero La cattività babilonese della Chiesa e Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca? Ne ‘La Cattività Babilonese’ Lutero concentra la sua critica nei confronti dei sette sacramenti: egli li considera sacrileghe superstizioni di opere, li rifiuta in quanto non crede siano lo strumento per garantire la vita eterna. Critica in maniera particolare la cresima e l’estrema unzione; inoltre sostiene che la figura del sacerdote come gestore del sacro e il clero separato dai fedeli siano una aberrazione: ogni cristiano è, secondo Lutero, sacerdote per se stesso e per tutti. Abolisce così ogni struttura gerarchica del clero e la stessa ragion d’essere delle istituzioni ecclesiastiche secolari e regolari. Anche il sacramento del matrimonio non ha, per lui, alcuna valenza sacrale. Dalla sua critica, Lutero, salva solo il battesimo, in quanto iniziazione alla vita Cristina del fedele, e l’eucarestia, non accettando però il suo valore della transustanziazione. Seconda opera di Lutero è ‘Alla nobiltà e alla nazione tedesca’, in cui il monaco critica il potere della Chiesa, invitando i magistrati laici a difendere i cristiani da atti intollerabili come le indulgenze: egli nega quindi il diritto papale di accumulare ricchezze tramite la tassazione dei fedeli, e nega la validità dei voti del clero regolare e del celibato degli ecclesiastici. In breve: nel suo scritto ‘La Cattività babilonese della Chiesa’, Lutero critica l’adozione dei 7 sacramenti come modo per controllare la vita dei fedeli, rifiutandoli in quanto non sono, a sua opinione, ciò di cui ha bisogno il fedele per assicurarsi la salvezza. Unici due sacramenti che non ripudia totalmente sono il battesimo, in quanto iniziazione della persona alla fede e alla vita cristiana, e l’eucaristia, della quale però non riconosce il significato simbolico (il corpo di cristo presente nell’ostia). Nello scritto ‘Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca’, Lutero infligge pesanti critiche nei confronti del papa e il potere assunto dalla Chiesa negli anni: egli ripudia la figura papale, non presente nelle Sacre Scritture, e non crede nella validità dei voti del clero, in particolare del celibato. 6. Attraverso quali fasi si consumò la rottura di Lutero con la Chiesa di Roma? In chi trovò un protettore Lutero? A seguito della pubblicazione delle ’95 tesi’ di Lutero, non ci furono particolari reazione della Chiesa. Egli venne tuttavia convocato a Roma per essere processato: venne però difeso dal duca di Sassonia, Ferdinando il Saggio, che rifiutò di farlo partire. Successivamente, Papa Leone X emise una bolla (Exsurge Domine) in cui condannò esplicitamente il pensiero luterano. Lutero rifiutò di sottomettersi e bruciò persino il documento; viene così scomunicato dal Papa e considerato eretico. Tuttavia egli continuò ad essere sostenuto da Ferdinando e da un gruppo di seguaci, che propagandarono le sue idee in tutta la Germania. L’imperatore Carlo V, preoccupato dalla veloce diffusione della dottrina luterana, tentò di raggiungere un compromesso tra Santa Sede e Lutero con la dieta di Worms: il monaco si rifiutò di collaborare e venne scomunicato e bandito dai territori dell’Impero. In breve: Lutero pubblicò le sue 95 tesi ed inizialmente non vi furono grandi ripercussioni a riguardo. Tuttavia venne poi convocato a Roma per essere processato, ma il Duca di Sassonia, Federico il Saggio, suo sostenitore glielo impedì. La sua dottrina venne comunque processata dal papa. A seguito della pubblicazione dei suoi due scritti ‘La cattività babilonese della Chiesa e ‘alla mobilità cristiana della nazione tedesca’, egli viene Preparazione all’esame di Storia moderna dei sacramenti del battesimo e dell’eucaristia, considerando quest’ultima però come presenza di Cristo tra i fedeli, e non come reincarnazione del suo corpo nel pane e nel vino. In breve: Zwigli, riformatore a Zurigo, promosse una trasformazione della democrazia a base teocratica, in cui le strutture ecclesiastiche svolgevano azione di sostegno, controllo e direzione politica della società. Il suo scopo era quello di far diventare Zurigo la nuova Città di Dio. Egli inoltre sostenne la validità dei sacramenti del battesimo e dell’eucarestia. Fu presto eliminato dai cattolici svizzeri, che bloccarono la riforma in tutta la regione. 15. Dove e quando si affermò la Riforma calvinista? Nello stesso periodo in cui Muntzer e Zwigli perseguivano la realizzazione dei propri ideali, il riformatore francese Giovanni Clavino rielaborava la riforma protestante, accentuandone l’idea di predestinazione. Egli operò prima a Basilea, poi a Strasburgo e infine a Ginevra. In breve: la riforma calvinista si affermò a Ginevra a seguito degli episodi di Zurigo e Munster. Calvino, basatosi sul pensiero di Lutero, rielaborò la dottrina protestante, concentrandosi in particolare modo sulla predestinazione: secondo lui Dio già conosceva chi era meritevole e chi no di accedere al regno dei cieli, all’uomo bastava solo sperare di essere il prescelto, e se possibile comportarsi affinché il signore potesse eventualmente decidere di assolverlo da tutti i peccati. Calvino istituì a Ginevra il ‘Regno di Dio’, riorganizzandola dal punto di vista civile ed ecclesiastico, fondendo i due poteri nel concistoro. 16. Qual è, e in che cosa consiste, il punto cardinale della dottrina calvinista? Come si concilia con l’esaltazione dell’attivismo e del ruolo dell’uomo nel mondo? La dottrina calvinista si concentra sull’idea di predestinazione: secondo Calvino, la vita eterna era assicurata solo a coloro scelti direttamente da Dio, eletti per le loro azioni benevoli e il comportamento esemplare; agli uomini non resta altro che avere fede e dimostrare di essere degni. La chiamata di Dio comporta quindi l’esigenza di fare bene il proprio lavoro e distinguersi nella comunità. Ciò fu incentivato ancora di più dalla creazione del Concistoro: a seguito della dichiarazione di Ginevra come ‘Regno di Dio’, Calvino elaborò le regole per l’organizzazione civile ed ecclesiastica della nuova comunità di santi, realizzando una fusione del potere civile con quello religioso, trovando massima espressione nel Concistoro. Il Concistoro non è altro che un’istituzione formata da magistrati del Consiglio cittadino e dai pastori, che affiancavano al loro lavoro la predicazione e l’amministrazione del culto calvinista. Inoltre dovevano assicurarsi che la Chiesa riformata avesse un buon andamento. E’ così che la dottrina calvinista si conciliò con l’esaltazione dell’attivismo e del ruolo dell’uomo nel mondo. In breve: il punto cardinale della dottrina calvinista era rappresentato dalla predestinazione, secondo cui Dio ha già scelto chi è meritevole di salire al regno dei cieli, e l’uomo, nel suo piccolo, non può far altro che sperare di essere scelto, continuando comunque, oltre ad aver fede, a mantenere un comportamento egregio. Nasce infatti da qui l’esigenza di svolgere bene il proprio lavoro e distinguersi nella comunità: l’uomo e le sue azioni acquistano sempre più importanza e diventano sempre più centrali nella vita della società. 17. Per quali ragioni il calvinismo diventò una forza importante per lo sviluppo dello spirito borghese e l’evoluzione in senso capitalistico della vita economica? Il calvinismo aveva riformato la struttura sociale di Ginevra, dando potere a magistrati e pastori tramite la fondazione dell’istituzione del Concistoro, che aveva l’obbligo di assicurarsi che la Chiesa protestante seguisse le regole, e il dovere di amministrare il culto calvinista. Questo diede potere a quella classe borghese che aveva tanto bisogno di emanciparsi dalla feudalità aristocratica ed ecclesiastica. Fu proprio per questa pratica sociale, legata al duro lavoro e all’accumulo di ricchezze per il bene comune che Calvino è considerato il precursore del capitalismo. Preparazione all’esame di Storia moderna In breve: con la riorganizzazione della città di Ginevra, che prevedeva una fusione dell’organizzazione civile e religiosa sotto il controllo del Concistoro (istituzione formata dai magistrati del Consiglio dei cittadini e dai pastori), cambiò anche la vita per i borghesi, che assunsero così maggiore potere, necessario per emanciparsi da quella realtà feudale di erano ‘schiavi’. Inoltre, data la nuova dottrina della predestinazione, secondo cui Dio conosceva già chi salvare, e secondo cui quindi l’uomo dove solo avere fede e lavorare duro per essere meritevole della salvezza, si instaurò un nuovo modo di approcciarsi al lavoro: tutti lavoravano sodo per se stessi si, ma allo stesso tempo, facendo parte di una stessa comunità, lavoravano anche per essa. Ecco perché Calvino è considerato un precursore del Capitalismo. 18. Perché si può affermare che per Enrico VIII lo scisma da Roma fu in primo luogo un affare di Stato? Lo scisma tra la Chiesa di Roma e il sovrano Enrico VIII fu un affare di Stato perché per la prima volta nella storia un sovrano cristiano concentrava nelle sue mani sia il potere temporale che quello spirituale. Enrico, infatti, fu costretto a sperarsi da Roma a seguito della sua richiesta di divorziare dalla prima moglie, Caterina d’Aragona, che venne chiaramente rifiutata in quanto aberrazione per la fede cristiana. Appoggiato dal Parlamento inglese, egli emanò così l’Atto di Supremazia, che lo mise a capo della Chiesa d’Inghilterra. In breve: fu un affare di stato perché per la prima volta un sovrano rifiutava la chiesa di Roma e concentrava nelle sue mani sia il potere temporale che quello spirituale. 19. Quali vicende matrimoniali costituirono il pretesto per la rottura tra Enrico VIII e la Chiesa di Roma? Il pretesto per la rottura tra Chiesa di Roma ed Enrico VIII non fu altro che la richiesta, o meglio la pretesa, del sovrano inglese di separarsi dalla prima moglie Caterina d’Aragona, incapace, a detta del re, di dare alla luce figli maschi. In breve: Enrico VIII pretendeva di divorziare dalla moglie, presa appunto come tale a seguito della morte del fratello, con essa sposato. La Chiesa di Roma chiaramente era contraria e si oppose alla cosa, e questo non fu altro che il pretesto di Enrico di separarsi da essa. 20. Che cosa prevedeva l’Atto di supremazia del 1534? L’atto di supremazia proclamava il sovrano inglese, Enrico VIII, capo assoluto della chiesa e dello Stato. In breve: L’atto di supremazia proclamava il sovrano inglese, Enrico VIII, capo assoluto della chiesa e dello Stato. 21. Che importanza ebbe la confisca dei beni ecclesiastici attuata dalla Corona dopo il 1536? La confisca dei beni ecclesiastici non fu altro che un modo per rimpinguare le casse reali, che si erano impoverite moltissimo a seguito della guerra contro la Francia. Inoltre, l’acquisizione di tutti quei territori consentì la formazione di ceti di piccoli e medi nobili proprietari fondiari, leali verso la corona e sostenitori della nuova religione. In breve: rimpinguò le finanze dello stato, indebolite dalla guerra contro la Francia; inoltre comportò la formazione di piccoli e medi ceti di nobili proprietari, leali verso la corona e sostenitori della nuova religiose. 22. Che cosa significò per l’Inghilterra l’adozione del Common Prayer Book durante il regno di Edoardo VI? Preparazione all’esame di Storia moderna L’adozione del Common Prayer Book fu segno di avvicinamento al movimento protestante, incoraggiato dal nuovo sovrano, Edoardo VI, figlio di Enrico VIII. Nel libro, attribuito al vescovo Cranmer, vengono eliminati tutti gli aspetti considerati superstiziosi nel culto. Le ragioni per cui Edoardo decise di introdurre nel regno il movimento protestante, furono prettamente politiche ed economiche. In breve: l’adozione del libro non fu altro che un avvicinamento al protestantesimo, per segnare ancora di più il distacco dell’Inghilterra dalla Chiesa Cattolica di Roma. Preparazione all’esame di Storia moderna In breve: la consulta era un documento riguardante le decisione su una precisa questione, stilata dal consiglio sotto richiesta del monarca o per volontà dei consigli stessi. La consulta veniva mandata al re dai consigli, in modo che fosse approvata o respinta. Il re la rispediva al consiglio che, a seconda della decisione del monarca, redigeva a quel punto un decreto, una lettera o un ordine, e lo trasmetteva successivamente ai funzionari interessati. 7. Dove e con quali esiti Filippo II affrontò militarmente la potenza ottomana nel Mediterraneo? Filippo II non affrontò da solo la potenza ottomana, ma lo fece con l’appoggio di Venezia e papa Pio V: i tre costituirono una lega detta Lega Santa, a cui aderirono anche Genova, i duchi di Savoia e di Toscana e l’Ordine di Malta, per combattere contro gli ottomani dopo la loro conquista dell’ultimo caposaldo veneziano a Cipro, ovvero Famagosta. La flotta Cristiana ebbe la meglio su quella Ottomana a Lepanto, grazie al comando di Giovanni d’Austria, fratellastro di Filippo II. Tuttavia, la vittoria si dissolse rapidamente per via dei dissapori nati tra Venezia e Spagna, legati ai diversi interessi strategici (Venezia preferiva allearsi con Ottomani per poter salvaguardare la sicurezza dei propri commerci). In breve: di fronte alla minaccia ottomana nelle acque del mediterraneo e al loro insediamento nell’ultimo avamposto veneziano a Cipro (Famagosta), Filippo II si alleò con il Papa Pio V, Venezia, Genova, i Duchi di Savoia e Toscana e l’ordine di Malta, formando la cosiddetta Lega Santa, per annientare la potenza. La flotta della lega Santa, guidata da Giovanni d’Austria, fratellastro di Filippo, ebbe la meglio sugli ottomani. Tuttavia, la vittoria si dissolse rapidamente per via di dissapori sorti tra Venezia e Spagna, in quanto le due avevano interessi strategici differenti. Venezia, specialmente, pensò bene di allearsi con gli ottomani per salvaguardare la sicurezza dei propri commerci. 8. Quale politica adottò Filippo II nei confronti dei moriscos? Per contrastare i moriscos, Filippo II intraprese una nuova campagna contro la lingua araba e cancellare tutti gli elementi musulmani da esse portati nei territori iberici: egli obbligò all’assimilazione forzata della fede cattolica nei confronti dei moriscos, tattica che però portò ben presto ad una forte ribellione. Vi fu una vera e propria battaglia tra ribelli ed esercito della corona. Unico modo per venire a capo della situazione fu, per Filippo II, deportare e disperdere i moriscos su tutto il territorio della Castiglia. Il suo scopo ultimo era quello di allontanarli dalle coste mediterranee, per paura che questi potessero allearsi con i pirati nord-africani, vista la crescente diffusione del banditismo nel Mediterraneo. In breve: Filippo II, desideroso di riportare egemonia cattolica in Spagna, fu sempre spaventato dai musulmani presenti nel regno. Le sue paure si fecero più concrete con l’espansione ottomana nel mediterraneo: egli temeva in particolare che i Moriscos potessero allearsi con i turchi e dare vita ad un’invasione in terra spagnola. Per prevenire, egli bandì la lingua e le tradizioni arabe, e costrinse i Moriscos all’assimilazione forzata della fede cattolica. Chiaramente ci fu una ribellione che sfociò in una battaglia tra ribelli ed esercito della corona. Tuttavia, Filippo II si convinse che l’unico modo per risolvere il problema era quello di disperdere i Moriscos restanti verso l’entroterra, in modo da tenerli lontani dalle coste e di impedire una loro alleanza anche con la pirateria nord africana. 9. Come si articolò lo scontro fra cristiani e musulmani nel Mediterraneo a partire dagli anni Ottanta del Cinquecento? Lo scontro tra cristiani e musulmani continuò nel Mediterraneo attraverso la pirateria e l’attività di ‘corsa’: le città barbariche del nord Africa continuarono le loro scorrerie per le coste dell’Europa mediterranea, intaccando anche le rotte commerciali. In particolare, i pirati saraceni erano costantemente contrastati dall’Ordine di Malta o da quello di Santo Stefano. Tuttavia è importante sottolineare che a cause dell’irrigidimento dell’ortodossia cattolica in quel periodo, molti cristiani preferirono convertirsi alla fede musulmana: come già detto, gli ottomani erano molto tolleranti, e accoglievano stranieri, dando loro la possibilità di crescere e arrivare anche ai vertici più alti dell’amministrazione imperiale. Preparazione all’esame di Storia moderna In breve: lo scontro fra cristiani e ottomani proseguì anche a seguito della vittoria della lega santa, articolandosi per lo più con atti di corsa e di pirateria, che si facevano sempre più frequenti. Preparazione all’esame di Storia moderna UD7 - La Chiesa in armi: l’Europa della Controriforma 1. Quali furono i temi fondamentali affrontati dal Concilio di Trento? I temi fondamentali affrontati dal Concilio di Trento furono principalmente questione teologiche che il Papa voleva affrontare per contrastare le critiche protestanti nei confronti della religione cattolica. Il Concilio di Trento ebbe infatti luogo per risolvere il ‘problema’ protestante: fu l’imperatore Carlo V a premere perché si organizzasse il concilio, ma non trovò appoggio né in papa Leone X né in Papa Clemente VII; fu papa Paolo III il primo ad appoggiare l’idea e a convocare il concilio. Tuttavia, papa e imperatore avevano in mente due scopi ben diversi: il primo aveva l’intenzione di restaurare l’autorità della Chiesa e lanciare una lotta contro i protestanti, considerati eretici; il secondo invece aveva a cuore la speranza di trovare un compromesso tra le due Chiese, attraverso la rivoluzione delle discipline del clero. Prevalse ovviamente la volontà del pontefice, che già nella prima fase del concilio si dedicò all’approvazione di decreti conciliari relativi al peccato originale, alla fede alle fonti della rivelazione, alla giustificazione e ai sacramenti. Nella seconda fase, benché il papa in questione non fosse più Paolo III ma Giulio III, venne affrontata la questione dell’eucaristia. Nella terza fase, con Papa Pio IV ci si dedicò alla trattazione di temi come l’origine e il ruolo dell’autorità vescovile, alla riaffermazione della tradizione ecclesiastica come fonte dell’autorità spirituale cristiana, e alla riaffermazione di quelle credenze e pratiche tradizionali che furono bersaglio delle critiche protestanti. Si affrontano nodi strutturali delle credenze cattoliche. In breve: I temi fondamentali affrontati dal concilio di Trento furono tutti quei nodi strutturali delle credenze cattoliche che la riforma protestante aveva criticato e sminuito. In particolare la chiesa si preoccupò di riaffermare la validità dei 7 sacramenti e della tradizione ecclesiastica, l’origine e il ruolo dell’autorità vescovile e la riaffermazione in generale di tutte quelle credenze che appunto erano state minate da Lutero. 2. Quali deliberazioni in materia dottrinale e organizzativa furono prese durante la prima fase conciliare? Quali questioni furono invece definite nel corso della seconda fase? Durante la prima fase del Concilio, prevalse la volontà di papa Paolo III, che approvò decreti conciliari relativi a dottrine criticate dai protestanti. In primo luogo, la Chiesa oppose a Lutero la veridicità della tradizione ecclesiastica, ovvero quel patrimonio di usi che si erano sedimentati nel corso del tempo e che erano andati a costruire la liturgia quotidiana (per Lutero non erano validi in quanto non presenti nelle Sacre Scritture). Altro tema affrontato fu quello del Battesimo: i padri conciliari ribadirono l’importanza di questo sacramento in particolare per salvare le anime e cancellare il peccato originale. Terzo nodo fondamentale rappresentava la dottrina della giustificazione: Lutero sosteneva che un’anima, per essere salvata, aveva bisogno solo di avere la vera fede; per la Chiesa, invece, la vera fede era si necessaria, ma ad essa andava accompagnato l’esercizio della carità. In generale si ribadì la validità di tutti e 7 i sacramenti, in quanto istituiti tutti da Cristo: coloro che negano anche solo uno di questi, sono considerati eretici. Ultimo punto, ma non meno importante fu quello legato alle Sacre Scritture: la Chiesa sosteneva che esse potessero essere lette solo da persone abilitate dalla Chiesa stessa, per così restringere l’esercizio della predicazione solo a coloro sempre da lei autorizzati. Nella seconda fase venne principalmente esaminata la questione dell’eucarestia: Lutero aveva negato la veridicità della transustanziazione, in quanto non credeva che nel pane e nel vino fossero presenti il corpo e il sangue di Cristo. Il Concilio non fece altro che ribadire la veridicità della transustanziazione, e la necessità del fedele di confessarsi, in modo da poter controllare la sua coscienza e la sua fede, dando le giuste penitenze. 3. Quali deliberazioni in materia dottrinale e organizzativa furono prese durante la terza fase conciliare? Durante la terza fase si riformarono i ranghi ecclesiastici e vennero disposte norme disciplinari, precedentemente trascurate. Ad esempio, i religiosi vennero obbligati a vestire sempre l’abito per indicare la loro appartenenza e a rispettare un determinato comportamento per distinguersi dal resto della società. I vescovi, ad esempio, vennero obbligati alla residenza nel proprio vescovado, Preparazione all’esame di Storia moderna In breve: preoccupato della piega che stava prendendo l’Inghilterra con le riforme religiose attuate da Elisabetta I, e per contrastare gli atti di pirateria e corsa che le navi inglesi continuavano ad infliggere alle navi commerciali spagnole, Filippo II decise di dichiarare guerra all’Inghilterra. E lo fece costruendo la più potente flotta che il mondo avesse visto fino a quel momento: l’Invincible Armada. La battaglia navale si svolse nelle acque della manica, dove i possenti galeoni spagnoli vennero sorprendentemente annientati dalle piccole e agilissime navi della flotta inglese, meglio costruite per combattere in uno spazio ristretto come quello della manica. 5. Quali ragioni furono alla base delle guerre civili che dilaniarono la Francia dal 1562 al 1598? Le guerre civili in atto in Francia tra ’62 e ’98 del ‘500 furono alla base di un forte scontro tra cattolici e ugonotti (calvinisti francesi). Alla morte del re di Francia Enrico II, sua vedova Caterina de Medici diventa reggente in quanto governa per conto del figlio ancora bambino. Il principale problema che ella deve affrontare è quello della diffusione degli ugonotti sul territorio francese: nascono ora rivalità tra famiglie nobiliari cattoliche, come quella dei Guisa, e ugonotte, come quella dei Borbone. Questi ultimi, terrorizzati dall’idea che il principe futuro re potesse crescere con una formazione cattolica, tentarono di sostituire Caterina con Luigi I di Borbone, principe di Condé. Seguì un tentativo di pacificazione tra ugonotti e cattolici tramite un sinodo della Chiesa francese, che però fallì. Caterina, per paura dei dissapori che si aggravavano sempre di più, cercò in prima persona di concedere un po’ più di libertà agli ugonotti, cosa che però insospettì i cattolici. La tensione che ne derivò portò ad una vera e propria guerra civile che durò per quasi quarant’anni: è tragicamente nota una strage che avvenne proprio durante questo periodo, quella della notte di San Bartolomeo, in cui, a seguito di un attentato organizzato da Caterina stessa, vennero uccisi più di duemila ugonotti a Parigi. In breve: le ragioni alla base della guerra civile in Francia tra il 1562 e il 1598 furono legate alle differenze religiose all’interno del regno, specialmente alla rivalità tra famiglie nobili cattoliche e ugonotte. 6. Quali erano le famiglie aristocratiche che guidavano, rispettivamente, la fazione protestante e quella cattolica durante le guerre civili in Francia? A capo della fazione protestante vi furono i Borbone e i Montmorency, mentre a capo della fazione cattolica vi fu la famiglia dei Guisa. In breve: le famiglie aristocratiche che si scontrarono nel periodo della guerra erano i Borbone, protestanti, e i Guisa, cattolici. 7. Perché la Corona, dopo la morte di Enrico II, era molto debole? La corona francese si indebolì molto a seguito della pace di Cateau-Cambrésis, che segnò la fine dell’espansione francese sul territorio italiano e il controllo su di esso. Questo portò a una grave crisi politica. Inoltre, Enrico II morì improvvisamente, quando i suoi eredi maschi erano ancora troppo piccoli per governare, tanto che sua moglie Caterina de Medici diventò reggente. Non vi era quindi forte unità politica. Corona indebolita da: periodo di reggenza di Caterina, poiché i primi due eredi erano minorenni; continui scontri tra cattolici e ugonotti; precedentemente indebolimento politica francese per via della pace di Cateau-Cambresis 8. Attraverso quali tentativi di compromesso la reggente Caterina dei Medici cercò di governare lo scontro tra protestanti e cattolici? Che cosa fu la «notte di San Bartolomeo»? Ella tentò continuamente di trovare un equilibrio tra ugonotti e cattolici, specialmente dopo che il partito protestante iniziò a preoccuparsi che il futuro sovrano potesse crescere con una formazione radicalmente cattolica. Caterina concesse quindi libertà di culto agli ugonotti con l’editto di Saint Germain, mossa che fece insospettire i cattolici. Ancora di più le cose si misero male quando l’ammiraglio di fede protestante Coligny venne ammesso in seno al Consiglio di Preparazione all’esame di Storia moderna Stato, creando non pochi squilibri all’intero del regno. Per riconquistare la fiducia della fazione cattolica, Caterina organizzò un attentato per liberarsi di Coligny, il giorno del suo matrimonio, e dei nobili ugonotti invitati alla cerimonia. La strage vide più di duemila vittime, nella notte nota di San Bartolomeo. Coligny scampò alla morte, in quanto quella stessa notte si convertì al cattolicesimo, per poi rischierarsi più avanti con i protestanti. tentativi: pace di Saint Germain - libertà di culto a tutti gli ugonotti + concessione di piazze forti; strage di Wassy da parte dei cattolici; pace di Amboise - libertà di culto ai soli nobili ugonotti; 9. Quali furono i protagonisti del periodo più cruento della guerra civile, dal 1584 al 1594, in Francia? Chi ne uscì trionfatore, diventando re di Francia? Quale compromesso egli dovette accettare per ottenere questo risultato? Il periodo più cruento della guerra civile in Francia è quello che segue la strage della notte di San Bartolomeo: morto Carlo IX, ascende al trono il fratello Enrico III, che viene però considerato troppo arrendevole dai Guisa, i quali, costituiscono una Lega cattolica; alla morte di un altro fratello del re, che oltretutto non ha eredi, la corona spetterebbe al parente più prossimo della dinastia dei Valois, ovvero, Enrico di Borbone, di fede ugonotta. La lega cattolica non accetta questo erede e candida il Cardinale Carlo di Guisa. Si arriva così ad uno scontro tra lega e ugonotti, rispettivamente guidate da Enrico di Guisa ed Enrico di Borbone. Anche Enrico III partecipa, schierandosi dalla parte della Lega, che viene sconfitta da Borbone. A seguito dell’insurrezione parigina organizzata dai Guisa, Enrico III è costretto ad accettare il cardinale Guisa come erede al trono, tuttavia, il re, decide di far assassinare Enrico di Guisa e il Cardinale, alleandosi con Enrico di Borbone, al quale cederà il trono una volta morto. Enrico di Borbone diventa così il nuovo re di Francia sotto il nome di Enrico IV, e dopo aver sconfitto la Lega cattolica, abbandona la sua fede ugonotta per quella appunto cattolica, ottenendo l’assoluzione del papa Clemente VIII che lo riammette ufficialmente in seno alla Chiesa Cattolica. Viste le continue rivolte ugonotte, egli decide, con l’Editto di Nantes, di dare libertà di coscienza e di culto ai protestanti. Durante la sua carica, ripristina le finanze dello Stato e l’autorità della corona. Rimarrà comunque, agli occhi di molti, un eretico relapso, motivo per cui verrà assassinato. 10. Che cosa stabiliva l’Editto di Nantes? L’editto di Nantes, promulgato dal re relapso Enrico IV, riconosceva la religione cattolica come quella ufficiale e stabiliva che gli ugonotti avessero libertà di coscienza e di culto in luoghi prestabiliti, più il controllo di numerose piazzeforti come garanzia per la loro sicurezza. 11. Su quali principi si fondavano le teorie dei cosiddetti monarcomachi? Le teorie monarcomachi si basavano su principi secondo cui un sovrano considerato assolutista, nemico della fede, risultava essere un pericolo per lo Stato, ergo era necessario venisse eliminato. Si affermò così il tema di liceità dell’uccisione di un sovrano eretico. Questa teoria e questi principi si basano sulla dottrina politica aristotelica secondo cui la monarchia è sempre destinata a degenerare in tirannia. 12. Chi furono i cosiddetti politiques e qual era la loro proposta per risolvere la crisi della Francia? I politiques erano coloro che sostenevano la dottrina secondo cui la sfera religiosa deve essere sganciata da quella pubblica. La loro proposta era infatti che il sovrano non si intromettesse più negli affari religiosi, che la sua autorità fosse sottratta allo scontro tra le fedi, vista la situazione che vigeva in Francia tra ugonotti e cattolici. 13. Come si articolò la questione dell’interdetto lanciato dalla Santa Sede a Venezia? A seguito della radicalizzazione ideologica promossa dallo scontro religioso, i detentori del potere religioso come il Papa, tendono ad intromettersi sempre di più negli affari dello Stato. Questo è quello che successe tra la Santa Sede e la Repubblica di Venezia: papa Paolo V si era contrapposto alla liceità di arrestare due chierici, accusati di reati comuni e che dovevano essere processati dal tribunale ordinario (e non da quello ecclesiastico); inoltre, il papa aveva esteso la sua controversia al problema del controllo dell’edificazione di chiese e del patrimonio Preparazione all’esame di Storia moderna ecclesiastico sul territorio della repubblica. Venezia rifiutò le richieste, e il papa vietò al clero di esercitare qualsiasi funzione religiosa su tutto il territorio della Serenissima. Venezia reagisce imponendo al clero il normale svolgimento delle funzione, e ordina a gesuiti e teatini di lasciare il suolo repubblicano. Preparazione all’esame di Storia moderna UD10 - Economia e finanze nel secolo dei genovesi 1. Come variò, in termini quantitativi, la popolazione europea nel corso del XVI secolo? Con quali conseguenze economiche di rilievo? Nel corso del XVI sec. Ci fu un notevole aumento della popolazione su tutto il continente. Fattori principali di questo sviluppo demografico sono la flessione della mortalità, accompagnata dall’aumento di natalità (la gente viveva di più e quindi raggiungeva più spesso l’età adulta, che permetteva loro di procreare), e l’incremento della domanda di derrate alimentari, che portò conseguentemente ad una crescita dei prezzi, in particolare dei cereali. La necessità di produrre più cereali richiedeva un maggior numero di terre coltivabili, che si ricavarono grazie anche a bonifiche, in luoghi come i Paesi Bassi e Francia: crebbe così ovunque la produzione cerealicola che permise a sua volta uno sviluppo estensivo dell’agricoltura. Dal punto di vista economico è chiaro che all’aumento della produzione seguiva un incremento della vendita e un aumento dei prezzi, specialmente sulle materie di prima necessità. Con le prime carestie del secolo, questo sistema inizia a crollare. 2. Qual era il livello delle tecniche di produzione agricola nel XVI secolo? Quali regioni d’Europa erano più progredite e meglio coltivate? Il livello delle tecniche di produzione agricola era di gran lunga migliorato a seguito della peste del ‘300. Durante il ‘500, con l’aumento della popolazione e la maggiore richiesta di derrate alimentari, ci fu una di rivoluzione: per produrre una quantità maggiore di cereali occorrevano più terre, che vennero ricavate in alcune zone grazie alla bonifica di terre paludose, boschive, abbandonate o destinate ai pascoli di bestiame. Le bonifiche riguardarono alcune regioni in maniera particolare, come i Paesi Bassi, l’Inghilterra, la Francia e la Bassa Sassonia. In generale si può dire che le regioni d’Europa più progredite e meglio coltivate erano le qui sopra elencate, l’Italia, la Polonia, la Germania e la Boemia. 3. Perché si sviluppo nel XVI secolo l’industria metallurgica? Contemporaneamente alla cerealizzazione dell’agricoltura, si svilupparono anche altri settori, come quello tessile, minerario ed edilizio. La necessità di raffinare i metalli e produrre armi da fuoco portò a un importante sviluppo dell’industria metallurgica. 4. Perché le miniere di Tolfa erano una delle più importanti imprese minerarie nel Cinquecento? Le miniere di Tolfa erano importantissime in quanto in esse si trovava l’allume, minerale essenziale per la tintura dei tessuti. Prima delle scoperta delle miniere di Tolfa, l’allume veniva estratto dalle miniere di Focea, sotto il pieno controllo dei mercanti genovesi. Tuttavia, a seguito della conquista da parte degli ottomani di quella regione, l’allume inizia ad avere prezzi eccessivamente alti per le tasche di tutti. Fortuna volle che vennero scoperte le miniere di Tolfa, vicino a Civitavecchia. Papa Pio II affidò l’appalto ai mercanti fiorentini che si occuparono di esportare il minerale in tutta Europa. 5. In quale tipo di produzione si specializzarono le corporazioni italiane durante il XVI secolo? Durante il ‘500, le corporazioni italiane si specializzarono nella produzione di tessuti pregiati, come la lana e la seta. La produzione della lana vide grande crescita in città come Bergamo, Firenze e Venezia: le tre ebbero la possibilità di svilupparsi moltissimo in questo settore per due motivi principali: il primo, non vi era forte concorrenza da parte dei territori del Levante, il secondo legato alla scarsa produzione dei Paesi Bassi, al tempo oppressi dalla rivoluzione contro Filippo II. Anche Milano conobbe un periodo di fiorente produzione, in campo serico: la seta era considerato uno dei tessuti più pregiati al tempo e le corporazioni milanesi, che ne avevano il pieno monopolio, lo esportavano in tutta Europa. Milano non fu l’unica città a produrre quantità elevate di tessuto serico: anche Como, Cremona, Pavia, Genova, Bologna, Mantova, Venezia, Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Messina e Palermo erano coinvolte nel settore serico. Preparazione all’esame di Storia moderna 6. Quale fu il ruolo della città di Anversa nel quadro del commercio internazionale cinquecentesco? Anversa fu il centro commerciale più importante d’Europa per tutto il ‘500. Essa divenne una vera e propria piazzaforte finanziaria e commerciale: mercanti di tutti i paesi vi affluivano per comprare o vendere ciò che veniva prodotto in tutto il continente, come i tessuti pregiati dell’Italia, le spezie portoghesi, le derrate alimentari del Mediterraneo, i panni lana dell’Inghilterra eccetera. Anversa divenne fondamentale anche perché fu la prima a vedere la nascita di due Borse internazionali stabili: quella per la quotazione delle merci e quella per la regolazione delle transazioni finanziarie. 7. Quali erano le caratteristiche della lettera di cambio? La lettera di cambio può dirsi essere il precursore dell’assegno o cambiale dei nostri giorni. Essa rappresentava il metodo più veloce e sicuro per spostare grosse somme di denaro da una parte all’altra del continente. Consisteva in un accordo privato: un prenditore o traente si recava in banca per versare una quota, utile per acquistare merci in un altro paese; il datore o rimettente, prendeva i soldi liquidi e consegnava in cambio il documento, che il prenditore avrebbe poi spedito al venditore; quest’ultimo portava il documento nella banca locale, dove un pagatore o trattario restituiva lui i soldi liquidi. Era possibile che a scelta del datore il contratto potesse implicare una quarta persona, detta beneficiario, che poteva girare la lettera e indicare che la somma fosse versata ad un’altra persona. permetteva ai mercanti o commercianti di spostarsi con somme di denaro alte, senza timore di essere derubati. Le sue caratteristiche erano le seguenti: 8. Quel fu la principale famiglia di banchieri che si distinse nello sviluppo dell’attività economica e finanziaria nel primo Cinquecento? La famiglia di banchiera più incisiva del tempo fu quella dei Fugger, maggiori finanziatori dei principi germanici, in particolare della casa d’Asburgo. Essi vendettero il titolo di imperatore del sacro romano impero a Carlo V, ottenendo in cambio il controllo delle miniere di rame e argento in Ungheria e nel Tirolo. 9. Perché il Cinquecento viene definito il «secolo dei genovesi»? Genova, nel ‘500, era una ricca città marinara: i suoi traffici commerciali si allargavano alla Spagna, alla Francia e all’Europa Settentrionale. Della Francia era creditrice, in quanto concede prestiti alla corona francese, dalla quale però si stacca a seguito dell’abbandono dell’alleanza. Si avvicina così ancora di più alla corona spagnole, alla quale orientano i propri investimenti e capitali: in virtù di questo rapporto privilegiato, i banchieri genovesi si arricchiscono notevolmente. Essi ottennero così il primato nel commercio del denaro in Europa. 10. Perché a partire dal XV secolo in Europa aumentò la pressione fiscale? La pressione fiscale, ovvero il rapporto tra l’ammontare del prelievo tramite tasse e imposte e il reddito nazionale prodotto in un determinato arco di tempo, aumentò notevolmente in Europa nel XV sec. Per due principali motivi: il primo, legato all’aumento dei prezzi, che spinge i pubblici poteri a cercare di adeguare le proprie entrate all’inflazione; il secondo invece, legato agli altissimi costi della guerra. In quest’ultimo frangente, i costi erano aumentati notevolmente per via della comparsa delle armi da fuoco, più costose delle armi bianche, e per il fatto che ormai le truppe non erano più costituite da mercenari, ma da soldati che andavano salariati e a cui erano necessario procurare le armi e le armature. Questo portò ad una tassazione straordinaria, che incontrò però la resistenza del popolo e dei ceti privilegiati; inoltre, gli Stati non erano organizzati a tal punto da controllare chi dovesse pagare e quanto. Questo obbligò governi e monarchie a creare un sistema simile a quello dell’agenzia delle entrate di oggi, e a cedere le imposte a compagnie bancarie. Ma è chiaro che nemmeno questo bastò, tanto che si arrivò all’indebitamento da parte degli Stati. 11. Per quali motivi nel XVI lo Stato si interessò in modo sempre più massiccio al problema del credito? Preparazione all’esame di Storia moderna ———————— 12. Cos’era e come funzionava il «debito fluttuante» nel Cinquecento? Il debito fluttuante consisteva nel debito a breve termine che i principi avevano con i maggiori gruppi bancari del tempo: questi debiti erano ad interessi assai elevati che variavano a seconda delle vicende politiche e militari. 13. Come nacque il «debito consolidato»? Chi fu lo Stato più affidabile nella corresponsione degli interessi per tutta l’età moderna? Il debito consolidato nacque a seguito della necessità da parte degli Stati, specialmente dei governi municipali, di ripagare prestiti e estinguere l’indebitamento. Questa forma di debito era basata sulla emissione di titoli pubblici che garantivano una rendita fissa e sicura derivante da specifiche entrate fiscali. Tra tutti quelli coinvolti, lo Stato più affidabile fu quello della Chiesa, che grazie ad una seria regolamentazione e alla puntualità nei pagamenti, riuscì a conquistare la fiducia dei suoi finanziatori. 14. Come funzionava la venalità degli uffici? Cos’era la paulette? La venalità degli uffici non era altro che la vendita di titoli, nobiliari, militari, amministrativi e finanziari, venduti dalla corona francese per rimpinguare le finanze. In cambio dell’acquisizione dei titoli, gli acquirenti ottengono la remunerazione e le esenzioni legate all’ufficio di cui hanno acquistato il titolo, senza dover necessariamente esercitare la funzione. La paulette era una tassa istituita da Enrico IV in un secondo momento, in quanto la venalità degli uffici non era sufficiente per coprire tutte le spese della corona: questa imposta annua era a carico di tutti coloro che avessero acquistato dei titoli, ed era proporzionale al valore degli uffici. 15. Quali furono le cause del consistente rincaro dei prezzi nel corso del XVI secolo? La causa vera e propria del rincaro dei prezzi nel corso del XVI sec. È principalmente legata all’incremento della popolazione, che ha portato l’aumento della richiesta di derrate alimentari. Al contempo però, la produzione non era efficiente abbastanza da soddisfare tale richiesta. È comunque da considerare anche il fatto che l’affluenza dei metalli preziosi contribuisce ad accentuare il problema, ma solo marginalmente. 16. Quali furono le conseguenze della «rivoluzione dei prezzi» sul livello del benessere dei vari gruppi sociali in Europa? Le conseguenze per coloro che vivevano di salariato sono state molto pesanti, in quanto proprio questa categoria è stata quella che ha sofferto di più della situazione. Anche i proprietari terrieri che avevano stipulato contratti di affitto perpetuo o a lunghissima scadenza hanno subito le conseguenze negative della rivoluzione, in quanto non potevano rinegoziare i canoni dei contratti che si sono svalutati progressivamente a beneficio degli affittuari. Al contrario, mercanti e imprenditori manifatturieri hanno giovato della situazione, grazie al ridursi del costo del lavoro e all’aumento dei prezzi delle merci. Idem per i proprietari di terre che si occupano di queste in prima persona o che le hanno affitte per brevi periodi, e quindi hanno la possibilità di modificare i canoni dei contratti. Preparazione all’esame di Storia moderna UD12 - Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna 1. Che cosa fu la «rivoluzione copernicana» e perché le sue conclusioni vennero condannate dalla teologia non solo cattolica ma anche protestante? La rivoluzione copernicana è una teoria elaborata dall’astronomo polacco Niccolò Copernico, secondo al centro dell’universo vi è il sole e intorno ad esso ruota la terra, la quale compie un secondo movimento rotatorio sul proprio asse. Questa teoria fu rifiutata dalla Chiesa che seguiva l’eliocentrismo del sistema aristotelico-tolemaico, secondo cui la terra è al centro dell’universo e il sole ruota intorno ad essa. 2. Quale fu l’utilizzo del cannocchiale da parte di Galileo Galilei? Galileo sfruttò il cannocchiale per costruire telescopi e studiare il cielo. E’ grazie a questo che egli osservò i satelliti di Giove, le fasi di Venere, i ‘mari’ della Luna, le macchie solari e l’anello di Saturno. 3. Quale importanza ebbe la matematica nel pensiero galileiano? A differenza del pensiero aristotelico, che classificava i fenomeni naturali qualitativamente, Galileo si dedicò allo studio degli oggetti presenti in natura attraverso l’osservazione e la sperimentazione, da un punto di vista quantificabile. La matematica è importante nel suo pensiero proprio perché è attraverso essa che egli spiega i fenomeni, ora trattati scientificamente. 4. Come si giunse alla pubblica abiura delle sue idee da parte di Galilei? Dopo aver ottenuto l’appoggio del papa Urbano VIII per il ‘Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo’, Galileo fece pubblicare l’opera dove offrì una prova fisica delle teorie di Copernico, da lui quindi considerata non un ipotesi, ma una verità scientifica e fisica. Fu così che fu condannato all’abiura pubblica e dovette ritrattare il suo pensiero. 5. Dove e da chi vennero promossi nel Cinquecento gli studi di anatomia? Gli studi di anatomia vennero promossi nel ‘500 in Italia, specialmente a Padova. Il primo a dare una nuova svolta agli studi anatomici fu il fiammingo Andrea Vesalio, che, influenzato da Galileo, basò la sua ricerca sull’osservazione diretta e la dissezione dei cadaveri. Suo successore fu Fabrici di Acquapendente che, sempre a Padova, seguendo il metodo vesaliano, combina lezioni teoriche con ricerca pratica: fu egli a promuovere il primo teatro anatomico stabile e a scoprire le valvole venose. Altro grande esponente degli studi di anatomia fu l’inglese William Harvey, che, anch’egli giunto a Padova, dedicò la sua carriera allo studio del cuore e della circolazione sanguigna. 6. Quale fu il ruolo di Girolamo Fabrici di Acquapendente nella storia della medicina? Il ruolo di Fabrici fu fondamentale in quanto egli non solo diede vita al primo teatro anatomico stabile, dove avvenivano i dissezionamenti dei cadaveri (a scopo accademico) sotto gli occhi degli studenti, ma anche perché fu colui che scoprì le valvole venose, che fanno fluire il sangue venoso al muscolo cardiaco. Ed è proprio su questa scoperta che Harvey baserà gli studi di una vita, arrivando a mostrare come funziona il cuore e il sistema circolatorio. 7. Quale fu la più importante scoperta di William Harvey? L più importante scoperta di William Harvey fu quella che illustra i meccanismi principali della circolazione del sangue e la centralità del cuore nel sistema circolatorio, grazie a un profondo studio attuato attraverso l’analisi empirica della fisiologia umana e la dissezione di cadaveri 8. Quali erano i principi fondamentali della filosofia meccanicista? Secondo la filosofia meccanicista per comprendere l’universo è necessario conoscere le leggi del moto, in quanto tutto, all’interno dell’universo è in continuo movimento, un movimento meccanico Preparazione all’esame di Storia moderna che si basa su leggi matematiche. Tale movimento, secondo Cartesio, è dettato dalla volontà divina: Dio è il meccanico dell’universo, ed è l’unico a conoscere davvero la natura di quest’ultimo. Come per Galileo, la natura delle cose deve essere vista dal punto di vista oggettivo e quantificabile, non soggettivo e qualitativo come per Aristotele. Il meccanicismo mira quindi a chiedersi il come delle cose, e non tanto il perchè. 9. Chi elaborò e dimostrò per primo la legge di gravitazione universale? Il primo ad elaborare e dimostrare la legge di gravitazione universale fu Isaac Newton. Egli sosteneva che fosse indispensabile studiare i fenomeni naturali e descriverli con leggi matematiche, e applicando le leggi della ‘meccanica’ arrivò a scoprire che i pianeti del sistema solare si muovono non per volontà divina, ma per gravitazione, concependo, per la prima volta nella storia, l’universo come elemento completamente indipendente dall’ordine divino. 10. Quale ruolo ebbero le università nell’elaborazione della scienza moderna? Le università erano già dal basso medioevo luogo di trasmissione della cultura, tuttavia, la struttura di esse venne modificandosi tra ‘500 e ‘600: in esse non si svolge ricerca, ma si impartiscono solo lezioni teoriche (eccetto per lo studio dedicato all’anatomia) da parte di docenti che molto spesso si trovano a dover insegnare concetti che non condividono nemmeno, come per esempio è successo a Galileo. 11. Come funzionavano le accademie all’interno della Penisola italiana? E in Inghilterra e Francia? Le accademie erano i veri e propri luoghi dove gli scienziati o comunque gli studiosi potevano riunirsi, confrontarsi e scambiare tra loro idee e ipotesi. In Italia il circolo accademico era dotato di nome, regolamento e anche di un’impresa, e i partecipanti utilizzavano falsi nomi per tutelarsi. Tuttavia, il sistema era fragile a causa del fatto che questi sodalizi erano spesso promossi da singoli, non capaci di assicurare una duratura continuità all’accademia e sufficiente protezione ai partecipanti dall’occhio dell’Inquisizione . In Inghilterra vi era invece un tipo diverso di accademia, la Royal Society, in cui il confronto tra studiosi avveniva solo per verificare i risultati da questi ottenuti al di fuori del circolo: ci si riuniva settimanalmente, pagando una quota di iscrizione ed eventuali contributi extra. In Francia, la vita accademica era controllata dal sovrano: i componenti percepivano un salario dalla corona, che li assoldava per fare ricerca sperimentale in diverse discipline; qualora il re lo volesse, questi personaggi potevano essere chiamati alla corte di Versailles per progettare e realizzare opere di interesse pubblico o svago privato del sovrano. Preparazione all’esame di Storia moderna UD13 - Tra guerra e rivolta: la crisi di metà Seicento 1. Quali furono le cause principali della guerra dei Trent’anni? Quali le conseguenze? Le cause della Guerra dei Trent’anni furono di natura dinastica e religiosa: dinastica in quanto l’imperatore Mattia II non aveva eredi e quindi voleva imporre il Duca di Stiria, non ben visto in Boemia; religiosa in quanto come ormai succedeva da tempo, protestanti e cattolici non riuscivano a trovare un compromesso per convivere, e con l’imposizione di un nuovo imperatore cattolico, i protestanti si ribellano. Tuttavia, è da tenere presente la situazione che c’era in tutta Europa in quel periodo, ovvero di crisi generale, per cui si può anche dire che la guerra dei trent’anni è nata anche per motivi legati all’economia e al commercio. Le conseguenze furono devastanti, sia da un punto di vista demografico (calo della popolazione dovuto ad epidemie e pestilenze portate dal passaggio delle truppe), sia da un punto di vista politico, in quanto la Germania venne completamente frammentata in staterelli indipendenti, la Spagna dovette rinunciare al primato politico per cederlo alla Francia. Altra conseguenza è la crisi finanziaria a cui devono sopperire gli stati. 2. Perché questo conflitto rimase nella coscienza europea come il simbolo di un’immane sciagura storica? È considerato una sciagura storica in quanto ha portato devastazione e accentuato la crisi del ‘600. La guerra segnò però la fine dei conflitti religiosi nell’Europa Occidentale, presenti fin dalla comparsa della riforma protestante. 3. Che cos’era la Lettera di maestà concessa dall’imperatore Rodolfo II alla Boemia? La lettera di maestà rappresentava il compromesso escogitato dall’allora imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II che, tollerante nei confronti dei protestanti di Boemia, concesse loro con questo documento, libertà di coscienza. 4. Quali erano le due alleanze politico-religiose contrapposte che dall’inizio del XVII secolo si fronteggiano in Germania? Le due alleanze politico-religiose che vennero a formarsi all’inizio del XVII sec. Furono la lega Cattolica, costituita dai principi cattolici sotto la guida di Massimiliano di Baviera, e la Lega Evangelica, costituita dai principi protestanti (sia luterani che calvinisti) e fronteggiata da Federico IV del Palatinato. 5. Che cosa fu la «defenestrazione di Praga» e perché rappresentò il pretesto per lo scoppio della guerra dei Trent’anni? La defenestrazione di Praga rappresenta l’inizio della Guerra dei Trent’Anni in quanto fu un vero e proprio affronto alla Lega Cattolica da parte dei protestanti che, rifiutando l’imposizione di un nuovo imperatore Cattolico, Ferdinando II Duca di Stiria, defenestrarono letteralmente i due rappresentanti imperiali una volta giunti al castello di Praga. Fu visto come un gesto di dichiarazione di guerra da parte della Lega Evangelica. 6. Attraverso quale editto l’imperatore Ferdinando II cercò di imporre al mondo tedesco una rigida politica antiriformistica? Con quali reazioni da parte dei principi tedeschi? L’imperatore Ferdinando II impose la sua rigida politica al mondo tedesco attraverso l’editto di Restituzione, che prevedeva appunto la restituzione di tutti i beni ecclesiastici confiscati dai protestanti prima del 1552 alla Chiesa di Roma. E’ importante specificare che l’imperatore prese tale decisione senza ricorrere alla dieta, fatto che spinge i principi cattolici tedeschi a non avvallare i piani relativi al rafforzamento dell’autorità imperiale. 7. Quali furono i due contendenti principali della guerra dei Trent’anni, nella fase finale del conflitto, combattuta dal 1635 al 1648? Dove si affrontarono militarmente? Preparazione all’esame di Storia moderna UD14 - La rivoluzione inglese 1. Quale dinastia sostituì alla guida dell’Inghilterra i Tudor, estintisi con la morte di Elisabetta I? La dinastia che seguì a quella dei Tudor, che vide la sua fine con Elisabetta I, fu quella scozzese degli Stewart, in quanto, a succedere al trono fu Giacomo I, figlio di Maria Stewart (cugina di Elisabetta). 2. Quali elementi di tensione politica, economico-sociale e religiosa erano presenti in Inghilterra all’inizio del XVII secolo? Elemento primo di tensione era la presenza di un sovrano completamente diverso dal precedente: Giacomo I aveva infatti una visione della monarchia e della gestione del patronage molto diversa rispetto a quella di Elisabetta, in quanto egli aveva uno stile di vita più libertino, e soleva spendere senza controllo e retribuire fortemente gli uomini che lo circondavano. E’ chiaro che a lungo andare questo comportò problemi di natura economica: la situazione era già poco stabile a causa della generale inflazione che aveva colpito l’Europa, per cui l’atteggiamento di Giacomo non fece altro che aumentare l’insufficienza degli introiti. Da un punto di vista religioso, la situazione era egualmente incrinata: Elisabetta I aveva riformato la Chiesa Anglicana su basi protestanti e cattoliche (in parte) e successivamente aveva ricostruito l’identità della chiesa nazionale inglese su quella irlandese, basata sul modello anglicano ma più vicina al modello calvinista. Giacomo I, sebbene molto già tollerante nei confronti delle religioni eterodosse, introdusse i vescovi nella Chiesa scozzese e operò varie correzioni per incrementare il controllo sovrano sulle Chiese anglicana e irlandese. 3. In che modo Giacomo I cercò di regnare in nome dell’assolutismo? Quali opposizioni e contrasti suscitò? Quali furono i suoi rapporti con il Parlamento? Giacomo I fu un sovrano molto diverso rispetto ad Elisabetta I: aveva uno stile di vita libertino e progetti irrealizzabili, come quello che vedeva la fusione della corona scozzese a quella inglese (respinto dal parlamento) o come quello che vedeva l’Inghilterra diventare una potenza mediatrice attraverso il matrimonio del figlio con la principessa cattolica di Spagna (figlia di Filippo IV). Il Parlamento non vide mai di buon occhio il sovrano, dovendo sempre contrastare le sue richieste, come appunto quella di unire le due corone, o quella di aumentare le tasse in modo da rimpinguare le finanze da lui assottigliate. Inoltre il Parlamento si trovò sempre minacciato dalla tolleranza di Giacomo nei confronti dei cattolici, in quanto i parlamentari, per lo più vissuti la tempo di Elisabetta, hanno sempre avuto l’ambizione di continuare a riformare la Chiesa anglicana e a incrementare una politica estera anticattolica. Il fatto che Giacomo riuscì nel suo intento di maritare il figlio con una principessa cattolica, non più quella di Spagna ma di Francia, incrinò ancora di più i rapporti fra lui e il Parlamento. 4. Che ruolo ricoprì nella vita pubblica inglese il duca di Buckingham? Il Duca di Buckingham era il favorito del re Giacomo I. Egli sfrutto la bedchamber (l’entourage privato del sovrano) per monopolizzare il patronage regio e ascendere ad una posizione privilegiata sul piano politico. Assunse quindi un ruolo guida nella politica inglese, e lo mantenne anche con il successore di Giacomo, il figlio Carlo I. 5. Che cosa fu la Petizione dei diritti? Le petizione dei diritti fu una petizione che il parlamento chiese al sovrano Carlo I di firmare in cambio di sussidi da lui richiesti: essa prevedeva che venissero riaffermate le garanzie costituzionali della nazione inglese, come l’inviolabilità personale dei cittadini, la necessità dell’approvazione preventiva del parlamento di riscuotere tasse, l’impossibilità di proclamare la legge marziale in tempo di pace. 6. Quale era il clima politico nell’Inghilterra degli anni Trenta del Seicento? Negli anni ’30 del ‘600, Carlo I ha governato quasi come un tiranno. A seguito dello scioglimento del parlamento nel ’29, egli non lo riconvocò se non nel lontano ’40. Durante questo periodo il Preparazione all’esame di Storia moderna sovrano si è circondato di mercanti banchieri che gli prestassero denaro e ha imposto tasse, mossa che ha portato a insurrezione da lui represse. In campo religioso egli ha adottato l’arminianesimo (versione moderata del protestantesimo, incentrata sulla dottrina della predestinazione) per rafforzare il potere della gerarchia episcopale e l’autorità regia. Nominò come nuovo arcivescovo di Canterbury il prelato arminiano William Laud. Carlo ha così trovato un punto di mediazione della situazione religiosa del tempo, interrompendo, grazie al lavoro di Laud, quel processo evoluzionistico della chiesa anglicana in senso protestante. Laud, poco tollerante nei confronti delle religioni eterodosse, impose l’uniformità di culto e instaurò un regime di terrore, simile a quello suscitato in precedenza dall’inquisizione. Maggiore opposizione fu trovata in Irlanda e Scozia: la situazione in Irlanda fu gestita da Thomas Wentworth, conte di Strafford, con la repressione del presbiterianesimo e l’imposizione della Chiesa anglicana; in Scozia, ugualmente, Laud tentò di imporre la struttura episcopale della Chiesa anglicana e l’adozione di una nuova versione del Common Prayer Book. Tuttavia, gli scozzesi insorsero, respingendo il libro e abolendo la carica (e quindi la presenza) di vescovi a favore di un governo presbiteriano: crearono un comitato di opposizione alla politica imposta da Laud e dal re, prendendo il nome di National Covenant. Iniziarono le guerre dei vescovi, che Carlo finanziò ricorrendo a circoli finanziari a lui legati e a finanziatori cattolici. La vittoria fu degli scozzesi, che obbligarono il sovrano a concedere loro un sinodo dove sarebbe stata decisa la struttura organizzativa della Chiesa scozzese. Tuttavia le pressioni degli scozzesi non finirono qui e Carlo fu costretto a riconvocare, dopo ben 11 anni, il parlamento. 7. Come si giunse dagli scontri tra Corona e Parlamento, all’epoca della guerra contro la Scozia, all’aperta guerra civile (agosto 1642)? Quale significato ebbe in questo contesto la Grande rimostranza? Nel breve periodo di due anni dalla prima sconfitta di Carlo in terra scozzese all’inizio della guerra civile inglese vediamo riaccendersi lo scontro tra corona e parlamento. A seguito delle continue oppressioni scozzesi contro il sovrano, quest’ultimo è costretto a convocare il parlamento dopo 11 anni dall’ultima volta: scopo è quello di chiedere sussidi. Il parlamento non accetta la concessione e Carlo lo scioglie dopo solo 3 settimane, motivo per cui viene ricordato come Short Parliament. Intanto continua, da parte di Laud, la riforma della chiesa anglicana, tramite l’introduzione di nuovi canoni, sempre più tendenti al cattolicesimo. Carlo subisce nuove sconfitte in Scozia, la quale pretende un grosso risarcimento finanziario. Nuovamente il parlamento viene aperto e ne approfitta per imporre al re la regola di convocare regolarmente l’assemblea, attraverso una nuova legge, l’Atto triennale (prevedeva che il Parlamento si riunisse obbligatoriamente ogni tre anni, che non potesse sciogliersi prima di cinquanta giorni e che fossero i deputati a scegliere i loro speaker). Inoltre, il parlamento ne approfitta per accusare di impeachment sia il conte di Strafford che l’arcivescovo di Canterbury, che furono entrambi giustiziati. Non solo, il parlamento cercò di annullare i cambiamenti portati dal sovrano nel periodo di tirannia, ribadendo il carattere anticostituzionale e illegale della tassazione senza il consenso parlamentare e smantellando l’apparato di governo volto alla repressione o al controllo centralizzato di determinate province. Inizia però ora a manifestarsi una diversità di idee all’interno del parlamento, con due prospettive principali: la prima legata ad un ritorno alla normalità, ove ogni carica riprende il suo posto e il potere ad essa assegnato; la seconda che prevede il mantenimento del potere parlamentare contro un sovrano considerato non affidabile visti i precedenti. Nasce nuovamente la paura che Carlo sciolga con forza il parlamento a seguito della pace da lui siglata con la Scozia. A seguito dello scoppio di una rivolta in Irlanda, il parlamento si trova obbligato a concedere sussidi al sovrano per spedirvi un esercito. Tuttavia, alcuni parlamentari temono che Carlo possa rivoltare l’esercito contro di loro, pertanto propongono che il sussidio venga ceduto a costo che sia il parlamento a stabilire e controllare la scelta del comando militare; inoltre, questo gruppi di parlamentari contro il sovrano, approva un testo, la Grande Rimostranza, in cui vengono elencati tutti gli errori commessi dal re e dai suoi ministri e collaboratori sin dall’inizio del suo regno. Ciò spinge Carlo ad una prova di forza, che irrompe nel parlamento con un esercito per arrestare i leader che fino al momento gli avevano remato contro; tuttavia questi, avvertiti precedentemente, scappano e lasciano il re a bocca asciutta, mostrando così che egli è capace anche di violare l’immunità a costo di piegare il parlamento. Questo non fa altro che incrementare l’agitazione e la protesta popolare nei suoi confronti. Carlo decide così di lasciare la città e ripresentare solo poco dopo con un esercito di volontari, dando così il via alla guerra civile. Preparazione all’esame di Storia moderna 8. In che senso i partiti della guerra civile si formarono in relazione a una marcata divisione geografica, sociale e religiosa? Con lo scoppio della guerra civile, in ogni contea e in ogni strato sociale emergono due gruppi distinti, uno a favore del re e uno a favore del parlamento. Dal punto di vista geografico e sociale il paese si spacca in due: Nord e Sud-Ovest si schierano con il sovrano, mentre Londra, Est e Sud- est si schierano con il parlamento; lord e gentry sono in maggioranza dalla parte del sovrano, mentre le corporazioni artigianali e i ceti professionisti sono dalla parte del parlamento. 9. Cosa fu il New Model Army? Quale ruolo svolse al suo interno Cromwell? Dove e quando ottenne una decisiva vittoria militare sulle forze regie? Il New Model Army fu un nuvo tipo di esercito riorganizzato completamente da Oliver Cromwell, al tempo parlamentare, a seguito della decisione del Parlamento di non mischiare più la vita politica con la vita militare: le truppe furono allora formate da volontari retribuiti, tra i quali nacque un forte senso di corresponsabilità e impegno per una missione da molti ritenuta divina. Grazie a Cromwell, il New Model Army sconfisse le truppe del re nella battaglia di Naseby. 10. Perché dopo la vittoria militare si aprì un contrasto di carattere politico e religioso fra le forze rivoluzionarie? Con l’avvento del New Model Army ci furono vari cambiamenti a livello politico-sociale: innanzitutto, data la scarsità di nobili presenti tra le fila dell’esercito, molti artigiani e piccoli proprietari terrieri si vedevano spesso promossi a cariche più alte, e questo portò uno slittamento della scena politica, non più incentrata sulla scena cortigiana, e nemmeno parlamentare. Iniziò a diffondersi più libertà di pensiero, che portò le persone a dividersi sulle decisioni relative alla sorte della Chiesa Anglicana: vi era chi pensava che andasse purificata, chi era convinto che dovesse amalgamarsi alla Chiesa presbiteriana scozzese, e chi invece, da congregazionalista, era convinto che bisognasse lasciare spazio e autonomia alle libere assemblee dei fedeli. Durante la guerra civile queste divaricazioni si aggravarono: iniziarono a emergere gruppi con idee anticonformiste, mentre il dibattito religioso si spostò dal terreno dell’organizzazione a quello dei limiti della tolleranza religiosa. Ancora, a Londra nacque il gruppo radicale dei livellatori, che promuoveva ampia tolleranza religiosa, ma anche l’elezione di uno nuovo parlamento a suffragio universale maschile, e la proclamazione della Repubblica. Il loro programma era quindi basato su radicali riforme economico-sociali e politiche. Il conflitto scoppiò a seguito della divergenza di pensiero tra livellatori e parlamento: i primi supportavano la difesa della sovranità popolare, i secondi invece erano accusati di accentramento decisionale e di involuzione oligarchica. Ma I dissapori non finirono qui: nacque un nuovo movimento radicale degli indipendenti che chiese il scioglimento e la riforma del Parlamento, al quale veniva chiesto di mantenere fermezza nelle trattative con il re. Tuttavia, il Parlamento aveva già deciso che posizione avrebbe assunto d’ora in avanti, ovvero di riconciliarsi con il sovrano. 11. A cosa si riferisce lo storico Christopher Hill quando parla di «mondo alla rovescia»? L’autore Christopher Hill parla di Mondo alla Rovescia in riferimento ai cambiamenti radicali che ci furono durante la prima guerra civile in Inghilterra. La libertà di pensiero si era ormai diffusa e le persone si dividevano a seconda degli ideali e delle convinzioni religiose. Tra tutti spiccarono gli anticonformisti, che miravano a ribaltare la situazione politica, sociale e religiosa che per anni aveva governato in Inghilterra. 12. Quali rivendicazioni erano sostenute dalla corrente radicale dei «livellatori»? In quale occasione questi ultimi dimostrarono il loro insanabile contrasto con le forze guidate da Cromwell? I livellatori furono un gruppo radicale nato a Londra durante la prima guerra civile. Essi si distinguevano per la loro ampia tolleranza religiosa, tuttavia proponevano l’elezione di un nuovo parlamento a suffragio universale maschile e la proclamazione della Repubblica. Inoltre, essi difendevano la sovranità popolare, contrastata dal Parlamento, tendente all’oligarchia e all’accentramento decisionale. Il contrasto con Cromwell ebbe luogo a seguito dei tentavi del condottiero di reprimere gli ideali democratici che si diffondevano nell’esercito. I livellatori, che Preparazione all’esame di Storia moderna UD15pt2 - Divisione dei poteri, libertà, ricchezza: il modello di società inglese e olandese 1. Quali elementi furono alla base dell’eccezionale successo economico dell’Olanda nel corso della prima metà del XVII secolo? Ci furono molti elementi alla base dell’eccezionale successo economico dell’Olanda: in primis vediamo la loro perfetta posizione, sui delta di tre grandi fiumi, arterie di comunicazione e di traffici fra tutti gli Stati Europei; secondo, l’Olanda era dotata di una potente flotta, con tecnologie all’avanguardia (venne costruito qui il primo Fluyt, nuovo tipo di vascello mercantile, che necessità di meno marinai e ha una capacità di carico maggiore); terzo punto di forza è rappresentato dai traffici con il mar nord e il mar baltico, e specialmente nell’area attinente a quest’ultimo, l’Olanda aveva ormai la piena egemonia (qui esportava materie prime e importava legname e grano); quarto punto rappresenta la vera essenza dell’intermediazione commerciale che fece la fortuna dei mercati olandesi, ovvero il processo di importazione, riconfezionamento ed riesportazione di prodotti provenienti da ogni angolo del globo (insomma, tutto passava per l’Olanda prima di arrivare ad altri paesi); altro elemento fondamentale era l’alta monetizzazione, di cui anche il settore agricolo trasse benefici; vediamo poi il sistema finanziario creditizio come altro punto di forza, in quanto è proprio in Olanda che nasce la Banca dei cambi (che trasforma depositi di monete in banconote dal valore superiore) e la Borsa, che raggiunse una posizione di preminenza pari a quella che oggi ha Wall Street; ultimo, ma non per importanza è il fattore manifatturiero, che assiste a progressi significativi, grazie allo sviluppo della produzione dei tessuti di lana e di seta, ai giacimenti di torba e ai mulini, che forniscono energia a basso costo a tutte le fabbriche del paese. Ricordiamo che la crisi di inizio ‘600 aveva si colpito i Paesi Bassi, ma solo gli stati meridionali, creando così una migrazione dal sud verso il nord: l’aumento di popolazione nelle province settentrionali favorì lo sviluppo economico, in quanto, questi immigrati, portavano con se un grosso bagaglio di esperienze e conoscenze in tutti i settori. 2. Per quali aspetti l’innovazione economica fu il vero punto di forza dell’Olanda? L’innovazione economica fu il vero punto di forza dell’Olanda perché è grazie ad essa che questo Stato si sviluppò arrivando a diventare una delle maggiori potente commerciali europee. La crisi del ‘600 sicuramente fu un punto a loro favore, perché vide il progressivo indebolimento economico di Stati che fino ad allora avevano tenuto le redini di molti traffici commerciali, come per esempio l’Italia in ambito manifatturiero. La prontezza olandese di rispondere alla crisi con l’esportazione di manifatture a costi meno elevati ha dato il via a quell’innovazione che ha poi reso l’Olanda una potenza mondiale. Non solo, la posizione geografica, l’avanzata tecnologia navale, la redistribuzione di prodotti a prezzi più alti (da loro importati, poi riconfezionati e in seguito riesportati), l’alta monetizzazione, il sistema creditizio finanziario, l’aumento di popolazione per via dell’immigrazione, sono tutti aspetti dell’innovazione. 3. Che cosa significa dire che nella loro espansione coloniale gli olandesi si mossero con «uno spirito laicamente capitalistico»? Questa affermazione descrive perfettamente il modo di agire degli olandesi, mossi da interessi privati e dal desiderio di espandere la potenza pubblica, che era tuttavia strettamente legata agli interessi privati. Quello olandese fu un colonialismo laico in quanto essi, grazie alla creazione della Compagnia unita delle Indie Orientali, assunsero non solo il monopolio dei commerci in una vastissima area (Africa e Asia e anche America) ma anche un forte potere politico e militare: la stessa compagnia divenne una società per azioni, capace di creare e amministrare insediamenti coloniali, di avere una forza militare che contrastasse la concorrenza e tutelasse gli interessi olandesi, e di stringere accordi con i territori insediati. 4. Quali furono le principali regioni interessate dal colonialismo olandese nei diversi continenti? Le principali regioni interessate dal colonialismo olandese furono: Banda (arcipelago dell’Indonesia), Giava (Indonesia), Amboina (Indonesia). 5. A quali diversi ambiti il giurista Ugo Grozio applicò la teoria giusnaturalistica? Preparazione all’esame di Storia moderna Grozio applicò la teoria giusnaturalistica all’ambito commerciale con il suo scritto Mare Liberum, in cui sosteneva che la libertà di navigazione, di commercio e di pesca fosse un diritto originario e naturale delle nazioni. Con questo gettò le basi dell’idea di diritto internazionale che sviluppo in un altro volume, De pure belli ac pacis, applicando così il giusnaturalismo all’ambito politico. 6. Che stile venne promosso dai pittori olandesi del Seicento? Venne promosso lo stile del naturalismo, caratterizzato da una cura del dettaglio e del particolare quasi maniacale, e che appunto emerge dalle rappresentazioni di vita quotidiana e di paesaggi di vari pittori del tempo, come Rembrandt e Vermeer. 7. Perché negli ultimi decenni del XVII secolo, l’Olanda, che in precedenza aveva dominato la scena economica mondiale, cessò di avere la preminenza a vantaggio di altri Stati? L’Olanda cessò di avere la preminenza a vantaggio di altri Stati per via della pressante espansione commerciale dell’Inghilterra: proprio in quel periodo di crisi, l’Inghilterra si stava arricchendo grazie alla produzione di panni lana, commerciati in tutta Europa a prezzi molto bassi. Contemporaneamente, in Inghilterra, allo scopo di contrastare l’espansionismo e il monopolio olandese, nascevano compagnie per il commercio con altri Stati, come la Compagnia del Levante e la Compagnia inglese delle Indie Orientali. Inoltre, il Parlamento inglese promulgò l’Atto di Navigazione, che prevedeva due importanti soluzioni: ogni merce importata in Inghilterra doveva arrivare tramite navi inglesi o battenti la bandiera del territorio di importazione; al naviglio inglese era esclusivamente riservato il commercio con le proprie colonie. Questo atto portò a conflitti con le Province Unite. Il colpo di grazia però lo diede la comparsa del mercantilismo, diffuso in Inghilterra e in Francia, e l’espansionismo politico della Francia verso i Paesi Bassi Spagnoli 8. Quali furono gli elementi maggiormente significativi dell’economia inglese, che crearono le condizioni per un proficuo e dinamico sviluppo del paese? Elementi significativi dell’economia inglese furono la creazione di compagnie per il commercio con altri stati, come la Compagnia del Levante e la Compagnia inglese delle Indie Orientali; l’emissione dell’Atto di Navigazione; la nascita e l’espansione del mercantilismo. Altri 9. Cosa stabiliva l’Atto di navigazione del 1651? Come reagirono le Province Unite alla sua promulgazione? L’Atto di Navigazione del 1651 stabiliva i prodotti importati territorio inglese dovessero arrivare solo per navi inglesi o navi battenti la bandiera dello Stato di origine dei prodotti stessi; inoltre stabiliva che solo l’Inghilterra potesse commerciare con le proprie colonie. 10. Cosa rappresentò per l’Inghilterra e la Francia il mercantilismo? Il mercantilismo per Francia e Inghilterra rappresentò il colpo di grazia inflitto all’Olanda: nato dalle riflessioni sulla ricchezza e su come incrementarla, il mercantilismo aveva lo scopo di coniugare politica politica di potenza e benessere della comunità. Tali politiche crearono problemi non da poco all’economia olandese. 11. In quali fasce sociali era divisa la società inglese nel tardo Seicento? La società inglese nel tardo seicento era divisa in 3 principali fasce sociali: i gentlemen, cioè la nobiltà che vede in essa cavalieri, titolari, scudieri, e semplici gentiluomini; gli yeomen e gli husbandmen, ovvero proprietari non nobili e piccoli proprietari; e nell’ultima fascia vediamo i lavoratori agricoli e i servi. 12. Quanto contava in Inghilterra la ricchezza mobile? ———- 13. Quali sono le caratteristiche della cultura inglese del secondo Seicento? Preparazione all’esame di Storia moderna La cultura inglese del secondo seicento è caratterizzata da notevoli cambiamenti, come l’affermarsi della lingua inglese al posto di quella latina nella lettura della Bibbia, nelle leggi e nella prosa scientifica, fattore che costituisce un ampliamento di possibilità di lettura per tutti; come la libertà di sperimentazione e l’avvento di grande eccitazione intellettuale, che creano un clima positivo nei confronti del cambiamento e delle novità; si registrano progressi in campo filosofico, scientifico e letterario. 14. Quale tipo di sovranità fu teorizzato dal filosofo Thomas Hobbes? Hobbes teorizza un tipo di sovranità assolutistica, giustificata non più dalla sua natura divina, ma dalla volontà dei cittadini, che cedono l’autorità in cambio della difesa di se stessi e dei propri beni. Secondo questa teoria quindi, lo Stato si forma attraverso il monopolio della forza del popolo, diventando così un prodotto del tutto umano. Preparazione all’esame di Storia moderna UD17 - La seconda rivoluzione inglese e l’affermazione della potenza britannica 1. Come si caratterizzò la restaurazione sul piano politico interno e sul piano religioso sotto Carlo II Stuart? Con l’ascesa al trono inglese di Carlo II, si ripresentarono quei dissapori tra sovrano e Parlamento, che avevano caratterizzato la storia d’Inghilterra nel periodo di Carlo I. Tali dissapori nacquero dalla paura del Parlamento di una tendenza filocattolica da parte di Carlo II, che non solo aveva sposato una principessa portoghese cattolica, ma anche per un trattato segreto avvenuto tra lui e Luigi XIV in cui il re inglese prometteva un ritorno al cattolicesimo dell’Inghilterra. Mentre accadeva tutto ciò, il fratello del re, Giacomo II si convertì al cattolicesimo, fatto che insospettì ancora di più il Parlamento. Da qui nacque una guerra a suon di leggi proclamate dal parlamento allo scopo di arginare, se non eliminare completamente, la presenza e l’influenza dei cattolici nel governo inglese. Carlo, al contrario, fece il possibile per promuovere la tolleranza verso il cattolicesimo. 2. Per quali ragioni e con quali modalità si realizzò la sostituzione di Guglielmo III d’Orange a Giacomo II sul trono d’Inghilterra? Perché essa comportava un problema di legittimazione per il nuovo re? A seguito dell’ascesa al trono di Giacomo II e della sua Dichiarazione di Indulgenza, il Parlamento prese provvedimenti: Whigs e Tories, preoccupati delle tendenze assolutistiche del sovrano chiesero aiuto allo stadhouder olandese, Guglielmo III, consorte di Maria Stuart, primogenita di Giacomo II. Guglielmo rispose alla richiesta di aiuto sbarcando in Inghilterra alla testa di un esercito, facendo così scappare il sovrano. Guglielmo e Maria vennero così proclamati nuovi sovrani d’Inghilterra, con la motivazione che Giacomo, scappando, aveva abdicato e lasciato il trono vacante, e inoltre aveva violato la costituzione, infrangendo il contratto tra monarchia e popolo. Chiaramente questa situazione saldò le istanze dei Whigs, ma promosse la preoccupazione di legittimità dei Tories. 3. Chi erano whigs e tories? I Whigs e I Tories erano 2 partiti presenti nel parlamento inglese: i primi rappresentavano l’opposizione, in quanto, al tempo ancora di Carlo II, volevano escludere dalla successione al trono il fratello del re, Giacomo II, in quanto cattolico; i secondi rappresentavano invece i sostenitori dei diritti del futuro sovrano. I tories si identificavano tuttavia con la chiesa anglicana, i proprietari terrieri sia aristocratici che no, mentre i Whigs rappresentavano gli interessi dei protestanti dissidenti. In seguito, i due partiti si evolsero fino a dar vita al Partito Conservatore (tories) e al Partito Liberale (Whigs). 4. Che cosa prevedevano il Bill of Rights (Dichiarazione dei diritti) e il Toleration Act (Atto di tolleranza), prime fondamentali leggi approvate nel 1689 dal nuovo Parlamento inglese? Il Bill of Rights prevedeva che il parlamento riacquistasse la figura di organo rappresentativo della nazione e detentore della piena potestà legislativa e della facoltà esclusiva di emanare le tasse (insomma, ripristina il potere che aveva inizialmente). Il Toleration Act, invece, abrogava tutte le leggi contro in non conformisti, i puritani e i quaccheri, ma non contro i cattolici; inoltre prevedeva l’inammissibilità di un esercito permanente in tempo di pace e l’intangibilità della proprietà privata. 5. Quale fu l’esito ultimo e complessivo della seconda rivoluzione inglese? L’esito della rivoluzione fu la nascita di una nuova forma di governo, che si distinse dalla corona, che vedeva i poteri divisi, libertà garantite e un sistema rappresentativo bicamerale. Il sistema inglese diventò unico e invidiato in tutta Europa per i suoi tratti se vogliamo liberali, per il suo atteggiamento nei confronti del popolo, ora ascoltato e rappresentato pienamente, per una apertura e promozione nei confronti della cultura e del libero pensiero. 6. Quali sono gli elementi chiave del sistema politico «liberale» che si affermò in Inghilterra dopo il 1688-89? Preparazione all’esame di Storia moderna Elementi chiave furono: il governo diventava una istituzione distinta dalla corona che, tuttavia, conserva diritto di veto sulle leggi votate dal parlamento, ma è controllata tramite l’approvazione del bilancio statale; sovrano mantiene redini della politica estera, ma deve prima di qualsiasi decisione informare le due Camere; la nomina dei ministri rimane prerogativa regia ma essi devono essere soggetti al giudizio politico del parlamento. 7. Come si caratterizzava il panorama culturale inglese nell’ultimo Seicento? Il panorama culturale nell’ultimo seicento vide delle trasformazioni legate alla nuova forma di governo, un po’ più liberale, che si era instaurata a seguito della seconda rivoluzione inglese: nacquero ad esempio nuovi modi di pubblicare la propria opinione, tramite le gazzette e i pamphlets; caffè e salotti si riempirono di intellettuali e non solo per condividere opinioni e punti di vista sulla politica e sui propri interessi; si sviluppò anche una nuova visione della religione, che, se non spiegabile attraverso leggi e morale di natura, veniva rifiutata. 8. Cosa era la Massoneria? La massoneria era una associazione ‘segreta’ nata in Inghilterra a inizio ‘700 che trae le sue più lontane origini nelle corporazioni medievali dei liberi muratori. Era un’associazione formata da eletti dello spirito, che rifiutavano discriminazioni basate su privilegio di nascita, persone che promuovevano idee di pace e di fratellanza universale e tolleranza religiosa e promuovevano la solidarietà tra i membri. Preparazione all’esame di Storia moderna UD18 - Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del Settecento 1. Quali vantaggi comportava per un sovrano di antico regime la conquista armata di un territorio? I vantaggi prevedevano: l’annessione del territorio al proprio regno, la legittimità di imporre una determinata religione, completo controllo del territorio e della popolazione. 2. Quali furono le cause e gli esiti della guerra di successione spagnola? La guerra di successione spagnole avvenne a seguito della necessità di spartire i possedimenti asburgici al momento dell’estinzione della dinastia stessa, in quanto Carlo II, al tempo sovrano, non aveva eredi. Il re sole approfittò di questa situazione per convincere il sovrano a proclamare come suo successore Filippo d’Angiò, Borbone e nipote di Luigi XIV. Così facendo, vennero scatenate le ire dell’Imperatore Leopoldo I d’Asburgo, che rivendica la corona in quanto legittimo erede. Al suo fianco si allearono Province Unite e Inghilterra, formando la Grande coalizione dell’Aja, alla quale poi si unirono Prussia, Portogallo e Ducato Din Savoia. Una volta salito al trono il figlio di Leopoldo I, Carlo VI, gli alleati dell’impero si rifiutarono di continuare a combattere i Borbone per favorire l’ascesa asburgica al trono spagnolo, per cui abbandonarono l’imperatore e firmarono il trattato di pace di Utrecht, e in seguito, Spagna e Impero firmarono quello di Rastadt. Questi trattati ridisegnarono la mappa politica dell’Europa: a Filippo V venne affidata la Spagna e le colonie spagnole in territorio americano; all’Inghilterra venne assegnata Gibilterra e Minorca, più Terranova e Nova Scozia e l’assento (appalto esclusivo del commercio degli schiavi nelle colonie spagnole d’America); all’Impero vennero concessi in paesi bassi spagnoli meridionali, il regno di Napoli e di Sardegna più lo Stato di Milano; ai Savoia venne affidato il Regno di Sicilia. 3. Quali furono le clausole più significative dei trattati di Utrecht e di Rastadt con cui terminò la guerra di successione spagnola? Questi trattati ridisegnarono la mappa politica dell’Europa: a Filippo V venne affidata la Spagna e le colonie spagnole in territorio americano; all’Inghilterra venne assegnata Gibilterra e Minorca, più Terranova e Nova Scozia e l’assento (appalto esclusivo del commercio degli schiavi nelle colonie spagnole d’America); all’Impero vennero concessi in paesi bassi spagnoli meridionali, il regno di Napoli e di Sardegna più lo Stato di Milano; ai Savoia venne affidato il Regno di Sicilia. 4. Quale fu il ruolo della Russia nella guerra di successione polacca? La Russia ricoprì uno dei ruoli principali nella guerra di successione polacca: la Russia aveva interesse che al trono polacco salisse il figlio del precedente re Augusto II di Sassonia, Augusto III, che però non fu subito in grado di salire al trono in quanto la Svezia aveva imposto ai polacchi di eleggere un aristocratico gradito agli svedesi, Stanislao Leszcynski. La guerra fu inevitabile. Inutile dire che la Russia ebbe la meglio sulla Svezia e quindi anche sulla Polonia. 5. Cosa concluse e quale significato ebbe la pace di Aquisgrana del 1748? La pace di Aquisgrana avvenne a conclusione della guerra di successione austriaca, nata dalla volontà di Carlo VI di cedere il trono a sua figlia Maria Teresa, scelta mal vista dai sovrani di Sassonia e Baviera, che si allearono con Francia Spagna Prussia e Sardegna per opporsi alla decisione. La pace sancì la conquista prussiana della Slesia, regione dell’impero, e l’assegnazione al secondogenito di Filippo V di Spagna dei ducati di Parma e Piacenza, ma sopratutto fu una conquista per Maria Teresa, che venne riconosciuta come nuova sovrana ed erede dei domini asburgici. Preparazione all’esame di Storia moderna Prodotti voluttuari che si affermarono in età moderna furono quelli di derivazione animale, come il burro e lo strutto in Europa settentrionale, ma anche l’olio e il grasso di montone in Europa meridionale; aumentò notevolmente il consumo di carne e anche di pesce, specialmente di aringhe e merluzzo (alimento che divenne fondamentale nella dieta mediterranea). Sempre per quanto riguarda il pesce, si affinarono anche le tecniche di conservazione, ad esempio quella sotto sale o per essiccazione, per baccalà o stoccafisso. 7. In cosa differivano l’industria domestica, l’industria artigianale e l’industria accentrata nell’Europa preindustriale? Industria domestica: produzione di manufatti rivolta all’autoconsumo familiare, presente prevalentemente nelle campagne. Industria artigianale: produzione di manufatti nelle botteghe di artigiani specializzati, spesso affiancati da aiutanti; le botteghe investivano danaro per acquistare materie prime, attrezzature o macchinari; vi erano botteghe artigianali sia in aree rurali che in aree urbane, tuttavia, in queste ultime, la produzione era più efficiente grazie alla domanda più elevata e al più facile approvvigionamento delle materie prime. Da essa si sviluppò l’industria a domicilio. Industria accentrata: produzione di manufatti da parte di manodopera salariata che si concentra in un solo luogo e sotto un’unica direzione. Spesso era il potere politico a promuovere le manifatture accentrate, nelle quali venivano prodotti materiali strategici (navali e armamenti) o beni di lusso (come manifatture regie francesi). 8. Quali erano le fasi più importanti del processo produttivo che va sotto il nome di putting out system? Le fasi del processo produttivo ‘putting out system’ erano 5: la preparazione della materia prima, la sua filatura, la tessitura, la rifinitura e la tintura. A capo della produzione vi era un mercante- imprenditore, proprietario della materia prima e della merce finita. La prima fase avveniva nella bottega, ovvero la preparazione della materia prima, che poi veniva consegnata a donne che lavoravano nelle proprie case alla sua filatura; successivamente veniva affidata a tessitori, che lavoravano sempre presso le loro abitazioni, e in seguito, per la rifinitura e la tintura, la merce veniva consegnata ad artigiani specializzati. Una volta finito il processo, la merce pronta alla vendita veniva riconsegnata al mercante che si preoccupava di, appunto, venderla. Preparazione all’esame di Storia moderna UD21 - Famiglia, genere, individuo 1. Quali sono le principali forme di famiglia? Quale era la forma più comune nell’Europa preindustriale? Le principali forme di famiglia nell’Europa Moderna sono: la famiglia nucleare, composta dalla coppia e dai figli (la più semplice); la famiglia allargata, composta dalla famiglia nucleare e dall’aggiunta di un altro membro, come uno zio o un nipote; la famiglia multipla, composta dalla famiglia nucleare alla quale si aggiungono i nonni oppure la famiglia di uno dei figli. La più comune in età moderna era la famiglia allargata patriarcale, nella quale domina la figura del maschio adulto più anziano. 2. Perché e come le famiglie nobili di antico regime coltivavano il mito delle origini familiari? Come tutte le creature viventi, anche le famiglie hanno un ciclo di vita: mutano, si evolvono in continuazione. Tuttavia, alle famiglie nobili questo non giovava particolarmente, in quanto ci tenevano a difendere e coltivare il mito delle origini. Tale atteggiamento era spiegabile dalla supremazia assegnata in antico regime a ciò che dura nel tempo: era segno di fermezza, di stabilità e di corrispondenza al volere di Dio. Questo mito veniva coltivato anche tramite il matrimonio, unione non solo tra due individui, ma anche tra due famiglie, le quali possono così stabilire un’alleanza. 3. Che ruolo ebbe la Chiesa nella costruzione dell’istituzione matrimoniale? In antico regime, il matrimonio era ovviamente un sacramento, mentre in epoca precristiana si trattava solo di un contratto privato. Nel tempo, la Chiesa ha influenzato molto l’essenza del matrimonio, arrivando a creare un modello standard da seguire: il matrimonio doveva essere monogamico, eterosessuale e indissolubile, non poteva essere celebrato fra due membri della stessa famiglia o molto vicini tra loro (tipo cugini), e inoltre gli individui dovevano sentirsi liberi di sposare la persona che più amavano, con l’assenso delle famiglie d’origine se possibile. Si può dire quindi che il modello creato dalla Chiesa di matrimonio era, per un verso, abbastanza contemporaneo, specialmente per quanto riguarda la scelta del coniuge per amore e il ‘divieto’ di sposarsi tra parenti. Tuttavia non sempre il modello veniva rispettato, specialmente per il fatto che nella logica delle famiglie tradizionali, il matrimonio era visto come una vera e propria alleanza, un modo per arricchirsi o imparentarsi con persone facoltose o potenti, e in molti casi un legame politico tra famiglie già potenti. Sull’aspetto organizzativo, invece, le famiglie si trovarono concordi con i dettami della Chiesa: dovere dei figli di ubbidire ai padri, e più in generale subordinazione totale del genere femminile a quello maschile. 4. Quale era il ruolo della donna all’interno della coppia costituita con il matrimonio? All’interno della coppia costituita con il matrimonio, la donna aveva il compito di educare i figli, di curare la casa ed eventualmente di dedicarsi ad alcuni lavori secondari, come la filatura o la tessitura o certe raccolte agricole. 5. Quando e come avvenne la cosiddetta transizione demografica? La Transazione demografica si verificò in Europa a partire dalla fine del ‘600 e più chiaramente nel ‘700. Tre furono gli elementi principali che portarono ad essa: un miglioramento delle condizioni di vita, tanto che sparirono molte epidemie grazie ai progressi che la medicina fece con l’invenzione di vaccini e alla creazione di un miglior sistema di contenimento del contagio, e inoltre l’alimentazione miglioro assai; il ridursi della mortalità infantile, e quindi un’innalzamento delle speranze di vita; l’incremento di nuzialità e quindi di natalità nelle aree della riforma protestante, in cui non vigeva l’obbligo di celibato per il clero. 6. Quando nacque e in virtù di quali elementi l’individualismo affettivo? L’individualismo affettivo inizia a svilupparsi in Europa nel corso del XVIII secolo, specialmente in Inghilterra, dove, a seguito delle teorie dell’amore dettate dalla chiesa, prende corpo il romanzo sentimentale: le storie narrate sono tutte incentrate sull’amore, sentimento per il quale si vive, si Preparazione all’esame di Storia moderna lotta, si muore, per esso si fa qualsiasi cosa. Coloro che scrivono e che leggono questo tipo di romanzi sono inizialmente appartenenti alla classe più agiata della gentry, e le principali fruitrici sono proprio le donne, escluse dal lavoro manuale e destinate a diventare l’angelo del focolare (punto di riferimento principale delle dinamiche affettive ed educative incentrate sulla famiglia). Le donne diventano pian piano protagoniste di una nuova forma di socialità, ovvero quella legata a club e circoli, dove peraltro si consumano quelle bevande destinate ai gruppi più abbienti (come il te, la cioccolata e il caffè). Preparazione all’esame di Storia moderna Elementi fondamentali e innovativi della teoria politica di Rousseu furono le sue idee di un mondo idilliaco in un ipotetico stato di natura, uno stato pressoché democratico, che vede il cittadino come sovrano, in quanto la sovranità appartiene al popolo, e soggetto nel momento in cui sottostà alle leggi da esso stesso formate. Egli auspica la costruzione di vincoli fra uomini che vivono in piccole comunità per far prevalere la volontà generale nella decisione politica. 14. Quali critiche muove alla giurisprudenza del suo tempo Cesare Beccaria? Cesare Beccaria si accanì fortemente nei confronti della giustizia a carattere irrazionale e inumano che vigeva al tempo, sostenendo che tortura o pena di morte non dovessero essere attuate a scopo vendicativo, ma come misura di correzione proporzionale al danno inflitto e indirizzata all’espiazione e al recupero del reo. Preparazione all’esame di Storia moderna UD23 - Il dispotismo riformatore 1. Quale fu il rapporto fra dispotismo riformatore e fiscalità? Il motivo principale che spinse i sovrani a cambiare registro fu proprio la situazione fiscale: tra ‘600 e ‘700 le guerre furono decisamente molto dispendiose, pertanto i sovrani dovettero soccombere alle spese tramite l’imposizione di nuove tasse, che tuttavia richiedevano l’assenso delle assemblee rappresentative, dei ceti e dei corpi territoriali, creando spesso malcontenti. Per questo motivo, nel corso del 1600 e più compiutamente nel 1700, si diffuse, specialmente nell’Impero, una nuova corrente di pensiero, il cameralismo, che prevedeva l’adozione di tecniche e pratiche per il miglioramento dell’efficienza delle rendite, fornendo strumenti che connettano la politica economia e fiscale e la modificazione degli apparati statali. E’ infatti in questo periodo che si sparge la consapevolezza che la potenza politica e militare sia legata alla forza economica degli stati. 2. Come nacque e si sviluppò nella sua fase embrionale la sfera pubblica? Quali profili professionali si svilupparono? La sfera pubblica si sviluppò notevolmente a seguito dell’illuminismo, in quanto il dibatto sulle questioni fondamentali delle vita pubblica si era pian piano allargato anche a ceti meno abbienti, che in passato non avrebbero mai potuto partecipare a tali discussioni. A seguito di ciò si diffusero ancora di più le gazzette e i pamphlet che offrivano spunti di riflessione sulle caratteristiche e i difetti della vita pubblica. In più, con l’avvento delle idee illuministiche e l’abbandono dell’idea che i sovrani fossero legittimati dal volere di Dio, la figura del monarca cambiò: un sovrano doveva giustificare al popolo il suo atteggiamento assolutista, poiché qualora non lo avesse fatto sarebbe stato considerato un tiranno. Un profilo professionale che comparve in questo periodo è quello del consigliere, uomo colto, illuminato, non necessariamente della corte e spesso lontano da quella dimensione: egli era al servizio del re per consigliarlo su aspetti della politica pubblica. 3. Come cambiarono i rapporti di forza fra le potenze europee con la guerra dei Sette anni? La situazione politica e i rapporti di forza tra le potenze europee cambiarono a seguito della guerra dei Sette anni a vantaggio di Gran Bretagna e Prussia, le due nuove supremazie militari: la prima divenne la prima potenza navale e coloniale europea, mentre la seconda divenne la prima potenza militare continentale. Svantaggiate furono soprattutto la Spagna e la Francia che persero molte delle loro colonie a vantaggio dell’Inghilterra. 4. Per quali motivi lo Stato assolutistico in Prussia assunse un’inconfondibile fisionomia? Lo stato assolutistico in Prussia assume un’inconfondibile fisionomia grazie alla politica riformatrice del suo sovrano, Federico II e per l’identità protonazionale prussiana da lui creata. 5. Quale situazione Federico Guglielmo I lasciò in eredità al successo Federico II? Federico Guglielmo I lasciò in eredità al figlio uno Stato molto potente militarmente, nella speranza che Federico II seguisse le orme del padre, ovvero diventasse un sovrano desideroso di servire la patria ed entusiasta per la vita militare. 6. Quali riforme furono attuate da Federico II in campo politico, amministrativo, militare ed economico? Federico rafforzò e migliorò l’esercito, coinvolgendo la piccola nobiltà nella vita militare, i junkers, eproprio attraverso la riforma dell’esercito, trasformò il concetto di fedeltà, non più verso il sovrano, ma verso lo Stato, di cui egli si professava il ‘primo servitore’. Federico si impegnò a proteggere i commerci e le manifatture, a favorire la libertà di stampa e la diffusione dell’istruzione, per lui fondamentale. Ma il suo obbiettivo principale fu quello di riformare la vita economica del Paese, ottimizzando il funzionamento del prelievo fiscale e proteggendo la produzione agricola mediante misure di taglio protezionistico. Preparazione all’esame di Storia moderna 7. Quale fu il rapporto che Caterina II strinse con l’Illuminismo e le sue proposte riformatrici? Caterina II zarina di Russia si fece ispirare dalle idee illuministiche e dai modelli che altri paesi già promuovevano. Per prima cosa attuò riforme contro il potere e la ricchezza della chiesa ortodossa, alla quale confiscò tutti i beni per soccombere alle spese della guerra. Inoltre promosse la libertà di stampa, introdusse l’istruzione statale gratuita (ma solo nelle città, escludendo le campagne), stabilì nuove regole per l’autogoverno locale. Tuttavia, non si mostrò una sovrana tanto illuminata nei confronti delle popolazioni rurali, in quanto rafforzò la presa nobiliare su di essi: infatti, vietò ai contadini di appellarsi alla giustizia regia contro le pretese dei signori, scatenando una vera e propria rivolta contadina, che culminò con l’intervento dell’esercito. 8. Come reagirono i contadini alla politica di Caterina II? I contadini si ribellarono alla politica di Caterina, la quale rafforzò la presa nobiliare su di essi: vietò ai contadini di appellarsi alla giustizia regia contro le pretese dei signori. Questo portò ad una rivolta generalizzata, in cui i contadini, guidati da Pugacev (che si proclamava il redivivo zar Pietro III), insorsero in massa, costringendo la sovrana a muovere l’esercito contro i suoi stessi sudditi. 9. Cosa rappresentò la Carta della nobiltà? La carta della nobiltà rappresentò un documento che attestava lo statuto privilegiato del ceto nobiliare e riconosceva ai nobili ulteriori esenzioni e garanzie. Tuttavia, questo provvedimento non durò a lungo poiché, con il sopravvento della rivoluzione francese, la zarina orientò la sua politica culturale verso il tradizionalismo, abbandonando le sue idee riformistiche. 10. In quali ambiti si attuò la politica riformatrice di Maria Teresa e del suo ministro Kaunitz? La politica riformatrice di Maria Teresa e del suo ministro Kaunitz fu attuata pressoché a favore dell’ambito economico e sociale dell’impero: la finanza e l’amministrazione vennero affidate a degli organi specializzati; vennero uniformati gli ordinamenti dei domini diretti della corona; alla nobiltà venne imposto di pagare le tasse; l’istruzione divenne obbligatoria e non più sotto il controllo della chiesa ma dello stato; si intervenì nei confronti dell’assistenza sociale e della sanità. 11. Come affrontarono Maria Teresa e Giuseppe II il problema del rapporto fra Stato e Chiesa? Maria Teresa, cattolica e molto lontana dalle idee illuministiche, venne cresciuta con la convinzione che la crescita economica era alla base della politica di potenza. Per tanto, ella attuò molte riforme in questo campo, tra cui quella di rendere l’istruzione obbligatoria, sottraendola alla Chiesa e portandola sotto il controllo dello Stato. Giuseppe II, suo figlio, puntò la sua azione diretta allo smantellamento dell’universo ecclesiastico tradizionale: eliminò interi ordini religiosi e chiuse molti conventi; ristrutturò diocesi e parrocchie e aprì seminari generali per la formazione del clero, sempre sotto il controllo dello Stato; confiscò beni ecclesiastici; promesse la tolleranza religiosa, attraverso la concessione di libertà di culto, matrimonio civile e divorzi per i non cattolici. 12. Quali furono oltre al laicismo, i tratti caratterizzanti del «giuseppinismo»? Il giuseppinismo fu sicuramente caratterizzato da una forte spinta riformatrice, di natura illuministica, e da una volontà di limitare la potestà assoluta del sovrano. Non solo, un altro tratto importante è caratterizzato dal forte desiderio di emulare lo stato della Prussia, nella speranza quasi di poterlo superare in quanto a potenza. 13. Come si caratterizzò la soppressione della Compagnia di Gesù? La soppressione della Compagnia di Gesù si attuò nel corso del tempo, a partire da un provvedimento portoghese che vedeva l’espulsione dei gesuiti a seguito di una presunta congiura che questi ultimi avevano pianificato. Piano piano anche gli altri stati d’Europa emulano la mossa del Portogallo, vedendo nella Compagnia tutto quello che secondo la dottrina illuministica necessitava di riforma. I gesuiti divennero quindi un bersaglio, vennero criticati più e più volte, Preparazione all’esame di Storia moderna 6. Quale ruolo svolsero i due congressi continentali del 1774 e del 1775 nel dare inizio alla resistenza armata contro gli inglesi? Il primo congresso si basava su una linea moderata e di conciliazione, prevedendo l’azione di boicottaggio delle norme commerciali e fiscali, l’invio al sovrano di una petizione per abrogare le leggi vessatorie e la ricerca di un compromesso sulle principali questioni. Il secondo congresso, in risposta all’attacco dell’esercito inglese, stabilì l’organizzazione di un esercito comune delle colonie, guidato dal comandante George Washington. 7. In che cosa consisteva il nocciolo della Dichiarazione di indipendenza? Perché il suo significato andò al di là della specifica situazione americana dell’epoca? Il nocciolo della Dichiarazione di Indipendenza consisteva nella proclamazione dell’indipendenza delle colonie dalla madrepatria e quindi della costituzione di uno confederazione di stati ad essa indipendenti, ma anche nell’affermazione che tutti gli uomini erano uguali e avevano gli stessi diritti, che ricavano dalla loro natura comune, e che tutti i governi dovevano essere fondati sul consenso dei governanti. Questi ideali rappresentavano una nuova idea di governo, mai vista fino ad allora e che avrebbe poi formato quelli che ancora oggi sono gli Stati Uniti D’America. 8. Quale efficacia ebbero, fino al 1789, gli Articoli della Confederazione? Quale istituzione esercitò il potere centrale nella Confederazione? Gli Articoli della Confederazione furono da subito la prima forma di costituzione degli stati uniti d’America ed ebbero il ruolo di spina dorsale per il successivo sviluppo della nazione e del suo potere centrale. Furono insomma un patto tra cittadini, stati sovrani e potere centrale, che prevedeva: una repubblica di tipo federale, con un potere centrale dotato di una propria sovranità, parallela a quella dei singoli stati, espresso dalla presenza di un congresso formato da due Camere, una dei rappresentanti (eletta direttamente dai cittadini sulla base della ripartizione dei seggi proporzionale alla popolazione dei singoli stati) e una del senato (composta da due rappresentanti di ogni singolo stato); la creazione di un potere esecutivo autorevole e dotato di ampi spazi di azione, incentrato sulla figura di un presidente degli Stati Uniti, e quella di un potere giudiziario indipendente, articolato su due ambiti distinti, federale e dei singoli stati. A guardia della costituzione venne così istituti un’apposita corte suprema, incaricata di interpretare il testo costituzionale, di proteggere i diritti dei cittadini e di dirimere i conflitti tra le diverse istituzioni. Preparazione all’esame di Storia moderna UD25 - La Rivoluzione Francese 1. Quali forze indebolirono progressivamente l’assolutismo monarchico dopo la morte di Luigi XIV? La situazione in Francia si era aggravata sempre di più per via della pressione fiscale data dalle varie guerre del XVII e XVIII secolo, alla quale il Re Sole non era riuscito a trovare una soluzione. Inoltre, dato che dal 1614 Luigi aveva vietato la convocazione degli Stati Generali, la vita politica si era riversata esclusivamente all’interno della corte, fatto che aveva permesso al Parlamento di Parigi (che non era proprio un parlamento ma un tribunale) di avere il diritto di rappresentanza morale degli interessi del paese. Tutto ciò chiaramente costituì già una situazione di malcontento. In più, a seguito della morte del Re Sole, la situazione, specialmente fiscale, peggiorò con la reggenza del fratello di Luigi XIV, Filippo d’Orleans: tramite il suo finanziere scozzese di fiducia, tentò di risolvere il problema fiscale, aggravando fortemente la situazione. 2. Chi era John Law? John Law era un finanziere scozzese che, nominato da Filippo d’Orleans, reggente al trono, aveva attuato il suo piano di riforma delle finanze, tramite l’emissione di titoli di debito pubblico consolidato in forma di banconote. Affinché le persone comprassero questi titoli, egli scambiò i titoli vecchi deprezzati con quelli nuovi al loro valore nominale, convinto che la garanzia di questi titoli, data dai proventi della compagnia delle indie orientali, fosse solida e sicura. Ci fu così una corsa all’acquisto di questi nuovi titoli, che scatenò la prima febbre del mercato azionario del mondo. Tuttavia, ben presto, la situazione crollò: la compagnia delle indie dichiarò che i dividendi corrispondevano al 2% del valore dei titoli. In pratica la gente aveva letteralmente buttato soldi per l’acquisto di titoli che non fruttavano nulla. Law fu costretto a fuggire, mentre la compagnia e la banca vennero sciolte. 3. A quale scacco andarono incontro il re Luigi XV e il suo ministro Maupeou? Luigi XV e il suo ministro Maupeou avevano attuato una nuova riforma giudiziaria, la quale prevedeva la riduzione del ruolo dei Parlamentari e una promessa di riconvocazione degli Stati Generali, mosse che manifestavano la volontà, soprattutto del sovrano, di ristabilire l’autocrazia monarchica e quindi un potere assoluto. Furono però bloccati dall’ascesa al trono di Luigi XVI, che annullò la loro riforma, ripristinando i tradizionali poteri del Parlamento di Parigi. 4. Francia: come si giunse alla convocazione degli Stati generali nel 1789? La situazione in Francia, a seguito del disastro finanziario di Law e delle riforme risultate nulle di Luigi XV, era se possibile peggiorata: le finanze dello stato erano sotto terra, anche a causa degli aiuti economici mandati dalla Francia ai ribelli americani; in più la situazione agricola era debole a causa di alcune carestie, tante che scoppiarono persino rivolte popolari come la guerra delle farine. Per soccombere alla situazione, venne convocata l’assemblea dei notabili, nobili di rango e esponenti del mondo finanziario, allo scopo di trovare una soluzione. Tuttavia, non si riuscì a trovare un punto di incontro, anzi, all’interno dell’assemblea, i rappresentanti si divisero in due gruppi: chi era fermamente convinto che fosse necessaria una trasformazione della monarchia in senso costituzionale, e chi invece puntava sull’indebolimento della corona per redistribuire il potere a vantaggio degli ordini privilegiati (clero e nobiltà). Intanto, nel Parlamento Parigino di continuavano gli atti di rimostranza volti a denunciare il dispotismo ministeriale e il problema fiscale crescente sulle spalle dei meno abbienti. Luigi XVI fu a questo punto costretto a convocare gli Stati Generali. 5. Attraverso quali sviluppi gli Stati generali si trasformarono in Assemblea nazionale costituente? Le cose andarono così: non capitando da molto tempo, ci si era in qualche dimenticati di come si convocavano gli Stati Generali. Infatti, non vi era più una chiara e codificata normativa che ne definisse i caratteri giuridici e le modalità di azione, tanto che si mise in moto un complicato sistema elettorale per le nomine dei rappresentanti dei singoli Stati, e in più vennero redatti dei documenti politici che denunciavano i problemi del paese, i quaderni di doglianza. Queste Preparazione all’esame di Storia moderna elezioni, si svolsero in un clima di incertezza, in quanto non si era sicura del numero di rappresentanti da attribuire al terzo stato e la modalità di voto degli Stati, se per ordine o se per testa. L’idea di votare per ordine era ormai considerata da molti anacronistica, tanto che un gruppo di nobili liberali, tra cui spiccò Luigi Filippo d’Orleans, parente del re, appoggiò l’ampliamento del terzo stato e il voto per testa. A questa posizione si oppose Carlo di Borbone (fratello del re?), che si batte per il mantenimento del voto per ordine. Luigi XVI si ritrovò così tra due fuochi, ed incerto sul da farsi prese una decisione ambigua, pensando di accontentare entrambe le fazioni: concesse il raddoppio del numero dei rappresentanti del terzo stato, ma stabilì il voto per ordine, rendendo inutile la sua prima decisione. Il terzo stato, rifusando il voto per ordine, si proclamò così assemblea nazionale, distaccandosi dagli altri due ordini e riunendosi in disparte per trovare soluzioni autonome. 6. Quali fatti condussero alla presa della Bastiglia? Perché essa rappresentò una svolta di determinante importanza nelle vicende rivoluzionarie? A seguito della nascita dell’Assemblea Nazionale e il riconoscimento da parte di Luigi XVI, sebbene riluttante, del cambiamento della situazione non tranquillizza gli animi del terzo stato. Anzi, divampa ora la paura che il sovrano possa metter in atto un colpo di Stato, e il timore è così forte da provocare un’insurrezione del popolo: il 14 Luglio 1789 i cittadini attaccano e devastano la bastiglia, odiato simbolo dei del despotismo. Questo evento rappresentò una svolta perché fu la prima manifestazione di uno degli aspetti caratterizzanti della rivoluzione, ovvero il protagonismo popolare. 7. Quali furono le principali cause della rivolta agraria del luglio-agosto 1789? Le principali cause della rivolta agraria si possono attribuire alla rivolta del popolo, stanco della situazione che ormai da anni li vedeva schiavi del regime feudale instauratosi nel medioevo, ma anche la paura di ritorsioni da parte del sovrano a seguito delle sommosse popolari e più in particolare dell’attacco della Bastiglia. Questa rivolta fu in realtà molto importante perché rappresentò il forte dialogo che si era instaurato tra popolo e assemblea nazionale. 8. Qual è il contenuto della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino? Il contenuto della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino è pressoché analoga a quella americana, ovvero il riconoscimento dei diritti individuali riconosciuti come naturali e imprescindibili e l’ugaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. 9. Perché le journées ebbero un’importanza decisiva nello sviluppo della Rivoluzione? Le journées, ovvero le giornate rivoluzionarie, furono fondamentali per lo sviluppo della rivoluzione perché videro il popolo costringere con la forza il sovrano a trasferirsi nella capitale, Parigi. E chiaramente avere il sovrano nella capitale era meglio che averlo lontano, nella sua tenuta di Versailles, a complottare il peggio. 10. Cosa comportò la costituzione civile del clero? La costituzione civile del clero comportò l’obbligo di giuramento di fedeltà, da parte dei religiosi, al nuovo regime, l’indipendenza della Chiesa Francese dal papato, trasformando i membri in stipendiati dallo stato e la decisione su base elettiva delle nomine dei vescovi e parroci. Molti religiosi si rifiutarono di sottostare a queste imposizioni, tanto che vengono chiamati refrattari, mentre coloro che approvarono vengono chiamati costituzionali. 11. Quale iniziativa del sovrano affossò definitivamente i tentativi di una soluzione moderata del processo rivoluzionario? Le iniziative prese dal sovrano che affossò i tentativi di soluzione moderata del processo rivoluzionario furono 2: la prima fu quella di scappare da Parigi sotto mentite spoglie e di essere poi scoperto a Varrenes e ricondotto nella capitale; la seconda invece è quella di aver fatto il doppio gioco nella guerra che divampò tra l’Assemblea e l’imperatore Francesco II. Chiariamo il fatto che l’impero e la Prussia erano stati chiamati in aiuto dal conte di Artois, preoccupato per la Preparazione all’esame di Storia moderna UD26 - L’erede imperfetto: Napoleone Bonaparte 1. Quali furono le principali ragioni della fortuna politica di Napoleone Bonaparte? Le principali ragioni della fortuna politica di Napoleone furono: in primo luogo, la rivoluzione in se, che aveva abolito il sistema di diritto per nascita, per cui ora chiunque fosse stato capace avrebbe potuto arrivare ai piani alti della società; altra ragione risiede nelle sue ottime capacità militari, motivo per cui è stato scelto dal direttorio per porre (o almeno tentare) fine alla guerra antifrancese scoppiata a seguito della costituzione dell’anno III; altra ragione risiede nella sua caparbietà, nella sua forza d’animo, nel suo perseguire i suoi ideali fino ad ottenere ciò che vuole, insomma, il suo carattere ha reso Napoleone l’uomo che era chiaramente. 2. Quali caratteristiche ebbe la politica di Napoleone in Italia? A seguito della vittoria di Napoleone contro l’Impero e la conseguente pace di Campoformio, Napoleone strappa all’Austria molti territori, tra cui la Lombardia, Nizza e Savoia. l’Italia rispose bene alla conquista repubblicana, stanca delle pressioni asburgiche di antico regime, per cui Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia fondarono una repubblica filofrancese, la Cispadana, che in seguito sarebbe diventata, con l’aggiungersi della Lombardia, la Cisalpina. Altre repubbliche nacquero in quel periodo, come quella Romana e Partenopea. Tuttavia questa situazione era molto instabile, in quanto le repubbliche erano tenute insieme dalle truppe francesi e dalla capacità di napoleone di mantenere predominio in Italia. Tanto che al primo segno di debolezza, il sistema crolla: ricominciata la guerra, dichiarata alla Francia dalla seconda coalizione antifrancese, le repubbliche crollano. A Napoli si verifica persino una sorta di piccola guerra civile, in cui gli illuministi che avevano cercato di riformare la repubblica vengono eliminati dal loro stesso popolo, da coloro per i quali combattevano, un popolo che non aveva capito l’intento degli illuministi. 3. Perché la spedizione in Egitto si rivelò un insuccesso per Napoleone? La spedizione in Egitto si rivelò un insuccesso in quanto, sebbene Napoleone sconfisse l’esercito egiziano (alleato con gli inglesi) nella battaglia delle Piramidi, la flotta inglese guidata da Nelson sferrò un colpo decisivo a quella francese, di gran lunga inferiore, aggiudicandosi la vittoria nelle acque di Abukir. Bonaparte fu costretto così a fare ritorno in Francia. 4. Quali ragioni interne e internazionali furono all’origine della grave crisi del Direttorio nel 1799? Mentre Napoleone combatteva in Egitto, il Direttorio si trovava in una situazione interna non particolarmente favorevole: nelle elezioni del 1797, i monarchici avevano avuto la meglio: questo costrinse il direttorio ad effettuare un colpo di Stato, in modo da riportare equilibrio all’interno del paese. La medesima cosa accadde l’anno seguente, quando però a vincere le elezioni furono i giacobini. Nel 1799 il terzo colpo di Stato avvenne per mano di un rivoluzionario, Sieyes, e di Bonaparte, con la scusa di sventare un’altra congiura giacobina. La situazione mutò a tal punto che direttorio venne sciolto e al suo posto venne eretto un consolato e nominati tre consoli: Sieyes, Bonaparte e Ducos. Sieyes era convinto che il consolato avrebbe dato stabilità alla Francia, garantendo ordine pubblico con la preminenza del potere esecutivo su quello legislativo. Tuttavia, non aveva forse realizzato che il potere esecutivo era in mano a chi aveva controllo militare, ovvero Bonaparte: la nuova costituzione affidò il potere legislativo al triumvirato dei consoli, mentre Napoleone, nominato primo console, ovvero capo dello Stato, si accaparrò il predominio. Furono due le ragioni principali per cui venne affidato così tanto potere ad un solo uomo: la prima risiede nel fatto che il direttorio non era stato capace di porre fine alla rivoluzione e dare al paese stabilità politica, la seconda invece è legata all’emergenza bellica che si presentò con una nuova coalizione antifrancese, che poteva essere fronteggiata solo da un uomo in controllo dell’esercito. 5. Quali furono i principali caratteri della Costituzione dell’anno VIII? La costituzione dell’anno VIII assegnò il controllo delle due assemblee legislative al triumvirato dei consoli, mentre elesse Napoleone primo console, ovvero capo dello Stato, affidandogli le sorti dell’intero paese. Preparazione all’esame di Storia moderna 6. Quale significato ebbe la proclamazione dell’impero? Specifichiamo intanto che la Francia non fu mai un vero e proprio impero, bensì Napoleone, con la costituzione dell’anno XII fece trasformare la carica di primo console in quella di imperatore, ma non della Francia, bensì dei francesi. Questa proclamazione portò profondi cambiamenti all’interno del paese: venne reintrodotto il sistema dei titoli nobiliari, anche se in maniera diversa rispetto all’antico regime, in quanto ora si poteva conseguire un titolo solo se meritato; si ritornò ad una struttura gerarchizzata della società; venne istituito un nuovo corpo di polizia che controllasse la società; venne riordinata il settore delle finanze pubbliche e il sistema giudiziario; vennero inoltre creati dei codici di diritto, ovvero il Codice Civile, il Codice di Commercio e il Codice Penale. Fu l’inizio di una vera e propria dittatura sotto mentite spoglie. 7. Quali furono gli esiti più rilevanti delle riforme napoleoniche in campo giuridico- amministrativo e nel settore dell’istruzione? Gli esiti più rilevanti delle riforme napoleoniche furono la costituzione di un sistema di diramazione degli ordini verso tutte le province, tramite la creazione di nuove cariche come quelle di amministratori, prefetti e sottoprefetti (non scelti da Napoleone perché suoi amici o parenti, ma perché meritevoli e capaci); la nascita del sistema burocratico, cosa che ha portato i cittadini a diventare sudditi rispetto all’esercizio dei propri diritti, ma che ha anche permesso il consolidamento del regime napoleonico; altro elemento è rappresentato dalla riforma dell’istruzione, dato dalla creazione di licei statali e grandi scuole di eccellenza (che ancora oggi sfornano fior fior di professionisti), permettendo quindi anche ai meno abbienti di studiare e avere la possibilità di farsi strada e crearsi una carriera al servizio dello Stato. 8. Che cos’era il blocco continentale? Il blocco continentale venne istituito da Napoleone a sfavore del suo più acerrimo nemico, la Gran Bretagna, l’unica a non essersi arresa alla lotta contro l’egemonia francese. Il blocco era un modo per colpire la potenza inglese e indebolire la sua più grande forza: i traffici commerciali. Infatti il blocco consisteva nel divieto a qualunque paese, che fosse alleato o che avesse avuto rapporti con la Francia, di commerciare con la Gran Bretagna e viceversa, nella speranza appunto che questo avrebbe indebolito la loro ricchezza. Tuttavia, il blocco non venne mai rispettato davvero, poiché, tramite il contrabbando, l’Inghilterra e le potenze europee continuarono a commerciare tra loro grazie alla produzione e vendita a bassissimi costi delle merci inglesi (dovuti alla rivoluzione industriale in corso) e all’incapacità della Francia di sostituire la produzione britannica. 9. Perché la campagna di Russia del 1812 rappresentò per Napoleone una catastrofica e irrimediabile disfatta? La campagna di Russia rappresentò una catastrofe e l’irrimediabile disfatta perché l’esercito di Napoleone, per quanto addestrato e feroce, non era pronto per affrontare l’inverno russo e la strategia adottata dai russi. In un primo momento, la situazione sembrò sotto il loro controllo, in quanto riuscirono ad arrivare a Mosca entro Settembre, sfruttando l’estate. Tuttavia trovarono una città fantasma, che di lì a poco sarebbe stata bruciata dagli stessi russi per evitare che l’esercito francese si impossessasse delle sue ricchezze. Ma il vero puto di forza dei russi fu la decisione di non combattere in campo aperto e di fare letteralmente terra bruciata intorno, così da creare le condizioni per una difficilissima sopravvivenza dell’esercito francese durante la campagna e lasciando al gelo tutto il lavoro da fare. Da 700 mila che erano, tornarono in 50 mila, e in condizioni pietose. Questa fu la prima manifestazione di incapacità di Napoleone di modellare la battaglia a suo piacimento, fu per lui la prima vera sconfitta che portò al suo indebolimento e alla sua caduta. 10. Cosa furono i Cento giorni? I cento giorni di Napoleone rappresentano quel periodo di tempo in cui egli, scappato dall’esilio nell’Isola d’Elba, tornò in Francia e preparò l’esercito a una nuova guerra, quasi di vendetta, contro la settima coalizione antifrancese. Sebbene il popolo lo avesse accolto entusiasticamente e sebbene egli avesse fatto tutto il possibile per ritornare in auge, incontrò la sconfitta a Waterloo, Preparazione all’esame di Storia moderna per mano dell’esercito inglese e prussiano. La sua condanna fu l’esilio in una sperduta isola nell’Atlantico di possedimento inglese, dove fino alla sua morte venne sorvegliato a vista giorno e notte.
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