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Storia Moderna- Il Cinquecento, Sintesi del corso di Storia Moderna

Questo documento riassume la prima parte del manuale di Storia Moderna del Simoncelli, ossia la parte sull'intero Cinquecento

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 17/09/2021

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gabriele-vallin 🇮🇹

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Scarica Storia Moderna- Il Cinquecento e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! mercoledì 21 luglio 2021 Storia riassunto Capitolo | Verso l’accentramento nazionale: l’Europa alla fine del Quattrocento Alla fine del Quattrocento l’Impero si estende verso sud-est (tralasciando la Repubblica di Venezia, che aveva il dominio dell'intera costa adriatica) fino al confine con gli Ottomani, a nord fino al Baltico e a ovest fino alla Manica comprendendo la Svizzera odierna—> l'esercizio della sovranità politico istituzionale era arduo La Germania contava circa 70 città libere e grandi feudi. Nel 1356 l’imperatore Carlo IV, con la Bolla d’Oro, legò all'istituzione imperiale sette grandi elettori: gli arcivescovi di Colonia, Treviri e Magonza, il re di Boemia, il duca di Sassonia, il conte del Palatinato e il marchese del Brandeburgo. LA DIGNITÀ ELETTORALE ERA INSITA NEL TERRITORIO FEUDALE. Le città libere nascono dallo sviluppo economico di origine borghese, che rende necessario uno svincolamento dalla struttura feudale-aristocratiche e, inizialmente, un rapporto diretto dipendente dal sovrano; con la decadenza della sovranità imperiale e il crescere della potenza economica delle città, il rapporto di dipendenza diretta va progressivamente ad esaurirsi. Già alla fine del ‘200 una debole potenza territoriale e la dislocazione geografica delle città (favorendo il commercio via mare o fiume) avevano favorito il nascere della Lega Anseatica, inizialmente composta da 6 città: Lubecca, Rostock, Stralsunda, Wismar, Amburgo e Luneburg.—> la classe dirigente era composta da mercatores. Nel corso dei secoli si unirono moltissime altre città, a cui venne riconosciuto il poter vivere secondo propri diritti e consuetudini di commercio. Era governata da una dieta generale, ma il potere della Lega andò ad affievolirsi nel corso dei secoli a causa della concorrenza delle città inglesi e olandesi e dello spostamento di importanti rotte commerciali verso l’Atlantico. Dal 1369 va a costituirsi lo stato di Borgogna con Filippo, fratello di Carlo V re di Francia, e Margherita di Fiandra—> centro di aggregazione economica e culturale, ma senza contiguità geografica: ducato di Borgogna, Piccardia, Fiandra e Artois, Franca Contea, Brabante, ducati di Limburgo e Lussemburgo, fino al delta del Reno e, sulla Manica, Olanda e Zelanda. L'origine territoriale mista influì sulla sua cultura, bilinguismo ecc—> ebbe un ruolo importante nella Guerra dei Cent’Anni, interessata alla rottura dell’egemonia francese nei suoi confronti. La Francia, a partire dall'assemblea degli Stati generali ad Orléans nel 1489 (non Parlamento, ma assemblee convocate dal re per acquisire, mantenere, spostare, comporre giuridicamente quei privilegi di origine feudale di cui erano portatori i due ordini nei confronti della borghesia o Terzo stato) fino a quella di Tour nel 1468, era attraversata da una congiuntura politico-militare di crisi dello Stato—> Carlo VII ottiene successo nella politica interna e i privilegi feudali vanno dimuendosi, facendo sì che solo al Re fosse riconosciuto il diritto di tenere e arruolare eserciti e, con un’imposizione unica di ordine sovrano, ebbe anche imezzi economici. Il terzo stato se ne avvantaggiò immediatamente e dette appoggio politico ed economico alla corona. L’aristocrazia si ribella—> tenta proteste e convocazioni degli Stati generalima senza successo —> l’erede al trono Luigi XI sta dalla loro parte, interviene nella guerra delle Due Rose dalla parte opposta del padre, ma senza successo—> 1461 sale al trono, ma condivide la politica accentratrice del padre. Nell’assemblea del 1468 l’interesse nazionale e l’integrità dello Stato hanno preferenza rispetto alla politica interna per sedare le rivolte aristrocratiche che invitano l’Inghilterra a riprendersi la Normandia appena riconquistata. Con la morte di Carlo di Borgogna, abbandonato dall’alleato inglese, mentre assediava Nancy nel 1476 , il regno è in preda alle riconquiste francesi delle città della Somme —> la Borgogna si salva grazie al matrimonio tra Maria di Borgogna e l’imperatore Massimiliano Guerra delle Due Rose (1450-1484)—> scontro politico, poi militare tra i Lancaster e gli York, aggravato dalla intermittente pazzia di Enrico VI. Vittoria di Riccardo di York nel 1460 a Northampton che determina la fine dei Lancaster praticamente. Tuttavia una mossa della mercoledì 21 luglio 2021 regina, rifugiatasi nel nord mentre il marito era prigioniero, costò la vita a Riccardo di York, a cui successe il figlio Edoardo (VI). Il re governò per un ventennio e a lui successe il secondogenito Riccardo III, dopo aver ucciso i fratelli. La politica di quest’ultimo fa ricongiungere Lancaster e York insieme a Enrico Tudor. Nel 1485 a Bosworth si assiste all'ultimo scontro tra York e le ultime forze dei Lancaster, che però vinsero a causa del tradimento contro Riccardo III. Enrico Tudor viene incoronato alla fine della stessa battaglia re Enrico VII. L'esito della guerra e la salita al trono dei Tudor comporta una riorganizzazione interna tra le forze economico-sociali emergenti, successivi rimbalzi politico-istituzionali e il prevalere del potere della corona sul Parlamento, che fu convocato dal 1496 fino al 1509 solo due volte. La penisola iberica alla fine del ‘400 è divisa nel Regno di Portogallo, il regno di Castiglia, regno di Aragona, regno di Navarra e regno di Granada. Già a partire dai primi decenni del XV secolo il Portogallo aveva dato impulso alle esplorazioni nautiche, arrivando con Bartolomeo Diaz a doppiare il capo di Buona Speranza e con Vasco da Gama nel 1497-98 a toccare la penisola indiana. Per estendere la presenza coloniale in Asia per la via delle Indie fu poi necessaria al Portogallo un’alleanza con l’impero persiano contro la presenza musulmana. Nel 1469 si ha il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona (gli Aragonesi controllavano anche Sicilia e Sardegna dalla metà del XIII secolo e il regno di Napoli dalla metà del XV secolo) non portò all'unione dei due regni, osteggiata da entrambe le aristocrazie con tanto di rivolta militare. L'Aragona vanta fin dal 1218 un “parlamento” con 3 braccia: le Cortes, che avevano la funzione di contrattare privilegi con la corona, e un terzo braccio che stava crescendo ed era formato dai letrados (borghesi) e giuristi delle città. Inoltre si avevano problematiche con le minoranze etnico-religiose al di fuori del regno di Granada: le comunità ebraiche e quelle more fuori dal regno di Granada erano autoamministrate purché sotto imposizione fiscale e dal 1480 fu chiesto di risiedere in quartieri separati dal resto della popolazione. Nel 1412 con le Leyes contra moros y judios vi un’interdizione dalle attività professionali, artigiane e cominciarono a essere più frequenti episodi di conversione per convenienza—>prese vita il fenomeno del criptogiudaismo, che non favorì l'integrazione dei cristianos nuevos col resto della società anche perché in generale godevano spesso di una condizione economica superiore. Per soffocare il fenomeno del criptogiudaismo a Ferdinando e Isabella fu concessa da Papa Sisto IV, con la bolla del 1478 Exigit sincerae deviotionis, l'autorizzazione a poter nominare inquisitori volti alla repressione. Inizia l'Inquisizione spagnola, che dipendeva politicamente dai sovrani ed era estesa in tutto il territorio nazionale, senza diritto di appello a Roma. Tuttavia nel 1482-1483 Sisto IV, a causa del rigore inquisitoriale e del panico sociale, riconobbe di nuovo il potere di nomina ai sovrani spagnoli, ma Roba si riservò la nomina dei giudici di appello residenti in Spagna. Nel gennaio 1492 si tenne poi la conquista del regno diviso di Granada da parte dei sovrani spagnoli e con l’aiuto economico della Santa Sede, aristocrazia, clero ed ebrei (che avevano da guadagnare con i prestiti alla corona o come esattori dell'imposizione fiscale). Inizialmente ai mori di Granada fu concessa libertà di culto, autonomia giudiziaria islamica e spese di viaggio per chi avesse voluto trasferirsi altrove, tuttaviaman mano che passava il tempo le capitolazioni di pace risultavano desuete e cominciarono trasferimenti forzati anche fuori dalla Spagna e rivolte endemiche che si protrassero anche nel secolo successivo. Per quanto riguarda gli ebrei, i trasferimenti cominciarono già dal marzo del 1492 per tutelare le attività economiche cristiane da quelle dei finti convertiti (questo in Aragona). L’unificazione spagnola si ebbe l’anno successivo con la presa del regno di Navarra, dopo che Ferdinando ottenne la scomunica nei confronti dei sovrani Giovanni d’Albret e Caterina di Foix perché alleati di re Luigi XII di Francia con la sua politica scismatica. Subito dopo la reconquista nel 1492 iniziano, grazie alle capitolazioni di Santa Fé con Cirstoforo Colombo, le esplorazioni geografiche: dopo il rifiuto del re di Portogallo Giovanni Il nel 1485, fu Isabella di Castiglia con l'approvazione dell'Ordine francescano nel 1492 ad appoggiare il progetto di un’apertura della via delle Indie a occidente. Salpato il 3 agosto con tre caravelle, la Nina, la Pinta e la Santa Maria, intravide nella notte tra l'11 e il 12 ottobre dei fuochi venire dall'isola che battezzò San Salvador, credendo si trovasse vicino al mercoledì 21 luglio 2021 costrinsero il Moro a cedere alle richieste avanzate tra il 1492 e il 1494 dall’inviato di Carlo VIII. La discesa in Italia di Carlo VIII, assicurata dai trattati di pace firmati con Inghilterra, Spagna e Impero, portarono a numerose guerre che si susseguirono in Italia dal 1494 fino al 1559: sconfitta la flotta aragonese a Rapallo ai primi di settembre, Carlo VIII scese verso la Toscana dove i malumori antifiorentini gli garantirono il passaggio nelle repubbliche di Lucca e Siena. Il 26 ottobre Piero de’Medici cercò di trattare direttamente, con la conseguenza di un oneroso tributo e la perdita di territori strategici come Livorno. Giunto a Roma alla fine dell’anno, Carlo VIII ottenne dal Papa il permesso di passare per dirigersi verso Napoli, dove Alfonso Il nel gennaio 1495 abdicò in favore del figlio Ferdinando Il, che fu costretto a rifugiarsi in Sicilia. Tuttavia Carlo VIII fu costretto a ritirarsi da Napoli dopo la nascita della coalizione tra Venezia, lo Stato della Chiesa, Ludovico il Moro, la Spagna e l'Impero. Carlo VIII fu visto da molti nella penisola come un missus a Deo, un liberatore della penisola. Già Girolamo Savonarola, frate domenicano priore del convento di San Marco, aveva preannunziato la venuta di una figura che avrebbe mondato dai loro peccati Roma, Firenze e l’Italia e aveva propugnato la necessità di liberare Firenze dall’oligarchia. Fu quindi il principale ispiratore di quei movimenti che il 80 novembre 1494 abolirono i principali organi del governo mediceo (ad es. Consiglio dei Settanta, Consiglio dei Cento ecc.) e crearono il Consiglio Maggiore, rappresentante di tutto il corpo politico cittadino (ma non potevano farne parte gli abitanti del contado e solo i cittadini che avessero compiuto 29 anni e fossero beneficiati, ossia in regola col pagamento delle tasse e avessero già ricoperto cariche nelle magistrature o discendessero da figure che avevano ricoperto tali cariche), il Consiglio degli Ottanta e la Signoria (composta da un gonfaloniere di giustizia e otto priori). Anche con la nascita della Repubblica, Firenze è lacerata da conflitti politici: ai Piagnoni savonaroliani si oppongono gli Arrabbiati (ottimati filooligarchi) e vecchi filomedicei (ad es. Palleschi) che nutrono malcontento anche verso i vecchi strumenti di purificazione religiosa e sono irritati anche dall’introduzione dell’imposta fondiaria e di quella progressiva. Ad alimentare la situazione di odio fratesco vi è poi la peste del ’97 , la carestia e i difficili rapporti con la Santa Sede (a causa delle accuse mosse dal Savonarola contro Alessandro VI e per cui vorrà anche riunire un concilio e si appellerà alle potenze europee per deporlo). Insomma, nel 1497 si arriva a un clima di odio verso Savonarola e il suo Stato Popolare, acuito dall’emanazione della scomunica (facilitata dalla disobbedienza civile contro l’ordine della Signoria di non predicare in pubblico e pagata da banchieri fiorentini come gli Strozzi). Savonarola l’anno seguente viene torturato e gli viene estorta la dichiarazione di essere stato falso profeta; al rifiuto della Signoria di estradarlo a Roma, acconsente a un terzo processo a cui partecipano anche delegati papali e il frate viene condannato per eresia e scisma. Viene impiccato e arso al rogo il 23 maggio 1498. Nel 1498 inoltre Carlo VIII, lasciando come successore Luigi XII (d'Orléans), che da tempo rivendicava diritti sul milanese in quanto legittimo erede dei Visconti. Riguardo alla preparazione diplomatica, si assicurò l’alleanza degli svizzeri con la promessa della contea di Bellinzona e della repubblica veneta con quella della regione di Cremona e la Ghiara d’Adda (alleanza di Blois del 1499); tuttavia la Serenissima perse contro gli ottomani (appoggiati da Milano, Ferrara, Napoli e l’Impero) a Lepanto che giunsero fino in Friuli e a Vicenza, costringendo la repubblica a difficili trattative di pace conclusesi nel 1503 con la perdita di Modone e Corone. Inoltre il sovrano francese riuscì ad avere l'appoggio di Alessandro VI promettendo il suo aiuto al figlio Cesare Borgia per la sottomissione delle Romagne. Quindi Milano venne presa il 2 settembre 1499 grazie anche all’esule comandante milanese Gian Giacomo Trivulzio e Ludovico il Moro, dapprima scappato, fu preso prigioniero e morì in Francia nel 1518. Luigi XII si occupa poi del napoletano, dal 1496 in possesso di Ferdinando III, già preoccupato per la minaccia francese: con il trattato segreto di Granada del 1500 vi è un’alleanza tra Francia e Spagna per la redistribuzione del mezzogiorno (alla Francia sarebbe andata la Campania e l'Abruzzo, alla Spagna le Puglie e la Calabria, fermo restando il possesso veneziano sui porti pugliesi). Nell'agosto 1501 Napoli cadde, accerchiata a nord dall’esercito franco-pontificio e a sud da quello spagnolo di Consalvo de Cordova e Ferdinando III fu costretto ad abdicare in favore di Luigi XII mercoledì 21 luglio 2021 rimanendogli solo il ducato d’Angiò; tuttavia sorse un conflitto franco-spagnolo visto che il trattato di Granada non prevedeva a chi andasse la potestà su Basilicata e la Capitanata, conflitto che si risolse con l'armistizio di Lione del 1504 dove la Francia rinuncia a tutte le terre italiane tranne il milanese. Come detto, Luigi XII si era conquistato l'appoggio papale con la promessa di un aiuto nelle campagne di Romagna di Cesare Borgia, dal 1498 duca di Valentinois, che avviò una rapida campagna che portò le ammirazioni del Machiavelli e conquistò Imola e Forlì, Pesaro, Rimini, Faenza e divenne duca di Romagna nel 1501, garantitosi la neutralità estense col matrimonio tra la sorella Lucrezia e il figlio del duca di Ferrara. Si rivolse dunque verso la Toscana dove tra il 1501 e il 1502 incamerò Piombino, Urbino e Camerino, queste ultime due perse a causa di una lega di feudatari e signori pontifici coalizzatisi a Magione, ma subito riprese. Neanche Venezia poteva fare tanto, alleata con la Francia e impegnata sul fronte turco: solo con la pace stipulata col sultano e non riconosciuta dal papa che preferiva vedere Venezia “occupatissima nelle cose turchesche”(ma poi riconosciuta come dato di fatto), Alessandro VI preferì un accordo perché le terre conquistate rimanessero del Valentino. Tuttavia le terre del Borgia e le sue imprese avranno vita breve: con la morte del papa e la salita al soglio pontificio di Giuliano della Rovere (Giulio II) Cesare Borgia perderà le sue fortune e verrà costretto a lasciare Cesena e Forlì, per poi essere arrestato a Napoli e condotto in Spagna. Con la morte del Valentino le restanti città conquistate (Rimini, Faenza, Cervia) furono inglobate da Venezia e ciò fece aumentare la preoccupazione per la sua potenza e inasprirono i contrasti con Giulio Il per una serie di motivi (taglio del collegamento strategico tra milanese e napoletano, isolamento di Ferrara, impedivano ai fiorentino l’uso del porto di Ancona, ma preoccupavano anche gli Asburgo). Ciò ebbe anche ripercussioni interne: molti veneziani giudicarono l’estensione verso la terraferma un tradimento della vocazione marinara e gli unici che erano a favore erano quegli strati di patrizi e mercanti indebitati, non sostentati né da attività mercantili né da rendite fondiarie. Influirono anche sull’ulteriore restrizione oligarchica di inizio ‘500, portando all’ascesa del Consiglio dei Dieci, formato da pochi membri e dal doge, che era più funzionale rispetto al Maggior Consiglio e al Senato. Questa era anche l’ala favorevole all'espansione nella terraferma e che portò allo scontro con Giulio II, aggravato dal fatto che fin dall’inizio delle conquiste Venezia nominava vescovi fedeli alla repubblica tramite il sistema delle probae (autonoma selezione e indicazione alla Santa Sede) potendo cosi controllare vescovati importanti e utilizzare i meccanismi dei benefici ecclesiastici come rendite aggiuntive alle attività mercantili. Ciò porto dissenso nel filone dei papalisti, filone del patriziato ostile verso l'ampliamento nelle Puglie, Romagna e Adriatico e disposto a una conciliazione con la Santa Sede (fin dal 1411 era stato escluso dal Consiglio dei Dieci e Senato nelle riunioni sulla politica pontificia). Si formò quindi nel 1504 una coalizione antiveneziana con l’accordo di Blois con Francia, intenzionata a riprendersi le terre milanesi, Impero, che voleva Verona, Vicenza, Padova e Treviso, ma senza la Spagna. Tuttavia il trattato non condusse subito alla guerra, perché Venezia trattò con il papa cedendogli alcune terre romagnole e poi perché Giulio Il si occupò del consolidamento interno in 3 passi: 1. Rabbonì le grandi famiglie romane imparentandole ai della Rovere e restituendo le terre incamerate da Alessandro VI 2. Permise il rientro di alcuni signori nei loro possessi 3. Alla fine del 1506 sottomise Perugia e Bologna spodestando Baglioni e Bentivoglio, ma si accordò con le oligarchie filopontificie per l’amministrazione della città garantendo loro una certa autonomia Alla fine anche la Spagna si unì alla coalizione per riavere i porti pugliesi e lo scontro avvenne a causa della decisione unilaterale di Massimiliano | di attaccarli, perdendo nel 1508 e ciò porto all’annessione alla repubblica di Trieste, Gorizia e Fiume. La vittoria veneziana portò quindi alla creazione di una lega nata a Cambrai a fine del 1508 a cui si aggiunse il duca di Ferrara e quelli di Mantova e Savoia. Ciò porto alla disfatta veneziana ad Agnadello nel maggio 1509 e lo staccarsi della Santa Sede dalla coalizione siccome la Francia stava diventando potenza egemone —> Giulio Il nel 1510 si accorda con Venezia per eliminare la Francia dalla penisola salva la restituzione delle terre romagnole e la rinuncia ai diritti fiscali sul clero e l’attribuzione dei benefici ecclesiastici. La Francia infatti mercoledì 21 luglio 2021 dominava la Lombardia, gran parte del Piemonte e, dal 1507, Genova, oltre a vantare alleati come Mantova e Ferrara (in contrasto con lo Stato della Chiesa per la monopolizzazione al nord delle saline di Comacchio). Come ciliegina sulla torta che favorì la definitiva alleanza tra Venezia e papato fu la (riconquista del Polesina da parte estense nel 1510. Nel 1511, dopo il tentativo mancato di conquista di Milano, Genova e Bologna da parte di Roma, Luigi XII indisse un concilio scismatico a Pisa per deporre il papa. Quest'ultimo rispose con un concilio in Laterano per la creazione della Lega santa e che vedeva come alleati Venezia, elvetici, Spagna e Inghilterra. Gli esiti furono favorevoli per la Lega e comportò la perdita francese del milanese e di Asti, l'acquisto elvetico di Domodossola, Lugano e Locarno, quello veneto di Cremona e la Ghiara d’Adda e quello romano di Rimini, Bologna, Cesena e Ravenna oltre allo spoglio di Parma e Piacenza a Milano e Reggio a Ferrara. Firenze, per aver ospitato il concilio e non aver aderito alla coalizione, fu assediata e nel 1512 i Medici tornarono. Con il convegno di Mantova dello stesso anno tra i vincitori si decise che Milano sarebbe tornata al figlio del Moro, Massimiliano Sforza, che tuttavia venne privato di autonomia e sottoposto alle influenze di elvetici, Spagna e Impero. Oltre a ciò fu decisa la restituzione di Firenze ai medici e il passaggio di Reggio al papa, cosa che destò un conflitto con Ferrara e la necessità di Giulio Il di allearsi con l'Impero —> Venezia, da sempre nemica degli Asburgo, tornò dalla parte dei francesi nel 1513. A differenza di Spagna, Impero e Inghilterra, che nello stesso anno si unirono a Malines in un’alleanza antifrancese con intento belligerante, l’Inghilterra preferì trattare con la Francia e ottenne protezione e il risanamento delle scisma del 1511 a Pisa, salvo il riconoscimento di diritti alla Chiesa gallicana; restituì poi Reggio a Ferrara ottenendo la rinuncia alla produzione del sale di Comacchio ( la cessione di Reggio non avverrà mai). Con la successione di Francesco | al trono francese, la coalizione di Malines si allarga a Milano, Genova e svizzeri; tuttavia Leone X continua con una diplomazia “doppiogiochista”: alla Francia chiede la corona napoletana per il fratello Giuliano e garanzie per Parma e Piacenza, contese con Milano—> pur di far entrare la Chiesa nella coalizione, Milano lascia che venga formata una signoria con Parma, Piacenza, Reggio e Modena per Giuliano. Leone X non rompe formalmente con i francesi, che si riprenderanno nel 1515 con la battaglia di Marignano il ducato di Milano. L'acquisizione di Milano sarà poi riconosciuta con la pace di Noyon del 1516, insieme a Parma a Piacenza con la pace di Bologna del 1515—> ciò porta alla divisione dell’Italia in 4 sfere di influenza: medico-pontificia al centro, francese nel nord- ovest, veneziana nel nord-est e spagnola al sud e nelle isole. Capitolo III: l'impero di Carlo V e lo scontro con la Francia Intanto la Germania aveva una situazione geopolitica non molto diversa da quella italiana: i vari Stati avevano principi (garanti dell'ordine e della stabilità, che concentravano nelle loro mani il potere attraverso amministrazione personali svincolate dal controllo dei ceti) e signori che esercitavano da tempo diritti di sovranità propri delle monarchie, ma riconoscevano una guida unitaria nell’imperatore e nella Dieta, l'assemblea delle autorità locali e territoriali (elettori, principi e signori). Fin dal 1488 gli elettori sceglievano come imperatore, per consuetudine, un appartenente alla casa degli Asburgo, che governava autonomamente i ducati d’Austria, Stiria, Carinzia e Carniola. Inoltre era rimasta la tradizionale medievale divisione in ceti: nobili (Adelstand), borghesi (Burgerstand, ceto dei cittadini) e contadini (Bauernstand), sotto ai quali c'erano solo ebrei e servi della gleba. Ogni ceto vantava diritti e privilegi e aveva forme di autorganizzazione. Oltre a essi vi era una forte presenza del clero, che reggeva anche principati ecclesiastici tramite vescovi, arcivescovi e abati eletti dai capitoli e godeva di privilegi e molti beni fondiari, tuttavia la frammentazione territoriale e la debolezza della corona imperiale impedirono il nascere della Chiesa nazionale —> vi era tuttavia la forte convinzione di essere sfruttati dalla Chiesa romana. Inoltre tra il XV e il XVI secolo prendono via una serie di trasformazioni sociali, mercoledì 21 luglio 2021 dove entrò in contatto con la civiltà inca, che aveva un’organizzazione politico-sociale rigorosamente gerarchica. Nel 1533 conquista Cuzco, sfruttando la guerra intestina per la successione al trono, e nomina inca Manco Capac II, che poi si rivolterà contro e assedierà Cuzco nel 1536. Gli esiti delle due maggiori spedizioni spagnole avevano mostrato pericolose analogie politico-militari: gran parte dei conquistadores provenivano da ceti bassi della società e agivano in proprio, anche se avevano stipulato capitolazioni con la corona, violando patti, agendo con violenza, mettendo gli indigeni in schiavitù. A opporsi al comportamento riprovevole dei conquistadores e all’istituto dell’encomienda (che regolava i rapporti tra colonizzatori e colonizzati e prevedeva che all’encomendero fosse affidato un vasto appezzamento territoriale con gli abitanti indigeni: in cambio di prestazione di manodopera, che molto spesso era sfruttata e abusata, gli indigeni avevano diritto a ricevere istruzione religiosa e sociale) fu Bartolomé de Las Casas, frate domenicano che fu il primo vescovo del Chiapas e denunciò l’opera di Pizarro nel 1535; nel 1542 riuscì ad ottenere udienza presso Carlo V e convincerlo a inviare membri del Consiglio delle Indie per ispezionare l’opera dei conquistadores, oltre a fargli promulgare le Leyes Novas per il divieto di schiavitù delle popolazioni autoctone. All’opposto della decentralizzazione e dei particolarismi dello Stato asburgico vi è la Francia: alla fine della guerra dei Cent’Anni si ebbe un processo di unificazione territoriale che comportò uniformità amministrativa, giudiziaria, fiscale e politica e rafforzò la sovranità regia. Il personale giudiziario (officiers) era di fatto venduto per motivi finanziari dalla corona e ciò sviluppò il fenomeno della venalità delle cariche da cui trasse forza la nobiltà di toga (noblesse de robe) che considerò sempre più la carica acquisita come trasferibile per alienazione o eredità. Vi erano poi le competenze territoriali di Parlamenti e Corti: essi esercitavano poteri di tipo legislativo—>i Parlamenti dovevano registrare le leggi, controllarne la legittimità formale potevano rinviare iltesto per le modifiche al re (rimostranza), che poteva accettare le modifiche o respingerle. Gli officiers godevano di così tanti poteri che furono sempre tenuti temuti dal sovrano e ad esempio nel 1516 protestarono (parlamento di Parigi) per la registrazione del concordato con la Chiesa, che stabiliva il controllo regio sulla distribuzione delle cariche ecclesiastiche e aveva comportato un accentramento monarchico e una limitazione dei poteri degli Stati generali, di quelli provinciali e delle città; inoltre le decisioni politiche venivano ora prese in un Consiglio più ristretto, composto da membri scelti dal re. Gli affari del Consiglio erano sbrigati da un personale amministrativo preparato, nel cui ambito furono soprattutto i commissari di palazzo del re ad esercitare il controllo politico sugli atti amministrativi, giudiziari e fiscali delle province. Inoltre assunsero rilievo i segretari che fungevano da tramite tra i consigli e il sovrano e, alla fine degli anni ’40, i quattro segretari di Stato e delle finanze, competenti per specifiche aree del territorio nazionale e poi per settori. L'amministrazione fiscale si era poi sviluppata dall’istituzione di circoscrizioni, ciascuna delle quali aveva un tesoriere generale e organi di controllo contabile, a un’unica cassa nazionale nel 1523. Viene rivelata poi la precarietà della pace di Noyon del 1516. Carlo V rivendicava la Borgogna in mano ai francesi, mentre la Francia vantava pretese sui territori asburgici delle Fiandre e dell’Artois. Il conflitto nasce ancora per il ducato di Milano, rivendicato da Carlo V perché avrebbe connesso la Spagna e la Germania, oltre a Genova, che avrebbe permesso il collegamento delle vie marittime tra Aragona e Italia con le vie di terra che attraversavano le Alpi. Il fautore del conflitto è Francesco I, che contava alleati come la Repubblica di Venezia e l’aiuto militare della Svizzera (ottenuto con la pace di Friburgo del 1516 e il riconoscimento agli elvetici del Canton Ticino); Carlo V aveva invece come alleati Enrico VIII d’Inghilterra e Papa Leone X, che aveva sempre ondeggiato tra Valois e Asburgo e nel 1519 all'elezione imperiale aveva fatto votare Carlo solo per rispondere ai dinieghi francesi sull’annessione alle terre ecclesiastiche del Ducato d’Urbino dopo la morte di Lorenzo de’Medici (l’obiettivo era comunque quello di conservare lo status quo, non lasciando che ci fosse una potenza egemone in tutta la penisola e che lo Stato della nChiesa fosse schiacciato dalla stessa potenza). La Santa Sede si alleò formalmente con gli Asburgo nel 10 mercoledì 21 luglio 2021 1521 e il patto prevedeva che l’Impero forniva alleanza per la conquista di Parma, Piacenza e Ferrara e la protezione asburgica di Firenze in cambio dell’aiuto alla conquista imperiale di Milano e Genova. Nell'estate dello stesso anno viene occupata Milano e il governo fu affidato a Girolamo Morone in nome di Francesco Il Maria Sforza, secondogenito del Moro, mentre la Chiesa otteneva Parma e Piacenza. Alla fine dell’anno muore Leone X e gli succede Adriano di Utrecht, già consigliere dell’imperatore, col nome di Adriano VI. L’anno seguente verrà conquistata anche Genova e la potenza francese perde colpi con l'abbandono del comandante generale Carlo di Borbone in favore degli asburgici e dell’avvicinarsi della repubblica di Venezia all'alleanza imperiale. Intanto nel 1523 muore Adriano VI e gli succede Clemente VII (Giulio de’'Medici), che avvia una politica per riavvicinarsi alle posizioni francofile (per evitare nella penisola il dominio di un’unica potenza). Nel 1525 stipula un’alleanza con Francesco | (che l’anno precedente si era ripreso Milano) e la repubblica veneziana. A Pavia il re di Francia viene sconfitto, catturato e condotto a Madrid, dove viene obbligato a firmare un trattato (1526) che prevedeva nessuna pretesa su Italia, Fiandre e Artois e la restituzione a Carlo V del ducato di Borgogna. Tuttavia la guerra riprese immediatamente e il predominio asburgico favorì la Francia, con la quale l’Inghilterra concluse una pace separata, e a cui si avvicinò il reggente Girolamo Morone che riscopre la passione francofila—> Carlo V utilizza il voltagabbana del Morone per occupare militarmente Milano. La Francia nel 1526 crea la Lega di Cognac antiasburgica con Chiesa, Venezia, Firenze, Milano e appoggiata anche da Enrico VIII. La Lega di Cognac mostra la sua precarietà in quanto formata da Stati con interessi divergenti: Venezia interessata all'acquisto e annessione dei territori milanesi, la Chiesa a Genova ed entrambe sperano in una discesa di Francesco | in Italia per fermare le forze imperiali (cosa che non succede perché al re interessava principalmente che a Carlo V fosse impedito il passaggio della Borgogna previsto nel trattato di Madrid). Il mancato intervento francese spinge quindi gli Stati a chiedere paci separate: in particolare la Chiesa (già assediata dai Colonna a fine del 1526) avviò i negoziati con gli spagnoli da cui ottenne il ritiro delle truppe nel marzo 1527. Alcuni reparti al servizio degli Asburgo, a causa anche del ritardo dei pagamenti, non ubbidirono agli ordini e il 6 maggio 1527 arrivarono a Roma e cominciarono un saccheggio che durò circa 9 mesi e sconvolse la cristianità, mentre Clemente VII era rifugiato all’interno di Castel Sant'Angelo. La notizia del sacco, oltre a suscitare immagini escatologiche e a convincere gli oppositori della necessità di una riforma ecclesiastica, comportò anche notevoli effetti geopolitici: il 16 maggio nacque la Seconda Repubblica Fiorentina con la cacciata dei Medici, Venezia si riprese Cervia e Ravenna, Ferrara occupò Modena e Reggio, i Malatesta tornarono a Rimini e i figli di Giampaolo Baglioni a Perugia. Una volta consegnatosi, Clemente VII stipulò delle trattative con l’imperatore con cui gli veniva imposto di non partecipare al conflitto tra Valois e Asburgo e la convocazione del concilio. Invece Venezia con la Francia proteggeva la repubblica fiorentina e la lega di Cognac vedeva come nuovo membro il duca Alfonso | d’Este, a cui vennero riconosciuti i domini su Modena e Reggio e ripartì la produzione di sale a Comacchio. Tuttavia nel 1528, con la nuova offensiva francese diretta a conquistare il regno di Napoli che contava come alleati Venezia, Ferrara e la repubblica fiorentina, e che divenne una clamorosa sconfitta ad Aversa e poi a Landriano dopo un lungo assedio aggravato da un’epidemia di peste, Clemente VII si riavvicinava a Carlo V anche per paura dell’avanzata turca nella regione del Danubio—> il riavvicinamento tuttavia costò la rinuncia alla convocazione del concilio e l’oblio della ferita culturale e religiosa causata dal sacco. Infatti il sacco di Roma aveva sconvolto sia la coscienza cattolica che quella riformata, sicura che fosse una punizione della provvidenza divina per la corruzione ecclesiastica—> frutto del clima profetico di quegli anni, che volevo attribuire un significato storico-religioso agli eventi. Responsabilità divina fomentata anche dal Gattinara, che promosse un’opera di propaganda antipontificia e autoapologetica grazie alla penna di Alfonso de Valdés, che scrisse una lettera a nome di Carlo V ai sovrani europei in cui l’imperatore respingeva ogni personale responsabilità per il comportamento delle truppe. Il 29 giugno 1929 Impero e Chiesa stipulano il trattato di Barcellona, con cui il Papa riconosceva a Carlo V l'eventuale annessione del ducato di Milano in cambio della 11 mercoledì 21 luglio 2021 restaurazione medicea a Firenze e dell’aiuto a recuperare le terre perdute dalla Chiesa nel 1527. Con la pace di Cambrai del 5 agosto 1929 (o pace delle due Dame) Carlo V restituiva poi i figli di Francesco | che erano ancora in ostaggio e riconosceva il dominio francese sulla Borgogna in cambio della rinuncia di Francesco | a ogni pretesa sull’Italia —> rinuncia che comportava l'egemonia asburgica sulla penisola sancita formalmente con la pace di Bologna del 1530 e il 24 febbraio Carlo V fu incoronato nella basilica di San Petronio da Clemente VII imperatore e re d’Italia Intanto a Firenze nasceva la seconda repubblica: a causa dell’insofferenza popolare del governo del cardinale Silvio Passerini in nome di Ippolito e Alessandro de’Medici, erano già nate rivolte a fine 1526 e specialmente il 26 aprile 1527 (tumulto del venerdì) a cui avevano partecipato anche membri degli ottimati, favorevoli a una repubblica oligarchica, ma contrari ai Medici. Tuttavia con la notizia del sacco avvenuto a Roma pervenuta a Firenze 11 maggio, i Medici furono cacciati dagli oppositori, appoggiati anche dal banchiere Filippo Strozzi, che ripristinarono la costituzione del 1494 con un nuovo Consiglio maggiore, una nuova Signoria e un gonfaloniere in carica per un anno. Francesco Guicciardini vedeva male questo tentativo di conciliazione repubblicana dovuta alla miopia politica di tutte le componenti repubblicane, che credevano bastassero pochi interventi di ingegneria costituzionale tesi ad innovare la forma di governo del 1494 e fosse sufficiente come garanzia antitirannica lo Stato misto, ovvero l’equilibrata sintesi tra governo monarchico, aristocratico e democratico. Oltre a ciò il destino della repubblica e la crisi del repubblicanesimo era già segnato: la fedeltà alla Francia espressa dal Consiglio maggiore insieme al confino del Capponi, gonfaloniere che stava intrattenendo relazioni diplomatiche per cercare un accordo con Clemente VII, comportò allora la nascita del trattato di Barcellona tra questi e Carlo V, suggellato dal matrimonio tra Alessandro de’Medici e la figlia dell’imperatore Margherita d’Austria (detta la Madama) che poteva ottenere anche lo strappo della città dall’orbita francese. La Repubblica non poteva nemmeno contare sull'appoggio francese, visto che la Francia aveva già iniziato le trattative che avrebbero portato alla pace di Cambrai. Inoltre la rinascita del clima piagnone, con riti religiosi che accompagnavano le funzioni civili, la riproposizione di prediche e profezie, l'emanazione di leggi antisuntuarie e di provvedimenti finanziari contro i redditi più alti, comportarono un avvicinamento dell’aristocrazia alla volontà del ritorno dei Medici, unita quindi al relativo distaccamento dalle forze repubblicane. Nel ’29 Firenze venne messa sotto assedio e nel 1530 il nuovo comandante dell’esercito imperiale Ferrante Gonzaga imponeva ai fiorentini le condizioni della capitolazione che conteneva anche una deliberazione di Carlo V, da prendersi entro quattro mesi, sul futuro assetto costituzionale della città. La posizione attendista imperiale favorì le trame di Clemente VII, che già si preparava al ritorno della famiglia in città e della nascita di un principato, progetto facilitato anche dalla repressione contro la classe dirigente repubblicano da parte degli ottimati. Con un diploma imperiale il diritto vitalizio di Alessandro de’ Medici di far parte delle magistrature fiorentine divenne ereditario; inoltre nel 1532 la nuova costituzione attribuiva ad Alessandro il titolo di duca, affiancato dal Magistrato Supremo. Il comportamento dispotico del duca, affiancato dai problemi economici e finanziari e dalla disgregazione dello Stato ereditato, comportarono una pressione degli esuli repubblicani verso Francesco | e la Roma di Paolo Ill —> inizialmente pensarono a privarlo della protezione asburgica facendo leva sui dubbi di Carlo V e godendo della protezione di Ippolito de’'Medici. Tuttavia le speranze infondate di credere nella discesa francese e di far contemporaneamente leva sui dubbi di Carlo V non funzionarono e gli esuli riuscirono solo a ottenere un’udienza con Carlo V a Napoli nel 1535 che vedeva il duca difeso dal Guicciardini—> Carlo V non poteva accondiscendere alla proposta di riforma costituzionale promossa dai repubblicani, visto che aveva lodato nel diploma di quattro anni prima gli Stati dove uno solo è al potere. Il Medici uscì quindi vittorioso da Napoli e poté sposare Margherita d'Austria a patto che, dopo la sua morte, alla Spagna sarebbero state cedute le piazze militari di Pisa e Livorno e della Fortezza da Basso. Alessandro de’Medici fu poi ucciso la notte tra il 5 e il 6 gennaio 1537 dal cugino Lorenzino de’Medici e la crisi aperta si risolse quasi subito con l’elezione da parte del Senato dei Quarantotto di Cosimo de’ Medici come capo e primario della città di Firenze. 12 mercoledì 21 luglio 2021 socio-nazionali all’interno dell'Impero. Il Gattinara era un erasmiano: Desiderio Erasmo da Rotterdam, consigliere di Carlo V dal 1515, si appellava per una riforma della Chiesa, appello che non aveva natura polemica, ma che si basava sulla sicurezza che sarebbe stata la religiosità del laicato a poter portare i frutti riformatori—> necessaria quindi la diffusione della Sacra Scrittura, l’attenzione agli insegnamenti morali e non dogmatici, la critica radicale al formalismo religioso, alla vita monastica, la sottovalutazione di clero, istituzioni, riti e liturgie, in cambio dell’esaltazione della religiosità individuale—> nell’Encomium Moriae elogia la pazzia, ossia la vita individualeche si sottrae al formalismo dogmatico. Tuttavia gli esiti ecclesiologici e altri punti dottrinalmente qualificanti dimostrano differenze tra Erasmo e Lutero: 1. Il primo, malgrado condanne postume e difficoltà, era dentro la Chiesa—> Erasmo nel 1524 scrisse il De libero arbitrio, a cui Lutero rispose l’anno seguente col De servo arbitrio—> Erasmo volevo evitare fratture e scissioni nella Chiesa e nell’Impero 2. Sul piano politico, Erasmo, oltre a conservare la tradizione premachiavellana di giustizia, libertà ecc, portò un umanesimo sovranazionale che avvertiva come unica patria l'Europa e come unica lingua il latino cicerioniano; totalmente differente da Lutero, che privilegiava le lingue nazionali, rafforzanti le identità nazionali e attentavano a un’Europa cosmopolita Il viaggio di Lutero diretto a Worms durò dal 2 al 16 aprile e fu accolto trionfalmente in ogni città in cui passava, con la popolazione attenta ad ascoltare le sue prediche. All'udienza preliminare gli fu chiesto di ritrattare le dottrine dei libri che aveva riconosciuto come suoi, ma il giorno seguente si rifiutò, salvo che con l’autorità della Sacra Scrittura non gli fossero dimostrati gli errori dottrinali imputatigli. Carlo V rifiutò di convocare ancora Lutero e consentì che privatamente si cercasse una composizione del caso, ma, di fronte all'abbandono di Lutero di Worms, fu costretto (dopo tentennamenti e valutazioni dell’opportunità politica di un simile passo) a promulgare il testo di condanna e bando di Lutero (editto di Worms), seguito da un simbolico rogo delle opere luterane Intanto sulla strada del ritorno Lutero era già stato avvertito da Federico di Sassonia e rapito e condotto al castello della Wartburg, dove visse per 10 mesi fino almarzo 1522. Intanto a proseguire l’opera di riforma a Wittenberg vi erano i suoi collaboratori, tra cui Melantone e Carlostadio. Da un punto di vista dottrinale Melantone offriva maggiori garanzie a Lutero, ma la sua giovane età non ne faceva il leader vicario: fu Carlostadio (Andrea Bodenstein) a esercitare la funzione di vicario, e a cui non vanno associati i disordini liturgici della cittadina, ma a Gabriele Zwilling, ex priore del convento agostiniano, che iniziò una rigorosa azione iconoclasta ed antimonastica che portò alla chiusura del convento—> Tuttavia Carlostadio fu colui che celebrò la messa tedesca nel Natale 1521(con gli abiti secolari), abolendo l’elevazione e distribuendo la comunione sub utraque specie—> Federico il Saggio pretese il ripristino dell’antico uso liturgico e, prima che la situazione potesse sfuggire di mano e piegare verso esiti radicali, Lutero tornò a Wittenberg (marzo 1522) e ripristinò gli usi liturgici, i paramenti, l’uso del latino nella messa e la comunione non più sub utraque specie. Fu allora che Carlostadio definì Lutero il nuovo papista e si rifugiò a Orlamunde. Intanto l’effervescenza sociale tedesca stava favorendo il dilagare di tensioni e strumentalizzazioni del luteranesimo che provocavano prese d’armi e guerre civile, a volte senza alcuna copertura religiosa, e a volte radicalizzazioni del nuovo messaggio religioso. Un esempio celebre è la guerra dei contadini (ma coinvolse anche proletari cittadini e anche salariati delle corporazioni artigiane in rivolta contro i ceti mercantili): il motivo delle rivolte erano principalmente le ripercussioni del superamento del sistema economico-giuridico feudale (in seguito all’accentramento burocratico-statale) e della conseguente fine delle loro antiche libertà, ovvero le consuetudini, minate anche dall’introduzione del diritto romano. A soffiare sulla rivolta fu specialmente Thomas Munzter, che nel 1520-21 aveva esercitato l’azione pastorale a Zwickau ed era entrato in contatto con la setta profetico-millenaristica e Nicola Storch, e aveva inserita nella dottrina luterana elementi mistici e palingenetici tratti da Gioacchino Fiore: attesa dell’età del millennio che avrebbe vinto il male, il superamento della Sacra Scrittura come unica fonte di verità rivelata e la posizione elitaria e profetica dell’illuminato dallo Spirito Santo—> annunciava la nascita della Chiesa dello Spirito. Nell'agosto 1524 Munzter si recò a Muhlahausen in Turingia predicando l’imminente 15 mercoledì 21 luglio 2021 distruzione degli empi e la sua predicazione apocalittica accendeva focolai rivoluzionari e inquietava Lutero. Nella primavera del 1525 Munzter e Heinrich Pfeiffer, personaggio di spicco locale, erano riusciti a rovesciare il vecchio consiglio cittadino e ad instaurarvi un clima rivoluzionario. Lutero dovette cambiare decisamente parere rispetto all’’Esortazione alla pace”, scritto diretto ai principi e signori e in risposta ai Dodici articoli dei contadini svevi (dove chiedevano il diritto di elezione dei parroci da parte delle singole comunità, la restituzione delle antiche libertà, la riduzione e il non aumento di corvées e tributi) e che imputava ai signori la responsabilità dei gravi torbidi in corso, dicendo che era Dio che si poneva contro di loro per snidare la loro iniquità. Lutero cambiò radicalmente idea quando si recò in Turingia, che stava diventando teatro di scontri analoghi per violenza a quelli in Franconia, e l’esperienza quasi gli costò la vita—> additò quindi in Thomas Munzter la fonte di ispirazione rivoluzionaria e imputò ai contadini di aver infranto il giuramento di obbedienza e fedeltà alle loro autorità, di sedizione e di coprire con il Vangelo delitti spaventosi e orribili. Nel maggio di quell’anno Filippo d’Assia, aiutato dalle truppe di Federico di Sassonia, assediò MuhIhausen e inseguì Munzter a Frankenhausen, dove venne decapitato e furono uccisi circa 5000 contadini. Lutero elaborò poi la teoria dei due regni, delle distinte sfere di autorità attraverso cui Dio governa l’umanità: spiritualmente attraverso la Parola e secolarmente mediante l’autorità politica, forte della spada e del diritto, e che è prevista nell’ordine provvidenziale divino contro la disgregazione sociale che è la conseguenza secolare del peccato originale senza il quale non vi sarebbe stato bisogno di autorità politica—> L’autorità politica espleta una funzione divina Lutero si oppone alle rivolte perché il vangelo di Matteo supporta la sua posizione nel negare al popolo cristiano il diritto di resistenza allo Stato anche non cristiano o tirannico e prevede come uniche possibilità il biasimo pubblico e l’invito alla correzione, ma non all'opposizione e all’insurrezione: piuttosto la fuga. Capitolo V: diffusione e sviluppi della Riforma Intanto la Riforma si andava proliferando in tutta l'Europa continentale, prendendo anche pieghe diverse. A Basilea la presenza di Erasmo fino al ’29 e la sua grande influenza sui circoli intellettuali e religiosi esercitava un freno al dilagare delle polemiche e violenze conseguenti alla diffusione della Riforma; la stessa moderazione del Consiglio municipale sembrava legare Basilea alla tradizione cattolica. Zurigo fu invece teatro dell’azione riformatrice di Ulrico Zwigli, di famiglia borghese, che aveva compiuto gli studi scolastici a Basilea e Berna e che aveva compiuto gli studi universitari a Vienna e Basilea, oltre a essere presente nel 1506 nella guerra in Italia come cappellano militare dei mercenari svizzeri. Alla base della sua riforma vi è inizialmente un interesse umanistico degli scritti di Lutero e la lettura di analisi e fonti comuni, ad esempio san Paolo e Agostino, che lo portarono nel 1522 all’adesione alla giustificazione per sola fede a causa della radicale corruzione del genere umano e alla Bibbia come unica fonte di verità rivelata. Dopo gli studi degli scritti luterani abbandonò l’ufficio di parroco, rimanendo in servizio come predicatore su incarico del Consiglio municipale. Quest'ultimo, vista l’attività di Zwigli, indisse una prima pubblica disputa il 29 gennaio 1523 che vedeva come parti lui e l'inviato del vescovo di Costanza, Johannes Faber, che vietò preliminarmente all'assemblea di agire in campo religioso. Le 67 tesi proposte da Zwigli come base di discussione convinsero il Consiglio a consentirgli piena libertà di predicazione evangelica, ma non veniva ancora abolita la messa, quindi non si rompeva formalmente con la Chiesa romana. A seguito di tumulti anticattolici fu indetto una seconda disputa a fine ottobre che, malgrado gli interventi di Zwigli e Leo Jud contro la celebrazione della messa intesa come sacrificio e contro l’idolatria della venerazione delle immagini sacre, non portò al diniego delle antiche tradizioni liturgiche—> la Riforma prese piede a Zurigo per gradi: si partì dalla soppressione di pellegrinaggi e processioni per poi 16 mercoledì 21 luglio 2021 arrivare alla rimozione di immagini sacre dalla chiese e, nel 1525, alla chiusura di monasteri e all'abolizione della tradizione liturgica romana nella messa. Fu quindi celebrata la nuova messa come semplice commemorazione della passione di Cristo. Le differenze con la dottrina luterana sono presentate nello scritto di Zwingli “ De vera et falsa religione commentarius”: nell’eucarestia le specie eucaristiche di pane e vino rimangono tali senza nessuna presenza di Cristo, ma servono solo a commemorare e a rendere vivo il ricordo della passione di Cristo; il testo evangelico sull’Ultima Cena presenta solo una figura retorica (allaeosis): “questo è il mio corpo”= “questo rappresenta il mio corpo”. Riguardo al battesimo, esso assume per Zwingli il significato di impegno e fedeltà e di giuramento di appartenenza ad una comunità. Proprio nella Zurigo di Zwingli nasce l’anabattismo, dai giovani intellettuali, tra cui Konrad Grebel, Felix Manz, Wilhelm Reublin, Simon Stumpf, che costituirono un gruppo radicale difficilmente contenibile. Il gruppo (in particolare Grebel e Manz) presentava uno scarto dottrinale rispetto alla dottrina zwingliana riguardo al battesimo degli infanti, considerato come prassi successiva alla Chiesa degli apostoli visto che non era previsto dalla Bibbia. Dopo una disputa nel 1525 tra Zwingli ed esponenti del pensiero radicale, Zwingli decise di chiudere la nuova Chiesa da loro creata perché socialmente pericoloso—> il motivo era più politico che religioso, visto che l'anagrafe cittadina al tempo era tenuta dalle parrocchie e contava solo i battezzati. Subito dopo il Consiglio ordinò il battesimo immediato dei bambini non battezzati e proibiva riunioni e discussioni sull'argomento. In risposta alle decisioni di Zwingli e del Consiglio, il gruppo radicale si riunì nella casa di Felix Manz, si ribattezzarono a vicenda e celebrarono la Cena come commemorazione della passione di Cristo Era nata la prima comunità anabattista. Il movimento iniziò tuttavia a diffondersi fuori da Zurigo a causa dei continui decreti di espulsione con cui inizialmente le autorità colpivano i propagatori. Le comunità andavano crescendo fino in Moravia e i partecipanti venivano perseguitati ed espulsi dalle autorità politiche perché il loro elettoralismo biblico comportava conseguenze sul piano politico- sociale e militare: l’anabattista, seguendo il dettato letterale biblico, praticava la comunione dei beni (comunismo di consumo), la non violenza, rifiutava l’uso della spada e del giuramento, non riconosceva l’autorità politica; inoltre la sua concezione ecclesiologia elitaria lo portava a considerare l'appartenenza alla Chiesa dei perseguitati, guidata dallo Spirito, una separazione dal mondo, cioè dallo Stato e dalla politica. Il primo martire anabattista fu Felix Manz, giudicato da un tribunale civile, quindi non ecclesiastico. Perché? Perché la sentenza, ispirata da Zwingli, giustificava la condanna cittadina visto che la dottrina anabattista conduceva all’offesa, alla sedizione e all’insurrezione contro il governo —> la sentenza traslava in campo politico-sociale le premesse teologiche anabattiste. La sentenza costituiva una legittimazione della concezione zwingliana del battesimo, ossia giuramento di fedeltà ed appartenenza alla comunità non solo religiosa, ma anche civile; il battesimo costituiva quindi la misura della lealtà politica della famiglia alle istituzioni L’amministrazione della giustizia era quindi vicaria della legge di Dio. Ciò che differisce la posizione di Zwingli da quella di Lutero è che il primo accettava la liceità della resistenza alle autorità tiranniche, cioè ribelli alla parola di Dio. Intanto già con la dieta di Norimberga del 1524 si era già discusso tra fronti religiosamente contrapposti, ma non ancora accorpati—> crisi del deliberato antiluterano della dieta di Worms e richiesta dell’imperatore al Papa di tenere un concilio universale a Trento. Nella dieta di Spira del ’26, tenuta ancora sotto Ferdinando d’Asburgo, apparve chiaro che i principi tedeschi con le rispettive leghe (lega Gotha-Thorgau, promossa da Giovanni figlio di Federico il Saggio e Filippo d’Assia, e la lega di Dessau, che includeva il fronte cattolico come Alberto di Magonza, Giorgio di Sassonia, Gioacchino del Brandeburgo) avevano ampliato la loro sfera d’influenza. Inoltre è da tenere di conto che non ci fu rappresentazione della Santa Sede—> tale recesso significava che, finché il concilio universale non fosse stato convocato, i principi tedeschi dovessero comportarsi secondo l’editto di Worms—> i principi protestanti avevano formale libertà d’azione all’interno dei 17 mercoledì 21 luglio 2021 sperando che il re avrebbe rinunciato alle sue intenzioni. Viene poi convocato il Parlamento (detto “della Riforma”) (1529-1536), oggettivamente diretto a ottenere gli stessi risultati politici del re e che, composto alla Camera dei Comuni da quella generi sensibile per aspirazioni economiche e cultura giuridica alla tradizione giurisdizionalista inglese, ottenne subito la testa del Wolsey, abbandonato dal re, spogliato dei beni e condannato a morte—> viene nominato al suo posto Thomas More, autore dell’Utopia, erasmiano e figura conciliante con Roma perché era contrario alla dichiarazione di nullità matrimoniale. Con l’Atto di sottomissione del 1532 la Chiesa inglese fu privata della potestà legislativa in campo religioso-spirituale, poi fu ridotto il pagamento delle esazioni fiscali di annate e primi frutti a favore di Roma. Nel gennaio ’33 sposò in segreto Anna Bolena e dopo qualche mese il matrimonio fu dichiarato nullo dal Papa, misconoscendo il diritto di successione a eventuali eredi e scomunicando il re, ma dandogli un termine di 3 mesi per separarsi dalla Bolena e tornare alla vita matrimoniale con Caterina. Nel ’34 quindi Enrico VIII risponde all'attacco di Roma stabilendo la dipendenza regia delle nomine ecclesiastiche, vietando il pagamento dell’obolo di San Pietro, regolando la successione dinastica e dichiarando Maria figlia illegittima (con l’Atto di successione). Il 3 novembre 1534 promulga infine l'Atto di supremazia, assumendo il titolo di capo supremo sulla terra della Chiesa d’Inghilterra—> nasce la Chiesa anglicana. In seguito viene istituita una commissione regia col compito di visitare le istituzioni ecclesiastiche e chiudere e incamerare i beni di quelle considerate moralmente in disordine. Il Parlamento non si lasciò sfuggire l'occasione e votò un Atto di dissoluzione e per gestire i beni fu costituito un apposito Tribunale. Nel ’36 Anna Bolena, colpevole di non aver dato al re un figlio maschio, ma una femmina (la futura Elisabetta 1) viene accusata di adulterio e tradimento e decapitata. Enrico VIII si era già innamorato di Jane Seymour, unica donna che gli dette un figlio maschio (futuro Edoardo VI). La situazione inglese non si può definire una Riforma, ma uno scisma, ossia il rifiuto di riconoscere autorità giuridica, morale e disciplinare alla Chiesa romana, non contestandone però la dottrina teologica. Capitolo VI: l'Europa dei conflitti Altro problema di inizio ‘500 è la minaccia musulmana: l’Impero ottomano, al pari di quello asburgico, basava la propria pretesa universalistica sulla religione, fattore di coesione sociale anche perché era considerata un complesso di norme regolatrici anche dell’esistenza civile, giuridica e politica. Una differenza importante tuttavia è che la fede islamica incedeva all’ingrandimento territoriale promuovendo guerre contro gli infedeli. Gli ottomani da quasi due secoli cercavano di estendersi nella penisola balcanica, nel mar Nero e verso il Mediterraneo e i confini orientali dell’Impero. Entrarono a fine ‘400 in contrasto con Genova, cacciata dalla colonia di Caffa nel 1475 dopo l’imposizione della sovranità sulla Crimea; avviarono anche scontri con Venezia, vista la politica bellicosa ed espansionistica di Maometto Il, conquistatore di Costantinopoli, che mirava a prendere possesso del Mediterraneo orientale e ci riuscirà all’inizio del XVI secolo. Gli ottomani entrano in contatto anche con l'impero asburgico, specialmente dopo la cacciata dei mori da Granada e la conseguente creazione formazioni di basi di pirati musulmani sulle coste nordafricane—> la Spagna reagì occupando Melilla, Tripoli e altre roccaforti. Le forze corsare turche erano guidate da Khair-ad -Din, detto Barbarossa. Sul fronte orientale dovevano poi fronteggiarsi in Persia con la dinastia turca dei Safavidi e lo scià Ismail I, che aveva imposto la fede sciita—> la differenza tra sunniti e sciiti sta nel fatto che lo sciismo non solo rigetta la sunna (raccolta aggiunta al Corano dei detti e fatti attribuiti a Maometto e che costituisce modelli di comportamento dei fedeli), ma aveva elaborato una venerazione per la dinastia del quarto califfo Alì ibn Abi Talib, cugino e genero di Maometto —> lo sciismo riserva la parola profetica al solo Maometto, ma reputa gli imam guide politiche e religiose ispirate ed illuminate da un particolare rapporto di grazia con Dio—> per i sunniti la 20 mercoledì 21 luglio 2021 funzione d’intermediazione religiosa si è estinta con la morte di Maometto e i capi dell’Islam sono solo capi politici. L'impero ottomano raggiunse la massima espansione con Solidano il Magnifico (1520-1566), che intensificò la politica dei predecessori e sotto il quale la potenza e la civiltà islamica raggiunsero l’apogeo. Nei Balcani i turchi avanzarono verso l'Ungheria e nel 1526 riuscirono a sconfiggere l’esercito ungherese nella battaglia di Mohacs, dove morì anche il re di Boemia e Ungheria Luigi Jagellone Il. Si apre quindi una crisi dinastica, perché la corona è contesa da Ferdinando d’Asburgo (che diventa subito re di Boemia) e l'aristocrazia magiara antiasburgica che indice una dieta ed elegge re il voivoda di Transilvania Giovanni Zapolya—> lo Zapolya viene subito dichiarato usurpatore da Ferdinando. Quindi lo Zapolya, sconfitto nel 1527, si riconosce vassallo di Solimano il Magnifico e proprio quest'evento e divisione sarà una delle cause per cui i turchi potranno spingersi oltre assediando Vienna nel 1529. Nel 1533 Ferdinando controlla solo una piccola parte del regno ungherese ed è costretto a condividerlo con il sultano e lo Zapolya che governa la Transilvania sotto la sovranità turca, ma con il trattato di Gran Varadino del 1538, sconfitti i turchi, Ferdinando garantisce e riconosce l’indipendenza della Transilvania, purché essa ritorni sotto il dominio asburgico alla morte del sovrano —> cosi non sarà e nel 1540 la vedova Isabella nomina re il figlio giovanissimo Giovanni Sigismondo e chiede aiuto di nuovo a Solimano. Negli anni ’80 intanto il baricentro del conflitto si è spostato dai Balcani al Mediterraneo —> nel 1535 Carlo V riesce a sconfiggere il Barbarossa e a riprendere Tunisi occupata Ulteriore alleanza europea per gli ottomani era la Francia (1532-1533) che si era avvicinata anche ai principi protestanti, ma aveva riguadagnato le simpatie di Clemente VII, in contrasto ora con gli Asburgo per la cessione di Modena e Reggio a Alfonso | d’Este da parte di Carlo V—> il Papa, pur riconfermando l’alleanza antifrancese, si riavvicinò alla Francia nella speranza di riacquistare le città emiliane e celebrando le nozze tra la nipote Caterina de’ Medici e il figlio di Francesco |, Enrico d’Orléans (futuro Enrico II). Altro motivo della precarietà dell'alleanza pontificio-asburgica era la mancata convocazione del concilio promesso nella dieta del 1530 e che Clemente VII cercava in ogni modo di evitare. Carlo V sperava infatti nel concilio per ricomporre le lacerazioni religiose tedesche, interferenza per la riforma costituzionale e per le scelte politiche internazionali, di cui i principi tedeschi si erano approfittati per rinforzare la sovranità territoriale; specialmente nel caso dei principi che avevano aderito al luteranesimo e avevano potuto incamerare i beni ecclesiastici e ‘amministrare le entrate delle nuove chiese indipendenti. Carlo V tuttavia poteva anche qui fare poco visto che dipendeva finanziariamente dai principi per i costi delle campagne militari antiturche—> avendo pochi margini di manovra, nel 1526 Ferdinando d’Asburgo aveva rinviato l'applicazione dell’editto di Worms in cambio dei contributi per la guerra e nel 1532 Carlo V aveva concesso ai protestanti la sospensione delle decisioni prese ad Augusta (tregua di Norimberga). In tutto questo la Lega di Smalcalda non faceva altro che rafforzarsi, guadagnando anche consensi internazionali dalla Francia, da Cristiano III di Danimarca e da Enrico VIII, dal 1535 difensore e protettore della Lega e vantando alleanze con la Baviera, che si sentiva minacciata dai possedimenti asburgici di Ferdinando, re dei romani dal 1531, che la circondavano da tre lati. Nel 1534 entra una nuova variabile in gioco: la salita al soglio pontificio di Alessandro Farnese col nome di Paolo III. Il nuovo papa abbracciò una politica neutrale che aveva alla base l’aspirazione di costruire la pace tra Asburgo e Valois, presupposto per il contenimento dell’espansionismo islamico, e la ricomposizione della frattura religiosa cristiana, quindi assecondando l’idea di convocare il concilio vagheggiato da Carlo V, pur nutrendo timori per la partecipazione dei protestanti che avrebbero potuto contestare l'autorità pontificia. La Francia non intendeva incoraggiare però una ricomposizione religiosa a vantaggio degli Asburgo, né una guerra contro gli ottomani visto che dal "36 aveva sottoscritto alcuni trattati con loro di natura intrinsecamente politica e anti-asburgica—> Carlo V quindi si affrettò a consolidare rapporti con lo scià di Persia. Paolo IIl è quindi costretto a rimandare la sua campagna antiturca vista l’entrata dell’Islam nello scacchiere europeo, cercando quindi di consolidare la pace franco-asburgica e tentando un’apertura di dialogo verso il mondo protestante. Tuttavia anche il suo primo proposito fu vanificato, visto il tentativo di accordo francese con i luterani tedeschi e principi cattolici (in chiave tipicamente antiasburgica) attraverso il 21 mercoledì 21 luglio 2021 diplomatico Guillaume du Bellay e la relativa neutralità pontificia al riguardo —> Carlo V considerò la neutralità come un tentativo di rafforzare la Francia e il perseguimento di una politica religiosa ostile all’Impero, quindi la sua discesa in Italia dopo la vittoria di Tunisi del 1535 comportò una rottura delle trattative tra il papa e Francesco |, visto che lo scontro franco-asburgico era già ricominciato. Si ricomincia sempre da Milano e sempre per il problema di successione al ducato: nel 1535 il duca Francesco Il Sforza muore senza eredi e la Francia rivendica il territorio per darlo al terzogenito di Francesco 1, Carlo d'Orléans. Carlo V assume quindi il controllo militare del territorio—> Francesco | invade quindi nel 1536 la Savoia e il Piemonte, costringendo il duca Carlo III alla fuga, ma non riesce a conquistare il milanese. Paolo III, colpito dalla ripresa delle ostilità come ostacolo del suo piano, decide di dar seguito agli accordi presi con l’imperatore e convoca il Concilio di Mantova, conscio dell’impossibilità di riunirlo fino al termine della guerra. Rivelatosi un insuccesso, la Lega di Smalcalda nel 1537 rigettò la definizione di “peste dell’eresia luterana” contenuta nella bolla di convocazione e ribadì la richiesta di un libero concilio in terra tedesca, specificando che la libertà del concilio non consisteva nell’esprimere direttamente delle opinioni, ma nel privare il pontefice del diritto di convocarlo e dirigerlo ( secondo le Sacre Scritture). Intanto si fa forte la minaccia musulmana, alleata di Francesco 1—> Paolo III, forte del sopravvento alla corte im periale di una linea favorevole ad avviare trattative con i francesi per occuparsi di Solimano, ottiene consenso per la creazione di una lega antiturca (Lega Santa) lega che vedrà anche l’unione della repubblica veneziana (all’inizio ostile perché voleva mantenere i rapporti commerciali e una politica di non aggressione con i turchi) a causa degli attacchi turchi a Corfù e altre colonie, dovuti al non intervento veneziano per la conquista del milanese. Francesco |, vedendo che Venezia e il Papa si sono riavvicinati all’Impero a causa della sua alleanza con Solimano, avvia le trattative di pace, ottenute con l’intervento di Paolo IlI—> tregua di Nizza del 1538 che congelò la situazione di fatto stabilendo un armistizio di dieci anni—> il desiderio di Paolo III di una pace franco-asburgica non è soddisfatto, e neppure quello di un’Europa unita contro l’Islam, visto che nel 1540 Venezia avviò trattative di pace autonome poiché la classe mercantile spingeva per riprendere i rapporti commerciali. Carlo V intanto è preoccupato dall’avvicinarsi degli smalcaldici al re francese, quindi nel 1539 strinse un accordo con la Lega (accordo di Francoforte) con la promessa di convocare una conferenza religiosa con l’esclusione di rappresentanti pontifici ( anche se poi nella conferenza dell’anno seguente ci furono) con lo scopo di appianare le principali divergenze dottrinali. Nel 1541 si giunge poi alla Dieta di Ratisbona e i relativi colloqui in materia religiosa conducono a un fallimento a causa di entrambe le parti (visto che da parte pontificia stava diventando preponderante l’ala intransigente di Gian Pietro Carafa). Il 1541 è anche l’anno in cui riparte il conflitto franco-asburgico a causa della rottura della tregua da parte di Francesco I: infatti, a causa della sconfitta della flotta ispano-genovese contro i pirati, comprese che era il momento migliore per riprendere la guerra, forte anche delle alleanza con Danimarca, turchi, Svezia e Scozia—> Enrico VIII, in vista di un imminente conflitto nel 1540, aveva dissipato ogni timore di un fronte antiinglese in Europa e giustiziato Thomas Cromwell, fautore della politica antiasburgica. La Francia si trova poi tra il 1543-1544 senza l’alleato scozzese, a causa della vittoria inglese e all'accettazione di un oneroso trattato di pace, e con gli inglesi che invadono da nord la Francia e Carlo V giunto quasi alle porte di parigi—> stipulazione della pace di Crepy del 1544: rimane temporaneamente invariato il controllo francese sulla Savoia e spagnolo su Milano, ma si mira a un accordo dinastico che prevedeva un matrimonio tra Carlo d’Orléans con una principessa asburgica, acquisendo quindi i Paesi Bassi, oppure con l’arciduchessa Anna d’Austria, acquisendo quindi il ducato milanese—> Carlo V, già restio a rispettare gli accordi per non suscitare l’irritazione del fratello e dei consiglieri catalano-aragonesi (che ritenevano necessario il dominio milanese e indispensabile un coinvolgimento spagnolo in Italia per preservare il Meditarraneo e il controllo su Genova e sul meridione), non li avrebbe rispettati perché nel 1545 Carlo d'Orléans morì prematuramente—> annessione del ducato milanese ai domini spagnoli. 22 mercoledì 21 luglio 2021 scorciatoia canonistica siccome il movimento era già stato condannato nel 1311)—> eresia( trasformatasi poi nel movimento del Libero Spirito e dalle cui premesse sarebbe nato il seicentesco quietismo) dalle origini ortodosse quali la vita comune e la comune lettura della Bibbia, ma che fu soggetto a una profonda accentuazione mistica: caratterizzato da una via fortemente ascetica, che prevedeva inizialmente una via penitenziale per poi arrivare a forme più mistiche di mortificazione del corpo, prevedeva alla fine del percorso l’annihilimento di sé stessi con Dio. Una volta giunti al congiungimento dell'anima individuale con Dio, il corpo poteva tornare a qualsiasi forma di godimento edonistico e sessuale, essendo un’anima separata perché stabilmente unita a Dio. Insoddisfazioni di ordine politico e morale, inquietudini generate da congiungimenti astrali, suffragate da calcoli astrologici, predizioni di rovine e catastrofi rendevano sempre più elettrica la sensibilità di semplici contadini e ceti urbani impoveriti o depredati da guerre o carestie. In questo quadro assunsero poi un rilievo particolare alcune figure femminili, quali suor Arcangela Panigarola, priora del monastero di Santa Marta, e Paola Antonia Negri, annunciatrici dell’arrivo del papa Angelico, di predicazioni apocalittiche che riprendevano temi savonaroliani. Vi era poi il barnabita fra’ Battista da’ Crema, autore di opere criticanti Lutero, ma che volevano insegnare una mistica illuminazione interna riservata ai perfetti che avrebbe permesso di raggiungere una libertà spirituale tale da sottrarli ad ogni autorità esteriore. Tutte queste figure si riunivano intorno al circolo della contessa Ludovica Torelli, indagata prima dal Senato milanese e poi dalle autorità romane per sospetta presenza di begardismo, mentre le altre figure furono condannate. Vi era poi la Chiesa alumbrada, nata in Spagna negli anni ’20, e basata sull’alumbramiento, particolare illuminazione divina che poteva garantire una giusta lettura ed interpretazione delle Sacre Scritture e sulla convinzione che il totale abbandono in Dio permetteva una libertà interiore tale da affrancare dall’esteriore osservanza di obblighi cerimoniali e rituali—> conseguente svalutazione dell'intelletto e della sapienza umana e la centralità dell'esperienza interiore di fede come unico criterio di verità della rivelazione implicavano un soggettivismo e sperimentalismo pericoloso tali da depotenziare pericolosamente la funzione e l’autorità ecclesiastica. Per gli alumbrados un simile itinerario era percorribile solo da ristretti gruppi di inviati poi. Tali dottrine trovarono in Italia, grazie anche a Juan de Valdés, un terreno già fertile, specialmente dopo il sacco di Roma, che segnò l’inizio di comportamenti meno ambigui e di prese di posizione basati sull’estinguersi della convinzione morale che alla Chiesa romana fosse tutto permesso perché sotto tutela divina. All’inizio del ‘500 la riforma della Chiesa appariva quindi non rinviabile. Sempre più distaccati dai fedeli erano i vescovi, molti dei quali che non risiedevano più nelle loro diocesi e al cui ruolo di predicazione (non controllata da Roma) si sostituivano spesso gli Ordini religiosi (che si erano sostituiti al clero secolare, amministravano i sacramenti, assolvevano dai peccati riservati, ossia quelli che richiedevano l’intervento del vescovo, e sfuggivano al controllo dell’ordinario locale). | cardinali poi mantenevano vere e proprie corti e utilizzavano le rendite ecclesiastiche per svolgere l’attività di consiglieri politici e diplomatici; lo stesso collegio cardinalizio era sottoposto alle influenze politiche dei vari Stati europei e delle grandi famiglie baronali romane. La Chiesa inoltre stava vedendo sempre più ridimensionato il suo potere, visto che la potestà papale incideva soprattutto su materie quali il fisco e la giustizia che i vari sovrani europei stavano assommando a sé ovunque in Europa tranne che in Italia: il controllo della classe dirigente ecclesiastica, concesso alla Spagna nel 1486 e alla Francia nel 1516 tramite il diritto regio di proporre candidati, era escluso nella penisola fuorché nel viceregno di Napoli, dove Clemente VII aveva concesso a Carlo V di nominare un terzo degli arcivescovi e il 16 % dei vescovi, in Sicilia e nel ducato di Milano e a Venezia (a questi ultimi due era stato tacitamente accordato di proporre nominativi). La potestà regia sulle nomine dei vescovi ha un ruolo fondamentale visto che tramite essa i sovrani controllavano i benefici ecclesiastici, ossia la parte dei beni e rendite della Chiesa in possesso vitalizio ad un ecclesiastico in funzione dell’ufficio svolto. Inoltre la materia beneficiale costituiva uno scandalo anche perché spesso i benefici erano trasferiti in eredità o ceduti e permutati in cambio di denaro. Su 25 mercoledì 21 luglio 2021 questi presupposti da anni si chiedeva una radicale riforma della Chiesa per liberarla dalla desacralizzazione e la restituzione del senso più autentico della sua missione spirituale—> in Italia il documento più significativo di tali istanze fu il Libellus ad Leonem X apparso in concomitanza del V Concilio Lateranense di Giulio Il e scritto dai patrizi veneziani Vincenzo Querini e Tommaso Giustiniani, che denunciarono apertamente l'abbandono della corretta pratica evangelica da parte degli Ordini regolari, lo scandalo dei benefici e la relativa responsabilità del clero, l'ignoranza del clero, chiedendo al papa di attuare delle riforme.—> i due patrizi tuttavia si manterranno sempre all’interno dell’ortodossia cattolica, a differenza dall’amico e futuro cardinale Gasparo Contarini. Anche all’interno della gruppo più intransigente della classe dirigente ecclesiastica muovono istanze riformiste, specialmente a partire dal vescovo di Chieti, poi cardinale e futuro Paolo IV Gian Pietro Carafa, che fondò nel 1524 l'Ordine dei Chierici regolari o teatini, riuniti in congregazione, sottomessi all’autorità dei vescovi, ma che non agivano in uno specifico territorio e non erano legati ad alcuna particolare osservanza. Con il pontificato farnesiano di Paolo IIl tuttavia si arriva a una nuova spinta riformatrice—> già gli Ordini erano attraversati da istanze di riforme volte a ristabilire il rispetto integrale delle regole originarie: gli Ordini mendicanti erano divisi tra osservanti, sostenitori della regola della povertà nella sua integrità, e conventuali, disposti a una meno rigorosa interpretazione (fallimento degli sforzi riformatori a causa di Leone X che ratificò la separazione tra le due frange). Un caso particolare che fu uno degli esempi più celebri della Controriforma fu quello dei gesuiti, nato nel 1540 con la bolla Regimini militantis Ecclesiae. Suo fondatore fu Ignazio Lopez di Loyola, che dette una forte impronte sul nuovo ordine: la provenienza dalla Spagna, dove erano fortissimi il fervore mistico e la tradizione militare cavalleresca, fecero da base di spunto per la Compagnia di Gesù, fondata su principi organizzativi di stampo militare e un misticismo che doveva fungere da premessa ad una religiosità militante e indifettibile—> i discepoli dovevano attraversare col corpo e la mente agli eventi biblici e all'esperienza psichica di totale svuotamento dell’io, k fino al raggiungimento di una definitiva umiliazione della propria volontà in quella divina. L’ordine portò radicali innovazioni: innanzitutto un’organizzazione fortemente gerarchizzata con a capo un preposito generale eletto a vita, una distinzione tra coadiutori temporali e spirituali, ovvero coloro che erano ritenuti idonei di proseguire gli studi più alti (filosofia, teologia ecc) e che prendevano un quarto voto, ossia quello di obbedienza al pontefice. | gesuiti divennero uno dei cardini della Controriforma specialmente grazie alla loro opera educativa, indirizzata alla formazione del clero secolare e alla catechesi delle popolazioni urbane e rurali—> avvicinavano, sulla base di un progetto di evangelizzazione e acculturazione delle masse dei fedeli, le classi più povere e incolte al cattolicesimo semplificando e traducendo la complessità delle dottrine al livello culturale di masse analfabete usando anche strumenti e simboli delle loro culture, visto che molto spesso vi erano ancora dei retaggi pagani residui—> superarono la scissione umanistica tra cultura alta e cultura bassa e si adoperarono per una saldatura della cultura delle classi dominanti e quella delle classi subalterne che divenne caratteristica della Controriforma. Un uomo che si elesse a simbolo dell’intransigenza ortodossa fu Gian Pietro Carafa che legò la lotta contro la peste luterana e il netto rifiuto di ogni accordo con i protestanti con la necessità della realizzazione di riforme dirette a ridefinire compiti e funzioni della curia e a restituire autorità ai vescovi e al papato—> lo stato di corruzione delle istituzioni ecclesiastiche veniva riconosciuto come principale causa di un dissenso religioso che andava combattuto con la repressione, il controllo dottrinale e un progetto di riforme di vasta portata—> stabiliva quindi un nesso tra riforma e lotta all’eresia che coinvolgeva la difesa di tutti gli aspetti del potere ecclesiastico, compreso quello temporale e individuava nel dissenso religioso un primo passo verso una contestazione dell'ordine sociale e politico. Il Carafa, oltre ad avere un’interpretazione estensiva ( che non riguardava solo ogni forma di riflessione critica o di deviazione dei valori religiosi, ma anche i comportamenti immorali e la corruzione). Temporaneamente il Carafa, all’inizio del pontificato di Paolo III e la sua decisione di rinnovazione istituzionale e morale, si trovò a collaborare col rappresentante dell’irenismo interconfessionale Gasparo Contarini per una riforma della Chiesa—> 26 mercoledì 21 luglio 2021 elaborarono un testo disapplicato, il Consilium de emendanda ecclesia, che elencava per la prima volta i mali della Chiesa e ne indicava i rimedi in una serie di riforme la cui radicalità suscitò lo sdegno della parte più conservatrice della curia. Tuttavia gli interessi tra i due erano divergenti, visto che il Contarini voleva ottenere un compromesso con i movimenti d’oltralpe e le posizioni filoriformate con cui era in contatto. La frattura divenne inevitabile dopo i colloqui di Ratisbona, visto che a disapprovare duramente il testo dell'accordo dottrinale fu l’ala intransigente guidata dal Carafa e ciò segnò la fine delle speranze di Paolo Ill di rinnovare la Chiesa aprendosi al dialogo senza tuttavia convocare un Concilio. Intanto anche nella patria del Carafa, Napoli, stavano diffondendosi idee eterodosse che si legarono all'opposizione antispagnola e che influenzarono la successiva evoluzione del dissenso religioso italiano. Tale idee furono importate nel viceregno grazie anche all’esule spagnolo Juan de Valdés, imbevuto di erasmismo e di alumbradismo, dai quali trasse ispirazione. Condivideva con Lutero la giustificazione ex sola fide, ma se ne allontanava totalmente per quanto riguardava l’importanza attribuita all’illuminazione spirituale in funzione della corretta lettura dei testi sacri, per il peso specifico assegnato all’esperienza individuale di fede e il gradualismo esoterico con il quale distingueva diversi livelli di consapevolezza religiosa e quindi diversi livelli di appartenenza alla Chiesa. Per via delle distinzioni da lui operate, Valdés era diventato a Napoli un punto di riferimento e la sua differenziazione tra diversi gradi di appartenenza alla Chiesa l’incomunicabilità alla maggior parte dei fedeli di consapevolezze dottrinali esoteriche consentivano non solo di rimanere all’interno dell’istituzione, ma anche di condividere e diffondere cautamente e criticamente messaggi eterodossi tra le élite colte e all’interno dei vertici della stessa istituzione ecclesiastica. Inoltre, come già anticipato, all’interno della Chiesa si stava diffondendo il valdesianesimo e altri movimenti eterodossi: in particolare a esercitare un’azione di sottile propaganda valeriana furono a Napoli Marcantonio Flaminio e Pietro Carnesecchi che, dopo la morte di Valdés, si introdussero presso importanti famiglie cardinalizie come quella di Reginald Pole a Viterbo e di Giovanni Morone a Modena, principali protagonisti del dissenso dottrinale all’interno della curia e fin dentro il Sacro Collegio coprendo con il loro prestigio e la loro autorità una libertà di ricerca dottrinale e relativa circolazione di diocesi in diocesi di libri e predicatori eterodossi. Il collegio cardinalizio stesso era poi diviso tra lo schieramento degli intransigenti, collocati trasversalmente sia nello schieramento politico filoim periale sia in quello filofrancese, e che erano a favore di strumenti repressivi; sia lo schieramento degli spirituali, formati dai cardinali contro la repressione e anche la parte della burocrazia che non voleva vedere ridisegnato l'assetto delle gerarchie—> Paolo III fino al 1542 volle mantenere il precario equilibrio tra le due file. Tuttavia, a causa della diffusione protestante in Italia, si decise nel 1542 a emanare la bolla Licet ab initio con cui ripristinò il funzionamento dell’Inquisizione romana di stampo medievale, istituì il tribunale centrale del Sant'Uffizio, cui attribuì la direzione centralizzata delle Inquisizioni locali operanti in Italia e assegnò la carica di inquisitore a sei cardinali, tra i quali il Carafa—> Veniva riorganizzata quindi la vecchia Inquisizione medievale, istituito un tribunale centrale a Roma con l'obbligo di controllo delle sedi locali e che poteva avocare a sé la prosecuzione dei processi ( di norma nei casi di maggior rilievo e quando vi era implicato un ecclesiastico); una delle novità fu poi anche l’organizzazione di una fitta rete di informatori capace anche di avvalersi dei confessori, impossibilitati a lasciare assoluzioni in caso di peccati dottrinali di cui dovevano immediatamente dar comunicazione all’inquisitore locale. Fatta fallire la politica di unione con Ratisbona, la Chiesa puntava sul Concilio per sanzionare definitivamente il protestantesimo. Paolo Ill convocò con la bolla Initio nostri huius pontificatus nel 1542 il Concilio, concedendo infine a Carlo V la scelta di svolgerlo a Trento. | lavori conciliari iniziarono (con uno scarso numero di partecipanti) l’anno seguente e vennero nominati come legati conciliari i cardinali Pietro Paolo Parisio, Giovanni Morone e Reginald Pole, di cui già stavano correndo voci su sospetti di grave eterodossia con 27 mercoledì 21 luglio 2021 della Chiesa, riforma disciplinare di conventi e monasteri, riforma della Dataria (organo finanziario della curia). Inoltre nominò un’apposita congregazione per la riforma, visto che era contrario alla convocazione del Concilio (eccetto dopo la tregua di Vaucelles, visto che mirava a rompere una tregua contraria ai suoi piani di guerra antispagnola e inviando da Enrico Il il nipote Carlo Carafa come legato cardinalizio). Tuttavia l’azione inquisitoriale non si era fermata e Paolo IV non indugiò nel condannare non solo gli esponenti del dissenso religioso all’interno del collegio cardinalizio, ma anche colpendo politicamente l'opposizione filoimperiale—> Giovanni Morone e Reginald Pole (tuttavia il papa derogava al proprio rigore inquisitoriale con i propri alleati e collaboratori). Il fallimentare esito della guerra contro Filippo Il portò poi Paolo IV a riprendere nel 1557 l’opera riformatrice interrotta a causa del conflitto —>adottò misure severe nei confronti dell’episcopato e provvedimenti per regolamentare la vendita degli uffici curiali (determinando però una grave diminuzione delle entrate della Dataria) e inoltre regolamentò l’accesso al papato stabilendo che l’elezione sarebbe stata dichiarata nulla per chiunque avesse precedentemente deviato dall’ortodossia. Tuttavia la novità più rilevante fu la pubblicazione del primo Indice dei Libri proibiti, prendendo spunto dalla raccolta della facoltà di teologia della Sorbona e da quella lista di libri ritenuti pericolosi attuata dal nunzio pontificio Giovanni della Casa a Venezia nel 1549. A partire dal 1558 la Chiesa ne promulgò uno proprio e nel 1571 fu istituita l'apposita Congregazione dell’Indice (articolazione del Sant'Uffizio) basandosi sulla convinzione che la penetrazione dell’eresia potesse ormai essere fermata solo tramite provvedimenti censori drastici—> veniva bandita anche la migliore cultura umanistica e rinascimentale, visto che Paolo IV considerava che l’uso della critica storico-filologica aveva storicamente costituito la premessa della contestazione delle verità di fede e aperto così la strada all’eresia. Con la morte di Paolo IV nell’agosto 1559, Gian Angelo de’Medici (non appartenente alla famiglia fiorentina) successe al soglio pontificio col nome di Pio IV. Il nuovo pontefice innanzitutto pose fine al rigore inquisitoriale del predecessore, riabilitando tutti gli ecclesiastici processati o condannati dall’Inquisizione senza alcun riguardo alle prove pendenti a loro carico—> il Cardinal Morone salì di nuovo a cariche di prestigio e onore, ad esempio. Inoltre operò per una liquidazione fisica dei Carafa: fece arrestare nel 1560 tutti i nipoti di Paolo IV e, dovendo far ricadere su di loro colpe e responsabilità della politica antisburgica, tenendo salva la memoria del papa, essi furono condannati dal Tribunale criminale del governatore di Roma—> era un processo politico a Paolo IV per interposte persone. Tuttavia con il suo pontificato ritornarono i fenomeni di nepotismo: concentrò nel nipote Carlo Borromeo, nominato cardinale a 22 anni, un cumulo di cariche, onori, prebende, benefici, piatti e mense (rendite di varia provenienza) mai visti prima. Con la bolla Ad ecclesiae regimen riaprì poi il Concilio nel gennaio 1561. Rimaneva l'importante questione della residenza dei vescovi e la definizione del rapporto tra autorità pontificia e conciliare. Riguardo alla residenza vescovile vi fu una contrapposizione specialmente tra vescovi spagnoli che, riproponendo l’antitesi antica tra sistema papale e sistema episcopale, lasciavano desumere la superiorità conciliare su quella papale ed erano a favore della considerazione di diritto divino della residenza vescovile; viceversa, i vescovi italiani e specialmente il legato e canonista Ludovico Simonetta erano contro la residenza di diritto divino—>per risolvere la questione il gesuita Lainez, successore del de Loyola, propose di tener distinto l’ordine episcopale di diritto divino dalla relativa giurisdizione. Nel ’63 fu approvato poi un decreto che definiva i vescovi succeduti al luogo degli apostoli, quindi posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio. Anche se la formulazione non parlava di diritto divino, compiacque ai vescovi spagnoli e fu imposto ai vescovi di risiedere in diocesi, di curare e istruire il clero mediante appositi seminari, all'obbligo di visite pastorali e sinodi diocesani periodici e a visite periodiche a Roma. Inoltre la questione della superiorità tra le due autorità non fu votata, ma affidata a considerazioni di fatto: l'obbedienza al papa dei vescovi, il riconoscimento della validità dei decreti conciliari con riserva dei diritti della Santa Sede e la loro conferma mediante approvazione papale sancivano la superiorità evidente dell’autorità pontificia. Un’altra opera svolta da Pio IV fu la 30 mercoledì 21 luglio 2021 riforma dell’Indice del ’59 di Paolo IV mediante la moderatio Indicis: complessivamente veniva ridotto il numero delle opere condannate di 81, ma perché molte venivano ricomprese nelle regole generali che rendeva superflua la relativa citazione o perché opere prima apocrife o di pseudonimi erano state riportate sotto la loro reale paternità. Vennero poi inserite anche nuove opere nell’Indice tridentino sotto suggerimento di una più accurata analisi di Indici non romani precedenti o opere leggibili, ma che contenevano commenti “pericolosi”. La cosa più grave fu l’espurgazione di opere che in sé non erano pericolose, cioè non eretiche e neanche di autori eretici, e ciò porto alla mutilazione o contraffazione di capolavori della letteratura europea, Decamerone in primis. A succedere al de’Medici fu il cardinal Ghislieri, eletto nel 1566 come Pio V. Come capo dell’Inquisizione, si distanziò subito dalla politica di Pio IV e riprese i processi chiusi dal predecessore: Pietro Carnesecchi fu l'emblema del nuovo e restaurato corso e invano si rifugiò a Firenze, per poi essere estradato a Roma col consenso di Cosimo | de’ Medici, a cui il papa aveva promesso il titolo di granduca. Il giorno della condanna a morte del Carnesecchi furono riabilitati anche i nipoti del Carafa. Fu Pio V l’artefice di una ricomposizione politico-religiosa, portando a sintesi il rigorismo dottrinale e riformatore di Paolo IV e l’attività politica filoasburgica di Pio IV (che in Italia divenne filomedicea). Capitolo VIII: le nuove potenze protestanti e la Spagna cattolica L'Inghilterra, a partire dalla seconda metà del ‘500, vive un consolidamento del potere monarchico sotto i Tudor e il ritorno a ruolo di grande potenza: a facilitare la politica accentratrice fu innanzitutto l'assenza di forti autonomie cittadine, la partecipazione dell’aristocrazia all’assolutismo tudoriano, rivestendo incarichi prestigiosi da parte della monarchia, e della gentry, ossia la classe che riuniva al suo interno strati sociali eterogenei accomunati dal reddito di estese proprietà terriere—> la gentry fu fondamentale per la politica assolutistica visto che essa riteneva il monarca tutore dei suoi diritti e il re, per avere l'appoggio dei gentleman che stavano acquistando controllo sui poteri locali, gli concesse l’amministrazione dei nuovi distretti e la nomina a giudici di pace, scelti dal re in base al censo e incaricati di compiti amministrativi. Invece appannaggio dei Lords era in genere l’amministrazione centrale dello Stato, specialmente dello Scacchiere, che divenne un organo di esazione e verifica contabile delle entrate regie messo sotto il controllo di un lord tesoriere. Tuttavia il crescente potere della corona trovava un contrappeso nel Parlamento, formato dalla camera dei Lords, scelti tra le famiglie aristocratiche, e quella dei Comuni, formata da deputati eletti nelle contee e nelle città e con una forte maggioranza gentry. Quindi il Parlamento si opponeva al re ogni volta che si trattava di salvaguardare i propri interessi e cercando un compromesso. Tuttavia l'organo legislativo rappresentava un ostacolo per la corona specialmente perché vi era l'obbligo per il re di rivolgersi al Parlamento per le imposizioni fiscali. Finanziariamente Enrico VIII, anche si stava assistendo a un periodo di crescita dei prezzi, stava godendo dei vantaggi dello scisma anglicano —> avendo soppresso i monasteri le terre monastiche venivano alienate e rimpinguavano le casse dello Stato insieme alla riscossione delle decime ecclesiastiche. Altro punto della monarchia tudoriana fu la politica espansionistica, che annesse il Galles, ma non la Scozia, i cui clan erano ostili alla corona inglese ed era contraddistinta da una Chiesa solida e uno dei pilastri del Paese. Con la morte nel 1542 del re scozzese Giacomo V, fu la sua erede Maria Stuart a succedere al trono, ma la sua tenera età comportò la reggenza della madre Maria di Lorena, imparentata con i Guisa di Francia e pronta ad attuare una repressione contro gli eretici, identificati in gran parte con i nemici inglesi. Gli scontri con l’Inghilterra si intrecciarono con le vicende religiose e nel 1547 gli scozzesi, forti delle truppe francese, riuscirono a respingere gli inglesi alle porte di Edimburgo e catturare John Knox, autore 31 mercoledì 21 luglio 2021 della Riforma scozzese, che fu inviato nelle carceri di Enrico Il per poi essere liberato dall’Inghilterra. La vittoria del partito francofilo scozzese permise a Maria di Lorena di concludere il matrimonio tra la figlia e il delfino del re francese; tutto ciò mentre in Inghilterra Enrico VIII fu autorizzato dal parlamento a regolare la successione al trono in favore del figlio Edoardo VI. Essendo ancora giovanissimo, il governo fu affidato a un Consiglio di reggenza, presieduto dallo zio Edward Seymour duca di Somerset. Il duca manifestò fin da subito simpatie protestanti e fu artefice della fine della precaria coesistenza tra cattolici e protestanti: infatti lo Scisma anglicano di Enrico VIII aveva fino ad allora comportato un mantenimento del cattolicesimo, ma senza riconoscere l’autorità pontificia. Così scoppiarono proteste nell’Ovest e nel Norfolk nel 1549 a causa delle tensioni religiose e delle problematiche economiche, sociali e politiche: infatti, oltre al problema della crescita della disoccupazione e dei prezzi che andavano a gravare specialmente sulle classi più umili, si era ormai da tempo aggiunto il fenomeno inglese delle enclosures, autorizzazioni concesse ai proprietari terrieri di recintare i campi per destinarli all’allevamento ovino, facendo perdere ai lavoratori giornalieri e ai cottagers i diritti di pascolo e di uso delle terre comuni. Il tentativo del Somerset di far approvare leggi per il controllo delle enclosures e la relativa e conseguente ostilità del Parlamento permisero all’oppositore John Dudley di assumere il controllo del Consiglio, esautorando Seymour—> John Dudley tuttavia assunse un programma di governo ancora più filoprotestante del predecessore, coadiuvato dal nuovo arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer che aveva da poco abbracciato il calvinismo. L’originario anglicanesimo cominciò ad assumere i toni di una riforma dichiaratamente protestante unita a una politica repressiva anticattolica e ciò comportò la formazione di una consistente opposizione cattolica che voleva al trono la primogenita di Edoardo VIII, Maria Tudor, rimasta fedele a Roma. Con la morte di Edoardo VI nel 1558, forte delle simpatie del popolo stanco dell’oppressione, Maria Tudor avanzò su Londra dove venne acclamata regina d’Inghilterra. | suoi cinque anni di regno furono coronati innanzitutto da una politica repressiva antiprotestante: i vescovi filoprotestanti furono arrestati e sostituiti da quelli cattolici, venivano abrogate le leggi di Edoardo VI in materia religiosa e veniva restaurata la messa cattolica. Tutto ciò con l'approvazione del Parlamento, almeno fino a quando la regina cercò di riconciliare la Chiesa nazionale con Roma con la relativa restituzione dei beni ecclesiastici: fu allora che la Camera dei Comuni si oppose fermamente. Tuttavia il 1554, anno che segnò il passaggio verso una politica fortemente repressiva e l'approvazione di leggi antiereticali, segnò la conciliazione con Roma approvata dal parlamento in cambio dell’intangibilità dei beni acquisiti dai privati. Altro motivo di scontro con gentry, aristocrazia e protestanti fu il matrimonio con Filippo Il: la gentry temeva che sposando un re cattolico sarebbe stata incentivata la politica conciliatrice con la restituzione dei beni a Roma; l’aristocrazia temeva invece un sovrano straniero. Il clima di repressione della Sanguinaria comportò quindi le simpatie popolane per i protestanti in questo caso, tutto ciò mentre John Ponet scriveva A short tractise of politic power, argomentando il fatto che il sovrano fosse legato al popolo da un patto originario che veniva trasgredito nel caso in cui il re governasse dispoticamente e attuasse persecuzioni religiose, giustificando così la ribellione popolare e il tirannicidio; anche Christopher Goodman arrivava alle stesse conclusioni, partendo però da basi dottrinali calviniste. Intanto l’alleanza con Filippo Il aveva portato l'Inghilterra a scontrarsi contro Paolo IV e la Francia e perdendo Calais. Maria Tudor morì nel 1558 e al trono successe quindi la sorellastra Elisabetta. Intanto nel 1556 a Carlo V era succeduto il figlio Filippo Il al trono spagnolo e a quello dei Paesi Bassi. Già vedovo di Maria del Portogallo, nel 1554 si risposò con la regina inglese Maria Tudor. Fu innanzitutto chiamato “el Rey papelero” per la forte centralizzazione e burocratizzazione dello Stato da lui operata e privilegiata e per il fatto che, a differenza del padre, per tutto l’arco del suo regno non si allontanò mai da Madrid e dall’Escorial per presiedere assemblee e parlamenti locali e per intervenire nelle zone più critiche, rendendo cosi lo Stato spagnolo ancora più centralizzato e distante dalle realtà locali. Inoltre di fronte 32 mercoledì 21 luglio 2021 province ribelli. Intanto gli Stati generali delle province settentrionali cercarono di organizzare il nuovo assetto costituzionale: dapprima optarono per una monarchia costituzionale con re Guglielmo d'Orange, ma poi scelsero la forma repubblicana (1584), dopo aver deposto Filippo Il nel 1581, sostenendo esplicitamente che i diritti della comunità prevalevano su quelli della corona—> anche se la riconquista del Farnese fu rapida e i Paesi Bassi impiegarono altri decenni di lotte per arrivare all'indipendenza, fu il primo evento in cui si infrangeva il principio intangibile della superiorità del potere monarchico e si incardinava la sovranità nelle assemblee degli Stati. Nel 1558 in Inghilterra a Maria Tudor succede la sorellastra Elisabetta I, nonostante le pretese di Maria Stuart, regina di Scozia—>ad appoggiare la salita della Tudor furono i protestanti inglesi e Filippo II, visto che temeva un blocco antispagnola tra Inghilterra, Scozia e Francia altrimenti (Maria Stuart era sposata con Francesco II, fratello del re). In ambito di politica estera Elisabetta innanzitutto intervenì militarmente a favore dei protestanti scozzesi in conflitto con la reggente Maria di Lorena e in un momento in cui Maria Stuart era in Francia—>l’armata riesce ad entrare ad Edimburgo e a trattare per la partenza delle truppe francesi, mentre John Knox rientrava in patria e riusciva nel 1560 a far approvare dal parlamento nazionale una Confessione di fede: nasce la Kirk, dalla struttura presbiteriana, dal carattere particolare ed innovativa perché la scelta dei pastori spettava al suffragio popolare. Sul fronte interno Elisabetta | lottò invece per l’accentramento assolutistico cercando di togliere al Parlamento la discussione sulla politica estera e sulle questioni religiose, ritenute prerogative della corona. D’Altro canto riuscì a depotenziare l’aristocrazia, attratta a corte e costretta a indebitarsi in cambio di incarichi di rilievo, distaccandosi dalla campagna per lasciare campo libero alla concorrente gentry. Sulla questione religiosa Elisabetta poi operò fin da subito una scelta filoprotestante, ordinando la restituzione dei beni ecclesiastici alla corona dopo la scelta di Maria Tudor. La sua posizione politica si fa ancora più evidente dopo un nuovo Atto di supremazia obbligatorio per tutto il clero tramite giuramento e con cui veniva nominata governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra. Istituì poi un tribunale ecclesiastico per la lotta ai contestatori e agli eretici, e durante il suo regno fu compilato un testo non pubblicato, i Trentanove articoli, con cui si ribadivano i caratteri del protestantesimo con ascendenze calviniste. Sorsero contestatori sia nel filone cattolico che in quello protestante: molti infatti argomentavano che la liturgia e i riti conservavano ancora aspetti cattolici—> nascono due correnti all’interno del protestantesimo inglese: quella episcopalista, che accentuava il carattere gerarchico della Chiesa anglicana e la sua dipendenza dal potere politico, e quella puritana, vicina alla Kirk e decisa a eliminare dal culto ogni forma cerimoniale esteriore e decisa a concedere una maggiore autonomia alle singole comunità. Intanto comincia ad entrare in rotta di collisione con Filippo Il: nel 1562 Elisabetta lottò a fianco degli ugonotti in Francia per riconquistare Calais, ma anche per una sconfitta cattolica, sapendo che altrimenti una vittoria avrebbe rafforzato Maria Stuart, le cui pretese al trono ora erano appoggiate dallo stesso re spagnolo che collaborava con i Guisa. La situazione divenne più preoccupante dopo la nascita dell'erede Stuart, Giacomo, nel 1566: dopo le ribellioni dei protestanti scozzesi e l'accusa a suo carico per il presunto assassinio del marito, Maria fu costretta ad abdicare e a rifugiarsi a Londra da Elisabetta, dove fu tenuta in semiprigionia, ma con la paura costante che potesse formare una coalizione cattolica attorno a lei. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degni anni ’80 il consolidamento politico-religioso in Spagna, l’armistizio firmato con l’impero ottomano e le vittorie di Alessandro Farnese nei paesi Bassi permisero a Filippo Il di avviare una politica imperialistica, grazie anche agli arrivi di argento nel 1575 per rimpinguare le casse statali. Il primo obiettivo fu il Portogallo, indebolito da una classe dirigente ormai parassitaria e sempre più dipendente dalla Spagna per l'importazione dell’argento; inoltre con la morte in battaglia del re Sebastiano | a succedergli fu il figlio di Emanuele I, l'anziano cardinale Enrico che, prima di morire, dichiarò 35 mercoledì 21 luglio 2021 legittima la successione del re spagnolo in quanto figlio di Isabella del Portogallo e vedovo di Maria del Portogallo. A opporsi alla successione sono Francia, Inghilterra, le Cortes e il popolo portoghese, tradizionalmente anticastigliano, ma grazie all'appoggio della nobiltà e del clero tramite corruzione e promesse, riesce ad ottenere la corona del Portogallo. Intanto l'occupazione spagnola di Anversa, cuore del commercio inglese nel continente, aveva indotto Elisabetta ad allearsi nel 1585 con le Province Unite; ciò insieme alla crisi dinastica francese dovuta alla morte di Francesco Il che portò l'Inghilterra a supportare il protestante Enrico di Navarra, mentre Filippo Il i Guisa, temuti da Elisabetta perché avrebbero rafforzato le pretese di Maria Stuart (motivo per cui venne giustiziata nel 1587 dopo l’ennesima congiura). La politica inglese si stava facendo sempre più aggressiva non solo nei Paesi Bassi, ma anche direttamente contro la Spagna, dove Sir Francis Drake aveva attaccato la flotta spagnola in alcuni porti importanti, e anche sul piano dell'espansione commerciale e coloniale. Opposte collocazioni politico-religiose e concorrenza economica spinsero quindi Filippo Il a fronteggiarsi contro |’ “eretica” regina nell’Atlantico: Filippo Il pianificò quindi uno sbarco in Inghilterra con la sua Invencibile armada, dopo aver preso il controllo della Manica. Tuttavia molteplici tempeste e l'attacco dei vascelli inglesi, più mobili dei galeoni spagnoli, obbligarono la flotta spagnola a cireumnavigare le isole britanniche per poi ritornare in Portogallo nel settembre 1588 decimata nelle navi. L'Inghilterra assunse quindi il ruolo di grande potenza protestante europea, capace di contrastare la Spagna cattolica, che non stava mietendo successi nemmeno in Francia, diretta a sostenere la Lega cattolica per impedire l'avvento al trono di Enrico di Borbone. Inoltre nel 1592, con la morte di Alessandro Farnese, si allenta la presa spagnola sui Paesi Bassi—> i Paesi Bassi meridionali verranno governati dal 1596 da Alberto VII d'Asburgo, figlio dell’imperatore Massimiliano II; mentre le Province Unite , di cui dal 1596 Elisabetta | e Enrico IV riconoscevano l’indipendenza, ottengono diverse vittorie grazie a Maurizio di Nassau, figlio dell’Orange. Tuttavia la Spagna, dopo aver concluso la pace di Vervins con la Francia e nel 1604 con l’Inghilterra, riprende le sue operazioni militari contro le province ribelli fino ad arrivare 1609, quando Ambrogio Spinola e Maurizio di Nassau firmano la cd. Tregua dei dodici anni—> sancisce il reciproco riconoscimento delle posizioni acquisite, quindi l’indipendenza di fatto delle Province Unite (di diritto avvenuta solo nel 1648). Intanto nel 1598 Filippo Il era morto, lasciando al figlio Filippo III uno Stato di stampo controriformista ad un società dai valori aristocratici e chiusa a qualsiasi prospettiva di rinnovamento culturale, ma che stava maturando i segni della crisi, contraddistinta ad esempio dagli inasprimenti fiscali in Castiglia che culminarono nel 1596 con la terza bancarotta e la fine della ricchezza della regione. Intanto in Inghilterra Elisabetta I, nella fase di aspro scontro con la Spagna, aveva nel 1581 dichiarato colpevoli di tradimento e passibili di pena capitale i preti cattolici, oltre a una politica di intolleranza verso i puritani: infatti, forte dell’aiuto del nominato arcivescovo di Canterbury John Whitgift, che affermava la necessità di ristabilire un severo ordine gerarchico-disciplinare nella Chiesa insieme alla repressione delle ali radicali puritane, nel 15983 decretò lo scioglimento dei gruppi brownisti, ossia dei gruppi puritani riunitisi attorno a Robert Browne, che rifiutava insieme ai suoi sostenitori di inserirsi nella Chiesa anglicana sostenendo la completa autonomia delle congregazioni locali. 36 mercoledì 21 luglio 2021 Capitolo IX: la crisi della società e dello Stato in Francia In Francia la situazione è differente: non solo il concordato di Bologna del 1516, che riservava alla corona di scegliere i vescovi per le diocesi dello Stato, ma anche la Prammatica Sanzione del 1488, che riservava ai diplomati delle Università un terzo dei benefici ecclesiastici, avevano costituito episcopato nazionale fortemente lealista alla corona e favorito la compenetrazione del clero con lo Stato, dove gli ecclesiastici svolgevano frequentemente ruoli di diplomazia e nella finanza statale. Tuttavia neanche la Francia era esente dalla diffusione protestante, e specialmente calvinista tramite l’opera di Guillaume Farel, oltre il fatto che i protestanti nella prima metà del ‘500 erano protetti da personaggi influenti quali Renata di Francia, sposa di Ercole d’Este e figlia di Luigi XII, o Margherita di Valois, sorella di Francesco I, sposa di Enrico di Borbone e regina di Navarra dal 1527. Nel 1547, con l’inizio del regno di Enrico Il, le misure repressive contro gli ugonotti si inasprirono e venne istituito un Tribunale speciale con competenza giurisdizionale sugli eretici e venne approvata la misura di destinare un terzo dei beni del condannato al suo delatore, fattore che strappò ancora di più il logoro tessuto socio- religioso nazionale. Si arriva allora al 1556-1559, papato di Paolo IV, e periodo in cui Enrico Il chiede a più riprese (a causa del suo impegno nella guerra contro Filippo II) che venga istituita l'Inquisizione romana —> nel ’57 Paolo IV nomina inquisitori Carlo di Borbone, Carlo di Guisa e Odet de Chatillon. Tuttavia vennero resistenze dal Parlamento di Parigi per la cessione della giurisdizione a uno stato straniero, quindi procedette con moderazione nei confronti degli eretici. Tuttavia la repressione antiugonotta da parte del re fu ostacolata a più riprese dagli scontri con la Spagna, fino a che non sopraggiunse la sua morte nel 1559. Lo stato comunque era già diviso al suo interno tra cattolici e ugonotti, distinzione che riguardava tutti e tre gli stati, clero, nobiltà e borghesia. Sorprende quindi che anche l’aristocrazia, leale al re per via dei benefici, avesse rappresentanti della fede calvinista e che portò allo squilibrio interno del Consiglio del re. Al suo interno infatti stavano prendendo potere i Guisa( anche perché Francesco era il conquistatore di Calais), famiglia fortemente cattolica insieme ai Montmorency e a cui si contrapponevano gli Chatillon e i Borbone—> quindi per tentare di contenere i Guisa molte famiglie aristocratiche si convertirono al calvinismo. Calvinismo che intanto si stava diffondendo e organizzando per tutta la Francia: le più importanti città del regno avevano proprie chiese, fu convocato il primo sinodo nazionale a Parigi nel 1559 e l'adozione della Confessione di fede e della Disciplina ecclesiastica. Con la morte di Enrico Il si scatenano quindi le tensioni politiche tra le famiglie aristocratiche facenti parte del Consiglio di reggenza di Francesco Il—> protestano gli ugonotti di Stato (Chatillon e Borbone) e quelli di religione (fedeli calvinisti) e tali proteste raggiungono la reggente Caterina de’ Medici, odiata perché si accerchiava di esuli fiorentini dando a loro anche incarichi importanti. A causa del fallimento della protesta dei nobili ugonotti si arriva alla congiura di Amboise del 1560, cioè il tentativo di agire militarmente contro la stessa corte controllata dai Guisa e appoggiata anche da Calvino, a condizione che un principe di sangue avesse capeggiato la congiura diretta alla difesa dei fedeli, dei diritti dell’aristocrazia e dei Parlamenti. La morte di Francesco II, a cui succedette il fratello Carlo IX, e la nomina a cancelliere di Michel de l’Hospital, che capeggiava per un equilibrio tra i due partiti e una reciproca tolleranza, furono i presupposti per la convocazione degli Stati Generali a Orléans per la discussione della crisi finanziaria del 1557-59 e della frattura verticale della società e che si risolse in un nulla di fatto, anche se si raggiunse un accordo sulla cessazione delle persecuzioni antiprotestanti e liberazione degli ugonotti prigionieri. Tuttavia la ripresa dell’iniziativa politica cattolica e le eclatanti conversioni al calvinismo di personaggi influenti portarono Caterina de’ Medici a emanare l’editto di luglio del 1561, con cui veniva chiarito il senso delle disposizioni conclusive degli 37
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