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Storia Moderna (Provero-Vallerani) - Parte 3 Capitolo 4, Sintesi del corso di Storia Medievale

CAPITOLO 4 – Le città nell'Europa medievale

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 14/07/2019

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Scarica Storia Moderna (Provero-Vallerani) - Parte 3 Capitolo 4 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! CAPITOLO 4 – Le città nell'Europa medievale (Pag. 251-260) Nel corso del secolo XI, insieme a signorie, principati territoriali e piena affermazione del ceto militare, si sviluppò una fitta rete di città in molte regioni europee. Francia settentrionale, intorno a Parigi (Reims, Tours, Chartres); Fiandre (Ypres, Bruges, Gand) e il corridoio verso le città tedesche lungo il Reno e la Mosa; una piccola costellazione di città sul Baltico; le città della Provenza e della Linguadoca (Arles, Avignone, Tolosa, Marsiglia) e l'Italia, dove però il sistema urbano, pur condividendo elementi con le esperienze europee, assunse una natura istituzionale diversa. Si trattò di un fenomeno diffuso, che ha riguardato centri di origine diversa: dai villaggi rurali, ai borghi nati intorno ai castelli (città castrensi) o alle abbazie (città ecclesiastiche), dalle città di origine romana, ai piccoli porti di scambio già attivi nei secoli precedenti e divenuti città. Per alcuni storici, le città erano l'esito dello sviluppo economico e della formazione di una nuova classe di borghesi, i mercanti; per altri frutto di iniziative signorili, appoggiate dagli abitanti; per altri si formarono solo dopo una rivolta della popolazione urbana contro i poteri signorili. Sono letture parzialmente valide, ma insufficienti a spiegare un processo che riguarda campi troppo diversi per avere una sola causa. Dobbiamo cominciare da una definizione meno statica della città stessa. La città europea viveva con il territorio circostante, ne assorbiva le risorse in surplus, attirava nuovi abitanti, assicurava lo scambio di prodotti e merci lavorate. Era legata ai centri di potere signorile che governavano i principati territoriali, e ne dovettero molto all'iniziativa. Le condizioni degli abitanti si definirono spesso in contrasto con i poteri locali, ma non senza un loro esplicito riconoscimento. Nel corso del XII secolo, questo movimento assunse ritmi più ordinati. Le mura definirono o spazio urbano separato dalla campagna, atti giuridici ufficiali ne sanzionarono lo statuto politico di città; l'affermazione di una nuova élite economica cambiò il modo di fare politica e la struttura sociale. Nel corso del XIII secolo, un processo di stratificazione sociale mise in luce contrasti e gerarchie interne al mondo urbano, a prezzo di una forte emarginazione delle frange basse dei ceti salariati. Lo spessore economico delle città ne fece dei soggetti politici di primo livello: furono i principi ora ad aver bisogno delle città e i regni, che conferirono alle città comunali uno statuto privilegiato. - 1. Le basi dello sviluppo urbano La città, come centro urbano e organo politico, è da intendere come un processo di trasformazione continua di più elementi materiali e culturali: popolazione, diritti, rapporti di potere, scambi economici, attività produttive, mentalità, rivendicazioni di autonomia. Possiamo approfondire tre elementi che più hanno determinato le vicende dello sviluppo urbano nell'Europa medievale: - legame con il territorio; - capacità di trasformare la condizione degli abitanti; - decisivo impulso dei signori territoriali alla promozione di centri urbani. I legami con il territorio e la funzione redistributiva. Il primo elemento, di natura economica e demografica, mette in relazione i centri urbani con i territorio circostante. L'idea dello storico belga Henri Pirenne, che attribuiva la nascita dei centri urbani ad una nuova classe di abitanti, per di più mobili, come i mercanti, è stata abbandonata. Non esiste centro abitato che non dipendesse da movimenti di popolazione e processi produttivi del territorio circostante. I dati demografici segnalano un aumento sensibile della popolazione nelle campagne, surplus che trovava sfogo nella colonizzazione di nuove terre da mettere a coltura o nello spostamento verso i borghi che stavano prendendo la forma di città. Un aumento di migrazioni e attività agricola, capace di mantenere una popolazione in crescita, dopo aver accompagnato lo sviluppo dei centri urbani. Lo si vede dallo studio dei cognomi, che spesso portano il luogo di provenienza: le città grandi, che sorgevano lungo percorsi commerciali importanti, avevano un raggio di reclutamento di nuovi abitanti di centinaia di chilometri; ma nella maggioranza dei centri medio-piccoli, i nuovi abitanti provenivano dalle campagne circostanti, distanti solo qualche decina di chilometri. Il rapporto con il territorio restava dunque assai stretto. Inoltre, le città non si potevano mantenere da sole. Con il suo territorio, il centro urbano conservò un rapporto costante e vitale: si riforniva di prodotti agricoli e materie prime, e redistribuiva prodotti finiti. Il territorio rappresentò sempre un nodo di scambio indispensabile, insieme di relazioni socio-economiche che alimentavano la funzione di “centro redistributivo” svolta dalla città La formazione di una società urbana e la nuova identità dei cittadini. Il secondo elemento dinamico riguarda la composizione sociale delle popolazione urbane: non più città come “mito borghese”. Due dati ricorrono costantemente. Prima la dipendenza signorile del nucleo originario di abitanti delle città: piccoli contadini, artigiani, agenti dei signori laici ed ecclesiastici, cavalieri della curia, grandi vassalli, e i loro signori si addensavano a ridosso della “cité”, la residenza signorile spesso fortificata con la chiesa ed il castello, e poi nei borghi circostanti, abitati da una popolazione mista. Le città erano nel secolo XI organismi plurimi e divisi anche spazialmente: es. Limoges e Arras, città francesi dove la giustapposizione di un nucleo antico e il borgo successivo è evidentissima. Alla metà del secolo XI, i legami di dipendenza degli abitanti con le signorie erano ancora forti. Il suolo dove si costruivano le case era di proprietà del signore, e gli abitanti pagavano un censo come i contadini della zona, senza contare la presenza di “servitori” dei signori sottoposti al loro dominio personale. La convinzione di molti storici che il tessuto urbano fosse composto da una trama “feudale” e signorile non è, in tal senso, errata. La nuova condizione di cittadino. Il secondo dato insiste sulla capacità di trasformazione degli abitanti delle città. Sia vecchi residenti che immigrati dal territorio tendono a riconoscersi (secolo XII) come membri di un insieme sociale nuovo, che condivide diritti e doveri derivanti dalla comune appartenenza alla città. Li univa una comune aspirazione all'autonomia delle proprie attività economiche, alleggerite dai controlli del signore e dalla sua fiscalità più gravosa. Il principale processo di trasformazione sociale avvenuto nelle città riguarda la costruzione di una nuova identità politica degli abitanti, fondata sul riconoscimento di uno statuto giuridico condiviso da tutti i residenti in città: una relativa libertà personale, una solidarietà necessaria per dar corpo alle richieste collettive da indirizzare ai signori, il comune bisognoso di uno “stato di pace” che salvaguardasse persone e cose dei cittadini. I primi giuramenti collettivi delle comunità cittadine insistevano su questi punti. Alcuni signori li accettarono volentieri, a patto di non mettere in discussione l'assetto generale dei poteri locali: garantirono di mantenere salvi i residenti, non eccedere nelle imposizioni fiscali, punire le persone secondo le procedure condivise. Tuttavia, questi riconoscimento non furono ottenuti in automatico. Aspirazioni e urgenze della popolazione urbana dovevano confrontarsi con i poteri politici della regione che mantenevano sempre un controllo sulle città. La promozione signorile di centri urbani. Il terzo elemento da tenere presente è politico, ovvero i rapporti fra centri urbani e poteri signorili della regione che avevano anche sede in città. Questi rapporti spesso furono di collaborazione immediata, di promozione dello sviluppo urbano. Es. duchi normanni che sostennero la fondazione di nuovi centri cittadini, come Caen; conti di Fiandra, che favorirono il popolamento di alcune zone del loro principato attraverso la promozione di centri urbani i successo come sedi mercantili (Lille, Burges, Gand, St. Omer, Ypres). Sotto il governo del conte Filippo d'Alsazia (1157-1191) tali centri furono inseriti in un sistema economico di produzione e scambio a lungo raggio protetto dal principe. Gli abitanti ottennero la proprietà dei suoli abitativi, dopo aver acquistato il censo del signore: prima pagavano un affitto, come i dipendenti contadini del signore. Ora potevano lasciare in eredità i beni urbani, creando una popolazione di cittadini indipendenti dagli oneri signorili sul suolo. A questa forma di autonomia, si aggiunsero privilegi giudiziari, l'esenzione da alcune imposte sui beni commerciali ed il permesso di costruire le mura come protezione e delimitazione dello spazio urbano. Le città tedesche. Si trovano privilegi simili, in quelle del Reno (Colonia, Worms) o della Mosa (Liegi). In Germania si trovano casi di fondazioni seriali dovute a stirpi di signori potenti: la famiglia degli Zahringen fondò dal 1119 al 1190 almeno sette città, tra le quali Friburgo, Villigen, Berna (1190). Applicarono anche uno schema urbanistico a croce, impostato su una strada-mercato principale, collegata alle porte della città. Il carattere mercantile della città venne ribadito anche negli statuti, come mostra l'esempio di Friburgo: testo a Pagina 255. Per stabilizzare questa nuova popolazione, il conte assegnò terreni per costruire case: “ho distribuito a ciascun mercante un lotto affinché vi possano costruire case di loro proprietà” con il patto che avrebbero pagati un censo annuale di soldo per il terreno. La natura strategica della fondazione della città-mercato richiese la creazione di una nuova popolazione di abitanti-proprietari, con una persistente relazione di dipendenza dai signori (come Fiandre). Politica analoga fece il duca di Sassonia, Enrico il Leone, che promosse la fondazione di alcune città tedesche: Monaco (1158), sede di un mercato sulle vie del sale nella Baviera; Hannover, in origine una corte di sua proprietà a pianta quadrilatera; Lubecca, sottratta al conte di Holenstein che aveva fondato una prima base commerciale sull'isola alla confluenza di due fiumi. Dopo aver acquisito il possesso dell'isola con le minacce, il duca Enrico Pag. 255 Una progettualità di tipo economico: larghe autonomie degli abitanti di Lubecca dovevano favorire lo sviluppo commerciale della città e un'accumulazione di capitali che affluivano in parte nelle casse signorili. Queste concessioni facevano parte di un progetto di rafforzamento del potere pubblico locale: lo sviluppo precoce di una rete urbana favoriva una stabilizzazione delle regioni interessate, grazie al popolamento di zone prima poco attive, al potenziamento delle vie commerciali, e alla crescita delle entrate signorili garantite dalle imposte pagate dai cittadini. I principi che favorirono le città furono anche quelli che realizzarono per primi uno Stato relativamente accentrato, con una rete di ufficiali minori nelle città e la formazione di una corte con funzionai fiscali e giudiziarie intorno al signore. Resistenze e repressioni alla nascita dei comuni. Però (es.) in regioni del regno di Francia la nascita di un'autonomia rappresentanza della città, chiamata ancora comune, fu osteggiata dai poteri signorili dominanti alla fine del secolo XI. A Le Mans, in Normandia, una cospirazione (1070) fu repressa nel sangue dal vescovo. Lo stesso avvenne a Cambrai, dove gli abitanti giurarono un comune (1076) contro il vescovo, cacciando dalla città la nobiltà al suo seguito. Il vescovo assediò e riprese la città, ma nel 1111 il “comune” fu approvato comunque, segno che la difesa organizzata degli interessi dei cittadini non poteva essere frenata. A Laon, città vescovile della Francia del nord, prima i canonici, in assenza del vescovo, vendettero ai borghesi della città il comune, poi il vescovo lo revocò, provocando la ribellione, repressa poi dal re. Questi casi di scontro erano frequenti nelle città antiche
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