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Storia moderna parte 1, Appunti di Storia Moderna

prima parte degli appunti di storia moderna

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 25/05/2024

laura-forlani-4
laura-forlani-4 🇮🇹

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Scarica Storia moderna parte 1 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Laura Forlani STORIA MODERNA INTRODUZIONE ALLA STORIA MODERNA Che cos’è la storia moderna? I confini che indaghiamo sono da un lato il tardo Quattrocento in particolare il 1492 per arrivare a Napoleone Bonaparte quindi la fine dell’episodio rivoluzionario, napoleonico che apre il cammino alla storia dell’Ottocento chiamata storia contemporanea. È una definizione convenzionale. In altri paesi con l’espressione storia moderna si fa riferimento al percorso che va dalla fine del Quattrocento al Novecento. Nel mondo anglosassone si parla di “early modern” si intende la prima modernità, un periodo più legato al Medioevo e si rimanda la cesura un po’ più avanti. Nei vari modi di pensare al tempo tradizionalmente si è affermata una concezione che diremmo classica, liberale retta da un’idea di fondo che è un’idea di progresso basata sul metro della società attuale che immagina la storia, il tempo un procedere progressivo che va verso un traguardo che sarà migliore rispetto a quello precedente. Questa idea che il tempo possa essere progressivo è il prodotto dell’illuminismo che impone questo modo di vedere il tempo che ci accompagna quasi fino ad oggi, è un’idea positiva. Nell’epoca preilluministica prevaleva una concezione del tempo che era dominata dal pensiero cristiano. La questione religiosa è particolarmente centrale. Nel mondo premoderno il tempo e la storia sono un cammino verso la salvezza, l’obbiettivo è la salvezza e quindi l’itinerario che porterà alla salvezza caratterizzerà la storia, quella che verrà chiamata “Historia salutitis”. Non è una storia progressiva, ma lineare. In una storia lineare c’è un episodio fondamentale: la nascita di Cristo. VISIONE CONFESSIONALE Saranno gli illuministi che sostituiranno il tempo lineare con un tempo progressivo e saranno gli illuministi a partire da Voltaire che attaccano il valore assoluto della Bibbia e quindi la rivelazione è dentro la storia e non fuori e scalza la rivelazione come unico evento che dà senso alla storia sostituendo questa visione con una visione progressiva. È una rivoluzione di tipo culturale, la storia non è più attesa di salvezza, ma è una storia ispirata dalla nozione di civiltà, sviluppo, progresso. Secondo questa visione la storia può essere scandita in tappe definite dall’affermazione del progresso. Secondo gli illuministi siamo in un percorso che va dalla barbarie alla civiltà con la prospettiva di un futuro illuminato in cui i lumi la civiltà dei lumi porterà la luce anche nei popoli che vivono la barbarie e darà a tutti i ceti sociali la possibilità di vivere in un mondo illuminato e uscire dal buio. Questa filosofia sarà presente in altri pensatori durante l’Ottocento che ritengono che la storia non è solo orientata verso il progresso, ma anche una razionalità ad esempio Hegel il quale sostiene che gli eventi storici sono coordinati da una razionalità superiore che da un senso alle cose e indipendentemente da come vadano che un motore, la ragione, che conduce verso il progresso. Questa idea che le società europee fossero avviate verso il miglioramento ha delle ricadute in pieno Ottocento con il pensiero positivista che vede lo sviluppo di scienza e tecnica in maniera positiva. A metà Ottocento i dubbi sul senso di una società che produce barbarie nonostante abbia dietro molti anni di storia, questa riflessione traspare dalla riflessione di sociologi economisti ad esempio Burker concezione drammatica che vede la contemporaneità come decadenza, ovvero la contemporaneità non viene vista come un punto di arrivo, ma di decadenza, ma soprattutto l’idea di Hegel viene messa in discussione. Comincia a emergere una visione pessimistica in alcuni casi più live in altri più dettagliata come ad esempio fa Weber dà un contributo importante alla liquidazione dell’idea del progresso sostiene che non c’è una razionalità che si sviluppa nella storia, ma la storia è un intreccio largamente casuale di fattori di cui non è evidente trovare la logica. Con Weber si consolida una corrente di pensiero che si rifiuta di individuare una chiave di lettura del processo storico e che lascia diverse vie possibili, ovvero la storia sarebbe potuta andare in diversi modi. Si inizia a pensare che il futuro degli uomini non sarà cosi roseo, ma non escludono un processo inverso ovvero un progresso di decadenza.su ciò viene proposto il pensiero di Pareto il quale sostiene che non è vero che la ragione domina indirettamente ciò che facciamo, ma gli uomini sono in balia dei sentimenti e delle emozioni e le azioni degli uomini non sono logiche, quindi prevedibili, ma illogiche. C’è una nuova dimensione che entra nella valutazione delle azioni umane non solo la ragione che dovrebbe regolare la vita degli uomini, ma anche sentimenti, sensazioni e processi inconsci. La storia per Pareto è fatta da un’alternanza di élite che nascono in maniera non regolare e le civiltà sono episodi che si sviluppano, ma si decompongono anche. Questo pensiero si sviluppò tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Un'altra traccia importante e di un filosofo Jaspers, l’idea che la vita degli uomini vada verso il miglioramento è un’idea che deve essere rivista. Nonostante le conquiste che permettono agli uomini di migliorare, la modernità non ci consente di pensare che potremmo asservire la natura e il mondo. Laura Forlani Nella storia moderna l’epidemia era un fatto quotidiano. La madre di tutte le epidemie fu la peste. La pesta si dice che venne portata da un topo che infettava le riserve di grano. La peste era un evento ciclico che si verificava in diversi paesi e continuava a diffondersi e soltanto con il Settecento che la peste ha iniziato a recedere: la peste di Marsiglia nel 1720 e la peste di Messina nel 1743. Malgrado la riduzione delle epidemie, delle carestie, le società possono nonostante ciò entrare in un periodo di decadenza. Sulla scia di questo pensiero antilluminista di sviluppa una critica sulla modernità. La modernità, in questo caso incontriamo il pensiero di Simmel, non porta solo innovazioni, ma anche una serie di elementi negativi, contraddizioni che portano alla sua decadenza. La modernità ha portato ad una serie di innovazioni, ma allo stesso tempo sviluppa una serie di emissioni nocive per il pianeta che porta il pianeta stesso ad autodistruggersi; questo rimanda al pensiero di Simmel che sostiene che ci siano delle antinomie nell’innovazione che portano a degli inconvenienti della modernità. Che cosa cambia in questi secoli? La storia moderna è il grande laboratorio in cui si producono gli elementi fondamentali che diventeranno la norma nel nostro sistema di vita. In questi tre secoli (‘500/’600/’700) tutto funziona in maniera molto diversa rispetto ad oggi. Dopo l’esperienza napoleonica le cose cambiano molto e procedono in maniera molto sostenuta, come se si potesse ripartire da zero e svolgere una sorta di reset. La Rivoluzione Francese pensa di inaugurare e in parte inaugura un’epoca nuova poiché propongono una concezione diversa del tempo. Questa concezione ha un modo implicito di vedere la rivoluzione, la rivoluzione come totale rinnovamento. RIVOLUZIONE: il termine “rivoluzione” è ricavato dall’astronomia: rivoluzione degli astri: un astro che si muove nell’universo compie una rivoluzione quando in realtà compie un ciclo completo che lo riporta alla posizione iniziale. Quindi implicito nel concetto di rivoluzione non è il cambiamento, ma il ritorno ad una posizione iniziale. La concezione del tempo è diversa: è un tempo circolare, fatto di ritorni, altre culture possiederanno questa idea del tempo. Possiamo utilizzare l’espressione di “ancien regime” per definire il periodo storico che studiamo. La storia moderna inizia il particolare nel 1492, scoperta dell’America, è una convenzione, ma ci sono alcuni eventi epocali che si sono verificati che hanno portato a definire l’inizio dell’età moderna con il 1492: invenzione della stampa, arrivo in Europa dei Turchi (i turchi provengono dal cuore dell’Asia e infine si insediano nell’attuale Anatolia. L’impero Ottomano si espande in tutto il bacino Medio orientale, le coste dell’Africa e spingono verso la fine del ‘400 verso l’Europa. I turchi sono di religione islamico, si verificherà uno scontro che durerà per tutto il medioevo tra religione cristiana e islamica. L’occidente cristiano si barrica rispetto al mondo islamico, ma attraverso la forza militare dell’impero ottomano si trova sempre di più una spina nel fianco che culmina nel 1453 con la presa di Costantinopoli. Costantinopoli è il confine estremo dell’Europa, oggi si chiama Istanbul che ha una parte europea e una parte asiatica. Costantinopoli era l’antica capitale dell’Impero Romano d’oriente, era l’antica Bisanzio, una sicura acquisizione da parte della cristianità. La presa di Costantinopoli ha una serie di ripercussioni sulle mentalità perché i Turchi sono alle porte e dilagheranno fino ad arrivare al cuore dell’Europa. Il mondo medioevale delle crociate, la capacità del mondo cristiano di reagire contro il concorrente islamico non avrà più luogo. Siamo di fronte a un cambiamento epocale. L’arrivo dei Turchi in Europa rappresenta un vero cataclisma dal punto di vista emotivo, psicologico che caratterizzerà la politica e la vita europea nei secoli successivi. Uno degli episodi più traumatici nella vita religiosa è la RIFORMA PROTESTANTE, una parte dell’Europa cristiana è sottratta alla chiesa cattolica, all’obbedienza al papa, all’osservanza del dogma cattolico. Tra i fenomeni straordinari dell’epoca rinascimentale è la crescita di nuovi sistemi politici. Si tratta di forme di organizzazione politica e amministrativa nuovo e una nuova forma di organizzazione delle società in stati (gli stati nazionali), inizia un processo che corre per tutta l’età moderna. Un altro fenomeno importante è l’esplosione degli orizzonti spaziali quando l’Europa e l’Asia e il nord-africa vengono incrementati con interi continenti che rivoluzionano completamente l’universo spaziale. Non c’è nessun territorio che non sia organizzato in una forma specifica che è stata individuata come quella dello Stato. Viviamo come se lo stato fosse sempre esistito. Lo stato organizza la vita politica, amministrativa; organizza il governo di. Un territorio affinché possa vivere in maniera regolata. Lo stato non ha avuto sempre questa forma e non l’unica e ultima forma attraverso il quale le società possono organizzarsi. Laura Forlani dell’amministrazione della giustizia è incarnato dal monarca, non più diverse fonti di diritto, ma un’unica fonte di diritto. Dal punto di vista istituzionale vi sono elementi importanti tra cui la nascita di una moderna burocrazia (significa amministrazione) coincide con il processo di consolidamento dello stato moderno e quindi la nascita di un’amministrazione che pretende di essere sempre più efficace per affrontare questa nuova concentrazione del potere che implica uno sforzo del monarca, quindi la possibilità di contare su un apparato burocratico efficace. Il medioevo si basava su relazioni di tipo feudale, ovvero basati su rapporti essenzialmente personali tra il monarca e i suoi sudditi, basati su due principi: - principio di fiducia; - principio di fedeltà. L’amministrazione e la società si basavano su uno schema, ovvero una scala gerarchica fatta di livelli superiori e inferiori; ogni livello superiore comunica con il livello inferiore con un rapporto di fiducia; mentre il livello inferiore comunica con il livello superiore con un rapporto di fedeltà; un rapporto biunivoco che ha una sua efficacia e giustifica una scala gerarchica in cui ogni livello comunica con quello superiore o inferiore. L’amministrazione di uno stato centralizzato si basava su un modello in cui il re aveva a che fare con i diversi elementi della sua burocrazia in un rapporto centralizzato. Per arrivare a ciò è necessario che si formi un ceto di amministratori formati e non ci sia solo un rapporto personale con il sovrano, ma un rapporto di competenza in cui il sovrano possa contare su ceto di amministratori vasto, specializzato e alle dirette dipendenze dal principe. Questo corpo di amministratori e necessario per il buon funzionamento dello stato, è stipendiato, è governato dal re. Il principio che si afferma nell’epoca moderna che conferma e contraddice questo nuovo rapporto è la venalità delle cariche, ovvero le cariche vengono vendute; molto spesso avere una carica comporta a un appannaggio, un reddito: chi ha capitali a sufficienza può tentare la carriera amministrativa comprando una carica; molto spesso la carica non solo dà un reddito, ma dà un rango, uno status, infatti esistono anche cariche nobilitanti: nel momento in cui un individuo ha sviluppato una certa quantità di denari e compera dal re un carica, diventa automaticamente in corsa per un processo di nobilitazione. Questo pero non crea un gruppo di amministratori esperti, questo infatti è l’aspetto contradditorio, ma la venalità delle cariche il sovrano lega a sé una gran parte del ceto borghese che dipende dal re per questo processo di crescita di rango e allo stesso tempo lega a sé questi funzionari per evitare che si muovano in maniera scoordinata e indipendente. In questo modo coloro che comprano le cariche diventano azionisti dello stato, partecipano al benessere dello stato perché lo stesso stato da loro un reddito e garantisce un’ascesa sociale. Solo alla fine del periodo che studiamo che l’Europa esce da questo sistema di venalità delle cariche e arriverà al sistema odierno di uno stato con i vari corpi dei suoi funzionari esperti a gestire i diversi campi dell’amministrazione pubblica. Il primo e il più importante settore dell’amministrazione pubblica è quello relativo alla fiscalità, non esiste stato che non abbia fiscalità, non esiste una vita associata all’interno di una struttura statale che non preveda il fatto che i suoi membri pagano delle tasse. La ricchezza/povertà degli stati dipende dalla capacità dello stato di riscuotere tasse. Se le tasse superano un certo livello non creano solo malessere nella popolazione, ma anche impossibilità da parte della popolazione a pagarle; c’è un tetto oltre il quale un’amministrazione pubblica non può far salire il prelievo fiscale: il tetto della potenzialità e della capacità contributiva. Il primo fattore di deficit degli stati riguarda l’incongruenza tra gettito fiscale e spese militari, soprattutto perché con l’avvento del principe in uno stato nazionale cambia profondamente l’organizzazione degli eserciti: in passato la guerra veniva svolta attraverso il ricorso al sistema feudale: i feudatari disponevano di eserciti e nel momento in cui il re richiamava alla guerra, tra i doveri del feudatari era quello di rispondere a tale appello convocando il suo esercito e mettendolo al servizio del re. Questo sistema riproduceva il rapporto di fedeltà e fiducia, fiducia del re nei suoi vassalli e quindi nei feudatari e fedeltà dei feudatari che mobilitato i loro eserciti in difesa della monarchia e dello stato medievale. Questo sistema metta il sovrano in situazioni di debolezza nei suoi vassalli. Nel momento in cui lo stato ha bisogno di affermare il suo potere ai danni di poteri concorrenti non può essere nella condizione di dipendere da poteri concorrenti dei feudatari per sostenere la guerra e quindi questo porterà alla formazione di eserciti permanenti e organizzati. Affinché si formi uno stato centralizzato occorre smobilitare le truppe feudali e cercare da parte del re di rendersi autonomo nella gestione della guerra: inizialmente si fa ricorso ai mercenari, i quali vengono pagati e dopo il loro compito possono essere dimessi. Anche l’uso dei mercenari porta a dei problemi per i mercenari: uno degli episodi più tragici fu ciò che successe all’imperatore Carlo V che nello scontro con il re di Francia mobilitò dei mercenari, i lanzichenecchi, che lasciati a loro stessi metteranno Roma sotto saccheggio. Si arriva alla necessità di creare eserciti permanenti. Laura Forlani Vi sono però altri cambiamenti che cospirano per la creazione di eserciti permanenti ad esempio nel modo di fare la guerra: il declino della cavalleria feudale: un cavaliere che veniva armato di armi che però avevano un costo e di conseguenza portavano il re a ripiegare sugli eserciti militare: la guerra ebbe una svolta con l’utilizzo della polvere da sparo e i cannoni; i quali però hanno costi elevati e con lo sviluppo della guerra basata sull’artiglieria solo coloro che hanno denaro sufficiente posso permettersi di avere un’artiglieria (stati nazionali). La stessa cosa vale per l’introduzione delle flotte che obbligherà gli stati ad armarle, ma avranno una spesa molto elevata che non consente di essere affrontata da un singolo privato, quindi porteranno anche in questo caso al combattimento di guerre tra stati e stati, gli unici che sono in grado di sostenere costi così elevati. Se gli stati si sviluppano è necessario mantenere un equilibrio tra questi stati. Gli stati moderni per cercare di creare un sistema di convivenza tra stati belligeranti creano un altro elemento dello stato: una diplomazia stabile e permanente. Anche nel medioevo vi erano ambasciatori, una diplomazia, ma avevano un carattere temporaneo. Nell’epoca moderna gli stati si dotano di una diplomazia stabile e questo è un altro fattore che porta allo sviluppo di una burocrazia statale e al rafforzamento dello stato. Il processo che porta alla formazione dello stato non è istantaneo ma si sviluppa nei tre secoli. Le fasi più importanti nella vita dello stato sono: - la prima manifestazione dello stato moderno è quella dello STATO CONFESSIONALE (‘500/’600), ovvero lo stato poggia sulla religione, vige il principio: CUIUS REGIO EIUS RELIGIO, nel mondo europeo sarà la religione scelta dal sovrano cui dovranno aderire anche i sudditi. Perché lo stato non si “sbarazza” di un potere così potente come quello della chiesa? Questi stati sono fragili, manca una precisa identità nazionale, manca un collante che unisce questi stati. il primo collante è costituito dalla religione che il re sceglie. In questo periodo di forte presenza della religione nel governo degli stati, il suddito si identifica con il fedele, il re esprime il suo controllo ideologico ai suoi sudditi attraverso l’adesione alla religione. Solo in un secondo tempo che lo stato può liberarsi della religione; con lo sviluppo dell’assolutismo gli stati avranno meno bisogno dell’aiuto della chiesa; - il culmine dell’assolutismo di verifica nel secondo ‘600 primi ‘700. Nel corso del Settecento si verifica una versione nuova dell’assolutismo chiamata: ASSOLUTISMO ILLUMINATO; la struttura dello stato è abbastanza solida in cui il controllo ideologico dello stato del re sui sudditi è abbastanza forte permettere allo stato di affermare i suoi fini in nome della PUBBLICA FELICITA’ quindi il bene comune. Gli stati nella veste di assolutismo illuminato prevedono che il re governi per pervenire alla pubblica felicità e affinché si realizzi del bene comune il re deve terminare di sbarazzarsi di poteri concorrenti che erano sopravvissuti all’interno dello stato. Il mondo feudale viene domato, il sovrano perde di sacralità e diventa un sovrano che governa per affermare il bene comune e diventa il primo servitore dello stato. È in questo periodo che si inizia ad affermare l’ipotesi dell’esistenza di più religioni; - ultima fase tra ‘800 e ‘900 si afferma la NAZIONE. Lo stato non è sinonimo di nazione. Con l’invenzione del concetto di nazione, lo stato penetra in tutti gli aspetti della vita nazionale e i cittadini/sudditi si identificano nello stato, nella patria. In questa fase si creano gli STATI COSTITUZIONALI (repubblica, monarchia) e gli stati diventano stati di diritto. Il patto tra potere e cittadini si basa su una costituzione che viene accettata come la legge che deve ispirare ogni tipo di attività legislativa dello stato e non esiste più la figura del re che è sciolto dall’obbedienza delle leggi, che si pone al di sopra delle leggi, ma il re dove esiste uno stato è parte di una comunità che stabilisce una legge superiore che regola i rapporti tra cittadini, ma anche i criteri con cui vengono redatte le leggi. Il fondamento di questo stato di diritto si basa sulla divisione dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario. Oggi i poteri nel nostro paese sono divisi, ogni qual volta che un potere tende ad esautorare l’altro potere e farne un potere rivale oppure tutte le volte che i poteri non sono equilibrati fra di loro, ma uno di essi tende a prendere la mano sugli altri poteri, le democrazie costituzionali entrano in pericolo. La storia moderna arriva alle soglie della creazione in Europa degli stati di diritto a base costituzionale, ma sono sempre stati che hanno passato le fasi precedenti e poco alla volta hanno elaborato principi profondamente diversi su cui si fondano. Laura Forlani 11 marzo 2020 ECONOMIA E SOCIETA’ Nell’epoca moderna viene superato il regime feudale, non è un fenomeno istantaneo, ma si parla di un processo multisecolare. Se nel tardo Medioevo in molte zone dell’Europa, il sistema feudale mostra dei tratti di debolezza, in alcune zone il feudalesimo persiste fino alla piena età moderna. Tra ‘600 e ‘700 si assiste in certe zone dell’Europa arretrate economicamente a quella che viene definito rifeudalizzazione, un ritorno a un sistema che non era proprio quello del feudatario. Nel sistema feudale vengono create economie chiuse su base agricola che in qualche modo penalizza la libera impresa a beneficio di redditi feudali di cui è beneficiari il feudatario che gode di una rendita data dai suoi investimenti materiali, ma anche dal suo ruolo istituzionale; questo gli garantisce la riscossione di diritti signorili che devono pagare tutti coloro che risiedono nel feudo. Questo sistema chiuso basato su economie semplici e poco sviluppate, verrà progressivamente a cambiare. Se il mondo feudale è quasi esclusivamente un mondo contadino che si sviluppa nelle campagne, nell’età moderna non ci troviamo in una situazione in cui questo dato viene cambiato: l’80% delle economie europee sono ancora economie agricole, la vita si svolge nelle campagne anche se i rapporti di produzione non saranno più quelli di tipo feudale, ma cambieranno in altri tipi di organizzazione, ma la base della vita nell’Europa moderna permane essenzialmente contadina. Economia rurale agricola, la cui vita dipende dall’andamento dell’agricoltura, questo spiega conseguenze prima delle quali la rigidità del sistema alimentare dipende dai prodotti agricoli; economie poco elastiche e dalla massiccia presenza dell’agricoltura. In questo sistema si verificano delle novità durante l’epoca moderna soprattutto da un mondo in cui la produzione è locale si passa a una produzione in serie, cambia il modo di produrre: da prodotti creati per un piccolo mercato in condizioni artigianali molto primitivi a produzioni su larga scala. Nel ‘500 i prodotti tessili creati dagli artigiani verranno sostituiti con prodotti che richiedono meno lavoro, di qualità inferiore, ma di quantità maggiore. Questo cambiamento favorisce il cambiamento da un’economia statica a un’economia dinamica (si innesca un processo di miglioramento della produzione che non ha più fine), non più basata per la sussistenza, ma un’economia di mercato. È un processo lento e non omogeneo. Questo processo che parte nel ‘500 sfocia in uno degli episodi più importanti della storia dell’umanità: RIVOLUZIONE INDISTRIALE. Essa partì dall’Inghilterra e nell’800 si diffonderà in altre zone d’Europa. Prima di essa si assiste in Europa a allo sviluppo di produzione basata ad esempio sull’industria a domicilio che ha l’obbiettivo di allargare sempre di più la produzione. Un altro aspetto che si registra tra il medioevo e l’età moderna è che si spezza il legame tra ricchezza immobiliare e potere politico. La struttura di potere si basava sulla proprietà della terra, proprietà immobiliare (terre e case). La vera novità si afferma la proprietà mobiliare, ovvero investimenti che consentono di produrre; se nel medioevo e nell’età moderna domina ancora la proprietà immobiliare sempre di più l’umanità scopre che la proprietà mobiliare ha la prerogativa di una possibilità di arricchimento superiore perché permettere la creazione della manifattura allargate. Non si rompe solo il legame tra potere politico di natura feudale e proprietà terriera, ma si afferma sempre di più la ricchezza mobiliare come forma superiore di ricchezza. Accanto a questo meccanismo il sovrano perde sempre di più il diritto di disporre ricchezze dei sudditi; l’unico modo attraverso cui il sovrano può disporre dei bene dei sudditi è attraverso la FISCALITA’, un intervento legittimato dal prelievo fiscale. VIENE NORMALIZZATO IL RAPPORTO TRA SOVRANO E SUDDITI attraverso la FISCALITA’, il sovrano deve chiedere agli organismi rappresentativi dello stato se una determinata tassazione se è accettata o no; questo sarà occasione di fratture tra potere politico e élite sociali che potere a eventi drammatici come la RIVOLUZIONE INGLESE del ‘600. La proprietà viene sempre di più protetta. Essa è uno dei primi diritti dell’uomo, tra medioevo ed età moderna si afferma sempre di più L’INVIOLABILITA’ DELLA PROPRIETA’ e sull’affermazione del diritto di proprietà vengono affermati diritti naturali dell’uomo. Il diritto di proprietà consente di promuovere investimenti, attività economiche nella certezza che la nostra proprietà potrà estendersi e non andrà a beneficio di altri. Questo Laura Forlani la partecipazione a un corpo sviluppava anche protezione per gli individui ad esempio contro chi poteva fare concorrenza. Noi viviamo in una società che permette ad ognuno di poter svolgere un’attività senza svolgere una strafila molto lunga, ma non ci protegge dalla concorrenza e sopravvive solo colui che è in grado di vedere i propri prodotti. Viviamo in un mondo più libero, ma meno protetto. Durante le processioni cittadine si sfilava per corpi secondo una gerarchia: la corporazione che contava di più sfilava prima rispetto alle altre. Nel mondo moderno le società vengono rappresentate in tre grandi corpi in cui il re parlerà al suo popolo fedele suddito del re. La principale organizzazione in corpi riproduce la tripartizione della società del mondo antico: ORATORES (sacerdoti), BELLATORES (combattenti, che si dedicavano alla guerra e daranno vita alla nobiltà), LABORATORES (lavoratori). Questi stati non avendo funzioni legislativa, sono convocati per dare ausilio al re, assistono il re quando si trova in difficoltà, convoca i corpi anche se non vorrebbe perché è come se dovesse dividere il suo potere, vengono convocati quando il re non ha la disponibilità per organizzare la guerra, amministrare lo stato, deve creare un patto con la società per far in modo che, attraverso la fiscalità, la società contribuisca all’andamento dello stato. Nell’età moderna si verifica anche una trasformazione del modo di vivere la religione che contribuisce a cambiare la percezione che un uomo a di sé e permette di affermare questa dimensione individuale. Si possono individuare forme di religiosità molto diverse: vi sono partiche comunitarie in cui i fedeli vivono la dimensione religiosa collettivamente (es. la processione, la messa domenicale); questo sviluppa una religiosità con una forte peso esteriore; vi sono anche pratiche individuali e ciò mette in evidenza la coscienza dell’individuo: esiste anche una dimensione mistica, ovvero sentirsi pervasi da una forza divina o in comunicazione individuale con Dio. Affinché si sviluppi questa dimensione individuale tra uomo e Dio deve prima essersi sviluppata una percezione di se stessi come individuo. L’individuo che ha una dimensione individuale della religione prega in solitudine leggendo ad esempio la Bibbia; per far questo occorrono tre cose: avere un libro, saperlo leggere e avere pratica della lettura privata. Per quanto riguarda il libro, il libro devoto è uno dei libri più diffusi e stampati in quel momento perché risponde a questo bisogno di devozione individuale. Tra i fenomeni più violenti di rottura nella teologia di Lutero vi è il LIBERO ESAME, mentre nel mondo cattolico la prerogativa di interpretare le sacre scritture è mantenuta dalla chiesa, Lutero invece sostiene che la lettura delle sacre scritture debba avvenire in maniera individuale attraverso il libero esame. Questa è una rivoluzione importante perché promuove l’individuo come persona in grado di interpretare e di entrare in confidenza con la divinità attraverso la lettura delle Sacre scritture. Il libro introduce la lettura privata, per fare ciò bisogna sapere leggere e ciò presuppone un’alfabetizzazione più allargata, ma quando c’è questa alfabetizzazione più allargata bisogna che si diffonda l’abitudine a leggere un libro. Questo porterà all’affermazione del LIBERALISMO POLITICO che presuppone un dato legato a questa dimensione individuale: esiste uno stato di natura, precedente alla vita sociale, caratterizzato da alcuni diritti inalienabili, diritti naturali dell’uomo inteso come individuo: diritto di coscienza, di religione, di espressione. Questa teoria dei diritti naturali dell’uomo deriva dalla consapevolezza degli individui di percepirsi come tali e questi diritti naturali dell’uomo non potranno essere violati dagli stati. LA FAMIGLIA NELL’EPOCA MODERNA La famiglia in cui viviamo oggi è il prodotto della nascita di una famiglia di tipo moderno, la famiglia moderna si crea nel corso dei secoli con le caratteristiche che ha la famiglia attuale: una famiglia mononucleare, basata su una coppia e dei figli. Viviamo in famiglia con massimo due, tre figli; rari sono i casi di famiglia con più di tre figli. Nel medioevo era diffusa la famiglia allargata e patriarcale: unità famigliare composta da diversi mono nuclei e con un’autorità: il pater familias, il padre più autorevole che assicura lo svolgimento equilibrato della famiglia. La famiglia, nell’epoca medievale e all’inizio dell’epoca moderna, ha un importante ruolo di regolazione perché dove lo stato non arriva si formano piccole collettività, le famiglie allargate, autoregolate con una gerarchia di autorità interna e che consentono di creare un ruolo di cerniera tra il re e i singoli individui. La consuetudine riserva al pater familias una serie di prerogative e pratiche che regolano i rapporti tra un gruppo famigliare e l’altro, ad esempio la vendetta, il diritto di farsi giustizia da sé con l’uso della forza. La famiglia che si fa strada in età moderna è una famiglia nucleare, ristretta e ha sempre meno un ruolo pubblico, la famiglia viene separata dalla sfera pubblica, si estingue il ruolo del pater familias fino a svanire completamente con la diffusione dello stato al quale tutti devono sottostare. Questo non significa che i rapporti sociali che avevano costruito la faida svaniscono, lo stato avanza ma continuano ad esistere i cosiddetti rapporti di CLIENTELA, esiste una rete interfamigliare di rapporti politici o di interesse che si supportano creando una clientela. I rapporti di clientela sono ancora presenti perché lo stato è ancora debole, ma quando si rafforza Laura Forlani tende a eliminarli e a prevalere. Lo stato nell’epoca moderna lo stato assumerà il monopolio di alcuni aspetti fondamentali: punire i delitti quindi non dovrebbero esserci più vendette private, duelli, conflitti. Dopo un lungo processo si affermerà la FAMIGLIA NUCLEARE, perché non diventa solo la cellula fondamentale della vita sociale, ma anche la cellula fondamentale della vita privata, è il luogo di sviluppo della vita privata. Non è un caso che il matrimonio nella sua manifestazione formalizzata come contratto pubblico e pubblicizzato e unico è tipico della nostra età, nel medioevo esistevano una pluralità di contratti matrimoniali, mentre oggi il matrimonio diventa sempre di più soggetto a riconoscimento da parte dell’autorità politica e religiosa: i matrimoni civili e i matrimoni religiosi. Nel momento in cui ci si vuole sposare in comune si fa una richiesta di matrimonio cui segue una procedura chiamata PUBBLICAZIONI, le quali durano un certo numero di giorni dopo i quali è possibile sposarsi; tutto questo perché in questi giorni possono emergere delle opposizioni sensate all’atto matrimoniale (ad esempio una delle due persone è già sposata). La chiesa impone un’unica forma di matrimonio e vi è un forte controllo sulla vita sessuale degli individui che viene normata e inserita nel matrimonio con la demonizzazione di ogni forma di vita sessuale esterna al matrimonio. Questo forte collegamento tra vita sessuale e vita matrimoniale è rinforzato dalla morale della chiesa della controriforma e dal rafforzamento dei dettami della chiesa che hanno luogo nel Concilio di Trento. Questo spiega come l’istituto famigliare e il matrimonio, che si sviluppano nell’età moderna, partecipano a quel processo generale di divisione tra la sfera pubblica (lo stato) e quella privata (individuo) che si svolge all’interno del sistema famigliare. Il fatto che oggi la nostra vita sessuale debba avere luogo all’interno del sistema matrimoniale è dimostrato dal fatto che ci sono molti di noi che hanno figli e non sono sposati; in nessun caso lo stato non riconosce questa natalità e i genitori tendenzialmente assumono la maternità e la paternità di un bambino anche se non è nato nel sistema matrimoniale; quindi, dal punto di vista giuridico, non c’è una conflittualità tra la procreazione e la paternità e il fatto di non essere sposati. Questo non è sempre stato sempre cosi; all’epoca della famiglia medievale allargata l’unità famigliare poteva incorporare nascite anche non specificamente avvenute all’interno della vita matrimoniale. È nell’epoca moderna che si diffonde sempre di più quella che viene chiamata: ILLEGITTIMITA’ DI NASCITA ILLEGITTIMA e marginalizza gli illegittimi, essi vengono visti come meno importanti e per questo motivo vengono creati degli istituti per i trovatelli, esposti, ovvero bambini nati da accoppiamenti illegittimi che vengono dati in affidamento al potere pubblico o istituzioni religiosi. Questo sistema morale creava una macchia infamante e la società giudicava senza nessuna benevolenza gli illegittimi. Diversi sono gli istituti per gli orfani, essi non sono illegittimi e gli orfanotrofi non sono gli istituti per i trovatelli perché l’orfano è qualcuno che ha subito un evento tragico nella sua vita e la società si fa carico affettuosamente dell’orfano. Questa nozione di marginalità per i trovatelli va di pari passo con la strutturazione della famiglia mononucleare con regole innaturali di emarginare bambini che non sono nati da un matrimonio legittimo. Uno degli elementi di riflessione che si fa strada faticosamente nell’età moderna è una nuova considerazione dell’INFANZIA. Il bambino non è più un piccolo adulto, ma è un uomo solo potenziale e che ha bisogno di attenzione per poter diventare adulto. Un importante aspetto riguardante la famiglia e il ruolo che i bambini che nascono hanno e i diritti che possono avere è un istituto tipico dell’antico regime: LA TRASMISSIONE DEI PATRIMONI. Un padre e la madre muoiono lasciano il patrimonio ai figli o agli eredi se precedentemente è stato redatto un testamento, i desideri di un individuo a chi lasciare i propri beni. In antico regime il problema della trasmissione dei patrimoni era complesso. Dove non c’è patrimonio, non c’è un problema di divisione dei beni, nel caso in cui ci sia patrimonio quest’ultimo deve essere diviso tra i figli. Molto diverso quello che accadeva in una famiglia nobiliare. La nobiltà è definita dal fatto di essere stato un antico guerriero, ma questo non basta poiché l’uomo deve vivere nobilmente, ovvero ci sono dei codici di vita di comportamento dei nobili da cui non posso derogare, il rango impone un certo livello di vita sotto il quale il nobile non può decadere pena il decadere del suo stato di nobile. Il nobile deve apparire nelle cerimonie di corte, nelle grandi processioni negli eventi pubblici vestito in maniera adeguata al suo rango. Se il nobile non ha più sostanze come può presentarsi ad un evento pubblico vestito in maniera inadeguata? I vestiti costavano moltissimo e quindi un nobile doveva aveva il denaro per comprarli. Il caso dei nobili impoveriti è un caso problematico. Il nobile aveva un rango di nascita che gli dava uno status nobiliare, ma non poteva apparire in pubblico se non sotto certe forme che non riusciva a mantenere, era un DECLASSATO. Le società dovevano far in modo che i nobili non si impoverissero, quindi vennero emanate le leggi sontuarie, che permettevano ai nobili di indossare vestiti meno costosi per far in modo che non si impoverissero. Uno degli elementi per mantenere la continuità della nobiltà e far in mono che i patrimoni dei nobili rimanessero compatti. Nel caso in cui fossero proprietari di feudi, avevano una zona di proventi che derivava dai diritti feudali, che venivano pagati al Laura Forlani feudatario per riconoscere il suo ruolo eminente. Nel momento in cui un nobile moriva, se i suoi beni si fossero ripartiti tra gli eredi, molto facilmente queste fortune avrebbero finito per smembrarsi. Il capostipite del casato si trovava impoverito fino a quando il casato erogava e non poteva più partecipare all’alta nobiltà. Una dei meccanismi giuridici di difesa delle proprietà era basata sul fatto che solo il primogenito poteva ereditare. Nelle famiglie nobiliari c’era un’ingiustizia patrimoniale: alla morte del capostipite una serie di leggi di primogenitura facevano in modo che il patrimonio andasse al primogenito. La nobiltà voleva preservare l’entità dei suoi patrimoni famigliari riducendo al minimo la frammentazione. Negli altri figli, invece, I CADETTI la situazione era peggiore: per i maschi la carriera era quella ecclesiastica oppure la carriera militare, per le donne vi era la monacazione forzata. Nell’età moderna di modificano i rapporti tra genitori e figli, tra marito e moglie, si ridefinisce il ruolo della donna come sposa e come madre. Questo ruolo non è sempre stato così, è una conquista progressiva dell’età moderna. Nell’ultima parte del periodo studiato, l’emergere delle fabbriche porterà molte persone a riversarsi nelle città, URBANESIMO; questo cambierà moltissimo il comportamento dei giovani, sbattuti nelle fabbriche e vengono meno le forme di controllo e di protezione verso i più giovani. Questo permise ai giovani anche di conoscersi di scegliersi, viene meno il matrimonio combinato, in cui il giovane non scegli con chi sposarsi, non erano matrimoni d’amore, ma pianificati a tavolino. La vita coniugale diventa più affettuosa. Questo clima nuovo che si crea nella famiglia che poi si diffonderà sempre di più nell’800 è un clima di rapporti famigliari che definiranno la pratica moderna della vita privata, una vita di affetti, si creerà quell’intimità di vita domestica tipica nella famiglia borghese dell’800, rapporti che gli inglesi chiamano DOMESTICITY. Una testimonianza la troviamo nella letteratura pedagogica, come ad esempio con Rousseau, il quale scrisse dei testi che esprimono questa tendenza Eloisa, testo in cui vengono criticate alcune convezioni sociali che contrastano con l’amore dei giovani; e l’Emilio, trattato di pedagogia sotto forma di romanzo che insiste su alcuni criteri educativi in rottura con i tempi e con grande rispetto dell’infanzia del bambino e della sua libertà, rientra in un programma di rifondazione della vita privata sulla base dei sentimenti e in contrasto con le convenzioni artificiose che si oppongono alle naturali tendenze degli uomini. Uno dei temi fondamentali della vita degli individui è quello dei comportamenti demografici. Vi sono almeno tre aspetti che tutti gli uomini in tutte le epoche compiono: nascono, si accoppiano e muoiono. A seconda delle epoche storiche nasciamo, ci accoppiamo e moriamo in maniera diversa. Il passato conosce una difficoltà sostanziale che è quella di sopravvivere e per sopravvivere occorre mangiare, aspetto che oggi non conosciamo. Nelle società di antico regime, la fame è all’ordine del giorno per la dipendenza della popolazione dai cereali, visti come la fonte principale di sopravvivenza della popolazione. Nella mentalità collettiva delle popolazioni di antico regime, il pane doveva essere bianco e buono, non scuro perché vi era il timore che le buone farine venissero mischiate con farine più scadenti; i panettieri era sempre sospettati di speculazione delle farine, come persone che tendevano a mischiare le buone farine con quelle avariate per tenersi quelle di prima qualità per loro. Una carestia di cereali porta a una situazione di carenza che dilaga la fame e correlata alla fame vi è la rivolta. I governi quindi sono molto attenti in modo tale che ci sia un buon rapporto tra popolazione e approvvigionamenti, quindi sapere quanti siamo permette di capire quanto pane ogni persona ha bisogno di mangiare per potersi nutrire. La carestia non è un evento casuale, ma è quasi ciclico e la mancanza di beni alimentari è una delle cause di morte. Oggi per saper quante persone ci sono nella popolazione ci sono i censimenti oppure l’anagrafe; all’epoca non c’era un’anagrafe, ma i registri parrocchiali in cui il parroco registrava le nascite, i matrimoni e le morti. Le società di antico regime sono società in equilibrio precario, in cui la vita è fragile. Le variabili demografiche sono natalità, mortalità e fecondità. Per quanto riguarda la natalità, in antico regime si nasce molto perché le coppie non sono contraccettive; a partire dal ‘700 che i demografi hanno scoperto che, soprattutto nelle famiglie più ricche, comincia a registrarsi la pratica contraccettiva che regola il numero di figli che una coppia intende fare. Sarà poi nell’800 che questa pratica dilagherà sempre di più e le famiglie decidono quanti figli mettere al mondo. In epoche precontraccettive si nasce molto, ma a compensare questa natalità farà fronte l’altissima mortalità. In antico regime si muore molto soprattutto nei primi mesi di vita, coloro che superano il primo anno di vita sono pochi, il parto in epoca moderna può costare la vita sia per la madre che per i neonati. La speranza di vita è più bassa e vi era una poca speranza di raggiungere un’età avanzata. L’alta mortalità è dovuta anche ai tre cavalieri dell’apocalisse: la guerra, l’epidemia e la fame. La guerra è una costante in queste epoche, si muore molto spesso in guerra, ci sono guerre particolarmente sanguinose come la guerra dei trent’anni, ma il morti in guerra sono adolescenti; la guerra abbatte alcune fasce d’età, ma non tutte; l’epidemia soprattutto la peste che si riproduce ciclicamente fino al ‘700 poi recede e scompare e Laura Forlani civiltà e che necessariamente vanno considerate delle tappe di progresso che devono percorrere anche le società più arretrate. La società europea dovrà aspettare decenni per prendere coscienza dell’esistenza di altre società e della loro storia specifica. L’espansione europea è un processo lento, complesso con un’alternanza di protagonisti; i primi grandi scopritori sono i Portoghesi, il Portogallo è un piccolo regno che non ha la capacità di invadere ed estendersi, ma ha un dinamismo commerciale molto forte, grande esperienza nautica, grande capacità di utilizzare l’esperienza nautica per allargare gli orizzonti. A ridosso arriva la Spagna; non siamo più in un modello che si limita a creare delle basi commerciali dove arrivano navi scaricano e caricano prodotti in un circuito molto ampio, gli Spagnoli si insediano, sfruttano le ricchezze di un luogo e sfruttano la manodopera locale. Poi successivamente si affermano altre forze coloniali: Olanda, l’Inghilterra e il metodo di insediamento si baserà su grandi compagnie commerciali che creeranno colonie di insediamento sulla base di un altro principio economico, ovvero compagnie private o semipubbliche che conducono un'altra forma di colonialismo particolarmente aggressivo che investe nuovi territori e nuovi metodi. Questo definisce un quadro molto variegato e non omogeneo basato su metodi che evolvono a seconda dei tempi e dei paesi protagonisti. Questo ci porta ad immaginare una storia definita atlantica, viene scoperto l’Atlantico non solo come oceano, ma come bacino. Si crea un nuovo fulcro dell’economia mondiale che non è più il Mediterraneo, ma l’Atlantico e questo porterà alla crisi di zone economiche, come le repubbliche marinare che sono state grandissime quando il Mediterraneo era il centro dell’economia europea, a beneficio di tutte le zone dell’Europa che si affacciano sull’Atlantico: Spagna, Francia, Inghilterra… L’economia atlantica coinvolgerà almeno tre continenti: Europa, America, Africa. Se inizialmente è una zona di confine, l’Atlantico sempre di più diventerà un fulcro. Le guerre coloniali da parte portoghesi, Olandesi, Inglesi furono operazioni che se espongono un elevato tasso di barbarie poi successivamente allargano il quadro dei traffici e delle relazioni europee. L’atteggiamento delle potenze europee portoghesi, spagnole, olandesi fossero esse cattoliche, come portoghesi e spagnoli, o protestanti, come olandesi, condivisero tutti l’idea che il nuovo mondo fosse il regno di satana perché nel sistema cristianocentrico si immaginava che i paesi che non avessero conosciuto il messaggio di Cristo fossero paesi pervasi da una depravazione satanica in attesa della redenzione cristiana. Questo mondo atlantico implica diverse popolazioni in cui i nativi hanno la peggio e all’interno del quale si stabilisce il primato dell’espansione europea. Con il tempo l’Atlantico diventerà una zona di integrazione e crea un circuito complesso di sistemi interconnessi. Un fenomeno importante sarà la tratta degli schiavi che coinvolgerà tre continenti: Europea, Africa, America. Questo porterà alla distruzione della società indigena, l’imposizione di un modello antropologico: individuo di tipo europeo con il sopporto della chiesa che tratterà le popolazioni native come civiltà inferiori. Tutti questi fenomeni nella loro complessità implicano una dilatazione straordinaria dell’orizzonte spaziale. Laura Forlani CORSO MONOGRAFICO COLONIZZAZIONE DEL NUOVO MONDO: L’ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPERI COLONIALI SPAGNOLI E PORTOGHESI. In epoca moderna si dilata enormemente l’orizzonte spaziale dell’umanità e avrà implicazioni dal punto di vista politico, economico, sociale, ma anche mentale: l’umanità che si espande nell’Atlantico sarà un modo di pensare molto diverso da quella che era abituata a vivere in un mondo interconnesso, organizzato come era quello del bacino che si affacciava sul Mediterraneo. Questo fenomeno della colonizzazione giunge a ridosso di almeno altre due epopee: la SCOPERTA, l’umanità scopre continenti e compie l’esplorazione di alcuni continenti, la scoperta dura per tutto il Quattrocento e culmina con il viaggio di Cristoforo Colombo con la scoperta dell’America. Molto spesso l’invenzione è il punto di arrivo di un processo plurisecolare, fatto da una collettività molto ampia di individui ognuno dei quali dà il proprio contributo nel corso dei secoli e che poi darà origine al punto d’arrivo che sarà la scoperta. I viaggi di Colombo nel mare dei Caraibi non solo creano il primo insediamento spagnolo in quella regione, diventano un banco di prova delle successive tappe dell’insediamento europeo nel nuovo mondo, è un prototipo di conquista per quello che sarà l’insediamento degli spagnoli prima e poi dei portoghesi in tutto il continente sudamericano. I protagonisti che entrano in gioco in questo processo sono molti: SPAGNA, più propriamente la penisola iberica (Spagna e Portogallo) e il nuovo mondo. Si ipotizza l’idea del nuovo mondo quando gli Spagnoli atterrano nelle isole dei Caraibi non pensano di essere nel nuovo mondo, poco alla volta si chiarisce l’idea che ci si trova in un nuovo continente. Un'altra questione molto importante riguarda l’incontro con l’altro, un mondo occidentale europeo incontra delle popolazioni autoctone di diverso tipo e genere e tutti i problemi che questo incontro implicherà. Infine, iniziano a manifestarsi i primi esperimenti di insediamento, questo è un problema perché ci si chiede come si sopravvive in un mondo che non produce alimenti che non siamo abituati a consumare e poi ci sono le prime basi della colonizzazione. La colonizzazione è un processo di insediamento particolarmente importante, l’insediamento degli Europei in continente, in particolare Spagnoli e Portoghesi, nell’America del Sud e gli inglesi nell’America del Nord in maniera molto diversa. Esistono due leggende della colonizzazione: una leggenda nera e una leggenda rosa. Per quanto riguarda la leggenda nera: l’intervento delle forze europee nel nuovo mondo coincide con un genocidio delle popolazioni locali, mentre per quanto riguarda la leggenda rosa, ci troviamo di fronte a un’azione civilizzatrice, società per quanto evolute, ma non diffuse in modo omogeneo incontrano una società molto più evoluta, la società europea. Queste due versioni sono rinforzate da alcuni punti di vista ideologici precisi: i primi autori della leggenda nera sono gli inglese che accusano gli spagnoli di cattiva amministrazione dei territori per giustificare forse le loro pretese sull’America del Nord; non è vero che gli spagnoli non avessero adottato dei metodi brutali, ma se questa accusa viene formulata dagli inglesi bisogna dire che gli inglesi adottarono metodi altrettanto brutali nei confronti delle popolazioni indigene che incontravano; ma per legittimare la loro spinta coloniale, gli inglesi non rinunciarono ad attaccare gli spagnoli contribuendo alla nascita della leggenda nera sulle atrocità commesse dagli spagnoli nei confronti del nuovo mondo. La leggenda rosa sarà alimentata più recentemente dagli spagnoli nel ‘900, in particolare dalle forze tendenze nazionaliste per sostenere che la Spagna non aveva particolari responsabilità nei confronti del Sud America, ma aveva portato la luce della civiltà. Il terzo protagonista: le storiografie sudamericane, sull’onda dei movimenti anticoloniali dell’America latina viene elaborata una teoria di matrice marxista e anticolonialista che accusa gli europei e la Laura Forlani spagna di aver brutalizzato la storia dell’America latina. Su questo aspetto si è innescato il punto di vista antropologico che esprime il suo punto di vista della colonizzazione in particolare con riferimento al mondo culturale sudamericano e alla brutalità che esso subisce. L’antropologia esprime un pesante giudizio sulla chiesa: l’America spagnola era fortemente cattolica e la cristianizzazione dell’America spagnola fa parte di una brutalità europea. L’antropologia ritiene che l’azione evangelizzatrice della chiesa più che un’operazione di civilizzatrice è stata una maschera della colonizzazione imposta con la violenza e responsabile di un violento trauma sugli indios. Un altro dato su cui la storiografia riflette è il disastro demografico che comporta l’arrivo degli Spagnoli, gli spagnoli porteranno ad una gigantesca epidemia di vaiolo che porterà alla morte di una grande parte della popolazione americana. Gli spagnoli non avevano l’obbiettivo di sterminare le popolazioni, anzi avevano bisogno di una grande manodopera locale per sopravvivere al nuovo mondo. L’invasione del continente americano ha una grande portata, è un’unificazione del mondo che apre un laboratorio denso di ibridazioni, di incontri complessi tra popolazioni e rappresenta un crogiolo della modernità, ma anche della contemporaneità. Si dovrà attendere la fine dell’egemonia europea in modo tale che l’Occidente prenda coscienza dell’esistenza di altre civiltà e della loro storia specifica. È soltanto all’epoca della spinta decolonizzartice sulla base di movimenti chiamati indigenisti che il mondo sottosviluppato riscopre l’originalità delle sue antiche radici contro l’europocentrismo. Ci si chiederà come un piccolo paese come la Spagna riuscirà a distruggere giganteschi imperi precolombiani e come alcuni piccoli stati lontani riescano a costruire e consolidare un dominio così vasto a migliaia di chilometri di distanza. Tema delle scoperte geografiche. È nella seconda parte del ‘400 in cui si verifica lo spostamento dell’asse di gravitazione del Mediterraneo all’atlantico ed è dalla penisola iberica da cui partirà questa importante epopea. Perché la penisola iberica? Perché la penisola iberica è a cavallo tra il mondo mediterraneo e il mondo atlantico. Il mondo mediterraneo era basato su rotte tradizionali e traffici lenti: ad esempio da Barcellona ad Alessandria d’Egitto ci volevano circa due mesi. Il mezzo più perfezionato per solcare il mare è la GALERA, imbarcazione a remi e raggiunge la massima perfezione tra ‘300 e ‘400, è un’imbarcazione leggera, lunga, rapida, si manovra molto bene. Le mercanzie che venivano trasportante erano spezie, merci pregiate a basso ingombro è sono il motore del commercio con l’Oriente, hanno grande importanza per la stagionatura delle carni, sono coloranti, profumi; sono molto richieste e il monopolio di questo commercio è nelle mani dei navigatori mediterranei perché le spezie arrivano attraverso lunghissime vie carovaniere, lungo le sponde del Medioriente ed è in questo momento che entrano in gioco le galere che si occupano di comperare le spezie portarle nella parte nord del Mediterraneo e poi smistarle in tutta Europa con grandi profitti. I primi tentativi di esplorazione con la galera in realtà sono esperimenti che non hanno una storia poiché non ci sono gli strumenti per un insediamento più stabile perché gli strumenti della scoperta atlantica sono atlantici, la nave atlantica che usano Portoghesi e Spagnoli per andare a pescare, ad esempio il merluzzo, era la NAO. molto diversa è molto pesante, ha una stiva molto ampia, non ha bisogno di molti uomini, è poco manovrabile. In questo caso mancava l’incentivo ovvero si chiedevano perché dovevano prostrarsi verso zone non conosciute. E’ nel ‘400 che si verificano alcuni episodi fondamentali che rendono queste conoscenze tecniche funzionali a un progetto di espansione: per muoversi e rischiare bisogna avere motivazione e un tornaconto, questo tornaconto sarà dato da un lato dalla scarsità di alcuni materiali come il legname nell’area mediterranea, cominciano ad entrare delle navi atlantiche nel Mediterraneo e questo crea un inizio di fusione: si fondono due culture nautiche: ci sono gli elementi per le galere che uscivano in Atlantico e la nave tonda comincia ad entrare anche nel mediterraneo e la zone di fusione di queste due tradizioni nautiche è la penisola iberica e dall’altro lato l’evento traumatico è la caduta di Costantinopoli. L’anticipo della vocazione portoghese era stimolato essenzialmente dalla fame di spezie che era il vero miraggio commerciale europeo e alla ricerca dell’oro. Il portogallo era molto a contatto con l’Africa, la parte nord dell’Africa era il punto di confluenza delle grandi carovaniere che partivano dal cuore dell’Africa, attraversavano il deserto del Sahara e apparivano lungo la costa di cui i Portoghesi conoscevano i mercati. L’africa si presenta come un territorio il cui entroterra prometteva prodotti interessanti, quindi i portoghesi molto vicini all’africa vedevano quest’ultima come il più naturale terreno di riferimento per il loro dinamismo mercantile più che il Mediterraneo che era già monopolizzato dai veneziani, genovesi e catalani. L’avventura portoghese è animata anche dalla presenza di una piccola nobiltà colpita nei redditi (i cadetti, figli successivi al primogenito) e da famiglie colpite dalla grande crisi demografica del ‘300. Da un lato vi è una ricerca di terre da parte della popolazione di ceto borghese, agricoltori per piantare nuove piantagioni come la canna da Laura Forlani perché l’allevamento delle pecore si adatta a territori scarsamente popolati, occorre poca manodopera per controllare i greggi e durante la reconquista bisognava essere in grado di spostare la propria fortuna a fronte delle incursioni. La caratteristica della penisola iberica è che i signori laici ed ecclesiastici iniziano ad impadronirsi delle greggi e del monopolio dell’allevamento dominando le organizzazioni dei pastori. È intorno al 1200 con la ripresa demografica che riprendono i commerci e via mare gli spagnoli iniziano a praticare rotte non solo nel Mediterraneo, ma anche fuori. In questa rinascita dei traffici e dei commerci, la Castiglia rimane un territorio rurale e pastorale. Gli unici settori della popolazione specializzati nell’agricoltura erano arabi che verranno poi scacciati e di conseguenza le terre anticamente funzionanti come risorsa agricola, lasciano spazio all’allevamento. La penisola iberica è molto vasta poco fertile e con pochi individui che valorizzano il territorio. L’unico prodotto che esporterà sarà la lana. Alla fine del ‘400 la spagna aveva una popolazione di circa 9 milioni di abitanti, ed era costituita soprattutto da contadini e aristocrazia poi su un altro versante vi era il clero. L’aristocrazia era formata da militari gentiluomini, anche uomini dell’alta gerarchia ecclesiastica, gli appartenenti ai grandi ordini militari e i patriziati urbani; poi vi era il ceto medio, ma la parte della società, militari, gentiluomini, patriziati urbani, contavano 110 mila uomini circa e tra questi vi erano circa cinquanta famiglie chiamate I GRANDI DI SPAGNA, famiglie di alto rango nobiliare. La classe media, amministratori, mercanti, medici, artigiani. Anche questo ceto era scarsamente significativo per quanto riguarda il numero da cui era costituito. Era una popolazione cittadina che svolgeva una vita mediamente agiata; poi vi erano i contadini, circa l’80% della popolazione spagnola, con uno statuto economico sociale che variava al suo interno, ovvero livelli di benessere diversi. Infine, il clero che formava una microsocietà con la sua aristocrazia, classe media e basso clero. Era una categoria con molte ricchezze dovute al prelievo della decima, ovvero la tassa che pagavano i contadini ed era destinata a mantenere il culto, chiamata cosi perché avrebbe dovuto rappresentare il decimo del raccolto, ma poteva variare. Per il clero il 1492, sarà una grande occasione per eliminare le minoranze confessionali che viveva nel paese e conquistare l’assoluto primato spirituale, nel 1492 si opera per l’espulsione degli ebrei, espulsi in condizioni terribili; pochi anni dopo toccherà ai moriscos. Questa è la prospettiva attraverso cui la spagna cattolica realizzerà la cosiddetta EVANGELIZZAZIONE DELL’AMERICA, una chiesa e una religiosità esclusiva e intollerante, non disposta alla convivenza che aveva caratterizzato la Spagna medievale e sempre più disposta a imporre il proprio primato. Con la scoperta avverranno dei fenomeni di spostamento di popolazioni che implicheranno lo spostamento dell’asse dei commerci da alcune regioni ad altre: alcune città come Siviglia, situata nella parte sud-occidentale della Spagna, la raccoglie una corrente migratoria ininterrotta in provenienza da tutta la Castiglia. Nonostante l’evoluzione mercantile di alcuni poli come Siviglia, definiscono ancora un territorio molto ancorato al medioevo. La conquista del nuovo mondo avviene all’insegna di una feudalità che avrebbe trovato oltre Oceano una nuova identità. Questo mondo nonostante le sue contraddizioni esporta molti fattori di arretratezza, ma offre opportunità a chi più spregiudicato, vuole affrontare un’avventura. La spagna negli ultimi anni del 1400 si trova in una svolta decisiva: l’esercito e la corte di spagna sono impegnate nell’ultima operazione della reconquista che consiste nell’assedio di Granada, conquistata nel 1492. L’assedio posto a Granada da isabella di Castiglia corrispondeva non solo a una volontà di chiudere una partita con i Mori; in realtà non c’era un particolare motivo per chiudere la partita in questi anni, ma la presa degli Ottomani nei confronti di Costantinopoli aveva rivitalizzato un sogno arcaico di crociata e non casualmente il papa aveva emanato una bolla pontificia, un editto pontificio nel 1479 che incoraggiava una crociata contro Granada. L’esercito castigliano e la stessa monarchia cattolica attribuiva una grande importanza alla fede e questo era affermato dalla volontà di Isabella di rispettare questa bolla e l’invito da parte del papa di scagliarsi contro i mori e terminare la reconquista ponendo sotto assedio Granada. Questa conquista a un duplice valore: il termine di un’operazione di consolidamento della monarchia spagnola e dall’altro una presa in carica una spinta che viene incoraggiata dal papa per riesumare l’ideale di crociata. Il regno di Aragona, che corrisponde alla fascia orientale della penisola iberica, sembrava più dinamica rispetto alla Castiglia poiché poteva contare sul traffico navale, questo ambiente aragonese aveva dato maggiore possibilità alle popolazioni aragonese meno a quelle castigliane. In questa fase il numero di popolazioni che iniziano ad abitare la Castiglia è maggiore rispetto a quelle dell’Aragona. Questo dava ad isabella un certo vantaggio nel rapporto con Ferdinando, il fatto che la corona castigliana disponesse di un numero maggiore di popolazioni rispetto alla corona aragonese era di grande importanza nonostante la condizione economia e sociale dell’Aragona era migliore poiché possedeva un territorio molto più dinamico. La corona di Castiglia, con il suo sistema feudale e di vassalli, che avevano ricevuto premi per le spedizioni militari stava sempre più affermando il suo primato culturale. Sempre più coinvolti furono i nomadi andalusi, che Laura Forlani vivevano nel sud della penisola iberica. Questa nobiltà è allevata all’etica cavalleresca, con un esasperato culto dell’onore, del valore della fedeltà al sovrano, quindi la nobiltà castigliana rappresentava una sorta di unica grande famiglia coesa capeggiata dal re. Questo processo di unificazione rispetto ad un sistema feudale disgregato aveva avuto i primi successi, univa i vassalli alla corona castigliana grazie anche al fatto che costoro avevano ottenuto donazioni importanti da parte della corona, il legame vassallatico teneva e costituiva un ceto di sostegno alla monarchia; oltre ai grandi uomini di stato vi erano anche molti funzionari civili ed ecclesiastici. Questo ceto di funzionari che concorre al consolidamento della monarchia castigliana, nella seconda parte del ‘400, lavoravo ininterrottamente e vanno a creare il ceto di LETRADOS, funzionari di formazione giuridica che entravano nell’amministrazione dello stato castigliano e ben presto dello stato spagnolo. ALCUNE QUESTIONI IMPORTANTI: se la terra fosse rotonda, nessuno mise in discussione l’ipotesi ad esempio partendo da Lisbona e arrivare in India da ovest sarebbe stato troppo lungo per qualsiasi flotta che volesse solcare i mari, era ritenuta un’operazione impossibili, perché Colombo partì? Perché egli face dei calcoli che ridussero la circonferenza della terra: attraverso una serie di errori commessi arrivò all’idea che la terra fosse più piccola e quindi il tratto di mare che parte da Lisbona e verso ovest si arriva all’India in realtà è molto più corto di quello che è in realtà; questo dà a Colombo la convinzione di compiere questa operazione. La fortuna di Colombo è di aver trovato un continente tra Europa e Asia: il continente americano. Inizialmente Colombo viaggerà con i Portoghesi, ma quando chiese il sostegno da parte del re di Portogallo per compiere questo viaggio, lo respinse perché ritenne che l’operazione era folle soprattutto perché negli anni ’90 siamo all’epilogo della grande avventura portoghese, avevano già investito nella rotta che passava per il capo di buona speranza e puntava direttamente verso est. Sarà per questo motivo che Colombo farà rifermento a isabella di Castiglia e perché quest’ultima lo appoggio. Isabella di Castiglia interpello geografi ed esperti che danno poco credito a Colombo, però in realtà aveva poco da perdere; quindi gli spagnoli avevano un maggior interesse rispetto ai portoghesi perché vedevano preclusa questa rotta a causa del trattato di alcacovas quindi azzardano un sostegno con Colombo. Colombo utilizzò le caravelle Nina, Pinta, santa Maria, una è più simile a quella portoghese e approdò dopo due mesi di navigazione all’arcipelago delle Bahamas e scoprirà diverse isole in particolare l’sola di San Salvador che colombo considerava una delle tante isole che si trovavano di fronte all’asia senza pensare di aver individuato un nuovo continente. Colombo quindi ritenne di essere arrivato vicino alla Cina e al Giappone, ma soprattutto vicino alle loro ricchezze. Successivamente Colombo esplorerà altre due isole: isola di Hispaniola (Haiti e Portorico) e l’isola di Cuba. Il fatto che Colombo arrivò a Cipango folgora il Portogallo che capisce che nei calcoli che fece colombo qualcosa non aveva. Funzionato, ma appare più chiaro, dal secondo viaggio di colombo, che in realtà non si è arrivati in Cina, le isole che colombo scopre non sono delle isole del Giappone e questo implica una serie di difficoltà; colombo era convinto che con una piccola esplorazione sarebbe riuscito a mettere capo ai regni asiatici e alle loro ricchezze, in realtà si troverà su isole brulle, spoglie, totalmente prive di oro e di ricchezze. Aveva promesso a Isabella di Castiglia, scopre che la popolazione locale è composta da selvaggi, apparentemente miti, ma se provocati combattivi e di difficile gestione. Il primo risultato è scoraggiante, grande notizia che la rotta di Colombo abbia messo capo a una terra, ma non ci sono ricchezze da estrarre, ma soprattutto che la gestione delle popolazioni e l’avidità frustrata dei marinai che si sono imbattuti con colombo porta scontri con le popolazioni locali. SPEDIZIONI DI COLOMBO (nel dettaglio) Colombo arrivò alle Bahamas, san Salvador, successivamente scese a sud, atterra in una delle due isola, quella di Cuba, poi successivamente quella Hispaniola, la quale diventerà il fulcro della scoperta di Colombo, i suoi viaggi faranno capo a Hispaniola. Le diverse isole delle Bahamas che Colombo esplorò non costituiscono una tentazione per la colonizzazione. Colombo sbarco nella isola Hispaniola, fonda una città, chiamata Isabela che colombo scambiò per un avamposto di cipango. Sull’isola Hispaniola, colombo trova una popolazione mite, i TAINOS, con la quale i rapporti non sono difficili se non l’immaginabile sorpresa che hanno le tribù indie, quasi allo stato selvaggio, nell’incontro con le navi spagnole; questo non fu in incontro traumatico; ben presto nelle altre isole esistono altre popolazioni autoctone, i CARIBI, i quali non avevano i caratteri di mitezza come i Tainos, erano bellicosi e cannibali. Colombo pensava di trovarsi vicino al regno del Gran can (imperatore della Cina). I rapporti tra spagnoli e indiani sono subito individuati dagli Spagnoli come rapporti tra padroni e schiavi. Agli spagnoli istintivamente viene facile applicare nei confronti delle popolazioni indigene gli stessi rapporti che i portoghesi avevano costruito in africa con le popolazioni di colori. Colombo non avendo trovato su quest’isola ricchezze, decide di creare un commercio degli schiavi della popolazione dei Tainos. Laura Forlani Vi sono due concezioni di Colombo: da una parte la convinzione di Colombo di trovarsi vicino all’arcipelago, dall’altra la tentazione di adottare un modello di tipo schiavistico per dimostrare alla regina isabella di aver conquistato terre ricche di proventi da cui trarne beneficio e arricchimento. Ma ben presto, il successo di Colombo scatena una forte inquietudine diplomatica e complica le relazioni internazionali: perché? Perché Giovanni di Portogallo capì che aveva perso a rifiutare le proposte di Colombo e inizialmente dichiarò di considerare portoghesi le scoperte di Colombo e questo porto a una frattura nel mondo iberico perché gli spagnoli minacciarono rappresaglie perché se il trattato di Alcacovas era stato rispettato dagli spagnoli stabilendo il monopolio dei portoghesi sulla navigazione africana, allo stesso titolo i sovrani spagnoli chiesero con forza che nelle scoperte di Colombo, trovandosi ad una stessa latitudine, venga riconosciuto il loro primato di navigazione. Quindi gli spagnoli chiesero con forza al pontefice di emanare una bolla che conferisca loro il predominio sulle nuove terre scoperte e attribuisse loro il compito di convertire le popolazioni incontrate. Il papa Alessandro VI, un Borgia salito al soglio ponteficio grazie all’appoggio della corona spagnola, emanò nel 1493 una bolla, INTER COETERA, con cui assegna le scoperte di colombo alla Castigala ad eccezione che i sovrani spagnoli si impegnassero a difendere la fede in quei paesi e a condizione che quelle popolazioni non fossero già occupate da altre nazioni cristiane. Il papa salito al soglio pontificio grazie all’appoggio della corona spagnola, si sdebita con questa bolla, il Portogallo tenta di opporsi, ma con scarso successo; inseguito il papa dettaglierà in maniera più precisa i diritti della Spagna intanto stabilendo che l’assegnazione era stata affidata alla Castiglia e non all’Aragona e quindi il patrimonio di terre che sarebbe stato scoperto sarebbe stato un appannaggio della corona castigliana e non aragonese e decise di dividere il mondo con una linea immaginaria, RAYA, che passa dal Polo Nord al Polo sud che passava a cento leghe a ovest del Capo Verde. Questa linea divideva i settori di influenza: a est i Portoghesi e a ovest gli Spagnoli, elemento fondamentale che eviterà contenziosi tra le due potente. Colombo prima di partire aveva stabilito un contratto con la regina, chiamato CAPITULACIONES, contratto con cui in cambio dell’impegno da parte dello scopritore a procedere al viaggio di scoperta, la scoperta si impegna a remunerarlo attraverso una serie di attribuzioni (ottenere il titolo di grande ammiraglio di mare-oceano, titolo nobiliare che poteva essere tramandato ai figli). La regina aveva accettato perché nel caso in cui Colombo fosse arrivato in un arcipelago vicino alla Cina o al Giappone, avrebbe potuto dichiararsi sovrano di quelle terre, ma avrebbe dovuto avere a che fare con i sovrani di Giappone e Cina che gli avrebbero fatto capire. Che non era il caso di accampare diritti su terre non sue, quello che la regina non avrebbe pensato è che Colombo avrebbe incontrato delle terre di nessuno. Al di la del fatto che Colombo non aveva portato delle testimonianze delle sue scoperte, i sovrani da subito capiscono di essersi sbilanciati troppo, che avevano dato a Colombo troppi poteri e che era necessario porre le basi per l’istituzione di un nuovo governo coloniale. Il secondo viaggio di colombo lo porterà a toccare le isole delle Antille, ma non avrà grandi risultati perché sono popolate dai Caribi, una popolazione molto bellicosa; mentre il terzo viaggio atterrerà molto più a sud, alla fine dell’arcipelago delle piccole Antille, senza rendersi conto di trovarsi su una costa di un continente. Dopo il primo viaggio, molto rapidamente le capacità di Colombo come navigatore si esplicitano in questo mare fatto di molte isole su cui Colombo vuole imporre il suo dominio, mentre la regina manda dei religiosi, poiché il compito è quello di evangelizzare e convertire; funzionari che stessero alle coste di colombo, molto presto verrà esautorato dalle sue funzioni quando ci si renderà conto che non aveva un grande talento amministrativo; contadini per risolvere problemi alimentari e perché i primi esploratori non sono abituati all’alimentazione locale; si decide inizialmente di non mandare donne per evitare che diventino prostitute, gli uomini che si insediano nelle isole e che provengono dalla penisola iberica senza donne si accoppiavano con le donne locali iniziando. Un processo di grande importanza: il METICCIATO, incrocio razziali fra donne autoctone e uomini europei bianchi, i sovrani poi manderanno monaci e sacerdoti con concessione papale di reclutare missionari e fondare monasteri. I sovrani mandano funzionari per controllare cosa succede durante i viaggi poiché non si fidano più di Colombo; in effetti Colombo applicò un modello che aveva assimilato con i Portoghesi. Quando viaggio nelle coste dell’Africa: aveva l’obbiettivo di creare una base commerciale nelle isole per esportare prodotti e importare schiavi; quindi utilizzare l’isola di Hispaniola come i Portoghesi usavano la costa africana della Guinea; invece dai successivi viaggi di Colombo i sovrani impartiscono delle direttive: non maltrattare le popolazioni indigene perché altrimenti si perderebbe la speranza di convertirle; secondariamente Colombo è incaricato di creare uno stabilimento commerciale, una colonia a nome della corona, Colombo si rivelerà bene presto incompetente a tenere a freno una delle variabili più esplosive, ovvero la rapacità dei suoi compagni, Colombo privo di capacità politiche ha forti aspettative di trovare oro, ma non c’era se non in piccole quantità e questo crea un clima di ostilità nei confronti dei Tainos. Perché colombo ritiene di acquistare il diritto di rendere schiavi le popolazioni Laura Forlani nativi devono essere pronti a servire la corona pacificamente. Si configura un tipo di colonizzazione diverso da quello dei Portoghesi: l’obbiettivo è la pacificazione e la conversione e Colombo deve rivedere i suoi progetti di asservimento di utilizzo dei nativi come merce per compensare gli scarsi risultati materiali della sua scoperta. La società di spagnoli insediati nelle isole in particolare nella isola Hispaniola è ancora piccola, questa isola deve essere governata secondo determinati criteri per evitare quello che si era verificato fin da subito, ovvero appena sbarcati e maturata la consapevolezza che l’isola non traboccava di ricchezze, gli spagnoli avevano pensato alla via per il ritorno. Colombo, nel 1497, ottenne la licenza di distribuire terre a Hispaniola a condizione che i nuovi proprietari si impegnassero a svolgere un lavoro di coltivazione, anzi almeno quattro anni di coltivazione perché il rischio era che i coloni ricevessero la terra, la vendessero per poi tornare. L’impegno per aver la terra era quello di metterla a coltura e di tenerla almeno i quattro anni necessari per renderla produttiva. Mais, cotone, lino, zucchero erano le coltivazioni che si prestavano ad essere organizzate a Hispaniola e questo avrebbe permesso a Colombo di creare i precedenti per un’oligarchia fondiaria, ovvero ristabilire una gerarchia sociale sulle isole basata sulla proprietà della terra a beneficio di coloro che erano i proprietari di grandi appezzamenti. Il fratello di colombo, Bartolomeo Colombo, che era stato portato con sé per essere associato al governo dell’isola e sicuramente più capace di Cristoforo di amministrare, aveva concessa in proprietà fondiaria assoluta la terra con in più il servizio degli indios spartendola fra i conquistadores. In questo contesto si stabilì uno dei primi capisaldi della colonizzazione, ovvero un modo per legare gli spagnoli al territorio attraverso la proprietà dei territori, ma avere terra senza possibilità di coltivarla non serve a nulla, quindi il problema non è solo avere della terra, ma avere persone che la lavorino. La terra viene spartita tra i conquistadores e vengono assegnati loro anche uomini che la lavorino, questo sistema prende il nome di ENCOMIENDA, pratica ricavata dai tempi della reconquista. Nel 1497 Colombo compì il terzo viaggi e arrivò alla costa americana, al Golfo di paria e interpreto l’Orinoco come uno dei quattro fiumi che irrigavano il giardino dell’Eden e non capì che si tratta di un nuovo continente. Il viaggio costituì una grande impresa nautica. Queste esperienze di Colombo arricchiscono le sue conoscenze nautiche, ma dopo il secondo viaggio, grazie al cambiamento di politica attuato dalla corona spagnola viene aperta la scoperta a chiunque avesse gli strumenti per intraprenderla, ma in contemporanea, mentre aprì le porte del mar dei Caraibi ai nuovi navigatori, la regina isabella inviò funzionari per controllare Colombo data l’incapacità di colombo in ambito amministrativo. Un autorevole funzionario fu Bobadilla, acerrimo nemico di Colombo che alla fine di un periodo tormentato arriverà ad arrestare Colombo. Bobadilla applicò misure radicali, gli indios di Hispaniola non possono essere schiavizzati, ma sono dei liberi vassalli della regina, questo significava che qualunque conquistatore poteva servirsi dei Tainos come manodopera perché fosse in grado di pagarsi e di convincerli a lavorare per loro. Questa legge era in netto contrasto con le idee di Colombo e degli Spagnoli. Inizia un contenzioso sulla volontà da parte degli Spagnoli di utilizzare la manodopera degli Indios alle condizioni migliori per loro e la volontà della corona di impedire agli Spagnoli una politica di prepotenza che alienasse loro la buona disponibilità degli Indios e li rendesse ostili agli spagnoli e alla conversione. La prova della presenza della monarchia spagnola per dare una normativa alla spagnola era espressa da alcuni decreti come ad esempio quelli del 3 settembre 1501 emanati per vietare viaggi a chi non fosse autorizzato a recarsi nel nuovo mondo (basi per una politica imperiale). In questo periodo inizio una lunga contraddizione che si prolungò per tutta l’epoca coloniale tra le leggi che regolano i comportamenti degli Spagnoli nel nuovo mondo e gli effettivi comportamenti messi in atto dagli Spagnoli a dispetto delle leggi. Se ci basassimo solo sul comportamento degli Spagnoli, spesso illegale, crudele, potremmo pensare che fosse responsabilità diretta della corona questo tipo di colonizzazione, mentre la corona emanava leggi in tutt’altra direzione. Fin da subito esiste una volontà normativa da parte degli spagnoli, una normativa per regolare la vita nel nuovo mondo. Sia pur, con l’obbligo di chiedere licenza, gli spagnoli ebbero la possibilità di recarsi di nel nuovo mondo e se fossero stati in grado di trovare i fondi necessari per mantenere la loro spedizione avrebbero potuto anche navigare in proprio indipendentemente da Colombo. Questo è un fenomeno di grande importanza, perché dopo il secondo viaggio di Colombo, in funzione di questa clausola violata delle capitolaciones, inizia una serie continua di spedizioni. I capitani di. Tutte queste spedizioni sono quasi tutti ex ufficiali di Colombo che si mettono in proprio e trovano dei mercanti e armatori a Siviglia che li finanziano nella speranza di trovare qualcosa di ricco e interessante da accaparrare. La persona più autorevole fu ALONSO DE HOJEDA, veterano di Colombo che organizza una spedizione insieme a JUAN DE LA COSA, specializzato in cartografica, e AMERIGO VESPUCCI, mercante fiorentino insediato a Siviglia. Questa fu una spedizione importante e questa come altre non sono organizzate, ma sono flotte piratesche e si limitano a depredare le navi che incontrano e a razziare le coste. Essi arrivano nella zona del Golfo di Paria, a Trinidad e all’isola di Margarita dove uccidono e saccheggiano e poi navigano lungo l’attuale costa del Venezuela fino ad Laura Forlani arrivare al Golfo di Maracaibo. Si spingono poi ancora più a ovest, però mentre Vespucci condurrà con la sua nave un’esplorazione verso sud-est, invece Hojeda approfondisce la conoscenza di questa costa che Colombo aveva appena toccato. La novità è che in questo viaggio si cominciano a trovare delle ricchezze soprattutto perle. Nel 1500 quella di Hojeda è la prima spedizione documentata e cartografata in maniera metodica da parte degli Spagnoli grazie anche alla presenza di Juan de la Cosa nell’equipaggio e questo permetterà di trasmettere i risultati della spedizione sulla costa venezuelana. Nel 1504 Juan de la Cosa armerà una sua spedizione a sue spese con grandi risultati arrivando nell’attuale Colombia, vengono saccheggiati villaggi e malgrado i divieti vengono riportati alcuni schivi, ma soprattutto oro e perle. Nel 1508 si verificò un’altra spedizione di Hojeda con altri compagni che vengono nominati governatori della costa tra il Golfo di Darién e il Golfo di Maracaibo. Hojeda fonderà una nuova colonia anche se sarà una zona malsana, di insediamento difficile. Hojeda tra i suoi meriti ha quello di aver esplorato circa 2000 km di costa scoprendo a costa venezuelana e colombiana. Un altro personaggio conosciuto per questi viaggi minori è PERALONSO NINO, capitano di uno delle caravelle di Colombo, che arriva fino al Golfo di Paria, trova perle e attraverso l’esplorazione della costa e i contatti con la popolazione locale scoprirà dell’oro che proveniva dalla Colombia. Un importante spedizione fu quella di PINZON del 1499, forse è il primo europeo a tagliare l’equatore a est e poi risalirà incontrando la foce del rio delle amazzoni pensando che fosse il Gange. Partiranno poi altre spedizioni minori, ma tutte con la consegna specifica di evitare i territori già scoperti da Colombo e di non violare il trattato di tordesillas. È in questi ultimi anni che si verificherà una grande scoperta da parte di ALVAREZ CABRAL, un portoghese. Perché un portoghese? I portoghesi navigano per andare al capo, nel 1497 si è verificata la spedizione di Da Gama a Calcutta, in India, e a seguito di questa spedizione parte una grande spedizione di navi armate per poter insediare i portoghesi in fortezze e presidiare delle zone che potevano essere le piazzeforti da dove organizzare il commercio di spezie nell’indiano. Cabral, per navigare in maniera sicura, non va ad insediarsi nella zona africana dove c’è poco vento, ma allunga la rotta e casualmente cade nel territorio latino-americano in corrispondenza dell’attuale Brasile. Il trattato di Tordesillas non aveva preso in esame l’ipotesi che quello americano fosse un continente, si pensava di essere arrivati nelle isole vicino alla Cina, Giappone. Cabral arriverà casualmente in una zona posseduta dai portoghesi perché è est della raia. È una scoperta del tutto casuale, Cabral prenderà atto di questa scoperta e rimetterà in gioco i portoghesi solo che Cabral prosegue per rinforzare le postazioni portoghesi nell’Oceano Indiano. Un’altra spedizione fu quella di DE BASTIDAS DI TRIANA, compagno di Colombo che accompagnato da Hojeda e da VASCO NUNEZ DE BALBOA, nel 1501. Essi navigano lungo la costa nord del continente americano fino al Golfo di Darién e scoprono che c’è un certo commercio indigeno locale e trovano oro, smeraldi e iniziano un commercio illegale di schiavi. Il quarto viaggio di Colombo ebbe un’importanza straordinaria. Colombo si spinge a est e arriva all’attuale Honduras, molto vicino alla penisola dello Yucatan. Colombo deciderà di scendere lunga l’attuale costa del Nicaragua, per poco ebbe la possibilità di scoprire il Pacifico che pensava fosse quello Indiano, ma non riesce a trovare un passaggio che gli permetta di raggiungerlo, quindi tornerà coraggiosamente indietro svolgendo un viaggio molto difficile e farà sosta in Jamaica dove verrà recuperato in seguito. Nonostante la scarsa rimuneratività di questo viaggio, il quarto viaggio chiude il cerchio caraibico, un primo ciclo di scoperte. LA FIGURA DEL CONQUISTADORES L’Europa arrivata ai limiti della sua espansione, sul finire del ‘400, con l’individuazione della realtà americana ricava un fantastico slancio all’espansione che viene a compensare il progressivo restringersi degli orizzonti dell’espansione europea nel corso del ‘400. una delle prime conseguenze di questo fenomeno si verifica nei comportamenti collettivi: centinaia di giovani si lanciano a corpo morto nell’avventura della conquista e esiste un movente ideologico che spinge in questa direzione: la volontà di trovare nuove possibilità e la letteratura cavalleresca particolarmente diffusa nel tardo Medioevo costituisce uno stimolo anche se fantasioso sulle mentalità. La credulità popolare prendeva per buone le narrazioni fantasiose dei cicli cavallereschi e pensava di poter vivere situazioni simili a quelle descritte nella letteratura lanciandosi nell’avventura oltre mare. La figura più emblematica che spinge i giovani verso nuovi orizzonti è la figura del CONQUISTADORES, l’erede dello spirito medioevale castigliano, il carattere più dinamico uscito dalla società spagnola della Reconquista, è la parte più ambiziosa della gioventù spagnola che si vede offrire tre possibilità per il suo avvenire: l’ingresso divino, l’arruolamento negli eserciti, la possibilità di imbarcarsi in una delle molteplici spedizioni. Si pensava che imprese così miracolose e magnifiche non potessero che essere dovute ad un intervento soprannaturale dei santi, gli stessi che avevano cooperato a battere e a sconfiggere i musulmani nella penisola Laura Forlani iberica. Uno dei santi della reconquista era San Giacomo, nominato colui che ammazza i mori, riapparirà in America con il titolo di colui che ammazza gli indios ribelli. Le possibilità offerte dalla Americhe sembrano esaltanti per tuta la generazione di giovani europei e castigliani; è un mondo pieno di occasioni promettendo onore a chi si trovava in una situazione economica difficile, fortune a coloro che erano più temerari e soprattutto andava ad incrementare questa mitologia uno snodato desiderio di ricchezze. Era un’epoca in cui la credulità della gente era molto forte e quindi la ricerca di terre dell’oro e delle spezie diventa uno dei moventi per lasciare la sicurezza delle case e lanciarsi oltre oceano con finalità sia religiose e escatologiche. È proprio in questo periodo che si afferma la figura del conquistador il quale comincia a manifestare le sue caratteristiche principali fin dai primi viaggi di Colombo. Mente Colombo ispirato da fama di onori e oro, ma ha una curiosità più rivolta alla scoperta, tra i suoi uomini di sono individui che maturano un’ideologia da conquistadores come ad esempio Hojeda, un uomo particolarmente crudele e coraggioso e diventerà un prototipo dei conquistadores. CHI ERANO I CONQUISTADORES? Erano coloro che animavano questo corpo di individui, un senso esacerbato dell’eroismo nato già ai tempi della reconquista. Nonostante quello che si è creduto in passato, i nobili non costituivano la maggioranza degli uomini della reconquista per un motivo molto semplice: dato che i nobili possiedono già molte ricchezze non hanno il bisogno di andare alla ricerca di altre. Perché si diffonde l’idea di nobili come conquistadores? Un po’ è opera dei primi cronisti che esaltando le lodi e la figura del conquistador attribuivano un’origine nobile. Dagli studi di questo ceto di guerriero appare che i nobili erano minoritari, ma anche se erano. Di origini più modeste avevano preso l’abitudine di mascherare la loro classe sociale dietro un titolo generico di IDALGO. Da qui l’ambizione di svolgere l’esperienza coloniale per rinforzare il proprio onore, si partiva nelle spedizioni con uno scopo: CONTARE DI PIU’, di affermarsi socialmente e di trovare possibilità che la Spagna non offriva più. Se la conquista contribuisce molto al mito della superiorità spagnola, questo mito è stato possibile perché questa superiorità esisteva davvero nei confronti delle persone che si incontravano nel nuovo mondo, superiorità soprattutto militare. Secondo un motto che si usava dire all’epoca, questa categoria di persone si lanciavano alla ricerca di ORO, ONORE e la possibilità di PORTARE LA PAROLA DEL VANGELO. Le prime spedizioni, perla conquista dell’America, sono private, dovevano chiedere la licenza al re e. trovare fonti di finanziamento autonome, sono spedizioni che seguono uno schema comune. La campaña, ovvero la spedizione, è un gruppo in cui tutti i membri dividono i proventi, una parte spetta al re, una parte al capo, una parte a coloro che avevano investito denaro per la spedizione. Sono uomini ambiziosi e più inclini alla smodatezza che alla disciplina e questo sarà un problema molto grande: Colombo avrà dei problemi a contenere la crudeltà dei suoi uomini, il capo deve cercare di mantenere il controllo su bande ingorde, violente per evitare di nuocere ai beni della spedizione o entrare in conflitto con la corona. Il gruppo non è disciplinato, ma coeso e l’efficacia di questo gruppo si basava molto sul rapporto tra il capo e i suoi uomini. Sono gli aspetti tipici della figura del CAUDILLO, il capo militare che assume anche potere politico, un uomo con grande carisma e coraggio, ma anche senso della giustizia a riguarda della spedizione, capace di prendere decisioni nei momenti critici. Le avventure sfortunate o fortunate dei conquistadores sono una straordinaria epopea, proprio per la capacità di misurare il rischio e affrontarlo. I conquistadores partirono con iniziative spesso deliranti che caratterizzano la forte personalità di questi capi della conquista i quali però, anche se spesso agivano in maniera arbitraria, dovevano sottostare a una serie di limitazioni: dovevano attenersi alle concessioni, ai termini delle capitolaciones, dovevano rispettare le istruzioni generali che la corona aveva stabilito e sottomettersi al suo controllo. La capitolaciones era un contratto firmato dal conquistador e dalla monarchia con degli accordi. All’inizio della conquista la corona si mostrò molto generosa ad accordare nelle capitolaciones ampi leggi agli uomini che avrebbero deciso di impegnarvisi; quando la monarchia capì che Colombo non arrivò vicino a grandi imperi cinese e giapponese, allora la generosità della corona è minora, i sovrani si mostrano molto più vigili e nel caso si fossero sbilanciati come per Colombo in promesse eccessive, queste promesse vengono poi revocate. Questo è il momento di un primo bilancio di un primo dopo un quindicennio di scoperte. A partire dall’atterraggio di Colombo nella zona di Paria, inizia un’esplorazione verso sud-est che arriva fino all’esplorazione di una parte di coste del Brasile e poi un’esplorazione verso ovest fino al golfo di Darién; buona colonizzazione dell’isola di Hispaniola, Kuba e Jamaica. Non furono le isole ad attrarre la nuova generazioni di conquistatori, ma la terra ferma. Una tappa fondamentale che chiude questo ciclo fu l’impresa di DE BALBOA, un uomo rozzo, brutale, senza scrupoli che partì clandestinamente dalla spagna, fa rotta verso Darién, a ridosso dello stretto di Panama, dove creò un insediamento che diventerà la prima colonia europea sul continente e sarà protagonista di violenze nei confronti degli Indios. Nel 1509 fonderà una città nel golfo di Urabau, ma Laura Forlani BURGOS. Da qui emergono alcune teorie sul rapporto con gli Indios e il ruolo del re cattolico e dei suoi sudditi. A Burgos si esprime un predicatore, preferito dal re, BERNARDO de MESA, il quale sosteneva che gli Indigeni nel mondo erano un popolo libero quindi viene recepita l’obbiezione fatta da diversi settori della chiesa sul diritto degli spagnoli a disporre a loro piacimento degli Indios. Bernardo de Mesa sostiene che gli Indigeni siano un popolo libero con una propensione alla pigrizia. Nel pensiero della chiesa, nell’ozio si annida la possibilità del peccato e rimanere occupati è uno dei criteri per salvaguardare dal male gli individui. È dovere del re aiutare gli indios a superare la pigrizia, l’inattività. La libertà assoluta per uomini indotti alla pigrizia è un male. Vi erano anche voci ostili, alcuni sostenevano che la guerra all’infedele non è giusta per il semplice desiderio di dominio e per ottenere le sue ricchezze, si può fare guerra solo per affermare la fede, se gli abitanti accettano la fede, i principi cristiani potrebbero non invadere il loro territorio, questo mette in discussione la legittimità degli spagnoli all’invasione: se è vero che gli spagnoli devono evangelizzare e gli indios accettano di essere evangelizzati non si capisce perché poi gli spagnoli devono sottrarre loro ricchezze della loro terra. Questo dibattito porta alla domanda se il re di Castiglia poteva esercitare il potere politico. Se non era stato fatto invito alle popolazioni locali ad accettare la religione cristiana, gli infedeli possono difendersi. Se il re mosso da zelo cristiano e con l’appoggio del papa ha il diritto di svolgere una guerra giusta contro gli infedeli, una volta ottenuta dagli infedeli l’accettazione della nuova fede, non ci dovrebbe essere legittimazione alla conquista e quindi gli infedeli non potranno essere considerati schiavi a meno che non neghino obbedienza e non rifiutano di accettare il cristianesimo. I coloni che avevano oppresso gli indios dopo la conversione, per molti ecclesiastici erano tenuti ad un’ammenda. L’idea è che gli Indios, anche se docili e potenzialmente sottomessi al cristianesimo, vivono allo stato di natura. Per la chiesa il vivere allo stato di natura può essere giudicato nella maniera più diversa, nel caso della chiesa cattolica, l’idea di vivere senza il battesimo implica che l’individuo è a contatto con il demonio. Solo l’accettazione e la professione della fede cattolica permettono di creare una barriera al peccato; è per questo che Dio per voce del papa ha suggerito al re di inviare delle persone nel mondo degli infedeli che mostrassero la via della salvezza. La guerra, se vi è resistenza, è giusta e i prigionieri fatti in questa guerra giusta potevano essere fatti schiavi. Diversi teorici sostenevano che il diritto della Spagna alle Indie derivasse dal dono originario fatto da Alessandro VI (papa) secondo cui il re aveva una sorta di delega da parte del papa cui veniva riconosciuto potere spirituale e temporale, una delega alla colonizzazione. Agli indios doveva essere chiesto di abbracciare il cristianesimo e per fare questo dovevano essere trattati come pianticelle da crescere e non maltrattati. Viene sviluppata una contraddizione tra lo statuto di persone libere degli indios e la loro disponibilità alla coercizione. Gli indios dovevano lavorare e in cambio avrebbero ricevuto abiti e cibo e casa. Le assegnazioni di terre sarebbero state riconosciute ai coloni, ma nessuno poteva insultare un Indio. Questi dibattiti portano alle leggi di Burgos promulgate il 27 dicembre 1512 che invita a raggruppare tutti gli Indigeni in città e in villaggi e in case appositamente costruite e si ordina di bruciare le vecchie dimore per togliere agli Indios il desiderio di tornarvi. Il tasso di brutalità è molto alto, ma ha una logica perché se gli indio rimangono disgregati nei villaggi non possono assumere il messaggio cristiano e sono in balia del peccato e possono essere tentati a rivoltarsi all’autorità degli spagnoli. Dovevano essere costruite chiese, i bambini Indios dovevano essere battezzati. Ai caciques viene riconosciuto il carattere autorevole e si mira alla conversione dei caciques con la preoccupazione di battezzare i figli dei caciques i quali dovevano essere consegnati ai francescani che dovevano insegnare loro a leggere e a scrivere. Venne emanata la proibizione agli indios di danzare, è una violenza di tipo antropologico, viene proibito ciò perché c’è una ritualità nella danza, e quindi è ritenuta un accessorio delle vecchie credenze e quindi di culti satanici; venne proibita anche la possibilità di dipingersi il volto. In Spagna dopo la caduta del regno moresco di Granada, le popolazioni musulmane non furono immediatamente scacciate, come gli ebrei, ma vennero confinate sulle montagne; poco alla volta la legislazione spagnola proibì ai mori di portare i vestiti tradizionali. Questo fa parte di un’uniformazione dei comportamenti, un’individuazione del senso del pudore, una delle armi più efficaci della controriforma applicata in maniera molto severa nei confronti di popolazioni che vengono private delle loro pratiche più tradizionali. Per comunicare queste misure sviluppate dalle leggi di Burgos viene messa a fuoco una pratica giuridica chiamata REQUERIMIENTO (richiesta), procedura iberica elaborata e codificata da un giurista PALACIO RUBIOS, il quale sosteneva che le Indie erano state concesse da Dio agli Spagnoli, così come la terra promessa era stata offerta e consegna da Dio agli ebrei. Per questa donazione originaria di Dio agli spagnoli, il re di spagna poteva inviare degli uomini a chiedere agli idolatri di cedere il territorio concesso loro dal papa. Con il requerimiento si chiede ai nativi d’America di riconoscere la chiesa di Roma e il papa come supremi sovrani del mondo e in nome del papa riconoscere l’autorità dei sovrani spagnoli. Laura Forlani Se questo non avesse avuto luogo, sarebbe stata giustificata la violenza e la messa in schiavitù. Nel meccanismo autoreferenziale dei colonizzatori spagnoli, questo dava l’illusione di legittimare ogni azione che intendessero intraprendere. Quando si verificherà la catastrofe demografica e quindi la mancanza di manodopera, si cercò di compensare questa lacuna con la ricerca di schiavi nelle isole. Tra le voci più autorevoli della chiesa che mettono in discussione questo tipo di politica troviamo quella di un monaco, BARTOLOME DE LAS CASAS, originario di Siviglia, nel 1502 attraversa l’oceano per raggiungere il nuovo Mondo con il padre, il quale è interessato alle miniere, partecipa ad alcune spedizione e poi si occuperà di fornire ai coloni cibo e vestiti. Lascerà Hispaniola nel 1506 con l’intenzione di farsi prete e con l’abito religioso nel 1509 tornerà a Santo Domingo dove si occuperà dell’agricoltura nella fattura paterna. Assisterà ai sermoni di Montesinos, poi tornerà in Spagna nel 1515 dove diventa il portavoce di Montesinons della causa degli Indios, incontrerà il cardinale CISNEROS, uno degli uomini più potenti di spagna e aveva promosso la riforma del clero spagnolo con un’attività molto energica. Da quel momento in poi, de Las Casas svolgerà una funzione fondamentale in una battaglia in cui dedicherà tutta la sua vita in maniera efficace in alcuni casi e in altri in maniera meno efficace, senza ottenere la comprensione sufficiente per guidare la sua condotta. Le Antille per più di un quarto di secolo dal 1492 al 1519 divengono una sorta di laboratorio coloniale dove si elabora un apparato politico, sistema economico, giuridico e sociale che avrebbero permesso di sottomettere l’intero continente. È in questi anni che si cerca di inquadrare la popolazione e collaudare un sistema nelle isole; è nelle isole che si espande lo spirito di avventura e un’esperienza conquistatrice e una tensione molto forte che proietta gli Spagnoli alla ricerca di nuove terre, di oro e di schiavi. La scoperta si sviluppa secondo le concezioni cosmografiche di Colombo, concezioni errate; poco alla volta queste concezioni cadono a causa dell’esperienza di altri navigatori i quali inizieranno a scendere verso sud-est e inizieranno a dubitare di essere in Cina o in Giappone. La ricerca si spinge sempre più verso sud per cercare di superare questa massa di terra e arrivare verso le Indie, questa spedizione spetterà a MAGELLANO, autore della più straordinaria spedizione marittima perché nella ricerca del passaggio sud-ovest si riteneva che ogni golfo fosse la volta buona, ma toccherà a lui compiere un complicato viaggio a causa dell’indisciplina degli equipaggi, dell’inverno australe, ma in qualche modo nel 1519 Magellano passa il Capo Horn e sceglie una rotta, la migliore, che lo porta verso l’Asia e arriverà nelle Filippine, in questa zona sbarcano e durante uno scontro con la popolazione locale, muore. Le navi che si sono salvate, solo due, arriveranno nelle isole delle spezie, le MOLUCCHE, ma in questa zona inizieranno nuove difficoltà e le navi torneranno decimate, ma con un carico importante di spezie. Dopo aver compiuto la circumnavigazione ci si chiede di chi sono le terre scoperte a causa della raia, che divideva le zone di influenza portoghesi e spagnole. La raia sarà poi riprodotta nella parte opposta della sfera terrestre a seguito del TRATTATO DI SARAGOZZA. L’America centro-settentrionale è aperta alla colonizzazione. Termina la prima tappa della scoperta della conquista. Dopo colombo e la sequenza dei suoi viaggi e successivamente i viaggi minori compiuti da altri esploratori, tra il 1506 e il 1508, si sposta il centro di gravità dell’espansione, a partire dal 1506 si verificano regolari insediamenti sulla terraferma e nel 1508 si verifica l’occupazione della Spagna nei confronti dei nuovi territori e vengono annesse le grandi Antille: Santo Domingo, Kuba. Si verifica un fatto di grande importante: se la piattaforma di partenza è Siviglia, una volta che si consolida il mondo caraibico, il nuovo trampolino di scoperta della conquista sono le isole. Una delle tappe fondamentali dopo le scoperte di Colombo e la penetrazione nelle isole da parte dell’amministrazione spagnola è la SCOPERTA DI BALBOA nel 1513 che dà una nuova dimensione al mondo americano offrendo una nuova prospettiva di conquista, è grazie alla scoperta dell’istmo di Panama, il suo passaggio e l’insediamento in questa zona che si apre una nuova prospettiva di esplorazione. A partire dal 1519 inizia una seconda fase importante: la penetrazione spagnola in MESSICO. La conquista del Messico è l’impresa spagnola più conosciuta e documentata. Kuba una volta colonizzata, scoperta, esplorata rappresenterà un salto per raggiungere il continente. Questa nuova tappa deve essere capita come un salto di qualità molto importante, riemergono tre caratteristiche: la grande sete di oro, terre e schiavi; si rinforza la foga proselitistica, non si incontrano più poche popolazioni selvagge di Tainos, ma si incontreranno civiltà e l’obbiettivo di evangelizzare diventerà più complesso; aumenta il gusto della prodezza, dell’operazione coraggiosa. Il braccio di mare è tra Kuba e la penisola dello Yucatan, è esiguo, ma poco praticabile; colombo si era trovato a scegliere se attraversarlo oppure proseguire verso sud, scelse la seconda ipotesi. Una volta che si consolidò il governo di Kuba sotto il controllo di un amministratore particolarmente dotato di una personalità molto forte VELASQUEZ iniziarono una serie. di spedizioni: 1516, 1517, 1518. Un’importante spedizione fu quelle del 1518 da parte di DE GRIJALVA, scopre l’isola di Cozumel e rasenta la costa e farà un’esplorazione costiera e tornerà poi Laura Forlani indietro. Grijalva sfila davanti a Tulum, importante città Maya. L’iniziativa di mandare Cortés, in vista nell’amministrazione di Kuba, è di Velasquez. Cortés viene incaricato di armare una spedizione e sbarcasse sulla costa messicana. Con Cortes, la conquista arriva alla piena maturità, è un grandissimo capo militare, ha un intuito incomparabile, doti che gli permettono di sviluppare una strategia di estrema efficacia, e manifesta grande capacità politica. Cortes veniva da una famiglia di modesti Dalgos, una piccola nobiltà dell’estrema Dura, regine nel cuore dell’altipiano castigliano, nasce nel 1485, svolge alcuni studi a Salamanca e parte per Kuba nel 1504 dove rimane per quindici anni e fa fortuna. Quando lascia Kuba per il Messico, su ordine di Velasquez, nel 1519, in meno di diciotto mesi abbatte uno dei più grandi imperi coloniali, quello degli AZTECHI. Il cuore dell’impero è basato su altipiani e la capitale è su un lago circondato da catene montuose; la popolazione non era omogenea, l’imperatore degli Aztechi reggeva l’impero che si basava su alleanza con importanti città-stato, non c’era una continuità territoriale, non c’erano confini precisi, non c’era uno stato nazionale, non c’era un ordine legislativo né un esercito permanente; erano città-stato ognuna delle quali aveva il suo territorio con varie differenze etniche tra la popolazione. Nonostante queste differenze c’era una certa omogeneità sociopolitica e culturale in tutto il bacino del Messico. C’era un’omogeneità religiosa con alcune differenze locali, una delle caratteristiche di queste religioni era l’importanza data ai sacrifici umani, si sacrificava agli dei per garantire la perpetuazione del mondo. L’esercito veniva creato ad hoc, in occasione delle spedizioni di guerra e poi smantellato, tranne nelle zone di confine in cui vi erano protezioni. Cortés sbarca in queste zone e risolve alcuni problemi come ad esempio quello di comunicazione: riuscirà rapidamente attraverso una serie di intermediari, tra cui una principessa maya che diventerà l’amante di Cortes, ma anche un intermediario linguistico e culturale tra Cortés e gli Aztechi. Capendo il loro linguaggio, Cortes fu molto avvantaggiato rispetto ad altri esploratori e permise lui di conoscere le debolezze di quel popolo, vantaggio che gli Aztechi non avranno sugli Spagnoli; una delle paure che gli Spagnoli incutono sulle popolazioni locali è rappresentata dal cavallo. Nel primo scalo Cortés raccoglie informazioni preziose sulla ricchezza e potenza dell’impero azteco. Cortès percorrerà il litorale messicano sbarcherà a CEMPOALA, nel 1519, e inizia una lunga marcia tra vulcani e montagne con una strategia molto precisa, ovvero di non lasciarsi nemici alle spalle, ma dove il conflitto è inevitabile si impone con fermezza. Velasquez non vedendo tornare Cortès si preoccupò avendo il timore che sin rendesse autonomo e in questo caso, come succederà in seguito, la situazione poteva complicarsi molto, solo che Cortès fu un abile politico e sbarcando a Cempoala fonda una città, VERA CRUZ, la quale rappresenta un centro di potere, è come se Cortés cedesse i suoi poteri a questa città, formalmente non è una rivolta contro Velasquez perché ha creato una nuova unità amministrativa a cui rendere conto. Cortés svolse una nuova scelta molto determinata, ovvero quella di arenare le navi per neutralizzare i partigiani di Velasquez e impedire a chiunque di tornare e l’unica alternativa sarà avanzare verso il cuore del Messico. Il territorio degli aztechi era costituito da grandi città-stato con alleanze militari che avevano l’obbiettivo di soggiogare altre città-stato. Nell’impero azteco le premesse di amministrazione organizzata centralisticamente e gerarchicamente sono particolarmente scarse. Nessuna popolazione di quelle che Cortés incontra si sentono parte di un impero azteco, ma società sottomesse e vi era un forte desiderio di liberarsi, solo nelle zone intorno al bacino del Messico vi era un’unità culturale di fondo derivante da una parentela etnica e da un substrato culturale religioso comune. L’obbiettivo di Cortés consiste nel basarsi su divisioni politiche che fanno scoppiare l’impero azteco. Viene diffusa una messa in scena, una narrazione di sé stesso che Cortés riesce a far passare presso l’opinione pubblica delle città soggiogate che incontra, come liberatore e impressiona i capi villaggio per la sua audacia i quali lo vedono come un uomo forte e audace. Cortés riparte per città del Messico con migliaia di Aztechi e arriverà il 8 Novembre 1519 lasciando dietro tribù o amiche o sottomesse. Cortés grazie ai primi successi che ottiene, accolto con mitezza dagli aztechi si metterà ad agire di prepotenza: esprimerà una sentenza di morte contro alcuni capitani aztechi ritenuti responsabili di aver disturbato gli spagnoli e ordina di bruciarli vivi di fronte al palazzo di Montezuma; un gesto insolito, ma ha un suo significato perché è grazie a questo gesto che Montezuma perde tutti i titoli di imperatore del mondo azteco. Cortés poi lascerà città del Messico con una parte importante dei suoi uomini perché richiamato sulla costa dove Velasquez aveva mandato una spedizione per riprenderlo. Cortés ritornerà sulla costa e con un gesto di coraggio riuscirà a prendere di sorpresa le truppe di Velasquez e avrà la meglio e obbliga i suoi nemici ad allearsi con lui per poi ritornare nella capitale, ma si manifesta una situazione imprevista, il principale ufficiale di Cortés, ALVARADO, aveva commesso degli errori: aveva massacrato dei notabili aztechi e quando Cortés torna non si trova più di fronte una popolazione remissiva, ma provocata pesantemente sia da Cortés e soprattutto da Alvarado e scoppierà la prima forte reazione degli Aztechi e gli spagnoli saranno costretti a ritirarsi, la cosiddetta Laura Forlani mandano dei rinforzi e con una politica molto crudele che mira a terrorizzare le tribù che possono allearsi con gli uomini di Manco, si riuscirà a togliere l’assedio. Gli spagnoli però non approfitteranno di questa situazione e si verrà a creare un dissidio tra Almagro e la famiglia Pizarro. Almagro si impadronirà di Cuzco e nel 1537 si verifica uno scontro decisivo tra gli uomini di Pizarro e Almagro, avrà la vinta Almagro. Pizarro è obbligato a organizzare la difesa di Lima temendo che le forze di Almagro potessero avere la meglio. Manco si era ritirato e rifugiato in una zona dell’entroterra, VITCOS, da dove inizierà a disturbare le comunicazioni degli spagnoli, e sarà per molti la capitale della resistenza Incas. La battaglia conclusiva sarà quella del 1538 a LAS SALINAS, Almagro, vecchio e ammalato, partecipa a questa battaglia, verrà catturato e decapitato all’età di 63 anni. La situazione divenne sempre più sanguinosa e drammatica in quanto a partire dal 1538, la guerra diventò triangolare: da un lato il conflitto con Manco, il quale verrà poi eclissato tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta dal conflitto tra coloro che erano a favore di Almagro e coloro che erano a favore di Pizarro. Successivamente subentrerà un terzo conflitto tra gli uomini di Pizarro e la corona. A Cuzco i partigiani di Almagro si raggruppano attorno al figlio DIEGO, un meticcio, che nel 1541 organizza una spedizione contro Lima, a Lima questa spedizione avrà successo e riuscirà a uccidere Francisco Pizarro; per un anno Diego occupa Lima, ma alla fine viene sconfitto nel 1542 dai suoi avversari e verrà giustiziato. In questi anni Gonzalo Pizarro capeggia una rivolta degli spagnoli del Perù contro la monarchia; in questo scontro il rappresentante del re di Spagna riuscirà abilmente a isolare Gonzalo finché i due eserciti, quello di Pizarro e degli spagnoli, si affronteranno non lontano da Cuzco nel 1548, dove Gonzalo Pizarro verrà giustiziato e la maggior parte delle truppe di Pizarro sopravvissute deciderà di schierarsi dalla parte della monarchia. Nel settore della rivolta Inca, dopo Manca ci saranno due successori. Il problema degli Inca verrà risolto soltanto a fatica da un. Governatore spagnoli particolarmente energico. I due Inca successivi, TITU CUSI e poi TUPAC AMARU, mantengono in vita quello che rimane del grande impero Incas. Titu Cusi muore e gli succede il fratello Tupac Amaru, il quale era ostile al cristianesimo e blocca il processo di evangelizzazione e vengono ristabilite le vecchie tradizioni degli Inca. Amaru poi minaccerà gli spagnoli fino a quando non si riapre uno scontro nel 1572 dove gli spagnoli vincono. Amaru fugge con il figlio, verrà mandata una squadra per catturarlo e giustiziato il 24 settembre 1572. Gli Incas sono vinti soprattutto a causa dell’inferiorità globale del loro sviluppo; l’impero inca indebolito dalla guerra civile e fortemente gerarchizzato crolla. La disfatta degli Indios è un disastro cosmico, è visto dalle popolazioni locali come una sorta di catastrofe divina, il vinto è vittima del destino e gli Indios subiscono una sorta di apocalisse, crolla l’ordine antico, la chiesa cattolica ne istaura uno nuovo e raramente nella storia si verificò una disfatta di questa ampiezza. Le. Cause possono essere ricondotte alle strutture mentali degli Incas che non riescono a modificarsi di fronte all’arrivo degli spagnoli. Per gli Incas la guerra viene combattuta ritualmente, non sanno rinunciare ai riti e ai tabù. Gli spagnoli capiscono che nella mentalità degli Incas c’è una difficoltà che impedisce loro di organizzare le loro forze che sono più vasta e quindi giocano su questa debolezza attuando spedizioni di sorpresa, c’è una duttilità mentale dovuta a una più antica civiltà che ha più esperienza contrapposta a una rigidità della mentalità degli Incas che non sanno cambiare in. Funzione delle caratteristiche del nuovo nemico. Gli spagnoli sono cosi sicuri delle loro vittorie che finisco per abbandonarsi, come nel caso del Perù, a una autodistruttiva rivalità tra gruppi condottieri e la loro clientela. Il Perù è un territorio stretto mal abitabile che non consente espansione, e anche per questo divampa la guerra civile al punto che il Perù spagnolo rischia di rompere, corroso da queste guerre interne, con la Spagna. Questo testimonia la fragilità della società che esce dalla conquista. Nonostante i conflitti interni, la conquista marcia, le culture indigene vengono sterminate e inizia un grande processo di acculturazione. Nonostante le falangi dei colonizzatori e evangelizzatori ottengono buoni risultati sulle popolazioni degli Incas, il processo di colonizzazione si annuncia complicato e per consolidare la conquista si afferma una nuova epopea, LA COLONIZZAZIONE. La conquista ha instaurato un regime di signoria sul modello della reconquista che dimostrava la volontà di estendere la cristianità al dominio dei re a spese dei pagani, di infedeli obbligando le società sconfitte e occupate a versare tributi e con la possibilità da parte degli uomini impegnati nella conquista di rifarsi sui popoli soggiogati attraverso il bottino. Malgrado alcune similarità di procedure, l’esplorazione spagnola fu diversa da quella portoghese: il Portogallo organizza un grande impero commerciale in africa e in Asia, un impero che produrrà enormi profitti; invece ai re spagnoli, all’inizio spetta una delusione, dovranno aspettare circa vent’anni perché a differenza dei portoghesi non trovano granché. È con Cortés che gli Spagnoli iniziano ad avere una rimuneratività delle loro conquiste; è in questa occasione che gli spagnoli si direzionano verso un nuovo modello, quello dell’insediamento, soprattutto nelle conquiste continentali. Le capitolaciones, le licenze emesse dai re di Spagna, continuano ad essere lo strumento legale di autorizzazione della conquista, ma con clausole sempre più precise: Laura Forlani quanto più si capisce che il bottino è ricco, che i territori sono ampi, i reali saranno sempre più attenti e precisi rendendo l’obbligo di evangelizzazione più incalzante perché si prospettano popolazioni molto più numerose. Tutte le spedizioni sono organizzate con uno schema preciso, e finanziate da capitale private, ogni membro doveva provvedere al suo armamento e il capo della spedizione forniva il necessario per le provviste della spedizione e. i mezzi di trasporto. I profitti non erano regolari, ma stabiliti con la legge del bottino castigliano: un quinto al re, da un settimo a un decimo che va al comandante della spedizione e il resto doveva essere diviso in quote, una ad ogni fante, una e mezza a ogni balestriere e due quote ad ogni cavaliere. Nei secoli successivi verranno stilate leggi delle Indie che regolamenterà la conquista. La grande mobilità sociale della conquista impone una gerarchia e un’organizzazione delle spedizioni che iniziano ad avere un carattere autoctono, americano. La conquista avanza da un’area di sosta all’altra, si arriva alle isole, da qui si va in Messico e dal Messico si arriva in Perù. Una volta consolidato il Messico, si verificheranno una serie di spedizioni per esplorare le coste pacifiche e infine ci sarà la NUOVA GALIZIA che verrà lentamente esplorata. In un secondo momento oltre a esplorare le coste ci si imbatterà anche nella possibilità di attraversare il Pacifico. Tra il 1560 e il 1570, gli Spagnoli attraverseranno le Ande anche nella zona meridionale, zona cilena e la Bolivia. Anche a nord c’è la parte sud-est del continente nord-americano che diventerà oggetto di alcuni viaggi di scoperta; a spingersi in questa direzione tra il 1539 e il 1542 sarà HERNANDO de SOTO, il quale sarà in cerca di ricchezze. I conquistadores si spingono dalle zone conquistate alla ricerca di nuove possibilità di arricchimento: Pizarro, nel 1541, si spinge oltre le Ande per cercare ricchezze nel cosiddetto Eldorado, mentre Orellana si stacca dalla spedizione di Pizarro e percorrerà il bacino delle Amazzoni che gli consentirà di discendere fino alla foce. Queste spedizioni non portano a risultati materiali. La conquista termina dopo il 1542, le licenze non comportano più effettiva occupazione; tra il 1550 e il 1560 alcune leggi vieteranno di portare guerra agli indigeni e porteranno a una limitazione dell’autonomia dei conquistadores in nome di un’evangelizzazione delle popolazioni. Gli uomini delle colonie non si preoccuparono fino al primo ‘600 di queste leggi, tuttavia tra il 1560 e il 1570 gli Spagnoli avevano soggiogato tutte le civiltà precolombiane e il controllo delle zone occupate è consolidato. È la fine della grande conquista. Per quanto riguarda la zona rioplatense, entrò nell’interesse della corona quando non ebbe più un progetto specifico. Gli spagnoli e in parte i Portoghesi si erano posti il problema, prima di trovare lo stretto di Panama, ma anche dopo, cercano il modo di aggirare il continente americano scendendo a sud-est; gli spagnoli. Poi scoprono lo stretto e si creerà un nuovo trampolino di lancio per scoprire il sud. Tra il 1515 e il 1529 si svolsero quattro spedizioni dirette a sud alla ricerca del passaggio sud-ovest lungo la costa, riconoscono un elemento particolarmente caratteristico, un estuario chiamato RIO DE LA PLATA. I primi navigatori immaginarono di aver trovato la fine del continente, ma c’è un gigantesco estuario di acque marroni piene di sedimenti perché raccoglie due fiumi URUGUAY e PARANA. Entrano, approdo e si accorgono subito della scarsità del territorio: non c’è cibo e si scopre anche che le diverse popolazioni indie erano integrate, ovvero le popolazioni possedevano prodotti che commerciavano lungo il corso dei fiumi con altre popolazioni e questo lasciò immaginare agli spagnoli che ci fosse un entroterra interessante. Una volta conclusa la conquista del Perù, la corona incoraggia una spedizione nel rio de la Plata con a capo un suo gentiluomo, PEDRO DE MENDOZA, e si fissa in un approdo, dove si troverà successivamente Buenos Aires, e si creerà una testa di ponte nel 1536 dal quale partono altre due spedizioni, fino a fissare nel 1537 dove attualmente c’è ASUNCION. Una seconda spedizione risale lungo il rio del Paraguay e deviare verso ovest perché arrivano voci che ci sia un monte di argento, cosa per altro vera, ma sarà più a nord; coloro che svolgeranno questa spedizione moriranno tutti e non potranno comunicare ciò che hanno trovato. Si individua un’area di espansione dove gli spagnoli sperano di trovare un bottino. Nella bocca dell’estuario, gli indigeni mancavano di un’organizzazione che permettesse agli spagnoli di stabilire un insediamento stabile assoggettando indios e gli abitanti di quella zona sarebbero diventati nemici temibili per gli spagnoli. Si poteva fare a meno degli indios, perché i porti che gli spagnoli riuscirono a costruire lungo i fiumi erano abbastanza protetti dalla minaccia delle popolazioni che si affacciavano sull’estuario. Vi erano altre popolazioni abbastanza pericolose, ma non nemici dichiarati quindi presso queste tribù si poteva comprare cibo e la navigazione fluviale comincia a rendere. Non lontano da Asuncion, gli spagnoli vengono a contatto gli INDIOS GUARANIES, erano lavoratori con molti alimenti erano sottomessi agli spagnoli, ma accettavano il baratto; in questa zona c’era una mancanza di oro e questo spiega il ritardo come questa provincia viene integrata alla spagna; era una zona selvaggia e i tributi che gli spagnoli imponevano erano pagati con frutti della terra, gli spagnoli si specializzano con imbarcazioni adeguate nella navigazione fluviale. La fondazione di Mendoza si comincia a sbiadire fino ad annullarsi, mentre Asuncion e il centro dell’organizzazione locale. Nel frattempo, negli Laura Forlani anni Quaranta cominciano a partire da Cuzco delle spedizioni per collegare il basso Perù con l’alto Perù, spedizioni animate dalle voci di ricchezze in direzione del bacino della Plata. Era necessario rafforzare il controllo sul mondo indigeno e ridefinire lo spazio che doveva occupare Asuncion come provincia all’interno del sistema coloniale. Nel 1556 si legalizzano i primi repartimientos, misure messe in atto per ripartire la popolazione indiana e affidarla a spagnoli che potessero utilizzare il loro lavoro. Per incrementare la produzione si introduce l’allevamento, si trasportano dalle zone pastorizie ovini, bovini e cavalli che vengono insediati dentro questo bacino. Si consolida l’asse fluviale che parte dall’estuario di rio de la Plaza e termina ad Asuncion garantendo uno sbocco verso l’Atlantico e un inizio di legame con l’alto Perù. Un funzionario di Asuncion sarà incaricato di fondare lungo il Parana diversi scali fluviali nel 1573 Santa Fe e dietro l’incarico dell’amministrazione coloniale rifonderà nel 1580 Buenos Aires: JUAN de GARAY. Buenos Aires verrà rifondata e popolata per commerciare con il Brasile o raccogliere i prodotti che arrivano a Santa Fe e scambiate lungo il corso del Paranà. In questi anni nell’alto Perù si scoprono importanti miniere particolarmente ricche. I FONDAMENTI GIURIDICI DELLA COLONIZZAZIONE Spagnoli e Portoghesi avevano concezioni giuridiche che scaturivano dal diritto romano e dal più recente diritto canonico. In tutto il sud dell’Europa, l’autorità del diritto romano permeava la vita civile. La rielaborazione del diritto romano e canonico aveva dato luogo al diritto comune. L’idea di reconquista intesa come restaurazione del dominio cristiano era entrata all’interno delle clausole giuridiche ricorrenti. L’occupazione del nord Africa voleva essere la continuazione della restaurazione del dominio cristiano che aveva una sua legittimità giuridica. Le canarie erano più facilmente assimilabili al nord Africa perché erano abitate, nelle Canarie c’è stato un primo incontro con popolazioni molto diverse da quelle che gli Spagnoli già conoscevano., invece vi erano isole disabitate come l’arcipelago delle Azzorre e di madera ed erano considerate “res nullius”, ovvero cose di nessuno, se qualcosa non appartiene a nessuno, spetterà al primo che se ne appropria stabilire la propria proprietà. Furono i giuristi i primi a sforzarsi contro ogni approssimazione e a discutere sul nuovo assetto che stava prendendo il mondo dopo la scoperta, la scoperta poneva grandi questioni giuridiche. Con l’acquisizione di un nuovo continente sono i giuristi che iniziano a porsi degli interrogativi tra cui di chi era il mare scoperto? Era res nullius o res comunis (appartenente a tutti)? Era liberum o clausum? E su di esso i sovrani avevano un dominium/ imperium/ iurisditio? Iniziano attorno a questi temi degli scontri tra giuristi nello sforzo di definire la comprensione del nuovo mondo con strumenti concettuali che i giuristi disponevano. I giuristi, però, dispongono di strumenti concettuali elaborati nel vecchio mondo in base all’antico diritto comune medievale e con questo armamentario di vecchio tipo si trovano a dover definire una realtà del tutto nuova, o si plasmano gli strumenti concettuali per applicarli ad una realtà nuova molto diversa oppure se ne elaborano di nuovi per capire giuridicamente questi nuovi mari e terre. Il nuovo mondo fu interpretato e letto in termini giuridici. La lingua del diritto è il latino, il diritto che maneggiano gli Europei è lo IUS COMUNE, l’enorme distanza tra Europa e America fu inizialmente colmata con utopie filosofiche e religione. La prima osservazione intellettuale che abbiamo del nostro mondo attinge a visioni filosofiche utopiche e religiose. È il sogno politico-religioso di molti intellettuali del tempo che un po’ si ispirano al governo ideale realizzato da Tommaso Moro, la prima rappresentazione del mondo che gli Spagnoli incontrano è di carattere utopico (illusorio, immaginario). Ben presto i conquistadores iniziavano a vedere i nuovi territori come roba loro, l’idea che essendo le loro spedizioni sono costate forza, coraggio e fatica in qualche modo questo sforzo intrapreso doveva essere ripagato. Si Laura Forlani internazionale. La maggioranza dei giuristi alla fine di questa polemica, che si basa essenzialmente sui mari, riconoscerà che gli oceani non sono riducibili a res nullius e quindi accaparrabili. FONDAMENTI GIURIDICI DEL DOMINIO SULLE TERRE L’occupazione delle terre ferme non pone gli stessi problemi del mare perché nell’occupazione delle terre si possono stabilire dei confini precisi e le terre possono dare origine a una occupatio. Le demarcazioni geografiche, in quanto dotate di forza giuridica, furono delle armi di conquista molto importanti. La battaglia per le. Demarcazioni geografiche sarà un aspetto molto importante per l’affermazione del diritto coloniale e delle guerre coloniali. I fondamenti giuridici erano tre: diritti alla scoperta e all’occupazione; la concessione papale; trattato stipulato tra potenze in particolare tra Spagna e Portogallo. Erano principi ricavati dal diritto medievale e furono presto messi in discussione. Il principio della prima scoperta fu contestato in quanto esso non avrebbe avuto legittimità se non ci fosse stato in seguito una presa di possesso con fondazione di colonie. Da Colombo in avanti si succedono le TOMAS DE POSESION (prese di possesso), le quali avvenivano con una cerimonia simbolica, un verbale redatto dallo scrivano ufficiale. Questo sistema però comincerà a subire critiche sempre più forti poiché mancava di un dato di reciprocità poiché non si teneva conto degli Indigeni. Le critiche erano forti in ambito giuridico da parte di diversi teologi spagnoli a partire dalle dottrine della scolastica, ovvero le teorie di San Tommaso d’Aquino. La scolastica è quella filosofia cristiana medievale ispirata dal pensiero di San Tommaso; la grande operazione intellettuale di San. Tommaso sarà quella di spiegare le verità di fede attraverso l’uso della ragione, quindi la fusione tra la rivelazione cristiana con i sistemi filosofici del mondo greco e ellenistico. Intorno al tardo medioevo conosce una lenta decadenza che corrisponde alla perdita di unità teologiche del mondo cristiano salvo in spagna dove tra ‘300 e ‘500 conosce una rinascita e si può parlare quindi di NEOSCOLASTICA soprattutto questa rinascita verrà interpretata da FRANCISCO di VITTORIA, sulle cui teorie si pensa che si possa fondare il diritto internazionale. Secondo San. Tommaso, lo stato è il prodotto della religione naturale e quindi anche il potere esercitato da sovrani pagani è legittimo. Questo è un problema. Per San. Tommaso se sono legittimi i regni cristiani lo sono anche quelli pagani; analogamente il diritto di proprietà si fonda sull’ordine naturale e poiché il diritto naturale vale per tutti i popoli la tarda scolastica spagnola concluderà che gli Europei non potevano defraudare gli Indios del potere e dei loro aver: stato e proprietà, che fanno parte dell’ordine naturale dell’esistenza degli uomini non potevano essere violati dagli Europei. La conseguenza fu che la scoperta non implicava il diritto di occupare i paesi occupati e questo fu il principio su cui di basò BARTOLOMEO DE LAS CASAS, un principio che non era estraneo al pensiero giuridico corrente, ma un filone interno poiché si rifaceva a San. Tommaso. La tarda scolastica arriva a negare che la concessione papale fosse un valido fondamento per instaurare una dominazione coloniale. Le bolle papali si basava su una teoria opposta, ovvero il potere universale del pontefice. Il pontefice ha potere diretto sulle faccende terrene, non solo su quelle spirituali e di conseguenza costituisce un’autorità suprema anche sui popoli pagani. Dato il potere universale, dato da Dio al papa, il papa non ha solo potere spirituale sui cristiani, ma ha anche una competenza sulle cose terrene e si estende a tutti i popoli, il papa, attraverso bolle papali, può passare il suo potere ai sovrani di Spagna. I giuristi della corona utilizzano proprio questo per difendere le pretese della Spagna per accaparrare le Indie. Sostenitore di questa teoria fu PALACIOS RUBIOS, il quale fu il redattore del REQUERIMIENTO, un testo con cui si informavano i nativi che erano vassalli del monarca di Castiglia e sudditi del papa e qualora si opponessero si annunciava a costoro che sarebbero stati sottomessi con la forza o trasformati in schiavi. Altri teologi contestano questa tesi secondo cui Cristo non voleva essere un sovrano terreno e che quindi neanche il papa poteva aspirare a una sovranità temporale e quindi non aveva un’autorità sui pagani. Dato che la questione dell’autorità papale era fortemente discussa da diverse fonti giuridiche ed ecclesiastiche, bisogna trovare un altro criterio che spiegasse l’occupazione e il più convincente fu il compito della conversione dei pagani. La scoperta e la conquista trovano il loro senso più alto nella redenzione cristiana perché portavoce della redenzione cristiana sono i conquistatori che danno la possibilità di predicare agli indiani il vangelo. Per Spagnoli e Portoghesi la scoperta di terre sconosciute rientra in qualche modo in un piano divino di salvezza. La fede cristiana, quindi, doveva diffondersi anche tra i barbari perché questo progetto previdenziale potesse avere luogo. Questo fa si che anche le correnti di pensiero che negavano al papa il diritto di potere temporale, riconoscevano però il diritto di guidare l’attività missionaria, portare il verbo di cristo ai barbari e ai pagani. I teologi quindi dedussero il fatto che il papa poteva delegare a un sovrano cristiano il compito di evangelizzare i pagani. È in questo senso che vengono interpretate le bolle del 1493, come una delega ai re cattolici per l’attività missionaria, ma è un artificio quello dell’attività missionaria. Per spianare la strada ai missionari, per sopperire Laura Forlani alle grandi spese necessarie, era giusto che i re si impadronissero dei territori indiani; nella filosofia coloniale i capi indiani che si convertivano potevano rimanere in carica, i caciches. Assoggettare gli Indios con le armi era fondamentale per predicare il vangelo. Alcuni giuristi facevano leva proprio su questo argomento per giustificare la guerra e le conversioni forzate. SEPULVEDA e la sua scuola riterranno che la guerra e le conversioni forzate nei confronti degli Indios hanno una piena legittimità. Se un principe pagano impedisce la conversione dei sudditi o perseguita coloro che si sono convertiti, gli Spagnoli possono fare guerra; questo principe pagano che impedisce l’esercizio della fede cristiana e la libera predicazione è un tiranno e può essere deposto. Ci sarà un altro argomento che cercherà di difendere gli Spagnoli nelle loro pretese di insediamento, di conquista di nuove terre scoperte; un principio che adotterà Carlo V, il principio dell’IMPERO UNIVERSALE, un’antica idea medievale quando il mondo europeo era governato da due entità: l’impero e la chiesa; e quindi anche la creazione di un impero spagnolo oltreoceano poteva ricadere all’interno dell’antica idea del principio dell’impero universale. Questa idea sarà particolarmente contestata dalla scolastica. Tra gli argomenti che gli spagnoli utilizzarono per legittimare la loro potenza aggressiva nel nuovo mondo troviamo anche l’idea che si fecero alcuni conquistatori di affermare con la loro impresa militare l’illegittimità dei principi Incas: Francisco de Toledo fece svolgere delle ricerche per capire come fosse organizzato l’impero Incas per arrivare alla conclusione che gli Inca non avevano detenuto il potere da sempre né l’avevano ottenuto per eredità o elezione e quindi il loro impero era stato imposto con l’uso delle armi, Gli Incas erano degli usurpatori che facevano valere il loro potere illegittimamente contro il resto delle popolazioni americane. Questo autorizzò gli spagnoli che si erano appropriati dell’impero inca ha autodefinirsi i liberatori delle popolazioni sudamericane contro l’illegittimità degli Incas. Sepulveda fondava il sostegno a un’attiva politica coloniale su un aspetto del pensiero di Aristotele, ovvero gli uomini barbari sono destinati a servire coloro che sono più civile, quindi il compito delle popolazioni più civili è quello di dominare quelle più selvagge, più primitive. Non c’è un argomento giuridico, ma una convinzione politica, una convinzione che dà agli uomini più civili il diritto di dominare gli uomini più barbari. Gli spagnoli erano un popolo eletto, per Sepulveda, e quindi destinati a guidare le sorti della storia del mondo, mentre i barbari era cannibali, privi di pudore, dediti all’ubriachezza. I peccati che gli Indios commettevano contro Dio e contro natura autorizzano gli spagnoli a conquistare l’America. Questo è il tentativo di aggiungere un criterio non più giuridico, ma morale per giustificare il colonialismo e l’imperialismo presentando questa missione degli spagnoli come qualcosa di utile alla civiltà. Questa teoria venne messa in discussione, ma allo stesso tempo aveva il sostegno delle università e aveva a difesa l’autorità di Sepulveda. Dopo molteplici oppressioni, una bolla del 1537 di papa Paolo III, proclamò gli Indiani veri uomini. FRANCISCO DE VITTORIA (1483-1546) è considerato uno dei padri fondatori del diritto internazionale; è un rappresentante della scuola filosofica di Salamanca. Interverrà su diversi temi tra cui quello della guerra giusta. Egli interviene sostenendo la teoria di San. Tommaso sulla guerra giusta, ma introducendo un concetto sulla proporzionalità per cui i mali provocati dalla guerra non devono essere maggiori di quelli ai quali si vuole portare rimedio. Fu il primo teologo ad affrontare la questione della conquista spagnola dell’America e quella del rispetto degli Indios. Egli sostiene che il papa non può concedere il patronato al re cattolico, non può delegare il suo ruolo nell’America coloniale al re cattolico in quanto il papa non è padrone del mondo e non ha potere in campo temporale sugli infedeli. Questa scuola di pensiero riconosce i dritti degli Indios, la loro dignità umana, la loro capacità giuridica. Così facendo de Vittoria rompe il concetto della società cristiana universale creando un nuovo concetto di diritto internazionale. I tardi scolastici cercano di dare un fondamento nuovo ai rapporti internazionali basato sul principio dello ius gentium, un insieme di regole derivate dalla ragione naturale e osservato da tutti i popoli, un diritto sovranazionale che prevede alcuni principi accettati da tutto il mondo. Teoricamente si contrappone al ius civilis, il diritto locale, legge scritte in funzione del governo di una determinata area. I tardi scolastici cercano di dare un fondamento nuovo ai rapporti internazionali basato sul principio dello ius gentium formulando un concetto di comunità universale che avrebbe dovuto abbracciare tutto il genere umano. dato che lo ius gentium vuole che tutti i popoli abbiano rapporti tra loro, gli Spagnoli, secondo de Vittoria, hanno diritto di emigrare nei paesi oltreoceano purché non venga fatto un torto agli indigeni. Solo se gli indios maltrattano gli spagnoli o impediscono loro di circolare nei nuovi territori si può far fronte alle armi, occupare il loro paese e costringerli a rispettare lo ius gentium. De Vittoria sosteneva, però, che era impedito alle altre nazioni europee di insediarsi in America. Laura Forlani Il dibatti sui fondamenti della colonizzazione americana suscita grandi ripercussioni. Carlo V ritenne scandalose le critiche contro la pretesa della legittimità della dominazione spagnola e arrivò fino a proibire, nel 1539, di pubblicare dispute e prediche. Las Casas criticò apertamente davanti a Carlo V le crudeli operazioni spagnole nel nuovo mondo, chiese che tutte le conquiste fossero annullate e che i. nuovi territori fossero restituiti agli Indios. Questa richiesta non verrà esaudita. Nel 1573 la parola conquista verrà sostituita con il termine PACIFICACION, che implica trattare gli Indigeni in modo umano. Questo si capisce anche tenendo conto di uno dei modi con cui si cominciò a definire la strategia di insediamento degli Spagnoli: POBLACION, un certo tipo di insediamento dei coloni nei territori conquistati in vista della costituzione di una repubblica cristiana. L’obbiettivo era quello non solo di mettere gli Indios al lavoro, ma anche di insegnare loro a vivere nella società cristiana. il primo problema era quello di normalizzare l’emigrazione. La corona vuole avere il controllo di chi parte nel nuovo mondo. L’emigrazione fu soprattutto maschile, ed erano cattolici castigliani, ma successivamente si incoraggia anche una emigrazione femminile con l’obbiettivo di ricreare la famiglia cristiana monogamica tradizionale. Successivamente l’emigrazione venne aperta anche agli Aragonesi. I re però svolsero una selezione per chi far partire e chi: non potevano partire ebrei, e anche agli ebrei che si erano convertiti, ai Moriscos, agli eretici. Per poter partire serviva una licenza di trasferimento da parte casa de contratacion tranne per alcune categorie privilegiate ad esempio gli ecclesiastici, marinai, soldati e servitori. Le navi. In partenza dovevano registrarsi, ma c’erano anche partenze clandestine. La conquista e la colonizzazione venivano svolta da persone che provenivano da specifiche regioni della spagna soprattutto spagna meridionale e centrale. Grande contributo nella colonizzazione spagnola venne dato dai Portoghesi ricercati come marinai esperti e tra i Portoghesi vi erano molti ebrei convertiti in fuga dell’inquisizione (tribunale di stato spagnolo che perseguitava chiunque fosse sospetto di tracce ebraiche nella famiglia, oppure di potersi rifare alla tradizione ebraica). Le persone che andarono nelle Indie portarono con sé le loro caratteristiche: valori, pregiudizi, usanze, modelli di pensiero e comportamento e li impongono in una zona molto diversa. I valori della Spagna sono: una spagna signorile, una società tradizionale conservatrice, una società pastorale con l’esperienza recente della Reconquista. Tra il personale della prima emigrazione ci sono soprattutto lavoratori, artigiani in particolare quando inizia l’epoca della pacificacion. Con la pacificazione cambia anche la qualità degli immigrati, meno avventurieri, più uomini provenienti dai mestieri. Tra il 1540 e il 1580 si scopre e si realizza che la proporzione di dalgos rimane bassa, ma compaiono nuove categorie di cittadini che dimostrano come cambia il tipo di insediamento: mercanti, domestici, un gran numero di missionari, trados (amministratori) e nonostante i divieti i anche gli ebrei convertiti. I demografi hanno scoperto che dopo il 1550 si verifica una demografia locale, gli spagnoli si accoppiano e fanno figli spagnoli nel nuovo mondo e quindi la popolazione aumenta più per le nuove nascite in loco che non per l’immigrazione. Non appena la conquista sfuma verso la colonizzazione, i conquistatori si insediano e si organizzano per vivere dei tributi degli indios, del lavoro delle popolazioni sconfitte. Successivamente arrivano nuovi uomini che vogliono cercare di impadronirsi di altri territori, ma è troppo tardi quindi si insediano comunemente nelle città e iniziano a svolgere il lavoro che svolgevano in patria. LE CARATTERISTICHE DELL’ESPANSIONE COLONIALE Il modello rimase quello della Reconquista, i territori riconquistati appartenevano alla corona; se è vero che nella reconquista il bottino veniva spartito tra feudatari, cavalieri, è anche vero che la terra apparteneva al re, il re in quanto signore a sua volta provvede a una distribuzione del suolo con criteri specifici lasciando, ad esempio, ai mori che accettavano di vivere sotto il dominio cristiano lasciando le loro proprietà e assegnando ai cristiani delle terre nei territori conquistati. Anche in America i territori occupati erano di proprietà del re per il diritto di conquista e in particolare la proprietà fondiaria dei possedimenti degli imperi Azteca e Inca poteva verificarsi solo per concessione reale, non era possibile la libera appropriazione del suolo. La remunerazione consisteva nel diritto di cercare oro e la possibilità di commerciare con gli Indios. La prima emigrazione viene incoraggiata attraverso il permesso di lasciare agli spagnoli la proprietà delle case che avrebbero costruito in loco e che avrebbero mantenuto per almeno un anno. In questa fase si pensa di poter creare colone agricole. Inizialmente i beni di consumo arrivavano dalla Spagna, poi poco alla volta inizia la coltivazione. Fu per questo che Colombo fu autorizzato a distribuire terre coltivabili in lotti di proprietà libera e alienabile, ovvero un colono ottiene della terra e la può vendere, ma anche in questo caso i coloni che volevano godere di queste donazioni di terre dovevano impegnarsi a risiedere stabilmente per almeno quattro anni e coltivare la terra. Questa precauzione Laura Forlani destinata ai fanti che volevano stabilirsi nelle zone strappate ai Mori. Filippo II stabilì per legge che era un’area di 50 piedi per 100. Poi vi erano le CABALLERIAS, era un lotto che spettava al cavaliere e comprendeva un’area doppia rispetto a quello della peonia. In Messico le mercedes de tierra erano sono caballerias di 43 ettari. Una mercede de tierra però poteva comprendere diverse caballerias o peonias per modulare il compenso che si poteva riconoscere ai coloni e creare così una gerarchia sociale, ovvero in base alla quantità di terra si crea una gerarchia del mondo rurale. La terra era assegnata come proprietà libera e ereditabile in cambio di edificare sul lotto urbano e, nel caso di caballerias e peonias, di coltivare prima di pensare di venderla. Vi era, però, un problema, ovvero quello delle terre occupate abusivamente. Coloro che avevano occupato terre in maniera abusiva, quest’ultime dovevano essere restituite o acquistate, ma è difficile fare ciò quindi il potere trova accomodamenti per sanare gli abusi chiamati COMPOSICIONES, lo stato denuncia questi abusi e successivamente si arriva a un negoziato, che oggi sono chiamati condoni. Nonostante le precauzioni prese dalla corona, il latifondismo in America coloniale sorse comunque attraverso un meccanismo di concentrazione di terre in mano a poche famiglie. Questo fu più che un prodotto di assegnazioni da parte della corona fu oggetto di vendite. Molti spagnoli chiedevano assegnazioni di terre per poi rivenderle oppure facevano lavori nelle terre solo per far lievitare i prezzi e poi venderle. Quando c’è vendita è il proprietario più ricco che accaparra. Molto spesso i grandi proprietari comperano attraverso dei prestanome, ovvero persone che danno il loro nome per comprare, ma di fatto la terra arriva nelle mani di grandi magnati che si appropriano di zone molto ampie incolte. Per legalizzare una situazione sfuggita di mana alla corona, il modo per cercare di ripristinare questa situazione furono le composiciones, che legalizzano le occupazioni abusive di terreno attraverso multe, soldi che la monarchia incassa. Anche le estancias, le grandi tenute rivolte all’allevamento, in origine prevedevano solo il diritto di pascolo, ma non implicavano il diritto di proprietà, ma poco alla volta divennero a tutti gli effetti delle proprietà. Il governo non riuscì a fermare neanche un altro tipo di latifondo, il latifondismo ecclesiastico, il quale si formò sulla base di enormi donazioni a chiese e conventi in forma di lasciti. Per arginare questo fenomeno dovette proibire a francescani, domenicani, agostiniani di possedere terreni e di godere di rendite fondiarie, avrebbero dovuto convertire i loro beni in fondazioni pie e avrebbero dovuto rifiutare doni ed eredità. Questi divieti furono ripetuti da parte della monarchia iberica, ma non arrestarono l’accaparramento di case e terreni da parte dei conventi che continuavano a ricevere doni ed eredità. Il governo si rassegna e trovandosi a corto di denaro reagisce con composiciones, negoziati. A metà nel ‘700 soprattutto la compagnia di Gesù erano proprietari di moltissimi territori acquisiti in lascito invece il clero secolare, parroci e vescovi, avevano meno immobili, ma con i censi, rendite annue lasciate in eredità da un donatore pio, avevano trovato il modo per cercare di migliorare le loro dotazioni. Una grande parte di terra era direttamente o indirettamente un bene di mano morta, ovvero beni non vendibili, quindi una proprietà bloccata e la monarchia non osò mai a procedere all’estinzione dei beni ecclesiastici tramite esproprio. La concentrazione del suolo in poche mani fu causa di una scarsa produttività, verso la fine del ‘700 nasceranno i primi movimenti di riforma agraria, una rivendicazione di una espropriazione dei latifondi ai danni dei latifondisti per favorire una ridistribuzione ai contadini che erano in grado di coltivarli. Nonostante ciò i ricchi proprietari continuarono, nell’America del Sud, a mantenere le loro tenute, a non sfruttarle e a impedire ai contadini poveri di possederle. Il latifondismo tendeva a eliminare la piccola proprietà contadina, che però era riuscita a resistere in alcune regioni. Anche i Portoghesi iniziarono il loro insediamento lungo la costa e inizialmente furono installate solo alcune basi commerciali. Solo quando Giovanni II introdusse nel 1534 il sistema feudale delle donazioni vennero create coloni agricole. Il donatario assegnava lotti ai coloni e questi costruivano un forte per la difesa e piccole abitazioni. Al di fuori vi erano terreni di manioca per la sopravvivenza e le fazendas, corrispondono alle estancias, dove si coltivano canne da zucchero o cotone. In brasile non emigrano contadini liberi, ma grandi nobili decaduti con i loro braccianti e servitori con l’obbiettivo di creare colonie agricole. La forma più tipica di insediamento è la piantagione di canna da zucchero. Per produrre lo zucchero bisogna tagliere molte canne e raccolte in piantagioni di canna da zucchero installate a latitudini tropicali, la canna viene raccolta e macinata nei mulini. Per regolare la distribuzione di terra, in Brasile nel 1549, si insediò un governatore generale che adottò una legge portoghese del 1365 sulle colonie agricole, si basava sull’assegnazione di un terreno. Questo terreno, nella legge ricalcata da quella medievale, non consentiva all’assegnatario un terreno superiore alle sue capacità effettive di coltivazione. Furono concesse anche tenute più vaste e questo è il primo passo verso il latifondismo brasiliano. I latifondi con il corso del tempo assunsero dimensioni colossali soprattutto nelle provincie settentrionali. Laura Forlani Solo nel ‘600 la colonizzazione portoghese si estese verso l’interno. Il fatto che l’entroterra brasiliano non fu di grande interesse fa si che i criteri di colonizzazione portoghese fossero diversi: non fu la città il punto di partenza e la base della colonizzazione, gli insediamenti erano più dispersi e distanti l’uno dall’altro. La colonizzazione spagnola fu un esempio di politica migratoria organizzato dalla madre patria. La scoperta fu fatta da parte dei re cattolici che impediscono la penetrazione di navigatori stranieri in quell’area. Gli emigranti avrebbero dovuto essere arruolati soprattutto nelle zone sovrappopolate della penisola iberica, ma dopo la scoperta del Perù, vista la grande estensione dei territori, si fecero partire tutti coloro che lo desiderassero fino al momento in cui ci si accorse che era troppo elevato in numero degli avventurieri quindi iniziarono a partire solo commercianti o coppie di sposi. Nel ‘600 i regni americani erano così popolati dagli spagnoli che le autorità furono costrette a ridurre le licenze. Per partire bisogna dimostrare di sottostare a determinate clausole: provenire da una famiglia di antica fede cristiana. su un altro versante gli spagnoli vietarono la deportazione di criminali. Spesso partivano operai e contadini che pretendevano di svolgere una vita da signori, questo fu un altro problema che la monarchia dovette fronteggiare: l’esistenza di coloni non operosi che pensavano di interpretare il loro cambiamento di sede come l’inizio di una vita da parassiti. Il governo cercava, attraverso la politica delle migrazioni, di spingere dei coloni efficienti, buoni coltivatori, lavoratori, a insediarsi nel nuovo mondo. i legislatori si preoccuparono di favorire l’emigrazione di coppie sposate con figli. Gli spagnoli che vivevano senza mogli davano un cattivo esempio agli indios e rendevano più difficile l’evangelizzazione degli Indios. Verranno emanate, inoltre, molte leggi che proibiranno a stranieri di commerciare e stabilire un insediamento. Carlo V aveva concesso la licenza ad alcuni sudditi non spagnoli e questo sviluppò molte proteste da parte dei coloni contro la concorrenza e ci fu il timore della diffusione del luteranesimo e questo indusse i sovrani spagnoli a vietare le migrazioni ai non spagnoli. Agli stranieri che ormai si erano trasferiti o risiedevano abusivamente nel nuovo mondo fu concessa la possibilità di regolarizzarsi attraverso le composiciones. Dopo l’applicazione dello ius soli (diritto del luogo), permetterà a Filippo II di riconoscere l’insediamento degli stranieri presenti da almeno dieci anni con case e terreni. Un altro metodo per trasferirsi legalmente nel nuovo mondo da parte di uno straniero era di ottenere prima la cittadinanza spagnola. Il problema dell’infiltrazione di stranieri fu sempre vissuto come un elemento di disturbo, al punto che Filippo III di Spagna cercò di ostacolare la naturalizzazione di stranieri che volevano insediarsi. Questo controllo esigeva una burocrazia efficace e fidata perché vi erano molti modi per eludere la burocrazia: si crea un commercio di licenze false o alcuni cercano di evitare i controlli attraverso un passaggio per le Canarie e dal li partire per il Nuovo Mondo. È difficile valutare in numero di Spagnoli nel nuovo mondo, gli storici hanno notato che le donne non erano così poche come si pensava, anzi vi era un numero eccessivo di donne bianche, questo a causa della mortalità maschile. Tra il 1534 e il 1538 si è constatato che ogni anno emigravano circa 1500 persone legalmente, ma se si considera anche l’emigrazione clandestina si arrivava anche a 2000/3000 passeggeri. Gli spagnoli che emigravano provenivano soprattutto dall’Andalusia, la vecchia Castiglia, l’estrema Dura, la nuova Castiglia e il Leon; in secondo ordine le province basche tra cui Galizia e le Asturie e molto meno uomini da Valencia e Catalogna. L’immigrazione portoghese è meno nota a causa della mancanza di fonti. Lo stato non si curava di dirigere il flusso, non esistono ancora organismi che filtrano l’emigrazione e tutto l’interesse della corona ara rivolto ai traffici che i Portoghesi avevano installato nel bacino dell’Oceano Indiano. Il primo interesse che hanno i portoghesi, non trovando oro e argento, ma solo tribù selvagge è il legname. La vera colonizzazione del Brasile fu provocata dagli attacchi dei Francesi, dal bisogno di difendersi e di difendere la colonia dall’attacco di altre potenze. Il metodo più consueto per difendere questi territori era quello di natura feudale, ovvero affidare a coloro che era stata fatta un’importante donazione di terreno i compiti di difendere il territorio. La vera colonizzazione avvenne quando costoro non erano più in grado di difendere le coste. Inizialmente i depositari di queste donazioni si dedicavano all’agricoltura soprattutto alla coltivazione dello zucchero. Nel ‘600 finita la guerra con l’Olanda che aveva opposto Portogallo e Olando per il controllo coloniale, si verifica una nuova crisi economica e di povertà indussero molti Portoghesi a trasferirsi. Il governo cercò di fermare una fuga che avrebbe portato allo spopolamento del territorio. L’immigrazione portoghese partiva dalle zone settentrionali del Portogallo e dalle isole, Madera e Azolle. Una spinta decisiva all’emigrazione in Brasile fu quando si scoprirono i primi giacimenti di oro che si trovavano nel Minas Gerais. La legislazione portoghese fu più magnanima rispetto a quella spagnola. Il re Emanuele I aveva concesso libertà di commercio e agevolazioni, questo spiega come mai dal Portogallo arrivarono numerosi ebrei che vennero tollerati qualora avessero accettato il battesimo. Laura Forlani Un numero elevato di disastri inducono le popolazioni locali che vedendo completamente destabilizzata la loro vita a subire il senso della tragicità del loro destino a seguito dello shock costituito dalla brutalità della conquista. Gli Indios persero la loro voglia di vivere e molti di questi si lasciarono morire. L’IMMIGRAZIONE FORZATA DEGLI SCHIAVI AFRICANI C’è un altro grade settore dell’immigrazione molto importante costituito dalla popolazione africana. L’umanità bianca in questi anni si è macchiata di un crimine particolarmente grave: LA TRATTA SCHIAVISTA. Nel ‘400 nella penisola iberica, vi erano già moltissimi schiavi neri che erano stati acquistati dai Portoghesi. Questi schiavi erano molto apprezzati per la loro operosità, per l’indole allegra e questo fece si che molti uomini ricchi spagnoli che andavano oltre oceano si portavano gli schiavi neri, ma ci voleva un permesso. Da parte del re il pagamento di una tassa. Un’altra limitazione era che questi immigrati dovevano essere cristiani, questo perché anche questo aspetto rientrava nel progetto di evangelizzazione ed europeizzazione delle popolazioni indigene, portare schiavi non cristiani poteva essere un cattivo esempio per gli Indios. Per regolamentare il traffico di neri tra il mondo spagnolo e il mondo americano, nel 1526 si impedì l’immigrazione di neri che avessero vissuto più di un anno in Spagna o in Portogallo; costoro (negros latinos) devono rimanere in Spagna e soli i neri direttamente esportati dall’Africa (negros bozales) sono autorizzati ad andare nel Nuovo Mondo. La corona non voleva utilizzare denaro spagnolo per acquistare dai Portoghesi e si temeva che i selvaggi africani corrompessero il morale degli innocenti indiani. Tuttavia, i domestici neri impiegati nelle case dei bianchi si dimostrarono utili per molti lavori tra cui l’estrazione dell’oro. Gli africani erano più adattabili a condizioni climatiche difficili come quelle tropicali rispetto agli Indios e verranno impiegati soprattutto nelle piantagioni di zucchero e come minatori. Questo portò a un aumento della domanda da parte dei coloni di avere schiavi neri per alleggerire il lavoro degli Indios e oro. Il commercio di uomini neri era talmente redditizio che iniziarono a interessarsi di ciò anche i mercanti tedeschi, in particolare una famiglia di mercanti, i WELSER, la quale stipulerà con il re di Portogallo un accordo per la consegna di 4000 schiavi neri a Santo Domingo. Iniziarono, però, a porsi dei problemi in particolare sulla cattiva qualità degli schiavi consegnati. Comprare uno schiavo è un vero e proprio investimento, e l’interesse principale è che lo schiavo sia di buona qualità e che sopravviva. L’intervento dei Welser non fu apprezzato al punto che con gli anni furono costretti a vendere la licenza che avevano ottenuto a causa della scarsa qualità del loro lavoro di intermediario tra portogallo e Santo Domingo e il tipo di schiavo che avevano importato. L’invio di schiavi neri continua con il sistema di licenze fino alla fine del ‘500. Le licenze sono un importante ricavo per la corona, dando a una determinata compagnia commerciale la licenza di esportare o importare schiavi, il re ottiene un flusso di denaro importante per promuovere la colonizzazione. Molti schiavi, però, furono importanti in maniera illegale. Nel 1595 al posto di concedere licenze, la corona decise di concedere il monopolio a un solo impresario, era più conveniente stipulare un contratto, ASIENTO de NEGROS. Alcuni teologi condannarono la tratta, ma per sfruttare le risorse africane e la robusta manodopera nera era indispensabile la tratta schiavista. Le dimensioni della tratta furono enormi, verso il 1570 si stima che nell’America spagnola ci fossero circa 40000 neri, vero il 1650 arrivarono a 857000 per arrivare alla fine dell’epoca coloniale a 2 milioni e 347 mila neri. La schiavitù nera fu un fenomeno essenzialmente urbano. Per quanto riguarda le MINIERE, quest’ultime erano luoghi che causavano moltissime vittime. Nelle Antille essendoci condizioni climatiche simili a quelle africane, l’innesto di lavoratori neri era particolarmente redditizio. Ben presto i neri sostituiranno gli Indios, soprattutto quando la popolazione india sparirà quasi completamente. Nelle regioni montuose, si scopre, che la capacità di sopravvivenza delle popolazioni di colore era ridotto fino a quasi ad estinguersi. A causa delle condizioni talmente pensanti, spesso i neri fuggivano e si nascondevano zone impervie scatenando sommosse, è il caso dell’interno del Brasile e questo fenomeno creò una nuova categoria, negros cimarrones, i negri fuggitivi. I fuggitivi si riunivano in regioni sperdute creando comunità autonome e riusciranno a mantenere le proprie tradizioni africane, un esempio sono i quilombos. Una regione adatta per l’innesto di manodopera schiavista proveniente dall’africa è il Brasile soprattutto per le sue caratteristiche geografiche, il nord del Brasile si presta all’insediamento di piantagioni di zucchero, solo che in Brasile l’importanza dei neri cominciò molto più tardi rispetto all’America spagnola. La schiavitù in Brasile verrà soppressa molto tardi, nel 1850 e gli atti conservati negli archivi verranno bruciati per cancellare il ricordo della schiavitù considerata una vergogna nazionale. Oggi si ritiene che dal 1570 al 1600 furono 50000 gli schiavi importati in Brasile, però dal 1600 al 1650 si parla di 200 mila arrivi e dal 1650 al 1670 furono circa 150 mila arrivi. Questo flusso è giustificato dal fatto che alla fine del ‘600 vengono scoperte miniere nel Minas Gerais e Laura Forlani Questo importante fenomeno, il meticciato, costituisce una chiave di lettura per comprendere le società sud- americane e andava in due direzioni diverse: da una parte vi sono i meticci assimilati al sistema europeo tramite riconoscimento e accettazione, dall’altra vi è l’indianizzazione, ovvero meticci che non trovano posto nella società spagnola vengono assorbiti nelle sezioni indigene delle città spagnole o nelle comunità rurale degli Indios. Poi vi era una situazione intermedia in cui gli individui non imboccando nessuna delle due direzioni rimanevano in una sorta di terra di nessuno, non trovavano accoglienza nei gruppi parentali primari e si trovavano in una situazione di fragilità sociale. Intorno al 1570, la popolazione indigena nell’America meridionale rappresentava circa il 96% del totale della popolazione, ma l’incremento era negativo, era cominciata una tendenza al ribasso. Il numero degli Europei rimaneva un numero esiguo (forse 1,3%), ma era in forte aumento soprattutto per quanto riguarda i meticci grazie alla disponibilità delle donne indiane. Il disastro declino della popolazione indigena obbliga gli spagnoli a un controllo più diretto sull’elemento indio. Questo calo della popolazione india permise agli spagnoli di ottenere nuova terra. Questo fu uno degli elementi che contribuì allo sviluppo della proprietà fondiaria, il latifondo. La diminuzione della popolazione indigena portò alla formazione di popolazioni multirazziali e multietniche che il fondamento della società coloniale. Ben presto la popolazione bianca inizierà a crescere più rapidamente per i figli che nascono in America che non per la nuova immigrazione. Gli spagnoli venivano chiamati in modo diverso a seconda della loro natura: peninsulares, ovvero spagnoli nati in Europa ed emigrati in America; invece i creoli sono spagnoli di discendenza europea ma nati nel Nuovo Mondo. Il questo quadro il fenomeno più grave è la diminuzione delle popolazioni indiane. In alcune regioni anche indipendentemente dall’arrivo dei bianchi, gli abitanti dell’America si sono triplicati arrivando a un limite delle possibilità di sostentamento ad esempio nel Messico Centrale. La catastrofe demografica colpì soprattutto le popolazioni più fragili e dove le possibilità di sostentamento erano minori ad esempio nelle Antille. Nelle società dell’America meridionale i bambini venivano allattati a lungo. In America non ci sono animali domestici che forniscono latte animale e questo non permise di bloccare la mortalità infantile quando i bambini venivano separati dalle madri obbligate ad andare a lavorare nelle miniere o nei campi. Peggiori furono le epidemie che causarono un grandissimo numero di morti. Il vaiolo continuerà a mietere vittime per tutta l’epoca coloniale, sarà nel 1803, per ordine di Carlo IV, che verrà introdotta la vaccinazione nell’America spagnola. Si deve a Jenner la scoperta del vaccino contro il vaiolo. Questi vuoti vengono compensati dall’apparizione di individui di sangue misto che in maniera variabile, a seconda delle regioni, porterà a compensare la flessione demografica verificatesi nelle popolazioni autoctone. ORGANIZZAZIONE STATALE Nel 1492 l’unione delle corone aveva indotto la nobiltà feudale a piegarsi alla volontà del monarca. L’entità statale spagnola quando un’autorevole unione tra due corone, Castiglia e Aragona, induce la nobiltà feudale a recedere nelle sue pretese di mettersi in lotta con i sovrani e accetta la volontà del monarca. L’espressione rappresentativa del territorio iberico è le cortes, assemblee che rappresentavano le varie componenti della società iberica. Quando però si uniscono le due corone le cortes vengono convocate sempre meno. Quanto più un monarca può fare a meno di scendere a patti con degli esponenti della società, tanto più il suo potere è forte. La posizione giuridica dei possedimenti spagnoli in America era direttamente legata alla struttura della monarchia, la quale non aveva a che fare solo con i nuovi domini coloniale, ma era un complesso molto vasto e articolato in Europa, la cui unità era garantita dai due sovrani. Il sovrano sarà re della spagna e delle indie. Per il diritto spagnolo le terre scoperte appartenevano ai re cattolici, ma passarono poi alla Castiglia e alla morte dei re cattolici saranno incorporate al regno di Spagna. Dal 1516 l’America non fu più proprietà personale del re, ma apparterrà alla monarchia iberica. Il quadro istituzionale è omogeneo, questo significa che circolano funzionari competenti nei diversi domini. Laura Forlani Molto importante è anche il sistema di comunicazione. Un sistema di comunicazione basato sullo scritto viene impostato da un sistema, come quello spagnolo, che ha una spiccata vocazione burocratica. Una storia diversa riguarda il Portogallo. Per una questione dinastica, il Portogallo finirà nell’orbita spagnola dal 1589 fino al 1640; quasi mezzo secolo in cui il Portogallo si troverà sotto la dominazione spagnola dalla quale riceverà conseguenze negative. Il Portogallo era un paese molto piccolo e non si pensava che potesse diventare una grande potenza. Il portogallo però sfrutterà subito commercialmente i nuovi territori coloniali. Per commerciare basta instaurare delle relazioni con i potentati locali, relazioni che possono essere all’insegna della trattativa, dello scambio o di rapporti di forza. La colonizzazione portoghese si basò su grandi impresari, individui dotati di ricchezze e capacità commerciali lasciando spazio all’iniziativa privata di famiglie dotate di concessioni. Il sistema di concessioni statali servì a compensare il vuoto o l’incapacità dello stato portoghese di occupare i domini coloniali. In un secondo momento si iniziò a organizzare il territorio soprattutto per quanto riguarda il Brasile. Secondo la dottrina giuridica spagnola, il sovrano nei regni di eredità, di elezione o nei regni che vengono accorpati al suo potere non poteva instaurare un regime dispotico, ma un regime che è tenuto a custodire i diritti fondamentali dei sudditi e difendere le consuetudini degli abitanti in cambio però che gli abitanti lo riconoscessero legittimo signore. Il re di spagna rispetta e custodisce i diritti fondamentali del suo popolo, però è lui il padrone assoluto delle suole, i territori conquistati diventano patrimonio della corona e per questo l’amministrazione si fondava sull’assegnazione di territori ai coloni. Però si presentava un problema riguardante gli indios: le terre conquistate sono degli Indios o del re? Essendo l’America una terra nuova, ovvero un territorio che non conosce un precedente giuridico, ma gli indios avevano la loro proprietà. Questo statuto di terra nuova fa si che il re poteva diventare proprietario del nuovo territorio e riconoscere il diritto agli indios di rimanere proprietari di certi beni. Le tradizioni indigene erano accettate dalla monarchia spagnola solo se erano politicamente conveniente. Una volta che queste popolazioni avessero accettato la sovranità spagnola avrebbero visto riconoscersi le loro proprietà, ma attraverso uno nuovo criterio giuridico. Questo significa che in America in teoria dovevano essere introdotti i codici giuridici europei. Se è vero che gli spagnoli non riconoscono una dignità giuridica al sistema amministrativo e organizzativo degli imperi coloniali, bisognerà esportare i codici e la legislazione spagnola nel nuovo mondo, la legge in astratto ha un suo significato, ma dopo deve essere applicata ad una realtà concreta; nessuna legge può essere astrattamente applicata a una realtà concreta incompatibile con quella legge. È importante quindi portare questa cultura giuridica adeguando queste leggi al nuovo territorio e reciprocamente accordare le esigenze giuridiche del territorio a quelle spagnolo; è un’operazione molto complessa. I conquistadores, che partivano alla ricerca di terre da conquistare, non si muovevano per amore del re, ma nella speranza di ottenere privilegi. Questo pero crea problemi. Se è vero che la corona si affida a privati che mettono soldi, rischio e coraggio, colo che riceveranno i frutti del loro investimento pretenderanno di esercitare un loro governo personale, il privilegio viene interpretato come il diritto a esercitare giurisdizione civile o penale sui nuovi territori conquistati. Questo poteva portare a rischi maggiori ad esempio creare un sistema feudale, creare un impero coloniale come strumento di dominazione feudale. Questo feudalesimo embrionale che si prefigura dopo la conquista venne bloccato dall’aumento del potere del re e dalla costituzione di un’amministrazione centrale. Il feudalesimo mise forti radici nell’America portoghese perché i portoghesi non hanno interessi nei confronti del Brasile, il Brasile offre poco, le forze dei portoghesi sono rivolte verso l’Asia. In un primo momento i portoghesi avevano autorizzato imprese a insediarsi per presidiare la costa, ma ben presto si capì che questo non bastò scoraggiare le minacce che provenivano da altre potenze atlantiche. Il Portogallo non aveva la forza di mandare risorse e era un piccolo paese che non era in grado di reggere la colonizzazione quindi nel 1534, il re di Portogallo, Giovanni III decise di ricorrere al sistema della donazione di terre. Il territorio verrà suddiviso in 12 capitanias i cui confini saranno a est la costa, mentre nell’entroterra molto probabilmente il confine è stabilito dalla Raia, la linea immaginaria stabilita nel trattato de Tordesillas. Queste 12 capitanias vennero assegnate con un atto di donazione a esponenti portoghesi della piccola nobiltà e della borghesia lusitana che si impegnavano a creare insediamenti a proprie spese. Esse erano trasmissibili in eredità, indivisibili e inalienabili. Con il suolo i titolari di una donazione ricevevano una serie di diritti di sovranità. I capitani nei confronti del re hanno un rapporto di vassallaggio. Non c’era altro modo da parte della madrepatria per controllare il territorio. Il Portogallo però capi che questo sistema non fu la miglior soluzione e cercarono di tornare indietro. Dal 1549 la Laura Forlani corona ritirò i diritti di sovranità ai donatari e cominciò a esercitare la propria sovranità attraverso il sistema più logico, ovvero l’impiego di funzionari che amministrassero in nome del re. Anche se molto più avanti anche il Brasile diventerà uno stato di tipo burocratico. Il principale organismo con cui la Spagna interagisce con il mondo oltre oceano è la casa de contratacion. Uomo chiave della casa de contratacion era il piloto Mayor, il quale insegnava teorie e pratiche di navigazione agli aspiranti comandanti che volevano specializzarsi nel traffico con le Indie e gestiva il sistema cartografico e lo aggiornava in base alle nuove informazioni che arrivavano dal Nuovo Mondo. Nel 1523 si aggiunge un cosmografo incaricato di apportare strumenti nautici. A corte tutti i problemi relativi alla colonizzazione verranno affidati a organismi appropriati. La casa de contratacion inizialmente si trovava a Siviglia. Ben presto il sistema di governo della spagna sarà un sistema di polisinodia, un sistema di consiglio. Il consiglio supremo sarà quello delle Indie. Questo significa che la casa de contratacion sarà alle dipendenze del consiglio delle Indie, quest’ultimo non diventerà solo l’autorità amministrativa, ma anche una corte suprema di giustizia per tutte cause civili e penali dei regni americani (aspetto molto importante). In antico regime le funzioni giudiziarie erano assimilate con quelle amministrative. I consiglieri che partecipavano al Consiglio delle Indie erano letrados, giuristi borghesi che si dedicano agli studi giuridici; poi vi era un fiscal, che esaminava le questioni più importanti, istruiva le procedure e relazionava al Consiglio. Il principale difetto che emerse da questo sistema di consigli fu la lentezza delle decisioni, ma i letrados erano molti uniti, lavoravano in sinergia e questo favorirà una continuità di principi nella conduzione delle colonie spagnole. Il Portogallo ci mise molto tempo prima di creare istituzioni centrali. Nel 1604 venne creato il Consiglio dell’India, un organo collegiale ricalcato sul modello del consiglio delle Indie spagnole. Quando, nel 1640, il Portogallo recupera la sua indipendenza, il Consiglio dell’India si trasformerà nel Consiglio dei possedimenti d’oltremare con competenze più ampliate. Il Consiglio delle Indie svolse un grande lavoro giuridico. Il compito più importante delle autorità spagnole era di adeguare il governo dell’America alle istituzioni dei regni castigliani. Le leggi generali che venivano emanate per l’America presero il nome di provisiones, i valori di legge avevano altri tipi di editti regi chiamati cartas reales, lettere con cui il re rispondeva ad interpellanze scritte dalle autorità coloniali. Vi erano un’altra serie di ordinamenti amministrativi, le ordenanzas, codificazioni parziali o totali su determinanti argomenti e infine vi erano direttive impartite ad alti funzionari come i viceré, le istrucciones. Il consiglio delle Indie fu il principale anello di tramite tra la monarchia e le colonie e si sforzò di codificare leggi valide per tutta l’America spagnola. Per i giuristi spagnoli garantire giustizia ed esercitare un buon governo si ripartiva in un certo numero di funzioni: attività giuridica, attività esecutiva, compito che riguardava la difenda militare e l’acienda, ovvero la gestione del tesoro. Le leggi promulgate provenivano da diverse fonti e inizialmente venne emani un primo blocco di leggi, le leggi di Burgos. L’adattamento delle leggi castigliane alle usanze indigene produsse un diritto propriamente indiano con caratteristiche complesse e spesso contraddittorie. La corona nei confronti dei conquistadores si comportò secondo le capitolaciones. Gli uomini che mandati avanti, che saranno i primi governatori, avrebbero detenuto nei primi momenti nella conquista il ruolo di governatori e capitani generali. Inizialmente si accaparrarono un ruolo di governatori e capitani generali, un ruolo di governo e di difesa. Inizialmente le capitolaciones promettono di premiare i conquistadores con un ruolo, questo ruolo poi viene riconosciuto dalla corona e successivamente quest’ultima cerca di togliere questo ruolo e spostarlo su altri individui. Questo avveniva nel momento in cui il conquistador aveva un successo eccessivo (es. Cortès). La soluzione a ciò è un’organizzazione burocratica, l’amministrazione deve prevalere sulla conquista e sostituire il personale della conquista. I governatori dovevano avere un’approvazione regia e venivano nominati per un periodo determinato, dai tre agli otto anni, avevano poteri amministrativi e giudiziari, erano affiancati da un vicegovernatore e qualora non fossero esperti di diritto venivano accostati da un consigliere legale, alcalde Mayor. I governatori avevano poteri legislativi, ma i loro editti dovevano essere rettificati dal sovrano. Molto spesso il governatore era anche un capitano generale, aveva il comando supremo delle forze armate della provincia su cui governa; in seguito, però, le cose cambiano e progressivamente queste funzioni verranno disgiunte e questo titolo verrà dato, in abbinata a quello di governatore, nelle province periferiche perché erano le più esposte e più a rischio. Inizialmente, quando la burocrazia era ancora debole, ogni provincia era amministrata in modo autonomo e ben presto si sentì l’esigenza di organismi amministrativi superiori per garantire la coesione. Per evitare che i governatori avessero la capacità di mettersi in proprio, la monarchia spagnola organizza delle istituzioni collegiali, Laura Forlani capi indigeni: quelli imposti dai conquistadores al momento della conquista e quelli autoctoni, derivati dalle strutture preincaiche e avevano conservato le loro prerogative di comando. In cambio di una sottomissione integrale e di una garanzia di appoggio di fronte alle masse di Indios, i nobili aztechi e Incas ricevettero un trattamento di favore. Nel caso in cui questi nobili avessero deciso di sottomettersi pienamente potevano godere di alcuni privilegi: la possibilità di vestirsi all’europea, il diritto di far precedere il loro nome rispetto alla particella donna. Furono istituiti dei collegi speciali riservati ai figli dei capi tribù e molti conquistadores presero come amanti donne indie. Da queste donne, i conquistadores ebbero figli che riconobbero e hanno un ruolo importante perché costituiscono un ponte tra due civiltà e culture diverse. I caciches possono essere degli ottimi intermediari tra l’autorità amministrativa spagnola e gli indios, ma anche autorità prese tra due fuochi, che manifestano avversione nei confronti degli Indios e guardate con sospetto dagli spagnoli. Questo spiega le proteste che provengono dagli indios nei confronti dei caciches. Nel corso del ‘600 le autorità reali tengono in vita due sistemi di potere sempre più accavallati fra loro in funzione dei gruppi che compongono la nuova società coloniale: il primo sistema di potere è quello che ruota attorno alle popolazioni indigene con tutte le difficoltà del nuovo ruolo che gli spagnoli affidano ai caciches di fronte alle comunità locali; e il secondo si basa sulla costruzione di vicereami e audiencias. Nell’America portoghese le cose andarono diversamente. La colonizzazione delle campagne ebbe uno sviluppo maggiore che in quella spagnola. Nell’America portoghese si sviluppa un insediamento coloniale nelle campagne grazie alla diffusione di piantagioni. I signori feudali portoghesi proprietari di piantagioni di canna da zucchero e mulini da zucchero vivono nelle campagne, ma anche nel mondo portoghese le città hanno un ruolo poiché nelle città sono presenti le autorità. Anche nel mondo portoghese si sviluppa un’autonomia municipale con consigli comunali, il senado da camera, composto da due giudici ordinari, da un certo numero di consiglieri (da due a sei) e altri funzionari. A differenza dei domini spagnola, nelle città brasiliane avevano elezioni a cui accedevano solo i cittadini di rango più alto. In Brasile la venalità delle cariche non si diffuse poiché dato che le élite feudali vivevano in campagna, le oligarchie urbane non erano così chiuse come nei domini spagnoli e quindi era meno appetibile l’accesso di una carica per cui gli organismi cittadini erano meno oligarchici. Nonostante le limitazioni, il consiglio comunale svolgeva un’intesa attività amministrativa: regolava la vita economica, controllava non solo la città, ma anche il territorio circostante, si occupava di questioni politica, normativa ecclesiastica e si metteva a contatto con governatori e vescovi. Il fatto che le città non rappresentano una zona di attrazione per le alte classi dirigenti permette lo sviluppo di un sistema più aperto nella gestione dei servizi comunali e una maggiore partecipazione di cittadini alle questioni di interesse pubblico. Le città americane furono lo strumento di popolamento e di insediamento coloniale. Per popolare, l’amministrazione spagnola scelse il modello cittadino e le città si consolidarono con il tempo acquisendo un insieme di diritti e privilegi, immunità che il re concede alle città che passano dalla consuetudine a diventare pratiche giuridiche codificate. Fuori dalla città vi erano i terreni comunali che servivano ad approvvigionare la città di alcuni beni. Il cabildo ripartiva le terre che erano nella giurisdizione del comune o creava dei repartimiento. Gli spagnoli nella costruzione di città utilizzarono moltissimo il lavoro degli Indios per costruire edifici, chiesi che venivano realizzate con i materiali che erano stati utilizzati precedentemente per costruire altri edifici. In Perù l’urbanizzazione si interrompe per una generazione dopo che vengono fondate le prime città. Il problema in questo territorio è dato dalla grande estensione del regno e dal terreno molto accidentato, il mondo andino è costituito da una stretta linea litoranea e le città o venivano costruite in quota o sul litorale. La grande estensione del regno rende particolarmente difficile il sistema di comunicazione. Ben presto però entrerà in campo una scoperta di grande importanza: le miniere del Potosi, questo permise la spinta degli spagnoli a trasferirsi in quella zona, ovvero nell’Alto Perù, ma questo bloccherà per una generazione la fondazione di città. Nella zona rioplatense si fondano città, ma con lentezza. L’ostilità degli Indios spinse gli Spagnoli a rinunciare a Buenos Aires. L’unica città spagnola con un’amministrazione comunale che verrà creata nel vastissimo territorio del rio de la Plata sarà Assuncion. Sul versante occidentale delle Ande procede la fondazione di Santiago del Cile, ma è una fondazione non facile perché il territorio cileno è contestano dagli spagnoli dalla presenza di indigeni bellicosi. Le grandi città saranno le città vicereami Lima e Città del Messico, diventeranno sedi di diocesi, centri mercantili, finanziari e centri di vita culturale, si formeranno i primi collegi e università. Verranno poi create città minerarie e città portuali, che diventeranno scali per i convogli che uniscono le colonie alla madre patria, queste città portuali sono Panama, Cartaena e Veracruz. Laura Forlani Infine, vengono creati gli avamposti, creati per cercare di presidiare le zone di frontiera e hanno una pura funzione difensiva. L’urbanizzazione spagnola fu instabile, casuale, non sempre razionale. Non tutte le zone del territorio consentivano la costruzione di città. Questo fa si che le identità urbane siano locali, ovvero il fatto che non si crei un reticolo fra città, e le connessioni tra città siano difficili rinforza il localismo urbano. Capitava che i centri urbani dell’America coloniale avessero più relazioni con Siviglia che non fra di loro, Siviglia era la sede della case de contratacion e la città da cui partivano e arrivavano le flotte con le merci. L’anima di uno stato è la sua struttura amministrativa, una burocrazia. Un sistema burocratico esige un personale fidato e preparato e questo ceto non poteva che uscire dai ceti borghesi. Questo ceto doveva essere composto da individui esperti di diritti che uscivano dalle università che fini per creare una casta chiamata letrados. Questo ceto dominava il consiglio delle Indie e occupava i posti principali nelle audiencias. Queste autorità di natura giuridica, spagnole e coloniali, erano legati fra loro da uno spirito di corpo e formavano uno strato amministrativo abbastanza omogeneo e unificato. Avendo questa forza di corpo i giuristi cercarono di impadronirsi delle altre cariche in America soprattutto la carica del corregidor. Il consiglio delle Indie insisteva sull’insufficienza di personale preparato e quindi si cercava di affidare ai letrados il maggior numero di cariche, ma non quella di corregidor, la quale venne affidata a un personale di estrazione militare. Meno successo ebbe la volontà del consiglio delle Indie di mettere i letrados a capo delle province per sostituire i conquistadores. Anche in America c’era una certa diffidenza nei ci fronti di questi giuristi, sospettati di formalismo. La corona attribuiva grande importanza all’efficienza della burocrazia. I funzionari dovevano avere una posizione privilegiata poiché devono svolgere al meglio il loro lavoro, ma occorre una garanzia d’indipendenza, ovvero di non avere interessi personali e non avere conflitti di interesse. La Spagna si preoccupa di garantire alcune caratteristiche ai magistrati che partirono per il nuovo mondo, ad esempio i magistrati dell’audiencias dovevano costituire una categoria chiusa affinché non avesse legami con la popolazione. Nel 1575 venne proibito ai viceré e ai giudici dell’audiencias e ai loro figli di soosarsi con persone del luogo per evitare condizioni di nepotismo. I trasgressori sarebbero stati congedati. Nel 1600 si stabilì l’usanza di concedere il matrimonio con persone del posto. L’esistenza di legami, però, poteva dare luogo a dicerie che sarebbero state a svantaggio del funzionario. Un altro elemento importante è che se il funzionario è sottopagato è più incline a farsi corrompere. La burocrazia americana prevedeva che i funzionari disponessero di mezzi economici adeguati alla loro dignità e quindi dovevano avere uno stipendio congruo e con ciò doveva impedire ai magistrati di accettare doni omaggi o servizi da privati. Questo, però, non impedì ai titolari di concepire queste cariche come fonti di guadagno. Per evitare ciò, la burocrazia doveva essere ben pagata e infatti gli stipendi dei funzionari erano più alti che in Spagna, ma la vita era più cara e di conseguenza le retribuzioni risultavano insufficienti. Questo spingeva gli impiegati ad attingere alle entrate fiscali. Il ritmo della conquista era rapidissimo rispetto alla possibilità della corona di mobilitare ricchezze. Anche se i principi di una buona amministrazione furono violati, questo du dovuto al fatto che La spagna dovette inizialmente instaurare una politica di compromessi per evitare scontri diretti in una situazione lontana dalla madrepatria. Il re, inizialmente, cominciò a mandare dei funzionari fidati che poco alla volta toglievano i poteri che si erano auto-attribuiti i primi governatori, mano a mano i conquistadores decisero di sottomettersi al volere della corona e il re li retribuiva. In queste circostanze iniziano ad apparire funzionari del tesoro perché la corona non ha denaro a sufficienza per mantenere una rete amministrativa così estesa. Le colonie, quindi, devono produrre reddito e questo iniziò con il versamento di una parte del bottino che spettava al re; occorreva organizzare tesorerie permanenti che si incaricassero di incanalare al re i proventi che gli spettavano. Le principali fonti di reddito per la corona furono el quinto real, i tributi degli Indios e l’imposta doganale sulle importazioni europee, la decima ecclesiastica. Un altro elemento fondamentale è l’importanza di controllare la burocrazia e i mezzi che la Spagna adottò furono la visita e la residiencia, ovvero forme di ispezione da parte di ispettori che erano incaricati di condurre inchieste contro il mal governo per verificare se l’amministrazione fosse buona o cattiva e se nell’esercizio della pratica amministrativa venissero commessi degli abusi. La visita è una sorta di revisione delle attività di una carica. C’è il sospetto di irregolarità quando c’è sospetto di prevaricazione nell’esercizio di una carica amministrativa. Quando questo sospetto arriva al re, quest’ultimo può suggerire al consiglio delle Indie una visita, viene mandato un ispettore per indagare sull’operato di una magistratura. Vi erano anche le cosiddette visitas generali rivolte all’insieme di un territorio per verificare il modo attraverso cui una determinata magistratura svolgesse le proprie competenze. La residiencia riguardava i singoli funzionari. Quando scadeva il mandato di un funzionario, il funzionario doveva trattenersi nella località in cui abitava in qualità di amministratore fino a quando non si concludeva l’inchiesta sul suo operato. Se ci fossero Laura Forlani state accuse, queste dovevano essere dimostrate, ma il funzionario poteva anche difendersi poiché la residiencia non aveva solo lo scopo di scoprire i disonesti, ma anche individuare i migliori funzionari per affidare loro compiti di responsabilità. La burocrazia era nelle mani ella Spagna, ma se i letrados erano di origine spagnola, le cariche principali spetteranno ai nati in Spagna più che ai creoli, ovvero spagnoli nati in America. Questa discriminazione perché si riteneva che i creoli fossero troppo legati agli interessi locali. Questo non venne accettato dai creoli. Progressivamente la corona dovette tener conto del disappunto dei creoli di essere discriminati soprattutto quando iniziarono a nascere università in america in grado di formare una personale giuridico. Ma non mancarono le precauzioni anche quando si concesse a un creolo di far parte del rango più elevato dei magistrati dell’audiencias, non fu concesso di entrare nell’audiencias del distretto in cui era nato. Questo dimostrò che il meccanismo amministrativo spagnolo era abbastanza sviluppo. Nell’America portoghese le cose andarono diversamente. Non c’è un’amministrazione impersonale, ma l’individuo che si aggiudica la carica la utilizza come fonte di guadagno personale. Il governo intervenne innanzitutto vietando a tutti i funzionari di esercitare il commercio, fondare monopoli, gestire aziende agricole e manifatturiere. Tuttavia i governatori continuarono a violare gli ordini della corona portoghese e continuarono ad essere proprietari di grandi piantagioni di canna da zucchero. I ricchi latifondisti mantennero un’enorme capacità di influenza sull’amministrazione. Poco alla volta anche il Portogallo adottò alcune istituzioni tipiche del sistema spagnolo come la residiencia, sarà introdotta in Brasile, ma con un sistema amministrativo fortemente compromesso da un vizio di natura feudale. ORGANIZZAZIONE MILITARE L’obbiettivo dei conquistadores durante ogni spedizione era la possibilità ottenere l’encomieda, la quale non era vista solo come una semplice remunerazione, ma una sorta di contratto poiché implica l’encomendero di proteggere gli indiani e il paese da attacchi esterni. Gli encomenderos furono i primi difensori dei possedimenti spagnoli. All’inizio del 700 questa attribuzione di ruolo difensivo agli encomenderos, di carattere feudale poiché ricorda un’istituzione in cui il potere militare del feudatario era legato al diritto ereditario di svolgere un ruolo amministrativo e percepire imposte da parte dei sudditi che abitavano nel feudo e rinsaldato da un rapporto di fedeltà, verrà sostituita da milizie che risulteranno più importanti delle encomienda come istituzioni militari. I compiti più delicati erano quelli delle zone di frontiera, le coste. Le coste sono zone molto sensibili perché sono esposte alle escursioni dei corsari inglesi e francesi, bisogna mantenere presidi che spesso utilizzavano uomini reclutati in Spagna. Successivamente bisognerà reclutare anche creoli poiché conoscevano molto bene il paese e potevano essere utili per presidiare il paese purché non fossero però né meticci né mulatti. Il problema però è che i soldati spagnoli scarseggiavano e anche quando erano in loco era difficile gestirli perché si scioglievano per andare alla ricerca di arricchimenti individuali. Dopo la conquista la corona cerca di evitare arruolamento di mercenari perché l’esperienza dei conquistadores sarebbe risultata difficile da gestire dalla monarchia spagnola nella fase della pacificazione. Dal ‘700 saranno creati reggimenti di soldati di professione poiché gli spagnoli che migrano preferivano fare affari piuttosto che dedicarsi al servizio militare. Il primo paese ad avere un esercito permanente sarà il Cile. Pizarro in Cile pensava di aver trovato un secondo Perù, ma trovo resistenze dalle tribù, gli araucani, ma quest’ultimi non si diedero per vinti. Le encomiendas che venivano distribuite per difendere i domini spagnoli erano del tutto insufficienti per sostenere le guerre contro gli araucani che continuavano a invadere il territorio senza tregua. Per questo motivo vennero impiegate truppe spagnole, i tercios. La colonia cilena è caratterizzata da un vasto impegno militare. L’uomo d’armi diventerà importante nella società cilena. In Brasile il sistema militare poggiava su un tipo di società feudale. La difesa era affidata ai titolari di donazione. Erano i vassalli del re che avevano il compito di difendere e arruolare forze e apparve chiaro che gli abitanti della colonia avevano l’obbligo di difendere il paese. Gli spagnoli invece che puntare su una forza puntarono su un sistema amministrativo, la burocrazia ecco perché potevano permettersi di investire di meno in formazioni militari. Gli spagnoli arrivano nelle Americhe con una tradizione specifica di rapporto con l’altro che si era sempre più irrigidito nel corso dei secoli fino ad arrivare a una xenofobia. I musulmani che si arrendevano potevano vivere nelle città e nei loro quartieri. Per quello che riguarda la spagna, in un primo momento i Mori che si sottomisero potevano mantenere la loro fede e i loro costumi, ma dovevano lavorare per gli spagnoli. I mori che non si sottomisero vennero espulsi, deportati o trattati come schiavi. I conquistatori escono da questa cultura e pretendono di avere un atteggiamento analogo verso le popolazioni del nuovo mondo. Secondo questa Laura Forlani importante inserire gli Indios nel ciclo produttivo mantenendoli liberi cittadini. Questo suscitò resistenze poiché i coloni volevano arricchirsi in fretta e avevano bisogno di manodopera per poi tornare in Spagna. I conquistadores però non si arricchiranno come aspettavano. Se i conquistadores si fossero arricchiti sarebbero visti con disprezzo e vi erano rivalità con i letrados. Da un lato la corona deve, però ricompensare i successi e le sofferenze dei conquistadores, ma va fatto non continuando a stimolare guerre con bottino, ma cercando di normalizzare la vita economica nelle terre scoperto: è necessario ricompensare i conquistadores senza che la ricompensa sia un altro atto di guerra, ma trovare forme remunerative simili alla pacificazione; la monarchia aveva anche propri interessi, quindi far rispettare il principio della conquista non lasciata in mano ai conquistadores, ma fatta in nome del sovrano, il sovrano quindi non avrebbe dovuto distribuire feudi. Inoltre, la corona aveva il compito di proteggere gli indigeni dagli abusi. È per cercare di far fronte a queste necessità che nacque l’istituto dell’encomienda. ENCOMIENDA L’encomienda è una forma efficace di organizzazione territoriale perché poche decine di encomenderos possono controllare moltissimi Indios. I testi fondatori dell’encomienda sono del 1503. L’encomienda, ispirata dalle pratiche della reconquista, diventa un istituto tipico del diritto ispanico-americano e diventerà ben presto la ricompensa più desiderata dai conquistadores. Il primo sentimento che hanno gli spagnoli è quello di acculturale gli Indios attraverso il buon esempio. La prassi di ripartire gli Indios era già presente all’epoca di Colombo. L’encomienda consiste nell’affidare un certo numero di Indios agli spagnoli meritevoli della conquista trasferendo a un privato i compiti di evangelizzazione, protezione, istruzione che incombevano al sovrano, una sorta di delega, di affidamento. Indiani e Spagnoli dovevano convivere, coltivare le terre e sfruttare le ricchezze delle isole. Gli Indios erano liberi, ma costretti a lavorare, a raccogliere oro e produrre cibo per gli Spagnoli. Il livello di violenza è evidente poiché non c’era un sistema statale che implicava obblighi di lavoro per i contadini o per la popolazione a beneficio della classe dei sacerdoti o la costruzione di monumenti. Il lavoro degli Indios doveva essere ricompensato con un salario giusto, ma dovevano essere oggetto di evangelizzazione e dei padri missionari. Questi indiani dovevano essere liberi, ma questa disposizione non venne rispettata da parte degli Spagnoli. La prima conquista si diede a una grande rapina poiché i conquistadores volevano arricchirsi molto e in breve tempo. La popolazione locale viene suddivisa e assegnata agli spagnoli, ciò viene chiamato repartimientos. L’encomienda fu l’istituzione che riuscì a mobilitare in maniera legale la manodopera indiana, però non comportava nessun titolo di proprietà né sulla terra né sugli Indios. I primi amministratori affidarono gli indiani agli encomenderos che ottenevano il diritto di riscuotere per loro gran parte dei tributi dovuti alla corona. Il carico contributivo degli Indios veniva sdoppiato: alcuni tributi in denaro, che erano tasse reali, che in parte o integralmente venivano attribuite agli encomiendo per far in modo che quest'ultimo avesse un beneficio in cambio della sua promessa a proteggere e evangelizzare gli Indios. La prima difficoltà della corona fu conciliare dal punto di vista giuridico encomienda e libertà degli Indios. A partire dal 1509, dopo aver scoperto che nell’isola di Hispaniola l’encomienda si stava trasformando malamente, i sovrani avevano dato indicazioni a Colombo e al figlio dicendo che l’encomienda non poteva durare a lungo, ma due, tre anni. Questo principio si dimostrò funzionale per organizzare la società, ma allo stesso tempo aveva controindicazioni che potevano portare a conseguenze negative. Il principio di protezione degli Indios entrava in contrasto con il lavoro forzato. Dal punto di vista teorico il teorema di difficile soluzione è come si può trasformare il potenziale umano rappresentato dagli Indios in un potenziale energetico in forza lavoro a vantaggio degli Spagnoli. Il sistema dell’encomienda è un istituto coloniale legato alla prima fase dell’insediamento spagnolo, ovvero quando lo stato è debole e non ancora organizzato, può essere vista come un istituto di transizione che però tende a sedimentarsi. Il sistema dell’encomienda prevedeva, in cambio dell’assegnazione di Indios, delle obbligazioni da parte dell’encomendero che sostituiva in parte la corona. Il sistema prevedeva che gli Indios pagassero un tributo in natura o con metalli preziosi o un certo numero di prestazioni lavorative in cambio delle funzioni che l’encomendero svolgeva al posto della corona. La storia dell’encomienda è caratterizzata da un contrasto di fondo tra gli interessi della corona e interessi dei coloni. La corona non era favorevole all’encomienda, voleva sostituirla con il lavoro libero e salariato. Poco alla volta i coloni non riuscivano più a vivere senza l’encomienda poiché non avrebbero più avuto mezzi di sussistenza e le rendite dei sovrani sarebbero calate molto. Laura Forlani Sarà Las Casas che proporrà l’abolizione dell’encomienda e lo sviluppo dell’emigrazione degli spagnoli per istruire con benevolenza gli Indios. Egli elaborerà un progetto di colonizzazione pacifica e vorrà applicare questo progetto nella zona di Cumaná ad opera dei francescani, ma nel 1521 Las Casas incontrerà difficoltà e il progetto fallirà e quindi abbandonerà la colonia. Tra il 1535 e il 1540 ripercorrerà i possedimenti spagnoli per aumentare le sue conoscenze e documentare le sofferenze degli Indios. Il problema degli Indios si era ripresentato, in quanto nel frattempo iniziò la seconda fase della conquista, quella messicana. A partire dal 1519 dilagò il vaiolo e il timore fu che l’encomienda fosse stata una delle cause dello spopolamento delle Antille, Carlo V inizialmente proibì, per evitare il ripresentarsi di questa situazione, l’introduzione in Messico dell’encomienda con un particolare, ovvero Cortès aveva già fatto ampie distribuzioni di Indios, e quindi Carlo V dovette accettare il fatto compiuto. Una delle proposte che venne fatta nel 1532 fu quella di non assegnare manodopera indiana ai coloni, ma di dare come premio i tributi pagati dagli Indios. Si afferma nuovamente l’encomienda classica e non basata sul lavoro forzato, affermata a partire dal 1536. Dal 1536 venne abolito il servizio personale e l’encomendero fu invitato ad accontentarsi di un tributo fissato dalle autorità e pagato due volte l’anno in prodotti o moneta metallica. La realtà era molto più complessa e l’abolizione del servizio personale fu lunghissima anche perché quando gli Indios non avevano nulla per pagare i tributi preferivano loro stessi pagare il tributo con del lavoro. Il provento dell’encomienda variava molto a seconda della quantità di Indios che venivano affidati, ma anche della ricchezza del paese. L’età di massimo sviluppo dell’encomienda si verificò a metà del ‘500. L’encomienda nelle regioni meno produttive diede origine a una sorta di patriziato americano di origine militare. Questo tipo di istituzione aspirò a diventare una nuova feudalità americana. I più ricchi encomenderos vivevano come patrizi ricchi con corti, servitori e guardie e approfittarono della prima rendita di posizione onorifica e economica per poi accrescere i loro redditi con operazioni spregiudicate approfittando dell’indebitamento degli Indios. L’encomienda inizialmente era concessa a vita ed era trasmissibile per una generazione per poi tornare sotto il possesso della corona. Solo in un secondo momento che il governo si mostrò favorevole alla trasmissione dell’encomienda per più generazioni. La corona è a corto di fondi e prolunga l’encomienda dietro un’ingente somma. L’encomienda rimarrà sempre una forma irregolare non deliberata dalla monarchia, spuria, impropria, degenerativa. L’encomienda non comporta un rapporto di proprietà sulla terra, è una forma di attribuzione di compiti, funzioni e dignità nei confronti di settori della popolazione indigena. L’encomienda mantiene la parte più odiosa del rapporto feudale e rinforza l’assoggezione degli Indios senza reciprocità. Encomendero non ha funzioni specifiche, porta le armi, ma non partecipa alla guerra. Quando la corte difende gli indios dalle esazioni dell’encomendero non sempre è in nome di una giustizia, ma perché vuole mantenere per sé alcune prerogative soprattutto di carattere fiscale. Molti storici hanno sostenuto che il carattere feudale dell’encomienda è una delle ragioni dello sviluppo lento dell’America coloniale. I retaggi dell’encomienda porteranno a un ritardo complessivo nello sviluppo di una monetizzazione. Dopo la prima fase l’encomienda conobbe un’ulteriore rivoluzione grazie al trasferimento degli interessi degli Spagnoli dalle isole alla terraferma. Nella terraferma c’erano molti più indiani più docili e distribuiti in gruppi densi che vivevano in società più organizzate, con uno schema di regole che dipendeva dai capi sociali e un’organizzazione sociale basate sui tributi da pagare. Quello che fecero gli Europei fu di adattare il sistema alle loro esigenze. Dove gli Indios si adattarono di più all’invasione spagnola emerse un elemento sorprendente: se gli europei volevano adattare la disciplina del sistema prespagnolo al governo degli spagnoli, dovevano evitare che gli indiani venissero corrotti dal cattivo esempio degli spagnoli. Gli spagnoli non avrebbero potuto che dare un cattivo esempio con la loro arroganza, lussuria. Se gli Indios sono docili, gli spagnoli devono cercare di mantenere questa docilità e non creare elementi per cui la popolazione indigena si rivolti. La corona si orienta verso una politica di segregazione razziale, non in senso negativo, ma tenere lontani i bianchi dagli Indios per evitare che potessero contaminarli. Se inizialmente le encomiendas erano ricompense per eccezionali servigi resi nelle Indie, riservate soprattutto ai conquistadores, Carlo V continuò a concederle anche a persone meno ragguardevoli e per due generazioni senza però attribuire agli encomenderos delle funzioni giuridiche. In alcune zone della terraferma, le encomiendas assumevano un importante valore militare, c’erano zone in cui gli encomenderos avevano armi e cavali per difendere il territorio. Laura Forlani Gli encomenderos dovevano mantenere la residenza nella zona in cui era collocata l’encomienda. La volontà della monarchia di proteggere gli Indios non era solo per assecondare un principio umanitario, ma anche per proteggere i propri interessi politici e fiscali. Il tema della perpetuità dell’encomienda diventa un problema cruciale della conquista. La definizione dell’assetto giuridico dell’encomienda fu accelerata tra il 1530 e il 1540. A seguito dell’emanazione della bolla papale che dichiarava che gli Indios, pur estranei al cristianesimo, non dovevano essere privati della libertà e delle loro cose. Questa bolla interferisce anche sul regime dell’encomienda. Proprio a seguito di questa bolla che si rinforzò il clima di opinione molto ostile alle deviazioni più brutale delle istituzioni dell’encomienda. Carlo V ebbe la volontà di rivedere a fondo le faccende americane. In America, ogni indiano, come popolazione soggetta, doveva pagare un tributo. Gli spagnoli erano esenti da questo tributo altrimenti sarebbero stati confusi con la popolazione soggiogata. La monarchia però sta attenta a non alzare molto i tributi per evitare fenomeni di ribellione. L’encomendero che avrebbe ricavato dagli Indios un tributo maggiore sarebbe stato privato dell’encomienda. Nei territori della corona le imposte erano riscosse dai funzionari, la acienda, mentre nelle encomiendas se ne occupavano gli amministratori degli encomenderos trattenendo buona parte del tributo. L’encomienda si sviluppò in modo diverse nelle varie zone. Nelle zone più evolute, gli indigeni pagavano i tributi con denaro o merci, nelle zone meno sviluppate era impossibile, per scarsità di prodotti, che l’indio potesse pagare i propri tributi. L’unica cosa che aveva valore nelle mani dell’indio era il suo lavoro. Vi erano altre forme di encomienda: l’encomienda originaria, dove gli Indios, precedentemente prigionieri di guerra, abitavano presso le famiglie spagnole e in qualità di domestici erano a loro disposizione come manodopera permanente. Erano liberi, ma non potevano essere congedati. Vi è un continuo scontro tra la monarchia che vuole sopprimere l’encomienda e la popolazione coloniale che non vuole rinunciare ai suoi privilegi. Per indebolire l’encomienda venne creata una struttura amministrativa chiamata Corregimiento de Indios. Con questo espediente gli indiani continuavano a lavorare la loro terre e effettuare prestazioni lavorative per il re o a pagare tributi al re. Questo permetteva alla corona di migliorare il suo ruolo di esercizio del potere giudiziario. La struttura del Corregimiento de Indios creava una sorta di ricettacolo, di luogo dove si potevano raccogliere gli indiani appena sottomessi o gli Indios che venivano sottratti alle encomiendas soppresse. Il punto cruciale della storia dell’encomienda fu intorno agli anni ‘40 a seguito delle leggi nuove perché l’encomienda aveva dei nemici potenti anche a corte. Inoltre, c’era il problema di fermare l’assegnazione di nuove encomiendas. Le leggi nuove potevano bloccare l’erogazione di nuove encomiendas e l’incameramento di quelle in cui il titolare non poteva dimostrare un titolo legale e tornavano alla corona e poco alla volta si cercò di incamerare anche quelle che rimangono senza titolare. In un primo momento l’encomendero funzionava anche come esattore del tributo trattiene la parte che gli compete, nel momento in cui viene insediata una tesoreria reale si tende ad emarginare l’encomendero da questa funzione e far arrivare i tributi direttamente alla tesoreria reale, la quale poi avrebbe pagato l’encomendero per le quote a lui dovute. Un altro problema fu il calo demografico, con la diminuzione della popolazione anche gli Indios si riducono, gli encomenderos si impoveriscono e si stabiliscono, nonostante i divieti, nelle comunità indigene. Nonostante ciò nel 1570 questa istituzione sopravvisse nelle Indie e a dispetto delle leggi si continuavano a chiedere agli Indios dei servizi personali. Dopo i primi decenni della conquista, l’encomienda perde di vitalità e significato, diventa un onere sulle spalle delle finanze spagnole e gli encomenderos diventeranno una sorta di pensionati regi. L’istituzione dell’encomienda non scalfì il principio di fondo che solo il re ha il diritto di affidare gli Indios, gli encomenderos hanno in affidamento gli Indios non sono di loro proprietà. Nonostante il lento tramonto dell’encomienda, quest’ultima mantenne una vitalità. Nel 1680 si verificò un momento di sintesi giuridica, la recopilaciòn de leyes de los reinso de las Indias. In virtù di questa ricompilazione di leggi fu cristallizzata la forma giuridica dell’encomienda, si precisò quali Indios erano tenuti a versare il tributo, la misura del tributo, il modo di esazione, la possibilità di ritrattare l’entità del tributo e venne confermato il divieto degli encomenderos di esercitare una giurisdizione sugli Indios cosa che aspettava al re. Tardivamente vengono fissati i principi giuridici dell’encomienda che si mantennero fino al decreto abolitivo del 1718. Ciò che resta dell’encomienda è un pretesto per un riconoscimento sociale. Ad un certo punto iniziò un procedimento per cui le famiglie che non seppero diversificare i loro redditi e non seppero cambiare le relazioni con gli Indios conobbero un abbassamento del loro status fino ad impoverirsi. Intorno al ‘700 l’encomienda finirà per non contare più nulla Laura Forlani del culto, nomina dei vescovi, concessione di benefici, riscossione di decime. I re di spagna hanno ottenuto dei meriti combattendo gli infedeli nella reconquista e propagando la fede cristiana e nel 1486 avevano ottenuto da Innocenzo VI una bolla di patronato: veniva dato al re di spagna il diritto di proporre dei candidati per i seggi vescovili. Il papa rinuncia al diritto di riscuotere la decima che affida ai monarchi. Questo fu un precedente a cui si appellano i sovrani di Spagna per ottenere il giuspatronato ecclesiastico nel nuovo mondo: nel 1493 vengono emanate delle bolle che attribuiscono ai cattolici il diritto di convertire i pagani nelle nuove terre scoperte e concedono loro i privilegi che erano stati concessi ai Portoghesi da papa Giulio II. Viene istituito in America il patronato universale della monarchia spagnola. Con il papato di Leone X, nel 1518, viene autorizzato Carlo V a modificare i confini delle diocesi e furono in seguito fatte altre concessioni che aumentarono di molto il potere dello stato. Questo fa si che nel giro di qualche decennio si chiarisce la posizione rispetto al giuspatronato: il re diventa il vero capo della chiesa americana. Questo spiega come Ferdinando affidò al vescovo de Fonseca di far erigere chiese, di creare dipartimenti ecclesiastici, di insediare personale ecclesiastico e fissare le loro funzioni. Carlo V andò oltre e stabilì che se i vescovi avessero voluto chiedere un favore al papa avrebbero dovuto passare attraverso la corte reale. Le cose poi cambieranno quando ci si renderà conto della nuova realtà e il papa non è più favorevole a lasciare libertà al re di Spagna. Per questo i papi progettano una nunziatura, ovvero una rappresentanza permanente della santa sede in uno stato, ma i re cattolici lo impediscono. Le cose vanno avanti al punto che l’autorità che la corona voleva esercitare non poteva più giustificarsi con il giuspatronato. Questo significa che i teologi e i giuristi dovettero elaborare ad hoc una nuova tendenza: la teoria del regio vicariato, non solo il re esercitava il patronato ecclesiastico, ma era un vicario; con le bolle del 1493 i re cattolici e i loro successori diventano vicari del pontefice. Il risultato di queste operazioni fu che la chiesa nelle colonie si trovò molto più sottomessa al potere statale di quanto avvenisse in Spagna. Alle monarchie iberiche spettava il compito di missione nel Nuovo Mondo esautorando il papa. Le congregazioni religiose dovettero spassare attraverso i monarchi spagnoli o portoghesi per poter interferire nel compito. Il diritto canonico non disponeva di articoli per risolvere i problemi posti nel Nuovo Mondo, quindi sarà lo stato che creerà un nuovo codice, anche in campo religioso, adatto a questa nuova situazione. Questo rafforza l’autorità della corona ai danni del papato. Tra il 1511 e il 1564 la corona crea nelle Indie un’organizzazione ecclesiastica completa. Il giuspatronato riguarda soprattutto il conferimento delle cariche ecclesiastiche, è in questo caso che c’è qualcosa da contendere. Per le cariche di vescovo e arcivescovo era il Consiglio delle Indie che presentava al re una lista di candidati e, una volta scelti dal re, venivano mandati dal papa con l’intento di nominarli. L’individuo nominato prestava giuramento di fedeltà al re. I vescovi diventano una sorta di funzionari statali che ricevono incombenze temporali. Fu compito del vicerè di controllare i vescovi quando essi maturavano la tendenza a rendersi indipendente. Per ridurre il clero in soggezione ancora maggiore la corona proclamò che i parroci potevano essere deposti e il governo spagnoli riuscì anche a ottenere il consenso degli ordini religiosi, dei missionari, non solo quindi il clero secolare, ma anche regolare. Se ci fosse stato bisogno di personale ecclesiastico anche nelle missioni, bisognava passare attraverso il viceré e le audiencias. Tra clero regolare e secolare, in America, ci fu sempre una grande rivalità. Per regolare queste divergenze dovette spesso intervenire il re. Un motivo di attrito riguardava questioni di potere e competenza, riguardano concretamente i seggi episcopali, chi li occupa. All’inizio il governo spagnolo preferiva affidare queste cariche a frati o monaci (regolari) poiché erano stati loro a recarsi nel Nuovo Mondo e avevano imparato le nuove lingue per favorire l’evangelizzazione. Nel ‘600 questo cambiò si ristabilisce un equilibrio tra regolari e secolari nella nomina dei vescovi, mentre nel ‘700 sarà il clero secolare che prenderà il sopravvento. Inizialmente i regolari hanno il primato perché sono più organizzati, hanno una gerarchia, ma uno dei motivi del declino è lo sviluppo delle città americane. La lotta tra secolari e regolari riguardava anche le parrocchie nei villaggi indiani: i papi avevano concesso ai missionari di costruire chiese, questo portò alla conseguenza che i missionari non avevano solo il compito di conversione, ma anche il compito di esercitare la cura d’anime nei confronti dei neoconvertiti. Con il tempo le basi missionarie furono innalzate al rango di parrocchie con il nome di DOCTRINAS, chiamate così perché erano nelle mani di religiosi non secolari. Inizialmente la corona vede bene queste istituzioni e avverte i vescovi di non insediare nelle doctrinas dei rappresentanti del clero secolare. Questo fu causa di conflitti tra secolari e regolari. Questo porto i secolari a non avere incarichi e quindi a non avere uno stipendio, erano sostenuti dai vescovi perché rivendicavano le loro competenze sulle doctrinas. Il Concilio di Trento aveva stabilito che la cura delle anime spettava ai vescovi e che il parroco doveva essere un sacerdote, espresso dal clero secolare, e una bolla del 1565 revoca tutti i privilegi concessi agli ordini regolari. Nel Laura Forlani frattempo, era aumentato il numero di sacerdoti e di preti che vengono dalla spagna, ma anche quelli che si formano nei seminari americani. Questo personale secolare sostenevano che i frati dovevano tornare nei conventi. A questa pretesa il clero regolare replicò sostenendo che le parrocchie fondate tra gli Indios non erano un’operazione amministrativa, ma il frutto di fatiche. Ma con il tempo sarà il clero secolare ad avere la meglio. Filippo II dovette ritirare il provvedimento e rimettere le parrocchie nelle mani dei frati. In un primo tempo i regolari ottennero la cura d’anime. Con il passare del tempo le forze si equilibravano al punto che vi furono doctrinas e parrocchie, la funzione pastorale e la cura d’anime si suddivise tra secolari e regolari. Con il tempo sacerdoti regolari cambiarono profilo. Anche la vita nelle doctrinas cambia, i sacerdoti regolari danno meni importanza alla loro missione. Spesso si utilizzava il lavoro degli indios per mandare avanti le doctrinas. La vocazione dei missionari con il tempo si adultera. Questo crea un insieme di polemiche che si prolunga fino al ‘700 e fa capire il declino dei regolari e il miglioramento dei secolari fino al sopravvento di quest’ultimi. ORDINI RELIGIOSI E MISSIONI Lo stato vigilava sulla dottrina della chiesa e sull’istruzione religiosa. Le alte gerarchie ecclesiastiche cominciarono in America a convocare concili provinciali, assemblee dove il clero locale discuteva dei problemi specifici dell’America colonia. Il primo concilio sudamericano fu tenuto a Lima nel 1551, il primo concilio messicano nel 1555. I risultati di questi concili dovevano essere sottoposti al consiglio delle indie per verificare che le misure adottate fossero compatibili con la giurisdizione. Con il passare del tempo lo stato si renderà conto che la chiesa stava diventando una grande potenza economica e per questo motivo lo stato impedì alla chiesa locale di rendersi economica. Inoltre, era necessario formare in loco un clero capace attraverso seminari, università, studi di teologia che coinvolgessero i creoli. Se la chiesa ha una precisa funzione educativa, questa missione di educare religiosamente le popolazioni locali veniva pregiudicata dalla sete di guadagno, un sentimento condiviso nella popolazione e nella chiesa (molti parroci si facevano assegnare repartimientos per sfruttare gli Indios a loro beneficio, possedevano miniere). Il Nuovo Mondo il sistema basato sul giuspatronato regio autorizzava a ripartire la decima alla corona cui disponeva di un bene tradizionalmente spettante alla chiesa. Il ricavato della decima andava per un quarto al vescovo, per un quarto al decano, l’altra metà era divisa in nove parti: quattro servivano per pagare i parroci e i loro aiutanti, tre servivano alla costruzione di chiese e ospedali, due finivano nelle casse reali. I parroci erano stipendiati anche se provenivano dal clero regolare, mentre gli altri dovevano mantenersi con l’elemosina. A lungo si discusse sul far pagare o meno una decima agli Indios. È vero che gli Indios erano abituati a pagare un tributo al culto del dio Sole, ma l’intervento di una tassazione ecclesiastica era controproducente, per questo sia i domenicani che i francescani raccomandarono di esentare gli indios dalla decima ecclesiastica. Dopo questo periodo, gli storici concordano nel ritenere che la conquista spirituale si interrompe poco alla volta. La chiesa evangelizzando le popolazioni indigene le aveva rese più vulnerabili all’aggressione generale di cui furono vittime. Se all’inizio della conquista la chiesa si era dimostrata favorevole a difendere gli Indios, a partire dalla seconda metà del ‘700, con l’arrivo del clero secolare, si registra un cambiamento profondo: il clero secolare prende il sopravvento, ma prende il sopravvento anche l’ingordigia del nuovo clero che utilizzerà la popolazione per arricchirsi. Nelle colonie portoghesi si assiste, anche in questo caso, al giuspatronato reale che ha una storia più antica perché la colonizzazione portoghese era più antica. Il giuspatronato reale si basava su una bolla che risaliva al 1456 che prevedeva la possibilità di trasferire il perpetuo all’ordine di Cristo, un ordine militare che effettuava spedizioni a sue spese. L’amministratore dell’ordine di Cristo fu Enrico di Portogallo che aveva il diritto di concedere le cariche ecclesiastiche e imporre scomuniche e pene ecclesiastiche, aveva a tutti gli effetti i poteri di un vescovo su i nuovi territori conquistati. Quando uno dei grandi maestri dell’ordine fu un re, come nel caso di Emanuele I, trasferì il giuspatronato ecclesiastico alla monarchia e affidamento del giuspatronato al vescovo delle isole di Madera. Questo riguardava l’Africa, la terraferma africana e le isole. Solo dopo il 1532 che si hanno anche in Brasile i primi tratti di un politica ecclesiastica. Il re di Portogallo iniziò a stipendiare dei vicari, dei cappellani e organizzare parrocchie. E‘ in questo periodo che il re portoghese inizierà ad esercitare il giuspatronato ecclesiastico. La chiesa cattolica non era pronta a un’espansione così potente del suo raggio d’azione e fu contenta di scaricare sulle spalle di altri le responsabilità che implicavano le nuove scoperte, da qui nacque il giuspatronato. Per Laura Forlani questo le colonie spagnole diventa una terra di missione statale. È una sorta di apostolato laico, poiché saranno i laici a diffondere la religione cattolica nel mondo precolombiano. La monarchia e la chiesa non si occupavano della salvezza dell’anima dei mori. Una volta sconfitti, l’amministrazione religiosa non spettava né alla chiesa né al re. Questo successe anche nel Nuovo Mondo: gli spagnoli vedevano negli indiani non dei potenziali cristiani, ma manodopera da sfruttare per arricchirsi. La situazione di partenza era sfavorevole per un apostolato laico. Nonostante ciò, i conquistadores parlarono di conversioni di massa. In realtà avvennero delle conversioni facili, ma non si sa se effettivamente le popolazioni misero in pratica la conversione oppure no. Cortés svolse nel mondo azteco una vera e propria distruzione delle statue e degli idoli di questa popolazione per erigere croci cristiane. Las Casas vide questa operazione insensata, non aveva senso togliere gli idoli e mettere croci prima di istruire alla fede cristiana; egli riteneva che se si fosse voluto ottenere una conversione sarebbe stata necessario prima far acquisire una fede cristiana e poi sostituire con i simboli del cristianesimo quelli della religione preispaniche. Se sul piano teorico i teologi e giuristi si erano fatti una certa idea di questo apostolato laico i cui agenti dovevano essere gli encomenderos, ma in realtà erano più illusioni poiché gli encomenderos non avevano né vocazione, né voglia né capacità di fare i missionari. È questo che spiega la predica di Montecinos. Gli encomenderos non avevano foglia di organizzare corsi di catechismo poiché ciò sottraeva tempo al lavoro non volevano avere parroci perché costavano, non volevano ammettere predicatori perché erano una possibile fonte di sobillazione degli Indios. Intervenne nella seconda metà del ‘500 Filippo II a minacciare coloro che si rifiutavano di svolgere queste mansioni con la confisca dell’encomienda e di metà del loro patrimonio se avessero continuato con questo atteggiamento. Se il cristianesimo avesse dovuto svilupparsi non si sarebbe potuto dare molto conto agli spagnoli, per fare ciò doveva per forza intervenire la chiesa e intervenne con gli ordini monacali: gli ordini mendicanti, francescani e domenicani. Alla fine del ‘400 l’ordine dei francescani si divise in conventuali e osservanti, i primi mantengono la disciplina monastica, mentre i secondi subiscono un profondo processo di riforma che li spinge nuovamente alla regola francescana, ovvero la regola di povertà. Coloro che verranno mandati nel Nuovo Mondo saranno i francescani osservanti. In questa riforma dell’ordine venne sviluppata anche un’idea utopistica: l’idea che il regno di cristo in terra potesse essere avvicinato attraverso diverse forme di comportamento e attraverso varie strategie. I francescani trapiantano le loro speranze nel nuovo Mondo. I regolari erano stati presenti fin dalle prime spedizioni di colombo e dei successivi scopritori e godettero una superiorità rispetto ai secolari per tutto il ‘500. L’intervento dei missionari lascò tracce durature nell’organizzazione della chiesa e nell’organizzazione laica. Nel nuovo Mondo la chiesa divenne un elemento fondamentale della società. I frati medicanti parteciparono fin da subito alle spedizioni oltreoceano. Torneranno in Spagna nel 1499 riferendo al generale dell’ordine cosa stava succedendo. L’ordine chiese ai re cattolici di mandare altri francescani riformati e ne ottenne il permesso. L’opera di conversione nel nuovo mondo fu appoggiata da Cisneros. Dopo la scoperta dell’America si verificherà un’ondata di foga apostolica, questo territorio motiva molti ecclesiastici verso il compito missionario. Il primo intervento dei francescani si verificò nelle prime grandi civiltà, nel Messico e meno nel Perù. Nel 1553 venne fondata la provincia francescana il cui commissario generale si stabilì a Lima. Anche nell’America portoghesi i primi missionari saranno francescani. I domenicani appaiono in America un paio di decenni dopo rispetto ai francescani, sono missionari dominati da uno spirito rigorista. Nel 1526 i domenicani arrivarono nel Messico e affiancarono i francescani e saranno quasi esclusivamente i domenicani ad accompagnare i conquistadores come cappellani e a diffondere il cristianesimo. Altri ordini che manderanno i missionari saranno gli agostiniani e i mercedari, ordine nato a Barcellona per riscattare i cristiani dai mori. I mercedari accolsero creoli e crearono scuole per formare, anche tra gli indigeni, catechisti. Inizialmente il governo spagnoli autorizza solo questi ordini perché avevano uno spiccato carattere di intervento nella società. Si voleva evitare che nel nuovo mondo si commettessero errori ad esempio il fatto che in Spagna ci fu un’inflazione di organismi regolari, invitava la monarchia ad essere molto attenta. Le funzioni degli ordini mendicanti nel nuovo mondo uscirono ben presto dall’ambito religioso per assicurare funzioni importanti. Questo sviluppò gelosie anche perché si accumularono molti lasciti post mortem da parte di coloni. Molti uomini, in procinto di morire, per favorire il riposo dell’anima facevano grandi donazioni agli ordini. Questo fa si che gli ordini religiosi si trovavano ad avere grandi fortune, non solo denari o case, ma anche aziende. Questo svilupperà molte critiche dalle autorità civili, ma anche dai secolari. Un altro importante ordine saranno i gesuiti che svolgeranno un importante ruolo nell’America coloniale a tal punto che verranno visti un elemento di competizione da parte delle monarchie le quali alla fine del ‘700 Laura Forlani LE REDUCCIONES GESUITICHE Nel 1576 i gesuiti si stanziarono intorno al lago Titicaca e oltre a evangelizzare si sforzano ad aumentare il benessere materiale degli Indios. Successivamente la zona di insediamento dei gesuiti si sposterà verso il Paraguay, da qui si estesero nella zona del Rio de la Plata. Nel 1604 questa presenza fu consolidata con la formazione di un’autentica provincia gesuitica del Paraguay. La monarchia vedeva bene l’inserimento di reducciones organizzate dai gesuiti per cui si approfittò della premura missionaria per evangelizzare le tribù selvagge, ma anche per porre sotto controllo zone molto sperdute. Le reduzioni inizialmente incutono soggezione poi attireranno le spedizioni di coloro che venivano da San Paolo che grazie alle riduzioni avevano scoperto che in un solo colpo potevano catturare molti indigeni. Tra il 1628 e il 1631 moltissimi indiani convertiti vennero venduti sui mercati brasiliani. Nel 1641 una banda di paolisti fu sconfitta dalla resistenza di indios. I padri gesuiti riescono a formare militarmente gli indios che in alcune occasioni, come quella del 1641, riescono a bloccare e mettere in fuga i bandeirantes. Le reducciones erano assegnate ai padri da un rappresentante dello stato però l’accesso non era consentito agli spagnoli. Le reducciones tendevano a diventare degli insediamenti autonomi, ma non erano uno stato vero e proprio. Le riduzioni erano organizzate secondo uno schema fisso e anomalo. L’ordinamento economico della reducciones era considerato collettivista, si fondava sulla proprietà comune: ogni Indios doveva coltivare la terra per due-tre giorni alla settimana, il raccolto veniva immagazzinato e serviva a pagare il tributo alla corona, alla manutenzione della chiesa e del villaggio, al mantenimento degli orfani, delle vedove e degli invalidi. Il resto del terreno veniva diviso tra le famiglie nullatenenti con la clausola che i poderi non fossero trasmissibili per eredità, alla morte del capofamiglia tornavano alla comunità. Una organizzazione così importante per sopravvivere doveva garantire lavoro organizzato e regolare e questa fu la funzione dei gesuiti e della loro rigidezza nell’amministrazione. I gesuiti fondarono altre riducciones in altre zone periferiche dell’impero spagnolo: nella zona tra Equador e Paraguay, nel Chaco, nella Bolivia e nell’Uruguay, ma anche in Messico. I gesuiti crearono comunità indiane vastissime con un’organizzazione molto rigida e tendenti a voler affermare un’autonomia. I gesuiti furono visti come un pericolo per lo stato spagnolo. L’accusa più grave rivolta ai gesuiti fu quella di essere caduti in una forma di imperialismo teocratico. Le diverse accuse emergeranno quando l’ordine dei gesuiti verrà sempre più visto con diffidenza. E’ in questo clima che parte l’attacco ai gesuiti nel Nuovo Mondo. Molti studiosi notarono che come tutte le forme di paternalismo anche il paternalismo dei gesuiti ebbe come conseguenza quello di infantilizzare gli Indios. Con l’espulsione della compagnia dei gesuiti le riduzioni scomparvero e in pochi anni la popolazione si ridusse notevolmente. IL TRIBUNALE DELL’INQUISIZIONE NELL’AMERICA COLONIALE La chiesa porta in America l’inquisizione ispano-portoghese perché i re cattolici non volevano che arrivassero persone di dubbia eterodossia. Nel 1535 il rapporto tra inquisizione e potere religioso fu intensificato. Il primo vescovo del Messico fu nominato inquisitore generale apostolico. Il familiar era una sorta di agente dell’inquisizione ed era una carica ambita. Quella dell’inquisizione nel nuovo mondo fu un’istituzione del tutto armonica. L’inquisizione non era competente per giudicare gli Indios. Gli indios evangelizzati da poco non erano abbastanza istruiti alla dottrina cristiana e quindi non potevano diventare bersaglio di un tribunale così puntiglioso come quello dell’inquisizione. Anche su altri piani il ruolo dell’inquisizione rimase ambiguo. Il tribunale dell’inquisizione impedì il diffondersi del protestantesimo nell’America spagnola. Nel Brasile la situazione andò in maniera diversa perché non si arrivò a istituire tribunali dell’inquisizione permanenti. Nella seconda metà del ‘500 si pone con urgenza il compito da parte della spagna di togliere la parti più importanti del territorio sudamericano al disordine e cercare e di organizzare dal punto di vista amministrativo in territorio. Il simbolo di questa operazione fu il vicereame di Francisco de Toledo il quale nel Laura Forlani 1569 partì con un’armata per andare a ricoprire la carica di vicerè del Perù. Il suo nome emerse quando la corona volle ridefinire la sua politica e le sue strategie per le Indie. Due sono le fasi del governo di Toledo una che parte dal 1569 al 1572, intervento di applicazione della riforma della corona del 1568, e la seconda dal 1573 al 1581 in cui questo sforzo normativo incontra ostilità da parte dei poteri locali con l’isolamento di Toledo a seguito delle lotte di fazione. Il vicereame del Perù sarà uno degli ultimi vicereami della corona, venne creato nel 1542. Quando Francisco de Toledo arrivò in Perù, il Perù è ancora imperfettamente conquistato e se è stato conquistato ci sono ancora molte sacche di resistenza e quindi deve essere riconquistato. La fase di ristrutturazione del vicereame inizia qualche anno prima dell’arrivo di Toledo, nel 1565, ad opera di un altro individuo Licenciado De Castro, era sostanzialmente un letrado di formazione. De Castro sarà mandato come governatore provvisorio nel vicereame del Perù a causa dell’incapacità del vicerè, non diventerà vicerè, ma otterrà molte funzioni governative. LA CRISI INDIANA DI META’ CINQUECENTO Dopo il 1632 si pensò di non abbandonare del tutto le istituzioni tradizionale Incas. Il prodotto di questa spontanea e poco premeditata politica di insediamento porta a una rottura dell’equilibrio tra società e ambiente: in poco tempo la società va al collasso produttivo e demografico, i conquistadores si trasformano in encomenderos e così facendo pensano a un modello di ascensione sociale creano contraddizioni che fanno scoppiare i rapporti sociale e con l’ambiente. Tutto ciò portò la corona a non avere il controllo di questi territori. La società incaica dopo un paio di decenni dalla conquista viene destrutturata e fa fatica a riorganizzarsi. Nel 1542 le leyes nuevas colpiscono duramente le volontà degli encomenderos, nel frattempo il Perù assumme la veste di vicereame. Il primo vicerè fu Blasco Nunez Vela, il quale fu incaricato di applicare le leyes nuevas. A caratterizzare la seconda fase di conquista si verificherà un impressionante crollo demografico dei nativi causato dal contagio, ma anche dalle guerre civili tra spagnoli. Fu la constatazione di questo disastro che spinse il licenciado La Gasca e riformare il sistema dell’encomienda e a stabilire un criterio di tassazione uniforme per regolamentare il tributo. In questa secondo fase interverrà, in sostituzione al licenciado, un nuovo viceré De Mendoza che decise di abolire il servizio personale degli Indios. De Mendoza non avrà successo. Successivamente si verificherà una ristrutturazione con il licenciado De Castro, il quale riorganizzerà la riscossione e applicherà le direttive della corona a sostegno degli Indios. Nel frattempo, la resistenza indigena continua. Si verificherà un’incomprensione tra il mondo americano e il mondo spagnolo. Verranno impiegati dei funzionari tra cui Juan de Ovando, il quale fu un ecclesiastico, giurista e nobile che tenterà di coordinare la monarchia con il nuovo mondo, sarà un consigliere dell’inquisizione e nel 1571 diventerà presidente del Consiglio delle Indie e aggiornerà i caratteri geografici e politici del nuovo mondo. FRANCISCO DE TOLEDO, viceré del Perù Nel 1568 venne convocata la junta magna de las Indias e preparata con cura da diversi funzionari del re Filippo II tra cui il cardinale Espinosa e un giurista De Matienzo. La convocazione della giunta ritardò la partenza di Toledo verso il Perù affinché i lavori potessero avere luogo. Dalle relazioni presentate nella giunta si nota la gravissima mancanza di autorità nella figura del vicerè. Il Consiglio delle Indie sarà sempre ostile nei confronti del viceré, ma occorre ripristinare questa figura: in pochi mesi Toledo si aggiorna sulle problematiche indiane, chiede di assistere ai lavori della giunta e di avere comunicazione diretta con il sovrano sulle questioni più importanti. Questa giunta affronta la tensione accumulata nelle Indie. A causa della vastità del territorio del Perù, Toledo richiede l’aumento di missionari, la collaborazione con le comunità locali e riaffermare le gerarchie. Nella visione di Toledo un aspetto fondamentale è la visita, ovvero uno degli strumenti di vigilanza e di controllo che verrà visto come mezzo di consolidamento e affermazione del potere politico. La visita era molto usata dai re cattolici quando la lontananza dei loro possedimenti impediva loro di controllare come questi venissero amministrati. Sottoporre a visita un territorio significava mandare ispettori che valutassero come i territori venivano governati, questo impediva che troppi abusi venissero commessi. La visita che organizzò Toledo fu di grandissima intensità. Toledo comincia a visitare tutte le provincie, ispeziona il modo attraverso cui sono governate e senza alcun problema distruggeva i piccoli accomodamenti, gli equilibri economici che si erano consolidati in quegli anni. Il 23 ottobre 1570, arrivato da poco in Perù, inizia una visita, durata cinque anni, per conoscere i problemi del vicereame: raccoglie dati su come sono organizzati i villaggi, le forme di governo, come è pagato il tributo, il ruolo dei capi villaggio. Toledo cercò di raccogliere le prove per dimostrare la sua tesi sul passato tirannico degli Incas e per ristrutturare il vicereame cerca di capire come si è affermata la casta dei capi Laura Forlani villaggio e come erano stati trattati dagli Incas. E’ in questa osservazione che trova la conferma su alcune personalità degli Indios. Molto importanti furono le ordenanzas sono un corpo normativo in grado di durare nel tempo ed essere rispettate. Egli in questo modo riuscì a ristabilire una forte legittimazione della corona e nuove relazioni politiche, regola il dissenso religioso, il lavoro degli Indios e ridisegna i ruoli economici. Tra queste ordenanzas molto importanti furono le ordenanzas municipales, le quali riorganizzano gli insediamenti urbani; ordenanzas de minas le quali riorganizzavano la mita, ordenanzas de coca le quali riorganizzano la coltivazione di coca; ordenanzas de Indios le quali si occupano dei rapporti con le popolazioni autoctone. De Toledo fu un innovatore rispetto ai suoi predecessori. Egli durante una visita fa stilare un documento sulla storia indiana a Pedro Sarmiento De Gamboa. Nel 1566 venne introdotto il divieto di far circolare libri sulla cronaca relativa agli indios. Con la Pacificacion si verificò la chiusura dell’ultima frontiera inca a Vilcabamba e ciò rappresento l’atto conclusivo della prima conquista e la fine di un’epoca di governo tra encomenderos e Kurakas. LA RIORGANIZZAZIONE SOCIALE ED ECONOMICA DEL VICEREAME Il fulcro di ogni sviluppo del vicereame consisteva in una politica indigena, ma non bastava un’appropriazione selvaggia del potenziale lavorativo degli Indios, serviva qualcosa di più strutturato. Gli encomenderos avevano stabilirono il primo asse di potere tra loro e i kurakas basandosi sulle strutture di potere preispaniche e poi trarre a proprio vantaggio questa organizzazione. In questo modo gli encomenderos potevo controllare in maniera efficace la disciplina delle comunità, ma anche la riscossione dei tributi e per fare ciò lasciavano inalterata l’autorità dei kurakas i quali a loro volta potevano mantenere il loro potere al punto che poteva succedere che gli Indios vivevano questa alleanza come un duplice sfruttamento. Dopo la crisi violenta e il fallimento nel tentativo di ristrutturare il vicereame occorrevano misure per garantire la tutela dei nativi e gli introiti della corona. Il passaggio dalla prima fase di conquista alla fase di vera e propria colonizzazione aveva creato una crisi, quella degli anni ’40, che andava ad innescarsi in una fase di profondo calo demografico. Era necessario riorganizzare tenendo conto del calo demografico ridefinendo la relazione tra i signori locali e la corona con una nuova alleanza strategica, non più encomenderos e kurakas, ma corona e kurakas. Toledo per far ciò toglie gli incarichi affidati agli encomenderos e comincia a riorganizzare il sistema dei tributi. Toledo destruttura un sistema sociale antico che aveva organizzato la vita delle comunità Indios (sistema di reciprocità/redistribuzione). La soluzione fu quella di istituire reducciones. Le sue misure raggiungono diversi obbiettivi: gli Indios vengono sgravati dalle forme più selvagge degli encomenderos; vennero coinvolte nella riscossione dei tributi le èlite degli indiani. Questa operazione ottenne il risultato di indebolire gli encomenderos. CONSOLIDAMENTO FINANZIARIO E AMMINISTRATIVO Il risultato di maggior rilievo nell’opera di Toledo fu il rilancio del settore minerario. L’incremento delle entrate fu straordinario soprattutto le entrate della hacienda real. Toledo, attraverso la visita, si recò nelle miniere del Potosi dove ristruttura la produzione. Il lavoro delle miniere era disumano e gli uomini non avrebbero mai svolto spontaneamente questo lavoro quindi l’unica soluzione era il lavoro forzato, ma bisognava risolvere due problemi: trovare una legittimazione e bisognava ridurre la numerosa mortalità nelle miniere. Toledo cerca di far fronte a questi problemi individuando una giustificazione ideologica. Toledo scopre che gli Indios erano abituati a fornire alla comunità di appartenenza prestazioni di lavoro, la mita. La mita divenne una scusa per nascondere il lavoro forzato. Toledo riteneva che l’unico modo affinché gli uomini lavorassero nelle miniere era di salariare il lavoro. Gli Indios pagavano un tributo alla monarchia. Progressivamente questa esazione iniziò ad essere fatta in moneta, prima si pagava con quello che si aveva poco alla volta l’introduzione della moneta fu un primo elemento che spinse verso una monetarizzazione dell’economia. Con il declino dell’encomienda è l’apparato statale che diventa il principale agente di organizzazione del lavoro e della fiscalità. L’amministrazione di Toledo segnò un punto di svolta importante per il vicereame. La prova del successo di queste riforme la si può notare nella grande prosperità economica che contribuì a rilanciare l’economia della colonia fino ai primi decenni del ‘600. Toledo sosteneva che non erano più necessarie spedizione, ma era importante consolidarsi nei territori già conquistati. LA RISTRUTTURAZIONE ECCLESIASTICA
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