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storia moderna semplificata, Appunti di Storia Moderna

sintesi del programma di storia moderna per i poveri disperati che si seccano

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 02/03/2023

DemetrioCugliandro
DemetrioCugliandro 🇮🇹

5

(3)

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Scarica storia moderna semplificata e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1. Carlo V D’Asburgo All’inizio del 16 secolo, il sovrano Carlo V d’Asburgo riunisce sotto di sé un enorme insieme di possedimenti. Dal padre Filippo detto “il bello”, eredita i domini della casa d’Asburgo, ovvero l’Austria, e le Fiandre dall’eredità borgognona della nonna. Dalla madre Giovanna detta “la pazza”, ottiene le corone di Castiglia e Aragona che includono i regni di Sardegna, Sicilia e Napoli, cioè le nuove colonie americane. Nel 1519 Carlo prende il posto del nonno Massimiliano D’Asburgo e diventa imperatore del sacro romano impero della nazione germanica . Nella sua fase tarda l'Impero Romano era cristiano e l'imperatore rappresentava una sorta di Dio terreno. Tra l'8 e il 9 secolo, il sovrano Carlo Magno tentò di far rinascere l'impero. Questo, per il papato costituiva una minaccia, ma non lo era per tutti coloro che ritenevano pericoloso il sogno di una monarchia universale da parte del papato. Carlo V d'Asburgo, si presentò come il nuovo Carlo Magno. La rinascita dell'impero si dimostra però irrealizzabile e Carlo, alla fine della propria vita, deve riconoscere il fallimento. Egli decide di dividere la sua eredità in 2 tronconi: al figlio Filippo II lascia le corone di Castiglia e di Aragona, le Fiandre e i possedimenti italiani, mentre al fratello Ferdinando garantisce la successione al trono. 1.1 Nell'età moderna si formarono i poteri monarchici. Tradizionalmente i sovrani erano visti come i detentori della giustizia. Il sovrano era colui che puniva i torti e ricompensava i meriti. Inoltre, si dava dei privilegi, in particolare l'aumento della capacità di prelievo fiscale. È grazie alle tasse che i sovrani potevano pagare apparati burocratici stabili e gli eserciti, che iniziarono ad essere pagati anche in tempi di pace. Questo spinse i sovrani a liberarsi di ogni struttura di potere che minacciasse il potere della corona, come i domini dei grandi feudatari e le città autonome. Vi è la tendenza dei re a considerare la propria sovranità un potere assoluto voluto da Dio. I sovrani, quindi, cercarono di subordinare le strutture ecclesiastiche al loro controllo e in alcuni casi, dopo la riforma protestante, si separarono dalla chiesa Di Roma. Il rafforzamento della monarchia comportò la diffusione di un positivo principio di uguaglianza dei sudditi. I sovrani europei erano portatori di diversi diritti di successione sui diversi territori che facevano parte dei loro domini. Questo agglomerato politico-territoriale è stato definito dallo storico Elliot “monarchia composita”. La prima e più importante monarchia europea è quella di Francia, retta dalla dinastia dei VALOIS. I sovrani della casa dei Valois si preoccuparono di eliminare i domini feudali autonomi poiché ritenuti pericoli per la corona. Il Re Luigi 11 di Valois riuscì ad annettere alla Francia altri territori che sfuggivano al suo controllo. Il suo successore, Carlo 8 riuscì a portare sotto il suo controllo anche la Bretagna grazie al suo matrimonio con Anna di Bretagna. Questo fu reso possibile grazie al rafforzamento dell'esercito sostenuto con le tasse. In Inghilterra, nei decenni successivi alla Guerra dei cent'anni, si estinse a dinastia dei Plantageneti e ci fu una lotta per la successione al trono tra la casata di York e quella dei Lancaster, nota come “guerra delle due rose”. Nel 1485, salì al trono Enrico VII Tudor. Nella monarchia inglese venne riorganizzato il sistema fiscale e istituito un tribunale, la camera stellata e un tribunale dipendente dal re che gli permetteva di giudicare i reati politici. Il suo successore, il figlio Enrico VIII, si staccò dalla Chiesa di Roma dando vita alla Chiesa Anglicana. Ci fu un processo di ricomposizione politico-territoriale anche nella penisola iberica. Il Portogallo, sotto la dinastia degli Aviz, intraprese delle esplorazioni a scopi commerciali nella costa atlantica dell'africa. I regni di Aragona e Castiglia si unirono con il matrimonio del sovrano d'Aragona Ferdinando e Isabella di Castiglia, conosciuti come “i re cattolici”. Nel 1478 ci fu la creazione dell'Inquisizione spagnola, un tribunale ecclesiastico inquisitoriale al servizio della corona spagnola. Così, vennero espulsi gli ebrei dai domini dei re cattolici e venne imposto ai musulmani il cristianesimo. La purezza di sangue, cioè avere un sangue cristiano, acquista un ruolo essenziale per la certificazione della nobiltà. 1.2 Mentre si affermavano le “nuove” monarchie della Francia, Inghilterra e Spagna, il continente era dominato da realtà politiche caratterizzate da un minor tasso di innovazione istituzionale e territorialmente meno vaste. La Germania era formata da piccole città stato e da grandi principati laici ed ecclesiastici. Le differenze erano due: La prima è il carattere elettivo del titolo imperiale, infatti secondo la “bolla d’oro” di Carlo 4, l'imperatore viene scelto da 7 grandi elettori: 4 laici e 3 ecclesiastici. La seconda è l'esistenza nell'impero di poteri autonomi formalmente soggetti all'autorità imperiale ma svincolati dal suo potere. La carica imperiale divenne pian piano ereditaria. A partire dal 1438, l'imperatore viene eletto sempre fra i membri di una sola dinastia, gli Asburgo. Nel corso del 400, la politica d’Asburgo è duplice: da un lato, puntava a mantenere il titolo imperiale all'interno della famiglia, e a rafforzare i poteri di coordinamento e di legislazione; dall'altro, volevano ampliare i propri domini diretti e accrescere il proprio potere. Tale strategia ha lo scopo di acquisire le corone di Boemia e di Ungheria (1526). Nel 15 secolo nacque l’impero russo, sotto la guida di Ivan III che si proclama Caesar. (“Cesare” in quanto pretendono di essere i legittimi eredi dell’Impero romano). Dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli ottomani, l'impero romano d’Oriente, o bizantino, era scomparso e i sovrani russi ne rivendicarono l'eredità indicando Mosca come l'erede di Roma. L’impero ottomano era di fede musulmana, ma venivano tollerate anche altre religioni. Oltre agli imperi, la maggioranza dei poteri pubblici che governano le società europee sono organizzati in regni o principati. Molti regni non presentano le caratteristiche delle “nuove” monarchie. ●In alcuni casi, come in Polonia, la monarchia resta elettiva, perciò è più debole e condizionata dai suoi elettori. ●In altri casi, come in Svezia e in Norvegia (riunite in un solo regno sotto il dominio danese), il processo di aggregazione su base dinastica fu seguito da fenomeni centripeti. Molti signori europei, alla guida di stati di dimensione medio-piccola, non possono darsi il nominativo di “re”, ma solo quello di principe che esercitava nei propri domini gli stessi poteri che un re esercita in una grande monarchia. Queste entità politiche avevano una Repubblica. I governanti delle repubbliche erano eletti da cittadini degli strati superiori. Tra le repubbliche italiane più importanti abbiamo Venezia, Firenze e Genova. Al di fuori, abbiamo in forma repubblicana i cantoni svizzeri, uniti da una Confederazione che dal 1499 si rese indipendente dal Sacro romano impero. 1.3 Durante le guerre d'Italia, nel 1494-1554, l'Italia diventa un campo di battaglia sia per i potentati italiani, anche per le monarchie europee, poiché era la più ricca e colta nazione d'Europa, ma anche il luogo dove vi è il papa. Quindi, dominare la penisola significava avere il potere sull'intero continente europeo. I maggiori stati della penisola italiana, nel 1454 stipularono con la pace di Lodi, un accordo basato sul rispetto del principio dell’equilibrio. Tutto però cambia nel 1494, quando il signore di Milano, Ludovico detto il Moro, chiese l'intervento militare del re di Francia Carlo 8, per risolvere alcuni contrasti interni. L’obiettivo di Carlo 8 era l'acquisizione del Regno di Napoli, del quale rivendica la sovranità essendo erede degli Angiò. Il pontefice Alessandro 5 promuove un'alleanza antifrancese tra Venezia, Milano, l'imperatore e i re cattolici che costringe Carlo 8 a ritirarsi. A Firenze, dopo la morte di Lorenzo de’ Medici, 1492, il potere della famiglia viene rovesciato dalla rivolta del frate domenicano Girolamo Savonarola, che venne condannato al rogo come eretico poiché condannava ogni forma di ricchezze. Il conflitto con Alessandro 6, che scomunica il frate, e la morte di Carlo 8 fanno perdere a Savonarola l'appoggio delle autorità cittadine che lo fecero condannare al rogo come eretico. Il nuovo re di Francia, Luigi 12, prima occupa il ducato di Milano rivendicandone il possesso a causa della sua discendenza dai Visconti, e poi sigla un accordo con Ferdinando II d'Aragona per spartirsi il regno di Napoli. Ben presto però, scoppia la guerra fra i 2 sovrani, che termina con la vittoria degli spagnoli nella battaglia di Garigliano (1504), e la rinuncia francese al regno, che passa a Ferdinando il Cattolico. in Sicilia l’assemblea si chiama Parlamento. Nel caso inglese, il Parlamento è diviso in 2 camere: la camera dei lord, detta alta, dove siedono i signori che hanno ricevuto il titolo di nobili dal sovrano; e la camera dei Commons, detta bassa, dove si siedono i rappresentanti delle città. In Francia e nei Paesi Bassi l'assemblea sì chiama “stati generali” ed era divisa in 3 stati di cui fanno parte i rappresentanti dei 3 ordini. In Francia, erano presenti anche delle corti di giustizia chiamate Parlements, la più importante è quella di Parigi, che verifica la conformità delle leggi del sovrano con la tradizione giuridica del regno e quindi di effettuare o negare la loro registrazione fra le leggi ufficiali. In Castiglia, l’assemblea chiamata Cortes era composta solo dai rappresentanti delle città e il sovrano non aveva l’obbligo di convocare nobili e clero. In Aragona, Catalogna e Valencia, l'assemblea detta Corts, era divisa secondo i tre ordini. Nei territori del Sacro Romano Impero l'assemblea che approvava le leggi si chiamava Reichstag, e vi partecipavano il sovrano, i sette principi elettori, i rappresentanti delle città e vari signori ecclesiastici. In queste riunioni i rappresentanti dei ceti avevano la facoltà di presentare le loro richieste al sovrano, mentre quest'ultimo poteva chiedere l'autorizzazione per imporre nuove tasse. In cambio di queste concessioni, dette donativi, i rappresentanti chiedono al sovrano un contraccambio e per farlo ci si appella a 2 delle caratteristiche della sovranità: la munificenza, ovvero il potere di concedere titoli e privilegi immaginando il sovrano a somiglianza di un Dio generoso; e la giustizia, ovvero la capacità di modificare gli atti riportandoli al giusto equilibrio. 2.5 Durante le riunioni, il sovrano sta seduto sul trono, una sedia addobbata e posta in una posizione soprelevata che simboleggiava la superiorità. Seduto sul trono a capo coperto, il sovrano riceve le richieste e i consigli dei rappresentanti. I sovrani dell'Europa di antico regime pensavano che fosse Dio ad aver scelto la persona adatta a guidare il regno. Ne deriva la tendenza delle monarchie a fare del re l'immagine del potere pubblico, a differenza delle repubbliche, nelle quali il potere non era di persone determinate ma di cariche pubbliche che potevano essere rivestite da diversi individui. La tendenza all'innalzamento sacrale della dinastia regnante, aveva lo scopo di evitare l'affermarsi di una monarchia elettiva, cioè di impedire ai nobili di acquisire la facoltà di eleggere il sovrano. [Secondo una teoria dello storico Kantorowicz, il sovrano era visto come una figura dalla doppia natura (a imitazione di Cristo): da una parte vi è il suo corpo fisico e mortale, dall'altra la figura del re che incarna simbolicamente un corpo immateriale che abbraccia tutto il suo regno. Esso rappresentava l'eternità del potere monarchico. Al re in carne e ossa, si affianca così il corpo spirituale o “mistico” del sovrano che assume una funzione semidivina.] 3.La scoperta dell’America 3.1 Nel 15 secolo si intensificarono i traffici fra i maggiori centri mercantili del tempo: Venezia e Genova; e i porti dell'Europa settentrionale, favorendo lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’Oceano Atlantico. Durante il 12 secolo, si inserirono nelle rotte commerciali anche i mercanti portoghesi, esportando vini, olio e sale, tessuti, metalli, cereali… Questi ultimi, cercarono senza successo, di circumnavigare l'Africa. Per tutta l'età medievale, le quantità di oro che circolavano nel continente europeo provenivano dalle miniere del Senagal e del Niger, e i sovrani ne facevano oggetto di scambio insieme agli schiavi. I genovesi scoprirono le Canarie, nel 14 s, un arcipelago abitato da una popolazione indigena, che fu poi sterminata per poter piantare la coltivazione della canna da zucchero. Nel XV secolo vennero introdotte delle innovazioni provenienti dall'Europa settentrionale, come la velatura composta e il timone unico dritto di poppa. I navigatori genovesi si resero conto che per affrontare le onde oceaniche, trasportando pesanti carichi di merce, occorrevano navi più grandi e più sicure. Si diffusero strumenti come la bussola, dotata di un ago magnetico che indica il nord, e ci fu il perfezionamento dell'astrolabio, uno strumento che misurava l'altezza della stella polare o del sole rispetto all'orizzonte. Si sviluppò la cartografia. Questa è l'epoca dei portolani, mappe che descrivono le coste mediterranee, di vino dolce. A q prive però delle caratteristiche di precisione. 3.2 In Portogallo, la crisi demografica dovuta alla peste e alle guerre civili nella seconda metà del 12 secolo, favorì l'ascesa sociale dei mercanti ai danni dell'aristocrazia feudale. La dinastia regnante degli Aviz, soprattutto il principe Enrico detto il Navigatore, promuove attività commerciali ed esplorazioni per curare i propri interessi economici. Madera venne colonizzata dagli europei, che introdussero la coltivazione della canna da zucchero e la produzione di vino dolce. A quell'epoca, lo zucchero era considerato una spezia preziosa: veniva così importato in Europa dal Levante e gli unici europei a possedere piantagioni di canna da zucchero erano i veneziani. Nel corso delle loro spedizioni lungo le coste dell'Africa, i portoghesi fondarono basi commerciali che rappresentavano anche punti di rifornimento di cibo e acqua per le navi lontane dalla madrepatria. Si rendono conto che le navi devono sfruttare venti e correnti diversi da quelli utilizzati all'andata , così vengono inaugurate due rotte: la volta da Guinè e la volta da Mina. Ciò, rende possibile la circumnavigazione dell'Africa per arrivare alle Indie. Alla fine del 1487, una spedizione, guidata dal navigatore Bartolomeo Díaz, arrivò alla punta meridionale dell'Africa, ribattezzandola Capo di Buona Speranza e, 10 anni dopo, Vasco da Gama riuscì ad approdare a Calicut, in India. A Calicut, vivevano popolazioni di origine musulmana e, il commercio delle spezie, era in mano ai mercanti arabi. Questo, mette fine alla speranza dei portoghesi, di saltare l'intermediazione dei mercanti “infedeli”. A differenza dell'africa, nelle indie i portoghesi avevano poco da offrire in cambio delle merci preziose. Gli unici pagamenti accettati erano il corallo e l'argento. I portoghesi, infastiditi, mettono in pratica una strategia: approfittano dei contrasti esistenti fra i principi della zona. Nel 1500 riescono a insediarsi nella città rivale di Calicut, Cochin, e intraprendono il commercio delle spezie con l'Occidente. 2 anni dopo, Calicut viene bombardata e il sovrano viene obbligato a vendere le spezie solo al Portogallo. I portoghesi cercarono anche di bloccare le vie commerciali che portavano le spezie, dal Mar Rosso e il Golfo Persico, al Medio Oriente: questo, scatenò la reazione militare dell'Egitto, che intervenne per tutelare gli interessi dei mercanti arabi gravemente colpiti dalla politica portoghese. A Lisbona le spezie venivano vendute a prezzi inferiori rispetto a Venezia. La città di Goa, al centro della costa occidentale dell'india, diventa il cuore dell’impero commerciale portoghese. La strategia dei vicerè portoghesi di impedire con la forza il commercio delle spezie lungo le vie che conducono al Mediterraneo orientale, smise di produrre gli effetti desiderati a causa dell'espansionismo degli ottomani, che conquistarono la Siria e l'Egitto e si allearono con Venezia. 3.3 Negli ultimi anni del 400, la corona di Castiglia promuove una spedizione nell'oceano Atlantico. Cristoforo Colombo, dopo aver ricevuto il rifiuto dal re del Portogallo, propone alla regina Isabella di Castiglia di finanziare una spedizione navale per arrivare in Cina. Colombo ottiene il denaro e il 12 ottobre 1492 le tre navi approdano su un'isola delle attuali Bahamas, alla quale Colombo dà il nome di San Salvador. Egli è convinto di aver raggiunto le indie orientali). L'espansione della fede cristiana è la motivazione delle spedizioni. si fece ricorso al Papa Alessandro 6 che, cercò di eliminare le ragioni di contesa tra i sovrani di Castiglia e Portogallo. Nel 1493 egli stabilisce una linea di demarcazione: le terre a ovest della linea vanno attribuite alla corona di Castiglia, le terre a est vanno attribuite ai sovrani del Portogallo. Le due parti però, non soddisfatte, con il trattato di Tordesillas, spostano la linea di spartizione. Con il viaggio compiuto da Amerigo Vespucci, nel 1501, ci fu l'idea che le terre scoperte da Colombo facessero parte di un nuovo mondo. Questo nuovo continente era l’America. Nel 1519 Ferdinando Magellano salpa da Siviglia e, superato lo stretto che prenderà il nome da lui, arriva 2 anni dopo nelle Filippine. Questo viaggio però non fu un successo poiché, buona parte dei territori, come le isole = grandi produttrici di spezie, rientravano, in base al trattato, nell'aria portoghese. Lo sfruttamento e le malattie, sconosciute nel nuovo mondo e giunte con gli europei, provocarono il crollo della popolazione Di Santo Domingo. Nelle Antille si esaurirono le risorse d'oro e si cominciò a coltivare la canna da zucchero. Questo, necessitava di molta manodopera, così si cominciarono ad acquistare schiavi neri. Mentre in Asia, i portoghesi incontrarono civiltà con cui l’Europa aveva rapporti da secoli, in America i castigliani entrarono in contatto con civiltà sconosciute e diverse fra loro per livelli di sviluppo: in alcune zone gli indigeni vivevano organizzati in tribù, praticando la caccia e la pesca e coltivando il mais, un cereale sconosciuto agli europei; mentre in altre zone, erano presenti civiltà assai evolute sul piano politico e organizzate in imperi. Le armi da fuoco danno ai conquistadores castigliani una superiorità schiacciante. Nel 1519 una spedizione in Messico guidata da Hernán Cortés spazzò via gli aztechi. Nel 1532 un'altra spedizione, guidata da Francisco Pizarro, annientò gli inca in Perù. L'arrivo dei conquistadores venne interpretato dagli indigeni come il concretizzarsi di antiche profezie secondo cui, quei regni, sarebbero caduti in seguito all'arrivo delle divinità. Ci furono molti fattori che furono alla base della vittoria degli europei: - le malattie arrivate dall'Europa, contro le quali le popolazioni americane non avevano difese immunitarie; - la diversa concezione della guerra, poiché per i popoli americani lo scopo del combattimento non era uccidere l'avversario, ma catturarlo per poi sacrificarlo agli dei, mentre i conquistadores sterminarono i nemici. - le differenze culturali nella dominazione, gli indigeni sottomettevano le altre popolazioni obbligandole al pagamento di un tributo ma concedevano il mantenimento degli usi e dei costumi tradizionali, mentre i conquistadores saccheggiavano e annientavano il nemico. - le divisioni e i conflitti politici all'interno degli imperi, che i conquistadores seppero sfruttare a proprio vantaggio. L'obiettivo principale dei conquistadores fu la ricerca di oro e pietre preziose, infatti Privarono molte popolazioni dei loro beni, riducendo molti indigeni in schiavitù nelle miniere d'oro. 3.4 La conquista provocò la distruzione dell'universo religioso e culturale delle popolazioni americane. Questo, implicava per loro, la sconfitta delle divinità considerate le fondatrici dei regni e degli imperi. L’azzeramento delle credenze religiose provocò un trauma psicologico per le popolazioni. La chiesa voleva evangelizzare gli indios, imponendo loro valori religiosi e culturali. Le popolazioni americane sono così, vittime dello stravolgimento del mondo sociale e dei valori. Bartolomé de las Casas, condusse una battaglia culturale a favore del riconoscimento dei diritti umani degli indios, e arrivò ad essere favorevole all’importazione di schiavi africani pur di tutelare gli indios. La diminuzione demografica degli indios spinse i castigliani a deportare i superstiti nei villaggi (lavoro forzato nelle fattorie, allevamento e agricoltura) e vendere le loro terre ai coloni. Nacque l'istituto giuridico dell’encomienda de indios. Il sovrano doveva affidare degli indigeni americani a ciascun colono, per insegnargli i principi della fede cattolica. In cambio, gli indios dovevano lavorare per loro. Gli encomenderos sono obbligati a fornire il proprio servizio militare alla corona castigliana. L’encomienda diviene oggetto di tensioni fra la società coloniale e il sovrano, e nel 1512 Ferdinando d'Aragona promulga le leggi di burgos con le quali accetta l'encomienda ma rende dipendenti gli indigeni americani dal sovrano. Carlo 5 tentò di riaffermare l’autorità regia in America con le Nuevas Leyes che furono poi revocate e, nonostante i tentativi successivi, le encomendas rimasero il fulcro della società coloniale. Per quanto riguarda i rapporti economici tra la madrepatria e le colonie, venne istituita la Casa de Contratación, un ufficio che aveva il compito di organizzare i traffici commerciali con le colonie. La principale merce di esportazione dall'America fu l'argento, mentre dalla Castiglia venivano importati Alla base della riflessione teologica di Lutero, vi è il confronto tra la lettura dei testi sacri e la dottrina ortodossa della Chiesa: studiando i testi sacri, Lutero, nota la chiara affermazione che la salvezza per l'uomo discende dalla grazia divina, da un gesto volontario di Dio ai singoli; al contrario, nei testi sacri, la Chiesa non svolge alcun ruolo e il papa non è menzionato. L’insegnamento cattolico vuole che la struttura ecclesiastica affianchi il credente, aiutandolo ad evitare gli errori e le tentazioni, attraverso l'amministrazione dei sacramenti e indirizzandolo a una vita spirituale fatta di opere di bene. Dopo la morte, i parenti rimasti in vita possono pregare, con la garanzia che la Chiesa intervenga per la sua salvezza nell’aldilà. Tra il paradiso e l'inferno, il purgatorio si presenta come una prigione temporanea, in cui l’anima si libera lentamente dai peccati. Una vita condotta a rispettare gli insegnamenti della chiesa garantirebbe, se non il paradiso, almeno che il purgatorio sia breve. Si diffuse, nei primi anni del 500, la pratica delle indulgenze che garantivano le cancellazioni dei peccati per i vivi e lo sconto di pena per i defunti. Questa, fu una sorta di compravendita, grazie alla quale, la chiesa poté accumulare denaro. Lutero, affermava che, solo la grazia poteva salvare l'uomo. Solo la fede, quindi, sottrae l'uomo alla schiavitù del peccato originale; nessuno poteva prevedere e influenzare la sorta dell'anima che poteva essere decisa solo dalla giustizia di Dio. Vi è quindi una rivoluzione concettuale. 5.2 Le 95 tesi erano state scritte in latino, e grazie alla stampa e alla traduzione in tedesco, circolarono in Germania. La diffusione delle idee luterane e il loro successo derivano dal fatto che, esse, interpretano bisogni largamente diffusi nella società del tempo. Le dottrine luterane interpretano l'aspirazione di rinnovamento morale e religioso e la diffusa protesta nei confronti di un clero corrotto. Inoltre, conferendo un ruolo centrale al rapporto diretto fra l'uomo e Dio, la teologia luterana rappresenta un passo importante verso una religiosità popolare meno misteriosa. Alcuni sovrani trovarono nelle idee luterane la possibilità di ridurre l'influenza della chiesa in vari campi, e di assicurarsi il controllo delle chiese locali appropriandosi dei beni della chiesa. Inoltre, le dottrine di Lutero appaiono come lo strumento religioso e culturale in grado di modificare l'ordine politico-sociale. Secondo Lutero, le sacre scritture sono l'unica fonte autentica della parola di Dio. Inoltre, si affermò il principio della libera interpretazione delle scritture da parte del cristiano. Nel 1518, Lutero venne chiamato a Roma per essere processato, ma il suo signore, il duca di Sassonia, Federico il Saggio rifiuta di farlo partire. Nel giugno di 2 anni dopo, Papa leone 10 condanna la dottrina di Lutero, che rifiuta di sottomettersi e, il 10 dicembre, getta tra le fiamme il documento pontificio. (bolla papale) Lutero criticò i 7 sacramenti, il matrimonio, la figura del sacerdote e l'idea di un clero come ordine separato. Riconosce invece, non criticò il battesimo che diviene simbolo della morte e della risurrezione, e l'eucarestia mantenuta come sacramento, negando però valore alla dottrina secondo cui, pane e vino, si trasformerebbero nel corpo e nel sangue di Cristo. Dopo aver attaccato l'autorità del Papa, Lutero, nel 1521, viene scomunicato, e si trova, in quanto eretico, fuori dalla chiesa. Tuttavia, poté contare sulla protezione del duca Federico il Saggio. L'imperatore Carlo 5, per evitare una rottura, si adopera per raggiungere un compromesso tra la Santa Sede e Lutero. Convoca Lutero davanti alla dieta imperiale riunita a Worms. Qui, Lutero rifiuta di modificare la propria posizione, l'imperatore lo scomunica, bandendolo dai territori dell'impero. Con la protezione del duca, si dedicò poi, alla traduzione in tedesco della Bibbia. Lutero voleva rendere disponibile a tutti, la lettura o l’ascolto della voce di Dio. Molti principi e governi aderirono alla riforma luterana incassando e vendendo i beni della chiesa. Nel 1524 esplode la rivolta delle comunità contadine del Baden, che volevano recuperare i diritti sulle terre e le libertà dei contadini calpestati dai feudatari e dai nobili. Figura di spicco fu l'ex prete Thomas Muntzer , seguace di Lutero, secondo cui il battesimo era privo di valore non essendo basato sulla fede. I suoi seguaci vennero chiamati anabattisti, ribattezzati. Tali idee provocarono la dura reazione dei poteri dominanti e, nel 1525, i seguaci di Muntzer vengono massacrati nella battaglia di Frankenhausen, in cui il loro capo viene giustiziato. 5.3 Per Carlo V era difficile pensare che l’universo cristiano era diviso in diverse confessioni religiose. Nel 1530, viene convocata una dieta imperiale, ad Augusta, per ricondurre i territori imperiali all’uniformità religiosa, 5 principi e 14 città rifiutano di sottomettersi agli ordini di Carlo 5 e stilano un documento di protesta contro l’imperatore. Da allora in poi saranno chiamati “protestanti”, tutti i cristiani che, abbandonata la chiesa cattolica, seguiranno le nuove visioni teologiche. Durante la dieta, Filippo Melantone presenta una professione di fede luterana, “Confessio augustana”; egli ritiene che possa costruire una mediazione tra protestanti e cattolici, ma il tentativo fallisce. I principi protestanti, timorosi della potenza dell’esercito imperiale, formarono la lega difensiva di Smacalda. Nel 1547 a Muhlberg, l'esercito imperiale sconfisse la lega di Smalcalda. Nel 1555, si giunse alla pace di Augusta, nella quale Ferdinando d’Asburgo riconosce l’esistenza della confessione luterana nei territori dell'impero in cui i principi ne professano il credo. Vi è il principio della cuius regio eius religio, cioè che ogni individuo doveva professare la religione scelta dal proprio sovrano. 5.4 Nacquero forme di organizzazione confessionale basate, sia sulla comparsa del clero come ordine separato dalla comunità dei credenti, sia sull’abolizione della struttura gerarchica ecclesiastica. A Zurigo, il riformatore Zwingli, la città si trasforma in una democrazia a base teocratica, in cui le strutture ecclesiastiche svolgono un’azione di sostegno, controllo e direzione di quelle politiche. Voleva creare una “città di Dio”. Zwingli afferma la validità solo di 2 sacramenti: il battesimo e l’eucaristia, intesa come segno della presenza di dio nella comunità. Tuttavia, il progetto fallì: i cantoni cattolici sconfissero le forze di Zurigo nella battaglia di Kappel, in cui morì Zwingli. Alcuni anabattisti, seguaci di Zwingli, assunsero posizioni favorevoli alla lotta armata. A Ginevra, Giovanni Calvino rielabora la visione protestante, accentuando l’idea della predestinazione. Ginevra divenne così, un esempio di città cristiana. Calvino realizza una fusione del potere civile e religioso che trova espressione nel “concistoro”, un’istituzione formata dal consiglio cittadino e dai pastori, che aveva il compito di controllare l’andamento della chiesa riformata e di reprimere i comportamenti scorretti. I dissenzienti e gli eterodossi venivano espulsi dalla comunità o, condannati a morte al rogo. Oltre agli anabattisti, diventano vittime di persecuzione anche gli antitrinitari, sostenitori di un razionalismo religioso. 5.5 Il sovrano d’Inghilterra, Enrico 8 Tudor, si schiera contro le idee luterane difendendo i 7 sacramenti e guadagnandosi il titolo di “difensore della fede”, da Papa Leone X. Di fronte alla richiesta di Enrico 8 di annullare le nozze con Caterina d'Aragona, il Papa Clemente 7 non fu d’accordo, poiché temeva che, l'approvazione di tale richiesta, potesse scatenare l'ostilità di Carlo 5, nipote di Caterina. Enrico ruppe il legame di sudditanza spirituale con la Chiesa di Roma. Divorzia da Caterina, e sposa Anna Bolena. Nel 1534, con l'approvazione del Parlamento, emana l'atto di supremazia, con il quale si proclama “unico capo della chiesa d'Inghilterra”. Enrico 8 mantiene la gerarchia ecclesiastica e il clero parrocchiale. Durante il regno di Edoardo 6 tudor, la chiesa d'Inghilterra si avvicina al movimento protestante, mediante l'adozione di un nuovo libro di preghiere: il “book of common prayer”. 6.l’impero ottomano 6.1 L'espansione ottomana sul Mediterraneo, iniziata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli, si concluse. All'interno dell'impero ottomano si trovano i territori che collegano il Mediterraneo con l'Oceano indiano (per raggiungere l’india), e le piste carovaniere che collegano l’Asia centrale con il Mediterraneo. Agli occhi degli occidentali, l’impero ottomano, suscitava ammirazione ma anche timore in quanto potenza politica di religione musulmana. L’impero ottomano era di religione musulmana, ma vi era una grande tolleranza religiosa. Alla base della potenza ottomana vi è l’organizzazione amministrativa e militare che raggiunge il culmine con Solimano il magnifico, detto Qanuni, il legislatore. Al vertice dell'impero vi è il sultano, il capo supremo che detiene un'autorità assoluta in ogni ambito, a eccezione di quello religioso dove vige la legge del Corano. La sua reggia è il palazzo di Topkapi a Istanbul. La parte esterna del palazzo è la sede del governo centrale, in cui si trova la sala del divan, il Gran Consiglio, presieduto dal gran visi che viene scelto personalmente dal sovrano e possiede il suo stesso potere. Al divan partecipano: il qapudan pascià, grande ammiraglio della flotta, e l’agha, il comandante dei giannizzeri, il corpo più importante di fanteria dell’esercito ottomano. La popolazione ottomana è classificata in 2 gruppi: quello dei askeri, soldati, che comprende tutti coloro che esercitano una funzione al servizio del sultano; e quello dei reaya, sudditi, che sono obbligati al pagamento delle imposte. 6.2 Prima di morire, Carlo 5 cedette, al figlio Filippo, i Paesi Bassi e la Franca Contea, le corone di Castiglia e d'Aragona e i domini italiani; e al fratello Ferdinando, lasciò il governo dell'Austria promuovendolo imperatore nel 1558. Al momento di assumerne la corona, Filippo II si è impegnato a rispettare leggi, istituzioni e consuetudini. La sua “monarchia composita” trova i suoi unici elementi comuni nella figura del sovrano e nella religione cattolica, perciò viene detta “monarchia cattolica”. Dopo la pace di Chateau-Cambrésis, nel 1559, che sancì la pace con la Francia e il passaggio della penisola italiana nella sfera d'influenza asburgica, l’obiettivo di Filippo II fu la lotta all'eresia protestante. Lo strumento primario per la lotta alla diffusione delle idee riformate fu il tribunale dell’Inquisizione spagnola, per giudicare e reprimere le dottrine ortodosse. Filippo cercò di introdurre l’Inquisizione spagnola anche negli altri territori da lui controllati. Il Consejo de inquisiciòn è uno dei consigli più importanti di cui si avvale Filippo. Erano Organismi composti da aristocratici, ecclesiastici ed esperti di diritto e amministrazione, Egli si avvale di consigli, che fornivano al re i loro pareri sulle diverse questioni. Vi erano diversi consigli per ogni materia di competenza, che dovevano stilare un parere articolato sulle singole questioni, chiamato consulta. Questo, veniva inviato al monarca, che lo esaminava ed esprimeva la sua decisione. Poi ritornava al consiglio da cui proveniva che, in base a quanto stabilito dal re, scriveva un decreto. Filippo II stabilisce la propria residenza in Castiglia e, nel 1561, fissa la sede della corte a Madrid. Nella penisola italiana, mirò a garantire la stabilità politica e sociale e la sicurezza militare dei territori governati. Filippo II ricorse a una strategia basata sulle pressioni militari e diplomatiche, sugli accordi e sulla concessione di titoli. Durante lo scoppio della rivolta dei Paesi Bassi, 1566, l'Italia settentrionale costruì un importante base logistica per l'invio di truppe nei teatri bellici del nord Europa. 6.3 L'impero ottomano prosegue la sua politica espansionistica nel bacino del Mediterraneo. Filippo II fece una spedizione per occupare l'isola di gerba ma si rivela un fallimento. Negli anni seguenti si avviano alla conquista dell'isola di Cipro, rilevante per la produzione di zucchero, sale e cotone, facendo cadere i veneziani. La Santa Sede vede, nell'avanzata ottomana, una minaccia mortale per la religione cattolica. Così, papa Pio 5 propone fu creata un'alleanza fra i sovrani per far armare una flotta in grado di combattere gli ottomani. Questo però non fu possibile poiché la guerra aveva dei costi elevati. Inoltre, vi sono timori riguardo l'assimilazione alla cultura cattolica e la fedeltà da parte delle popolazioni di fede musulmana. Infatti, la conversione forzata non aveva cancellato l'uso della lingua araba e l'abbigliamento tradizionale musulmano. Filippo II cercò di impedire l'uso della lingua araba e di cancellare le ultime tracce della religione musulmana ancora esistenti, ma fece scoppiare, nel 1568, una rivolta a Granada. Il sovrano, allora, decise di deportarli e disperderli in tutto il territorio della Castiglia. In seguito, viene stipulata tra Papa Pio 5, la Repubblica di Venezia e Filippo II un'alleanza contro gli ottomani, detta Lega Santa, in cui aderirono anche la Repubblica di Genova, i duchi di Savoia e di Toscana e l'ordine di Malta. 6.4 La Lega santa che intraprese una guerra navale contro gli ottomani, guidati dal sultano Selim II. La flotta, guidata da Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo II, sconfisse quella ottomana a 8.guerre di religione 8.1 A livello europeo, la chiesa può contare sulle potenti armi degli Asburgo, sia del ramo di Spagna, sia di quello d'Austria. Filippo II, fu visto come difensore della vera fede. La sua monarchia ha il suo centro e il suo cuore in Castiglia. Egli voleva difendere la cristianità dalla minaccia ottomana e riportare alla vera fede l'Europa caduta nell’eresia. Il suo programma politico prevedeva il tentativo di: ricongiungere l'Inghilterra al mondo cattolico; sostenere i principi cattolici e il ramo degli Asburgo d'Austria, sia contro gli ottomani, sia contro i principi protestanti; finanziare un partito ultracattolico, in Francia che si opponga alla minoranza calvinista, gli ugonotti. Per realizzare questo, Filippo II può contare sulle risorse economiche provenienti dalle colonie americane. Dopo che il sovrano Sebastiano I venne ucciso nella battaglia di Alcazarquivir, il Portogallo rimase senza eredi legittimi e la corona passò al fratello di Sebastiano che, data l'età avanzata, non dava speranze di continuità dinastica. Filippo, essendo il cugino del defunto sovrano, riesce quindi ad impossessarsi del trono del Portogallo. Contro le strategie di Filippo II agirono forze potenti: l'insostenibilità degli enormi costi militari contro l'impero ottomano; i costi necessari per finanziare la lotta al protestantesimo; la difficoltà a unificare le forze cattoliche contro obiettivi comuni; la lotta al calvinismo. 8.2 Dopo la morte di Enrico 8 sale al trono, nel 1553, Maria Tudor, la figlia di Caterina d’Aragona, la moglie che Enrico aveva ripudiato per sposare Anna Bolena. Questa regina cattolica, che l’anno dopo sposerà Filippo II, suscita la reazione da parte degli anglicani che vorrebbero sul trono Elisabetta, la figlia nata dal matrimonio di Enrico 8 con Anna Bolena. Sapendo questo, la regina fece rinchiudere la sorellastra Elisabetta nella torre di Londra e cercò di ritornare al cattolicesimo con una violenta repressione, motivo per il quale verrà detta Maria la sanguinaria, poiché bruciò al rogo molte persone. Alla sua morte, nel 1558, i cattolici puntano su Maria Stuart, la regina di Scozia. Il Parlamento inglese, però, mise sul trono Elisabetta. In Inghilterra vi è una forte minoranza cattolica. La regina quindi, punta su una chiesa anglicana rinnovata controllata dalla corona. Nel 1559 promulga l'atto di uniformità, con cui viene riformata la liturgia della chiesa anglicana, reintroducendo un libro comune ufficiale delle preghiere, e nel 1563, con l'atto di supremazia diventa capo della chiesa. Elisabetta non esita a reprimere le trame cattoliche che fanno capo a Maria Stuart. Quando Maria, cacciata dalla Scozia da una rivolta puritana, si rifugia in Inghilterra, viene incarcerata da Elisabetta nella torre di Londra. Sul piano politico, la regina favorisce i commerci attraverso lo sviluppo della marineria e della flotta militare. Cresce l'ostilità inglese nei confronti della potenza spagnola, contro la quale la regina utilizza la guerra di corsa. I corsari inglesi, il più famoso è sir Francis Drake, praticano una sistematica azione di pirateria a danno dei galeoni spagnoli, che giungono ai porti iberici con i loro carichi di metalli preziosi. L'Inghilterra diventa campione dell'antispagnolismo ed è l'anticattolicesimo. Quando, nel 1587, Elisabetta fa processare, condannare e decapitare Maria Stuart, Filippo II decide di invadere l'Inghilterra ed invia la sua flotta, detta “Invencible Armada” a invadere l'isola, ma viene sconfitta. Ma, dopo che una parte della flotta venne dispersa a causa delle condizioni atmosferiche, il resto della flotta venne poi battuta dalle navi inglesi e olandesi. 8.3 Dopo la pace di Cateau-Cambrésis, In Francia entra in una grave crisi politica. Con la morte improvvisa del re Enrico II, la monarchia si trova a essere guidata dalla vedova Caterina de’Medici, che governa per conto del figlio piccolo, Francesco II. Il problema principale che deve affrontare Caterina è la diffusione dei calvinisti (ugonotti), che si concentrano nella parte sud-orientale della Francia e in alcune aree del Centro e del Nord. Il partito protestante, preoccupato che il giovane sovrano sia allevato a corte dal partito cattolico, cerca di sostituire la regina con Luigi I di Borbone, il principe di Condè. Caterina non si schiera mai né dalla parte dei cattolici, né da quella degli ugonotti. Il partito intransigente cattolico, nel 1562, dà il via agli scontri con il massacro di Vassy, l'eccidio di un gruppo di ugonotti a opera dei Guisa. Nel 1567 ci fu una guerra civile e, dopo alcuni anni, si giunge alla pace di Saint-Germain-en-Laye, con la quale viene riconosciuta la libertà di culto agli ugonotti. Quando Coligny, uno dei capi degli ugonotti, viene ammesso al Consiglio di Stato, la sua crescente influenza, spinge Caterina a organizzare un attentato per ucciderlo, al quale però sopravvive. Carlo 9 e Caterina, timorosi della possibile ripresa della guerra civile, aderiscono al piano dei Guisa per eliminare, nella notte di San Bartolomeo, lo stato maggiore della nobiltà ugonotta. Nei giorni seguenti viene ucciso Coligny, seguito da un massacro che provocò più di 14.000 morti. Nel 1574, dopo la morte di Carlo 9, sale al trono l’altro figlio di Caterina, Enrico III. I Guisa, ritenendolo debole nei confronti degli ugonotti, formarono una Lega cattolica. Nel 1584 morì poi un altro dei figli di Caterina ed essendo Enrico III privo di eredi, la corona spettava al parente più prossimo della famiglia dei Valois, Enrico di Borbone che era tornato al calvinismo. La Lega cattolica voleva sul trono il cardinale Carlo di Guisa. Le due fazioni, guidate da Enrico di Guisa, il fratello di Carlo, ed Enrico di Borbone, sì scontrano in modo sanguinoso. Nel 1588, l'insurrezione della città di Parigi, organizzata da esponenti della Lega, obbliga il sovrano ad accettare la successione del cardinale di Guisa, ma nei mesi successivi Enrico III decide di far assassinare Enrico di Guisa, e si allea con Enrico di Borbone. Enrico III muore poi pugnalato da un frate domenicano, e in punto di morte designa Enrico di Borbone come proprio successore al trono di Francia. Egli sceglie di rinnegare il calvinismo e di aderire al cristianesimo, questo gli consentì di essere incoronato re con il nome di Enrico 4 e gli apre le porte di Parigi. Ottiene anche il perdono di Papa Clemente 8, che lo riammette in seno alla chiesa cattolica. 8.4 Dopo le guerre di religione, 2 sovrani francesi (Enrico 3 e 4) vengono assassinati. Si tratta di una pratica estrema di lotta politica dovuta alla contrapposizione creata dalla spaccatura tra cattolici e protestanti. Cadde la figura del sovrano vista come rappresentante di Dio e, al contrario, viene considerato un pericolo per la comunità cristiana. Si afferma il tema dell’ammissibilità dell'uccisione di un sovrano eretico, teorizzata dalle dottrine monarcomache. Secondo l'aristotelismo politico la monarchia tende a degenerare in regime tirannico. Nel 1576 si diffuse un testo: le Vindiciae contra tyrannos. Per questo testo, si pretende che il re sia un re di grazia, di giustizia e che ristabilisca l'equilibrio armonico della società. Si diffuse l’idea che, se invece un re, piuttosto che mettere pace tra diverse parti del Regno, si fa difensore di una contro le altre, non è più un re, ma diventa un tiranno. Queste tesi vengono teorizzate sia dai cattolici, sia dai protestanti. Secondo il gesuita castigliano Juan de Mariana, il sovrano è obbligato a rispettare le leggi fondamentali del proprio regno e della religione e nel caso in cui non fosse così, i sudditi possono ribellarsi alla sua autorità. In Francia, durante le guerre di religione, si elabora una teoria politica che consente di sottrarre l'autorità sovrana allo scontro religioso. I portatori di questa idea sono definiti politiques. Tra essi vi è Jean Bodin. Per lui, la sovranità dello Stato è unitaria e indivisibile, inoltre non deve conoscere limiti; inoltre, al principe detentore della sovranità spetta una potestà legibus soluta, cioè la pienezza del potere legislativo. 9.La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite 9.1 Prima dell'ascesa al trono di Carlo, i Paesi Bassi erano già una terra ricca di agricoltura e con un artigianato specializzato nella manifattura tessile. Il fulcro della ricchezza risiedeva nelle Fiandre e nella piazza commerciale di Anversa. A partire dalla metà del 500 ci furono alcuni segni di crisi. Anversa in particolare soffrì la rivalità inglese. Le regioni meridionali dei Paesi Bassi soffrirono anche la concorrenza interna, data dallo sviluppo delle regioni settentrionali, specializzate nell’agricoltura di tipo intensivo, nella pesca e nel commercio marittimo. Sorgono difficoltà anche sul piano politico poiché, i Paesi Bassi sono formati da 17 province, ciascuna con le proprie leggi. Un ulteriore elemento di tensione è dato dai problemi religiosi. La normativa contro i protestanti, emanata nei Paesi Bassi nel 1529, giunse fino a prevedere la pena di morte per il semplice possesso di un libro non ortodosso, come la Bibbia tradotta in volgare. La persecuzione di luterani e anabattisti era stata brutale e circa 2000 protestanti erano stati giustiziati. 9.2 Negli anni 60 del 500, l'elemento di trasformazione più importante è il calvinismo, dottrina protestante che pone la fede cristiana nel quadro di una teologia basata sulla sovranità di Dio e sull’alleanza fra dio e il popolo. Nel 1562 in Francia, esplode uno scontro religioso tra cattolici e ugonotti, che contribuisce ad alimentare la propaganda calvinista, che riesce a estendersi sempre di più. Inoltre, vi è la guerra commerciale con l'Inghilterra che produce disoccupazione e malcontento popolare. Vi è poi l'insufficienza dei sistemi di relazione con la Corte di Filippo II e l'influenza della politica madrilena sugli equilibri di potere a Bruxelles. Un ulteriore elemento di controversia è dato dalla pubblicazione di un piano per la riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche nei paesi bassi che prevedeva la suddivisione del territorio in 18 vescovati guidati da vescovi e da un arcivescovo primate. Nel 1565 Fernando Alvarez de Toledo, il duca D'Alba, diventa il consigliere più ascoltato di Filippo II e vi è un mutamento della politica della corona i Paesi Bassi. Il sovrano si rifiuta di abrogare la legislazione per la repressione dell’eresia ed esplode la crisi. 9.3 Nel 1565, un gruppo della piccola nobiltà si unì per ottenere l’espulsione dell'inquisizione dai Paesi Bassi e sottoscrive un documento, il compromesso della nobiltà. Un anno dopo, una folla di confederati si riunì al cospetto della governatrice Margherita per chiedere l'annullamento dei recenti editti e la convocazione degli Stati generali per rivedere la politica religiosa. Margherita cede promulgando l’editto di moderazione, che invitò le autorità a una minore rigidità. I calvinisti ne approfittano per uscire allo scoperto, e nei mesi successivi distruggono le immagini sacre e le reliquie nelle chiese, giudicandoli elementi blasfemi. Alla corte spagnola prevaleva la linea dei falchi, guidati dal duca d'Alba, che invocavano una dura repressione. Filippo II decide di inviare un esercito nei Paesi Bassi, guidato dal duca d'Alba, che agì contro i settori della classe dirigente locale a cui Margherita si era appoggiata per avere il consenso al proprio governo. Margherita si dimette e il duca diventa governatore dei Paesi Bassi. Il suo governo fu famoso per la violenza della repressione. Per mantenere l'esercito, il duca impone nuove tasse, e questo fa crescere l'opposizione. Nel frattempo, alcuni nobili fuggiti dai Paesi Bassi organizzano una flotta, i gueux du mer, pezzenti del mare, e attuano pirateria ai danni delle navi spagnole. Guglielmo D’Orange, il duca, detto il Taciturno venne nominato governatore delle province di Olanda e Zelanda. I rapporti tra ugonotti francesi e calvinisti olandesi erano molto stretti. Guglielmo D’Orange, dopo essersi convertito al calvinismo, sarà il punto di riferimento di una rivoluzione condotta in nome della difesa della libertà costituzionale religiosa. 9.4 Nel 1575 Filippo II dichiara bancarotta. Nelle province fedeli alla corona, i gruppi dirigenti locali convocarono gli Stati generali, e intrapresero delle trattative con le province ribelli di Olanda e Zelanda per un accordo sull’espulsione dai Paesi Bassi delle truppe straniere, che prese il nome di La maggiore fiera del tempo si tenne a Lione, che subì gli effetti della concorrenza dei mercanti- banchieri di Genova: dopo aver perso la sfida con Venezia per il controllo dei traffici mediterranei con il Medio Oriente, il ricco ceto mercantile genovese impiegò le proprie navi e i propri capitali nei traffici commerciali con la Spagna, la Francia e l'Europa settentrionale. Per identificare il secolo del primato genovese nel commercio del denaro in Europa, questo secolo è chiamato “secolo dei genovesi”. 10.6 La crescita dell'importanza dei banchieri e del mercato creditizio fu legata anche alla maggiore disponibilità di metalli preziosi: dalla Castiglia, l'oro e l'argento americani si distribuiscono verso le altre aree d'Europa, poiché, da una parte, vi era la necessità di acquistare manufatti che le manifatture Castigliane non erano in grado di produrre, dall'altra, per le esigenze politiche e militari di Carlo 5 e dei suoi successori. Nel 16 secolo aumentarono i prezzi, soprattutto dei cereali. A subirne gli effetti più pesanti, furono coloro che vivono di salari, operai e braccianti agricoli. A beneficiarne della situazione furono invece, i mercanti e gli imprenditori che vedono ridursi il costo del lavoro, mentre aumentano i prezzi di servizi e merci da loro commercializzati e prodotti. 11. barocco 11.1 Tra gli ultimi anni del 500 e il 600, si diffonde in Europa il barocco, caratterizzato dall' irregolarità, dalla ricerca dell'insolito e dalla volontà di stupire. Il barocco investì ogni campo. In una società che mirava al mantenimento dell'ordine costituito, il principale imperativo estetico è quello che spinge alla ricerca della trasgressione, della stranezza e della maestosità. L'artista doveva dimostrarsi dotato di ingegno, in grado di saper trovare nuove forme e contenuti. Il suo obiettivo è quello di stupire chi si serve della sua opera. Viene elaborato dagli artisti, un linguaggio misterioso ricco di simboli, imprese, emblemi. Ciò che definisce l'uomo barocco europeo è la sensazione angosciosa di vivere in un’epoca di crisi, contraddistinta dalla messa in discussione di valori ritenuti inattaccabili, e il bisogno di contrastare la perdita dei propri punti di riferimento cercando nuove certezze. La chiesa controriformistica cercò di controllare la produzione culturale attraverso la censura e la committenza. 11.2 Bisognava ottenere il consenso dei sudditi, e per questo, sia i sovrani che i pontefici si rivelarono committenti molto raffinati, che apprezzavano il linguaggio simbolico elaborato dagli artisti barocchi. Si prediligevano oggetti artistici che impressionavano per la loro magnificenza, secondo la tendenza alla ricerca della “meraviglia”. Assume particolare rilievo, il teatro, che fu il frutto del rapporto fra più arti, come la pittura, la scultura e l’architettura, che collaboravano per costruire la scenografia, la letteratura che forniva il testo recitato dagli attori, e la musica che accompagnava l'azione scenica. La spettacolarità diviene un elemento imprescindibile della vita pubblica. Nell'epoca barocca, celebrazioni e festeggiamenti si svolgevano nelle strade, coinvolgendo l'intera società che diventa “teatro”. A Roma, soprattutto, iniziarono a essere realizzati degli interventi al fine di modellare lo spazio per migliorare la resa visiva delle feste pubbliche. Fra 500 e 600, nelle corti delle monarchie europee, vengono organizzati in maniera rituale e pubblica, i momenti della vita del sovrano: non solo l'incoronazione, le nozze, i battesimi degli eredi, i funerali, ma anche i momenti della vita privata e quotidiana del sovrano. Gli aristocratici a corte ricoprivano mansioni domestiche al servizio del re. In questo modo, ogni attimo dell'esistenza del monarca diviene spettacolo, cui tutti, a distanza, possono assistere. 11.3 La chiesa cattolica, nel corso del 600, svolge un importante ruolo pedagogico nel plasmare le coscienze degli analfabeti, per mezzo dei linguaggi artistici e delle arti visive, e degli alfabetizzati, attraverso uno sforzo educativo nei collegi, istituti d’istruzione e l'uso della censura. Una delle grandi innovazioni per contrastare la diffusione delle idee riformate, fu la creazione di istituzioni educative, spesso gestite dai parroci. Tra i vari ordini, il più importante fu quello della Compagnia di Gesù. L'iniziativa dei gesuiti ebbe un grande successo, sia grazie alla domanda di formazione da parte dei ceti elevati, sia grazie all'elaborazione di un nuovo modello pedagogico, basato sulla divisione degli alunni in classi di apprendimento, sulla progressione degli studi e sulla pianificazione di orari. Qui gli studenti, appartenenti alle fasce più alte, studiavano il latino e il mondo classico. I gesuiti diventano una presenza costante nelle cerchie aristocratiche e nelle élites di governo dei paesi cattolici. Più avanti, sorsero convitti a pagamento per i nobili, chiamati i “seminaria nobilium”. Ebbero successo poiché vi era l'esigenza dei sovrani di contare su una nobiltà a loro fedele, e l’esigenza degli aristocratici di dare ai propri figli una formazione per farli accedere alle più alte cariche pubbliche. 11.4 Si fa strada un'idea di politica cristiana che tenga conto del ruolo centrale dei sovrani nel mantenimento dell'ordine sociale religioso. Giovanni Botero, ex gesuita, autore de “della ragion di Stato”, sostenne l'idea della ragion di stato, teorizzata da Machiavelli, ovvero l'insieme di tutti gli strumenti e i mezzi per la conservazione dello stato, ma si distaccò dalle idee di quest'ultimo dando notevole importanza alla morale cristiana: il principe, in sostanza, deve essere un ottimo cristiano ma deve riuscire a coniugare i princìpi religiosi con il rigore (che però sono spesso inconciliabili). 12. Riv scien. la nascita della scienza moderna 12.1 Nel 16 secolo, la visione del cosmo è quella del geocentrismo, fondata cioè sulla centralità della terra immobile al centro dell'universo, che deriva dall’elaborazione delle teorie di Aristotele unite al modello matematico di Tolomeo. Nel 13 secolo divenne la dottrina ufficiale della chiesa. Niccolò Copernico formulò nuove ipotesi sulla struttura dell’universo: egli si ispira alla teoria astronomica formulata da Pitagora. Nella sua opera, espone la teoria eliocentrica, una descrizione del cosmo che vede il sole al centro dell’universo, e la terra ruotare intorno a esso e intorno al proprio asse. La rivoluzione copernicana ebbe delle forti ripercussioni nel dibattito filosofico e teologico del tempo. Mutare il modello cosmologico dominante (il sistema aristotelico-tolemaico), fu interpretato come una distruzione a cui si opposero sia il cattolicesimo che il protestantesimo. Per secoli si era creduto che le orbite dei pianeti fossero circolari; sulla base di elaborati calcoli matematici, Giovanni Keplero giunge alla conclusione che le orbite celesti siano di forma ellittica e che il sole si trovi in uno dei due fuochi. 12.2 Galileo Galilei fu un seguace delle teorie di Copernico e di Keplero, e si occupò di fare delle ricerche nel campo della fisica, interessandosi alla teoria copernicana. Secondo Galilei, per studiare la natura bisogna osservare le caratteristiche quantificabili. Crea quindi, un metodo di ricerca basato su un'ipotesi matematica e la sua verifica sperimentale. Tuttavia, la tecnologia del tempo non consentì a Galileo di avere gli strumenti necessari per le corrette rilevazioni numeriche. Il suo maggiore successo fu la realizzazione del telescopio. Costruì telescopi di qualità eccezionale e li rivolse verso il cielo per le osservazioni astronomiche. In questo modo osservò i satelliti di Giove, (la cui scoperta verrà dedicata alla famiglia de’Medici), le fasi di Venere, i “mari” della luna, le macchie solari, e l'anello di Saturno. Queste scoperte rafforzano in Galileo la convinzione della falsità delle teorie aristoteliche, secondo le quali i corpi celesti sono perfetti. Galileo guadagna grande stima è questo gli fa credere che il copernicanesimo posso entrare a far parte delle dottrine ufficiali della chiesa cattolica. Egli afferma che la Bibbia detiene un primato in ambito religioso e morale, mentre la natura doveva essere indagata tramite il linguaggio della matematica e l'esperienza. Questo scatena l'intervento dell’Inquisizione, che condanna le teorie copernicane, in quanto contrarie alla verità biblica. Nel “Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo”, Galileo tenta di offrire delle prove fisiche in favore delle teorie copernicane, ma venne denunciato per aver sostenuto idee ritenute eretiche, e l'Inquisizione lo condanna all'abiura (costretto a rinunciare alle sue tesi). 12.3 Si ebbero scoperte anche in campo medico che modificarono l'idea del corpo umano che si era sviluppata nella cultura europea. Grazie all'osservazione diretta dei cadaveri, Andrea Vesalio, docente dell'università di Padova, poté innovare le conoscenze ereditate dall’antichità. Girolamo Fabrici d'acquapendente, (successore di Vesalio), creò il primo teatro anatomico stabile, un’aula a forma di tronco di cono nella quale si compivano le dissezioni di cadaveri, sotto gli occhi degli studenti seduti nelle tribune. Attraverso la dissezione di cadaveri e la vivisezione di animali William Harwey fu in grado di spiegare con precisione il funzionamento del cuore. 12.4 Nacque il meccanicismo, una nuova visione del mondo secondo cui, la conoscenza delle leggi del moto è sufficiente a spiegare l'universo. Le proprietà basate sulle sensazioni vennero messe da parte, in quanto soggettive (odore, sapore), per privilegiare lo studio delle proprietà reali, in quanto misurabili matematicamente (dimensioni, forma). Secondo il meccanicismo, l'intero universo è costituito da corpi in movimento sulla base di leggi matematiche, quindi, lo studio matematico dei movimenti fa comprendere la struttura cosmologica. Il filosofo Cartesio, delinea la struttura del mondo naturale, composto da materia in movimento. Non esiste spazio senza materia, quindi, l'universo cartesiano si qualifica come uno spazio dove i corpi si urtano continuamente. Il sistema concepito da Cartesio è il prodotto di deduzione logica a partire da presupposti filosofici, che gli credeva indubitabili: l'esistenza dello spazio geometrico, il movimento e l'immutabilità da Dio. L'universo fu visto come una macchina i cui ingranaggi sono tutti importanti per un ottimale funzionamento. Gessendi, afferma lo scetticismo: l'uomo può conoscere solo ciò di cui ha costruito gli ingranaggi quindi, la natura poteva essere conosciuta soltanto da Dio e il suo meccanico. Per Hobbes, un importante filosofo del materialismo, i concetti morali di bene e male derivano dal movimento dei corpuscoli materiali che, incontrandosi con il corpo umano, generano le passioni del piacere e del dolore. Un altro materialista fu Baruch Spinoza, secondo il quale Dio si identifica nella legge che governa il mondo e quindi, la religione assume il valore di conoscenza della realtà. Il più importante meccanicista fu Isaac Newton. Egli sostenne che il compito della filosofia è di analizzare il modo in cui una forza opera, e descriverla in termini di leggi matematiche. Egli elaborò la legge di gravitazione universale, riunendo la fisica terrestre e la fisica celeste, cancellando la separazione tra cielo e terra tipica del pensiero aristotelico-tolemaico. L'universo iniziò ad essere concepito come totalmente indipendente dall'ordine divino. 12.5 L’università rappresentava il principale luogo di trasmissione dell’alta cultura nel continente europeo, e il latino era la lingua con cui si trasmetteva il sapere. Molti intellettuali, pur insegnando nelle università, avevano un rapporto formale con le strutture in cui lavoravano. L'università era un luogo poco amato dallo scienziato che si guadagnava da vivere. Il luogo del confronto intellettuale era l'Accademia, una struttura informale che raccoglieva appassionati di una determinata disciplina, che si incontravano per discutere singole questioni. Con il tempo, da informale diventa formale, con un regolamento, un nome e un’impresa, cioè un'immagine con un motto. In Italia, in ambito scientifico, si distingue l'Accademia dei lincei di cui faceva parte anche Galileo. In Italia, la fragilità dell'esistenza delle accademie è dovuta al fatto che vengono promosse da singoli mecenati, incapaci di assicurare una duratura continuità all'accademia e una protezione dalla vigilanza dell'Inquisizione contro ogni forma di sapere che potesse apparire eversivo dell'ordine sociale e religioso. 13. la crisi politica di metà 600+30anni Nel 17 secolo, in Spagna, ci furono una serie di rivolte che interessarono alcuni regni della monarchia di Filippo 4 d’Asburgo. Alla ripresa della guerra contro le province unite, si aggiunsero, nel 1640, la decise di inviare l'esercito contro la capitale. Nacque così una guerra civile, una rivolta generale capeggiata dal Parlamento per allontanare Giulio Mazzarino. 14. La rivoluzione inglese Dopo la morte, senza eredi, della regina Elisabetta I, nel 1603, si estingue la dinastia dei tudor e la corona inglese passa al nipote Giacomo Stuart, il re di Scozia, figlio di Maria Stuart. Egli, protestante, si trovò sul trono della sovrana che aveva appoggiato la rivolta scozzese contro la madre, l'aveva tenuta prigioniera, e giustiziata accusandola di complotto. La Scozia e l'Inghilterra erano molto diverse: ●la Scozia, calvinista, era un vasto paese poco popolato, basato sull’allevamento e guidato da una forte nobiltà, un Parlamento e una chiesa calvinista; ●L'Inghilterra era un paese in crescita popolato, con un’agricoltura e un allevamento ricco, un artigianato attivo e un commercio marittimo in espansione. Il Parlamento inglese era diviso in due camere, lord e dei comuni, aveva una solida tradizione di intervento nella politica del Regno. La chiesa anglicana, di cui il sovrano è capo supremo, fu un punto essenziale del potere della corona, che ne nominava i vescovi. Elisabetta aveva messo in atto un compromesso che delineava una chiesa anglicana protestante, ma vicina al cattolicesimo nella liturgia. 14.1 Si pensava che la compresenza di diverse fedi portasse alla distruzione dei regni. Giacomo I, pur introducendo i vescovi nella chiesa scozzese e operando varie correzioni, evita di aprire un “contrasto”, tollerando le forme di culto eterodosse furono due regni distinti solo dall’Unione dinastica. Infatti, il progetto di Giacomo di fondere le 2 corone di Inghilterra e Scozia viene respinto dal Parlamento. Il re godeva di scarso consenso tra i sudditi inglesi, tuttavia, la sua scelta di affidarsi a Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta, costituì una garanzia per la classe dirigente inglese. Al rigore finanziario di Elisabetta si sostituì l'abitudine del sovrano a spendere senza controllo, causando spesso dei problemi delle voragini nel bilancio statale. In caso di particolari necessità, il Parlamento poteva votare nuovi aiuti per coprire le maggiori spese. Prima di approvare una proposta, il Parlamento poteva presentare al sovrano delle richieste per una funzione di garanzia e controllo, sentita come parte del diritto dei sudditi al consiglio. Per questo, i sovrani convocavano il Parlamento solo quando era strettamente necessario. Inoltre con Elisabetta I, l'Inghilterra era il paese protestante più importante d'Europa, e rappresentava il maggiore ostacolo dell'egemonia Asburgica; Giacomo invece, cercava nell'Inghilterra un elemento di mediazione e pacificazione nella scena politica europea. Il Parlamento era invece propenso: a riformare la chiesa anglicana in senso protestante, e all'impegno anticattolico in politica estera. A promuovere la campagna anticattolica, furono dei gruppi calvinisti chiamati puritani (volevano purificare la chiesa anglicana dal cattolicesimo). L’intenzione di Giacomo I, di promuovere un’alleanza cattolica con un matrimonio tra, il suo erede, Carlo I, e una principessa spagnola, fallì, e, l’alleanza cattolica fu siglata con la Francia: Carlo I sposò la sorella del re di Francia. 14.2 Alla morte di Giacomo I, salì sul trono inglese Carlo I. Le tensioni aumentarono con l'ascesa a corte del duca di Buckingham, favorito di Carlo I, nominato dal sovrano. In Inghilterra emerse un sistema cortigiano dominato da un'unica fazione dominante, ma trovò l'opposizione del Parlamento, diviso tra filocattolici e filoprotestanti. Le inquietudini suscitate dalla prospettiva di un trionfo cattolico nella Guerra dei trent'anni, si accompagnano al crescente potere di Buckingham. Buckingham fu al centro delle polemiche e Carlo fu costretto a sciogliere il Parlamento a causa degli attacchi al primo ministro. Il duca allora tenta di aggirare l'opposizione parlamentare ricorrendo a prestiti imposti ai sudditi ma, questa strategia non riesce a rasserenare i rapporti con la Camera dei comuni che, quando nel 1628 viene riconvocata, chiede al sovrano di firmare in cambio dei sussidi richiesti una petizione dei diritti nella quale si proibiscono prestiti, o altre forme di tassazione non autorizzata dal Parlamento. La situazione si aggrava con l'improvviso assassinio di Buckingham, che viene accolto con manifestazioni di gioia in tutto il paese. Di fronte a tutto questo, nel 1629, il sovrano scioglie il Parlamento con l'intenzione di non riconvocarlo. 14.3 Durante il governo di Carlo I, si verifica una trasformazione del clima politico inglese, vi è il distacco tra la Corte e il paese. Il sovrano, non volendo convocare il Parlamento, si affidò a gruppi di mercanti-banchieri per reperire le risorse necessarie attraverso l'imposizione di dazi e imposte. Carlo I tentò di imporre la dottrina arminiana (versione moderata del protestantesimo), al suo regno e adottò misure repressive contro gli altri culti. Un prelato arminiano fu nominato, dal sovrano, arcivescovo di Centerbury, la più alta carica religiosa del Regno. I gruppi che non tolleravano il mantenimento di elementi derivanti dal cattolicesimo, fuoriuscirono dall'anglicanesimo. Carlo I intervenne anche sulle chiese di Irlanda e Scozia, riformandole sulla base di quella anglicana. Questo, in Scozia, scatenò una ribellione conosciuta come la guerra dei vescovi, alla quale il re reagì organizzando una spedizione militare per sottomettere gli scozzesi, e, senza convocare il Parlamento, ricorse a circoli finanziari a lui legati. La resistenza scozzese e la sconfitta dell'esercito inglese obbligarono il sovrano a riconvocare il Parlamento inglese. 14.4 All'apertura del Parlamento, alcuni deputati chiesero al sovrano di discutere, prima, le proprie lamentele sulla direzione degli affari pubblici, e poi, le richieste finanziarie per la guerra agli scozzesi. Il sovrano decide, dopo tre settimane, di licenziare il Parlamento (short Parliament). Le trattative avviate per una pacificazione con gli scozzesi non diedero risultati positivi e, gli scozzesi pretesero il risarcimento finanziario per coprire i costi della guerra. Carlo allora riconvoca il Parlamento, chiamato Long Parliament poiché non fu più sciolto. Il Parlamento impose al sovrano una convocazione regolare dell’assemblea. Il re approvò l’atto triennale che stabilì una convocazione del Parlamento entro tre anni. consiglieri, limitando il governo a svolgere le funzioni di controllo e di avviso; altri sostenevano la necessità di aumentare i poteri e le prerogative parlamentari per difendersi da un sovrano propenso all'autoritarismo e all'inclinazione filocattolica. Intanto, in Irlanda scoppiò una rivolta cattolica. Mentre si votava, riguardo le tasse per finanziare la repressione, la maggioranza parlamentare approvò un testo, la grande rimostranza, che ricapitolava tutti gli elementi di dissenso. Questo, fu interpretato dal sovrano come un invito al sostegno dell'opposizione parlamentare, e lo spinse il sovrano a irrompere in Parlamento con i soldati per arrestare i leader dell'opposizione, che furono avvertiti prima, e riuscirono a fuggire in tempo. A questo, seguirono proteste e manifestazioni contro il sovrano, che lo costrinsero a fuggire da Londra. Inizia una guerra civile, uno scontro militare e propagandistico dove, tra da una parte vi era il re e dall'altra il Parlamento e i sostenitori. 14.5 Il Parlamento, organizza un nuovo esercito, il New Model Army, guidato da Oliver Cromwell, costituito sulla base di una partecipazione volontaria retribuita. La ridotta presenza nobiliare fra gli ufficiali favorì la promozione di piccoli proprietari e di artigiani a ruoli di comando. L'esercito regio venne sbaragliato e il re si arrese alle truppe scozzesi che lo consegnarono al vittorioso schieramento parlamentare. Sulla sorte della chiesa americana vi furono 3 posizioni: ●la prima proponeva la purificazione dei residui liturgici cattolici e difendeva la struttura ecclesiastica; ●la seconda, propose un’omologazione della chiesa inglese al modello scozzese; ●la terza sosteneva la necessità di lasciare spazio di autonomia alle libere assemblee dei fedeli. A fianco dell'ultima posizione, chiamata separatista, vi sono i gruppi non conformisti che si proclamano autonomi dalla chiesa. Nascono gruppi radicali che proposero: un’ampia tolleranza religiosa, l'elezione di un nuovo Parlamento a suffragio universale maschile, e la proclamazione della Repubblica. Il più importante fu quello dei levellers (livellatori), che proposero delle riforme economico-sociali politiche per volevano instaurare dei valori democratici, egualitari e anti-autoritari. Essi si scontrarono con il Parlamento, accusandolo di accentramento decisionale e involuzione oligarchica. Si affermò anche il gruppo radicale, detto degli indipendenti, che chiese lo scioglimento del Parlamento. Carlo I tentò di usare le divergenze tra Parlamento ed esercito, trattando separatamente con entrambi per preparare la rivincita militare. La decisione del Parlamento di sciogliere l'esercito provoca le proteste delle truppe che vennero capeggiate da Cromwell, appartenente al gruppo degli indipendenti, in una serie di proteste. Egli impiegò le proprie forze per frenare la spinta democratica presente tra le truppe. Vi furono molte idee da parte dei livellatori, che furono riunite in un testo, Agreement of the people, un accordo tra l’esercito e il popolo. Dalla democrazia nella chiesa e nell’esercito si giunge così, a un’idea di democrazia politica. La fuga di Carlo I pose fine al dibattito e il Parlamento ristabilì il controllo sull'esercito. La Scozia invase poi l'Inghilterra. Alla ripresa del conflitto, che fu una sorta di seconda guerra civile, l'esercito e il Parlamento giunsero a un accordo. L'esercito chiese che il re fosse processato, mentre il Parlamento cercò ancora una via di mediazione. Le richieste dell'esercito vennero infine ascoltate e il sovrano venne decapitato nel 1649. Subito dopo la camera dei lord fu abolita e venne proclamato il Commowealth, la repubblica. 15. Il 600 fra crisi e trasformazioni 15.1 Alla fine del 16 secolo, il processo di espansione delle superfici coltivate che aveva portato alla crescita demografica, ci fu una crisi: i cattivi raccolti causarono una grave carestia che alzò il tasso di mortalità e abbassò quello di natalità. Anche le epidemie di peste e altre malattie fecero numerose vittime soprattutto nelle grandi città. Nel 1618, lo scoppio della Guerra dei trent'anni costituì lo scenario di gravi crisi demografiche. A metà secolo, nuove epidemie di peste colpiscono i paesi dell’area mediterranea. Per tutto il secolo si verificò un calo demografico, l'unica eccezione furono le aree dell'Europa settentrionale in cui vi fu un aumento della popolazione. Inoltre, le persone cominciarono a sposarsi a un'età avanzata, diminuendo però, il tempo nel quale le donne potevano procreare. Questo, successe poiché vi fu il peggioramento delle condizioni di vita e quindi, il matrimonio e la procreazione, venivano rimandati in attesa di tempi migliori. 15.2 Le vicende dell'agricoltura europea furono interpretate in base a una visione, detta di tipo neomalthusiano, meccanica dei processi economici e demografici della società europea. Questa visione origina dalla riflessione di Malthus, un’economista inglese che mise in evidenza i limiti di un’espansione della produzione agricola: ogni crescita avveniva secondo una progressione aritmetica e, finiva per favorire l'aumento della popolazione sulla base di una progressione geometrica. Lo squilibrio che ne deriva secondo lui, è la causa di carestie e catastrofi demografiche. Gli studiosi neomalthusiani, videro nell’arretratezza delle conoscenze tecniche, e nella scarsità di terre di buona qualità, l'origine della crisi. Questo, fu criticato da altri studiosi che dimostrarono che la crisi si ebbe nonostante la presenza di altre terre disponibili per la coltura. Alla base della mancata crescita della popolazione, ci furono fattori sociali e culturali, in primo luogo, la ricchezza che si concentrò in mani di gruppi sociali che si rivelarono meno dediti all’investimento rispetto al passato. Un aumento dei prezzi agricoli agli inizi del 16 secolo, favorì il predominio della cerealicoltura. Le popolazioni furono costrette a spendere i loro redditi per alimentarsi. L’impoverimento della popolazione europea e il calo demografico causarono una diminuzione della domanda di prodotti agricoli, vi fu la contrazione degli spazi di mercato e il ritorno all'autoconsumo degli abitanti delle campagne. La diminuzione dell’allevamento comportò una riduzione del concime per i campi, aumentando il rischio che i terreni si impoveriscono ulteriormente. Il raffreddamento del clima contribuì a rendere più frequenti le cattive annate agricole. La combinazione fra l'assenza di investimenti nella diffusione di tecniche intensive, e il peggioramento delle condizioni climatiche spiega il fatto che le rese agricole diminuirono. Il successo della compagnia fu notevole, vi fu la volontà di stabilire il controllo sulla produzione e sul commercio delle spezie. Nei confronti della concorrenza europea, la compagnia agì con aggressività per fermare il proprio monopolio nei commerci con l'Asia: vennero così fondate basi commerciali e militari, inoltre, la Compagnia ricorse alla forza per allontanare i competitori. Con la fine della tregua dei 12 anni e la ripresa del conflitto, la Spagna rese più efficace l'embargo economico e commerciale nei confronti delle province unite, causandone la mancanza di argento. Venne istituita la Compagnia delle Indie Occidentali, nota come WIC, per condurre una politica di espansione commerciale e coloniale a danno della monarchia spagnola In Africa e America. Dopo il distacco del Portogallo dalla monarchia spagnola, i portoghesi riuscirono a riconquistare tutte le colonie, e la Compagnia delle Indie Occidentali entrò in crisi sciogliendosi nel 1674. 16.4 Nel 16 secolo, l'aristocrazia locale non costituiva il fulcro della vita sociale. Prevalevano rapporti sociali, giuridici ed economici fondati sul contrattualismo che influenzava l'intero corpo sociale e la vita amministrativa. Nel corso del 600, la società delle province unite appariva aperta e tollerante. Era guidata da una classe dirigente, gelosa delle proprie tradizioni di autonomia, che seppe adattare particolarismi e privilegi con la necessaria apertura al mercato. Gli interessi commerciali giocarono un ruolo di primo piano nelle scelte politiche della Repubblica. Ugo Grozio, nell'opera Mare liberum, sosteneva che la libertà di navigazione di commercio e di pesca costituiva un diritto delle nazioni. Minacciò gli interessi coloniali ispanici e ribadì i propri diritti nei confronti dell’Inghilterra, gelosa delle province unite, in quanto erano ritenute la terra invidiata del benessere. William Temple, nell’opera osservazioni sulle province unite, sostenne che, il segreto della ricchezza olandese risiedeva nel risparmio; mentre Mandevile, sostenne che la ricchezza era data dal consumo. Si afferma la grande pittura olandese seicentesca, in cui vi era la cura per il particolare. Inoltre, si diffusero la scienza e le conoscenze tecniche, e l'astronomia e l'anatomia, che consentirono nuove scoperte. In Olanda, fiorì l'industria della stampa, il più importante mercato librario europeo del tempo, in cui si pubblicavano molti opuscoli e gazzette. Le province unite furono la culla del giusnaturalismo, che offrì una nuova visione della natura non intesa come perfezione, ma come natura-ragione. 16.5 Nel 600, l'Inghilterra attraversò un periodo di crescita manifatturiera e commerciale, grazie alla produzione di lana. A Londra nacque la Compagnia del Levante, e la Compagnia inglese delle indie orientali , che si trasformarono in società con l'appoggio della corona, che concesse loro il monopolio del commercio con alcune aree del globo. Nel 1651, il Parlamento promulga il Navigation Act, una legge per: favorire lo sviluppo della marina e dei traffici inglesi, e per colpire la posizione di potere delle province unite. Fu stabilito che, tutte le merci importate in terra inglese, dovevano essere trasportate da naviglio inglese del paese da cui provenivano e, al naviglio inglese era riservato il monopolio nei commerci con le colonie inglesi. Nacque il mercantilismo, un insieme di riflessioni sulla ricchezza e i modi per incrementarla. L'economia olandese venne danneggiata dalle gravi turbolenze politiche come l'espansionismo del re di Francia Luigi 14 verso i Paesi Bassi spagnoli, che spinse i gruppi dirigenti delle Province unite ad abbandonare l'orientamento filofrancese e animare un’alleanza con Svezia e Inghilterra. I contrasti con Luigi finiscono, nel 1672, con l'invasione francese delle province unite che fece esplodere una rivolta contro il governo. 16.6 Al vertice della società inglese, nel 17 secolo, vi era la nobiltà. Questi gentleman, condividevano la ricchezza, che gli consentiva di dedicare tempo allo svago e alla comunità. Al di sotto della nobiltà vi erano i proprietari non nobili e i piccoli proprietari. Ancora più sotto vi erano i lavoratori agricoli e i servi. Più avanti si manifestò una distinzione tra gli interessi terrieri e rurali, e quelli commerciali e urbani. Alla radice di quest’opposizione ci furono le trasformazioni dell’Inghilterra. Inoltre, fu introdotta una tassazione sulla terra pesante e omogenea, che svolse un ruolo di selezione dell'investimento terriero. Il campo navale continuò ad espandersi: la crescita dei porti fece crescere le città in cui si rafforzarono i ceti professionali. La piccola nobiltà terriera elaborò un modello di vita caratterizzato da uno stile rurale. Vi è poi, l'affermarsi della lingua inglese al posto di quella Latina nella lettura della Bibbia, nelle leggi e nella prosa scientifica, che diedero più possibilità di lettura. 17. Luigi XIV Dopo la morte del cardinale Giulio Mazzarino, allontanato perchè non venivano accettate queste riforme. Il re di Francia Luigi 14 voleva governare direttamente, senza più delegare il proprio potere a un ministro favorito. Questa decisione fu imitata da tutte le principali monarchie. Il suo regno durò mezzo secolo, e si basò su un sistema di governo, e un equilibrio di poteri basati sul tentativo di utilizzare la teoria della potenza assoluta della volontà sovrana, sino a farne uno stile di governo e un sistema di potere, in seguito chiamato “assolutismo”. 17.1 Luigi 14, o Re Sole, perché tutto ruotava attorno a lui come i pianetti attorno al sole.Voleva sostituire l’egemonia asburgica con quella francese, facendo della fede cattolica, il principale elemento di legittimazione dell’azione internazionale. Venne così creato un esercito, e il compito di riformare l’esercito fu affidato ad un abile ministro della guerra, il marchese di Louvois. Luigi 14 riuscì ad attrarre a sé un ampio consenso tra i ceti dirigenti del paese, attorno alla prospettiva di pacificazione interna e di espansione militare. I costi finanziari e umani, che tale politica comportò, causò un gravoso carico fiscale sulla popolazione francese. L’espansionismo fu rivolto, verso est, con l’obiettivo di portare le frontiere del regno fino al fiume Reno, e verso nord-est, in direzione dei Paesi Bassi spagnoli e delle Province Unite. Luigi 14 rivendicava il diritto di successione al trono asburgico, in quanto figlio di Anna d'Asburgo, e marito di Maria Teresa, la figlia di Filippo 4. Dopo la morte di Filippo 4 d'Asburgo, salì al trono il figlio Carlo II, ma, essendo ancora bambino, il governo venne affidato alla madre. La regina affidò il governo a dei favoriti, mentre, in opposizione, cresceva la popolarità del figlio illegittimo di Filippo 4, che godeva del prestigio di essere riuscito a riconquistare Napoli nel 1648. Luigi 14, nel 1667 scatenò la guerra di devoluzione occupando i Paesi Bassi spagnoli e la Franca Contea, con la giustificazione che gli Asburgo non avevano versato la dote di Maria Teresa, e che nei Paesi Bassi vi era il diritto di devoluzione, che riservava la successione nei beni dei genitori, solo ai figli di primo grado. Il governo olandese, guidate da de Witt, forma un'alleanza con l'Inghilterra e la Svezia, costringendo Luigi 14 alla pace di Aquisgrana, 1688, con cui rinunciò alle sue pretese sulle province unite in cambio di alcuni territori delle Fiandre. A causa dei contrasti in materia commerciale, la Francia muove guerra alle province unite. L'esercito francese tentò di invadere il paese, che si salvò grazie alla rottura delle dighe e all’allagamento di ampie aree, che impedirono i movimenti delle truppe francesi. Con la pace di Nimega, le province unite conservarono la propria indipendenza e integrità territoriale. Più avanti, il sovrano, grazie alle sentenze delle camere di riunione, tribunali creati per rivendicare i diritti della corona francese, attua una serie di annessioni dei territori confinanti. Nel 1684, il sovrano fa bombardare Genova e la costringe a rendersi neutrale e accettare la protezione francese. Si forma così, un'alleanza antifrancese: la Lega di Augusta, formata dall'impero, la monarchia cattolica, alcuni principi tedeschi, la Svezia e le province unite, a cui poi si aggiungono l'Inghilterra e il ducato di Savoia. Allo scoppio della guerra di successione spagnola e, alla morte senza eredi di Carlo II d'Asburgo, Luigi 14 insediò sul trono, il nipote Filippo D’Angiò, detto poi 5. Luigi 14, affida a Colbert, il compito di ridurre il debito pubblico e aumentare il prelievo fiscale; in ambito economico egli, mise in pratica una pratica nota come colbertismo, basata sulla concessione di monopoli con cui creare o rafforzare settori strategici. Egli incoraggia, con la riduzione dei dazi doganali, l'importazione di materie prime che dopo la lavorazione potranno essere riesportati consentendo di accumulare metalli preziosi. Il suo obiettivo principale era il raggiungimento dell'autosufficienza economica, così adottò una serie di tariffe doganali per alzare il prezzo finale delle merci importate, e per aumentare le entrate delle casse regie. Furono create delle manifatture regie, che consentivano di evitare acquisti all'estero. Promosse inoltre, il settore navale, mercantile e militare e delle compagnie commerciali. Venne creata una marina in grado di competere con quell’olandese e inglese, e nacquero delle compagnie come, nel 1664, la compagnia delle indie orientali e occidentali. 17.2 La politica aggressiva di Luigi 14 propose l’immagine di un re guerriero. Egli voleva rendere il sovrano, il capo della chiesa francese. Questo, causò dei contrasti con il papa. Nel 1681, il sovrano convocò un sinodo Gallicano, che approvò la dichiarazione dei quattro articoli, e stabiliva che il sovrano e i governanti laici, non erano soggetti all’autorità ecclesiastica negli affari temporali; che le decisioni dei concili erano superiori alla volontà del papa; che le decisioni del papa dovevano ottenere l'approvazione di tutta la chiesa per essere valide. La conflittualità tra Luigi 14 e la santa sede riguardò anche la contesa delle immunità giurisdizionali che, i rappresentanti diplomatici francesi a Roma, rivendicavano. Il papa allora lo scomunicò, ma nel 1692, venne raggiunto un compromesso fra il re di Francia e il nuovo papa, senza che Luigi rinunciasse alle proprie pretese. Ci fu una politica antiprotestante: il sovrano emanò delle leggi che escludevano gli ugonotti dagli uffici pubblici, e consentivano l’alloggiamento forzato delle truppe nelle case dei sudditi di fede non cattolica, per costringerli a riconvertirsi al cattolicesimo. Nel 1685 viene revocato l'editto di Nantes, con cui veniva garantita agli ugonotti la libertà di culto. Ciò, causa l'emigrazione di molti ugonotti. Ci fu una lotta a una corrente religiosa interna alla chiesa francese, detta giansenismo, in cui vi era il ritorno a una spiritualità personale nutrita da lettura e meditazione diretta del Vangelo. I giansenisti volevano un rinnovamento interiore, e un ritorno ai valori del cristianesimo delle origini. Successivamente il giansenismo venne condannato come movimento eretico. 17.3 Luigi 14 si occupò di eliminare i poteri che minacciavano l’autorità sovrana. Il re fece edificare a Parigi, la reggia di Versailles, un polo di attrazione per tutti i nobili, sia per entrare nelle grazie del sovrano, sia per influire sui processi decisionali. Il sovrano riuscì a ottenere il consenso dei nobili cercando di dosare le varie concessioni in maniera equilibrata tra le varie fazioni: ricompensò con titoli nobiliari le famiglie borghesi al servizio della corona. Lo stesso atteggiamento fu riservato ai territori che mantenevano un’ampia autonomia, e il diritto di gestire l'imposizione delle tasse. Egli cercò di ottenere il massimo contributo finanziario degli stati provinciali. Il modello della sua monarchia venne imitato da altri sovrani, in particolare in Russia e Prussia. Il Ducato di Prussia sorse nel 1525, dalla secolarizzazione dei possedimenti dell'ordine monastico-cavalleresco teutonico, da parte del maestro Alberto di Hohenzollern, che aderì alla riforma luterana. Il Ducato era formato da due territori, sotto la guida del duca Guglielmo, che intraprese una strada simile a quella della Francia: egli creò un esercito permanente e rafforzò gli apparati statali. In Russia, dopo rivolte e guerre civili, vi è una fase di rafforzamento dell'autorità sovrana intrapresa dallo zar Pietro I, detto “il grande”. Egli, rafforzò l'esercito e la marina, e sul piano interno, cercò di coinvolgere l'aristocrazia nel nuovo esercito e nell’apparato statale. Venne inoltre dato, un forte impulso all'attività estrattiva e metallurgica nella zona degli Urali. 18. La seconda rivoluzione inglese 18.1 Nel 1670, Carlo II Stuart, aveva stipulato un trattato con Luigi 14, che prevedeva il ritorno dell’Inghilterra al cattolicesimo. Carlo II, aveva sposato una principessa portoghese cattolica e, il fratello di Carlo, si convertì al cattolicesimo. Nel 1673, l'opposizione parlamentare costringe il sovrano a revocare la dichiarazione di indulgenza, con cui l'anno prima, eliminò ogni contenuto penale dalla legislazione religiosa, permettendo ai cattolici di praticare privatamente il proprio culto. Lo stesso anno, il Parlamento approvò il Test Act, una legge che escluse i cattolici dalle cariche civili e militari, seguita da una seconda legge che tolse ai cattolici la possibilità di sedere nei due rami del Parlamento. con il tentativo di conquistare la Sicilia, ma, la rimessa in discussione di trattati firmati da poco, obbliga la Spagna a firmare la pace dell’Aja, con cui furono ribaditi gli accordi, con eccezione per la Sicilia, che venne assegnata all'imperatore, mentre la Sardegna ai Savoia. 19.2 La riconquista in armi di territori persi, rese possibile a Filippo 5, pensare a una riconfigurazione dei loro assetti giuridici e alla riorganizzazione politica e amministrativa. Uno stato, conquistato con le armi, consentiva al principe una maggiore libertà d’intervento. Infatti, il diritto di conquista, li liberava dal dovere di rispettare i privilegi concessi dai suoi predecessori. In Spagna, Filippo 5, avviò un processo di riorganizzazione amministrativa, che ebbe come scopo, l’unificazione giuridica e amministrativa delle corone di Castiglia e Aragona. Ci furono delle riforme amministrative, che resero la Spagna, un regno più unito, annullando il grado di autonomia dei singoli regni. Le èlites castigliane sostennero l’idea di uno stato centralizzato, mentre i gruppi dirigenti provinciali tutelavano le autonomie locali. In Inghilterra, con l’ascesa al trono di Anna Stuart, vennero unificate avviato il processo di integrazione di Scozia e Inghilterra, unificando i due regni in uno chiamato Gran Bretagna. Una parte dell'alta nobiltà scozzese partecipò al Parlamento britannico, mentre una parte trovò inaccettabile quest’atto. in trent'anni, la Scozia, si ribellò due volte nel nome dei diritti degli Stuart. 19.3 Il Mar Baltico fu un'importante area per i traffici commerciali via mare, dall'Europa nord- orientale. Dopo la prima guerra del Nord, nel 1655, l’egemonia all'interno dell'area fu assunta dal regno di Svezia, sotto la dinastia Vasa. Per opporsi all'egemonia svedese, lo zar di Russia, Pietro il grande, si allea con Danimarca e Polonia per attaccare la Svezia nel 1702, approfittando dei problemi legati alla giovane età del sovrano, Carlo 12, e ai conflitti fra corona e nobiltà. Il sovrano, costringe, in breve tempo, la Danimarca alla pace, e le sue truppe invadono la Polonia, obbligando il sovrano, Augusto II, a lasciare il trono, e al suo posto fu messo Stanislao, un aristocratico gradito alla Svezia. La Svezia non riuscì a impedire la penetrazione russa nell'area del Baltico, e la seconda guerra del nord, terminò con la pace di Nystadt, in cui la Svezia cede i suoi possedimenti in Germania all’Hannover, alla Russia e alla Danimarca, e riconosce le conquiste territoriali russe, mentre in Polonia torna Augusto II. La Russia divenne una delle grandi potenze europee, mentre il controllo Baltico della Svezia cade. Scoppiò la guerra di successione polacca: quando morì il re Augusto II, l’aristocratico messo sul trono precedentemente, rivendicò il trono, appoggiato dalla nobiltà polacca e dalla Francia, in quanto la figlia era la moglie del sovrano francese Luigi 15. Egli dovette scontrarsi con le pretese di successione di Augusto III, figlio del defunto sovrano, sostenuto dall'impero e dalla Russia. I Borbone di Francia e di Spagna dichiararono guerra agli Asburgo. La Francia occupò la Lorena e Milano, e gli spagnoli invasero la Sicilia e Napoli. La pace di Vienna cambiò ulteriormente la mappa politica europea. Il trono polacco fu infine dato ad Augusto III. 19.4 Due anni dopo la pace di Vienna, in seguito alla morte senza eredi dell’imperatore Carlo 6, scoppia la guerra di successione austriaca. Carlo 6 in primo luogo, aveva designato, come successore a trono, Francesco I, marito della figlia Maria Teresa; in secondo luogo, emanò la Prammatica sanzione, un editto con cui aveva modificato la legge di successione, privilegiando la discendenza diretta, anche se femminile. Quindi, in mancanza di eredi maschi, una figlia femmina poteva succedere al posto del fratello del sovrano. Salì perciò al trono Francesco I, e furono estromessi, i sovrani di Sassonia e Baviera, i mariti delle due figlie del fratello maggiore e precedente imperatore, che rifiutarono di riconoscere la Prammatica sanzione, e sostennero l'elezione al trono imperiale del duca Carlo Alberto di Baviera. Maria Teresa tratta la pace con Federico II di Prussia cedendo la Slesia, riesce poi ad attirare dalla propria parte la Gran Bretagna, le province unite e il regno di Sardegna. In Italia, la Repubblica di Genova viene occupata dalle truppe austriache e inizia un’insurrezione. (lancio del sasso da parte di un ragazzo genovese). La guerra di successione austriaca si concluse con la pace di Aquisgrana, che sancì la conquista prussiana della Slesia, e assegnò al figlio (2) di Filippo 5 di Spagna, il Ducato di Parma e Piacenza. 20. L’espansione europea e le nuove gerarchie economiche Durante il 18 secolo, le compagnie commerciali dell'Inghilterra e della Francia, cominciarono ad avere interessi su scala mondiale. Tra inglesi, francesi e olandesi ci fu una concorrenza agguerrita. Nella seconda metà del 700, la concorrenza in India e in America settentrionale, fra inglesi e francesi, si trasforma nella Guerra dei 7 anni, da cui cui ne esce vittoriosa la Gran Bretagna, che fu la dominatrice dei mari, grazie alla maggiore marina mercantile e da guerra del tempo. Si affermò il dominio politico-territoriale delle compagnie commerciali europee nelle aree su cui girano i rispettivi interessi economici. Si formò una gerarchia mondiale che, nel 19 secolo, diede origine al colonialismo. 20.1 Nella seconda metà del 600, gli imperi della Spagna e del Portogallo, risentirono del declino delle rispettive corone sulla scena politica europea. Il Portogallo, concluse un’alleanza politica ed economica con l’Inghilterra: nel 1662, la base indiana di Bombay venne ceduta agli inglesi come dote della principessa lusitana, che sposa il re Carlo II Stuart. Il Portogallo riesce a riprendere il controllo delle basi in Angola e del Brasile, che divenne la nuova frontiera dell’espansione coloniale portoghese, con la fondazione della Compagnia generale del commercio del Brasile. Inoltre, in Brasile, la coltivazione della canna da zucchero, diventa la principale attività. Ci fu la scoperta di giacimenti d'oro e di diamanti, nella provincia di Minas, che portarono ad un incremento del traffico di manodopera, l'afflusso di coloni, e il potere di acquistare merci europee, come i manufatti tessili inglesi. Dopo il 1766, in seguito al calo della produzione d'oro delle miniere, le esportazioni riguardarono le colture, soprattutto del tabacco e del cotone, che alimentarono i traffici con la Gran Bretagna. L'impero coloniale spagnolo, che si concentrava per lo più in America centrale e meridionale, esercitò il monopolio dei traffici con le sue colonie, ma incontrò numerose difficoltà, come le grandi distanze di navigazione a vela, fra il porto di Siviglia, e il Nuovo Mondo, o gli attacchi dei corsari e nemici. Inoltre, l'economia spagnola non sapeva produrre i manufatti richiesti dalle società coloniali, ed era costretta ad acquistarli negli altri paesi europei, pagandoli con l'argento americano. Lo sviluppo dell’attività di contrabbando permise l'arrivo di merci non spagnole, nelle colonie americane. Dal 16 secolo, la Spagna ricorse al metodo dell’asiento, un appalto del commercio di schiavi con le colonie spagnole, che viene attribuito per mezzo di una gara, a singoli o a compagnie. Quando Filippo 5 di Borbone, nel 1700, salì al trono, la Francia si aggiudicò l’asiento de negros. Il trattato di Utrecht attribuì alla Gran Bretagna l'esclusiva, nella fornitura di schiavi africani nelle colonie spagnole, e il permesso di inviare ogni anno, alle due maggiori fiere coloniali, un vascello carico di merci britanniche. L'America spagnola stava diventando una colonia commerciale inglese. 20.2 Nel 18 secolo, l'Inghilterra divenne la prima potenza commerciale del mondo. Gli atti di navigazione favorirono lo sviluppo dell’industria navale e di una potente marina, mercantile e militare. Alla fine del 700, la Gran Bretagna esercitò il monopolio mondiale dei servizi marittimi. La compagnia francese delle indie occidentali riuscì a soppiantare gli olandesi nel monopolio commerciale con le colonie francesi delle Antille. Durante la prima metà del 18 secolo, la Gran Bretagna era guidata da Walpole. La classe whig, della quale Walpole era il maggiore esponente, puntava al benessere interno e alla difesa delle libertà tradizionali, mantenendo la pace. I gruppi che avevano sostenuto per anni Walpole, gli voltano le spalle, ritenendo più efficace una politica aggressiva contro la Spagna e la Francia. William Pitt, detto il Vecchio, con delle campagne di stampa e offensive parlamentari ottenne le dimissioni di Walpole, e nel 1746, salì al governo rappresentando gli interessi dei settori della società inglese che volevano un governo difensivo, e impegnato nell’espansione dei possedimenti coloniali. Da qui scaturisce la partecipazione inglese alla guerra dei 7 anni, il conflitto europeo che vide la Gran Bretagna e la Prussia, alleate contro: la Francia, l'Austria e la Russia, e che si concluse con la Pace di Parigi, con cui la Gran Bretagna ottiene, dalla Francia, il Canada e i territori a est del Mississippi, e, dalla Spagna, ottiene la Florida. Nel continente americano, crebbe la popolazione e aumentò la domanda di manufatti importati dall'Europa. A metà secolo, la Gran Bretagna ebbe un boom di esportazioni, soprattutto tessili. Nel vecchio continente, i mercanti britannici acquistavano le merci che l'Inghilterra non aveva, e che erano richieste dal mercato interno oppure servivano per essere riesportate. Con la crescita delle piantagioni, crebbe il fabbisogno di manodopera servile. Nel 18 secolo, la tratta degli schiavi, verso le colonie americane, rappresentò una delle direttrici dei commerci triangolari fra Europa, Africa e America. Solo nel 1808 il Parlamento di Londra abolirà la tratta nelle colonie britanniche. 20.3 Durante il 700, il valore delle importazioni di spezie si riduce, e aumenta quello dei manufatti soprattutto tessili. Il principale produttore dei manufatti di cotone fu l'area nord-orientale dell'india. La compagnia delle indie orientali riuscì a battere la concorrenza olandese, poiché misero per primi le mani, sulla produzione bengalese, rivelandosi più abili nel costruire rapporti vantaggiosi con i mediatori locali. Per evitare l'uscita di argento verso l'Asia e la Cina, dove il metallo prezioso era l'unica moneta accettata, le compagnie europee ricorsero a commerci triangolari. Gli uomini della compagnia delle indie orientali inglese, cominciarono a pagare il tè mediante il contrabbando dell’oppio, una merce molto richiesta dal mercato cinese. Nel 1744, la rivalità economica tra Francia e Inghilterra si trasformò in uno scontro nel quale furono coinvolti anche i principi indiani. Il conflitto in India proseguì fino agli accordi franco-inglesi, che resero neutrali tutti i territori al di là del Capo di buona speranza. Il successivo trattato di pace stabilì l'affermazione dell’egemonia britannica in India. La compagnia assunse l'amministrazione del territorio bengala, e diventò la padrona della sua economia. La compagnia francese invece, subì un declino, fino alla soppressione. I prodotti indiani furono pagati, non più con l'argento, ma scambiati con merci europee. Gli operai tessili e i produttori furono costretti, per legge, a fornire alla compagnia gran parte della loro produzione con prezzi da essa stabiliti. Nel 1784 e nel 1813, il Parlamento inglese con, l’India Act e il Charter Act, pone le attività della compagnia sotto il controllo politico, finanziario e militare dell’autorità di Londra, e ne abolisce il monopolio del commercio con l'India. 20.4 Nel corso del 18 secolo, i traffici dell'Atlantico divennero più importanti di quelli sul Mediterraneo. Sulle rotte che collegavano Europa, Asia, America e Africa, comparvero nuove mercanzie, delle quali i paesi del Mediterraneo erano acquirenti. Nel 700, le flotte olandese, inglese e francese dominavano il bacino del Mediterraneo sia nei servizi marittimi sia per la vendita di prodotti coloniali e metalli. L'Italia meridionale ebbe una notevole penetrazione economica britannica. Alla fine del 600, si diffuse la coltivazione del gelso nelle campagne italiane. Anche la produzione serica crebbe nel nord, mentre il sud si dedicava all'esportazione di seta greggia. 21. Vita urbana e mondo rurale Alla fine del 500, le popolazioni europee ebbero un peggioramento delle proprie condizioni di vita. Vi fu una notevole richiesta di terra da coltivare da parte delle famiglie contadine. L'incremento della popolazione, e della domanda dei prodotti agricoli, spinse i proprietari terrieri ad accrescere le proprie entrate, producendo di più, e pagando bassi salari. 23. L’Illuminismo Nel seconda metà del 700 nacque l'illuminismo, uno stile di pensiero che impose una diversa atmosfera intellettuale, più libera e spregiudicata, nemica del principio di autorità. Questo mutamento fu reso possibile dalla presenza di formazioni statuali, come l'Inghilterra e le Province Unite, in cui si pratica una relativa tolleranza religiosa. Queste realtà politico-sociali basate sulla divisione dei poteri, contrastavano con la legittimazione sacrale e la teorizzazione assolutistica. In Inghilterra e nelle province unite, nel 600, nacquero due filoni intellettuali fondamentali che posero le basi dell'illuminismo: il giusnaturalismo olandese, una dottrina fondata sulla superiorità della natura sul diritto naturale e la sua superiorità sul diritto positivo, e il deismo, che crede nel principio razionale divino, ma rifiuta ogni rivelazione. cioè la contestazione del concetto di religione rivelata a favore dell'idea di una legione naturale, che va scoperta e analizzata alla luce della ragione. 23.1 Tra il 17 secolo e il 18 secolo, si verificò una trasformazione degli orientamenti culturali e degli stili di vita, che gli studiosi hanno definito “crisi della coscienza europea”. L’atteggiamento verso il nuovo è riassunto dalla discussione sulla superiorità degli antichi rispetto ai moderni, chiamata querelle e iniziata in Francia. Fin dall' umanesimo e del Rinascimento, il mondo classico rappresentò per la cultura europea, una fonte di autorità preziosa è alternativa alla Bibbia. Tuttavia, adesso, si cominciò a dubitare di questa superiorità, e si sosteneva che, le realizzazioni dell’età classica, dovevano cedere il passo, rispetto a quelle dell'età moderna. Si iniziò a elaborare un’idea diversa della storia, una concezione evolutiva di tipo lineare della storia umana, attraversata dal progresso. Vi era il libertinismo, nato all’interno della Riforma Protestante, era soggetto alla devozione allo Spirito Santo, e identificava un atteggiamento individuale, che rifiutava l'ubbidienza a ogni chiesa istituzionale. Criticato e combattuto da Giovanni Calvino, il libertinismo si estinse per dar luogo a un atteggiamento più complesso: con il termine “libertini”, si identificarono gli spiriti liberi che, sostanzialmente atei, possedevano e praticavano una propria etica. Il libertinismo diventa così un atteggiamento di superiorità, e di distinzione, che conduce alla teorizzazione di un’assoluta libertà di pensiero, e che finisce per influenzare i costumi di vita. In seguito l'espressione libertino identificherà un individuo dedito a letture, con comportamenti estranei alla morale corrente. 23.2 Dopo la morte di Luigi 14, nel 1715, la Francia visse un’epoca di allargamento degli orizzonti culturali. La maggiore libertà di stampa consentì la diffusione di idee eterodosse, e la congiuntura politica favorì la conoscenza del modello politico-istituzionale e socio-culturale inglese. Dall’Inghilterra e dall’Olanda giunsero testi di autori deisti e libertini. L'attrazione per l'Inghilterra, con il tempo, in Francia, diventerà uno stile intellettuale, carico di significati politici antidispotici. Montesqieu, animato da una prospettiva scettica e pessimistica sulla natura profonda delle passioni umane, propose la divisione dei poteri come strumento fondamentale per la conservazione della libertà: egli prese come riferimento la monarchia parlamentare e costituzionale inglese, in cui i corpi intermedi e le istituzioni di garanzia giocavano un ruolo fondamentale. Nelle lettere persiane di Montesqieu critica rappresentarono la presa di coscienza collettiva dei mali tradizionali della società francese. Con la pubblicazione delle lettere inglesi di Voltaire, la Gran Bretagna, divenne per i francesi un modello alternativo. L'Inghilterra descritta da Voltaire, rappresentava ciò che la Francia voleva essere: un paese libero e tollerante, aperto la discussione filosofica e lontano dalla società di antico regime. Con Voltaire, l'illuminismo assomigliò ha un elemento intellettuale coerente che si batteva per il progresso civile. I philosophes, cioè gli illuministi, ebbero opinioni differenti su molti temi, ma furono accomunati dalla tendenza a contrapporsi alla visione parareligiosa del mondo sociale, e dalla volontà di esercitare un’influenza sulle scelte dei governi attraverso l'opinione pubblica. Voltaire, divenne il consigliere di Federico II, re di Prussia, chiamato re filosofo. Con Voltaire, la storia non fu più incentrata sul mondo antico. La sua Europa incluse i popoli dell'Asia e delle Americhe, con le loro religioni diverse dal cristianesimo. Inoltre, il suo sguardo non si soffermò solo sugli avvenimenti bellici e le vicende dinastiche, ma si allargò a comprendere fenomeni sociali complessi. 23.3 L’Encyclopédie, fu il manifesto ideologico del pensiero illuministico. Essa fu scritta da Diderot e d’Alembert, ed ebbe come obiettivo, quello di raccogliere tutto il sapere in un'unica opera. Composta da 17 volumi e 11 tavole illustrate, viene pubblicata per la prima volta nel 1750. Una delle caratteristiche principali dell’Encyclopédie fu l’attenzione riservata alla scienza e alle tecniche. Solo il pensiero scientifico-matematico poteva addentrarsi nei misteri della natura alla scoperta delle leggi della vita. Nel 18 secolo, nel campo delle scienze naturali ci fu una classificazione delle specie vegetali e animali, e l'analisi dei microrganismi. Ci fu la diffusione di concezioni filosofiche innovative come nacque il sensismo, cioè la tendenza a ricondurre la conoscenza umana ai dati dei sensi e dell'esperienza. Si diffonde anche il materialismo, una visione di tipo meccanicistico della natura e dell'umanità che esclude per esempio, l'esistenza dell'anima o di Dio. 23.4 I pensatori illuministi volevano fondare, su basi nuove, la visione della società. Per gli esponenti della corrente dell’utilitarismo, l'uomo va guardato per quello che è, e non per quello che dovrebbe essere. Anche la realtà sociale è immaginata come comprensibile, alla luce di leggi, regole naturali che regolano il comportamento umano. Secondo Quesnay, il medico di corte, l’economia andava studiata come una formazione naturale dotata di proprie leggi. La natura è ciò che dava valore alle merci, mentre le successive trasformazioni in manufatti, non aggiungerebbero valore. Per i fisiocratici, (fisiocrazia, la corrente di pensiero di Quesnay), il meccanismo economico doveva svilupparsi naturalmente, cioè con maggiore libertà d'azione possibile. Il padre dell’economia politica moderna, fu Adam Smith, autore del trattato “indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle Nazioni”. Egli si basò su questo pensiero utilitaristico, che vedeva nei comportamenti individuali, la base del benessere sociale. Secondo lui, ciò che rendeva utili le azioni egoistiche degli individui, era l'esistenza del mercato, che distribuiva la ricchezza. Riteneva inoltre, che il valore fosse frutto del lavoro umano. Mentre per Smith, la divisione sociale del lavoro costituiva la chiave di svolta del progresso umano, per il pensatore Rosseau, era il segno di un grave arretramento, una caduta dell'uomo dalla felicità dello Stato di natura. Da qui derivò la diseguaglianza sociale. L'illuminismo fu la rottura di un universo mentale dogmatico ancora dominante, e l'apertura di una fase di critica degli ordinamenti esistenti dei saperi consolidati dell'autorità stabilite. 24. dispotismo riformatore +7guerra anni governo monarchico nel quale il sovrano attua riforme illuministiche Nella seconda metà del 18 secolo, ci fu la tendenza dei sovrani a modificare gli assetti giuridici, economici e politico-sociali dei loro regni. Per secoli, il sovrano fu rappresentato come il difensore degli equilibri stabiliti e il distributore della giustizia, e non come qualcuno che modifica lo stato delle cose. Ciascun sovrano pensava di dover ingrandire i propri domini per rendere gloriosa la propria dinastia, hai danni dei paesi vicini e delle dinastie concorrenti. La potenza dell'esercito dipendeva dalla capacità dell’apparato fiscale di prelevare somme sempre maggiori di denaro dai sudditi. Convocare le assemblee rappresentative per richiedere donativi straordinari, (nuove imposizioni), ebbe degli inconvenienti. Spesso, per comprare i voti di parlamentari, occorreva fare delle concessioni che, in termini monetari, valgono più di quello che si riesce a ottenere. I sovrani quindi, governavano senza convocare le rappresentanze dei sudditi, sperimentando diversi sistemi per aggirare il divieto di imporre nuove tasse. Durante il 17 secolo, nei domini asburgici, si diffuse il cameralismo, una corrente di pensiero che avanzava proposte teoriche e pratiche per il miglioramento dell'efficienza delle rendite imperiali. Le scienze camerali, cioè l'economia, la scienza delle finanze e dell'amministrazione, tentarono di migliorare l'amministrazione del dominio dinastico, connettendo la politica economica e fiscale e modificando gli apparati statali. Anche nella Spagna degli Asburgo si diffuse l'abitudine, da parte di studiosi e intellettuali, di fornire al sovrano proposte per il miglioramento del Regno. 24.1 Dopo la crisi politica di metà secolo, in Europa si riaffermò la politica, intesa come scienza del dominio e disciplina segreta, riservati a pochi. I testi a stampa politici diminuiscono, fino a sparire a causa della censura, mentre crescono le gazzette, fogli di informazione a pagamento che raccontavano i principali avvenimenti della politica europea, con descrizioni e racconti, che offrivano spunti di riflessione sulle caratteristiche e i difetti della vita collettiva. Alla fine del 600, si affermarono dottrine secondo cui, i sovrani avevano a disposizione una potestà ordinaria e straordinaria libera da controlli, (a somiglianza di Dio, che potevano compiere miracoli). A differenza di Dio però, i sovrani dovevano spiegare ai propri sudditi il motivo delle misure straordinarie. Il rischio era di essere percepiti, non più come sovrani, ma come dei tiranni. Si affermò la figura del consigliere del principe, che si offriva spontaneamente al servizio del re, provenendo dalle file dell’opinione pubblica colta. Sacerdoti, funzionari, ed esponenti delle professioni liberali, volevano migliorare la vita sociale. L'accoglimento di una proposta dipendeva dalla volontà sovrana, influenzata dalle fazioni cortigiane. 24.2 La guerra dei 7 anni , 1756 -1763 , fu il primo conflitto bellico di dimensione planetaria, e la presa d’atto del mutamento irreversibile, dei rapporti di forza tra le potenze europee. I 2 secoli precedenti furono caratterizzati dalla rivalità, tra gli Asburgo dei due rami spagnolo e austriaco, e i sovrani di Francia. Con la guerra dei 7 anni, la Francia e l'impero si trovarono allineate da una stessa parte. Questo, evidenziò la forza militare della Gran Bretagna e della Russia. All'origine del conflitto vi sono due diverse questioni politico-diplomatiche: la rivalità tra la Francia e la Gran Bretagna per i possedimenti coloniali in America settentrionale e in India, e i dissidi tra la Prussia e l'impero per il possesso della Slesia, occupato dalla Prussia durante la guerra di successione austriaca. Nel 1756 abbiamo: da un lato la Francia, la Russia, la Svezia e l'impero; dall'altro abbiamo la Prussia e la Gran Bretagna. Federico II di Prussia mosse guerra all'impero. Nonostante le sue prime vittorie militari, nel 1759, la Prussia viene invasa, liberandosi in seguito all'uscita dalla guerra della Russia e della Svezia. Con la pace di Parigi del 1763, la Slesia rimase alla Prussia, mentre la Gran Bretagna ottenne vantaggi territoriali. Alla Francia vengono tolte le colonie nordamericane, e viene espulsa dal nord- america. Nacquero 2 supremazie militari: la Gran Bretagna fu la prima potenza navale e coloniale europea, con un governo monarchico parlamentare; la Prussia, grazie al suo esercito, divenne la prima potenza militare continentale, con un governo assolutistico e dispotico, ma con una spinta riformatrice. 24.3 Il re di Prussia dal 1740 al 1786, Federico II detto il Grande , rappresentò il modello del sovrano assolutistico, sensibile alla cultura illuministica. Divenuto sovrano, proseguì lungo le tradizionali direttrici assolutistiche, incentrate sulla politica di potenza e sul rafforzamento dell'economia prussiana. Egli curò il rafforzamento dell’esercito, nel quale coinvolse la piccola nobiltà rurale prussiana. Federico II, costruì la sua immagine di “sovrano tollerante”, protettore dei commerci, attento a favorire la diffusione dell’istruzione, contrario alla tortura e alla pena di morte. Egli, cercò di trasformare gli apparati statali in strumenti di trasmissione degli ordini centrali. Nel 1764, alla morte di Augusto III, re della colonia, Federico II sì mise d'accordo con la Russia per scegliere un nuovo sovrano e, in seguito alla guerra civile nella Polonia del 1772, promosse un accordo con l'impero e la Russia per la spartizione della Polonia. Alla base della fama di Federico II, vi è la costruzione dell'identità Proto nazionale prussiana. Anche Caterina II, chiamata così dopo aver sposato l'erede al trono russo, zarina di Russia, sarà detta Nacquero le assemblee dei notabili di nomina regia nelle quali, da una parte, vi era chi puntava a una trasformazione della monarchia in senso costituzionale, dall'altra, i settori più conservatori della nobiltà e del clero, videro nell'indebolimento della monarchia un’occasione per redistribuire il potere a vantaggio degli ordini privilegiati. Nel 1788, di fronte all'impossibilità di trovare una soluzione alla crisi politico-finanziaria, il sovrano e i suoi ministri convocarono gli Stati generali, l'unica istituzione in grado di autorizzare l'imposizione di nuove tasse, per il mese di maggio del 1789. Gli Stati generali francesi erano divisi in tre ordini che si riunivano in camere separate: il clero, la nobiltà, e il terzo stato, cioè i rappresentanti della popolazione, che pagavano le tasse CAUSA. Nel 1789, le elezioni dei rappresentanti agli stati generali, si svolsero in un clima di incertezza, soprattutto su 2 punti: sul numero di rappresentanti da attribuire al terzo stato, e sulle modalità di voto degli stati generali. Una parte della nobiltà francese liberale, propose agli stati generali, un modello di monarchia parlamentare all'inglese, con rappresentante il duca d’Orleans che costituì il partito patriota, con lo scopo di acquisire la maggioranza agli stati generali, possibile solo adottando il voto per testa. I settori più conservatori della nobiltà e del clero, cercarono di acquisire la maggioranza tra i rappresentanti, e di ottenere il mantenimento del voto per ordine. Luigi 16 oscillò tra i due schieramenti, spesso trascinato dalla moglie Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa d'Asburgo. Le scelte incoerenti del sovrano, come quella di richiamare Necker e poi licenziarlo, aggravano la situazione. Il 17 giugno del 1789, rifiutando il voto per ordine, i rappresentanti del terzo stato si proclamano assemblea nazionale, cioè rappresentanza della nazione. Il ricongiungimento dei raggruppamenti minoritari liberali della nobiltà e del clero all'assemblea, costrinse Luigi 16 a riconoscere la trasformazione degli stati generali in un'assemblea nazionale costituente. 26.3 Dopo la nascita dell'assemblea nazionale, vi fu il timore di un possibile colpo di Stato da parte del sovrano per stroncare il regime rappresentativo. Questo, provocò l'insurrezione del popolo di Parigi che, il 14 luglio del 1789, devastò la Bastiglia, carcere simbolo del dispotismo. Si manifestò così, il protagonismo popolare. La diffusione di temi politici era organizzata da gruppi, detti club, presenti in assemblea. I nobili reazionari, come Carlo di Borbone, fuggirono da Parigi, e fu creato un partito degli emigrati. Ciò, produsse un clima di sospetto che coinvolse direttamente la figura del sovrano. Venne costruita l'immagine dell'aristocratico privilegiato, che trama nell'ombra per difendere l'antico regime dispotico, e che combatte per la libertà, l'uguaglianza e la fratellanza dei cittadini. A Parigi si insediò un nuovo governo municipale: la Comune, espressione del movimento rivoluzionario, e dotato della guardia nazionale, cioè una milizia armata. Nelle campagne si diffusero delle sommosse cittadine, chiamate “grande paura”. Il 4 agosto 1789, la nobiltà liberale guida l'assemblea nazionale a proclamare l'abolizione del regime feudale. La piazza, cioè l'azione violenta delle masse popolari, inizialmente pilotata dei gruppi politici dell'assemblea, diventò sempre più autonoma. A Parigi si formarono i sanculotti, chiamati così perché indossavano i pantaloni lunghi e non i pantaloni corti chiamate culottes. L'assemblea voleva costruire un nuovo equilibrio costituzionale. Ci furono delle irruzioni violente della folla popolare, una di queste è quella delle “giornate rivoluzionarie”, ed è costituito dalla marcia del popolo di Parigi su Versailles che, il 5 ottobre 1789, costrinse il sovrano a trasferirsi nella capitale seguito dall'assemblea nazionale. Il 29 agosto viene proclamata la “dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino”, con la quale vengono riconosciuti i diritti individuali come naturali, e viene sancita l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Ci furono delle riforme drastiche: vennero soppressi i parlamenti, il potere giudiziario fu separato dal legislativo ed esecutivo, il paese venne diviso in 83 dipartimenti, ci fu la costituzione civile del clero. Molti aristocratici e religiosi che non prestavano giuramento al nuovo regime, decisero di emigrare. Ci fu l'approvazione della legge “le Chapelier”, che abolì le corporazioni e dichiarò la libertà del lavoro e di iniziativa economica, vietando lo sciopero. Luigi 16 decise così di abbandonare la Francia, e nel 1791 fugge da Parigi. La carrozza sulla quale lui e la sua famiglia viaggiavano venne però intercettata, e il sovrano venne ricondotto a Parigi. La maggioranza decise per il mantenimento della forma di governo monarchico-costituzionale, e nel settembre del 1791 viene proclamata la costituzione. 26.4 Gli eventi che segnarono i primi 2 anni della rivoluzione, videro una serie di mutamenti nel sistema politico francese. La corte cessò di essere un luogo di proposta politica, e con l'emigrazione di molti esponenti dell'aristocrazia e dell'alto clero, il sovrano chiese aiuto alle potenze straniere. Il fratello del re, cioè il Conte di Artois, e i circoli dei nobili emigrati, tentarono di coinvolgere l'imperatore Leopoldo II, e il sovrano di Prussia Federico Guglielmo II, in una coalizione militare, volta a soffocare la rivoluzione, e restaurare l'antico regime in Francia. La diffusione di temi politici era organizzata da gruppi, detti club politici, presenti in assemblea: GIACOBINI: guidati da Robespierre, inizialmente erano fautori di una monarchia costituzionale, poi a partire dalla tentata fuga del re Luigi 16, furono repubblicani. FOGLIANTI: di Mirabeau e La Fayette, auspicavano a una monarchia costituzionale. CORDIGLIERI: di Danton, Marat, Hebert, repubblicani che chiedevano salari più alti per gli operai e occupazione sicura. GIRONDINI: con Brissot più estremista e La Fayette più moderato, volevano una costituzione favorevole agli interessi della media borghesia. La folla di Parigi, il 10 agosto con un attacco il Palazzo Reale delle Tuileries, e costrinse l'assemblea legislativa a far arrestare Luigi 16 per tradimento della patria. Venne formato un comitato esecutivo provvisorio, e stabilita l'elezione a suffragio universale maschile di una nuova assemblea, la Convenzione, per dare alla Francia una nuova costituzione repubblicana. Il nuovo leader dai giacobini, fu Maximilien de Robespierre detto L’incorruttibile, un avvocato, mentre alla guida dei girondini ci fu Jacques-Pierre Brisso. Si iniziarono a istituire dei tribunali straordinari per processare coloro che tramavano alle spalle della rivoluzione. Queste misure resero possibile la vittoria militare di Valmy contro imperiali e prussiani, il 20 settembre 1792. Due giorni dopo, la convenzione, appena riunita, proclamò la prima Repubblica francese e Luigi 16 fu condannato a morte, e giustiziato il 21 gennaio 1793. 26.5 Dopo la morte di Luigi 16, le potenze europee formarono una coalizione antifrancese. Parigi era in mano ai sanculotti e questo, fece registrare una pressione sulla convenzione da parte delle masse popolari. In pochi mesi, alla maggioranza girondina che guidava la convenzione, la situazione sfuggì di mano. Nel 1793, la folla, detta montagna, costituita da giacobini, e fazioni radicali dell'assemblea, assediano in armi la convenzione che, spaventata, ordina l'arresto di 29 deputati girondini accusati di agitazione contro-rivoluzionaria. L'anno stesso, la convenzione approva la costituzione detta “dell’anno 1”, avanzata in senso democratico, che non entrerà mai in vigore. In diverse province esplosero sollevazioni girondine federaliste, contro il potere dei giacobini e di Parigi. Il potere viene assunto dal comitato di salute pubblica, un organo formato da 12 membri, fra i quali Robespierre, e altri esponenti montagnardi. Questo organo decise di eliminare gli avversari politici: nacque così, la fase del terrore. Esponenti del passato regime, come la regina Maria Antonietta e il duca d'Orleans, vengono ghigliottinati. Nel 1794, la convenzione ordina l'arresto di Robespierre, visto come tiranno, che viene subito ghigliottinato, mentre il comitato viene sciolto. L'eliminazione della classe politica radicale fa riapparire i filomonarchici che si dedicano a una serie di vendette personali contro giacobini e sanculotti, questo ci fu il terrore bianco, che indicò i massacri commessi da estremisti monarchici. La convenzione vara una nuova costituzione detta “dell'anno III”, moderata e con norme che limitano la libertà di stampa e di associazione. La costituzione assegna il potere esecutivo a un direttorio composto da 5 membri. 26. Napoleone Bonaparte Dopo la morte di Robespierre il potere va a Napoleone Bonaparte, un grande condottiero, abile politico, ed eccellente stratega. Egli inaugurò un periodo di preponderanza francese sulla scena politica e militare del continente europeo. Napoleone si fece incoronare imperatore dei francesi e non della Francia, per indicare che la sua legittimità discendeva dal consenso popolare, e non dalla successione dinastica. -Da una parte, fu l'erede della rivoluzione. Riaffermò il diritto dei francesi a scegliersi il proprio governo, e quello di mantenere alcune conquiste del periodo rivoluzionario. -D'altra parte, rappresentò la forza di un principio monarchico. Per molti francesi, stanchi delle violenze, si trattò di affidare le redini del governo a un uomo forte, in grado di imporre il proprio potere anche alle due posizioni estreme nel paese: i filomonarchici, che desideravano la restaurazione dei Borbone e il ritorno all'antico regime, e i giacobini , che volevano costruire una salda Repubblica con i principi della rivoluzione. Napoleone riesce a farsi accettare dalla maggioranza di loro. L'entrata in vigore della costituzione “dell'anno III”, nel 1795, non risolse i problemi di ordine pubblico in Francia. La clausola per la quale i 2/3 dei membri delle nuove camere, dovevano essere eletti tra i membri della convenzione, scatenò la protesta dei monarchici che, il 4 ottobre a Parigi, danno vita a un’insurrezione repressa dalle truppe di Napoleone. Una volta nominato, il primo direttorio, dovette subito affrontare una situazione difficile. La Francia restò in guerra con la Gran Bretagna, l'impero e il regno di Sardegna. Sul piano interno, il direttorio, assunse misure repressive nei confronti dei monarchici e dei giacobini. Inoltre, sventa a Parigi una cospirazione democratica-egualitaria, chiamata congiura degli eguali. Ci fu un attacco contro l'impero e il regno di Sardegna, lungo due direttrici: un'armata doveva varcare il Reno per impegnare le truppe imperiali, un'altra armata doveva valicare le Alpi per invadere il Piemonte e minacciare Lombardia austriaca. Il primo attacco falli, mentre le truppe napoleoniche no. Con la pace di campoformio, nel 1797, l'impero riconobbe la sovranità francese sui Paesi Bassi meridionali e sulla Lombardia, ottenendo in cambio i territori della Repubblica di Venezia. Le popolazioni dei Ducati padani, e dei territori papali ad essi confinati, danno vita a una Repubblica filofrancese, la cispadana, che adottò come simbolo il tricolore italiano. Poco dopo la cispadana divenne una Repubblica cisalpina, grazie all'annessione della Lombardia. Sconfitto l'impero, la Gran Bretagna si oppose alla Francia repubblicana. Il direttorio organizzò una spedizione militare guidata da Napoleone in Egitto. L'esercito egiziano fu sconfitto nella battaglia delle piramidi, ma la flotta francese venne sconfitta da quella inglese, comandata da Nelson. Il direttorio attua poi un colpo di Stato, chiamato “di frutti d'oro”, annullando i risultati delle elezioni del 1797 in cui vinsero i monarchici. Nelle elezioni del 1798 vinsero i giacobini e il direttorio reagì con un nuovo colpo di Stato, il 22 floreale, con cui annullò nuovamente le lezioni. 18 Brumaio: Nel 1799, un rivoluzionario protagonista della prima assemblea nazionale, decise di organizzare, insieme a Napoleone Bonaparte, un colpo di stato militare, detto il 18 Brumaio 1799. Colpo di stato: Questo segnò la fine della Francia rivoluzionaria e l’inizio della Francia napoleonica che sfocierà con l’auto incoronazione di Napoleone e la nascita del primo impero (1804). Napoleone entra in Parlamento e viene accolto con urla e insulti dai deputati che lo accusano di essere un violatore della costituzione. Le camere furono sciolte, e vennero assegnati i poteri ad un consolato formato da Napoleone-Ducos-Sieyès. Inizio del periodo Napoleonico: fine della rivoluzione francese, caduta del direttorio e nascita del consolato. colonie ci furono i primi tentativi di riforma: un primo tentativo si ebbe nel 1748 quando la presidenza del Board of Trade fu assegnata a Lord Halifax. La politica imperiale che prese forma dopo il 1763 può essere considerata come la ripresa dei disegni risalenti al quindicennio precedente e ai quali vanno ricondotti i progetti del 1752 e 1754 di un unione intercoloniale a scopi difensivi sotto un unico governatore per tutto il Nord America. Fondamentale in questo periodo è lo Stamp Act del 1765, una legge che introdusse nelle colonie i diritti di bollo su vari tipi di documenti. Le colonie si rifiutavano di pagare le tasse britanniche in quanto non vi era una loro “rappresentanza diretta” In Parlamento. D'altra parte, per il governo britannico vi era una “rappresentanza virtuale”. Il Parlamento, quindi, rappresentava “virtualmente” il regno intero. I whigs si opponevano alla teoria della “rappresentanza virtuale”. rientra in una serie di iniziative legislative che rappresentano un quadro complesso di politica imperiale. Dopo la pace di Parigi i governanti britannici furono alle prese con un enorme debito pubblico. Il ministero in carica, guidato da Lord Grenville, prese nel suo insieme la situazione americana e fece dei provvedimenti, noti come “il programma di Grenville”. La Royal Proclamation nel 1763 tracciò le linee guida per la suddivisione del territorio nord- americano. Questo provvedimento dette vita a quattro nuove province regie: Quebec, East e West Florida e Grenada. Inoltre i territori dell'ovest continentale furono posti sotto la sovranità della corona. Non fu più possibile l'espansione verso ovest. Il Sugar Act nel 1764 fu una misura nel quale il governo britannico abbassò le tariffe. Venivano quindi riscossi dazi inferiori ma con molta puntualità. Con questa legge crebbero i prodotti “enumerati” e ci fu la creazione di un nuovo tribunale di Viceammiragliato ad halifax. Il Currency Act nel 1764 trattò la questione già affrontata dal Board of Trade, cioè dell’emissione di carta-moneta coloniale. Vennero quindi proibite future emissioni di titoli cartacei. Il Quartering Act nel 1765 obbligò le colonie a fornire alloggio alle truppe britanniche. 4.NO TAXATION WITHOUT REPRESANTION La questione fiscale del 1763-1765 non riguardava solo le tasse. Nacque il principio “no taxation without representation” enunciato da James Otis che evocò la distinzione teorica tra diritto di tassazione e sovranità. Il diritto di tassazione apparteneva ai governi coloniali. Otis proponeva come unica soluzione quella di inserire una rappresentanza coloniale nel Parlamento imperiale, ma questa idea fu abbandonata. Non soltanto nessuna tassazione, ma neppure alcuna legislazione senza rappresentanza. Un opuscolo di Dulany rifiutava il concetto di rappresentanza virtuale. Per lui era fuori discussione che quelli definiti dalle carte coloniali fossero pieni poteri legislativi. Emerse l'immagine di un impero non fondato sulla sovranità del Parlamento, ma sull’idea di coesistenza di Gran Bretagna e colonie come membri di pari sovranità. Si creò un consenso intorno all'idea che la tassazione parlamentare delle colonie fosse contraria ai diritti e alle libertà dei coloni, poiché titolari di specifici diritti e sudditi inglesi. Apparvero le prime forme di concerto Inter-coloniale, come Nello “Stamp Act Congress” che, nel 1765, vedeva i delegati di 9 colonie scrissero un documento di protesta al Parlamento. Si diffondono atti di opposizione extra istituzionale e illegale per impedire l'applicazione dello Stamp Act. La campagna di protesta potè conseguire un risultato concreto: lo Stamp Act fu annullato. (fu approvato il Declaratory Act). Il governo convinse il Parlamento a ritirare tale legge e in cambio le colonie dovevano accettare il potere parlamentare di emanare leggi al posto loro. 4.2 Charles Townshend, un membro del nuovo governo di William Pitt, attuò nuove riforme: predispose nuove misure finanziarie per le colonie e riorganizzò il sistema doganale affidando all’American Board of Customs (ufficio centrale dislocato in America) le funzioni di controllo. Più avanti ci furono altri provvedimenti: venne proibito i governatori coloniali di approvare le leggi, ci fu la creazione del primo segretariato per le colonie americane, ci fu l'istituzione di tre nuove corti di Viceammiragliato a Boston, Philadelfia e Charles Town. Queste riforme furono viste come una limitazione dei diritti e delle libertà. Nacque una protesta che ebbe come epicentro il Massachusetts. L'opera di Dickinson, “letters from a Farmer in Pennsylvania”, condannò le leggi Townshend come incostituzionali. Le camere rappresentative coloniali inviarono petizioni al re. Il governatore del Massachusetts chiamò delle troppe a tutela dell'ordine pubblico. (1768-1770) Venne organizzato il boicottaggio delle merci inglesi. Il movimento per la non- importazione portò all'aumento di manifestazioni di patriottismo attraverso il consumo di beni esclusivamente americani. Nel 1760 era salito al trono Giorgio III. In questo periodo ritornò la conflittualità politica. Attorno al caso di John Wilkes, condannato per dicerie a mezzo stampa ed escluso dal Parlamento per la sua attività di propaganda antiministeriale, prese forma un movimento popolare radicale e il parlamento e il governo furono accusati di colpire l'opposizione popolare e i diritti dei sudditi inglesi. Intanto in Gran Bretagna si va a diffondere la teoria della cospirazione. A cospirare erano i patrioti americani, cioè dei personaggi che con false pretese hanno saputo ingannare i sudditi americani. Nel 1770 il controllo del governo passò nelle mani di Lord North, che come prima cosa egli annullò le leggi Townshend. Non furono soppressi tutti i dazi, ma si lasciò quello sul tè. Questo fu voluto come simbolo del potere parlamentare di tassare le colonie per finalità fiscali, cioè il potere sancito dal Declatory Act. Tutto ciò non portò entusiasmo nelle colonie, poiché gli americani volevano il riconoscimento dei principi considerati fondamentali per la ricostruzione dell’impero (Il governo della legge, la tutela di libertà essenziali, il rispetto della proprietà e la tassazione basata sul consenso. Nel 1770, durante l'annullamento delle leggi Townshend a Londra, una truppa di giubbe rosse, a Boston, aprì il fuoco su un gruppo di civili uccidendo 5 persone. Fu un evento accidentale, ma immediatamente l’episodio diventò il “massacro di Boston”. 5.BOSTON TEA PARTY La calma che seguì il “massacro di Boston” fu momentanea. In questo periodo vi furono degli incidenti: il più famoso fu nel 1772 la distruzione di una goletta dei servizi doganali al largo del Rhode Island, a opera di un gruppo di mercanti locali. Nello stesso periodo furono compiuti altri passi verso la mobilitazione politica intercoloniale, con la creazione nel 1772 e nel 1773 di comitati permanenti di corrispondenza in molte città. Ne scaturirono dichiarazioni dei diritti coloniali che furono la dimostrazione della determinazione a resistere all'autorità del Parlamento britannico. La prima manifestazione di un simile atteggiamento fu quella della Camera dei rappresentanti del Massachusetts, che nel 1783, adottò un documento che rivendicava l'esenzione da qualsiasi forma di controllo parlamentare. 5.1 All'inizio del 1773 vi furono molti scontri tra governatori e assemblee. 3 anni dopo il massacro di Boston, Lord North approvò il Tea Act, una legge che salvò la Compagnia inglese delle Indie Orientali dalla bancarotta. Fu abbassato il prezzo del tè importato in America, inoltre la legge dava la possibilità alla Compagnia di vendere tè sul mercato americano. Questa legge però andava in contrasto con gli interessi dei mercanti coloniali di te. Così nel 1773 i bostoniani gettarono, nelle acque del porto, il carico di tè di una nave della East India company, questo avvenimento è noto come il “Boston Tea Party”. Ne seguirono provvedimenti da parte del governo di North noti come “Intolerable Acts”: -fu chiuso temporaneamente il porto di Boston; -il Consiglio Provinciale fu trasformato in un organismo di nomina regia; -furono rafforzati i poteri dei governatori. Nel giugno 1774 ci fu il Quebec Act, una legge che concedeva tolleranza religiosa ai sudditi cattolici dell’ex colonia francese. 5.2 Nel 1774, a Philadelphia, venne convocato il Primo Congresso Continentale che procedette con cautela per evitare che la crisi potesse sfociare in una lotta armata. Fu emanato un documento noto come “associazione continentale”, in cui si decise di ricorrere a nuove misure di boicottaggio. L’assemblea però non si trovò d’accordo sulla stesura di un documento formale che sancisse i diritti delle colonie. Inoltre, l'assemblea, denunciò gli effetti economicamente oppressivi degli atti di navigazione, ma non rifiutò il vincolo imperiale che univa le colonie alla madrepatria. Ci furono due figure che proposero soluzioni più radicali: James Wilson nelle “Considerations on the Authority of Parliament”, e Thomas Jefferson in “A Summary View of the Rights of British America”. Entrambi elaborarono una soluzione costituzionale centrata sull'indipendenza legislativa delle colonie. Secondo Wilson e Jefferson il Parlamento britannico e i legislativi coloniali dovevano trovarsi sullo stesso piano all'interno dell'impero. Si trattava di una teoria della costituzione imperiale che vedeva l'impero centrato sulla figura del sovrano, e non sul Parlamento. Ammettendo l'idea britannica della sovranità parlamentare non solo sulla corona , ma anche sulla legge, risultava svuotato, secondo i whigs americani, il principio del “governo della legge”. Questo concetto aveva assunto 2 significati diversi: -In Inghilterra coincideva con l'idea di “adesione al comando del potere legislativo”. -In America continuava a indicare la supremazia del diritto sul potere. Giorgio III avrebbe potuto accettare la petizione del congresso per l'annullamento delle leggi Coercitive (Intolerable Acts), ma così non fu, infatti egli non rinunciò al principio del Declaratory Act, del potere parlamentare di legiferare su ogni aspetto della vita coloniale. Questo poiché vi era il timore che, concedendo la vittoria ai coloni, tornassero le iniziative dei radicali inglesi. Si pensò di procedere con fermezza e che, con l'esibizione della forza militare, le colonie si sarebbero arrese. Primi mesi del 1775. Intanto, in America, l'azione politica coloniale aveva imboccato strade extra legali e andava aumentando l'antagonismo tra patrioti whig e lealisti filobritannici. Nell’Aprile del 1775, il governo britannico dichiara lo stato di ribellione del Massachusetts. Da qui si ebbero i primi combattimenti a Concord, Lexington e Bunker Hill, una guerra destinata a durare 8 anni. Un mese dopo fu inaugurato a Philadelphia il Secondo Congresso Continentale. A differenza del primo, agì come un organismo deliberativo ed esecutivo, fino ad assumere, dopo la dichiarazione di indipendenza, la funzione di governo provvisorio. Il Parlamento bocciò le proposte di Burke del marzo 1775 per la riconciliazione sulla base dell’abolizione delle leggi fiscali punitive e del riconoscimento di autonomia fiscale e legislativa ai governi coloniali. 6.BATTAGLIE L'idea di indipendenza non era negli ideali americani fino al 1776. Pur rifiutando la supremazia di un Parlamento che giudicavano non rappresentativo, non erano d'accordo per la completa separazione, ma solo per l'indipendenza legislativa delle colonie. La speranza di riconciliazione non scomparì nei primi mesi di guerra, questo fu la prova del fatto che le colonie non consideravano i fatti americani accaduti, una “rivoluzione”. L'obiettivo di questo periodo fu di tornare alle condizioni di un tempo, si voleva rimettere al centro della convivenza politica: le libertà, i diritti e i valori della tradizione inglese. Attorno a questi punti, al Congresso, emersero le prime divisioni: -Whigs Radicali: volevano proseguire la guerra fino all'obiettivo dell'indipendenza. -Whigs Moderati e Conservatori: avevano il timore che tali movimenti sfociassero in processi incontrollabili verso la democrazia. Inoltre i più conservatori pensavano ancora che le petizioni, l'appoggio dell’opposizione inglese e l'intervento del re potessero porre fine al conflitto. -Settore di opinione americana Tory: lealisti e filobritannici contrari alla guerra che Gli schiavi rimasero privi di libertà personale e di diritti politici e civili. Nella prima parte del 18 secolo si erano avuti esempi di propaganda antischiavista e di campagne per migliorare le condizioni degli schiavi e abolire la schiavitù. Dagli anni 70 alla fine del secolo, negli Stati settentrionali si ebbero casi di legislazione proibitiva della tratta degli schiavi che favoriva la loro emancipazione. Negli Stati Meridionali, dove si concentrava l'85% degli schiavi, la schiavitù si estese e le importazioni dall'africa proseguirono per soddisfare la richiesta di manodopera. La rivoluzione non migliorò le sorti degli indiani, inaugurò, anzi, un processo che avrebbe portato alla loro cancellazione dalla storia americana. L'acquisizione dei territori a est del Mississippi fece delle popolazioni indiane le vere vittime del conflitto. La rivoluzione intensificò i movimenti per il riconoscimento legale della tolleranza religiosa. Nella dichiarazione della Virginia del 1776 si affermava che “ogni uomo era libero di esercitare la propria religione”. In Virginia la separazione completa della chiesa fu raggiunta nel 1786. In conclusione, come sostiene Frey, la rivoluzione americana creò l'illusione di una giovane nazione unita attorno ai principi di libertà e eguaglianza. Nei fatti però, ci furono odiose divisioni secondo linee geografiche, demografiche e ideologiche. Nel 1783 Gli Stati Uniti avevano recuperato la pace. Terminata la guerra, fu sciolto l'esercito ed emersero subito la difficoltà di difesa dei confini dalle popolazioni indiane, dalle truppe britanniche e dall’ostilità spagnola lungo il Mississippi. Un primo aspetto di trasformazione fu rappresentato dalla democratizzazione e dal venir meno del predominio delle vecchie èlites coloniali. Emersero contrasti per quanto riguarda i nuovi governi, ma furono questioni sulle quali si determinarono soluzioni di compromesso tra i gruppi più conservatori e quelli di tendenza più democratica. Il mondo americano di questi anni rivelò subito il proprio carattere dominato dall’aggressività di individui dediti al perseguimento del proprio interesse privato. Nacque però una divisione tra le zone economicamente più sviluppate e le regioni interne più povere. A questo, si aggiunse la situazione depressiva del periodo postbellico. Comparvero fenomeni di inflazione e deficit commerciale. Le finanze statali versavano in condizioni critiche ed emersero divisioni politiche a livello statale e nazionale tra chi voleva una politica fiscale dura e chi aveva a cuore la protezione dei ceti popolari e dell'economia locale dagli influssi dei mercati esteri. Si opponevano un'impostazione liberale e una legata al repubblicanesimo tradizionale. L’impostazione liberale caratterizzava i sostenitori di un liberalismo aggressivo e competitivo che intendevano la politica come un'arena dei conflitti tra interessi privati. L'impostazione legata al repubblicanesimo tradizionale contraddistinse esponenti dei ceti proprietari agrari che consideravano, la tutela degli interessi delle comunità agricole, delle priorità. Inoltre erano contrari ai valori della società commerciale basata sul profitto e sull’arricchimento individuale. Nel 1781 Robert Morris cercò di stabilizzare le finanze pubbliche. Sul piano monetario e del credito, creò la banca del Nord America; sul piano fiscale, fece una proposta di imposte federali per dare autonomia finanziaria al congresso, dividere tra gli Stati i costi della guerra e rafforzare il credito pubblico. La riforma però fallì. Altro motivo di scontro tra Stati e governo centrale fu causato dalla nuova acquisizione di territori che provocarono conflitti politici e giurisdizionali. Per capire a chi appartenessero quei territori le soluzioni erano due: gli Stati potevano essere considerati gli eredi della corona britannica, oppure si poteva stabilire la Sovranità del congresso, il successore dell’autorità britannica. La soluzione fu raggiunta con le ordinanze del congresso degli anni 1784-1787 a cui contribuì Thomas Jefferson. I territori nordoccidentali divennero così un patrimonio nazionale sottratto alla gestione dei singoli stati, e una riserva di risorse a sostegno della finanza federale e del debito pubblico dell’Unione. 8.FEDERALISTI E ANTIFEDERALISTI La politica si divide in due interpretazioni: un'interpretazione contrattuale e una nazionale. Da un lato vi era chi credeva nella superiorità degli Stati: secondo questo punto di vista l'indipendenza aveva dato vita non a un’unione, ma a 13 entità separate, ciascuna erede nel proprio ambito, dei poteri e dell'autorità che prima erano esercitati dal governo dell'impero. Il Congresso, quindi, aveva solo i poteri dati dai singoli Stati sovrani. La Confederazione andava intesa come un contratto tra gli Stati che mantenevano intatti tutti i poteri non affidati al congresso. Dall’altro lato vi erano i sostenitori di un’unione più solida. Per loro la Dichiarazione di Indipendenza portava a considerare la collettività dei 13 stati riuniti in congresso come i nuovi detentori dell'autorità imperiale britannica. 8.1 Fin dal 1781 molti politici avevano prospettato la creazione di una forte e grande nazione con poteri sovrani limitati sono dall’autonomia interna degli stati. Come Hamilton sostenne nei saggi del Continentalist, era necessario correggere gli Articoli di Confederazione. Quest’ideologia fu il primo passo verso la creazione di un moderno stato nazionale. Per fare questo era necessaria una riforma della struttura della Confederazione. I cittadini consideravano e rispettavano i governi statali, ma non il congresso. Intorno al 1784-1785 prevaleva nel paese uno stato di ansia per il futuro dell'unione. Si aggravano le condizioni politiche, economiche e sociali. Per contrastare la crisi economica era necessario ristabilire le relazioni di scambio con la Gran Bretagna. Uno dei documenti più importanti della riflessione nazionalista sul federalismo fu “I Vices of the Political System of the United States”, di James Madison, che si scaglia contro la scarsa cooperazione federale dei governi statali e contro la natura eccessivamente popolare e democratica di istituzioni locali. Secondo Madison, solo facendo leva sulla diretta volontà popolare sarebbe stata possibile la creazione di un governo autonomo rispetto agli Stati. Nel corso del 1786 ci fu il primo incontro interstatale organizzato ad Annapolis nel quale parteciparono molte figure del Nazionalismo, (nacquero proposte). Il prolungati disordini in Massachusetts, causati dagli agricoltori delle zone interne impoveriti, indussero gli Stati e il Congresso a eleggere un'assemblea per correggere la Confederazione. Così, nel maggio 1787 si riunì a Philadelphia la convenzione che, in quattro mesi, elaborò il progetto di Costituzione federale. Dal 25 maggio al 17 settembre 1787 si riunirono quindi, 55 delegati nominati dai legislativi di 12 stati. Questi, condividevano l'idea che il governo centrale doveva essere fortificato, e che solo la creazione di un sistema di governo nuovo avrebbe portato all'unione. A maggio fu presentato il progetto di Madison noto come “piano della Virginia”. Questo progetto delineava un forte governo nazionale con 2 camere: quella dei rappresentanti eletta dai cittadini dell'unione, e il Senato eletto dalla camera bassa. Il congresso aveva ampi poteri di legislazione e autorità coercitiva sugli stati. William Paterson propose invece il “piano del New Jersey”, un progetto che manteneva le caratteristiche di accentramento del piano virginiano, tranne che sulla rappresentanza: il congresso unicamerale doveva accogliere una rappresentanza egualitaria degli stati. Ci furono 3 accordi fondamentali che portarono alla costituzione federale: ● GRANDE COMPROMESSO (luglio): fissò il principio secondo cui, la camera bassa sarebbe stata eletta dai cittadini gli Stati Uniti, e in Senato sarebbero andati 2 rappresentanti per ogni stato, eletti dalle rispettive assemblee legislative. ● IL PROBLEMA DELLA SCHIAVITÙ (agosto): emerse nelle discussioni sulla bozza costituzionale di agosto, che limitava la competenza federale in materia di commercio degli schiavi, che il congresso non avrebbe potuto né proibire né tassare. George Mason ritenne questo incompatibile coi principi repubblicani. ● IL COMPROMESSO RELATIVO AI POTERI DELLA PRESIDENZA (settembre): nella convenzione di Philadelphia fu raggiunto un accordo, fu conferito al presidente: il comando delle forze armate, del potere di veto e di raccomandazione legislativa. La durata in carica fu limitata a 4 anni con possibilità di rielezione. La “clausola della supremazia”, votata con il consenso di tutti, stabiliva che la costituzione, le leggi federali e i trattati internazionali dovevano essere considerati la legge suprema degli Stati Uniti. Questa clausola permise in seguito lo sviluppo del principio del “judicial review”, cioè che i tribunali federali potevano decidere la costituzionalità delle leggi. Una costituzione fu approvata il 16 settembre dai delegati dei 12 stati presenti. Negli ultimi mesi del 1787 ci fu la divisione tra federalisti, volevano un potere centrale più forte, ma più debole nelle colonie e antifederalisti, volevano un potere più democratico. (repubblicani). Alla fine degli anni 80 ci fu la vittoria dei federalisti alle prime elezioni nazionali e nel 1789- 1790 si formò il primo governo degli Stati Uniti, con l'elezione del presidente George Washington. Questo segnò l'inizio di una nuova epoca. 8.1 Venne adottata la Costituzione federale poteva ritenersi concluso il processo rivoluzionario avviato nei primi anni 60. La costituzione proponeva un modello statale che rispettava la libertà repubblicana, il principio rappresentativo, la sovranità popolare, le libertà e i diritti individuali, ovvero tutto ciò che non si era avuto nell’impero britannico. In questo modo fu risolto il problema dell’indivisibilità della sovranità, che fu divisa tra gli Stati e l'unione. Lo strumento principale, per dotare l'unione di un potere autonomo e indipendente da quello degli Stati, fu quello di farlo poggiare direttamente sul consenso dei cittadini degli Stati Uniti. Il federalismo fu una corrente politica che si caratterizzava come una creazione politica basata sulla sovranità popolare. Il principio della supremazia della legge rappresentava il completamento dell'unione: attuava la più significativa innovazione del costituzionalismo americano rispetto alla tradizione costituzionale britannica. Il principio della diversificazione e gradazione dei poteri sovrani, da un lato smentì l'idea che le istituzioni repubblicane non fossero compatibili con uno Stato di grandi dimensioni, dall'altro consentiva di individuare un modello di espansione territoriale che avrebbe garantito l'incorporazione dell'ovest senza problemi. Tra federalisti e antifederalisti emersero diversità di atteggiamento rispetto allo sviluppo economico e sociale del paese. La visione dei federalisti fu una visione elitaria (ristretta, elites) del repubblicanesimo, Oggi, oltre un miliardo di persone vive al di sotto di questa soglia. L'Europa nordoccidentale e gli Stati Uniti avevano redditi da quattro a sei volte il livello di sussistenza. 2.SCOPERTA AMERICA Il mondo divenne sempre più disuguale. La malaria contribuì all'arretratezza delle zone tropicali. Max Weber, sostenne che il protestantesimo aveva reso i popoli dell’Europa settentrionale più razionali e dediti al lavoro. Oggi, questa teoria non è più sostenibile. Gli agricoltori dei paesi poveri sperimentano nuovi raccolti e nuovi metodi, ma rimasero poveri perché ricavano prezzi bassi per i propri raccolti e perché gli mancano le tecnologie appropriate. Nel 17 secolo si diffuse l'alfabetizzazione attraverso l'istruzione di massa. Il successo dello sviluppo economico fu dovuto alla sostituzione dell'assolutismo con la forma di governo rappresentativo. Nel 1568 i Paesi Bassi si ribellarono alla dominazione spagnola e si organizzarono nella forma di una Repubblica. Agli inizi del 17 secolo i tentativi di Carlo I, figlio di Giacomo I, di governare senza il Parlamento fallirono, esplose la guerra civile e il re fu accusato di alto tradimento e giustiziato. Le cause dello sviluppo sono riconducibili al cambiamento tecnologico, alla globalizzazione e alla politica economica. Furono prodotte delle navi in grado di compiere grandi traversate oceaniche. Furono inventati i nuovi trealberi: l'albero di trinchetto, di maestra e di mezzana. L'industria italiana che fino ad allora dominava nel campo tessile, fu sostituita dai nuovi tessuti inglesi e olandesi che imitavano la trama di quelli italiani. Nel 1498 Vasco da Gama raggiunse Cochin In India e riempì la nave di pepe, a Cochin il pepe costava il 4% del prezzo europeo. Il navigatore Cristoforo il 12 Ottobre 1492 sbarcò alle Bahamas, convinto di aver raggiunto le indie orientali. Colombo aveva invece scoperto l'America, questo lo capì Amerigo Vespucci. Queste scoperte innescarono una lotta fra le potenze imperiali per la conquista dei territori. Nelle due battaglie di Diu i portoghesi vinsero affermando la propria supremazia nell’Oceano indiano. Inoltre scoprirono il Brasile. L'impero spagnolo era più ricco. I maggiori successi furono la conquista dell’impero azteco e quello inca. La scoperta di ampi giacimenti di argento in Bolivia e Messico portò molto denaro, ma allo stesso tempo l'afflusso di così tanto argento portò a un'inflazione. Nacquero le compagnie delle indie orientali. Erano società per azioni ad elevata capitalizzazione e disponevano di forze militari, terrestri e navali. Nel 1600 fu riconosciuta ufficialmente la compagnia inglese delle indie orientali e due anni dopo quella olandese. Nel 17 secolo gli inglesi crearono un impero e si espandevano a spese degli olandesi. Nel 1651 fu approvato il Navigation Act, una misura mercantilista che escludeva gli olandesi dal commercio. Nel 1652-1654 ci fu più la prima guerra anglo-olandese, che fu combattuta per ottenere vantaggi commerciali, ma dette scarsi risultati. Dopo la riformulazione del Navigation Act, ci furono altre guerre contro gli olandesi. Nel 1664 fu presa New York e lungo la costa americana furono fondate le colonie inglesi. L'economia delle colonie crebbe rapidamente. Nel medioevo circa tre quarti della popolazione era occupata nell'agricoltura e la produzione manifatturiera si svolgeva prevalentemente nelle città. Il successo dell'economia globale ebbe conseguenze fondamentali per lo sviluppo economico: ▪ In primo luogo, grazie alla crescita dell’urbanizzazione e delle industrie manufatturiere, crebbe la domanda di manodopera che contribuì a determinare gli elevati tenori di vita di Londra e Amsterdam. ▪ In secondo luogo, grazie all'espansione urbana e agli elevati livelli salariali, nel settore agricolo si determinò una forte domanda di generi alimentari e manodopera. ▪ In terzo luogo, grazie alla crescente domanda originata dai centri urbani, ci furono drastici cambiamenti nell’utilizzo delle fonti energetiche sia in Inghilterra che nei Paesi Bassi. Nei Paesi Bassi si usò la torba e in Inghilterra il carbon fossile. ▪ In quarto luogo, grazie agli alti salari dell’economia, si generò un elevato livello di alfabetizzazione. 3.RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La rivoluzione industriale, fra il 1760 e il 1850, inaugurò l'era della crescita economica sostenuta. Il cambiamento tecnologico fu il nucleo della rivoluzione industriale. Comparvero numerose invenzioni: la macchina a vapore, le macchine per filare e tessere il cotone, e nuovi processi per fondere e raffinare il ferro e produrre acciaio alimentando le fornaci con il carbone. La rivoluzione industriale ebbe luogo in Inghilterra poiché vi era un contesto politico e culturale favorevole all'innovazione. La supremazia del Parlamento si risolse nella disfatta della monarchia. Ci fu una crisi delle finanze pubbliche che condusse alla rivoluzione. Le entrate fiscali provenivano per lo più da imposte indirette su beni di consumo come la birra, lo zucchero e il tabacco importati. Il denaro ricavato veniva speso per finanziare l'esercito e la marina militare. La crescita inglese fu promossa anche dal potere del Parlamento di privare dei loro beni gli individui contro la loro volontà, ciò non era possibile in Francia. il risultato più straordinario fu il modello newtoniano del sistema solare. I cambiamenti più potenti furono l'urbanizzazione e la crescita del commercio, che incoraggiarono la diffusione dell'alfabetizzazione. La scolarizzazione interessò anche un buon numero di ragazze. La rivoluzione industriale avvenne in Inghilterra grazie alla struttura dei salari e dei prezzi. L'economia inglese, avendo salari alti ed energia a buon mercato, rese conveniente per le imprese locali inventare ed utilizzare le tecnologie d'avanguardia della rivoluzione industriale. I salari inglesi erano alti rispetto al costo del capitale. Verso la metà del 18 secolo, il rapporto fra il costo del lavoro e il costo del capitale in Inghilterra era maggiore del 60% di quello del continente. Inoltre l'Inghilterra aveva l'energia più a buon mercato del mondo. Gli operai inglesi, avendo più capitale ed energia divennero più produttivi è questo fu il motivo della crescita economica. ● Nel 1830 l'industria del COTONE era la più grande industria inglese. Fu la prima ad essere trasformata dal sistema della produzione di fabbrica. Nel 17 secolo, La Cina e l'India avevano le industrie di cotone più grandi al mondo. Le varie compagnie delle Indie Orientali iniziarono a spedire il cotone in Europa. Il suo successo portò la Francia a vietarne l’importazione e l’Inghilterra a limitarne il consumo interno. La filatura del cotone prevedeva tre fasi che furono meccanizzate nel corso del tempo. Richard Arkwright progettò la Cromford mill, una fabbrica in cui le macchine erano disposte secondo una sequenza logica. La Spinning Jenny, inventata verso il 1760 da James Hargreaves, fu la prima filatrice meccanica ad avere successo sul piano commerciale. Poi, Richard Arkwright progettò il Waterframe, un telaio ad acqua mosso da energia idraulica. Infine, ci fu il Mule di Samuel Crampton, inventato verso il 1770, in cui accoppiò la spinning jenny al telaio ad acqua. Questo, fu per un secolo la base della filatura meccanica. Queste macchine, dal punto di vista dei risultati economici, erano simili, e resero il cotone inglese competitivo rispetto a quello indiano. ● Un'altra importante tecnologia prodotta dalla rivoluzione industriale fu la MACCHINA A VAPORE che consentì di utilizzare l'energia meccanica in un'ampia serie di industrie. Nel 1675, il francese Denis Papin creò un prototipo di macchina a vapore, elaborato e messo a punto da Thomas Newcomen nel 1712. La teoria della forza vapore era nota in tutta Europa, ma le attività di ricerca e di sviluppo furono svolte in Inghilterra. Lo scopo della macchina di Newcomen era di drenare le miniere che in Inghilterra erano molto più numerose che in qualsiasi altro paese. Le prime macchine a vapore consumavano grandi quantità di carbone, infatti al di fuori dell’Inghilterra erano poco utilizzate per via dei costi. Più avanti molti ingegneri modificarono la macchina a vapore, riducendone il fabbisogno energetico e regolarizzando l'erogazione di potenza. Inoltre fu ridotto il consumo di carbone. Questo consentì alla rivoluzione industriale di industrializzare il mondo intero. Le invenzioni del 18 secolo produssero un flusso continuo di innovazioni. I metodi di produzione e lavorazione del cotone continuarono a occupare un posto di primo piano. Edmund kart Brecht brevettò il suo primo telaio nel 1785. In Inghilterra il telaio meccanico stava rimpiazzando i telai a mano. Nel 19 secolo, il vapore rivoluzionò il trasporto. Nel 1804 Richard Trevithick costruì la prima locomotiva a vapore su rotaia per le ferriere Penny Darren nel Galles. La ferrovia, lunga 26 miglia, fu progettata per il trasporto del carbone, ma dimostrò che si poteva guadagnare denaro trasportando merci e passeggeri. La linea di 35 miglia fra Liverpool e Manchester fu la prima ferrovia in grado di trasportare merci e passeggeri. La macchina a vapore fu applicata anche nella navigazione. I primi battelli funzionanti furono francesi: il Palmipède e il Pyroscaphe. Il primo ad avere successo sul piano commerciale fu il clermont di Robert fulton. Il vapore stava sostituendo la vela nel trasporto oceanico. Il Great western di Brunel dimostrò che una nave poteva imbarcare a bordo una quantità di carbone sufficiente per attraversare l'atlantico. La forza vapore è un esempio di general-purpose technology (Gpt), una tecnologia multi-scopo, che può quindi servire a una molteplicità di applicazioni. Esempi di gpt sono l'energia elettrica e il computer. 4.L’ASCESA DEI RICCHI Fra il 1815 e il 1870, 19 secolo la rivoluzione industriale si propagò con successo dall’Inghilterra al resto del continente. Gli USA divennero il leader mondiale della tecnologia. Mentre l'Inghilterra non aveva una politica di “industrializzazione”, tutti i paesi che ne seguirono le orme ebbero una strategia per emularne il successo. La strategia aveva 4 imperativi: creare un mercato nazionale abolendo i dazi interni e migliorando i trasporti, innalzare una barriera doganale per proteggere le piccole industrie dalla concorrenza inglese, creare banche per stabilizzare la moneta e fornire capitale alle imprese, e istituire un sistema di istruzione di massa. Esempi furono la Germania e la Prussia. Nel 18 secolo la Prussia creò un sistema di istruzione elementare universale, e nel 1818 creò un mercato nazionale chiamato “Zollwrein”(unione esportazioni di cotone grezzo indiano destinato all'industria tessile inglese. L'industria del cotone fiorì a Bombay e nel 1913 lavorava più tonnellate di cotone grezzo all'anno della Francia, ma meno della Germania. Il punto di vista nazionalista e che l'India aveva bisogno delle politiche di sviluppo che avevano aiutato l'Europa continentale e gli USA a raggiungere il livello dell’Inghilterra (dazi, banche d'investimento, miglioramenti interni istruzione universale). Invece, i dazi erano bassi ed erano applicati per ottenere entrate anziché per finalità di politica industriale. Inoltre non vi era alcuna politica bancaria volta a finanziare l'industria. Le esportazioni di prodotti meccanici inglesi verso l'India registrarono un’impennata. 6.LE AMERICHE Con l'economia globale, la popolazione americana subì un tracollo e le civiltà indigene furono sostituite da quella europea. In America vi era la frattura fra un nord e sud. Il Sudamerica aveva la maggior parte della popolazione indigena e possedeva le maggiori ricchezze, ma era più lontana dall’Europa. Nel commercio vi erano 2 aspetti, uno positivo e uno negativo. Da un lato, i prodotti industriali inglesi a buon mercato impedivano l'industrializzazione. Dall'altro lato, l'esportazione di prodotti agricoli locali stimolavano il popolamento e le attività agricole. Il Nordamerica era più vicino all'Europa e, considerando che i costi di trasporti erano elevati, i nordamericani erano avvantaggiati rispetto ai sudamericani. Inoltre potevano produrre ed esportare più prodotti poiché la costa orientale era larga e fertile per sostenere un'economia forte e l'interno del continente poteva essere raggiunto dai fiumi. Il clima temperato degli USA, del Canada e della gran parte del Sud America permise agli europei di moltiplicarsi in queste regioni. La popolazione indigena era distribuita nelle Americhe. I contadini locali coltivavano i principali alimenti indigeni: il granturco, i fagioli, la zucca, le patate e la quinoa. L'arrivo degli europei fu una catastrofe per gli indigeni. Gli europei portarono malattie come il vaiolo, il morbillo, l'influenza e il tifo, contro le quali gli indigeni non avevano difese immunitarie. Il resto fu fatto dalle guerre di sterminio, dallo schiavismo e dal trattamento disumano inflitto ai nativi dai coloni. Nel Nordamerica le popolazioni indigene non erano numerose. Lo sbarco dei padri pellegrini nel Massachusetts, nel 1620, fu preceduto da epidemie. Questo fu interpretato dai padri come una grazia divina. Vi furono cinquant'anni di guerre che eliminarono il resto delle popolazioni locali. Le colonie americane sarebbero divenute il sud degli Stati Uniti dove gli europei importarono schiavi africani per lavori pesanti. Nelle colonie britanniche del Nord America il popolamento e le esportazioni erano connessi. Harold Innis sottolineò ciò con la sua “staple thesis”, secondo la quale, la crescita di una regione come il Canada fu determinata dalla crescita delle sue esportazioni verso l'Europa. La vendita di questi prodotti fornì il denaro per acquistare dei beni come i tessuti e i libri che venivano importati dall'Inghilterra. Le leggi inglesi sulla navigazione impedirono agli olandesi e ai francesi gli esportare le proprie merci nelle colonie. Le staple colonies avevano 3 caratteristiche: 1) I prezzi dei prodotti primari nella colonia erano minori di quelli europei; 2) I proventi delle esportazioni costituivano una proporzione elevata del reddito coloniale. 3) I ricavi percepiti dai coloni superavano quelli prevalenti in Europa. L'Inghilterra e le sue colonie nordamericane erano luoghi prosperi con salari molto alti. Gli abitanti del New England crearono un'industria cantieristica che generò entrate dall'estero e infastidì i mercantilisti inglesi, poiché era in concorrenza con la madrepatria. Il risultato fu un calo salariale e un flusso continuo di emigrazione. Gli europei scoprirono per la prima volta lo zucchero in Palestina, al tempo delle crociate. Solitamente una colonia caraibica coltivava zucchero e altri prodotti, come il caffè, e li esportava in Europa. La mortalità nelle piantagioni di zucchero era elevata e gli schiavi costavano talmente poco che quelli che morivano venivano sostituiti comprandone altri. Nelle colonie meridionali dei futuri Stati Uniti d'America si ritrovarono molte caratteristiche del colonialismo caraibico. Venivano prodotte piante come il riso, l'indaco e il tabacco, che furono piantagioni coltivate, prima da manodopera inglese, e poi da schiavi africani. L'economia ruotava intorno al riso. La popolazione bianca si ritirò verso l'interno, dove predominava l'agricoltura a condizione familiare. Nelle colonie caraibiche vi erano molti schiavi e la disuguaglianza era estrema. Le economie delle colonie nordamericane avevano in comune un vantaggio: l'alfabetizzazione dei coloni bianchi che era pari a quella degli inglesi. Le regioni dell'America Latina seguirono un percorso di sviluppo diverso da quello degli Stati Uniti. Occorre distinguere: ●i Caraibi e il Brasile, ●il sud (argentina, Cile, Uruguay) ● il Messico e le Ande. All'inizio, in Brasile, le piantagioni furono coltivate da schiavi indigeni americani sostituiti poi da quelli africani. I produttori caraibici, essendo più vicini all’Europa, riuscirono a battere la concorrenza dello zucchero brasiliano. Nei tre secoli successivi ci furono fasi di espansione, legate ciascuna a uno specifico prodotto: l'oro 1700, il caffè 1840-1930, la gomma 1879-1912. L'Argentina poteva permettersi solo di esportare pelli. Le più importanti colonie spagnole furono il Messico e le Ande. I conquistadores abbatterono i sovrani aztechi e inca e ne presero il posto. Furono saccheggiati i tesori di oro e argento, furono bruciati testi sacri e fu imposto il cattolicesimo. Gli indigeni diventarono quindi dei servi. In Messico, fu imposto agli atzechi il lavoro forzato, il “repartimento”. Il Perù e il Messico non potevano esportare prodotti primari agricoli. Inoltre, l'argento era il solo prodotto che il Messico e le Ande potevano esportare. Gli spagnoli si misero in cerca di metalli preziosi e scoprirono molte miniere. L’argento presentava diversi inconvenienti: aveva effetti inflazionistici, non generava posti lavoro e il reddito generato dalle miniere veniva distribuito a pochi ricchi proprietari. Quando gli spagnoli arrivarono in Messico, la popolazione era numerosa e i salari erano bassi. Quando poi la popolazione indigena crollò, il salario reale aumentò. Ci fu l'aumento della domanda di lavoro, l'agricoltura fu trasformata dai raccolti e dagli allevamenti di origine europea con le culture indigene, il trasporto fu rivoluzionato grazie ai cavalli e ai muli, furono fabbricati nuovi prodotti come i tessuti di lana. Gli Stati Uniti dichiararono l'indipendenza dall'Inghilterra nel 1776 e adottarono la costituzione nel 1787. La produzione di tabacco, riso e indaco venne rimpiazzata dal cotone. Il cotone era coltivato in grandi piantagioni da schiavi. L'industrializzazione degli USA dipese da 4 politiche di sostegno: ● la politica che voleva diffondere l'istruzione di massa. ● la politica che voleva migliorare il sistema dei trasporti per espandere il mercato. ● la politica che voleva creare una banca nazionale per stabilizzare la moneta e assicurare un’offerta di credito. ● la politica che voleva introdurre dei dazi protettivi a favore dell'industria. La costituzione abolì i dazi dei singoli stati e creò il quadro normativo di un mercato nazionale. Il protezionismo divenne la politica americana tipica. Al riparo della barriera doganale, la produzione di cotone degli Stati Uniti crebbe rapidamente. Però le esportazioni di cotone e grano non erano abbastanza consistenti per trainare l'economia nel periodo prebellico. Negli anni 30 dell'Ottocento, i salari reali americani erano il doppio di quelli inglesi. Gli USA, l'Inghilterra e i Paesi Bassi aprirono la strada alle tecnologie ad alta produttività e intensità di capitale. L'elevato costo del lavoro portò le imprese americane a sperimentare nuove macchine. L'America stava diventando il leader mondiale della tecnologia industriale. Le armi da fuoco americane esposte alla Crystal Palace Exhibition del 1851 impressionarono talmente tanto gli inglesi da indurli a inviare una delegazione negli USA per studiare l’American System. L’Impero spagnolo durò 300 anni nella forma di un’alleanza fra la monarchia e le élite coloniali bianche. L'indipendenza fu ottenuta nel 1821 con un colpo di Stato di creoli desiderosi di preservare i loro privilegi, che vedevano minacciati dal liberalismo che andava rafforzandosi In Spagna. L'indipendenza portò ad una stagnazione economica e quindi alla deindustrializzazione. Dopo l'indipendenza, il paese fu inondato di tessuti di cotone inglesi a basso prezzo e l'industria messicana del cotone affondò. Lucas Alàman, il ministro degli affari interni ed esteri, introdusse una tariffa sulle importazioni di tessuti di cotone e destinò una parte dei profitti al Banco de Avìo, che finanziava gli acquisti di attrezzature per le nuove fabbriche. Fra il 1877 e il 1911, durante la dittatura di Diaz, si verificò un'ondata di crescita economica. Fu creato un mercato nazionale mediante un programma di costruzioni ferroviarie e l'abolizione dei pedaggi sulle merci. L’investimento estero divenne il canale per l'introduzione di tecnologia avanzata. Da un lato il Pil pro capite salì, dall’altro, sotto il governo di Diaz, i salari reali calarono. La rivoluzione esplose nel 1911. L'economia americana crebbe di più rispetto a quella messicana. I vantaggi degli Stati Uniti erano: il diritto di proprietà e del sistema giudiziario, i controlli legislativi sull’esecutivo, l'egualitarismo, la democrazia e le politiche del Laissez-faire. Gli svantaggi messicani erano: la proprietà comune della terra degli indigeni e la disuguaglianza sociale e razziale. Fu creato un mercato nazionale grazie alla costituzione, che abolì i dazi dei singoli stati, e ai miglioramenti dei trasporti. Negli USA, nel 1800, i salari reali erano più alti che in Inghilterra. Questo, stimolò nel paese una domanda di macchine labour saving. Negli USA, i maschi bianchi adulti erano quasi tutti alfabetizzati. Gli schiavi neri erano invece quasi completamente analfabeti. Anche in Messico solo la popolazione bianca era istruita. L’istruzione di massa divenne un fenomeno tipicamente americano. La rivoluzione accrebbe la scolarizzazione, ma nel 1946 oltre la metà degli adulti era ancora analfabeta. I governi americani erano più propensi a costruire scuole rispetto a quelli latinoamericani. Il Messico era governato da un'èlite bianca che non era interessata a scolarizzare le masse. La disuguaglianza era quindi elevata. Questa, fu una causa di fondo della povertà del Sud. La principale differenza fra gli USA e l'America Latina consisteva nella parte di popolazione che era socialmente esclusa: negli Stati Uniti gli afroamericani rappresentavano 1/7 della popolazione totale, mentre in America Latina gli indigeni e i neri erano 2/3 del totale. ● La situazione era diversa in Africa, dove vi era una produzione inefficiente. I motivi della bassa produttività sono: la scarsa istruzione della manodopera e l'assenza di reti di imprese complementari. ● Un’ultima spiegazione economica è di natura tecnologica in quanto applica l'analisi della meccanizzazione dell'agricoltura al settore industriale: i salari in Africa erano bassi per poter usare la tecnologia industriale ad alta intensità di capitale. La meccanizzazione dell’industria risolverebbe il problema dei bassi salari ma a causa dei bassi salari la meccanizzazione non è economicamente conveniente. Un aspetto delle “cattive istituzioni” è costituito dalla povertà, che è una causa di guerre, poiché reclutare combattenti fra i poveri costa molto poco. -Un altro aspetto è la corruzione e l'assenza di democrazia presente in molti stati. Una volta raggiunta l'indipendenza gli Stati africani erano riusciti a eliminare il razzismo, ma il tribalismo era sopravvissuto. Le zone urbane hanno sistemi giuridici moderni, mentre le zone rurali sono divise in zone tribali, create durante il periodo coloniale e governate da capi che mantengono in vita le usanze coloniali. Gli Stati radicali e di orientamento marxista-leninista abolirono sia il razzismo sia il tribalismo. Furono creati stati diretti da un partito unico, il cui fine era quello di sopprimere le divisioni e porsi all'avanguardia del progresso. 8. IL MODELLO SVILUPPO STANDARD La RUSSIA fu a lungo la regione più arretrata d'Europa. Pietro il Grande cercò di farne una moderna potenza occidentale. Costruì il nuovo porto di San Pietroburgo e creò molte fabbriche. La modernizzazione era così urgente che lo zar Alessandro II abolì il servaggio, creò una forza lavoro libera e istituì la proprietà privata. Fu poi creato un mercato nazionale e si utilizzarono i dazi per favorire lo sviluppo industriale. Nel 1910 la Russia sviluppò un importante industria meccanica e impose dazi elevati sui tessuti di cotone e dazi moderati sul cotone grezzo. Inoltre l'investimento diretto estero divenne il principale canale utilizzato per introdurre tecnologia avanzata nel paese. A partire dagli anni 60 dell'Ottocento fu estesa l'istruzione e durante la Prima guerra mondiale quasi metà della popolazione adulta era alfabeta. La crescita economica della Russia zarista fu dovuta alla forte espansione dell'agricoltura, integrata da un certo grado di industrializzazione indotta dalla protezione doganale. Nonostante la crescita del pil, la domanda di lavoro non crebbe in misura sufficiente ad assicurare la piena occupazione della popolazione. Queste furono le scintille che innescarono il conflitto sociale. La storia GIAPPONESE si divide in quattro epoche: l'epoca Tokugawa, durante la quale il paese fu governato dallo shogunato dei Tokugawa. (il massimo potere militare e politico); la più importante è l’epoca Meji che portò alla modernizzazione economica che vide la restaurazione dell'imperatore Meji e l'inizio della modernizzazione economica; l'epoca imperiale con la diffusione dell'industria pesante; l'epoca della crescita accelerata durante la quale il Giappone raggiunse i paesi ricchi dell'occidente. La società era divisa in quattro caste: samurai, contadini, artigiani e mercanti, la polis era invece divisa in centinaia di grandi feudi governati dai signori “daimyo”. Nell'epoca Tokugawa, i giapponesi inventarono tecnologie al fine di aumentare la produttività della terra, del capitale e dei materiali. Furono impiantate nuove varietà di riso, come l’akamai e migliorò la produttività delle lavorazioni manifatturiere. Durante questo periodo si sviluppò una forte disuguaglianza. Aumentò la popolazione e con essa la produzione nazionale di riso, ma i salari dei lavoratori rimasero al livello della mera sussistenza. Aumentò il tasso di scolarizzazione, oltre la metà dei maschi adulti erano alfabeti. Si raggiunse un livello straordinario di competenza tecnica e amministrativa e la prova fu la creazione della prima fonderia a Nagasaki. Nel 1899 gli inglesi costrinsero la Cina a consentire l'importazione di oppio. Il narcoimperialismo trionfò con la sconfitta della Cina nel 1842. Il Giappone, privo di una flotta militare moderna, firmò i trattati con gli USA, l'Inghilterra, la Francia e la Russia. Nel 1867 l'imperatore Meji ascese al trono con una sorta di colpo di Stato. Lo slogan dei modernizzatori era “un paese ricco, un esercito forte”. Il nuovo regime abolì le quattro caste; i domini feudali furono ceduti all’imperatore e i samurai furono pagati con titoli pubblici; fu creato un quadro giuridico della proprietà; nel 1783 fu introdotta la costruzione universale e fu creato un esercito di tipo occidentale; nel 1890 fu adottata una costituzione scritta che creò una monarchia costituzionale. L’orologio giapponese divideva l'intervallo fra l'alba e il tramonto in 6 ore e viceversa. Gli orologiai dell’epoca Tokugawa modificarono gli orologi meccanici occidentali adattandoli a funzionare secondo il sistema giapponese di misura del tempo. Lo stato abolì la suddivisione giapponese del giorno e la sostituì con le 24 ore dell'orologio occidentale. Il governo Meji creò un mercato nazionale e introdusse l'istruzione universale. Nel 1872 l'istruzione elementare divenne obbligatoria. Furono fondate anche scuole superiori e università selettive. Gli altri due elementi del modello di sviluppo, cioè le banche di investimento e i dazi protettivi, furono più difficili da mettere in pratica poichè in Giappone non vi era nulla di simile alle banche moderne. Negli anni 70 e 80 Dell'Ottocento, il ministero dell'industria creò i sistemi ferroviario e telegrafico del Giappone. Il tentativo di filare il cotone con il garabo ebbe un'accoglienza favorevole. Il garabo era un tipo di spoletta che poteva venire prodotta a basso costo da carpentieri locali e produceva un filato simile a quello ottenuto dai telai a mano. I giapponesi sperimentarono le macchine agricole americane negli anni 70 dell'Ottocento, ma le scartarono perché impiegavano troppo capitale. Nel 1877, nei pressi di Osaka si sviluppò il riso shinriki. Nell'epoca Meji, il cambiamento della struttura economica fu lento. Le principali industrie appartenevano al tè, alla seta e al cotone. In questo periodo furono fondate le industrie metallurgica, meccanica e chimica. Il Giappone recuperò il controllo dei suoi dazi nel 1894 e li alzò per proteggere l'industria. Vennero creati dei grandi conglomerati di imprese industriali chiamati zaibatsu, che coordinavano la produzione e incanalavano gli investimenti verso l'industria. Le imprese giapponesi puntarono sul risparmio di materie prime e capitale. Uno dei prodotti giapponesi più famosi fu il caccia Mitsubishi zero. Il metodo della produzione just in time, cioè la produzione di componenti soltanto quando se ne manifestava le necessità, fu talmente efficiente che anche oggi viene utilizzato. Le imprese, che erano sostenute dallo stato, crearono i propri reparti di ricerca e sviluppo per copiare la tecnologia occidentale e rivederla in modo da adeguarla alle specifiche condizioni del paese. In Giappone: da un lato si creò una società urbana con industrie avanzate e il pil pro-capite salì. Dall’altro lato, il tasso di crescita del reddito pro capite fu modesto e non molto superiore a quello degli USA. Ci fu quindi una lenta crescita dell'economia. I salari erano elevati nelle grandi imprese ma bassi nell’agricoltura e nell’industrie di piccole dimensioni. I paesi latinoamericani furono gli ultimi a sperimentare il modello di sviluppo standard. Dopo il 1860 le efficienti navi a vapore resero conveniente esportare il grano dall’Argentina e dall’Uruguay, e il guano e il rame dalla costa dell'Oceano pacifico. Nel 1877 fu esportata la carne dalla prima nave dotata di celle frigorifere “le frigorifique”. Questa nave trasportò del montone congelato da Buenos Aires a Rouen. Nel 1900 l'America Latina meridionale era una delle regioni più ricche del mondo. Molti paesi latinoamericani erano troppo piccoli per industrializzarsi, quindi continuarono a esportare prodotti primari e importare manufatti, rimanendo poveri. L'Argentina ebbe la popolazione più istruita del continente, con oltre la metà degli adulti alfabeti nel 1900. L'economista argentino Raul Prebish argomentò che i prezzi dei prodotti primari esportati dall’America Latina scendevano rispetto a quelli dei manufatti importati, e raccomandò che gli Stati promuovessero l'industria per contrastare questa tendenza. In seguito all'affermarsi della cosiddetta “teoria dell'indipendenza”, il modello standard fu applicato integralmente: l'istruzione fu universale, furono create banche specializzate nel finanziamento dello sviluppo, l'investimento estero divenne il canale utilizzato di regola per finanziare l'industria e introdurre tecnologia avanzata. La maggior parte dei paesi latinoamericani promosse la produzione delle automobili, ma i mercati erano troppo piccoli per assorbire volumi tali da mettere le fabbriche in grado di operare in modo efficiente. Soltanto 7 imprese producevano almeno un milione di automobili all'anno. Il costo di produzione di un’automobile in Argentina era pari a 2,5 volte il costo al quale si poteva produrla negli Stati Uniti. L'industria automobilistica argentina non potè mai competere nei mercati internazionali e trascinò in basso l'efficienza dell'intera economia. Nella Russia zarista, in Giappone e nell’America Latina, il modello standard generò una modesta crescita economica che non fu sufficiente per colmare il divario con l'occidente. Questi 3 paesi quindi, non poterono raggiungere questo risultato per mezzo del modello standard. 9 BIG PUSH Nel 20 secolo, alcuni paesi come il Giappone, Taiwan, la Corea del Sud e l'Unione Sovietica colmarono il divario che li divideva dai paesi occidentali. I grandi paesi dovevano costruire tutti gli elementi di un’economia avanzata. Questo è il big push verso l'industrializzazione. Il big push costringe ad affrontare problemi difficili, poichè tutto viene costruito prima che si materializzino la domanda e l'offerta. L'UNIONE SOVIETICA è un esempio di big push. Dopo la rivoluzione del 1917 ci furono 4 anni di guerra civile, vinta dai bolscevichi. Nel 1928 Lenin era morto e Stalin era al potere. Il paese doveva costruire una moderna economia urbana. Il big push sovietico ebbe inizio nel 1928 con il primo Piano quinquennale. La strategia della crescita poggiava su 4 pilastri: il primo pilastro consisteva nell’incanalare l'investimento verso l'industria pesante e la produzione di macchinario. Il secondo pilastro era la fissazione di obiettivi di produzione per dirigere le attività economiche. Il terzo pilastro era la collettivizzazione dell'agricoltura. Il quarto pilastro fu l'istruzione di massa resa universale e obbligatoria. L'economia crebbe rapidamente. La Seconda guerra mondiale fu un duro colpo per l’URSS poiché il 15% dei cittadini sovietici
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