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Storia Moderna Magistrale Parte 2, Appunti di Storia Moderna

Storia delle istituzioni scolasticheStoria della scuolaStoria della educazione in Europa

Storia dell'educazione dalla Grecia Antica all'Età Moderna

Cosa imparerai

  • Come i collegi servivano a migliorare la condizione personale dei figli del popolo?
  • Come le scuole gesuitiche differivano dalle scuole elementari?
  • Come i collegi medievali differivano dai collegi rinascimentali?
  • Come la disciplina e le regole cambiarono nella transizione dal medioevo al Rinascimento?
  • Come i collegi modellavano i giovani per adattarli alla società?

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 28/11/2021

sofiagianfaldoni
sofiagianfaldoni 🇮🇹

4.7

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Scarica Storia Moderna Magistrale Parte 2 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA Il PARTE CORSO 19/04/21 Riprendiamo i nostri discorsi sul collegio. Questo connubio avviene soprattutto tra gli insegnamenti grammaticali, che vengono sussunti nelle strutture collegiali, dalle prime classe di insegnamento si effettua il matrimonium tra il paedagogium e il collegio medievale. In realtà, nel corso dell'età moderna ampliano anche ai gradini secondari l'insegnamento. Ma le scienze maggiori, come la teologia e la filosofia, resistono di più fuori dal collegio. Soprattutto in ambito francese si completa in un periodo più lungo di tempo. Il primo passo verso questa strutturazione, dopo gli insegnamenti grammaticali, è il fatto che nei collegi si comincia a tenere anche delle ripetizioni, e si inizia con l'inserimento nel curriculum la logica. Questo insegnamento sarà il grimaldello anche per altri insegnamenti. Sappiamo che per questi insegnamenti di stadi più elevati corrispondono ai 14-15 anni, significa che i collegi iniziano ad ospitare anche studenti più anziani. In età moderna sarà sempre più complicata la convivenza tra bambini più piccoli e giovani adulti, e ci saranno casi di studenti che rimangono in collegio fino a 20/21 anni. Ovviamente, la creazione di questi collegi ha come risultato una cosa che avevamo già anticipato in precedenza, cioè una maggiore separazione tra adulti e ragazzi, che si colloca nel solco del discorso su una maggiore importanza che viene data all’età infantile e adolescenziale lungo tutta l’età moderna. Si separano i due mondi, ma allo stesso tempo si crea anche una frattura nello stesso mondo dei ragazzi, perché (esito che aiuta ulteriormente a ritagliare lo spazio per l’età infantile) chi sta in collegio è un bambino ancora non autonomo, mentre chi vive fuori viene già considerato adulto. Chi tra i 13-15 anni non va a scuola, ma lavora, entra già nell’età adulta. Si usciva molto presto dalla famiglia, specie i maschi, che venivano mandati anche in altre città a servire in famiglie aristocratiche per far loro ottenere un minimo di formazione, oltre al fatto che la vita durava molto meno di quanto durasse oggi. Le donne e gli uomini dovevano crescere molto presto. Ma adesso concentriamoci sul collegio e mettiamo a confronto quelli che furono i contenuti degli statuti nei collegi medievali rispetto a quelli rinascimentali. Dalla fusione che abbiamo detto, il collegio si struttura secondo tre diverse figure di scolari: E! Abbiamoi con ori = vanno a comporre quello che abbiamo chiamato ‘internato’; di solito sono pochi, anche perché gli edifici che ospitano i collegi non sono grandi, e c'è un limite fisico dettato dalla capienza degli edifici. Sono pochi, ma normalmente o sono borsisti, oppure le loro famiglie pagano anche profumatamente per mantenerli nell’internato. L'internato nei collegi ha dunque una cospicua base finanziaria. Wi Scolari esterni = che compongono l’esternato; vale a dire coloro che si recano in collegio per seguire le lezioni, ma tornano a casa propria per dormire e mangiare. | numeri sono altissimi, e l’esternato è affollatissimo, fino ad arrivare a migliaia di studenti che seguono le lezioni. MB Lostadio intermedio tra i due, è quello dei semi-convittori = vanno a scuola in collegio, ci mangiano, ma dormono a casa. Qualche forma di vita comune nel collegio ce l’hanno. Il connubio tra internato/esternato dà forma al collegio di primo esercizio con cui abbiamo concluso la lezione scorsa, ed è un collegio in cui vengono meno le regole che presiedevano nei collegi medievali, che erano delle specie di pensionati con borse di studio, e in sostituzione di queste si impone nei collegi moderni si impone una disciplina molto più autoritaria, un disciplinamento che riguarda vari ambiti della vita civile (cfr. Norbert Elias, “La civiltà delle buone maniere”). In età moderna si parla del periodo nel quale si insegnano ai rampolli a mangiare, vestire, comportarsi, in maniera corretta, e di entrare in possesso di norme e regole che da quel momento in poi identificano sempre di più una persona come proveniente da un certo ceto sociale. Una disciplina di questo tipo di insegna soprattutto in queste istituzioni. In ambito francese, fino alla fine del ‘500, ci sono scolari esterni che seguono le lezioni nei collegi, ma essendo completamente estranei alla vita del collegio, senza contatti con questa disciplina di cui abbiamo parlato. Ma piano piano, questi studenti scollegati, tenderanno ad essere sempre meno tollerati, e quindi sempre più emarginati, perché il principio fondamentale sul quale si basa l'educazione nei collegi è che ci si forma meglio se si dipende e si obbedisce ad una regola di vita collettiva; avevamo già detto che queste istituzioni nascono sotto il modello della vita monastica del monastero, e in questo, seppur frequentati da laici, sono molto vicini al modo di vivere nei monasteri. Vediamo quali sono le caratteristiche degli statuti, atti fondativi dei collegi, che indicavano da chi era stato fondato il collegio e suquali basi economiche, oltre alle norme che vigono all’interno. Cfr. collegi medievali e collegi rinascimentali: W Neglistatuti medievali del ‘200-‘300 vengono posti dei limiti alla libertà degli studenti; chi entrava nei collegi poteva essere maggiormente controllato e disciplinato, e la disciplina che viene presa a modello è proprio quella delle istituzioni monastiche; un’altra caratteristica di questi statuti è che erano egualitari, tra studenti e studenti e tra studenti e docenti. Quindi non c'è una separazione tra le figure di queste istituzioni, e si insiste molto sui rapporti di amicizia tra studenti. Il periodo che una persona passa a scuola è importante per allacciare delle amicizie che poi durano per la vita. Mentre è più facile che le amicizie dei primi anni di scuola si perdano, le amicizie che si allacciano all'università durano anche per l’età adulta. Quindi, non a caso questi statuti insistono sui rapporti di cordialità e amicizia tra studenti, così come insistono sul rispetto delle norme di vita comunitaria. Un altro articolo riguarda la durata delle borse di studio, il loro numero e la loro entità, e chi ne ha diritto. Infine, ultimo aspetto, è il fatto che viene previsto che gli studenti migliori o i più anziani, che vengono designati con il termine di praepositi, davanti agli altri, viene preposto il compito di organizzare la vita interna dei collegi e di organizzare la vita liturgica, perché ci sono delle cappelle dove si celebrano le funzioni liturgiche (necessarie accanto alla formazione umanistica) al mattino, prima delle lezioni. È un modo intelligente da parte di queste istituzioni di fare in modo che i più anziani si assumano una responsabilità anche verso i loro colleghi di stadi di formazione anteriore. Questo sarà il modello usato anche dai Gesuiti a partire dal fondatore Ignazio di Loyola, che vogliono rinnovare il cattolicesimo rispondendo alla spinta protestante, e si parla anche di modus parisiensis, che farà da modello in tutta Europa. W Neglistatuti rinascimentali, il primo discriminante è che c'è una separazione sempre più netta tra professori e allievi, e si vengono a creare delle gerarchie anche all’interno del corpo studenti stesso, e si cerca di creare una società in miniatura come quella che sta fuori dal collegio, e lo stesso avviene con le Accademie. Ci sono dei capi e dei sottoposti. In questo caso, il borsista più anziano diventa praticamente il reggente del collegio. La figura del ‘reggente’ aveva uno statuto ambiguo, perché lo studente più anziano era anche nel paedagogium; ma quando i paedagogia vengono incamerati nei collegi, la figura del ‘reggente’ diventa una sorta di primo della classe che fa ripetizioni ai propri colleghi più indietro. Un borsista gode di un privilegio perché può stare in collegio senza pagare nulla, e il suo ruolo è un modo per ricompensare il privilegio che gli è stato dato. Si crea una gerarchia tra quello che viene chiamato il principale (ex magister principalis), il reggente, e tra reggenti e il corpo studentesco; i collegi che nascono dal ‘400 in poi, sono una comunità dove vige l’autoritarismo dei maestri sugli scolari, e questo dislivello sociale si ripropone anche nei collegi gesuiti e negli altri collegi degli ordini religiosi insegnanti. Uno degli aspetti più plastici di questa vita normata e disciplinata, è relativo alle regole e agli orari che gli studenti devono rispettare, previsti negli statuti dal ‘400 in poi, e sono previsti ogni volta che si fonderà un collegio. Nei collegi francesi gli studenti si svegliavano alle 4 del mattino, fare una prima lezione dalle 4 alle 6, facevano messa, colazione, e dalle 8 alle 10 c'erano le seconde lezioni mattutine; alle 11 si pranzava, poi la lezione pomeridiana riprendeva alle 15 del pomeriggio fino alle 18. A fine giornata sicuramente erano pronti per dormire. Era una vita scandita, per tutto l’anno, e durava molto più a lungo, perché le vacanze duravano da metà settembre e per tutto ottobre, per riprendere l’anno nei primi di novembre, e si andava a dritto fino al settembre dell’anno dopo, tranne a Natale, Carnevale e Pasqua, ma con l'impossibilità per gli studenti di tornare a casa. Potevano tornare solo a settembre e ad ottobre, mentre prima era sconsigliato mandare gli studenti a casa, per non vanificare i risultati disciplinanti alla base della vita del collegio. Si è definitivamente completato il passaggio tra scuola medievale (semplice aula in cui si svolgono le lezioni) e collegio moderno (istituzione in cui l'insegnamento si abbina alla MW Una ulteriore tipologia di scolaro è quella che prende il nome di locatif, che prende a pigione una stanza nel collegio; all’interno del collegio mangia con altri, ma non è sottoposto alla disciplina del collegio. Quindi, non è un vero convittore, ma un pagante una pigione per avere una stanza nel collegio, magari libera dai convittori, e questo si poteva fare per aumentare le entrate del collegio; Mi C'era poi il camériste (che aveva una sua camera) o écolier domestique (perché viveva nell'edificio del collegio) > lo scolaro è alloggiato dal maestro all’interno del collegio, ma posto sotto il tutorial system, ovvero la disciplina imposta anche agli altri collegiali. La differenza con il convittore è che non paga una retta come quest’ultimo, ma paga una pigione, e si sottomette alla disciplina del collegio. Questi sono solo una minima parte degli studenti, perché la stragrande maggioranza degli studenti francesi sono i foreins, che affittano stanze con diversi posti-letto presso la gente del luogo, e che non hanno la possibilità di mangiare presso i loro padroni di casa, e quindi questo fatto impone anche la scelta di prevedere, oltre alla domenica, giorno di festa per eccellenza, anche un altro giorno di festa in settimana, di solito il giovedì (ma che poteva essere anche diverso, perché il giorni di festa dalle lezioni coincideva con il giorno di mercato, e si doveva dare la possibilità agli studenti di approvvigionarsi per la settimana). Se ci interessa la nobiltà dell'età moderna, possiamo leggere il libro di Otto Brunner, “Vita nobiliare e cultura europea”; per chiudere anche l'argomento relativo tra docenti e studenti, è importante vedere la distinzione tra educazione primaria in Francia e in Italia. Vediamo prima però un’altra cosa sull’esternato e internato. Abbiamo detto che l’internato era una parte di collegio che prevedeva dei numeri non molto alti, e c'erano anche altri tipi di motivazioni che scoraggiavano le famiglie a mandare i figli in queste strutture, e il motivo principale era il problema di igiene nelle strutture, che prevedono la vita in comune, e anche delle malattie, che i genitori temevano molto, così come i rettori. Ovviamente, l'origine dell’internato deriva dalla trasformazione del paedagogium. C'è una riduzione delle libertà rispetto ai collegi precedenti, ma anche una maggiore disciplina. Chi affittava camere agli studenti fuori dal collegio erano anche sacerdoti, a volte, e le famiglie a volte si sentivano così maggiormente tutelate; lo stesso era un modo per i sacerdoti di integrare i magri introiti della vita ecclesiastica. Queste pensioni di sacerdoti diventavano delle vere e proprie appendici dei collegi, anche con scambio di personale. | sacerdoti affittuari potevano anche essere gli stessi che tenevano le lezioni. Quello della scuola di età moderna era molto più ricco e omogeneo. Ultima cosa interessante, è che in Francia si sviluppano internati anche per i bambini più piccoli, che iniziano da un'età da asilo, 5-7 anni, e che si chiamavano pétit-colège o permissionaire, all’interno dei quali venivano impartiti rudimenti di leggere e scrivere e lezioni di canto. Ad un certo punto, anche questi vengono inglobati nel collegio di pieno esercizio, e questa è una differenza rispetto a quello che succede in ambito italiano, perché i Gesuiti non accettavano insegnamento di base nei propri collegi. Se le comunità insistevano molto, come nel caso degli scolopi, allora aprono queste scuole nei collegi ma le affidano al clero secolare, perché vogliono usare i propri docenti per gli insegnamento superiori, anche perché di fronte alla richiesta delle comunità non si riusciva a far fronte alle richieste perché il numero dei religiosi era limitato. Si cercava di dare dei limiti, oltre i quali non si riusciva ad andare, soprattutto nelle zone come la Repubblica di Venezia, dove gli Scolopi avevano aperto solo due scuole; i Gesuiti, al contrario, avevano molte più possibilità di reclutare il personale locale, con molte più sedi. Lo stesso problema avverrà nel Settecento, quando i sovrani e le repubbliche oligarchiche imporranno solo ecclesiastici nazionali nei propri collegi. Dato che gli ordini religiosi erano istituzioni sovranazionali, diventava difficile fornire personale nazionale in luoghi a reclutamento limitato. Il rettore del collegio aveva contatti con tutte le autorità civili, ed era considerato alla pari di altre personalità di rilievo, per questo era importante che fosse locale. Questi pensionati locali conosceranno una vera esplosione a partire dal 1773, data di soppressione della Compagnia di Gesù, che verrà ricostruita solo in epoca di Restaurazione nel 1814. Se da una parte, il collegio, sia nei collegi medievali, sia per come si struttura nel Rinascimento, porta a un'attenzione abbastanza limitata all’internato, il pensionato scolastico inaugura una nuova stagione, in cui si percepisce con spirito nuovo l’internato, e che permea di sé tutta la storia europea fino alla seconda metà del Settecento. Ma quando questi pensionati entrano in crisi? Soprattutto in Francia? A partire dalla seconda metà dell’800, e la ragione è legata anche al discorso che abbiamo fatto quando abbiamo parlato dell'importanza dell'infanzia e dell'adolescenza in età moderna. Nel corso del XIX secolo si impone sempre di più un rapporto affettivo tra genitori e figli. Se prima, su 10 figli, almeno 5 morivano entro il primo anno, e altri non arrivavano all’età adulta, i genitori si affezionavano molto meno. Con l’età contemporanea le condizioni igienico- sanitarie migliorano, e si impone lo stile di vita borghese, di conseguenza i rapporti famigliari si fanno più stretti, sebbene siano rapporti viziati da turbe che i figli si portano dietro, sempre più i genitori rifiutano di separarsi dai figli. Quindi preferiscono che i figli tornino a casa dopo le lezioni, ed è per questo che i pensionati verranno sempre meno frequentati. Parliamo dell'istruzione primaria sia in ambito francese che inglese: se queste scuole vengono chiamate petites-ècoles in Francia e pity-schools in Inghilterra. L'insegnamento in volgare francese/inglese, recalcitra ad essere presente, almeno fino al Settecento. Il collegio offre soprattutto insegnamenti grammaticali, specialmente in latino, perché la scuola latina, nei due stati, è alla base dell'iter scolastico. Questo perché le scuole danno origine a varie ramificazioni che stanno alla base del percorso scolastico: dalle scuole latine si può accedere ai collegi e poi all'università, oppure come seconda opzione le scuole latine possono limitarsi allo stadio elementare dell’insegnamento con due maestri che danno le basi, e poi ci sono alcune scuole latine per principianti, in cui arriva al massimo all'insegnamento della lanua, e che solo dopo si sviluppano con l’aggiunta di insegnamenti di grammatica veri e propri. Tutto questo per capire che il panorama scolastico è una vera e propria galassia di tante istituzioni differenti, che sfuggono a delle caratterizzazioni precise. Non ci sono confini netti, ma slittamenti, e ci sono scuole che appaiono e scompaiono perché vengono assorbite, come altre che arrivano ad un certo punto e poi regrediscono, e quindi, per riassumere ed evitare di fare confusione, dobbiamo distinguere tra scuole che erogano solo rudimenti di latino, scuole che aggiungono anche rudimenti grammaticali, scuole che invece hanno solo insegnamenti di grammatica o umanità, oppure scuole che hanno tutto il ciclo completo di studi umanistici dalla grammatica alla retorica, e infine scuole che aggiungono anche insegnamenti di morale o logica alla grammatica e alla retorica. Cosa intendiamo per insegnamenti di morale? Sono insegnamenti di coscienza, che fanno leva sugli atteggiamenti seguito di determinate azioni e situazioni. Ovviamente il tutto era calibrato sulla morale cattolica, perché qui ci stiamo muovendo, sebbene l'Europa non fosse più unitariamente cattolica, e che avessero fatto capolino anche le fedi protestanti. In questa galassia che abbiamo enucleato ed elencato, non c'è praticamente spazio per l'istruzione di base e per quelle piccole scuole che abbiamo citato. Le piccole scuole appartengono ad un contesto diverso rispetto alle scuole latine. Tornando a Parigi, vediamo come queste piccole scuole dipendano, a differenza delle scuole latine che dipendevano dall'università, dal cantore della cattedrale di Notre-Dame. C'è un retaggio ancora importante della scolastica medievale per l'istituzione: il cantore ha dei compiti importanti e ben precisi, che in ambito italiano erano appannaggio delle autorità pubbliche, e che in Francia sono ancora svolte dalle autorità ecclesiastiche. Il contesto francese è ancora in ritardo rispetto a quello italiano, anche perché la Francia non ha vissuto il periodo fervido ricco di novità di ripresa dei commerci che avevano vissuto le città del centro e nord Italia, in cui la presenza di nuove categorie socio-economiche aveva avuto una conseguenza diretta in ambito ecclesiastico. Ma in ambito francese questo avvenne in ritardo. Il Rinascimento giunge in Francia con un décalage di quasi un secolo rispetto all'ambito italiano; Leonardo da Vinci va in Francia solo nella fase finale della sua vita, chiamato da Francesco |, e questo ha un influsso enorme anche in ambito scolastico. Il cantore di Notre-Dame fissa il numero delle scuole e lo fissa tenendo di conto il numero della popolazione dei quartieri parigini, ed è sempre lui che stabilisce gli orari delle lezioni: numero di scuole su base demografica e struttura del calendario scolastico. Nel resto del regno di Francia, invece, fuori da Parigi, (Londra aveva ottenuto un ruolo importante solo in età moderna) succede quello che succedeva in Italia, ovvero il maestro veniva eletto dalla comunità e, quando la monarchia tra Cinque e Seicento diventerà sempre più centralizzata, tramite la creazione delle figure degli intendenti nel Seicento, e con il Re Sole, saranno gli intendenti a designare i maestri nei villaggi, o almeno dovranno approvarne l'assunzione. Una figura molto importante all'origine della modellizzazione delle petites écoles francesi, dopo la quale il modo di strutturare le scuole di base viene preso a modello prima i Francia, poi in Europa, è un santo, canonizzato, Jean Baptiste de la Salle, fondatore della prima congregazione cattolica di laici, dedita all'insegnamento come priorità, e all'educazione dei figli del popolo. Dato che conosciamo bene il modello degli scolopi e di San Giuseppe Calasanzio, che opera a Roma alla fine del ‘500, De la Salle è della generazione successiva a Calasanzio, ed è molto importante perché oltra a strutturare l'ambito dell'educazione primaria, ha dato vita anche alle scuole serali e domenicali per l'educazione degli adulti delle classi più disagiate, offrendo strumenti di miglioramento delle condizioni di vita. Queste innovazioni prendono il nome di Fratelli delle scuole cristiane, che inizieranno a diffondersi nel Ducato dei Savoia, metà in Francia e metà in Italia, da Torino, e arriveranno fino a Roma, avendo buona diffusione anche nel resto d’Italia. Il testo nel quale la Salle condensa le sue idee sulle sue scuole cristiane viene pubblicato in anno dopo la morte, nel 1720, e si chiama Conduite des écoles chrétiennes, su come devono strutturarsi queste scuole secondo il fondatore. Qual è il programma? 8 infarinatura di latino peri piccoli allievi > rudimenti e basi latine + volgare francese (sempre affiancato) W Canto >si poteva anche entrare bella vita ecclesiastica, ma così si insegnava anche ai bambini a rispondere durante le preghiere e le cerimonie liturgiche alle preghiere dette dal sacerdote; spesso il maestro di rudimenti è anche il maestro di canto, e i due pilastri delle scuole la-salliane sono la stessa persona Bi Sei collegi servivano ad imparare l'etichetta, allora si insegnano anche ai figli del popolo > de la Salle stende dei manuali di civilité e sfrutta questi manuali in un duplice modo: insegnare le buone maniere e a leggere e scrivere tramite questi manuali; serviva a migliorare la propria condizione personale e i rapporti civili; de la Salle applica ai figli del popolo quell’apprendistato che abbiamo visto fin dal Medioevo essere caratteristico del futuro cavaliere-aristocratico per la sua formazione nobiliare, ed è un modo per riportare ad un livello sociale più basso quello che già avveniva negli strati più alti della società, e che i Gesuiti stessi avevano già adottato (seppur rivolgendosi solo agli strati più alti della società, schifando i figli del popolo). Gli Scolopi e i Somaschi, invece, pensavano ai poveri; Wé Scrittura > riflettiamo sul fatto che l'insegnamento della lettura e scrittura non era necessariamente portato in sincrono nelle scuole; nel Medioevo capitava spesso che nelle scuole popolari ci si limitasse all'insegnamento della lettura, anche se sappiamo che in ambito italiano, con la ripresa dell'economia, la scrittura era comunque prevista per scopi pratici, per far mandare avanti la propria attività, ma nel Medioevo la scrittura era soprattutto legata all'ambito ecclesiastico, ed etano i chierici che dovevano scrivere bene e che dovevano possedere l’arte della scrittura. Si arrivava anche a strati della società che ritenevano che la scrittura, a scuola, non fosse necessaria, ma doveva essere insegnata da figure a metà strada tra maestri e contabili/notai/scrivani, e quindi figure professionali. Non a caso, questi maestri scrivani, che potevano anche fare altri lavori, detengono a lungo il monopolio dell’insegnamento della scrittura, e a lungo i figli del popolo si sono recati presso questi maestri per apprendere a scrivere dopo l'iter scolastico, e dopo che avevano imparato a leggere. Saranno proprio le piccole scuole la- salliane a scardinare il monopolio degli scrivani, non con poca difficoltà, perché queste figure professionali erano protette dalle corporazioni cittadine; i notai avevano mezzi facoltosi per proteggersi, e per proteggere anche la propria attività. Cosa fanno le piccole scuola la-salliane? Evitano di insistere sull’insegnamento della calligrafia, che lasciano ai maestri privati; alle scuole la-salliane interessa che i figli del popolo sappiano scrivere, a prescindere dal modo di scrivere elegante o meno. Nel Medioevo, la cosa importante era saper leggere, ad alta voce, il che avrà delle conseguenze che proseguiranno per molto tempo, e abbiamo visto come la scrittura sia legata all'ambito ecclesiastico, e questo per motivi concreti e pratici, che appartenevano al fatto che i materiali scrittori erano costosi e scarseggiavano, specie se erano pergamenacei, ma anche la carta costava. Non a caso, questo ci aiuta a spiegare l'ampio ricorso alla memoria. Addirittura, c'erano pedagogisti estremisti che ritenevano che i maestri non dovessero avere appunti sotto gli occhi, perché dovevano imparare a memoria la lezione prima di entrare in aula. Quando cambia il paradigma? Con l'invenzione della stampa e con una maggiore diffusione della carta a minor prezzo, e quindi con la possibilità di un maggior numero di persone che imparano a scrivere e praticano la scrittura durante la loro vita. Quale esito ha questa maggiore possibilità di accesso al materiale scrittorio come quello cartaceo? In ambito scolastico, un esito importante è quello che gli studenti cominciano sempre di più a prendere appunti; non a caso, sebbene sia un metodo di come un trampolino di lancio verso altre mete; gli studenti non entrano al primo anno e proseguono, ma decidono loro quanto rimanere nel collegio. A volte i figli venivano sospesi dopo solo due anni di istruzione, e poi andavano ad aiutare l'impresa familiare. Altri invece decidono che un’altra possibilità di fare fortuna era quella di abbandonare gli studi per arruolarsi nell'esercito per porsi agli ordini di un signore e fare fortuna nel settore militare; questo era una carriera tipica delle famiglie nobiliari, specialmente per i figli cadetti. C'erano pochi, su tutta la percentuale, che arrivavano alla fine degli studi, e i numeri di coloro che affollano le aule di retorica e filosofia sono sempre molto ridotti. Erano ridotti anche quelli che avevano bisogno dell'istruzione per diventare avvocati, notai o giudici. Quindi, la ricchezza delle società di antico regime è che fino al Settecento il reclutamento sociale non era esclusivo; certo, il figlio di un nobile era consapevole del suo status, e quando si trovava di fronte al figlio di un bottegaio, era consapevole della distanza che li separava. Le istituzioni vedevano queste differenze, all’interno, in questo macrocosmo sociale fatto di gerarchie. | figli dei ricchi, nei collegi gesuitici, mandavano i propri servitori a prendere posto in aule affollate, si portavano i propri mobili, il proprio vestiario, e il proprio stemma; questo era una forma di distinzione primaria rispetto ad altri studenti di rango inferiore. | nobili si mettevano sempre davanti. Tutto questo cambia tra Settecento e Ottocento. Spesso abbiamo parlato dei pregiudizi su certi periodi, e saremmo portati a credere che con l'avvento con l’età dei Lumi e la liberazione dal fanatismo, dal disprezzo verso il passato retrogrado, questi illuminati fossero talmente innovatori da rivoluzionare anche la scuola: ma così non fu. È proprio nel Settecento che le scuole diventano sempre più esclusive, e i confini sociali sempre più stretti. Le scuole diventano sempre più per ricchi, perché gli Illuministi credono che mandare troppi ragazzi a scuola, in numeri alti, abbia un impatto negativo sul mondo del lavoro. Siamo nel periodo dell'avvento della fisiocrazia, e della concezione dell'agricoltura come attività sostenitrice della nazione; per lavorare la terra ci vogliono braccia, e se queste vengono sottratte perché i bambini devono andare a scuola. Questo avrà delle ripercussioni negative sull'economia. Sono le stesse famiglie contadine che mandano i figli a scuola, ma che in estate li tengono a lavorare la terra. queste sono dottrine che teorizzano la pericolosità della scuola peri ceti bassi, fino al danneggiamento dell'economia. Questo varrà anche per i lavoratori delle industrie. Possiamo anche nominare un illuminista, che ha scritto un saggio importante, Louis René de Caradeuc de la Chalotais, che nel 1763 scrive ‘l’Essay d'education nationale, ou plan d'études pour la jeunesse', in cui afferma che ci sono troppe scuole in giro, e che anche le pétites écoles a suo parere possono anche esistere, ma l’accesso deve essere precluso ai figli dei contadini. | contadini possono benissimo rimanere ignoranti, come gli operai e i servitori. Certo, questa non è un'azione riformatrice, ma queste idee sono pienamente condivise anche da Voltaire. Dal punto di vista della storia della scuola, gli illuministi non sono stati dei riformatori importanti, non come in altri settori. Tra XVIII e XIX secolo, l’internato è sempre più riservato ai figli dei ricchi, in Francia e in parte anche in Italia. Le public schools inglesi, anche, vengono sempre più indirizzate alla formazione dei gentlemen, per via del processo di aristocraticizzazione che caratterizza il contesto inglese. Oggi, circa un terzo delle proprietà fondiarie inglesi appartengono ancora a poche migliaia di discendenti delle antiche famiglie nobiliari inglesi; sono gli strati più bassi della popolazione che sostengono ancora la monarchia. Ancora l’esclusivismo sociale è un fenomeno che in alcuni ambiti resiste molto forte. Ovviamente, con tutte le differenziazioni del caso, perché è anche vero che queste famiglie nobili sono riuscite a mantenersi bene. Inoltre, le nostre piccole scuole popolari sono riservate sempre di più alle classi più basse della popolazione, c'è meno promiscuità, e viene imposto anche un altri limite: si impedisce il salto verso l'insegnamento secondario, perché fare questo salto avrebbe voluto dire prolungare il periodo di studi e quindi la distrazione dal lavoro manuale, che per gli Illuministi era fondamentale perché sosteneva la nazione. (P. Ariés, Padri e figli nell'Europa medievale e moderna) Ora introduciamo l’ultimo argomento delle ultime lezioni, cioè il modo in cui si forma il ‘sistema scuola’ nell'Europa della Controriforma, e quindi in riferimento all'ambito cattolico, tra XVI e XVIII secolo. È un sistema che dura molto a lungo, e gli ordini religiosi come i Gesuiti e gli Scolopi sono diffusi anche in area tedesca, dove è diffuso il protestantesimo. Dato che le scuole gesuitiche erano molto rinomate, capitava proprio in Europa centrale che anche le famiglie protestanti mandassero i figli dai Gesuiti. Ma com'era strutturata questa scuola? È una scuola che ha fatto tesoro di tutto quello che era stato praticato in ambito scolastico dall’età umanistica in avanti; le scuole della Controriforma fecero tesoro di questi indirizzi umanistici, ma vengono interpretati in chiave religiosa, con particolare attenzione all’affiancamento dell'educazione umanistica quella morale/etica e alla carità. Altra caratteristica della scuola della Controriforma è un'attenzione particolare verso i classici greci e latini, e uno studio approfondito della grammatica latina: insegnare al meglio il latino (lingua veicolare) e mettere in subordine il greco, e mettere in diretto contatto gli studenti con la produzione letteraria in prosa e in poesia dell'antichità, facendo in modo che l'impronta fornita dall’educazione umanistica (sulla tabula rasa) lasciasse traccia di sé per tutta la vita adulta. Qui, il modus parisiensis c'entra molto: si tratta di scuole in cui si cerca di dare la maggiore regolarità e progressione possibili al corso di studi: non si passa da una classe all'altra senza avere una necessaria preparazione alla classe successiva. Questa è una grande novità, e ciò spinse gli studenti a formarsi meglio per evitare di trovarsi con ragazzi più giovani. Accanto alla regolarità degli studi e della divisione in classi, c'è anche uno sviluppo dell’internato all’interno dei collegi. Un'altra caratteristica è che quello che viene insegnato è un umanesimo cristiano, che sceglie dei testi dell'antichità che vadano d'accordo coi fondamenti del Cristianesimo (infatti alcuni autori scompaiono perché troppo sboccati o poco utili). C'è un rigido controllo sui meccanismi di elaborazione e trasmissione della cultura; c'è una disciplina, sulla base di quello che abbiamo detto, che riguarda sia i comportamenti che il modo con cui la cultura viene offerta come cibo per la bocca dei ragazzi, in modo che sia digerita nel modo più vicino e migliore possibile per la morale cattolica. Ultima cosa a fondamento del successo delle scuole controriformate, è che la Chiesa torna ad avere un ruolo centrale nell'educazione, dopo che l'aveva perso nello sviluppo delle scuole laiche cittadine. Ma la Chiesa adesso è favorita e affiancata dalle autorità laiche, perché in un'Europa squassata dai conflitti religiosi e dalla diffusione delle idee protestanti, i monarchi cattolici che vogliono mantenere il potere cattolico devono stringere ancora di più l'alleanza con la Chiesa di Roma, che poi va a loro vantaggio, perché avere a fondamento della società i dettami del cristianesimo garantisce l’ordine sociale e di avere dei sudditi obbedienti. Se i sudditi sono obbedienti alla chiesa, lo saranno anche verso il sovrano, che ha ricevuto il potere direttamente da Dio. La Chiesa e la Corona si sono approfittati l'uno dell'altra e viceversa; la spaccatura protestante ha afflitto entrambi, e quindi si sono dovuti riparare a vicenda. La Chiesa lo fece per il ‘recupero delle anime perse’, mentre lo Stato lo ha fatto per mancanza di mezzi finanziari che potessero dare vita al sistema scolastico statale. Anche quando si formerà un sistema scolastico statale, ci vorrà molto tempo prima che al personale ecclesiastico si sostituisca quello laico. Fino al XIX secolo, molti docenti venivano dal clero. Vediamo il vastissimo programma di rinnovamento scolastico della Chiesa Cattolica dal Cinquecento in avanti; è un programma che abbraccia l'educazione di ecclesiastici, di laici, dei bassi ranghi e dei benestanti, ed è un programma completo, che cerca di raggiungere ogni strato sociale; anche per questo fa molto comodo agli stati, avere un'istituzione come la Chiesa di Roma, sovranazionale, presente anche nel più piccolo dei villaggi, e che ha molto di più del potere politico. 3! Formazione ecclesiastica = alla fine del Concilio di Trento, si decise per la fondazione dei seminari, case di formazione dei preti, che vengono previsti in ogni diocesi, e che coprano come una rete a maglie fitte tutto il territorio europeo rimasto cattolico. Serve alla preparazione dei sacerdoti, puntando sull’offrire insegnamenti umanistici, grammatica, umanità e retorica per parlare in pubblico (omelie e preghiere); devono poter studiare le sacre scritture per offrire quello che hanno studiato ai parrocchiani. Devono essere istruiti anche negli aspetti liturgici, come si celebra la messa, il canto e la musica. Non che all'indomani della chiusura del Concilio tutte le diocesi avessero costruito seminari, ma ce ne furono molte che si adoperarono subito, come i quattro seminari fatti edificare da Carlo Borromeo a Milano. Molti altri vescovi non ne avranno le risorse. A Siena ci vorranno cinquant'anni per avere un seminario; non fu voluto direttamente dal vescovo, e si dovrà aspettare il 1666. Quando al soglio pontificio ci fu Alessandro VII Chigi, ultimo senese papa, dette vita ad un seminario diocesano, che inglobò quello precedente senese. Il problema è sempre che alla scuola non vengono mai attribuiti fondi. L'unica fonte di salvezza era la beneficienza privata. 8! Formazione prima = vengono create scuole elementari, sia per fornire strumenti di base dell’alfabetizzazione ai laici, sia (novità della Controriforma) per cercare di arginare la diffusione delle eresie protestanti tramite l'istruzione; in Italia ci sono delle diffusioni protestanti, come quella tipicamente italiana dei valdesi, che oggi esistono concentrati nelle valli piemontesi, ma che in età moderna erano più diffusi, fin quando nel 1560 il re di Napoli decise per l'uniformità religiosa e fece strage dei valdesi. In epoca controriformistica, la Chiesa, per evitare l'eresia valdese, che dal 1535 aveva abbracciato il calvinismo, fonda per protezione delle scuole elementari per fare in modo che i cattolici non si facessero influenzare. Si doveva combattere contro l'ignoranza, e si doveva imparare le preghiere per imparare a leggere. Quindi, alla motivazione religiosa si lega anche quella dell’alfabetizzazione. 3! Fondazione di ospedali e ospizi per poveri = sono ospizi creati in funzione repressiva e dove la povertà viene concepita come vizio, ma allo stesso tempo sono istituzioni in cui chi ci vive ha la possibilità di istruirsi e di ricevere i rudimenti dell’alfabetizzazione e di imparare un lavoro, perché spesso accanto alla teoria c’era la pratica. | maschi vengono istruiti nella falegnameria, per poi poter avviare un'attività e uscire dalla condizione di povertà. Sono istituzioni in cui le persone imparano la disciplina, ad obbedire e a comportarsi correttamente. Ci sono svariate tipologie di persone ospitate: orfani, emarginati, vagabondi, ragazze che vengono raccolte dalla strada, prostitute, e quindi c'è anche la motivazione di rigenerazione morale. Adesso parliamo un esperimento molto particolare, che prende vita a Milano, e che è quello delle Scuole della dottrina cristiana, che vengono fondate da un personaggio dal nome ridicolo, Castellino da Castello, che nel 1536 fonda queste scuole che si diffondono enormemente prima in ambito lombardo (solo a Milano a fine ‘500 ce n'erano 120), che raccolgono un grandissimo numero di allievi. Quando Carlo Borromeo si rende conto che questo esperimento è bene che se lo accaparri lui, le scuole della dottrina cristiana vengono poste sotto tutela vescovile. Questa decisione rappresenta un'ulteriore spinta alla loro diffusione. Borromeo diventa l'esempio per antonomasia del vescovo della Controriforma e lo prenderanno a modello per la costruzione delle scuole. La particolarità di queste scuole cristiane è che sono gestite da confraternite laiche, per l'istruzione di bambini e bambine (sono miste), in cui si riuniscono la domenica e i giorni di festa, per circa due ore (per la messa al mattino e la scuola il pomeriggio). La cosa curiosa è che c'è tutta un’'organizzazione intorno a queste scuole: i pescatores, i pescatori, vanno in giro per la città a recuperare quei ragazzi che recalcitrano a frequentare la dottrina cristiana. In queste scuole si fa religione, e poi si insegna a leggere e a scrivere. | docenti sono tre. | libri vengono forniti direttamente dalla confraternita; altro elemento non di poco conto è che nelle scuole della dottrina cristiana è previsto che non ci siano le punizioni corporali. L'unico elemento di richiamo è demandato alla figura del silenziero (adulto che ha una bacchetta lunga elastica tra le mani, con la quale tocca sulla spalla chi fa confusione). Quali testi vengono usati in queste scuole? Altri sono semplici, altri sono più difficili, e ciò dimostra l'intento di fornire una vera istruzione. W Summario della vita christiana > libro, abbecedario elementare di lettura, che abbina alla lettura i principi del cristianesimo. Si impara a leggere su testi che contengono i capisaldi del cristianesimo. Sono 12 libri facilmente maneggevole e derivano dal Medioevo; ci sono brani di sant'Agostino e di altri dottori della Chiesa; Ml L'interrogatorio > è un catechismo con domande e risposte; spesso il catechista fa domande ai bambini, che devono rispondere. Questo testo è composto dalle 120 alle 220 pagine, e serve per l'educazione religiosa di ragazzi e ragazza. Ci si appunta più sui dogmi della Chiesa più che sugli episodi della vita di Cristo. Il messaggio evangelico viene fuori dopo le interpretazioni, e non sono testi equiparabili all’Imitatio Christi, dove si insiste molto sulla vita di Cristo; Wi Officium beate Marie Virginis (Offiziolo della Madonna) > compilato dell'VIII secolo, di larga diffusione dal Trecento. Questi testi servono quindi sia per imparare a leggere, sia per scrivere, sia per ricevere educazione religiosa. Ricordiamo che questi ragazzi e ragazze non frequentavano tutti i giorni, ma solo la domenica e nelle feste, perché la settimana lavoravano. 26/04/21 all'istruzione. Si dedicavano inizialmente alle opere dimisericordia e carità, e volevano migliorare l'istruzione religiosa dei cristiani in Europa, convinti che molti cristiani dell’epoca siano fedeli solo di nome e non di fatto, e anche per quei popoli ancora immersi nel paganesimo (Amerindi), op cresciuti in altre religioni. L'intento dei Gesiiti è soprattutto proselitistico. L'impegno in ambito educativo arriva per caso dal Sud Italia, da Messina, che nel 1547-48, dall’aiuto dell'origine spagnola di Ignazio, per i rapporti che hanno col viceré di Sicilia, decidono di mandare a Messina 5 padri gesuiti che dovranno insegnanti, e altri 5 padri dediti alle opere di carità. È da Messina che inizia l'impegno dei Gesuiti nell'educazione, fino alla fondazione di collegi alla pari dell'università. | Gesuiti, o hanno fondato università, o, dopo la soppressione, si sono appropriati dei rettorati delle università. Ovviamente, come in tutte le altre scuole, anche in quelle gesuitiche c'erano le classi affollate di grammatica, che si diradavano con l’approfondimento delle materie. Inoltre, c'era la gratuità dell'istruzione all’interno del convitto. | seminaria nobilium erano riservati a quelli che si potevano permettere un'istruzione, ma prima era tutto gratuito. In maniera più consistente rispetto ad altri ordini religiosi, i Gesuiti hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con la nobiltà, con doni e lasciti, e questo causò non poche polemiche. Spesso questi testamenti sembravano estorti dai Gesuiti a coloro che decidevano di donarle alla compagnia. Preferiscono aprire collegi in città importanti e, come tutti i nuovi ordini, hanno avuto problemi di personale, soprattutto nei primi decenni. Inizialmente, le istituzioni scolastiche che decidono di accogliere sono limitate. La morte di Ignazio avviene nel 1556, e negli otto anni che intercorrono dall’accettazione della direzione del collegio di Messina, alla sua morte, vengono accettate solo 18 scuole. Si arriva a 30 negli anni successivi, e si arriva a 50 solo nel 1600. 80 nel 1630 e si supera in Italia il centinaio all’inizio del ‘700. Di queste istituzioni, inoltre, solo il 10% sono state volute dai Gesuiti, come nel caso del collegio romano, perché le altre sono istituzioni scolastiche che sono state prese in carico dalla Compagnia sotto richiesta di altri. Una differenza importante tra le scuole gesuitiche italiane ed europee, è che in Italia i numeri di allievi erano bassissimi, almeno negli istituti più nobili, mentre nel resto d'Europa si arriva anche a duemila studenti all’interno dei collegi, con numeri molto più importanti, derivanti dall’intento proselitistico per l’arginamento della diffusione delle idee protestanti. Le famigli protestanti sono contente di inviare i figli dai Gesuiti, perché sanno che sono i migliori docenti d'Europa. Era previsto uno sbarramento per chi non sapeva né leggere né scrivere, e accettavano i ragazzi che frequentavano insegnamenti medi e superiori. L'età media di questi allievi va dai 10 ai 16 anni di età, seppur con alcuni ritardatari, che arrivano anche ai 20 anni. Questo forte impegno dei Gesuiti non fa venir meno l'impegno in tutte le altre opere che sono all'origine dell'impegno religioso della Compagnia, come le opere benefiche, l’aiuto ai carcerati, l’aiuto alle “donne pericolanti” appartenenti a ceti sociali pericolosi e a rischio povertà; creavano anche ospizi per ragazze ex prostitute e mal maritate, cioè le donne che venivano maltrattate dai propri mariti, e davano loro la possibilità di vivere in comunità. Altro caso era quello delle vedove, che per la morte prematura del marito si ritrovavano nell’indigenza. C'era poi il catechismo ai bambini e agli adulti, e anche quello delle missioni popolari. | Gesuiti andavano anche nei più piccoli villaggi, confessavano tutti e mettevano pace tra famiglie; facevano delle processioni molto pieni di esteriorità anche cruente dal punto di vista dell'esposizione delle piaghe o di crocifissi sanguinanti, che dovevano colpire l'immaginario dei fedeli per indurli al pentimento. Fuori dell'Europa, i Gesuiti si sono messi dalla parte degli Indios contro i Conquistadores e di color che si erano trasferiti nel centro e sud America, poi anche importanti le missioni in India e in Cina con Matteo Ricci, e in Giappone. L'ordine che nell'età dei Lumi è stato bersaglio privilegiato dei contestatori della Chiesa sono stati proprio i Gesuiti, sciolti nel 1773 e restaurati nel 1814. Vediamo il modo con cui i Gesuiti hanno strutturato questo tipo di scuole. L'ordine che sicuramente ha più diffusione tra le istituzioni scolastiche, e che regge maggiormente, sicuramente quello della Compagnia. In Europa, comunque, i numeri sono ben più ampi: circa 250 collegi a inizio Seicento, con 600+ a inizio Settecento. È una rete che copre tutta l’Euorpa, con una maglia molto stretta. Abbiam anche detto che i Gesuiti si spendono in campo umanistico, ben diverso dall’umaniesimo di Erasmo da Rotterdam, la cui aspirazione etra quella sull’affinamento della mentalità critica e dell’applicazione filologia ai testi classici, mentre quello gesuita è un umaniesimo non acritico, ma che vuole formare dei sudditi obbedienti, inculcare nell’allievo il rispetto dell'autorità costituita, religiosa e civile, e l'autorità che si vuole che l'allievo in età adulta rispetti, della quale si dimostri suddito fedele, passa tramite l'imposizione dei classici latini e greci come il grado eccelso che ha raggiunto l'umanità con gli auctores che costituiscono il modello cristallizzato che non si può far altro che copiare. Tramite l’autorià dello tudio dei classici, si impine anche la disciplina verso la’utorità fuori dal collegio. Altro elemento importante, è che laverità, nell’umanesimo gesuitico, non nasce dalla ricerca personale e dalla rflessione, ma la verità è piuttosto conformismo, un adattamento del singolo a una norma precostituita, fornita dai classici o dalle leggi che si devono rispettare, che siano laiche o ecclesiastiche. La formae mentis che i gesuiti vogliono plasmare nei cervelli degli studenti si estrinseca e si palesa anche nella codificazione di una precisa progressione in ambito di studio: quel magma a cui siamo stati abituati in periodi precedenti, che conteneva tutte le sfumature di cui abbiamo parlato, nelle scuole gesuitiche si cristallizzano: tre scuole di grammatica, infima, media e superiore, una scuola di umanità, una di retorica, una di filosofia. Quello che portano nell’età moderna è una codificazione di qualcosa che prima era molto più fluido. Ancora, il fatto di aver abbracciato il sistema dell’internato, è dovuto alla precisa idea che i Gesuiti hanno sul fatto che l’idea che il fanciullo debba essere staccato dal mondo esterno, perché di solito sono negativi. Dato che i Gesuiti vogliono formare il perfetto gentiluomo, esso si forma nell’hortus conclusus del collegio. Nel collegio certamente si fanno moltissime attività, con molte altre materie, ma si deve rendere diffidente, come i Gesuiti, verso quella modalità spontanea dell’infanzia di disciplinarsi; oggi pensiamo l'opposto. Infine, un richiamo dovuto all'origine ecclesiastica, al convento e al monastero in cui questa comunanza esclusiva tra docenti e studenti è viva e sentita. Ovviamente, il latino in queste scuole continua ad essere obbligatorio, sia per proseguire gli studi, sia di diritto, teologia o medicina, mentre le materie che abbiamo anche richiamato, che pongono l’attenzione sul contatto tra uomo e natura, come storia, geografia lingue, inizialmente vengono guardate con sospetto, ma che poi si sono approfondite. La retorica, in senso gesuitico, richiama un po' lo snaturamento della retorica nella Gracia Antica, quando i testi che venivano dati erano ben lontani dalla realtà: a volte c'erano temi astrusi, ma di cui si guardava lo stile e il modo di esprimere un certo concetto. | Gesuiti puntano anche al rigoroso dominio delle passioni e delle emozioni da parte di chi esprime il discorso, rifacendosi in primis alle Orazioni di Cicerone. Questo anche perché nel cuore dell'età moderna, tra Sei e Settecento, chi doveva accedere ai ceti dirigenti e alle cariche pubbliche e agli uffici pubblici, non aveva bisogno di una preparazione enciclopedica, ma doveva esprimersi nel migliore dei modi e il più vicino possibile ai classici. le conoscenze tecniche per un lavoro d'ufficio o dei magistrati, per entrare nella settecentesca pubblica amministrazione, sono molto poche; serve più una laurea i Lettere più che una in matematica/ingegneria per fare fortuna nella vita. Una buona preparazione retorica può quindi bastare. Solo dalla seconda metà del Settecento, con la formazione della pubblica amministrazione, saranno richieste delle conoscenze tecniche che cambieranno anche il modello di scuola: le scuole gesuitiche entreranno in crisi, e i sovrani europei si organizzeranno per modificare i curricola studiorum per rispondere alle esigenze della macchina statuale. Fino a quando, tra Sei e Settecento, la società è dominata dalla nobiltà militare e cortigiana, quello che è sufficiente è sapersi esprimere con eleganza e proprietà di linguaggio in vari contesti, a partire dal mondo cortigiano, nell’espletamento del proprio ufficio, e altro non serve. | Gesuiti inseriranno difatti insegnamenti tecnici nei collegi, come matematica, nautica, architettura, fortificazioni, ma saranno legati all'ambito militari, pe4rchè serve creare il perfetto gentiluomo, che si sa muovere bene a corte quanto nell'esercito. È anche vero che all’interno dei collegi/internati si inseriscono anche insegnamenti che sono stimolati da quello che succede fuori dal collegio; infatti, ci sono insegnamenti di ballo, equitazione, scherma, teatro, recitazione, ginnastica, ma sono tutti insegnamenti basati sulla disciplina, che vanno in direzione della formazione del gentleman, che vivrà in un certo ceto sociale, che non dovrà sfigurare nel ceto, grazie alla sua educazione a tutto tondo, addirittura di livello europeo. Sono dinamiche condivise da tutto il resto delle corti europee. | 5 pilastri della scuola gesuitica: 8 Basi di grammatica latina solide Wi Auctores prediletti negli studi > Virgilio e Cicerone m Necessità di parlare latino sia in classe che durante la vita di collegio; il rapporto docente-discente avviene in latino, che deve essere appreso come lingua madre m Memorizzazione, ripetizione, dispute e confronti su vari temi, per prepararsi al dibattito una volta fuori dal collegio, e si punta sulle composizioni scritte Bi Rigida progressione degli studi, con suddivisione per classi, e con esami di verifica per il passaggio da una classe all'altra. 27/04/21 Ultima lezione LA RATIO STUDIORUM E LA STRUTTURAZIONE DELLE SCUOLE GESUITICHE Promulgata l’8 gennaio 1599, dalla gestazione molto lunga, perché già dal 1583 si era insedeiata una commissione per redigere un documento che raccogliesse tutte le esperienze educative dalla fondazione del collegio di Messina in avanti. C'è voluto anche più tempo del previsto per decidere che la Comapgnia si dotasse di un simile documento, anche perché in origine gli stessi gesuiti non si formavano all’interno della Compagnia. Vedendo anche l’esperienza di Loyola negli anni '30 del ‘500, vengono normalmente inviati a studiare presso università più o meno prestigiose in giro per l'Europa. Nelle stesse norme scritte da Loyola non è proprio prevista la presenza di scuole interne; all’inizio si punta sul reclutamento di personale adulto e già formato, che non ha bisogno di formazione. fino al 1556, il 50% dei circa 1000 membri della compagnia di Gesù non ha compiuto un percorso di studio nell'ordine, mentre agli inizi del ‘600 la percentuale va al 30%, e solo nel corso del Seicento scompariranno i Gesuiti che hanno già terminato il corso di studi. Aumenta la percentuale di chi deve ancora compierlo. La forma che prendeva il soggiorno dei Gesuiti presso sedi universitarie importanti, come Parigi, Bologna o Padova, prende la forma di quei pensionati. Il modello è quello del pedagogium tardomedievale, una sorta di foresteria in cui gli studenti passano una parte della giornata, ma da cui escono per andare a seguire i corsi. | pedagogia inizieranno ad avere delle lezioni integrative rispetto all'università, o anche ripetizioni affidate ai membri più anziani della Compagnia. Successivamente, verranno creati dei corsi interni a questi pensionati. Uno dei primi modelli che si imporne è quello del collegio gesuitico di Padova, che, prendendo spunto dal modello parigino e integrandolo con materie interni alla struttura, dà vita al modello che sarà poi quello dei collegi gesuitici. Questi hanno una tipologia molto varia all’interno, ci sono gli esterni, i convittori (che ci vivono), e poi ci sono anche i novizi della Compagnia, che sono lì per intraprendere la carriera religiosa. Dopo la fondazione del collegio di Messina, la vera svolta per percepire una norma avviene con la fondazione del Collegio Romano, punta di eccellenza dei collegi gesuiti, come il Clementino per i Somaschi e il Nazareno per gli Scolopi. Il Collegio romano venne fondato tra 1550 e 1551, e il modello è quello degli studia generalia francescani e domenicani. Sono delle vere e proprie università create negli ordini religiosi della Controriforma; in questo caso, la Compagnia apre questa sua università romana agli studenti esterni: il meglio dell’aristocrazia romana ammetterà i propri rampolli nel collegio romano, struttura enorme che si trova alle spalle della Chiesa di Sant'Ignazio e oggi ospita parte dei beni del Ministero della Cultura, e prevede un ciclo completo di studi, come una vera università. Sono studia che fanno concorrenza anche alle reali università, tanto da entrare in conflitto con quelle vere. Nel 1591 ci fu una petizione della facoltà di Lettere di Padova per chiudere i corsi superiori di retorica e filosofia che erano stati aperti nel collegio padovano, e i Gesuiti si videro costretti a chiudere il collegio. Tornando alla Ratio Studiorum, inizialmente vengono redatte delle regole per i corsi di grammatica e umanità, che nel 1569 vengono inviate a tuti i collegi d'Europa, chiedendo che i docenti esprimano un loro parere a riguardo. Quasi vent'anni dopo, nel 1586, vengono composte regole anche per filosofia e teologia, ma con altri problemi: i docenti di questi insegnamenti si dividevano tra quelli che ritenevano, sulla base della libertà di ricerca scientifica, che fosse importante lasciare la libertà di opinione ai docenti, e un’altra fazione che seguiva i dettami della Controriforma, e che propendeva per una maggiore rigidità di pensiero. Su questo i Gesuiti si confronteranno a lungo. In altri ordini religiosi le materie scientifiche avevano una ricaduta didattica meno importante, mentre i Gesuiti tendevano a mettere in atto queste ricerche più per interesse personale, senza riversarle negli insegnamenti dei collegi. Retorica > gli insegnamenti sono tutti indirizzati alla produzione di composizioni o discorsi sulla base di quelli che sono i classici di questo settore: Cicerone, presente con il De Oratore, offerto allo studio dei ragazzi di 15 e 16 anni, ma viene usato preliminarmente anche un testo ciceroniano del 54-47 a.C. Partitiones Oratorie, poi Quintilliano, e viene usato anche il testo della Rethorica ad Herennium. Nella classe di retorica continua l'insegnamento del greco, iniziato nel biennio di umanità, e il compito assegnato ai frequentanti dell'ultimo anno è il fatto di dover comporre un’orazione originale a settimana, per esercitarsi reiterando le composizioni. L'EDUCAZIONE RELIGIOSA Questa panoramica su contenuti didattico-pedagogici delle scuole gesuitiche nelle loro varie partizioni rimane una panoramica. L'educazione impartita all’interno dei collegi non si limitava alla frequentazione dei corsi, ma comprendeva anche aspetti che, accanto all’oratore, dovevano formare anche il buon cristiano. Alla formazione umanistica, in tutti i collegi degli ordini religiosi insegnanti, c'era anche l'educazione religiosa sotto forma dell’insegnamento della dottrina cristiana. Almeno una volta a settimana, spesso nel fine settimana, gli insegnanti delle scuole di grammatica e umanità riservavano mezz'ora delle lezioni per spiegare la dottrina cristiana. Oltre alla dottrina cristiana ci si esercitava sui catechismi, sempre più composti dai Gesuiti, come quello di Pietro Canisio, in area germanica, quello di Achille Gagliardi e di Roberto Bellarmino. Poi, oltre alle orazioni e alla messa obbligatoria, la confessione almeno una volta al mese; si trattava di istruzione religiosa e pratiche di pietà, che potevano essere previste nella formazione del gentiluomo. | collegi gesuitici erano diventati famosi anche ai collegi degli altri ordini per altri due elementi: le congregazioni mariane e la fondazione delle accademie. Congregazioni mariane > previste dalla retorica in su. La prima viene fondata nel 1563 nel collegio romano, e a Roma c’era l’arciconfraternita principale, mentre nelle altre città c'erano altre confraternite affiliate alla principale romana. Queste congregazioni funzionavano come le confraternite laicali, perché l'organigramma è molto simile. C'è a capo un direttore spirituale religioso, che poteva essere un parroco o un gesuita, ed era colui al quale era demandato il compito del rispetto dell'ortodossia; tra gli studenti veniva scelto un prefetto che dirigeva la congregazione, aiutato da due assistenti, e poi c'era un segretario. Sono davvero modalità efficaci per la corretta esercitazione fin dall'infanzia di quei comportamenti dirigenti nelle magistrature, dal capo al piccolo funzionario. L'entrata in queste congregazioni prevede un rito di ammissione, preghiere comuni, e uno stile di vita austero. Chi stava su un piedistallo e veniva guardato da tutti, doveva avere una condotta irreprensibile. Accademie > anche qui venivano scelti gli studenti migliori, eccellenti, ai vertici delle classi dei gesuiti, e per far parte delle accademie, quasi fosse una garanzia di eccellenza in ambito umanistico e spirituale, si doveva far già parte di una congregazione mariana. Queste accademie rispecchieranno l'organigramma: c’era un principe a capo, i suoi assistenti decisi su scala gerarchica, i gregari che aiutano i superiori. Le accademie, a differenza delle congregazioni mariane, sono dei luoghi in cui ci si esercita anche dal punto di vista pedagogico oltre che religioso. Prendendo spunto da quello che gli studenti hanno appreso durante le lezioni, gli studenti sviluppano ulteriormente svariati temi, sia tramite dispute, sia tramite trattati e composizioni, per esercitarsi ancora e migliorare la preparazione. Inoltre, per dare soddisfazione ai membri di queste accademie, dietro il controllo e il supporto degli insegnanti, di solito i maestri di retorica e filosofia, venivano organizzati degli eventi pubblici. In alcuni collegi gesuitici che potevano conferire i gradi accademici (quindi laureare), coloro che facevano parte delle accademie organizzavano al dettaglio la feste di laurea, alla presenza delle autorità laiche ed ecclesiastiche cittadine. I Membri dell’Accademia potevano anche organizzare delle recite in occasione di solennità religiose, durante la festa del patrono o della Madonna. Gli accademici preparavano dei testi in latino che venivano recitati alla festa, alla presenza dei membri più importanti della comunità cittadina. Accadeva anche che le accademie inaugurassero l’anno scolastico o lo chiudessero. A fine anno si dava prova del livello di preparazione, ma anche l’inizio dell’anno era importante, e il docente di retorica, come nelle moderne università, pronunciava una /ectio magistralis per iniziare l’anno. Infine, l’ultimo momento importante dei collegi, era la visita delle personalità eminenti: un cardinale, un nuovo vescovo insediato nella diocesi, oppure un rettore, un capitano, o altri personaggi di spicco della società.
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