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Storia moderna, parte monografica, Sbobinature di Storia Moderna

Appunti parte monografica di storia moderna

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

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Scarica Storia moderna, parte monografica e più Sbobinature in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! CORSO MONOGRAFICO (26) PARAGUAY È nell’entroterra, zona isolata ed era il nucleo originario della colonizzazione  quando i primi navigatori arrivano nel Rio de la Plata hanno difficoltà a difendere una posizione così esposta e risalgono il corso del Parana fino a fondare Asuncion, la quale rimarrà a lungo il punto di riferimento. La storia del Paraguay risente di questa sua posizione particolare e rifiuterà rapidamente, era una zona di antico insediamento di riduzioni gesuitiche e viveva con un economia arretrata basata sulla coltivazione della yerba mate (particolare infuso che si beve come il te ed è la bevanda nazionale di buona parte dell’America Latina, è una coltivazione che avevano sviluppato i gesuiti), rifiuterà l’autorità di Buenos Aires  inizialmente appoggiandosi alla Spagna per poi affermare la sua indipendenza = movimento rapido in cui il Paraguay si converte in stato sovrano già dal 1811, senza conoscere i lunghi combattimenti che invece avvengono in Uruguay. Mentre l’U alla fine di questi scontri fonda uno stato di ispirazione liberale (sia pur dominato da un’aristocrazia creola), il P conobbe una dittatura pseudo populista sotto un tetro governo di de Francia. La situazione del P è di lontananza, c’è un’ampia frontiera fluviale (Parana), economia primitiva e zona depressa, difficoltà di collegamento con altri paesi ed è difficile raggiungere i mercati, se non quelli circostanti, zona di povertà, sistema militare arcaico, indios ostioli e selvaggi, la classe dominante è costituita da estancieros (produttori anche di tabacco, mate), si parla spagnolo e l’antica lingua guaranì (ancora oggi), sistema patriarcale con abbondante popolazione meticcia e dove i creoli avevano maturato un forte sentimento localista dovuta propria a questa situazione di isolamento (difendono questo isolamento). Molti erano i motivi di scontento verso la S: peso del servizio militare, il pregiudizio che favoriva gli spagnoli nella distribuzione delle cariche, le restrizioni sul piano economico, i peninsulari dominavano il commercio e la burocrazia e questo peso spagnolo aumenta nel 700. Anche il cabildo di Asuncion registra un forte peso degli spagnoli. Il regionalismo del P era anche condizionato dai rapporti con il Brasile : il P doveva presidiare il confine (costituito dal Parana) che proteggeva dai portoghesi e dall’alto doveva difendersi dal dominio economico e amministrativo di Buenos Aires  è un localismo che si basa su un senso di difesa/asserragliamento, per questo i creoli non vogliono sottrarsi dal dominio spagnolo ritenendolo una difesa che permette loro di non finire sotto la dominazione di Buenos Aires (che era più vicina e prossima rispetto a quella della S). Ad Asuncion circola propaganda rivoluzionaria fin dal 1809 e fu la rivolzuione di maggio che induce e suscita questa soluzione autonomista anche in P  si riunisce il cabildo abierto e si giura obbedienza formalmente alla S pur mantenendo fraterne relazioni con Bueno Aires di cui però non si riconosceva l’autorità. In questa circostanza, Buenos Aires cerca di forzare la situazione mandando una piccola spedizione militare cappeggiata da Belgrano, il quale immaginava presentarsi come portatore della libertà in Paraguay ma invece i paraguayani presero le armi per resistere in difesa della loro nuova identità regionale. Sconfiggono nel 1811 le truppe di Belgrano a Taquari e si liberano in seguito del giogo spagnolo e sperimentando una fase di autogoverno. L’intendente Velasquez chiederà l’aiuto portoghese ma fallisce. L’iniziativa in questo caso veniva dalla classe dominante creola che prese ad appoggiarsi a funzionario del cabildo (un creolo) Gaspar Rodriguez de Francia  funzionario creolo e uomo autorevole nel cabildo e il 14 maggio 1811 viene proclamata l’indipendenza, viene deposto l’intendente Velasquez e il P si dichiarò inizialmente disposto ad un unione federale con Buenos Aires. La giunta che anche qua si era formata come organismo autonomo dura un paio di anni dedicata a definire la posizione politica nazionale su una base liberale ma questo governo durò poco = l’unico politico di talento del P era Francia e si fece nel giro di poco di tempo nel 1816 (dopo diversi tentativi) dictator perpetuo  Francia aveva manipolato il congresso e i deputati lo avevano nominato in questo modo: dictaor supremo della Repubblica (repubblica su base dittatoriale). Il congresso si dissolve per almeno 25 anni e Francia governerà come un dittatore fino al 1840 = è un governo personale che portò all’estinzione della classe dominante coloniale come forza politica  il risultato di questa lunga dittatura: fu disintegrata quella classe dirigente di creoli per lo più estancieros e vengono schiacciati dalla dittatura perché comunque il fondamento era populista (Francia manipolava le plebi e cercando in questo modo di impedire che i creoli costituissero una classe dominante autonoma). Francia fu il più strano dei dittatori dell’America spagnolo, era un creolo nato nel Paraguay e educato a Cordova. Francia aveva fatto studi di teologia e si orienta poi verso la pratica giuridica, è un governante duro e una figura che si era conquistato la fama di incorruttibile (ciò andava insieme ad un carattere solitario, duro e vendicativo), instaura un regime personalista e accentratore con una macchina di governo abbastanza rudimentali. Forte di questo accentramento personale, spoglia le istituzioni rivali di ogni potere, soggioga anche la chiesa e crea un esercito sul modello di una guardia personale = attorno al governo di Francia viene creata una rete di spionaggio che copre tutto il paese. Il potere di Francia si basa sul vuoto di alternative, crea il suo potere eliminando la concorrenza e diventa un sistema quasi grottesco che mantiene il Paraguay in totale isolamento per difendersi dagli influssi esterni Francia sigilla il Paese. L’isolamento fu visto come mezzo per contrastare la possibile offensiva di Buenos Aires ed è un metodo di diffidenza anche le forze locali che potevano minacciare il Paraguay. Quindi Francia si tiene distante anche dall’opinione pubblica federalista del cuore dell’Argentina. Tiene lontano il Paraguay da ogni contaminazione di tipo liberale e democratico credendo in una tesi: l’America spagnola non fosse ancora preparata per delle istituzioni libere, riteneva che il passaggio dalla sudditanza coloniale ad un sistema libero non potesse avere luogo  però non era priva di una sua logica alla luce delle guerre che scoppiarono in tutto il continente, un fondamento c’era però il prezzo che P pagò fu un totale isolamento e un’arretratezza dal punto di vista politico ed ideologico. Questo isolamento veniva rafforzato dalle relazioni ostili con Buenos Aires: i paraguayani chiedevano diritto di navigazione sul Rio de la Plata e sui fiumi, questo fu negato e il commercio del P fu appesantito con i dazi nel 1817. Contro questa ostilità manifestata da Buenos, Francia appare agli occhi del P come difensore degli interessi economici nazionali. Quindi Francia figura come difensore della rivoluzione di maggio e che si inserisce in questa rivoluzione con un ruolo importante (fanatico privo di senso delle realtà)  se inizialmente trionfano le armate di Buenos questo trionfo è premature e questa spedizione si risolve in proclami pomposi però di fatto in uno specie di governo del terrore che tiene in soggezione i patrioti locali; spedizione aggressiva e Castelli cerca di rimodellare l’amministrazione senza tener conto delle esigenze locali. Come portavoce della volontà di espansione di Buenos, ossessionato da un sogno cioè di raggiungere Lima e annettere il Perù = questa spedizione poi a causa dell’imprudenza di Castelli cominciano ad avere delle difficoltà, Castelli cadde in un’imboscata e sconfitto nel 1811 inizia una ritirata disordinata e si sviluppa nella zona di Potosi una reazione popolare e le armate di Castelli devono ritirare e Castelli morirà prima di finire sotto un tribunale di inchiesta a Buenos. Nello stesso tempo nel 1813 anche i realisti vengono sconfitti e sull’onda di questa vittoria si immagina che le cose possono cambiare cioè che una volta sconfitti gli spagnoli le forze di Buenos potranno recuperare il terreno perso  ma la situazione non va in questo modo: gli scontri si prolungano negli anni, le ripetute spedizioni organizzate da Buenos conoscono successi effimere (gestione di questi successi è disordinata e con numeri errore di gestione) = la situazione non consentirà alle forze del Rio de la Plata di ottenere il governo delle zone dell’Alto Perù. Le spedizioni sono numerose però di fatto si crea uno stallo. Per riassumere questa confusa situazione che dura dal 1809 al 1815: la zona dell’Alto Perù vede tre forze impegnate = - Spagnoli, che tentano di mantenere questo territorio - Le forze indipendentiste che si sbandano nella guerriglia - Le forze di Buenos Aires che mettono in opera una serie di spedizioni Zona di forti conflitti e che spiega se si tiene conto la posta in gioco cioè le miniere del Potosi. L’intervento delle forze Buenos è scomposto, diversi errori di Castelli che impedisce alle forze del Rio de la Plata di accattivarsi la popolazione locale = questo comporta uno scontro tra le forze di Buenos e spagnoli che permette alle forze di Buenos di conservare grazie all’intervento di alcuni generali di prestigio (come San Martin) che riuscì a scacciare gli spagnoli oltre la linea di confine. Questa situazione portò ad una presa di coscienza da parte delle popolazioni dell’Alto Perù della volontà di non essere soggiogate da Buenos e da parte di Buenos, grazie a una nuova strategia messa in epoca da San Martin (uno dei più importanti libertadores dell’America Latina) che indurrà Buenos a non impuntarsi nel tentativo e nell’ossessione di Castelli di entrare nel Perù ma di operare una manovra verso il Cile. Questa zona resiste al tentativo di annessione da parte di Buenos. Il bilancio di questa fallimentare operazione: l’esercito di Buenos non poteva reggere alle forze realiste (esercito fatto da dilettanti e diviso al suo interno, anche dal punto di vista politico, e visto con sospetto per il rischio di riforma sociale che questi eserciti andavano proclamando). Una rivoluzione in Alto Perù non poteva ignorare gli indios (zona con molta presenza autoctona, ancora oggi)  ma come i primi rivoluzionari che erano partire a La Paz così anche gli eserciti di Buenos si erano rivolti agli indios tentando di risolvere il problema della loro servitù e convertirli in salariati e consumatori (non più cittadini soggiogati); Castelli secondo le indicazioni di Buenos, aveva preparato dei piani per dare rifugio agli indios e per eliminare il tributo, distribuire la terra  questo progetto si risolve in promesse declamatorie che non ottenere il risultato che i giovani rivoluzionari si attendevano (cioè di ottenere un inserimento degli indios nella causa rivoluzionaria) ma questo non si realizzò. Invece i realisti che avevano una pratica di intervento nel mondo indio si rivolsero direttamente ai cacicchi (capi villaggio locale) ottenendo dal punto di vista della propaganda qualcosa di più cioè: dichiarando che la rivoluzione non avrebbe avuto niente da offrire ai popoli e sottolineando il carattere fallimentare della spedizione di Castelli = di fronte ad un opinione pubblica numerosa di indios, il messaggio di liberazione degli argentini si contrò contro la propaganda spagnola realista. Quindi questo portò a una neutralità degli indios. In questo grande scontro gli indios rimasero spettatori passivi: pensavano che da questa rivoluzione non avrebbero avuto molto da guadagnare ma anzi la rivoluzione non offriva molto di più di quello che aveva offerto loro il regime coloniale. I patrioti avevano armato più che altro l’aristocrazia creola …  di fronte a questo ceto creolo che si era schierato con i patrioti la demagogia filoindia aveva prodotto soltanto parole senza misure concrete; inoltre, le società non possono essere cambiate per decreto e quindi senza l’accordo locale dei creoli questa politica propagandata dalle forze di Buenos non poteva riuscire. Dal punto di vista sociale, si realizza un altro problema: le forze rivoluzionarie che vengono dall’Argentina proclamano delle misure di riforma sociale che in realtà non si applicano, non conquistano il sostegno degli indios ma invece sollevano la diffidenza dei creoli, i quali temono che parole sociali e radicali avrebbero portato disordine sociale = quindi la politica filoindia invece di procurare nuovi effettivi alle truppe dei libertadores in realtà creona una reazione dei gruppi di potere che temono = che cosa? L’abolizione della mita e quindi le misure ventilate anche se non attuate da parte delle truppe di Buenos invece che convincere i creoli a aderire a questo fronte patriottico in realtà mettono sulle difensive i creoli. I proprietari minerari finiranno per unirsi alla contro rivoluzione dando soldi e armi agli eserciti ostili all’autonomia. Questo avverrà anche per i proprietari rurali, i quali non vedono di buon occhi questa spinta ugualitaria. Questo ciclo di 5 anni di violenti scontri militari si conclude: l’aristocrazia dell’Alto Perù rimane realista e si batte contro la guerriglia, quando gli spagnoli liquideranno la guerriglia nel 1815-16 la classe dominante creola, che era rimasta leale alla S quando capì che la causa spagnola era persa, rivendicò personalmente il diritto a gestire il processo di autonomia. C’è la cacciata degli eserciti di liberazione che però grazie a san Martin riescono a conservare questo territorio a Nord di Tucuman ma non riescono ad espandere la rivolta nell’Alto Perù, mentre si forma una nuova classe dirigente inizialmente conservatrice che si appoggia agli spagnoli, ma che poi quando gli spagnoli non saranno più in grado di mantere il loro dominio, questa classe dirigente creola assumerà improprio il processo di autonomia. CORSO MONOGRAFICO (27) CILE (immagine) È una lunga linea che si sviluppa da Nord a Sud e arriva fino alle latitudini australi del sud della Patagonia per arrivare a Nord fino al deserto di Atacama  tutto è concentrato in una striscia costiera che dà sui contrafforti andini. Il Cile conseguirà l’indipendenza più tardi del Rio de la Plata ma prima dell’Alto Perù; era lontano dal fulcro delle rivoluzioni ma sotto l’ombra del Perù dove si trovava il cuore dell’impero ed erano concentrate la grande quantità delle forze realiste (che sostenevano la dipendenza dal re di S). ma qui il sentimento identitario era più forte e la classe dirigente meno spaventata dalla rivolzuione. Società omogenea = circa 800 mila abitanti e metà meticci con un’élite creola di proprietari terrieri e proprietari di miniere, pochi spagnoli e pochi neri, gli indios locali non erano omogenei ma erano tribù che vivevano allo stato ostile ed indipendente (settori non integrati nella società cilena). Mentre c’era un ampio numero di meticci. Il Cile erano lontano dalle rotte marittime e dipendeva dalle importazioni e non aveva un gettito minerario particolarmente forte. Quindi occorreva libertà per organizzare lo stato senza pagare un eccessivo tributo alla S, disporre le proprie imposte, organizzare le proprie risorse, sviluppare le proprie possibilità di guadagno  paese da riorganizzare senza il peso della colonizzazione. Mancava in Cile una classe imprenditoriale e preleva una sorta di oligarchia/aristocrazia rurale creola = circa 200 famiglie creole di proprietari terrieri dominavano il territorio in un economia che era prevalentemente di allevamento (zone favorevoli per allevamento del bestiame). Con lo sviluppo dell’allevamento aumenta il bisogno della manodopera però c’è difficoltà a procurarsene (schiavi cari, no tratta negriera) = il problema è trovare il modo di vincolare meticci, castas o bianchi a dei servizi onerosi e legare all’hacienda questo personale. Gli aristocratici che erano padroni del campo e nelle campagne aspirano a diventare padroni del paese per proteggerei loro interessi ed eliminare le tasse imperiali. Se non fosse perciò gli aristocratici creoli si adattavano bene alla politica borbonica. La chiave del successo politico era quello di appartenere a una rete di clientele familiari. L’identità cilena si esprime in contrasto con: Perù, che era il cuore dell’impero spagnolo. Quindi il problema è far funzionare la vita e l’economia in una situazione difficile, marginale e periferica. Il Cile era un naturale fornitore del Perù (l’unico interlocutore commerciale era il Perù), il quale è il maggiore acquirente dei prodotti e il maggiore sviluppo e forza del Perù gli consentiva di tenere i prezzi bassi, cioè di comprare a basso prezzo con l’appoggio dei viceré che erano insediati in Perù. (Perù: vicereame; Cile: capitania) Quando Lima perderà il suo monopolio transatlantico a beneficio di Buenos, cambiano le cose: i cileni si trovano in condizioni mutate e otterranno un consolato e il titolo di capitania general (sotto gli ordini di un capital, cioè un militare) e otterranno una forma di autonomia amministrativa rispetto al Perù già nel 1795. La crisi del 1808-10 in S, obbliga i capi dei creoli a diventare nazionalisti = il sentimento nazionale non è maturato all’interno della provincia cilena perché le classi dirigenti se soddisfatte economicamente non avevano particolari pregiudizi nei confronti degli spagnoli (se non il fatto che dovevano pagare le tasse); è lo scomporsi del potere centrale che produce un nuovo nazionalismo che darà il via ad un emancipazione e questo minerà l’autorità spagnola nell’ultima fase del suo dominio. La situazione sarà aggravata dal carattere dell’ultimo governatore Carrasco (uomo dispotico) e gli eventi dell’emancipazione partono dalla convocazione del cabildo a Santiago (capitale del Cile), il cabildo deporrà Carrasco e assume il potere e diventa il centro della nuova politica riformistica. Si crea nel 1810 il cabildo abierto (stesso periodo della rivoluzione di maggio) e si crea una giunta di governo composta dall’élite dei creoli e dagli spagnoli insediati. Santiago 1814-1816 sono anni di repressione per la totalità del movimento rivoluzionario in Sud America e la S comincia a colpire fortemente: al Nord le truppe del generale Morriglio (?) sconfiggeranno i movimenti venezuelani e in Colombia (vicereame della Nueva Granada), nell’Alto Perù i realisti fanno retrocedere l’esercito che veniva da Buenos. È sulle rovine di questa prima rivoluzione che parte una seconda ondata = l’ondata dei libertadores, nuova iniziativa per l’emancipazione con un movimento su vasta scala che prende una dimensione continentale. Uruguay, Paraguay e Argentina = sono zone più o meno perse dalla S e con storie diverse. La seconda fase della rivoluzione, dopo questo momento di restaurazione del 1814- 1816, è un operazione a tenaglia dove ci sono due grandi eserciti di liberazione: immagine - frecce verdi da sud - frecce rosse da nord due eserciti con due grandi libertadores: San Martin (da sud) e Bolivar (da nord). La dimensione non è più nazionale, tutto non si realizza più solo dentro i confini delle future nuove nazioni ma prende una dimensione continentale. Nel gennaio 1814 San Martin è nominato comandante in capo dell’esercito sconfitto al nord  questo esercito viene messo nelle mani di San Martin per impedire l’invasione, per migliorare le difese di Tucuman (avamposto antispagnolo del sistema di difesa del Rio de la Plata) e in questa difesa che San Martina fa che si rende conto dell’assurdità della strategia, cioè quella di presidiare la regione del Rio de la Plata cercando di sfondare le linee degli spagnoli dall’Alto Perù. Quindi San Martin abbandona l’idea di un esercito nel Nord e ripiega su Mendoza (città orientale dell’Argentina di fronte alle Ande), dove elabora una diversa strategia e si mette a creare quello che si chiamerà esercito delle Ande basato sul principio che la rivoluzione americana non sarebbe stata sicura finché il cuore del potere spagnolo in Perù non fosse distrutto, ma per distruggere questo potere era complicato affrontarlo direttamente ma occorreva un grande movimento sui fianchi/a tenaglia per evitare questo tipo di scontro che era nella zona andina  idea era di passare dal Cile e attaccare il cuore della resistenza spagnola lungo la costa dell’Oceano Pacifico e invadendo da qui il Perù. Il problema che si pone San Martin, dopo che gli spagnoli erano riusciti a sconfiggere O’Higgins in Cile, è quello di liberare il Cile affinché questa operazione potesse avere luogo. Quindi questa strategia di San Martin va in contro a ciò che serviva O’Higgins per rimettersi in sella; San Martin quando compie questa operazione è un liberale di 40 anni e quando forma questo esercito chiede ad esso una disciplina molto dura ma con la capacità del comandante militare di occuparsi delle sue truppe e le sue doti gli servirono a superare due grandi ostacoli: 1- la crescente anarchia in cui era sprofondato il regime del Rio de la Plata 2- la mancanza di fondi per questo fissa il suo quartiere generale a Mendoza, lontano da Buenos Aires, e in questa provincia isolata cerca di organizzare l’economia regionale, trovare le risorse finanziare per finanziare il suo esercito mentre le Provincias Unidas a Buenos non avevano più disponibilità. Così forma l’esercito delle Ande con un nucleo di truppe regolari e 1500 schiavi neri reclutati nell’esercito con la promessa di libertà. Il regime in carica a Buenos dà autorizzazione e conforto a San Martin, il quale tesse delle buone relazioni con O’Higgins che sarebbe dovuto diventare il capo del nuovo governo cileno una volta che si fosse riottenuta la libertà del Cile. Le cose non vanno per il verso giusto. Nel 1816 è tutto pronto e nel gennaio 1817 Sa Martin muove da Mendoza, attraversa le Ande e scende su Santiago. Sconfigge i realisti a Chacabuco = vittore non decisiva ma permette all’esercito delle Ande di entrare in Cile, i realisti si raggrupperanno e troveranno il modo di far argine alle truppe di O’Higgins e di San Martin e ripenetrano al nord sconfiggendo poi dopo San Martin. Però San riuscirà a riconcentrare le forze e a sconfiggere gli spagnoli a Maipù. La sconfitta dei realista a Maipù apre la strada all’esercito di liberazione, i cileni diventano sovrani nella loro terra e questo sotto la guida di O’Higgins, il quale è un politico pragmatica e inizia il suo esperimento di governo = è un governo stabile per il Cile e forte. Per evitare l’anarchia O’Higgins, evita di concedere una rappresentatività eccessiva e pensa un governo di tipo paternalistico con un potere assoluto. Si fa strada l’idea di creare le riforme non sulla basa su una spontanea aggregazione politica di forze rappresentative ma sulla base di un governo forte  il popolo immaturo secondo i governanti doveva essere forzato ad essere libero e felice = paradosso: il popolo doveva essere felice e perché fosse felice si doveva fare in modo che lo divenissi anche con la forza. Simili al dispotismo illuminato. O’Higgins era stato influenzato dall’illuminismo e quindi era favorevole ad un miglioramento materiale, educativo, culturale ed economico ma il problema è come realizzarlo. Il primo compito di O’Higgins: eliminare i realisti dalla scena, creare un esercito nazionale, confiscare le proprietà dei realisti e il 12 febbraio 1818: dichiarazione dell’indipendenza. O’Higgins va anche eliminare tutti quei retaggi di organizzazione sociale di vecchio tipo (come il maggiorasco) a beneficio di un sistema liberale. È un riformista attivo e interventista però questo intervento creerà opposizioni nelle fazioni di Santiago e quindi una reazione = si espone a una forte critica di scarsa valutazione politica e di inettitudine sul piano economico  si apre una distanza tra la volontà di O’Higgins di riformare e la sua capacità effettiva di farlo. E questo porta a una situazione di disagio così come era accaduto per Rivadavia (che era un ideologo/idealisti come O’Higgins ma entrambi non erano dei politici capaci di far poggiare delle riforme su una base sociale). Il progetto di riforme dovette far fronte con gli interessi oligarchici; senza una capacità politica di creare un nuovo fronte alternativo a quello dei proprietari terrieri poi alla fine sono questi che sono i più forti. Questi regimi (di O’Higgins e Rivadavia) sono regimi con una grande spinta idealistica e rivoluzionaria ma senza una base sufficiente a creare queste riforme. Il governo di O’Higgins è privo di appoggio sociale e il 28 gennaio 1823: in seguito ad una rivolta nelle province contro la capitale O’Higgins abdica e trasferisci i suoi poteri ad una giunta nazionale e si esilierà nel Perù dove morirà nel 1842. Dopo 5 anni di governo di O’Higgins le cose non funzionano. Il Cile rimaneva in difficoltà e si disgrega in un sistema provinciale contro il centralismo di O’Higgins  situazione anarchica che sommerse il movimento liberale: l’anarchia ha la meglio tra 1824-28 liberali e conservatori si scontrano = nasce una guerra civile, vinta nel 1830 dai conservatori che fondarono un governo paternalista con una costituzione nuova che dava un suffragio limitato e garantiva il mantenimento dei vecchi privilegi della élite. Il problema del Cile in questa fase era quello di difendere la rivoluzione contro le minacce che potevano arrivare dal Perù e poco alla volta questa incapacità di creare un’autonomia dal punto di vista economico e sociale porterà il Cile a diventare una vittima dei commercianti più aggressivi che cono in giro per i mari, cioè gli inglesi, i quali sono attirati dai vantaggi che possono derivare del Cile fin dal 1818 (anche perché le rotte commerciali con il Perù si erano interrotte a causa della guerra). Il commercio britannico metterà radici e il Cile diventerà una sorta di appendice inglese. La rivoluzione in Cile non fu una lotta tra diverse classi/gruppi sociali, l‘aristocrazia rurale monopolizzava la ricchezza agricola e questa omogeneità fu una caratteristica che impedì rivolte di tipo sociale, però poi tutto risolse sul piano polito in un incapacità di questa classe dirigente di darsi un programma politico coerente e quindi l’anarchia. Se è vero che l’indipendenza non turbò la gerarchia sociale è anche vero che questa classe dirigente non fu in grado di formare un sistema politico se non molto tardi che superasse le fazioni interne e questo sbriciolamento nelle province che aveva avuto luogo in seguito all’allontanamento di O’Higgins. Gli indios continuarono ad essere nemici del nuovo stato e neanche con gli schiavi neri si ebbe un successo. La costituzione del 1822 dichiarò l’uguaglianza civile di tutti i cileni ma poi O’Higgins cade nel 1823 e la frattura tra le classi dirigenti tra abolizionisti della schiavitù e antiabolizionisti blocca una politica di riforma. Si riproporrà questo problema negli anni successivi e nel 1823 si riesce a promulgare una legge che abolisce la schiavitù, fu una vittoria morale ma di limitato valore sociale perché gli schiavi erano pochi in Cile e non ebbe di per sé un significato che andasse al di là di una dichiarazione di principio. In realtà l’indipendenza non scalfì la dominazione dell’hacienda e il monopolio sulla terra e il controllo degli estancieros sulla manodopera meticcia/nera. Quindi una situazione mutata in cui viene ridisegnato un sistema che però poco cambia nella composizione sociale dell’élite al potere. CORSO MONOGRAFICO (28) PERÙ (immagine) Nucleo dell’insediamento spagnolo nell’America del Sud. Conteneva diverse componenti etniche senza coesione e con un antagonismo tra spagnoli e creoli. Il Perù fu il centro della reazione monarchica/realista spagnola e dei suoi sostenitori. All’epoca aveva circa 1 milioni di abitanti, più della metà erano indios, il 22% erano meticci concentrati nella parte degli indios fu spietata. I creoli repressero le rivolte in maniera spietata per dare un esempio in grado di scoraggiare ulteriori rivolte. I sollevamenti indios dove ebbero luogo non cercavano un cambiamento politico ma un sollievo immediato alle situazioni di disagio che vivevano  non c’era organizzazione e quindi le paure dei creoli erano eccessivi perché per quanto la popolazione india desse luogo a delle forme di insurrezione erano insurrezioni con uno spessore locale e non c’era un’idea unificatrice e un organizzazione = se ciò fosse stato la minacci india sarebbe stata molto più forte. Quindi la rivolta india non aveva un organizzazione militare e molti curacas erano rimasti fedeli alla corona, da cui ricevano pensioni e ricompense (certa forma di corruzione). I curacas/cacicchi realisti espressero la loro fedeltà al re e al viceré ma non ebbero poi in cambio di questa lealtà granché. Alle ribellione degli indios mancava un elemento: leadership creola  gli Indios si erano dimostrati incapaci non avendo un ceto dirigente efficace da questo punto di vista visto che i cacicchi erano addomesticati. Sarebbe stato un problema se queste rivolte indios fossero state unificate sotto un comando di creoli, cosa che non ebbe luogo = i creoli esitavano a mettersi a capo di un movimento che forse avrebbe potuto prendere loro la mano e non avrebbero magari potuto controllare. I creoli erano molto prudenti soprattutto dopo la rivota di Tupac Amaru II = questa rivolta aveva aumentato il conservatorismo perché aveva dimostrato fin dove poteva arrivare una rivolta india incontrollata. Tuttavia, nel 1811 le corte di Cadice avevano condotto alcune riforme che riguardavano anche gli indios (aveva abolito il tributo indio) e nel 1812 la mita è teoricamente ogni tipo di servizio personale, ma le riforme furono di fatto impedite dagli interessi del Perù e la condizione india del 1814 è praticamente molto simile a quella del 1780 (epoca delle rivolte di Tupac Amaru). Quindi la situazione delle riforme ha una veste inedita: la voce riformatrice arriva dalla S e a livello locale vi sono molte resistenze anche se in un certo settore dell’opinione creola si erano formate delle aspettative liberali, dovevano delle aspettative liberali che non sovvertissero il potere vicereale e che mantenessero gli equilibri di potere interni al vicereame. Quindi di fatto la pressione india quando c’è, sveglia un conservatorismo latente dei creoli e li persuade ad accettare il dominio spagnolo fino a che non si presentasse una situazione effettivamente favorevole (i creoli non si occupano di sovvertire il sistema vicereame, se hanno delle aspirazioni liberali sono troppo timorosi che questo possa portare a sovvertire gli equilibri sociali e quindi se mai attendono un’occasione si presenti). L’occasione si presenta con la campagna di San martin dal Cile e da Bolivar che sarà l’altro eroe della rivoluzione del nord del continente. Intanto però l’esperimento liberale in attesa di queste soluzioni conosce una battuta d’arresto dovuta a ciò che accade in S con il 1814 viene ripristinato il regno di Ferdinando VII, restaurata la monarchia assoluta e annullata la Costituzione del 1812  quindi anche quella spinta riformista che era rimbalzata nelle colonie peruviane, nonostante il parere di Abascal, anche questa parvenza di costituzionalismo viene poi abolita con la restaurazione di Ferdinando VII. Nel 1816 Abascal si ritira e il Perù è stabilizzato sotto questa impronta reazionaria e Abascal esce di scena ormai anziano. Diversi suoi ufficiali erano favorevoli alla Costituzione del 1812, quindi l’unità spagnola in Perù dopo Abascal comincia ad incrinarsi. Determinante è la vittoria di San Martin in Cile = pressione che si manifesta a Sud, il Cile è rivoluzionato e il Perù sente la pressione degli eserciti liberatori nella parte sud del continente. Questo indebolisce ulteriormente la posizione del viceré e porterà ad un cambiamento della situazione; anche Ferdinando sarà obbligato a restaurare la Costituzione del 1812 quindi anche in S i messaggi sono disordinati e non c’è una politica unitaria spagnola che permetta alle forse locali in Perù di avere un punto di riferimento solido. Nel 1820: San Martin è pronto all’ultimo passo della sua strategia  dopo che gli eserciti del Rio de la Plata erano andati a sbattere contro il muro che aveva costituito Abascal e l’esercito filospagnolo sull’accesso all’Alto Perù, l’esercito del nord guidato da San Martin aveva salvato il territorio di Tucuman però San Martin aveva capito che non bisogna più spingere in questa situazione = nuova strategia: attraversamento delle Ande e la campagna del Cile. Quindi l’ultimo passo della strategia di San Martin è quella che se voleva portare la liberazione verso il Perù e scacciare gli spagnoli da qua, doveva immaginare una spedizione navale. La flotta era scarsa e per questo il comando è stato affidato a un inglese Cochrane, ufficiale della marina britannica (molto capace) e una volta che fu reclutato diede delle vittorie importanti e del prestigio alla flotta. Nel 1820 si insediata a Valdivia (potente base spagnola) e fissa un dominio marittimo sulle rotte pacifiche con tale energia da intercettare i rinforzi spagnoli, da afre un blocco al commercio spagnolo davanti a Lima presidiando la costa peruviana. Tutto ciò era molto costoso con il Cile, il quale aveva firmato un trattato di alleanza con l’Argentina, che si era sobbarcata tutto il peso dell’esercito delle Ande (finanziare l’esercito di San Martin) era esausta finanziariamente. Il Cile dopo anni di guerra era esausto e aveva portato a svuotare le casse. Quindi privo di risorse il Cile dovette fare ricorso a prestiti privati e dei commercianti stranieri ecc. Il 20 agosto 1820: parte la spedizione navale con marina stranieri e capi flotta britannici e San Martin gioca sulla sorpresa anche se ha una speranza cioè quella di trovare collaborazione nei peruviani  l’idea di San M: sperava in una vittoria senza violenza e puntando non sulla distruzione completa del viceré ma di creare un potere forte sulle spoglie del potere vicereale, sostituendo il potere vicereale e evitare l’esperienza dell’anarchia (che aveva sconvolto il Rio de la Plata). San M è stato sospettato di voler istaurare una monarchia ma in realtà è un uomo pessimista sulla natura umana e soprattutto sugli americani (riteneva che fossero popolazioni inclini all’ignoranza e alla violenza; cosa che non è del tutto sbagliata) = riteneva che in mancanza di un governo forte le situazioni locali si sarebbero sfrangiate in contrasti. Era favorevole a una situazione di governo forte e immaginava che in Perù ci fossero le migliori condizioni per negoziare con i realisti una soluzione di tipo monarchico/realisti  pensava che trattando con i realisti peruviani e manifestando l’intenzione di creare un potere di tipo monarchico, i monarchici peruviani si sarebbero rassicurati e questo avrebbe permesso di evitare degli scontri. San M era un deciso indipendentista e interessa a evitare disordini sociali, era convinto che i primi governi rivoluzionari che si erano instaurati nell’America Latina avessero concesso troppo all’opinione pubblica e forse popolari = che stesse qui il problema dei fallimenti/ritardi di nuovi regimi. Le classi basse per San M aveva ottenuto un eccessiva preponderanza e manifestavano una predisposizione rivoluzionari in tutti i Paesi e quindi anche in Perù bisognava evitare che questo avvenisse. La situazione peggiorava con la presenza della demagogia = piccoli demagoghi/caudillos locali radicalizzati. Questo era il rischio del portare la liberazione del Perù a un fallimento. Riteneva che questi patrioti radicali fossero più nocivi alla liberazione perché più destabilizzanti che non il regime spagnolo. Quindi andò in Perù come libertador non per vincere una guerra di conquista ma di opinione = idea che mettendosi d’accordo e convincendo i peruviani sui vantaggi di espellere gli spagnoli e di creare un sistema autonomo si sarebbe evitato lo scontro. Prima di combattere volle aspettare che i peruviani si unissero alle su forze/esercito libertador, anche perché il suo esercito era inferiore a quello realista  il primo tentativo è quello di un armistizio che però fallisce; c’è la speranza della dissoluzione delle truppe nemiche e il pensiero che la sola presenza del suo esercito sul territorio potesse agire come un disintegratore delle forze avversarie favorendo la diserzione, lo sbandamento delle milizie creole con l’incorporazione di queste nuove milizie nel suo esercito. Questo in parte avvenne quando alcuni cabildos dichiararono l’indipendenza: nel 1821 buona parte del nord del Perù aveva dichiarato l’indipendenza sotto la direzione dell’élite creola e aveva dato degli uomini all’esercito di San M. Mentre san martin stringe d’assedio Lima, si accredita sempre di più l’idea di una rivolzuione senza guerra  in effetti: le diserzioni dal campo filospagnolo iniziano, il potere vicereale s’indebolisce e alcuni ufficiali del viceré lo depongono sostituendolo con un uomo nuovo = Jose de la Serna (militare che deteriore la legittimità spagnola nel Perù) = gennaio 1821. Si iniziano dei negoziati, Serna è abbastanza attirato dal progetto monarchico di San M e San M chiede alla S di riconoscere l’indipendenza del Rio de la Plata, Cile e Perù e una junta di governo formata da un uomo di Serna e San M  quindi trovare una forma di sganciamento dalla S con un nuovo organismo che avesse alla sua testa un uomo dell’esercito di liberazione e uomo del settore dell’opinione creola che aveva appoggiato questo colpo di stato. Si invita la S a non nominare un principe della famiglia regia e in cambio il nuovo sovrano avrebbe accettato una costituzione. Gli spagnoli rifiutano l’indipendenza e aprono le ostilità: le popolazioni locali prendono consapevolezza dello scarso interesse che hanno ad appoggiare la S, però le ostilità nel frattempo partono = nel 1821 Serna lascia Lima e San M non lo incalza e entra a Lima il 12 luglio del 1821  solita procedura: si convoca il cabildo abierto, i cittadini dichiarano l’indipendenza e il potere passa a San Martin ma si manifestano alcuni sintomi di disordini sociali che spaventano i creoli. L’esercito realista si era rifugiato a El Callao, gli eserciti sono ancora sul piede di guerra fino a che El Callao si arrende confermando il dominio costiero il primato dei patrioti  l’operazione di San M lungo la costa arriva al successo, San M crede che la guerra sia vinta e la flotta continua in autonomia le sue operazione di saccheggio staccandosi dall’esercito di San M. Il 28 luglio 1821: viene dichiarata l’indipendenza del Perù e San M viene nominato protettore (tipo un protettorato militare), San M ha il supremo potere miliare e civile e vara un programma di riforme sostanziali = - liberazione dei figli degli schiavi nati in Perù a partire dal 1821 - abolizione del tributo indio - divieto di discriminare gli indios nativi (che diventano peruviani) - abolita la mita e le forme di lavoro obbligatorie 8% di neri liberi). Gli schiavi erano il 15% e raggruppati nelle coste. Tensioni sociali che questi numeri indicano. I bianchi non erano un gruppo omogeneo; c’era gruppo di commercianti, artigiani e salariati abbastanza etnicamente fusi con i pardos (che costituivano le fasce povere delle popolazione). I bianchi poveri avevano poco in comune con i grandi latifondisti = c’è una vera aristocrazia inserita nell’amministrazione, nella guida delle milizie e alla testa dei latifondi. Quindi un esigua percentuale di bianchi a Caracas dominava il Paese e monopolizzava le terre coltivabili della provincia nel corso del 700. Questa aristocrazia creola comprendeva circa 658 famiglie (4000 persone che sono il 5% della popolazione); vivono in città, erano attivi nelle istituzioni, imbevuti in una forte coscienza di classe e legati tra di loro con dei vincoli di clan e da una certa ostilità agli spagnoli e ai pardos, che erano una minaccia sociale sempre presenti. In quanto esportatori di tabacco, cacao ecc. avrebbero voluto piazzare i loro sul mercato mondiale e procurarsi importazioni a buon mercato = per questo avevano maturato un risentimento contro gli spagnoli perché essi controllava con il loro monopolio il commercio d’oltre mare ed erano loro a comprare a basso costo e poi vendevano a caro prezzo in Venezuela. Il conflitto economico aumenta l’antagonismo politico tra i creoli e la S, la tensione aumenterà nel corso del 700 con l’arrivo di ondate di nuovi immigranti, i quali venivano dalle Canarie e che sono poveri ma molto ambiziosi e riescono grazie al privilegio di essere spagnoli a controllare il commercio venezuelano e accaparrare delle cariche politiche che erano state dei creoli. Questo crea un frustrazione nel mondo creolo che si sente minacciato dalla politica sociale e razziale della S. I pardos anche se erano liberi (si chiamavano liberi di colore, per distinguerli dagli schiavi) erano però marcati dalle loro origini come discendenti degli schiavi = ciò non dava loro una posizione onorevole nella società. La definizione di pardos se prima indicava i mulatti adesso si applica a tutti coloro che non avevano una purezza di sangue (cioè le castas). Poi c’erano i zambos (indio + meticci/neri). La mappa del degrado sociale e razziale era abbastanza chiara. Però le percentuali della popolazioni erano tali da far temere ai creoli la sopravvivenza del loro primato. Di fatto queste castas esercitavano lavori umili e poi peonaggi (contadini) e con i neri liberi formavano la metà della popolazione = forte disparità sociale. In realtà i pardos non erano una classe ma una massa instabile e intermedia dai confini non precisi ma allarmavano i bianchi perché erano tanti e avevano delle aspirazioni. Quindi i creoli per prevenire eventuali rivendicazioni dei pardos cercano di opporsi ad alcune misure che aveva preso la monarchia riformatrice come le vendita di blancura, si oppongono all’educazione popolare e protestano contro l’immissione di pardos nelle milizie (= invano perché se non si fanno entrare i pardos le milizie non hanno uomini). In sostanza, i creoli ritenevano che gli spagnoli fossero troppo indulgenti verso i pardos = questo esprime la paura dei creoli di una guerra di castas infiammate dalle dottrine rivoluzionarie francesi e le conseguenze che queste dottrine avevano prodotto nei territorio insulari francesi. In seguito alle guerre del 700, una parte di Hispaniola era finita in mano ai francesi  sono isole in cui non c’è più popolazione autoctona ma integralmente nere e dedite alla produzione dello zucchero grazie alla manodopera schiavista. Isola di Haiti è vicina al Venezuela  quindi l’ipotesi che gli ideali di uguaglianza e di libertà della Rivoluzione francese intrepretati dagli schiavi di Santo Domingo come pretesto valido per una rivoluzione contro i bianchi, era il terrore delle popolazioni del Caraibi; quindi la possibilità che gli schiavi potessero, sulla base di questi ideali propagandati dalla rivoluzione francese e interpretati in maniera violenta dagli schiavi di Haiti, la possibilità che anche in Venezuela si presentasse una situazione di questo tipo gettava il terrore nel ceto dei proprietari terrieri. L’aristocrazia perde fiducia nella S e non ritiene che essa sia in grado di difenderla da questa ipotesi. Nel maggio del 1789: il governo spagnolo aveva emesso una legge sugli schivi per migliorarne le condizioni = i creoli rifiutano l’intervento statale nei rapporti tra padrone e schiavi e combatteranno il decreto  la volontà della S, pur con molte limitazioni, di svecchiare una legislazione particolarmente vessatoria nei confronti degli schiavi viene combattuta dai coloni venezuelani (attaccati ai loro privilegi). E ottengono nel 1794 la sospensione di questo decreto che doveva migliorare le condizioni degli schiavi. Nel 1795: rivolta di pardos e di neri nel Coro (centro zuccheriero, economia molto simile a quella di Cuba/Haiti), sotto la guida di due neri liberi influenzati dalla Rivoluzione francese di Santo Domingo, proclamano la legge dei francesi, la soppressione delle imposte e si dedicano a saccheggi ed occupazioni ma la rivolta fu domata facilmente. Il fatto che fu domata non toglie niente al fatto che era di tutta evidenza la possibilità di un conflitto = conflitto tra neri e bianchi era sottopelle/sottotraccia. Altri movimenti ebbero luogo alla fine degli anni 90 in cui pardos si uniscono nel Venezuela insieme a bianchi poveri per ottenere libertà/uguaglianza e diritti dell’uomo e fine dell’oppressione da parte della minoranza creola. Quindi voci contrari alla schiavitù, tributo indio ma per l’uguaglianza razziale circolavano in questa provincia. Per questo i creoli non ritenne di avere alternative rispetto al sistema di potere che esisteva (sistema spagnolo) che però era disponibili a delle concessioni (cioè ad una modernizzazione riguardo i ceti sfruttati della popolazione), i creoli cominciarono a entrare nell’ordine di idee che dovevano darsi da fare. Inizialmente viene accettata la dominazione spagnola, ma tra il 1797-1810 le circostanze mutano e la lealtà dei ceti dirigenti delle aristocrazie creole nei confronti della S diminuisce perché la S è sempre meno capace di controllare gli eventi. Ciò induce i creoli a porsi il problema di prendere il potere in esclusiva. Senza considerare il fatto che quando scoppiano le guerre napoleoniche, l’economia del Venezuela è vittima della guerra europea = blocco continentale, difficoltà delle comunicazioni, manufatti che arrivavano in V sono sempre più cari, ci sono difficoltà ad esportare prodotti; l’unica valvola che permetteva di respirare all’economia del V era il contrabbando. I creoli tenevano il controllo dei monopolisti spagnoli, cioè su quel poco di traffico che riuscivano ad esercitare c’era il peso dei monopolisti spagnoli che volevano speculare ai danni dei commercianti creoli. Quindi questa intransigenza degli spagnoli nel difendere i loro privilegi, indusse i creoli a ritenere che l’indipendenza poteva rappresentare un vantaggio per i loro interessi  visto che la S non era più in grado di proteggerli, dovevano proteggersi da soli mandando via gli spagnoli creando un sistema indipendente in cui avrebbero potuto organizzare meglio il loro potere. La situazione è fatta precipitare dagli eventi dell’Europa; con la notizia del 1808 questa crisi si accelera, inizialmente c’è l’idea di fare una giunta indipendente però non appena nel 1810 sarà dissolta la junta central e i rivoluzionari prendono in mano le cose. Da Caracas parte la rivoluzione, il cabildo si dichiara indipendente, vengono deposte le magistrature spagnole e si converte il cabildo in un organo di governo, cioè facendolo diventare una giunta (lealtà sempre a Ferdinando VII). La classe dirigente creola in questi passaggi che caratterizzano l’ultima decade del 700 comincia a dividersi, anche nell’élite creola ci sono i conversatori e i radicali  ci sono gli autonomisti più decisi (coloro che vogliono essere autonomi sotto la corona spagnola) e gli indipendentisti. All’inizio prevalgono i conservatori che proibiscono al movimento autonomistico di andare avanti, c’è una prima volontà di richiamare Miranda (che aveva tentato lo sbarco nel 1797 ma fallito). La prima legislazione autonoma si occupò di abolire i dazi suoi prodotti di essenziali di consumo per avere prezzi più bassi e i diritti di esportazione = sorta di libertà di commercio. Fu dentro a questo flusso liberale vietata la tratta ma non la schiavitù. Vengono proclamata delle elezione che avranno luogo nel 1811 dando origine il 2 marzo 11 a un congresso nazionale dominato da proprietario terrieri. Si permette nel dicembre del 1810 a Miranda di tornare e questo per ispirazione di un nuovo personaggio che all’interno dei creoli si fa strada ed è portavoce del gruppo radicale: Simon Bolivar. Lui e con il gruppo dei radicali era per un indipendenza assoluta dalla S e militava nelle società patriottiche (si formano queste società), le quali spingono per l’indipendenza e credevano che l’indipendenza fosse il modo migliore per difendere gli interessi dei creoli. L’indipendenza si dichiara il 5 luglio 1811 e si fonda una repubblica venezuelana che durerà un anno, con una Costituzione molto influenzata da quella degli Stati Uniti d’America = quindi una costituzione federale: si crea una sorta di federazione, abolizione dei privilegi, proclamazione di libertà e uguaglianza, abolizione delle discriminazioni razziali però c’è sempre un suffragio limitato (i pardos non votano, gli schiavi rimangono tali anche se si abolisce la tratta). L’indipendenza ha come effetto collaterale di sollecitare in tutti i settori della società delle speranze = stimola i diversi ceti sociali e politici ad esprimere finalmente in maniera aperte le loro aspirazioni e rivendicazioni. Anche i neri liberi che avevano combattuto nella rivoluzione si aspettano di vedere realizzate delle loro aspirazioni; è per questo che i realisti si preparano a sfruttare questa situazione, con l’appoggio della Chiesa (arcivescovo di Caracas) e cercano di provocare un insurrezione nera che dia pretesto poi dopo a una repressione e una restaurazione del regime precedente alla costituzione. L’insurrezione nera è un incubo non solo dei conservatori ma anche dei liberali , come Bolivar  lo spauracchio della violenza razziale esercitata dai neri nei confronti dei bianchi come era successo ad Haiti alienò molti creoli dalla causa portando acqua al mulino dei realisti e l’opposizione alla prima repubblica del V si concentrò nella zona di Coro. Intanto i pardos esclusi dalla cittadinanza si erano alleati tra di loro contro i bianchi e fu Miranda che ripresa la città nell’agosto del 1811 per evitare altri disastri. Mentre i realisti combattono, i leader del congresso della nuova repubblica venezuelana sono intrappolati nelle loro contraddizioni cioè da un lato rimangono prigionieri dei loro giudizi sociali e rimangono morbidi contro i realisti. La repubblica vacilla e sarà un grave terremoto che ha luogo in quel periodo a giocare a sfavore della repubblica perché la Chiesa interpreterà il fenomeno naturale del terremoto come una punizione divina contro l’indipendenza = i venezuelani si erano macchiati del peccato di svecchiare le istituzione e di promuovere una rivolta e quindi Dio punisce i venezuelani con il terremoto. 1- i primi repubblicani erano stati troppo tolleranti verso il nemico  eccesso di morbilità non poté che nuoce alla causa dei repubblicani. 2- Incompetenza finanziaria 3- Fanatismo religioso, che sempre aveva osteggiato i tentativi liberali 4- Tendenza al fazionalismo, cioè a suddividersi dell’opinione pubblica in tante fazioni rivali. Secondo Bolivar le elezioni popolari permettono agli ignoranti e agli ambiziosi di dire la loro e mettono al governo in mano a degli inetti che introducono uno spirito di fazione = molto radical ma lungimirante: in ogni situazione c’è sempre il rischio che le elezioni popolari permettano a degli ignoranti di inserirsi nei posti chiave e fare danno e creare uno spirito di fazione. Queste sono le riflessioni di Bolivar. Sono le divisioni interne più che le armi spagnoli ad aver causato la sconfitta  i popoli giovani sono inesperti nell’esercizio del governo e non possono diventare subito delle democrazie. Quindi per Bolivar occorre unità e centralizzazione, un potere forte per sconfiggere con durezza i realisti => da qui nasce l’opposizione che manifestò sempre Bolivar nei confronti di una soluzione federale. Risolvere il governo del Venezuela in una federazione di regioni avrebbe indebolito molto il governo centrale e lasciato in balia al particolarismo (come nel Rio de la Plata: il particolarismo eccessivo aveva messo in discussione il potere). L’America per Bolivar esigeva unità e forza. Bolivar riuscì presso il congresso della Nueva Granada il permesso di reclutare un esercito di invasione che avrebbe potuto usare e organizzò pronti ad entrare all’interno del confine del Venezuela, per poter arrivare al cuore del potere (cioè Caracas). Nell’agosto del 1813 riesce a penetrare a Caracas installa una dittatura e nel frattempo rimette il Venezuela in mano ai patrioti  Bolivar è acclamato come il libertador ma decide di evitare gli errori e che avevano caratterizzato la prima repubblica:  Fissa un potere esecutivo forte nel 1814  Dura linea rivoluzionaria di governo  Politica senza pietà per gli spagnoli Questa guerra di liberazione del Venezuela fu crudele e distruttiva e questa violenza riflette: San M voleva portare l’indipendenza senza guerra ma appoggiando sul consenso delle popolazioni che avrebbero creato un nuovo governo; ma nel caso del Venezuela la guerra fu crudele e riflette una sostanziale insicurezza dei contendenti = nessuno aveva una così chiara preponderanza da convincere l’altro alla desistenza (molto spesso gli scontri politici si risolvono quando una parte è così potente che l’altra non ha scelta e quindi desiste), ma in questo caso le forze si bilanciavano abbastanza per indurre entrambi i campi a mantere l’alto il livello dello scontro. Fu una guerra civile per lo più condotta da americani (americani vs americani). Bolivar cercò di distinguere spagnoli e americani e riportare la guerra una guerra tra S e America (questo avrebbe avuto il vantaggio di chiarire le cose). In realtà B aveva un forte sentimento americanista e di identità venezuelana però le cose andarono in modo più confuso. Con il 1814 inizia la seconda repubblica nel sangue, cioè molte battaglie sanguinose, e molti venezuelani militeranno nelle file degli spagnoli, i creoli non riesco ad avere un egemonia nei settori popolari perché sono compromessi (sono privilegiati/proprietari terrieri) = i settori popolari si accodano dietro i patrioti. Gli schiavi continuano la loro sorda resistenza sulla base dei loro temi di rivendicazione (è una lotta indipendente quella degli schiavi, indipendente dagli spagnoli e dai creoli). Anche se gli schiavi avessero voluto partecipare a questo scontro erano disorganizzati e non avrebbero potuto avere molti risultati. Nel caso deli llaneros le cose sono diverse: gli llaneros del sud sono condotti da Jose Tomas Boves, spagnolo attratto in Venezuela come marinaio e contrabbandiere. Llanos zona con molti affluenti dell’Orinoco, pascoli ecc. dove c’era insediata una tribù di guerrieri selvaggi in un miscugli razziali tra indios, bianchi e neri. Boves maltrattato dai patrioti nel 1812 si converte nel caudillo degli llaneros (caudillo de los llaneros); gli llaneros: bande irregolari, razzialmente mischiate e con persone che vivono in condizioni estreme, trovano un capo in Boves, il quale li organizza e li trasforma in una cavalleria molto forte. Nel 1814 dirige gli llaneros contro la repubblica e configge le truppe di Bolivar, prende i prigionieri e arriva a Caracas dove impone una sua tirannia personale, prima di proseguire per Cumana (sulla costa). Quindi estende un regime del terrore, ammazzando bambini, uomini e donne con la sua cavalleria e decreta una guerra morte contro i suoi nemici creoli, confisca le proprietà per finanziare la sua guerra personale e pagare i suoi uomini, i quali non sono razzialmente identificabili ma sono castas (no etnicamente omogeneo) e Boves però non un capo sociale ma ha obbiettivi solo militare. Boves approfitta di queste bande per razziare e distribuire bottino. È una zona di allevamento selvaggio e gli llaneros erano molto più cacciatori che allevatori. Nel 1811 erano state emanate delle leggi che proteggevano la proprietà privata e multa chi le violava; quindi, delle popolazioni nomade abituate ad attività di caccia sono poco abituate a rispettare i confini delle proprietà  si muovono in territori liberi e quindi la presenza di un regime che limita le proprietà private è una presenza ingombrante (per questo gli llaneros si sollevano) = legare la proprietà del bestiame con quella terra. La prima repubblica aveva procurato negli llanos dei motivi di disagio sociale e quindi non aveva buona fama; a maggior ragione l’intenzione di legare la proprietà del bestiame con quella terra avrebbe violato una consuetudine tradizionale favorendo il nuovo ceto dei rancheros/estancieros. Queste nuove leggi della repubblica mettevano gli uomini degli llanos in condizioni di diventare dei contadini asserviti e sarebbero stati obbligati a registrarsi e ad appartenere d una tenuta e dipendere dalla volontà di un padrone. Indipendentemente da questo disagio sociale il messaggio era chiaro e significa che una certa politica del governo repubblicano favoriva i proprietari terrieri a danno di questi settori sociali nomadi, costituti dagli llaneros  per questo si allineano dietro a Boves contro la repubblica. Combattono per la loro libertà e non gli importa della loro dipendenza o indipendenza dalla S. I repubblicani con le loro riforme avevano fatto un regalo ai loro nemici perché avevano sollevato le resistenze. Boves era un realista all’inizio e non un popolano, e come realista occupa Caracas; quindi, i benefici di questo sollevamento non andarono agli llaneros senza terra ma poi finirono a speculatori che speculavano sulle terre confiscate da Boves, che aveva confiscato ai creoli e ai commercianti stranieri. Boves non attaccò la proprietà privata in quanto tale ma saccheggiava i repubblica e preservava dal saccheggio le proprietà dei realisti e della Chiesa. Gli llaneros erano fortemente ostili ai proprietari e lo seguirono in questo movimento controrivoluzionario del 1814 terrorizzando l’aristocrazia creola e confermando nella mentalità dell’aristocrazia creola l’idea che l’indipendenza doveva essere ottenuta controllando rigorosamente il potere, cioè se l’indipendenza doveva essere proclamata come era stata e si voleva costruire un regime repubblicano stabile i creoli dovevano occuparsi di evitare un potere debole. Quindi di fronte a questa invasione di Boves, Bolivar nel luglio del 1814 dovrà lasciare Caracas e ritirarsi ancora una volta ad est, seguito da una massa dei patrioti terrorizzati dall’idea di subire il massacro e la ritorsione degli llaneros, la rivoluzione per la seconda volta viene ridotta a piccoli nuclei clandestini. CORSO MONOGRAFICO (30) La spedizione di Bolivar è un faticoso itinerario fatto di vittore, sconfitte, esili ecc. e contribuisce a dirci anche di questa parte dell’autonomia del Sud America un immagine molto più contrastata di come la leggenda potrebbe far credere al seguito della ideologizzazione di Bolivar e della sua missione. Fu un compito difficile: prima attaccato dagli spagnoli e poi dagli llaneros di Boves e poi andò in esilio. 1814-1816 = periodo più difficile per l’autonomia e l’indipendenza per l’America Latina. Nel 1814 Ferdinando viene rimesso sul trono, restaura l’assolutismo, il quale comportava in America la riconquista del terreno perduto  quindi organizza una spedizione che parte da Cadice sotto il comando di un ufficiale Pablo Morillo. È la più grande spedizione mandata dalla S in tre secolo: sono 10 mila uomini con l’obiettivo di recuperare il Continente. Arrivano in Venezuela e prevalgono come capacità; entrano da Caracas e l’obiettivo era= - Perdonar: perdonare perché non si poteva mantenere uno stato di guerra permanente - Recompensar: ricompensare i realisti - Castigar: bastonare i patrioti e gli indipendentisti Quindi nel maggio del 1815: Morillo entra a Caracas, poi si dirige verso la Nueva Granada e la riconquista nel 1816. Ma la controrivoluzione favorita e propiziata dalle truppe spagnole agisce con un estrema violenza; Morillo aveva bisogno di denaro e comincia a confiscare/vendere le proprietà dei ribelli, più di 200 hacienda vengono sequestrate (alcune di proprietà di Bolivar). Come spesso accade quando le controrivoluzioni sono così violente e vendicate producono l’effetto opposto. Bolivar in esilio ha l’occasione di fare un ripensamento su queste esperienza e sugli errori  pensa al fallimento della rivoluzione, si rifugia in Giamaica quando la Nueva Granada viene invasa e da lì riflette su un tema: gli americani non erano pronti per la libertà e l’idea che delle istituzioni perfettamente rappresentative e democratiche non fossero adeguate al carattere americano. La prima tentativo che Bolivar fa di invadere il continente nel 1816 fu un fallimento ma la seconda (alla fine del 1816) riesce  invade il Venezuela e inaugura il periodo della terza repubblica. Da subito Bolivar deve combattere su due fronti: realisti, caudillios repubblicani (come Boves) e civili ostili al suo militarismo/militari in disaccordo con la sua strategia (nemici interni). I buoni furono poi riacquistati dagli ufficiali/caudillos che approfittarono dell’ignoranza dei soldati impoveriti per comprare a prezzi ridicoli i loro buoni terra e defraudare i soldati dei loro diritti. Bolivar protestò ma ormai le cose erano fatta, la massa degli llaneros fu insoddisfatta e i llaneros che erano delle bande organizzate si diedero a rubare = fenomeno di banditismo. E i nuovi proprietari terrieri riorganizzano i loro interessi. L’indipendenza finisce per riconfermare il potere dei proprietari fondiari con però un ricambio nell’aristocrazia coloniale grazie a questo sconvolgimento della guerra che promuove nuovi ceti. I caudillios si convertono in potenti terra tenienti, è il caso di Paez che accumula una fortuna straordinaria  quindi una nuova classe latifondista che è beneficiaria di questo trasferimento delle terre ma che non modifica l’essenza latifondista della proprietà. Quindi con appunto precauzioni si impedì agli llaneros di accedere alla proprietà e questo comportò una comportamento rivoltoso degli llaneros = si difesero dalla dipendenza ma furono poco alla volta domati e fatti rientrare nella struttura agraria del resto del Paese  si arrivò a dominare questo atteggiamento indipendentista degli llanos. Il nuovo Venezuela riproduce le caratteristiche sociali del passato: latifondisti al vertice e schiavi alla base. La tratta viene abolita nel 1811 ma la schiavitù continua a rimanere in vigora, nonostante Bolivar avesse dato l’esempio liberando gli schiavi delle sue proprietà. Poco alla volta fece pressione sul congresso per decretare l’abolizione che avvenne molto lentamente. Questo fu anche dovuto a delle rivolte di schiavi che ebbero luogo nel Venezuela (1824- 27) e in Ecuador (1825-26) che accentuano la tensione razziale e pregiudicano la campagna per l’emancipazione. La politica di liberazione della schiavi diventò graduale e Bolivar smise di far pressione per una sua soppressione rapida rendendosi conto che questa misura non corrispondeva ai rapporti di forza nella società. Quindi il governo favorì una lenta pacifica integrazione degli schiavi nella società che avrebbe luogo in modo lento. Cosa contribuì negli anni all’abolizione? Il fatto che i proprietari terrieri si resero conto che gli schiavi e il sistema schiavistico non era così remunerativo  gli schiavi erano una merce costosa e poco economica; quindi, puntarono sempre di più nel peonaggio, cioè trasformare gli schiavi in peones/contadini liberi ma vincolati con dei contratti alle proprietà = ci si rese conto di cambiare il tipo di soggezione della manodopera passano ad una soggezione più conveniente. Nel 1854 arrivò l’emancipazione e ritardò perché gli schiavisti vollero delle compensazioni (cioè essere compensati delle spese che avevano fatto per acquistare gli schiavi). Quindi se il dibattito sulla liberazione comincia subito (all’inizio del 800) nelle file dei libertadores/rivoluzionari poi dopo ci vuole mezzo secolo perché poco alla volta questa misura venga messa in atto. Se con l’indipendenza le condizioni dei neri cambiarono poco neanche quella dei pardos furono migliori = qui parte una sorda e intesa lotta per l’uguaglianza da parte dei pardos per riuscire ad essere equiparati ai creoli. I pardos erano già liberi, erano mulatti ed è il settore più numerose della Venezuela e chiedevano di avere delle opportunità che fino ad allora erano riservate solo ai creoli. È nei ceti più elevati dei pardos che la frustrazione è più forte: alcune di esse ebbero accesso all’educazione e alle cariche  perciò erano interessati alla rivoluzione, la quale non avrebbe liberato gli schiavi e avrebbe riconfermato i poteri dei proprietari fondiari però avrebbe aperto delle vie ai pardos. Però la loro ascensione sociale si era pensata non rivendicando la loro appartenenza ma molto spesso negando la loro appartenenza e convertendosi culturalmente alla cultura dei bianchi => la debolezza della politica dei pardos è quella che acquisiscono la mentalità delle classi dominanti e vogliono accedere a quella (non rivendicano la loro identità di pardos). Quindi il settore più dinamico della società venezuelana (pardos) che volevano l’uguaglianza in realtà lavoravano non per dissolvere i valori della società esistente ma per entrarne e approfittarne. Non è una forza corrosiva. Il destino dei pardos fu diverso; furono indispensabili alla guerra di indipendenza solo per il numero, si dovette ascoltare i loro reclami ed ebbero la possibilità di avere delle promozioni militari, ottennero l’uguaglianza giuridica ma i nuovi governanti mantennero ristretto il diritto di voto, soprattutto ai proprietari  la piena cittadinanza e il diritto di votare fu riservato ai proprietari tra cui file i pardos erano pochi. L’uguaglianza giuridica, che Bolivar aveva decretato, non bastava  anche perché Bolivar temeva ad estendere eccessivamente i diritti, visti i rapporti numerici nel Venezuela e nella Colombia, che si instaurasse una sorta di pardocrazia; quindi, bisognava aprire la società ma in maniera cauta, secondo la classi dirigenti. Verso il 1830, la popolazione del Venezuela era di circa 900 mila di cui la metà erano pardos o neri liberi, un quarto di bianchi e 15% di schiavi. Tra i bianchi circa 10 mila erano ricchi commercianti, terra tenientes = erano un’élite molto ristretta e quindi si ristabilisce una società fortemente oligarchica. La costituzione del 1830 riflette questa situazione dando il voto a chi sapeva legge/scrivere, aveva 21 anni e una proprietà minima/professione affidabile. La maggioranza dei pardos sarà per lungo tempo (non rientrava in queste clausole) privata del voto e questo darà origine a proteste e rivolte. Questo significa che le costituzioni di questi paesi si accompagneranno necessariamente ad un rinforzamento dei caudillo perché? erano gli unici, uomini forti, che erano in grado di controllare le classi popolari. Costituzioni liberali ma forte riconoscimento del potere dei caudillo per evitare la pardocrazia, cioè che il potere dilagasse nelle mani della maggioranza della popolazione che era di sangue misto e che creasse problemi alla stretta oligarchia spagnola. Per quanto riguarda la zona della Nueva Granada (attuale Colombia ed Ecuador) = società signorile che conservava i valori della madre patria però gli interessi rurali non dominano come in Venezuela. C’è un aristocrazia di commercianti, funzionari, non grande quantità di manodopera a buon mercato (non è una zona di piantagioni). Il numero indios è ridotto da una forte fusione = molti meticci e in un totale di una popolazione di 800 mila abitanti nel 1778 solo 277 mila erano bianchi e 378 mila erano meticci  quindi una maggioranza di meticci. Questo meticciato fu accompagnato dall’apparizione di una classe di agricoltori di classe media = crea una situazione particolare. La Nueva Granada è fatta di regioni isolate tra loro dalle montagne, foreste e comunicazioni difficili. La regione costiere a nord aveva delle zone fertili e propizi all’allevamento. Ma la caratteristica principale della Nueva Granada era una certa autosufficienza perché è un economia più diversificata (no monocultura). La maggior parte dei traffici erano interni e lontani dai grandi mercati di importazione (quando l’asse del commercio era passato da Pacifico all’Atlantico); non doveva le sue ricchezze al commercio ma viveva di importazioni. Poi in questa zona per rispondere alle esigenze del mercato interno era emersa una manifattura tessile che aveva raggiunto a livello sociale una certa importanza, soprattutto a Quito (= diventa il più grande centro tessile dell’America) che diventa un centro tessile (di bassa qualità) e viene esportato l’eccedente di queste manifatture nei paesi vicini. Il futuro Ecuador (capitale: Quito) aveva una popolazione 450 mila abitanti e un economia fragile con un certo importante che era Guayaquil, che esportava cacao dal Pacifico. Quando si crea il mercato libero: si mettono in difficoltà questa manifattura perché arriva la concorrenza dall’Europa e dal Pacifico. La politica spagnola di apertura e rottura del monopolio del commercio libero danneggia la popolazione dell’attuale Ecuador e porta malcontento (rivolta dei comuneros di Socorro); l’opinione pubblica è più riformista che rivoluzionaria cioè chiede più opportunità e protezione e ribassi di imposto e non chiede che crolli l’impero coloniale. Però nelle élite ci sono alcuni personaggi che aderiscono alle nuove idee come Antonio Narino, che è un creolo ricco e aveva conosciuto la letteratura della rivoluzione americana/francese ed è un giovane che aderisce ai nuovi ideali europei  nasce in movimento di contestazione del sistema patriarcale autoritario restrittivo degli spagnoli. Il problema principale è quello delle relazioni con la Spagna: un paese povero a causa delle restrizioni che la S impone però i creoli difendono soprattutto la loro posizione sociale; i creoli sono spaventati dal numero dei meticci e della castas e quindi si aggrappano al sistema coloniale come difesa, minacciati dalla pressione delle masse di colore e da un certo liberalismo razziale della politica imperiale in realtà si arroccano nelle loro posizioni di privilegio. Anche in questo settore c’è una forte pressione dei meticci per far parte della società bianca con le dichiarazioni di blancura  i meticci chiedevano ai tribunali potendo essere riconosciuto come bianchi oppure di essere meticci e non indios liberi = non essere solo ex indios sottoposti al tributo ma essere già in condizioni di poter attuare una mobilità sociale. La situazione è molto arretrata dal punto di vista dei rapporti tra i ceti => i proprietari terrieri erano ossessionati dalla violenza possibile ai loro danni e dall’indipendenza degli schiavi, tendendo conto che le ribellioni di schiavi in questa zona erano più o meno endemiche. Quindi il movimento di indipendenza è gravato da una situazione sociale strana, schiavistica e di grande arretratezza nelle relazioni aumentata dal fatto che la percentuale dei meticci era maggioritaria. La guerra di indipendenza comincia a Quito nel 1809 i creoli si ribellano e formano la giunta di governo, il viceré Abascal e i movimenti vengono repressi, i patrioti massacrati, le truppe di Lima si ritirano con un perdono ai patrioti sopravvissuti  quindi i primi tentativi sono brutali. Però nel 1812 si forma un congresso rivoluzionario che promulga la costituzione dello Stato libero di Quito, ma ancora una volta le fazioni corrodono questo congresso e questo nuovo tentativo di liberalizzazione = paese debole, mancano uomini e risorse. Così di fatto gli spagnoli continuano a comandare a Quito e bisognò attendere a lungo perché questa situazione cambiasse = ci volle una combinazione di insorgenza all’interno e di liberazione dall’esterno per sbarazzarsi degli spagnoli. E questo avvenne nel 1820. L’intervento esterno fu quello di Bolivar. Bolivar attraversa le Ande e con Sucre e nel agosto 1824 scende per liberare Lima e combatte la battaglia di Ayacucho  scontro definitivo perché è la battaglia conclusiva in cui Sucre sconfigge i realisti (ultima grande battaglia della guerra americana). Viene preso prigioniero il viceré, resa incondizionata delle truppe spagnole e la rivolzuione americane è praticamente completa. I danni sono forti, si formano guerre civile e iniziò un periodo di riforme come in altre Paese ma qua con una forte presenza di stranieri per la intrinseca debolezza in cui si trovava il Perù, i soliti rappresentati delle aziende inglesi che prendono in mano il commercio e data lo scarso dinamismo imprenditoriale/commerciale delle classi dirigenti peruviani. La schiavitù sopravvisse anche se si dichiarò l’abolizione e durò fino al 1855. Grande sofferenza della popolazione india che patirono le conseguenze della guerra e il tentativo di trasformare gli indios in agricoltori indipendenti (attraverso ridistribuzione delle terre) fallì per la resistenza dei proprietari fondiari/cacicchi/funzionari. In sostanza la politica di Bolivar non fu ispirata da una conoscenza profonda dei problemi degli indios ma dalle idee liberali. L’Alto Perù fuori controllo dai viceré dei Lima e abbandonato alla sua sorte da entrambi i contendenti, una volta domato il movimento guerrigliero non ci fu resistenza al domino spagnolo = gli uomini del Rio de la Plata non erano più in grado di assimilare queste province e la maggior parte dell’aristocrazia creola appoggiava la causa spagnola. Dopo la battaglia di Ayacucho, Bolivar viene nominato dittatura del Perù e affida la liberazione dell’Alto Perù a Sucre, il quale entrerà da Cuzco ed eredita una rivoluzione che non ha contribuito a fare = occuperà Potosi e proclamerà l’indipendenza dell’Alto Perù. Si convoca un’assemblea rappresentativa nel 1825 dove l’aristocrazia creola riceve il potere sostituendo gli spagnoli e dichiara l’indipendenza il 6 agosto 1825. L’Alto Perù verrà chiamato Bolivia, in onore di Bolivar. Bolivar lascerà il governo a Sucre per poi ritornare in Colombia. Negli ultimi anni della sua vita Bolivar sarà ossessionato dall’idea che fosse necessario per l’America un governo forte  aveva sempre cercato un equilibrio tra anarchia e tirannia (che sono i due ostacoli); c’è una relazione tra due estremi che sono sempre presenti nelle vita delle prime repubbliche. Nella fine della sua parabola, Bolivar esprime sempre di più la necessità di un potere forte perché questa era la risposta alla anarchia che avvenne in Perù. Sucre era l’unica persona capace e di cui Bolivar si fida e questo fu il motivo per cui lasciò l’Alto Perù in mano sua che mise in campo un esempio di assolutismo illuminato. La Bolivia aveva l’argento che però aveva bisogno di capitali per essere estratti e si troveranno prestiti sul mercati di Londra. Bolivar nazionalizza le miniere abbandonate ma il sistema speculativo delle miniere non funziona. Sono periodi difficili per queste miniere; l’aristocrazia del Bolivia monopolizzava le poche risorse e la mita venne abolita ma il sistema minerario andava complessivamente riorganizzato. Se alcune riforme vennero fatto, il progetto di Sucre e Bolivar di fare della Bolivia una nazione prospera e liberale nelle istituzioni/governo fallì = è una nuova repubblica andina e la sua posizione la rende diffidente verso gli stranieri, risentimento nei confronti degli argentini/peruviani. Quindi l’unica cosa a cui tenevano i governanti: nazionalismo isolazionista. E la stessa presenza di truppe colombiane alla lunga stimolò un risentimento verso gli stranieri. Il nazionalismo peruviano nel complesso fu molto debole verso la S ma fu molto resistente contro altre forze americane, contro le repubbliche vicine nel timore che esse potessero avere il sopravvento. L’antagonismo con l’Argentina era antico (legato al mercato dell’argento) e la suscettibilità peruviana aumentò a seguito delle spedizioni colombiane di Bolivar  si cominciò a detestare la dittatura di Bolivar e questo minò la possibilità di una confederazione di paesi andina = progetto per cui i paesi che si trovavano lungo le Ande creassero una federazione ma ciò fallisce. Nel 1826 Lima adotta la costituzione boliviana e nomina Bolivar presidente a vita ma Bolivar rifiuta per ritornare a Bogotà anche perché nel Perù stava maturando queste diffidenza verso le forze del resto dell’America Latina pur essendo il Perù incapace di autogovernarsi. Per cui è sulla basse di questo risentimento e incapacità di governarsi che poco alla volta fu abbandonato l’idea di un cosmopolitismo e sempre di più nel Perù il progetto/sentimento nazionale vinse e lo stesso Bolivar lasciò poi al Venezuela l’autonomia sotto il governo di Paez, il Perù più o meno nelle sue mani e tornò a Bogotà. La dittatura personale che Bolivar attuò era l’unica soluzione stabile in un mondo piombato nella confusione. Nel marzo 1830 dimissiona sfiduciato e poi morirà di tubercolosi e Sucre verrà assassinato nel sud della Colombia. La convinzione di Bolivar all’epilogo di questa vita di libertador: fu che l’America fu ingovernabile o difficile a governare e servire una rivoluzione nell’America del Sud significava arare nel mare  è un epilogo sconcertante ma con una costatazione di successo dal punto di vista militare ma di sostanziale fallimento nel progetto di creare una nuova federazione di stati latinoamericani consapevoli, analoga a quella che aveva avuto luogo nel nord America. MESSICO Le rivoluzioni ispano-americane sono diverse tra di loro e uno degli elementi chiave di ambiguità di queste rivoluzioni è dovuto al ruolo dei creoli. Fino a che loro hanno avuto paura dei ceti popolari i creoli preferirono la protezione spagnola; quindi, in situazioni di questo tipo furono gli stimoli esterni che favorirono le rivoluzioni (come il collasso della monarchia spagnola del 1808). Però non sempre questo stimolo era ritenuto accettabile dai ceti dirigenti locali. Molti timori dei creoli:  lo sviluppo demografico anche nella popolazione di colore  la rivoluzione di Haiti (di schiavi neri) questo inibiva la volontà di cambiamento. Il caso del Messico è diverso dagli altri: è una sfida alla rivoluzione americana. Il Messico si trova lontano dai centri rivoluzionari come il Rio de la Plata, lontano dai liberadores continentale ma lotta da sola  la lotta nasce al suo interno perché nasce come violenta protesta sociale dal basso. In M la S aveva più da perdere rispetto al resto del continente ed era una pura colonia (gli spagnoli dominavano non solo sugli indios ma anche i creoli). Quindi la liberazione in M è molto difficile. Nel 700 la produzione di argento cresce soprattutto nelle miniere di Zacatecas (a nord rispetto a Città del Messico), che producono in modo generoso e diventano forse le miniere più importanti del mondo. Con la liberalizzazione del commercio, si chiude il monopolio commerciale spagnolo e i porti si aprono alla concorrenza e questo porterà ad un disagio nei ceti commerciali messicani che sposteranno i loro investimenti nell’agricoltura e nelle miniere. Un altro pilastro dell’economia messicana era l’hacienda = mal coltivate e poco stimolo al mercato, quindi non remuneravano molto gli investimenti che si potevano fare al loro interno. L’intervento del capitale commerciale in questa zona non agì in funzione di una ripartizione della terra/ricchezze ma nell’accentramento della fortuna e degli investimenti minerari. Inoltre, tra il 1742-93 vi è una forte crescita demografica (circa del 33%) e questa crescita è ancora più forte tra 1790-1810, specie nei settori degli indios/meticci/castas  non c’era terra disponibile per una popolazione crescita, tenuto conto delle grande proprietà dei proprietari fondiari che tenevano soggiogata la maggioranza dei contadini. In questo contesto di aumento di popolazione, il M soffrì nel corso del 700 di cicliche crisi agricole che producevano fame, sottoalimentazioni, epidemie e questo accentuava lo scontento popolare. La disoccupazione portava a una fuga nelle città dove i disordini sociali aumentarono; si sviluppa nel corso del 700 come reazione a queste crisi di miseria una sorta di banditismo sociale = il banditismo è un fenomeno che ha delle forti sfumature sociali, quando si parla di banditismo sociale non è puro crimine ma è una forma di reazione di ceti poveri che si organizzano per sopravvivere attraverso azioni criminose. I leader di queste bande furono i precursori dell’indipendenza; il banditismo era un sintomo del risentimento che si stava accumulando verso i proprietari dell’hacienda e contro i monopolisti, speculatori delle miniere. Tra il 1778-1810 si vive un periodo di sofferenza dovuta all’improvviso rialzo dei prezzi del mais (base dell’alimentazione messicana); chi si ne rese conto fu il basso clero (parroci che erano a contatto con il popolo) si resero conto delle grandi diseguaglianze nella divisione delle terre e come causa di questa miseria che vivevano i ceti popolari messicani. Quindi a seguito di altre catastrofi naturali (siccità) si mobilitarono delle rivolte violente che furono il prologo alle prime grande sommosse  queste crisi mettono in evidenza delle contraddizioni che sono le contraddizioni del sistema coloniale: è un periodo di crescita il 700 (circolazione delle merci aumenta, l’industria mineraria cresce), gli affari vanno a gonfie vele per chi ha soldi, cresce una ricchezza di ostentazione però aumenta la disuguaglianza all’interno della società coloniale => quindi un contrasto tra il benessere di pochi e la povertà in cui vivevano le masse popolari. La struttura sociale messicana, come in altri Paesi, è molto rigida = 6 milioni di abitanti di cui bianchi sono il 18% mentre gli indios sono il 66% e le castas il 22%  disuguaglianza. Ma c’erano divisioni tra spagnoli e creoli = la S monopolizza le cariche più alte che sono in mano a una minoranza di spagnoli, questo crea problemi perché l’élite creola di proprietari di miniere si associa all’élite peninsulare e forma una classe dirigente bianca molto forte. I creoli non amavano i commerci e si sentivano frustati, avevano la terra ma essa non produceva molti guadagni per cui se è vero che si isola un’élite di creoli molto ricchi che si associano agli spagnoli, la massa dei creoli si trova spesso in una situazione difficile per avendo dei privilegi per la non capacità di far fruttare attività commerciali/agricole. Quindi per un creolo che non fosse nelle élite era facile decadere socialmente e trovarsi una zona grigia di piccoli funzionari ma senza avere un benessere economico. Quindi la popolazione meticcia), c’è una sorta di sincretismo. Questo è un tema importante che anima la rivolta. La capacità di mobilitazione, come se la Vergine di Guadalupe sostenesse l’insurrezione. I realisti si arroccano nella difesa della città di Guanajuato, convocano la milizia  questa rivolta è vissuta come una lotta di classe. Guanajuato viene invasa dagli insorti e diventa un simbolo. I difensori furono massacrati, saccheggiati ecc.; questa fu una manifestazione violenta e concreta di un odio socio-razziale, in cui c’erano elementi sia sociali sia razziali che animavano la rivoluzione e dava potenza ad essa. Il movimento di Hidalgo fu un movimento di massa che lottò per una rivoluzione profonda e di tipo sociale; abolisce il tributo indio quando riesce ad avere la meglio e abolisce la schiavitù e Hidalgo intende applicare la riforma agraria. Quando si parla di riforma agraria si parla di attacco al latifondo, confisca e divisione della grande proprietà in fondi da dare ai contadini per sopravvivere. Quindi il problema quello della riforma agraria che è il terrore dei proprietari fondiari e li rende molto conversatori, però allo stesso è una prospettiva dei riformatori perché un paese senza una riforma agraria (che permetta alla terra di essere messa in valore e di produrre beni) è destinato al sottosviluppo. L’alternativa è riforma agraria o grande proprietà latifondista = questo definisce uno sconto sociale, in cui quasi sempre in America Latina hanno vinto i proprietari terrieri in difesa del latifondo. Però dentro al programma di Hidalgo c’era una riforma agraria, almeno divisione delle terre che appartenevano agli indios in singole proprietà e questo significa impedire la loro vendita ad accaparratori di terre. Poi Hidalgo condona i saccheggi, per attirare le masse dalla sua parte; questo feci sì che però che il saccheggio e la distruzione diventarono endemici nelle rivolte e furono concepiti come una forma spontanea di redistribuzione delle proprietà. Fuori dal Bajio, Hidalgo non trova partigiani (neanche tra gli indios); buona parte delle comunità di indios del Messico sono conservatrici, molto meno rivoluzionarie. In compenso le dottrine egualitarie di Hidalgo e l’odio razziale che si manifesta e il timore che questo potesse comportare un attacco alle proprietà  questo esempio della rivoluzione di Hidalgo creò un ondata di terrore nel Messico e di ripulsa verso la rivoluzione. Se la rivoluzione si sarebbe manifestata attraverso questa insurrezione dal basso, buona parte del M probabilmente non ci sarebbe stata. Però, questa rivoluzione ebbe molti simpatizzanti in diversi settori tra cui: ceto del basso clero (da qua vennero fuori gli ufficiali del nuovo esercito contadino e delle bande di guerriglie che da questo esercito contadino si formarono). Però la maggior parte dei creoli si oppose ad Hidalgo: questo radicalismo agrario e propensione ugualitaria convertì i creoli antispagnoli in sostenitori del governo coloniale  il rischio di uscire dal colonialismo con una rivoluzione dal basso che toccasse le proprietà spaventa i creoli. Hidalgo si trova ad aver mobilitato una massa di contadini impreparati e indisciplinati ed è contro di lui che si organizza la resistenza e si fa riferimento ad un militare spagnolo: Calleja, che organizza i proprietari fondiari e delle miniere e crea un piccolo esercito di creoli che chiudono Hidalgo nei suoi confini e lo sconfiggeranno nel 7 gennaio del 1811. A reprimere la rivolta saranno i creoli realisti (sostenitori degli spagnoli). Ambiguità del partito creolo: i ceti bassi dei creoli appoggiano la rivolta di Hidalgo ma poi si spaventano di questa rivolta popolare e sbandano di nuovo a beneficio del vecchio sistema coloniale e contro l’ipotesi di un autonomia. Rimase delle rivolta solo delle bande di guerriglieri sotto la guida di caudillios e la rivoluzione sociale passò nelle mani di Jose Maria Morelos, parroco rurale e figlio di famiglia meticcia povera e nel 1797 viene destinato a una parrocchia povera in un luogo isolato dove lavora 11 anni in condizioni precarie e in mezzo a popolazione india povera. Qui diventa padre di due figli (come Hidalgo; vocazioni più sociali che religiosi). Si associa al movimento di Hidalgo e verrà incaricato di raccogliere truppe sulla costa = per cercare sostegno sulla costa pacifica. E dall’agosto 1810 crea un piccolo esercito ben addestrato che si dispiega al sud mettendo la maggior parte della costa sud sotto il suo controllo, non riuscirà a prendere Puebla ma nel 1810 prende la Oaxaca. È un altro esperimento interessante: Morelos cerca di liberale la rivoluzione da questa immagine truculenta che aveva creato Hidalgo (violenza e anarchia), questo aveva fatto un servizio ai realisti che avevano poi risucchiato l’opinione pubblica creola dalla loro parte. Morelos concede il bottino ai suoi uomini ma cerca di elaborare un criterio di legittimità, non puro arbitrio/saccheggio (non ammetteva insubordinazioni) e usava le orde di indios solo come truppa di appoggio a questo esercito popolare che era riuscito ad organizzare. Cerca di tranquillizzare l’opinione pubblica facendo appello a larghe forze sociali con riferimento al nazionalismo messicano e alle necessità di riforme. Quindi Morelos fu il più nazionalista di tutti questi primi rivoluzionari; per sua istintiva natura era favorevole all’indipendenza e i nemici erano gli spagnoli (che avevano schiavizzato i nativi) = nessuno spagnolo doveva avere posto nel governo del Messico ed elabora una visione marcatamente nazionalista a sua volta con ispirazione religiosa (Vergine di Guadalupe diventa un riferimento per la religione messicane). La Vergine di Guadalupe dimostrava che Dio aveva una particolare predilezione per il Messico e quindi era un simbolo a sostegno dell’identità nazionale messicana. Per Morelos la guerra di indipendenza diventa una sorta di guerra santa in difesa dell’ortodossia religiosa, contro i Borboni (ritenuti atei e condizionati dalla filosofia deista francese, antireligiosa). Ma la maggior attrattiva per Morelos erano le masse; quindi, un nazionalismo a contenuto sociale (novità nel panorama sudamericano). I futuri abitanti del Messico liberato non si sarebbero più chiamati indios/castas ma americani = occorreva creare un’identità nazionale. Morelos abolisce il tributo indio e la schiavitù, propone l’uguaglianza sociale, abolisce le distinzioni di razza e inizia a lavorare per la confisca e la redistribuzione delle terre appartenenti ai grossi terra tenientes. Però la liberazione sociale esigeva una liberazione politica quindi prima di tutto per Morelos bisognava distruggere il sistema coloniale. Fu emanata formalmente una dichiarazione di indipendenza nel 1813 ma la restaurazione del potere regio e le prime difficoltà militari impedirono a Morelos di elaborare di più i suoi obiettivi  Morelos fallirà per motivi militari e politici perché? nel 1813 Calleja diventa viceré, aveva interessi personali nella colonia ed è deciso a distruggere gli insorti facendo leva su interessi particolaristici dei creoli. Applicherà la costituzione di Cadice però con la restaurazione di Ferdinando VII nel 1814 ripropone la linea dura: dichiara guerra totale (= esecuzione di massa degli insorti) a Morelos; Morelos per questa politica sociale ed egualitari perde l’appoggio dei creoli e di fronte al terrorismo realista Morelos cerca di reagire con delle misure particolarmente estreme ma è tardi. Morelos fu catturato, giustiziato nel 1815. I creoli non volevano l’indipendenza dichiarata da Morelos perché era legata a cambiamenti politici e sociali troppo forti. Questa controrivoluzione fu opera di creoli realisti e sono loro che tra il 1815-20 mantennero il controllo sociale, diedero protezione alle hacienda e procedettero a una progressiva creolizzazione del potere senza eccessive scosse a danno degli spagnoli. Su questo panorama si crea una situazione paradossale: creolizzazione moderata/conservatrice da parte dei creoli che vanno al potere appoggiati dal viceré (che è fortemente conservatore e realista), poi scoppia nel 1820 la rivolta liberale in S, viene restaurata la costituzione liberale del 1812 si convocano le cortes e quindi questa costituzione viene applicata anche al Messico  si eleggono dei deputati messicani da mandare alle cortes in S; però le cortes che sono liberali si alienano l’appoggio dei potenti interessi messicani e in più la rivoluzione liberale in S accentua la scristianizzazione  i decreti contro la chiesa vengono vissuti male in un paese molto conservatore dal punto di vista religioso come il Messico, vengono viste di cattivo le riforme liberale ecc. Quindi questi decreti emanati dalle cortes con la presenza dei deputati messicani non saranno applicati in Messico e tutta anche una serie di misure sociali (abolizione dei maggioraschi e del lavoro forzato ecc.) proclamati da Madrid verranno osteggiati dai proprietari terrieri. Le cortes si alienano le forze sociali privilegiate messicane e anche l’esercito (viene abolito il fuero militare); il liberalismo spagnolo in sé non convertì messicani in nazionalisti ma ebbe l’effetto di destabilizzare il sistema e spinse i creoli ad arroccarsi nelle loro posizioni politiche. Le cortes e le misure del liberalismo spagnolo furono viste come un attacco privilegi corporativi e si rivelarono queste misure delle cortes abbastanza invasive (come era stato con l’assolutismo monarchico); il paradosso è che queste nuove misure sono vissute come una forma invasiva ed assolutistica anche se il contenuto di queste riforme liberali era di altro tenore. I creoli trovarono un loro nuovo leader in un nuovo personaggio: Augustin de Iturbide, cattolico militare/proprietario fondiario = rappresentante tipico delle classi dirigenti messicane e un modello della posizione creola. Era contrario alla rivoluzione sociale e collaborò per distruggerla, senza accomodarsi al nuovo sistema riformista spagnolo  quindi, trovò una via creola moderata tra il rischio della rivolta e le riforme moderate. CORSO MONOGRAFICO (32) Il Messico si trova in una situazione paradossale: - Da un lato le insurrezioni a base popolare e sociale, con coinvolgimento delle basse fasce delle popolazione che terrorizzano i proprietari - Dall’latro le riforme che dal 1820 la rivoluzione liberale in S cerca di promuovere Quinti tutti questi elementi vanno contro ad un sistema/élite molto conservatrice dei creoli del Messico e induce questi creoli ad arroccarsi su posizioni corporative. Da qui emerge la leadership di Augustin de Iturbide, che è un modello della popolazione creola (contrario a rivoluzione sociale) e combatte dal 1816 queste insurrezioni senza pietà cercando di far rientrare con ogni mezzo queste insurrezioni, senza accomodarsi al nuovo regime liberale spagnolo  nel 1820 è nominato comandate dell’esercito realista del Sud contro la guerriglia ed è qui che elabora un piano di indipendenza che non implicasse dei versamenti di sangue, mantenesse la fedeltà alla religione cattolica e unisse le oligarchie (con chiesa ed esercito schierate dalla stessa parte) = su questa base nel febbraio 1821 si dichiara l’indipendenza della Nazione Cattolica Unita, con un uguaglianza proclamata tra Lo stato Borbonico in Ameirca non fu sostituito immediatamente dagli stati nazionali ma ci fu una tappa intermedia in cui gli eserciti di liberazione organizzarono le loro spedizioni e bande di caudillios si sfidarono in una guerra civile e poi distrussero il potere politico e militare della S. Per cui gli Stati che si formano non furono necessariamente nazioni, nonostante questa teoria del nazionalismo come causa delle rivoluzioni e dell’autonomia; in realtà le nazioni si formano dopo l’indipendenza ed è il modo con cui l’indipendenza viene ottenuta che crea un senso nazionale più che uno spirito di patriottismo nazionale che produce le guerre di indipendenza. La storiografia più recente contesta l’idea che l’ultima fase dell’impero coloniale spagnolo fosse semplicemente un mondo in letargo che si limitava a predare/rapinare le colonie e che si avviava al collasso ecc. = questa idea si collega a quella del nazionalismo cioè un idea di un impero spagnolo in realtà alla sbando apre al nazionalismo. Invece c’è tutta una tenuta delle strutture arcaiche, cioè il sistema coloniale tiene più dentro alla società di più di quello che si immagina (non si è al collasso in America Latina tanto è vero che i ceti, come nel caso del Messico, si premurano di conservare i privilegi e le corporazioni e strutture arcaiche). Anche la fiscalità più esosa, quella degli spagnoli, non è di per sé sufficiente a spiegare la rivolta; gli storici analizzano il fenomeno della fiscalità e arrivano alla conclusione che anche quando la fiscalità fu esosa poi in realtà si accomodava agli interessi locali delle élite, redistribuiva le alte tasse riscosse nelle zone di confine/costiere poi davano introiti che venivano rinvestiti per la difesa. Quindi l’impero transoceanico della fine del 700 era un insieme composito basato su un muto rapporto tra corona e classi dirigenti  lo si capisce quando scoppiano le rivoluzioni; la stabilità che viene assicurata nonostante le rivendicazioni da parte dei creoli = rimane una stabilità del tardo 700 basato su un rapporto tra la corona e classe dirigenti piuttosto solito. In realtà quella che viene definita la centralizzazione del dispotismo illuminato spagnolo era più flessibile di quanto si crede e si pensa anche l’ingerenza dei Borbone abbia favorito una passiva accettazione dell’autorità ma anche una risorgenza della partecipazione civile/politica dentro al sistema coloniale. Secondo alcuni storici la società civile e la vita culturale/intellettuale invece che essere schiacciata dalla politica repressiva dei Borbone in realtà continua a fiorire. Quello che interessava ai creoli secondo questa scuola storiografia era il controllo dell’attività politica più che l’idea che loro stessi avessero in mano la politica  per i creoli era importante il controllare il meccanismo: la prova è che inizialmente i movimenti di indipendenza furono lealisti/favorevoli a Ferdinando VII. Di fatto, le società ispano-americane erano resistenti al cambiamento e questo è un punto di certezza della storiografia  i governi divennero patroni dei creoli e sono i governi che promuovono le riforme progressive (non tanto le società ispano-americane). La caratteristica stessa del pensiero politico dell’America spagnola stava nel pluralismo delle tendenze e fazioni che si creano nella confusione  incapaci di creare un modello politico unificatore che avrebbe concesso alla guerra di indipendenza di assumere un altro spessore. La storiografia rifiuta la visione che vede nelle guerre di indipendenza e nelle rivoluzioni del Sud America la storia dello stato nazione liberale che sorgerebbe come risultato calcolata dai movimenti politici in America = cioè l’idea che i movimenti si creano e partono con l’idea di creare uno stato nazione non regge perché le aspirazioni politiche sono contraddittorie, il carattere di queste rivendicazioni politiche è frammentario ed è molto difficile un ragionamento lineare (= i protagonisti sono gli stessi ma le combinazioni sono diverse). In generale, la crescita di una coscienza nazionale fu lenta e parziale. Con la guerra rivoluzionaria le cose cambiano: si crea una sorta di mito delle origini delle libertà americana  gli ispano-americani ora hanno un passato eroico che possono rivendicare, per esempio Bolivar diventa il simbolo di un ideologia indipendente sudamericana/coscienza continentale e nazionale. Si forma un onore militare e dei miti rivoluzionari = si ripropone in un patriottismo molto forte che si trova oggi in molti stati americani; si crea un sentimento di un passato comune e un identità fatta di comuni antecedenti politici. Alcuni stati trovano la loro identità nel conflitto con il vicino (Uruguay, Bolivia…). I simboli e il linguaggio del nazionalismo ritrovano nuova forza proprio con gli eventi delle guerre di liberazione = il valore che assume la sconfitta degli inglesi nel Rio de la Plata (nel 1807): è celebrato come un trionfo argentino, diventano i miti delle origini di questa indipendenza. Per cui le guerre di liberazione creano con delle rivoluzioni tutta una serie di simboli nazionali: bandiera argentina disegnata da Belgrano, nazionalista come Morelos che descrive il suo paese come americano (no più spagnolo) ecc. L’identità nazionale si forgia nel fuoco delle battaglie per l’indipendenza e non è preesistente = questo è un dato su cui la storiografia con concorda; la narrazione di una progressiva genesi dell’indipendenza nella coscienza sudamericana e la volontà di creare una nazione non è questo, si ritiene che la nazione fu il risultato e non la causa dei movimenti di indipendenza (furono i movimenti di indipendenza che fecero nasce una coscienza nazionale). Con un grosso problema di sovranità: ogni parte della monarchia iberica concepiva sé stessa, dopo che la monarchia cade e c’è una crisi con l’abdicazione, ogni pezzo della monarchia riteneva di essere il vero depositario della sovranità in assenza di un re  il vuoto di potere non crea una successione o un luogo in cui il potere si concentra ma una frammentazione e ogni elemento che rivendica la sovranità arriva ad una conclusione che è inconciliabile con quella dell’altro. L’antica dicotomia tra stato nazione indipendente e colonia oscurava la varietà delle forme di sovranità e delle forme alternative  oggi si è attenti ad analizzare i diversi luoghi dove si depone il potere/sovranità e dove viene rivendicata; questo dà origine a diverse possibilità politiche e diverse traiettorie da cui sarebbe poi emerso lo stato nazione. Lo stato nazionale emerge in modo diverso nei vari territori. Alcuni rivoluzionari pensarono ad un grande stato nazionale con un forte governo centrale come un antidoto a questa tradizionale instabilità che era stata creata dai vari esprimenti dell’indipendenza a partire dal 1808-10. Però il potere si frammenta anche nelle figure dei caudillios che resistevano alla ricreazione di un sistema istituzionale dove il potere sarebbe riconcentrato; quindi, l’esperienza delle bande dei caudillios nelle diverse fisionomie che assumono a seconda dei diversi territori è un elemento che rientrerà nel bagaglio formativo e nella memoria storica/cultura politica dell’America del Sud. È vero che in termini generali il passaggio dall’impero alle nazioni inizia nel 700: è un lungo processo che porterà da impero coloniale a delle diverse nazioni. Ma fu la lotta per la sovranità e la difficoltà a trovare i fondamenti di un nuovo equilibrio che creerà la differenza di situazioni che impediranno l’unificazione del movimento di liberazione. In questi decenni di cambiamento, si crea una situazione labirintica e in questo labirinto i riformatori ribelli si combatto su quali mezzi adottare per liberare la società. Bolivar sosterrà che tutto è iniziato come un confronto con i cugini spagnoli (li chiamava così Bolivar) e diventa una guerra civile tra fratelli americani  prima: scontro tra metropoli e colonia; poi: guerra civile interna alle diverse fazioni dell’opinione pubblica del Sud America. Rotte le catena delle dipendenza con la S, si sprigionano ambizioni incontenibili fino al 1808 queste ambizioni covavano sottotraccia da parti di settori della società che aspiravano ad aver più potere, sotto la dominazione assolutista c’era poco spazio. Queste ambizioni poi esplodono una volta che la monarchia crolla e non si riesce a ricreare sistemi unitari, come si vede nel sogno della grande Colombia di Bolivar che fallisce  c’è la secessione del Venezuela, contrasti tra Colombia ed Ecuador. Era un destino inevitabile che le rivoluzioni si sfrangiassero in forme di secessione, di rivolte delle province che poi avrebbero dato origine alla guerra civile? Per non scivolare in questa forma di frammentazione o in rivolte schiaviste (come era successo ad Haiti), l’opinione pubblica moderata del sud America riteneva che eccessiva libertà di politica avrebbe messo a repentaglio le proprietà e avrebbe favorito anche rivolte di schiavi sulla base dei principi proclamati dalla Rivoluzione francese  c’è anche questo elemento che costituiva una variabile pericolosa. Per evitare questo si ritiene cioè occorreva che si cambiasse poco = nel momento in cui si cambia tanto entrano in gioco pretese/ambizioni di diversi settori della società  l’esempio da questo punto di vista è il Brasile: indipendenza tardiva e in B i principali caposaldi della sovranità restano intatti = in S c’è il collasso della monarchia e il Portogallo a sua volta era stato invaso da Napoleone e Pietro IV di Portogallo si imbarca nel 1808 per il B con tutta la sua corte (non subisce quello che aveva subito la corte dei Borbone cioè l’asservimento da parte di Napoleone) e diventerà Pietro I imperatore del Brasile; quindi la corte si trasferisce e in qualche modo si trasferisce anche la monarchia. La monarchia si riforma e prende sede in B e appoggiandosi sulle aristocrazie dei proprietari di schiavi  fu l’unica coloniale imperiale che non si frantuma anche quando proclamerà l’indipendenza negli anni 30 e l’imperatore tornerà in Portogallo. Non si frantuma perché era rimasta una compattezza garantita dal trasferimento della monarchia oltreoceano  non ebbe una rivoluzione e non fu tenta la strada di imboccare quella via della sovranità popolare che poi avrebbe portato la sovranità a frammentarsi in diversi centri di potere alternativi e concorrenti e produrre la guerra civile. In realtà il fatto è che in Sud America l’eredità imperiale e coloniale sopravvive alle lotte per smantellarla. Le colonie iberiche non erano composte da individui che avessero una pratica/senso civico/l’idea dell’autogoverno non esisteva  paragone con America del Nord: dove le cose vanno in modo diverso, nell’America del Nord c’è tutta tradizione che si forma e si consolida di individui dotati di un senso civico e dell’idea di essere comunità autogovernate, quindi c’era l’idea che si dovesse creare delle comunità (l’idea fondativa degli immigrati era quello di creare delle piccole comunità che si sarebbero dislocate in un territorio enorme e che si sarebbero autogovernate). Manca la virtù civica e dei privati cittadini, la pratica del governo rappresentativo perché tranne i cabildos che erano espressione di oligarchie c’erano popolazioni intere escluse da queste forme che era la popolazione india e meticcia = non c’è una tradizione di rappresentanza politica. La rivoluzione e la guerra non riescono a chiudere immediatamente quel vuoto che si è aperto nel 1808 e non creano immediatamente uno stato moderno centralizzato e neanche federale. Dopodiché, in S le cose evolvono: c’è una rivoluzione liberale negli anni 20 però curiosamente questo cambiamento spagnolo non viene condivisa dal mondo ispanico oltreoceano  sono le diverse storie patrie che nazionalizzano i tentativi rivoluzionari in mondo diverso (in Messico: indipendenza si crea contro la rivoluzione liberale spagnola). Questo è per l’assenza di un linguaggio politico capace di creare una sintesi comune applicabile a tutto il continente  Bolivar dirà che l’America è ingovernabile e chi ha servito la rivoluzione ha arato nel mare (e nel mare non si ara nulla) = c’è una chiusura pessimista rispetto agli ideali. Non si riunì mai nell’America Latina un assemblea simile al congresso nordamericano e quindi tutto questo l’impero conclude un epoca che poi dà luogo ad una disgregazione. Dal punto di vista istituzionale, nella prima tappa dell’indipendenza (che va dal 1808 al 1810) la referenza esclusiva è la costituzione storica della monarchia spagnola (tradizione monarchica spagnola), non si voleva creare nulla di nuovo ma si voleva conservare quella tradizione, le giunte di governo sono conservative rispetto a questo (sono dei corpi collegiali che raccolgono al loro interno non delle rappresentanze di tipo moderno ma delle corporazioni di ogni) = è una specie espressione anti assolutista ma legittimista. L’antica tradizione monarchica è ritenuta dai sudamericani un’eredità intoccabile  rivoluzione di carattere conservatore che mantiene i diritti del re legittimo, della religione cattolica, delle leggi fondamentali della monarchia, dei diritti dei vassalli e degli istituti corporativi creati dalla monarchia. La rivoluzione in questa prima fase non si propone di fondare nulla di nuovo ma di opporsi all’usurpazione dei diritti storici che erano stati tipici dei domini spagnoli. Questa rivoluzione conservatrice diventa anche una rivoluzione politica: crea istituzioni nuove e il potere costituente ritorna al popolo sovrano. Le nuove pero costituzioni che vengono redatte in questa prima fase hanno come riferimento i diritti antichi = si forma un costituzionalismo di tipo moderno a il mantenimento di alcuni fondamenti della costituzione monarchica. Le novità si integrano nell’ordine esistente senza distruggerlo => non sono rivoluzioni radicali, tanto è vero che poi il potere di disperde orizzontalmente e gli attori politici si moltiplicano e diventano di ogni tipo. La rivoluzione e la guerra ebbero conseguenze di ampio respiro: la modalità che ebbe la rivoluzione fortemente legata ad un regime di guerra si ripercosse sui tipi di stati nazionali che vennero a crearsi e in un certo modo il fatto che 30 anni di guerra costituiscono un bagaglio che si riproporrà nella storia dell’America Latina fino ad oggi. La guerra in tutto ciò ha un ruolo particolare = la maggior parte delle colonie che si resero indipendenti tra il 1775-1825 passarono per la guerra; mentre nell’America del Nord le colonie britanniche insorgono contro una metropoli (Inghilterra) arrivata al culmine del suo potere (che aveva una forza militare intatta; infatti c’è uno scontro effettivo, si combatte la guerra di indipendenza), in S il regime monarchico spagnolo comincia a sparire con una serie di trasferimenti pacifici del potere (non c’è una guerra compatta della colonia contro la metropoli perché la S all’inizio non combatte)  questo ebbe delle conseguenze negative: perché le colonie del Sud America non ebbero bisogno di fare causa comune come fece il Nord America (gli eserciti del nord furono obbligati ad unirsi per scacciare gli eserciti inglesi), quindi non esiste una preparazione politica a monte = le giunte autonome che si creano nel 1810 furono qualcosa di improvvisato (senza una tradizione) e promosse dalle minoranze creole per far fronte ad una emergenza improvvisa. È solo in un secondo tempo che appare la guerra, ma una guerra già profondamente segnata da alcune caratteristiche: 1- Guerra civile 2- Guerriglia, come formazione non di un esercito di liberazione anticoloniale ma la creazione di una combinazione di truppe regolari/irregolari 3- Milizie coloniali, milizie di indios e al servizio di meticci Tutto questo contribuisce ad una militarizzazione delle società coloniali che lascia molto più traccia rispetto ad unica lotta armata come era avvenuto nell’America del Nord. Questo produrrà divisioni interne che però erano nell’ordine delle cose (popolazione del Sud America molto divisa). La militarizzazione delle colonie apre la strada all’indipendenza ma dando alla popolazione un’esperienza militare che da un lato li metterà in grado di sfidare il regime metropolitano e dall’altro creerà un’instabilità permanente. Mentre nel Nord America l’esercito inglese rimarrà sempre fedele all’Inghilterra ma nel caso del Sud America le forze militari spagnole si dividono = ci sono molti ufficiali spagnoli che furono complici dei golpi militari creoli, forze militari spagnole che negoziano ecc. La confusione è aumentata dal fatto che gli eserciti e l’occupazione non hanno un comportamento omogeneo. Gli insorti sudamericani non ebbero nessuna vittoria decisiva e quando Ferdinando VII nel 1814 ritorna con la restaurazione dell’assolutismo le guerre entrano in una fase  le milizie locali devono lasciare a degli eserciti professionali: si creano i grandi eserciti dei libertadores e la guerra diventa più convenzionale. La partecipazione sociale all’esercito è più ampia e anche si cominciano a crea situazioni di dittatura militare  la creazione di dittature militari come soluzione alla grande instabilità che si viene a creare con la dichiarazione di indipendenza è un altro elemento che incoraggia questa militarizzazione della vita pubblica (la presenza militare diventa una costante nella vita pubblica). La liberazione ebbe luogo in un insieme di forze professionali e guerriglie repubblicane o guerriglie caudilliesche. Tutto questo con una transizione estremamente lunga/difficile che lascerà un’eredità politica sul lungo termine abbastanza pesante nel continente americano; l’intervento militare/politico dei caudillios che non apparve negli Stati Uniti del Nord fu una costante prodotta dalle guerre di indipendenza che riflettono delle società e delle culture politiche molto particolari.
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