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Storia Moderna: Il Dispotismo Riformato - La Guerra dei Sette Anni e la Riforma in Europa, Sintesi del corso di Storia Moderna

La guerra dei sette anni (1756-1763) tra francia e gran bretagna, i suoi effetti sulla politica europea e le riforme promosse da maria teresa d'austria e giuseppe ii. Vengono trattati temi come la chiesa cattolica, la rivoluzione americana e la rivoluzione francese. Il testo illustra la nascita di nuove potenze militari, la deposizione di monarchi e la diffusione dell'illuminismo.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 18/09/2019

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Scarica Storia Moderna: Il Dispotismo Riformato - La Guerra dei Sette Anni e la Riforma in Europa e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA CONTINUA 24 CAPITOLO: IL DISPOSITISMO RIFORMTORE Tra il 1756 e il 1763 si svolse la cosiddetta guerra dei Sette anni, tra Francia e Inghilterra.. All’origine del conflitto vi erano la rivalità tra Francia e Gran Bretagna, per i possedimenti coloniali in America settentrionale e in India; i dissidi tra la Prussia e l’impero, attorno al possesso della Slesia, occupata dalla Prussia durante la guerra di successione austriaca. Si formarono due schieramenti: Francia, impero, Russia e Svezia; Prussia e Gran Bretagna. Il conflitto, volse a favore della Gran Bretagna. La pace di Parigi del 1763 sancì che la Slesia rimanesse alla Prussia, mentre la Gran Bretagna ottenne consistenti vantaggi territoriali, a spese dei francesi in India e soprattutto in America settentrionale. Venne così sancita la nascita di due nuove potenze militari: la Gran Bretagna e la Prussia. Federico II di Hohenzollern, sovrano di Prussia, era sensibile alla cultura illuministica. Le sue principali cure furono il rafforzamento e il miglioramento dell’esercito, coinvolgendo anche la piccola nobiltà rurale prussiana (Junker). Federico II inoltre promosse sé stesso come sovrano permissivo nei confronti della stampa, nemico della pena di morte. Anche la zarina di Russia, Caterina II, dopo aver sposato lo zar Pietro III, grazie ad un colpo di Stato, riuscì a deporre il marito. Caterina II, come Federico II, educata alla cultura illuministica, cercava di guardare ai paesi occidentali più sviluppati come un modello da imitare. Il più importante intervento della zarina fu dedicato a smantellare l’enorme potere e ricchezza della Chiesa ortodossa. Inoltre, a causa delle guerre sostenute durante la guerra dei Sette anni, Caterina emanò un decreto di confisca delle proprietà ecclesiastiche, trasformando i sacerdoti in stipendiati dello Stato. A dimostrare che la politica di Caterina II sia ispirata solo alla lontana alle teorie illuministiche, fu il rafforzamento della presa nobiliare sulle popolazioni rurali, attraverso il divieto ai contadini di appellarsi alla giustizia regia contro le prepotenze dei signori. Ciò scaturì una rivolta nel 1773, che costrinse la sovrana a usare l’esercito contro i propri sudditi. I più importanti interventi di riforma politica, sociale ed economica vennero promossi da Maria Teresa d’Austria e dal figlio Giuseppe II. L’imperatrice riorganizzò gli apparati di governo; rafforzò l’esercito, limitò il più possibile le ingerenze pontefice, e si sforzò di promuovere l’economia. Soprattutto si emanarono dei provvedimenti incisivi per assoggettare la nobiltà al pagamento delle tasse. Un’altra riforma molto importante fu quella sull’istruzione, sottratta alla Chiesa e resa obbligatoria e posta sotto il controllo dello Stato.La risorsa principale da cui attingere denaro per Maria Teresa era la Chiesa. Si affermò così l’idea che nessuno poteva essere esente dalle tasse, come il ceto ecclesiastico. Tale politica di Maria Teresa venne radicalizzata dal figlio Giuseppe II, il quale fu intransigente nel portare avanti queste politiche anti ecclesiastiche. La censura, ad esempio, venne sottratta al clero e messa nelle mani dello Stato. Si ridusse inoltre il più possibile il numero degli ecclesiastici, smantellando l’universo degli ordini religiosi, chiudendo molti conventi. Si arrivò all’emancipazione luterani, calvinisti, greco-ortodossi, venne introdotto il matrimonio civile per i non cattolici, insieme alla possibilità di divorziare.Nel 1781 si arrivò all’abolizione della schiavitù. Alla morte di Giuseppe II e l’ascesa al trono di Leopoldo II si conclusero tutti i processi di rinnovamento, con l’annullamento di tutte le nuove riforme. In Italia, nel 1786 la riforma più importante fu introdotta da Pietro Leopoldo d’Asburgo, ossia l'abolizione degli ultimi retaggi giuridici medievali: in un colpo solo abolì il reato di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e, cosa più importante, la pena di morte . In Lombardia invece, venne introdotto il catasto nel 1760 e venne istituita la “giunta economale” per le materie ecclesiastiche, che produce lo smantellamento delle esenzioni fiscali dei beni della Chiesa. Nei rapporti con la Chiesa cattolica, in questo periodo i sovrani misero in atto una serie di riforme volte a imporre un crescente controllo su di essa, e un esempio è quello della Compagnia di Gesù, simbolo di lotta controriformistica, che fu espulsa da diversi paesi, come il Portogallo, in Francia, a Napoli, in Sicilia e a Parma. L’accusa principale della Compagnia era quella di una doppia fedeltà, alla Chiesa e al sovrano. Così papa Clemente XIV nel 1773 decise di sciogliere la Compagnia di Gesù (ripristinata nel 1814). §25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita degli Stati Uniti d’America Dopo la rivolta dei Paesi Bassi, e la conseguente nascita delle Province Unite, le colonie americane lottarono per l’autodeterminazione, e quindi per scegliere liberamente il proprio sistema di governo.. Questo scaturì la rivoluzione. All’origine dei dissidi fra le colonie e la Gran Bretagna, vi erano certamente contrastanti interessi economici e fiscali. Il governo infatti, per tutelare gli interessi della madrepatria, poneva notevoli vincoli allo sviluppo delle colonie americane e di una marineria coloniale. Ma la ragione essenziale del contrasto era più di natura politica e verteva intorno all’estensione della partecipazione popolare alle scelte governative e ai limiti al potere sovrano. Anzitutto, nel 1763 venne stabilita l’organizzazione in quattro province dei territori americani, posti sotto il diretto controllo della corona, accompagnata da un aumento della presenza militare britannica, il cui costo grava sui coloni. Un’altra questione fondamentale era quella della tassazione, poiché non solo venne aumentato il prelievo fiscale, ma venne introdotta un’apposita tassa con cui finanziare i costi dell’amministrazione britannica in America (lo Stamp Act), imposta senza consenso. Così la protesta dei coloni si concentrò prima sulla tassazione. Si verificò una crescita dell’evasione fiscale, mentre alcune assemblee coloniali, dichiararono illegali le imposte votate senza il proprio consenso La mobilitazione delle colonie produsse l’abrogazione dello Stamp Act. Ma nuove tensioni esplosero dopo l’imposizione di ulteriori tasse, successivamente abrogate. Quando il governo britannico, per salvare la Compagnia delle Indie orientali dalla bancarotta, varò una legge che le assegnò il monopolio del commercio del tè nelle colonie americane, un gruppo di coloni, gettarono in mare il carico di tè di una nave della Compagnia.. La reazione del governo britannico fu durissima, con il Quebec Act, che stabiliva libertà di culto ai cattolici (inaccettabile per i coloni, dal momento che erano visti come sostenitori del potere assoluto dei sovrani e che priva i popoli delle loro libertà) e l’istituzione di un governo senza rappresentanza locale. La risposta dei coloni fu quella di un congresso continentale dei rappresentanti delle tredici colonie britanniche, che giunsero alla proposta di inviare al sovrano una petizione per abrogare le leggi vessatorie. Re Giorgio III reagì con la forza e si scontrò nel 1775 con le milizie armate del Massachusetts. Ciò diede inizio alla guerra d’indipendenza. Il mese successivo si riunì a Philadelphia il secondo congresso continentale, che stabilì di formare un esercito comune, posto sotto il comando di George Washington. Intanto il 4 luglio 1776 venne approvata la Dichiarazione d’indipendenza stilata da Thomas Jefferson. Nel 1777 l’esercito americano conseguì la sua prima vittoria, a Saratoga. Determinanti furono gli aiuti che giunsero a favore delle colonie dalla Francia e dalla Spagna, che sconfiggono definitivamente l’esercito britannico nella battaglia di Yorktown. Con il successivo trattato di Versailles del 1783, la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza delle due ex-colonie americane, che nel frattempo assunsero il nome di Stati Uniti d’America. Successivamente, con il Congresso, il dibattito sulla forma definitiva da dare agli Stati Uniti si fece acceso. Si sviluppò un movimento federalista che proponeva una revisione degli Articoli di confederazione Si andò così affermando l’idea di dotare gli Stati Uniti di una vera e propria costituzione scritta, che regoli il patto tra cittadini, portatori di diritti inalienabili, gli Stati sovrani, difensori del diritto di autodeterminazione, e il costituendo potere centrale. Nel maggio del 1787 si riunì a Philadelphia una convenzione appositamente convocata per redigere la costituzione: venne approvato un testo breve, composto da sette articoli, che delineava un repubblica di tipo federale. Al potere legislativo federale, si aggiunse la creazione di un potere esecutivo . A completamento della carta costituzionale, entrata il vigore nel 1789, venne approvato nel 1791 un Bill of Rights, una carta dei diritti che ribadisce la volontà del potere federale di rispettare i diritti individuali (alla vita, alla proprietà, alla l’impero e il regno di Sardegna. L’esercito inviato in Italia, sotto la guida di Napoleone, ottenne una serie di notevoli successi, arrivando a minacciare anche Vienna. Così,con la pace di Campoformio nel 1797 l’impero riconobbe la sovranità francese sui Paesi Bassi meridionali e sulla Lombardia, ottenendo in cambio i territori della repubblica di Venezia. Una volta sconfitto l’impero, bisognava occuparsi della Gran Bretagna. Per minacciare i commerci britannici con l’India e l’Estremo Oriente, il Direttorio decise una spedizione militare in Egitto (da lì avrebbero potuto colpire gli interessi inglesi), guidata da Bonaparte, che sconfisse l’esercito egiziano della battaglia delle Piramidi (1798). Ma la flotta francese fu infine sbaragliata da quella inglese. Sul piano interno, Napoleone nel 1799 attuò un colpa di Stato (detto del 18 brumaio), sciolse i due Consigli e il Direttorio, ed emanò una nuova Costituzione. Napoleone stesso venne nominato Primo Console con pieni poteri. La scelta di affidare il governo a Napoleone, poggiava sul fatto che il Direttorio non fu in grado di risolvere i conflitti interni e ad assicurare una stabilità politica, e inoltre vi era l’emergenza bellica creatasi con la formazione della seconda coalizione antifrancese nel 1799 (la prima 1792-97, Prussia-impero). I coalizzati ottennero notevoli successi sia in Germania, dove i francesi ripiegarono oltre il Reno, sia soprattutto in Italia, dove venne riconquistata gran parte dell'Italia settentrionale e meridionale. Tuttavia, la Russia, sconfitta, abbandonò la coalizione, e Napoleone varcò nuovamente le Alpi e sconfisse l’impero e la Sardegna della battaglia a Marengo nel 1800. Ne scaturì la pace con l’impero nel 1802 e con la Gran Bretagna l’anno successivo. Sul piano interno il nuove regime firmò un accordo con la Santa Sede, in base al quale il papato riconosceva la repubblica francese e la vendita dei beni ecclesiastici, ottenendo in cambio il riconoscimento del cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi. Il concordato permise al papato di ristabilire il controllo sulla Chiesa francese, godendo di privilegi sul piano organizzativo e finanziario. Tuttavia, per affermare la supremazia dell’autorità statale, Napoleone emanò i cosiddetti “articoli organici”, che limitavano gli effetti del concordato e disponevano l’uguaglianza dei culti in Francia. Nei mesi successivi, Napoleone emanò ulteriori riforme al fine di estendere i propri poteri, tra cui il diritto di designare il proprio successore, e venne emanata una nuova costituzione (XII) che trasformò la carica di console in quella di imperatore dei francesi. La Francia divenne così un impero benedetto da papa Pio VII. Con Napoleone si realizza per la prima volta una forma di governo autoritario con il pieno controllo sull’esercito.. Preoccupata della forza del nuovo regime napoleonico, la Gran Bretagna riprese la guerra contro la Francia dal 1803. Nel 1805 essa promosse una terza coalizione antifrancese, cui partecipano Russia, Svezia, impero austriaco e il regno di Napoli. La flotta britannica riuscì a infliggere una sconfitta alla flotta francese, ma l’esercito austro-russo viene sconfitto dall’armata napoleonica. Il successivo trattato con l’Austria, prevedeva la cessione di alcuni territori. Intanto, nel 1806, l’imperatore dei francesi, applicò delle modifiche alla cartina europea: ad esempio, il regno d’Olanda viene assegnato al fratello Luigi Bonaparte e il regno di Napoli a un altro fratello, Giuseppe, in Germania venne istituita la confederazione del Reno, di cui Napoleone era “protettore”, mentre l’imperatore Francesco II proclamò la fine del Sacro romano impero (1806). La Prussia venne sconfitta e dimezzata, dopo che si formò la quarta coalizione antifrancese, creando il regno di Vestfalia, assegnato a un altro fratello, Girolamo, e il granducato di Varsavia, affidato al sovrano di Sassonia. L’unico ostacolo era la Gran Bretagna. Napoleone allora decise di isolarla economicamente dal continente, al fine di distruggere la sua principale fonte di ricchezza. Nel 1806 l’imperatore decreta in Francia e in tutti i paesi satelliti il “blocco continentale” con cui si vieta il commercio con la Gran Bretagna. Intanto Napoleone ordinò di occupare lo Stato pontificio, per avere un maggior controllo sulle coste. Allo stesso tempo il rifiuto del Portogallo di applicare il blocco portò all’invasione da parte dei francesi, costretti a ritirarsi dopo l’intervento delle truppe inglesi. Così nel 1809 si giunse alla quinta coalizione antifrancese, che si concluse con la disfatta dall’esercito austriaco e l’occupazione di Vienna. L’Austria perse ulteriori territori, e in più dovette accettare la supremazia francese,. L’avversione per il nuovo impero francese continuava a crescere e giunse in alcune parti dell’Europa a notevoli manifestazioni, come ad esempio in Germania. Tuttavia, è soprattutto in Spagna che la reazione antifrancese, con l’aiuto dell’esercito britannico, esplode con molta violenza, sin dall’insurrezione di Madrid nel 1808. La guerra d'indipendenza spagnola fu una delle prime guerre di liberazione nazionale in cui fu praticata la guerriglia. A seguito della decisione russa di riprendere i commerci con la Gran Bretagna, Napoleone decise di invadere la Russia, fino ad arrivare all’occupazione di Mosca. La vana attesa di un colloquio di pace richiesto dallo zar, portò Napoleone a ritirare le truppe, temendo l’arrivo dell’inverno. La marcia di ritorno, infatti, fu disastrosa. Questa prima sconfitta di Napoleone spinse le potenze europee a formare una sesta coalizione antifrancese. Nel 1813 durante la cosiddetta “battaglia delle nazioni”, Napoleone venne battuto a Lipsia dalle forse alleate, che invasero la Francia e occuparono Parigi un anno dopo. L’imperatore fu costretto ad abdicare e venne esiliato sull’isola d’Elba. Tuttavia, egli riuscì a fuggire dall’isola e sbarcò in Francia, rientrando trionfalmente. E mentre Luigi XVIII e costretto a fuggire, le potenze europee formarono una settima coalizione antifrancese. Le forze britanniche, con l’appoggio dell’esercito prussiano, sconfissero definitivamente l’esercito napoleonico nella battaglia di Waterloo, in Belgio nel 1815. La vittoria degli alleati pose fine all’ultima stagione del regno di Napoleone, i cosiddetti “cento giorni”. Luigi XIII rientrò a Parigi e Napoleone fu esiliato sull’isola di Sant’Elena, dove morì il 5 maggio del 1821. §28. La prima rivoluzione industriale L’espressione “prima rivoluzione industriale” viene usata per riferirsi ai notevoli cambiamenti nel mondo economico britannico, a partire dalla seconda metà del ‘700. Una prima componente a favore dello sviluppo economico britannico fu l’introduzione di cotonifici in Inghilterra, perché, essendo il cotone meno costoso di altri tessuti come la seta o la lana, vi era una maggior richiesta. Conseguentemente l’esigenza di aumentare la produzione, comportò la ricerca e l’adozione di tecniche in grado di diminuire i tempi di produzione, quindi i costi. I primi progressi tecnologici in questo campo avvennero grazie, inizialmente, all’invenzione della “navetta volante” a opera di John Kay. Anche il settore siderurgico diede un forte impulso all’economia britannica, con la casuale scoperta del combustile per altiforni Coke da parte di Abraham Darby. Nel 1775 venne messa a punto la nuova macchina a vapore a opera di Matthew Boulton e James Watt. Le innovazioni toccarono anche i mezzi di comunicazione, terrestri e fluviali. Con il perfezionamento della macchina a vapore venne costruita la prima locomotiva e conseguentemente le ferrovie pubbliche. Oltre alla nascita della prima rete ferroviaria, nel 1807 Fulton creò il primo battello a vapore. Questi cambiamenti coinvolsero anche l’insieme delle gerarchie dei rapporti sociali. La stessa classe operaia conobbe significative stratificazioni. Accanto ad un personale qualificato, vi sono operai privi di preparazione, e infine le donne e i bambini, sfruttati perché socialmente più deboli. Non mancavano la povertà e il degrado umano, che spesso sfociavano in alcolismo e prostituzione. Gli operai privi di qualificazione, inoltre, non possedeva alcun controllo sulla propria attività e soprattutto passavano intorno alle sedici ore in fabbrica (bisognò attendere il 1831 perché venga varata una legislazione statale sul lavoro). Le innovazione introdotte in questo periodo però andarono a scapito degli artigiani minacciati dalla concorrenza delle macchine: di qui il divampare nei primi due decenni dell’Ottocento di azioni terroristiche volte a distruggere fabbriche e macchine. Questo fenomeno, noto come luddismo, prese il nome da Ned Ludd, che secondo la leggenda fu il primo a distruggere un telaio meccanico. Tutto ciò fu originato, naturalmente, dalla protesta dei lavoratori disoccupati e dalle dure condizioni di lavoro. Queste proteste furono presto represse dalle autorità. Nel 1819 un raduno di lavoratori venne disperso dalla cavalleria che uccise e ferì molti di loro (episodio noto come “massacro Peterloo”). In questi anni sorsero numerose società di mutuo soccorso per far fronte ai rischi e alle dure condizioni di lavoro. Solo nel 1824 venne autorizzata la creazione delle Trade Unions (Associazioni sorte in Gran Bretagna tra la fine del 18° e l’inizio del 19° sec. per iniziativa di lavoratori specializzati, associatisi allo scopo di difendere le proprie prerogative professionali, minacciate dallo sviluppo del sistema di fabbrica). §29. Restaurare l’antico regime All’indomani della caduta dell’impero napoleonico, le potenze vincitrici si ritrovarono a discutere sulla sorte della Francia, per evitare che questo paese potesse tornare a minacciare gli equilibri europei. Le potenze vincitrici decisero di restaurare l’antico regime in Francia, una formula che aveva retto le società prerivoluzionarie, dal momento che vi era la volontà divina. La restaurazione trovò la sua espressione nel Congresso di Vienna. Tra il 1814 e il 1815 il Congresso si occupò di ridefinire gli assetti politici europei. Vi parteciparono tutti gli Stati europei compresa la Francia. Quest’ultima, sul cui trono sedeva Luigi XVIII, ritornò ai confini precedenti il 1792. L’Austria subentrò alla Francia nel controllo dell’Italia settentrionale; il regno di Sardegna venne restituito ai Savoia; il granducato di Toscana agli Asburgo-Lorena, insieme a Modena; il ducato di Parma e di Piacenza venne affidato a Maria Luisa, moglie di Napoleone; venne ripristinato il potere temporale del papa nello Stato pontificio; Ferdinando IV di Borbone unificò i regni di Sicilia e Napoli, creando il Regno delle due Sicilie e assumendo il nome di Ferdinando I.Le altre potenze che parteciparono alla coalizione antifrancese ottennero notevoli vantaggi territoriali: la Prussia acquisisce parte della Sassonia, e altre terre sulla Riva del Reno. L’area tedesca uscì profondamente mutata dal Congresso per via della conferma della fine del Sacro romano impero, accompagnata dalla riduzione degli Stati tedeschi, riuniti nella Confederazione germanica presieduta dall’imperatore d’Austria. La Russia si annette la parte centrale dell’antico regno di Polonia. La Gran Bretagna ottenne alcuni possedimenti coloniali francesi e olandesi. Olanda e Paesi Bassi vennero fusi nel regno dei Paesi Bassi. La Spagna e il Portogallo videro la restaurazione delle rispettive dinastie dei Borbone e dei Braganza. Questo insieme di accordi venne garantito dall’intesa tra Russia, Prussia e Austria che formarono nel 1815 la Santa alleanza, al fine di impedire ogni tentativo di sovvertire le decisioni del Congresso di Vienna.. Con la restaurazione si formarono nuove sette politiche, dirette a lottare contro il dispotismo e l’alleanza fra il trono e l’altare, tra cui la Carboneria, una società segreta importante soprattutto in Italia, dove promuoveva l’ideale dell’unità e dell’indipendenza del paese contro le pretese egemoniche papali e il dominio straniero. Luigi XVIII si rese conto che non era più possibile un semplice ritorno all’antico regime, così nel 1814 decise di concedere la promulgazione di una carta costituzionale di stampo moderatamente liberale, che prevedeva un parlamento bicamerale e il sostanziale controllo della corona sul governo, garantendo una limitata tutela dei diritti individuali. Tuttavia, nel 1820, l’assassinio del presunto erede al trono francese, il duca di Berry, da parte di aderenti alla Carboneria, spinse Luigi XVIII ad abbracciare una linea politica più reazionaria. In Gran Bretagna, il ritorno al potere dei whigs comportò una ripresa del tradizionale orientamento liberale e l’abolizione dei Combination Acts (leggi per vietare le associazioni operaie e lo sciopero). CAP. 30) ANCORA LA RIVOLUZIONE
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