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Storia moderna parte 2, Appunti di Storia Moderna

Storia moderna parte 2 di giuli

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 04/05/2022

Annavullo
Annavullo 🇮🇹

4.7

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12 documenti

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Scarica Storia moderna parte 2 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 27/10/20 PROLOGO: I Paesi Bassi entrarono a far parte dei domini spagnoli grazie all’eredità asburgica che Carlo V riuscì a ottenere dal matrimonio tra Massimiliano I e Maria di Borgogna, i suoi nonni. (Filippo il Bello e Giovanna la Pazza genitori). Dal momento in cui Carlo V abdica, tra 1555 e 1556, divide i suoi domini in due parti: la parte austriaca (eredità Asburgo d’Austria e corona imperiale), che affida al fratello Ferdinando, e la parte spagnola (domini spagnoli e corona spagnola) che affida al figlio Filippo II, comprendendo in Paesi Bassi. ………………… Organizzazione politica della Repubblica delle province unite Ogni provincia aveva come organo politico di riferimento quelli che venivano chiamati gli Stati provinciali, i rappresentanti di questi stati provinciali si riunivano all’interno degli Stati generali, dove venivano prese decisioni di politica estera e militare a livello di tutte le province. Quello che è molto importante da dire rispetto alla repubblica delle provincie unite di questo periodo è che, nonostante le sue dimensioni territoriali ridotte, si affermò come grande potenza coloniale. Come? Attraverso il commercio. Nel 1602 dieci preesistenti compagnie commerciali si fusero insieme e fondarono la compagnia olandese delle indie orientali. Come funzionava finora il commercio? Fino ad allora il commercio era governato dall’esistenza da piccole o medie compagnie commerciali dalla durata temporanea. Una volta realizzata l’impresa commerciale, la compagnia sia scioglieva. Dalla fondazione della compagnia olandese delle indie orientali si ebbe il monopolio del commercio nell’oceano indiano, dove gli olandesi progressivamente andarono a calciare la presenza dei portoghesi. Questa compagnia, per cui ogni mercante dava una quota di partecipazione, godeva di una grandissima autonomia rispetto al potere politico. Disponeva di una propria flotta, uomini armati, ed amministrazione propria delle zone occupati in Asia. L’unica cosa che doveva fare la compagnia era devolvere il 3% dei propri profitti alla repubblica. Successivamente, nel 1621, la repubblica delle province unite cercarono di creare il corrispettivo occidentali: la compagnia delle indie occidentali, che ebbe meno fortuna della precedente, ma che fu caratterizzata dalla fondazione della nuova Amsterdam —> nuova York. (1664) Nella repubblica delle province unite spiccano due città: L’aia e Anversa (sostituita da Amsterdam dopo che rientrò all’interno della dominazione spagnola). —> approfondisci Amsterdam! In Inghilterra Monarchia dal punto di vista territoriale già consolidata: isola—> confini ben delimitati. Altra grande potenza coloniale, che progressivamente prenderà il posto del Portogallo e della Spagna. L’Inghilterra si afferma come potenza già dalla dinastia dei Tudor: Elisabetta I. Entra nell’età moderna con una sconfitta: 1453 —> fine guerra dei cent’anni. Successivamente sostituita da un ulteriore scontro, guerra civile: la guerra delle due rose. Guerra che dura un trentennio e che vede contrapposte le due dinastie Lancaster (rossa) e York (Bianca), che entrambe ambivano alla corona (appartenuta ai Lancaster). Alla fine di questa guerra civile si trovò un compromesso con l’ascesa della dinastia dei Tudor. Salì al trono Enrico VIII, l’unico discendente della dinastia dei Lancaster, sposato con una donna appartenente alla dinastia degli York. Questo succedersi di guerre violente tempestivo ovviamente riportò delle ripercussioni negative sociali, economiche, demografiche in Inghilterra. Enrico VII in qualche modo si trovò ad avere campo libero nel riassettare lo Stato, con un corpo nobiliare ridimensionato e debole. Cercò così di rafforzare il suo potere all’interno dell’Inghilterra, e allo stesso tempo però decise di abbandonare qualsiasi velleità sul continente europeo: isolamento nella propria insularità. Semmai amplia i propri interessi di tipo marittimo e continentale, verso i commerci atlantici. I primi viaggiatori e le prime spedizioni avvennero infatti sotto il dominio di Enrico VII. Per la storia dell’Inghilterra del tempo, ancora più importante di Enrico VII, è il figlio successore Enrico VIII, ricordato in particolare per lo scisma anglicano: diversamente dello scisma dei protestanti o dei luterani, fu uno scisma religioso ma che non aveva basi teologiche o dottrinali. Enrico VIII era cattolico, ma ad un certo punto decise di staccarsi dalla chiusa di Roma, per ragioni politiche; Enrico VIII era sposato con Caterina d’Aragona, sorella di Giovanna la Pazza, ma Caterina non riusciva ad assicurare al re un figlio maschio. Nel frattempo Enrico VIII si era invaghito di una donna di corte, chiamata Anna Bolema; per sposarla doveva chiedere l’intervento del papa, che al tempo era Clemente VII, che rifiutò la richiesta. Siamo tra la fine degli anni 20 e gli inizi degli anni 30 del ‘500: il periodo del sacco di Roma, che aveva costituito uno dei punti più bassi dei rapporti tra papa e imperatore, e che aveva trovato snodo con l’incoronazione di Carlo V come imperatore re d’Italia, da parte dello stesso Clemente VII. La richiesta inglese di Enrico VIII di sperarsi da Caterina d’Aragona fu inoltrata proprio in questi anni: Clemente ovviamente non poteva esaudirla, poiché così facendo si sarebbe di nuovo inimicato Carlo V: Caterina era sua zia. Enrico VIII non ottiene l’annullamento dalla chiesa di Roma: fa allora annullare il matrimonio dall’arcivescovo di Canterbury. —> tutto questo costituisce lo scisma anglicano (1534). Da questo momento, essendosi staccato dalla chiesa di Roma, il re d’Inghilterra è anche capo della chiesa inglese; per cui, i vescovi delle varie diocesi, non saranno più nominati dal papa ma dal re. In Francia, all’epoca, con Luigi XIII si erano sviluppate molto le tendenze assolutistiche del potere regio, e Carlo I voleva seguire queste posizioni: questo tipo di disegno politico di Carlo non poteva però essere accettato dal Parlamento inglese. Il parlamento era un’istituzione molto forte, che aveva delle tradizioni che voleva mantenere; era infatti formato da una camera alta (camera dei Lords, i nobili) e da una camera bassa (camera dei comuni con i rappresentanti più ricchi della borghesia cittadina inglese). Il problema principale in questa situazione fu la gestione fiscale: Carlo, per perseguire il proprio piano politico di tendenza assolutistica, necessitava di un aumento di imposte, che doveva però passare dall’approvazione del parlamento. Il parlamento, fondato in parte da molti proprietari terrieri, non accettava ad esempio la richiesta di aumento delle tasse dei latifondi. Carlo I, soprattutto in un primo momento, ebbe allora la necessità di ricorrere alla vendita degli uffici pubblici e delle cariche (—> Enrico IV: tassa Paulette) per non toccare i latifondi. I rapporti tra Carlo e il Parlamento si inasprirono progressivamente, fino ad arrivare ad un momento in cui Carlo decise, nel 1629, di governare l’Inghilterra senza più far riferimento al Parlamento, fino al 1640. 1629-1640 —> scioglimento Parlamento. Ma perché Carlo I arrivò a far questo? Perché in realtà l’anno prima, nel 1628, era stato in qualche modo convinto/costretto dal parlamento a firmare un documento importantissimo che limitava fortemente i suoi poteri: la petition of right. Cosa prevedeva? 4 punti fondamentali che andavano a ledere il potere monarchico: 1. Si vietava l’imposizione di tasse senza approvazione del parlamento; 2. Si vietava al re di imporre ai privati (aristocratici) di dare alloggio ai soldati nelle loro case; 3. Si vietava al re di ricorrere alla legge marziale: legge per cui si sospendono temporaneamente le leggi di uno stato e l’amministrazione della giustizia viene affidata a tribunali militari; 4. Si vietava al re di poter arrestare o far arrestare persone senza giustificata motivazione. (principio dell’habeas corpus—> Magna Carta 1215). Per questo, l’anno dopo, decide di sciogliere il parlamento, dimostrando così le sue tendenze assolutistiche. Nel frattempo, l’arcivescovo di Canterbury, William Laud, dette vita ad una serie di riforme all’interno della chiesa anglicana per fare in modo che si riavvicinasse al modello cattolico, soprattutto dal punto di vista teologico, dottrinale. Questa decisione ovviamente scontentò i puritani inglesi e i presbiteriani scozzesi. Proprio in quegli anni, dal 1638, in Scozia scoppiarono rivolte: contro la politica sia del re sia dell’arcivescovo. Carlo I era incapace di reprimere la rivolta scozzese: per questo dopo due anni, nel 1640, riconvocò il parlamento, che inizialmente rimase aperto solo per poche settimane (conflitti parlamentari-re); poi riaprì e rimase. La camera bassa promise il contenimento della rivolta in Scozia, ma chiese in cambio dal re di ridimensionare la politica assolutistica (11 anni): eliminare alcuni consiglieri di fiducia ed evitare in futuro di sciogliere il parlamento a sua descrizione. Insomma, doveva confrontarsi sempre con il parlamento. Purtroppo però le difficoltà non si risolsero così facilmente, anzi si arrivò ad una guerra civile. La rivolta scozzese non venne soppressa a dovere, e ne prese piede un’altra in Irlanda. Chi doveva controllare anche questa rivolta? Monarca o parlamento? —> ulteriore inasprimento. All’inizio del 1642, in questo quadro rivoltoso e teso, il sovrano decide nuovamente a dar vita ad un’azione di forza: tornare in parlamento e far arrestare i membri più ostili alla sua politica, che però, avvertiti in precedenza, non si fecero trovare in aula. Dopo questo Carlo I è costretto ad abbandonare Londra: il malcontento nei confronti del re è troppo radicalizzato. Scoppia la guerra in Inghilterra tra le forze lealiste del sovrano e le forze anti-monarchiche parlamentari (1642-1649). Il conflitto si concluderà con la vittoria della parte parlamentare: new model army (esercito del nuovo modello), guidato dal parlamentare Oliver Cromwell. è Sconfitta del sovrano - incarcerazione – morte (1649). Per la prima volta nella storia il sovrano viene giustiziato ad opera di un’istituzione rappresentativa. Cosa nacque allora in Inghilterra? Il Commonwealth, la repubblica: qui data da Oliver Cromwell, che prende il potere politico non come re, ma come lord protector. Repubblica che si tiene in vita fino alla morte di Cromwell, nel 1658; negli anni successivi il potere fu preso in mano dal figlio Richard, che risultò però inetto rispetto al padre. Il parlamento ripristina nel 1660 la monarchia, e richiama al trono gli Stuart, con il figlio di Carlo I: Carlo II. Ovviamente questo accadde su una solida base di accordi e garanzie con il parlamento. Durante il periodo del Commonwealth l’Inghilterra crebbe ulteriormente, soprattutto come potenza coloniale; va ricordato in questo contesto un atto molto importante: l’atto di navigazione = veniva concesso all’Inghilterra il monopolio commerciale con tutte le sua colonie, attraverso soprattutto un divieto: un divieto per tutte le imbarcazioni non inglesi di poter attraccare all’interno dei vari porti controllati dall’inghilterra. Cosa voleva dire questo atto? Indebolire il commercio di intermediazione; del commercio di intermediazione i principali protagonisti erano gli olandesi, che dovevano essere indeboliti. A seguito di quest’atto infatti scoppiarono una serie di guerre tra le due potenze, nelle quali l’Inghilterra quasi sempre prevalse. 3/11/20 Luigi XIV Uno dei maggiori protagonisti della storia europea moderna, il più importante re francese della dinastia Borbone e il campione dell’assolutismo politico in Francia. Non coinvolse soltanto la Francia, ma tutte quelle entità statali di antico regime; entità monarchiche: la usa politica influenzò tutti. I tentativi di accentramento del potere si videro nella monarchia francese e spagnola, ma anche in quella inglese, appunto, con Carlo I, anche se la potenza del parlamento contenne questo cambiamento. Tentativi diretti verso la centralizzazione del potere del sovrano già dagli inizi del ‘600: pacificare città e rafforzare re. Quando Luigi ottenne il trono francese aveva appena 5 anni, per cui le redini della politica francese furono rette dal cardinale Giulio Mazzarino, che continuò l’opera di rafforzamento della corona già intrapresa prima di lui da Richelieu, e prima ancora da Enrico IV. Tutti costoro erano consapevoli delle resistenze, che non si erano manifestate soltanto con le guerre di religione del Cinquecento, ma anche nella metà del ‘600, ossia le fronde, ribellioni contro la politica fiscale del Mazzarino. Alla morte di Mazzarino (1661) Luigi ottiene il pieno potere. “Lo stato sono io” La politica di Luigi XIV, sia dal punto di vista interno che esterno, accentuò molto queste tendenze assolutistiche di cui già i suoi predecessori erano stati portavoce. Per quanto riguarda i rapporti con l’estero c’è da dire che la Francia di Luigi fu quasi sempre in guerra: una politica estera aggressiva, che non fu quasi mai sconfitta e che permise di consolidare l’egemonia, la gloria in ambito europeo e le acquisizioni in ambito coloniale. Nel frattempo, la Spagna stava andando incontro ad un processo di progressivo ridimensionamento. La Francia, oltre che a rafforzarsi nel suo ruolo internazionale e coloniale, si rafforzò dal punto di vista della sua posizione culturale: il francese divenne la lingua della cultura e della diplomazia (aumento prestigio Francia); Luigi adottò una serie di misure per promuovere le arti, le scienze, le accademie, anche a fini propagandistici. Con lui il mecenatismo divenne strumento di propaganda e di governo: quest’epoca dal punto di vista teatrale coincide con le commedie di autori fondamentali, come Molier…. Ovviamente, non esitava a far uso di strumenti censori e di controllo: le voci dissidenti erano censurate. La corte di Luigi XIV —> solo tre ministri: ministro della guerra – delle finanze – degli esteri. Soprattutto quello delle finanze ebbe un ruolo di rilievo: Jean Batiste Corber, uno dei pochi consiglieri fidati. POLITICA INTERNA —> Continuò a basarsi sull’attività burocratica sia della nobiltà di toga (Enrico IV), sia sull’attività degli intendenti (Richelieu), figure inviate nelle varie provincie con funzioni giudiziarie e finanziarie; rappresentanti del sovrano nel territorio francese. Nel mentre che Carlo II era in vita, le altre potenze europee, che avevano percepito la conseguenza a questo fatto, provarono ma non riuscirono a trovare un accordo che definisse l’erede del trono di Spagna. Successe così che, verso la fine del seicento, si formarono due blocchi contrapposti: - Blocco filo-francese che gravitava intorno la figura di Luigi XIV. Luigi XIV proponeva il nipote Filippo duca d’Angiò. - Blocco filo-imperiale che gravitava intorno la figura di Leopoldo I. Leopoldo I proponeva l’arciduca Carlo d’Austria. Carlo II però non era incapace di intendere e di volere, perciò decise come suo successore Giuseppe Ferdinando di Baviera, principe delle Asturie, suo pronipote. Il problema è che Giuseppe Ferdinando morì nel 1699, mentre Carlo II era sempre vivo. Poco prima di morire, il re spagnolo, su consiglio di papa Innocenzo XII, decide in una clausola del suo testamento di avvalere la proposta della Francia e stabilire come erede Filippo duca d’Angiò, con una condizione: Filippo V dovesse rinunciare, al nome suo e dei suoi figli, alla corona francese (evitare di unire le corone nel nome dell’appartenenza dinastica). 1700: muore l’ultimo re degli Asburgo di Spagna, e al suo posto, per volontà di egli stesso, entra il primo rappresentate della dinastia di Borbone sul trono spagnolo. Luigi XIV accetta davvero la condizione dettata da Carlo II di tener separate le corone? Certo che no. Luigi XIV dimostra di voler unificare le due corone di Spagna e di Francia fin da subito, schierando truppe sia nei Paesi Bassi, sia nella Lombardia (Spagna). Questo lo fece all’indomani della morte di Carlo II. Questo atteggiamento aggressivo fece sì che scoppiasse la guerra di successione spagnola. Le potenze che fino ad allora si erano strette attorno all’imperatore Leopoldo I, cercarono di contrastare queste manovre di Luigi XIV, dimostrando di non riconoscere Filippo V come re di Spagna, ma il candidato dell’imperatore: l’arciduca Carlo d’Austria. Questa guerra dura a lungo e si conclude soltanto nel 1713-1714, con la doppia pace di Utrecht e di Rastad. Perché si conclude? Perché nel 1711 avviene una cosa molto importante: il candidato imperiale Carlo d’Austria diventa egli stesso imperatore, con il nome di Carlo VI. A questo punto, le potenze europee che prima lo appoggiavano adesso smettono: temono che il nuovo imperatore possa farsi anche re di Spagna (come fece Carlo V). La perdita d’appoggio in funzione anti-francese/borbonica fa arrivare alle paci, con le quali termina sulla nostra penisola la dominazione spagnola. I territori italiani che fino a questo momento appartenevano alla dominazione spagnola (pace di Cateu-Cambresis), adesso appartenevano alla dominazione imperiale. Guerra della quadruplice alleanza (1717-1720) La Spagna aveva perso i suoi possedimenti in Italia, tranne la Sicilia, che dalla Spagna passa ai Savoia. Il nuovo re Filippo V tenta di recuperare quei possedimenti in Italia persi: cerca di andare all’assedio della Sicilia e della Sardegna. Questa guerra vede contrapposta la Spagna alle altre potenze: l’Inghilterra, l’Impero, la Francia, le province unite. - Battaglia di Capopassero: gli inglesi sconfiggono gli spagnoli e le velleità di Filippo V è Pace all’aia: i Savoia scambiano con l’impero la Sicilia(i) e la Sardegna(s). L’Italia spagnola non esiste più Gli Asburgo imperiali adesso dominano i territori italiani. Guerra di successione POLACCA e AUSTRIACA (Non importa sapere tutto: basta l’ambito della Toscana, dello scambio delle isole, e del passaggio di dominazione in generale) Guerra dei sette anni (1756-1763) Non più una guerra dinastica ma una guerra coloniale e territoriale. Le potenze europee erano preoccupate dall’espansionismo prussiano sotto Federico II; L’impero e la Russia in particolare erano quelle che guardavano a tale espansionismo con timore. La Gran Bretagna si sta manifestando come principale potenza coloniale mondiale; è lo stato più sviluppato dal punto di vista politico. La guerra dei sette anni scoppia per entrambi i motivi: - Timore espansionismo prussiano in centro Europa - Predominanza inglese in ambito coloniale Il Settecento non è soltanto il secolo delle guerre, ma quello dell’illuminismo. L’illuminismo ha un precedente molto importante: la rivoluzione scientifica, che in ambito scientifico e tecnologico ha avuto un ruolo fondamentale (matematica, astronomia…) è Metodo basato sull’empirismo: atteggiamento teso a valutare, tramite l’osservazione e la sperimentazione, la validità di un postulato; non si possono più accettare paradigmi dogmatici (che spesso venivano dettati dalla Bibbia o dalla tradizione aristotelica- tolemaica). 13/11/20 GUERRA DI INDIPENDENZA AMERICANA (1775-1783) Vicenda militare che portò all’indipendenza delle 13 colonie nord-americane rispetto alla monarchia inglese. Vicenda cui sarebbero nati gli attuali stati dell’America. Riguardò dal punto di vista europeo quella che era la principale potenza coloniale, la Gran Bretagna, che dal punto di vista politico era la più moderna: monarchia parlamentare (che continua nel Settecento). La Gran Bretagna, mantenendo il suo ruolo di predominio all’interno dell’Europa e all’esterno, afferma la sua potenza anche nel mediterraneo. Con la guerra dei sette anni la Gran Bretagna sconfigge la Francia e ridimensiona le ambizioni coloniali, soprattutto per quanto riguarda i territori della Francia in America. Adesso, con la guerra d’indipendenza, perde tutte le colonie costruite fino ad ora. Questa perdita non andrà a costituire una perdita irreparabile: la Gran Bretagna manterrà le proprie condizioni di primato coloniale fino all’Ottocento. Alcune caratteristiche principali della guerra d’indipendenza: o Rappresentò il primo esempio di lotta di liberazione anti-coloniale da parte di un popolo non europeo (anche se avevano origine europea). o Aprì la stagione delle grandi rivoluzioni borghesi; la prima delle grandi rivoluzioni borghesi da cui sarebbero usciti gli ordinamenti politici e funzionali contemporanei. o Si può collocare all’interno di una linea di evoluzione politica e ideologica che va dalla gloriosa rivoluzione inglese alla rivoluzione francese, passando attraverso la stagione dell’assolutismo illuminato. Cos’era il continente americano al tempo? Nel sistema elettorale inglese poteva votare solo 1/6 della popolazione maschile; il resto dei non votanti erano “rappresentati virtualmente” (clientelismo e paternalismo). Questo tipo di sistema non andava bene per i coloni (non potevano creare legami di clientelismo o paternalismo; in più erano molto più intraprendenti). Inizialmente i coloni non volevano allontanarsi dall’Inghiliterra, volvano soltanto più rappresentanza. La proclamazione dell’indipendenza Perché questa pace fu firmata a Versailles? Questa risposta aiuta a capire perché un esercito così forte come quello inglese fu sconfitto da truppe di milizie americane ribelli. La tattica usata da parte dei ribelli fu molto importante: preferirono basarsi su azione fulmine di guerriglia. Di aiuto fu anche l’intervento di volontari illuministi sopraggiunti dall’Europa. Oltre a questo, la risposta sta nell’appoggio dato ai ribelli dal principale rivale europeo dell’Inghilterra: la Francia, primo stato a riconoscere l’indipendenza americana. 17/11/20 RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1799) Evento molto più violento e drastico della rivoluzione inglese; è stata definita la rivoluzione per eccellenza di quelle avvenuta in Europa in età moderna. È la rivoluzione che ha trasformato il sistema di potere politico e i metodi della politica in Francia e anche fuori da essa. Si parla di antico regime in riferimento al periodo antecedente la rivoluzione francese. I linguaggi della politica che noi ad oggi conosciamo sono riferiti alla rivoluzione francese. Dal punto di vista semantico, fino a quel momento la parola “rivoluzione” si riferiva all’ambito astronomico di un mutamento o rovesciamento con ritorno ciclico; da lì in poi, ha preso il significato di rovesciamento rapido e violento. Tuttavia, è stato individuato perlomeno un elemento di continuità tra antico regime e rivoluzione: il processo di accentramento amministrativo, nato fin dal primo sovrano della dinastia borbonica, Enrico IV. Colui che per primo mise in rilievo questo aspetto di continuità fu Tocqueville, all’interno di un suo scritto “L’antico regime e la rivoluzione” (1856). Legittimazione del potere – rappresentanza politica – sovranità del popolo Sono termini che ci appartengono e che si formano durante la rivoluzione. Per l’ala più radicale, che rotava intorno alla figura di Robespierre, il testo di riferimento politico che avrebbe dovuto trovare applicazione sul piano pratico era il Contratto sociale di Rosseau, che sosteneva l’esigenza di dare vita a un sistema politico basato sulla sovranità popolare e democrazia diretta. è Costituzione democratica del 1793, modellata sui concetti di Rosseau. Uguaglianza degli uomini e suffragio universale del sesso maschile. Come si arriva alla rivoluzione francese? Ci sono una serie di cause decisive, di natura sia politica sia istituzionale, sia economica e finanziaria: Dopo la morte di Luigi XIV (1715) l’assolutismo in Francia comincia ad indebolirsi; i ceti tradizionali di potere, l’aristocrazia della nobiltà di spada e il clero, tornarono in qualche modo a sollevare la testa, volendosi confrontare dialetticamente col potere regio dopo vari decenni di indebolimento. Il trono di Versailles fu preso dal bisnipote Luigi XV, che non fu un re particolarmente amato dai francesi: la situazione politica con lui diventò ad essere stagnante, mentre la situazione culturale in fioritura. In questo periodo si sviluppò uno dei pensieri più importanti: l’illuminismo. Il problema più grave della Francia di Luigi XV (1715), e poi Luigi XVI (1774), fu la situazione finanziaria: una situazione molto preoccupante, dopo decenni di guerre combattute a partire già dalla seconda metà del Seicento in poi. Tutto questo coinvolgimento militare contribuì all’indebolimento economico del paese, con l’aggravante della politica assolutistica di Luigi XIV, una politica sfarzosa (Reggia di Versailles). L’unica possibile soluzione per smaltire questo ingente debito pubblico fu stabilire nuove tasse da parte di Luigi XVI, facendole pagare anche dai corpi fino ad allora esenti: la nobiltà e il clero. Ovviamente questi corpi non volevano pagare: Luigi XV allora decise di compiere le stesse mosse che allora, nel 1614, Maria dei Medici compì per negoziare accordi con la nobiltà e il clero, ossia convocare gli Stati generali (Assemblee di natura rappresentativa, al cui interno partecipavano i rappresentanti dell’aristocrazia, del clero e del terzo stato). Luigi XVI per cercare di superare questo impasse convoca gli Stati Generali nel maggio 1789. Cos’era il terzo stato? – Qu’est-ce que le Tiers Etat? (Emmanuel Joseph Sieyès) Era la borghesia dei commercio, delle manifatture, della finanza, ma anche il mondo degli artigiani e dei lavoratori urbani, il mondo dei proprietari terrieri e dei contadini. Il 98% della popolazione francese. Ci fu però un problema che fece naufragare le trattative tra re e i tre stati, e che soprattutto determinò la spaccatura tra il terzo stato e la nobiltà e il clero. Prima della convocazione, Luigi XVI aveva deciso di raddoppiare il numero dei rappresentanti del terzo stato. è Bisogno dell’appoggio per pungolare gli altri due stati affinché accettassero a contribuire alla fiscalità —> bisogno di raddoppiare i rappresentanti del terzo stato per avere il loro appoggio. Questo aumento di rappresentati del terzo stato ebbe delle ripercussioni fondamentali in relazione alle regole che riguardavano il diritto di voto all’interno degli Stati generali: non era stato concesso il voto per testa. Il voto che ognuno di questi tre corpi poteva esprimere era singolo. Per potere incidere maggiormente nelle deliberazioni votate all’interno degli Stati generali non bastava avere il numero di rappresentanti raddoppiato, ma anche i voti. Ovviamente, clero e nobiltà, e pure il sovrano, continuavano a preferire il voto collegiale. In questo contesto si configura la spaccatura decisiva nobilita-clero-sovrano/terzo stato. I membri del terzo stato, insoddisfatti delle misure ottenute, abbandonano gli Stati generali e si riuniscono, trovando chiusa la propria sede abituale (zampino del re), in una sala al cui interno si giocava a pallacorda. Sala della pallacorda, 20 giugno 1789 —> i membri del terzo stato si autoproclamano assemblea nazionale, giurando di non sciogliersi più prima che non fosse data alla Francia una vera e propria costituzione. Preludio della formazione successiva dell’assemblea nazionale costituente (9 luglio 1789). Ripercussioni all’interno della società francese: 5 giorni dopo la formazione dell’assemblea nazionale costituente abbiamo la presa della Bastiglia, 14 luglio 1789. Il popolo esasperato entra in scena e scende in piazza. Artigiani e commercianti parigini si armano e vanno ad assediare l’antica fortezza della Bastiglia, alla ricerca di armi e munizioni. I morti furono numerosi, ma in qualche modo alla fine, il popolo riuscì ad avere la meglio e a prendere questa simbolica fortezza della Bastiglia. La presa della Bastiglia fu un po’ la miccia appicciata: da lì in poi, nella seconda metà del luglio ’89, ci fu una serie violenta e incontrollabile di rivolte contadine volte a proclamare l’abolizione del regime feudale e l’abolizione di tutti quei privilegi riferiti al clero e alla nobiltà. Cade il regime feudale, cadono i privilegi. Si arrivò nel giro di pochi mesi all’approvazione del testo per eccellenza della rivoluzione francese: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, il 26 agosto. Il più celebre documento, basato sull’affermazione di ideali borghesi (tutela della proprietà privata, diritto alla sicurezza, separazione dei poterei, uguaglianza giuridica). Culmine della prima fase della rivoluzione (1789-1791). 3 settembre 1791: Costituzione, costruita e ratificata dai membri del giuramento della pallacorda. Il sistema elettorale stabilito con la costituzione del ’91 era ristretto, censitario: non tutti potevano votare, solo i più ricchi. Costruito sulla base del sistema inglese e americano. Si continuava a riconoscere il re: monarchia costituzionale parlamentare. Nel frattempo, qualche mese prima la costituzione, nel giugno del ’91, Luigi XVI aveva tentato di fuggire da Versailles con l’intento di organizzare la controffensiva militare assolutistica, facendo riferimento all’appoggio delle potenze straniere: Prussia ed Impero (la moglie, Maria Antonietta, era Asburgo). 20/11/20 Napoleone Bonaparte: figura che stava emergendo sempre di più nei quadri gerarchici dell’esercito francesi all’estero. è Saldatura crescente tra rivoluzione e potere militare: tra messianismo rivoluzionario e annessione di nuovi territori oltre i confini francesi. L’esercito francese non solo era molto forte ed organizzato, ma a differenza degli altri stati era anche ideologicamente e politicamente motivato: spinto dall’ideologia rivoluzionaria, che andava a liberare i popoli di Europa dal giogo e dalle catene dell’antico regime, attraverso in primo luogo l’abolizione dei tradizionali privilegi politici e fiscali attribuiti al clero e alla nobiltà. Ogni soldato si sentiva un cittadino, e partecipe quindi la vita politica che rappresentava. Questo fu la chiave del successo della Francia e in particolare di Napoleone. Chi era Napoleone Bonaparte? Era un giovane generale corso, che nel 1796 era stato inviato in Italia, a soli 27 anni, per intraprendere una campagna militare a partire dal nord dell’Italia in modo da indebolire gli interessi dell’impero asburgico. Questa campagna evidenziò chiaramente le straordinarie capacità militari di Napoleone e la sua personalità spiccata. Le truppe napoleoniche riuscirono ad annettere alla Francia progressivamente: Nizza – Savoia – Emilia – Romagna – Lombardia Costringendo il papa Pio VI a firmare il trattato di Tolentino (1797) e costringendo lo stesso impero asburgico un trattato di pace ancora più importante, quello di Campoformio (1797). Con questi trattati si riconosceva la dominazione della Francia sul nord Italia. Molto importante è il trattato di Campoformio, firmato nell’ottobre del 1797. Cosa diceva il trattato di Campoformio? L’impero riconosceva definitivamente alla Francia il dominio sulla Lombardia, ottenendo però in cambio il dominio sul Veneto. La repubblica di Venezia veniva così smantellata per volere della Francia napoleonica e data all’impero. Di nuovo i territori dell’Italia diventavano una mera pedina di scambio nella struttura europea. Il triennio di Napoleone venne chiamato triennio giacobino. Tra i giacobini delusi dalle scelte politiche di Napoleone ci fu Ugo Foscolo, che espresse questa sua delusione nel romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis. I territori che la Francia aveva conquistato in Italia vennero progressivamente riorganizzati dal punto di vista politico, con le cosiddette repubbliche sorelle/giacobine: Ø Repubblica Ligure Ø Repubblica Cisalpina (Lombardia- Emilia romagna) Ø Repubblica Romana Ø Repubblica Partenopea I territori del Piemonte e della Toscana erano direttamente controllati dalla Francia; i territori delle repubbliche sorelle indirettamente. Tutti questi nuovi domini imposti dai francesi non ebbero affatto un carattere rivoluzionario e popolare: le costituzioni imposte erano di orientamento borghese moderato e liberale. Costituzioni che, dal punto di vista della gestione del potere politico interno, si appoggiarono ai notabili locali e ai nobili che non si erano mostrati recalcitranti ed in opposizione ai francesi. Tuttavia già in questa fase di dominazione francese, in Italia e fuori, furono proposte riforme importanti: fu introdotto lo stato civile, aboliti i meccanismi di eredità; si iniziarono ad abolire gli ordini ecclesiastici e incamerati i loro beni. Ciò successe non solo in Italia ma anche in Belgio, in Olanda e in Catalogna; niente di ciò però riguardo le campagne dove scoppiarono rivolte antifrancesi. “Insorgenza dei San Fedisti”: Insorgenza più importante, scoppiata nella Repubblica partenopea a Napoli. Il nome è dovuto all’esercito della Santa fede, guidato dal cardinale Ruffo per conto dei Borboni, precedenti esercenti di potere che si erano rifugiati in Sicilia. Questa rivolta riuscì a cacciare i giacobini. Perché a Napoli la rivoluzione giacobina era durata così poco? Perché era una rivoluzione innanzitutto imposta da stranieri, ed elitaria, lontana da quelle che erano le esigenze più autentiche delle popolazioni rurali, strette attorno al clero. Quando le repubbliche giacobine in Italia iniziano a disgregarsi Napoleone già non era più in Italia: nel 1798 era stato mandato dal direttorio francese in Egitto, in una spedizione militare con l’obiettivo di colpire gli interessi commerciali inglesi (commercio con India tramite medio oriente). La spedizione fu peraltro grandiosa: Tutte queste sconfitte e perdite ebbero ripercussioni in Francia. Era necessaria un’azione per tornare a normalizzare decisivamente la Francia: in questa situazione tornarono a ripresentarsi tutti i presupposti per un nuovo colpo di Stato, organizzato dal Direttorio, volto ad eliminare definitivamente le spinte da sinistra e da destra che stavano minacciando la Francia repubblicana. Questo nuovo colpo di Stato fu organizzato dal Direttorio, da ??, facendo appello a Napoleone. Preludio di una nuova costituzione che conferiva pieni poteri a tre uomini, tre consoli, di cui Napoleone primo console. Questo colpo sancisce l’ultima fase della rivoluzione e l’avvio definitivo del potere napoleonico in Francia. La Francia viene definitivamente pacificata, le pressioni eliminate, Napoleone assume poteri anche politici oltre che militari. La politica di Napoleone Per legittimare la sua figura e le sue scelte politiche, Napoleone utilizzò lo strumento del plebiscito, così da far mostra di ottenere una deroga diretta dal popolo. Più formale di facciata che di sostanza. La principale e più duratura impresa politica di Napoleone fu la riforma amministrativa del 1800.
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