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Storia Moderna Unige, Prove d'esame di Storia Moderna

domande e risposte esame Storia Moderna- Unige - Prof.Repetti

Tipologia: Prove d'esame

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Caricato il 27/08/2018

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Scarica Storia Moderna Unige e più Prove d'esame in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia moderna 1-etimologia del termine storia deriva dal greco “istoreo” è vuol dire investigare , far ricerca interrogare , venir a sapere ,vedere , raccontare , esporre . A sua volta derriva da “istor” - colui che sa , scienziato saggio , che conosce le leggi , il diritto , testimone, giudice lo storico è uno investigatore che non si limita solo a raccontare i fatti in ordine cronologico , ma ad analizzarli su un aspetto sociale molto più ampio , lo storico deve essere testimone filtrare le informazione e esporcele in modo chiaro . La storia è prevalentemente scritta , inventigazione attenta , è una scienza umana al pari della economia , al diritto ,ecc.. deve seguire i criteri della scienza . 2- dalla storia epica alla storia come scienza l'inizio della storia narrata , storia epica , trasmissione via orale , storia narra le gesta del passato , sopratutto quelle epiche . Da Quando c'è l'uomo c'è la storia la storia è scienza di un passato che in qualche modo si conosce e si tende a conoscere sempre di più , inizio della storia nella Grecia antica . Posizioni di una visione epica della storia nasce e finisce con la guerra . Il cambio dalla storia epica alla storia come scienza si ebbe in un tempo molto lungo la storia deve essere dimostrabile e il più possibile inconfutabile , deve essere dimostrata da più fonti possibili . Nel rinascimento la storia incomincia ad avere un carattere di scienza , inizio età moderna vi è una modernizzazione del concetto stesso di storia , nasce la nuova visione dell'uomo . Nel medioevo non interessava la storia dell'uomo , concentrazione nel divino e non nell'umano , dominio dell'ideologia cattolica , si riteneva che la storia dell'uomo fosse già conosciuta (passato presente futuro) . 3-la descrizione di allegoria della storia di Cesare Ripa Una descrizione della storia fu fatta da Cesare Ripa … “iconografia” una raccolta di immagini allegoriche , dei vari vizzi e virtù dell'uomo . Modo di diverso di intendere tramite allegorie , icona parla ...(usata anche nelle chiese per il volgo cittadino che non sapeva leggere ) . ora non usiamo più le allegorie in occidente , in oriente ancora persiste questa grande tradizione . La storia viene divisa in periodi . Storia vista come evoluzione della conoscenza del passato . 4- rapporto tra storia e revisionismo 5-Relazione tra i tre tempi storici (passato-presente-futuro) 6-Storia e cronologia la storia è un continuum che può essere raffigurata su una linea, ciò non significa che il continuum sia in senso continuamente progressivo , la storia conosce battute di arresto e momenti di accelerazione in cui le vicende diventano più o meno veloci , mutamenti , la storia conosce pure regressioni (ancien regime ,rivoluzione francese , congresso di vienna). Il continuum è difficilmente selezionabile , il tempo è progressivo la storia a seconda dei punti di vista non è sempre progressiva . 7-Cos’è la periodizzazione? La periodizzazione è la suddivisione della storia in periodi di tempo, ciascuno contraddistinto da una serie di caratteri tali da renderlo individuabile rispetto alle fasi storiche immediatamente precedenti o successive.la periodizzazione non è mai assoluta , tracce dell’epoca passata si possono trovare ancora o giudizi personali , può essere anche falsificabile ,la periodizzazione è importantissima , è un utile strumento di indagine in assenza del quale forse diventerebbe molto più difficile la conoscenza storica . la periodizzazione è un elemento estrinseco del passato ma è anche un elemento intrinseco della storia , appartiene probabilmente per natura a qualsiasi attività storica , cioè di analisi del passato , anche dal punto di vista individuale , ciascuno di noi , passando alla propria storia ,attua periodizzazione al fine di sistemare , ordinare gli avvenimenti . 8-Periodizzazione e ricerca storica La periodizzazione è anche frutto della periodizzazione stessa, cioè è frutto delle modalità secondo cui si strutturano i sistemi accademici predisposti alla ricerca e alla trasmissione della conoscenza storica (il rapporto tra contenuto della disciplina e struttura della stessa vale per tutte le discipline scientifiche).
 In tal senso la suddivisione accademica tende a riprodurre necessariamente le suddivisioni di ambiti di interesse scientifico. Tale divisione è altresì legittimata dalle diverse tecniche e metodologie che la ricerca storica utilizza a seconda dei diversi periodi di riferimento. 9-Rapporto tra fonti e ricerca storica A mero titolo esemplificativo, se pensiamo alla classica ripartizione della storia (europea) successiva all’antichità (storia medievale, moderna e contemporanea), facilmente pensiamo alla diversità delle fonti che i rispettivi storici hanno disposizione e utilizzano: la storia medievale propone tanti monumenti e pochi documenti, la storia moderna altrettanti monumenti e tantissimi documenti, la storia contemporanea molto di più e di diverso di tutto (compresi foto, film, televisione, fonti orali ecc.) Diverse fonti sfociano in necessariamente diverse metodologie di ricerca. 10-L’autoperiodizzazione dell’età moderna la ripartizione “classica” della storia viene però ulteriormente legittimata da un altro aspetto . Chi furono i primi a parlare di età moderna? Proprio gli uomini della prima età moderna che definirono tale la loro epoca, usando il termine moderno nel significato derivante dal latino di recente (modo) Essi contrapponevano la loro età a quella immediatamente passata, il medio evo, l’età di mezzo: di mezzo tra l’età moderna, appunto, e l’età antica, .I termini moderno e antico assumevano così carica valorizzante (positiva) rispetto a una indefinita e non meglio definita età di mezzo iniziata con la barbarica corruzione dello splendore romano e terminata con la ripresa e riscoperta della classicità attuate dall’umanesimo. 11-I cursori cronologici dell’età moderna e i loro significati la rottura tra medioevo e età moderna è caratterizzata da tre avvenimenti importanti , che cambiarono completamente tutti gli aspetti politico-social-economico dell’uomo . Il 1453 
La caduta di Costantinopoli (29 maggio) dopo l’assedio vittorioso di Maometto II segna la fine dell’Impero romano d’Oriente e conseguentemente la fine di un’epoca. Anche sotto il profilo culturale la data è rilevante poiché segna un momento di forte accelerazione dell’ingresso in Occidente della cultura greca e araba. Tali culture che peraltro avevano iniziato a entrare in contatto con l’Europa cristiana medievale già precedentemente (con il Concilio ecumenico di Ferrara-Firenze, 1438-1443), costituiscono (nell’ambito delle conoscenze sia filosofiche sia scientifiche) un bagaglio assai diverso e alternativo rispetto alla cultura tradizionale. Il fenomeno pertanto rappresenta un forte momento di crisi e mutamento progressivo degli spazi europei. Il 1492 La scoperta dell’America (12 ottobre) o meglio la “trovata” dell’America (se scoprire significa rinvenire qualcosa di cui si presupponeva l’esistenza) è data più tradizionale e forse più salda. Da quel momento, pure attraverso processi più lenti e ambigui di quelli che si potrebbe pensare, la storia europea passa dagli spazi circoscritti agli ambiti conosciuti a spazi più vasti che si avvicinano a quelli globali (cioè mondiali).
 Tale ampliamento interessa non solo gli spazi geografici ma anche quelli economici, politici, sociali, culturali del continente europeo, innescando altresì processi di relativizzazione culturale che saranno caratteristici della modernità. il 1517 Data di inizio convenzionale della Riforma protestante (affissione delle 95 tesi di Lutero, 31 ottobre). Essa segna l’inizio di una nuova fase della storia europea che si costruirà a partire dalle fratture provocate dalla scissione religiosa.
 La “rottura della respublica christiana”, cioè dell’unità religiosa tradizionale del continente europeo, innesca processi di differenziazione ancor oggi visibili e apprezzabili (forme politico-istituzionali, strutture economiche, diversità culturali). Le date di fine dell’età moderna Medesima difficoltà esiste nel cercare di definire quando finisce l’età moderna, cioè il passaggio dall’età moderna alla contemporanea. Nonostante ciò la storiografia ha qui meno dubbi e forse più concordamente propone alcune date che con maggiore chiarezza segnano la fine dell’Antico regime: rivoluzione industriale (II metà XVIII secolo in Inghilterra); Rivoluzione francese (inizio 1789); Età napoleonica (fine 1815) 12-Il problema dell’eurocentrismo 13-Le antinomie tra Medioevo ed Età moderna (strutture del potere, sociali, economiche, culturali) Medioevo Età moderna Struttura del potere Verticalità piramidale diffusione poliarchia universalità Verticalità cilindrica accentramento monarchia limitatezza Struttura sociale Verticalità rigidità Orizontalità flessibilità Strutture economiche Scambio agricoltura rendita Denaro commercio profitto Strutture culturali Teocentrismo rigidità certezze unità comunità Antropocentrismo flessibilità dubbi frammentazioni individualità 14-Le scoperte geografiche: il mutamento della visione del mondo Le scoperte geografiche che culminano nella scoperta dell’America conducono a una “mondializzazione della storia umana”. Nel giro di pochi decenni l’asse centrale del commercio si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico: fenomeno della atlantizzazione. L’ampliamento dei viaggi e dei commerci favorisce e accelera il conseguente allargamento degli orizzonti della civiltà europea. 14.2- umanesimo e rinascimento Il vasto fenomeno culturale che segna il passaggio tra Medioevo ed Età moderna (Rinascimento) rompe, talora radicalmente, con gli schemi del mondo medievale e contribuisce all’ampliamento degli spazi - anche culturali - della civiltà europea. L’Europa è ora “costretta” a prendere atto di varie “diversità” con cui dovrà confrontarsi, competere o integrarsi. 18-La diplomazia in età moderna. I servizi di “intelligence” (Venezia e Inghilterra) 19-La Riforma Protestante fu un movimento che coinvolse gran parte dell'europa , anche paesi di solida tradizione cattolica , i promotori furono lutero ,zwingli, e calvino .. nacque dentro l'istituzione ecclesiastica . Religione e politica si intrecciarono fin da subito -(lutero e i principi protestanti =) le cause della nascita di tali fermenti furono : corruzioni ed abusi del clero . Commercio dell'indulgenze il potere temporale dei Papi mancanza di chiarezza in materia di dogmi e di morale ritorno alla lettura autentica delle sacre scritture Lutero un monaco agostiniano fu il calzzatore di un processo che mette in moto la formazione dello stato moderno , la polemica antipapale si sviluppa in germania perchè lì non esiste va uno stato forte e una realtà politica solida in grado di opporsi alla chiesa , a causa di tale debolezza politica non era possibile giungere a un concordato che regolasse i rapporti tra stato e chiesa (inghilterra , spagna). Lutero il 13 ottobre 1517 affisse le 95 famosi tesi nella cattedrale di wittenberh con le quali entra ufficialmente in contrato con le gerarchie ufficiali . Lutero giunge a maturare la teologia della croce che mette in crisi tutto il sistema della chiesa cattolica : -valutazione pessimistica della natura dell'uomo , macchiato in modo pesante dal peccato originale -la salvezza viene raggiunta non solo con le opere buone ma per la fede che si ha nl sacrificio di gesù. Non serve più la mediazione tra uomo e dio , no ai sacramenti esclusi battesimo e eucaristia . Rottura definitiva con la chiesa di roma leone X papa nel momento della riforma prottestante . Duca federico di sassonia protettore di lutero .. 1520 - papa Leone X con la bolla Exsurge Dominae condanna 41 proposizioni di Lutero minacciandone la scomunica se entro 60 giorni non ritratta ma egli brucia la bolla in piazza Wittenberg. 1521 - una bolla del papa Leone X pronuncia la scomunica. Intanto la dottrina luterana si diffonde in vaste aree della Germania: tutte le gerarchie e i ceti sociali ne sono coinvolti grazie alla semplicità e alla duttilità del messaggio luterano. Tra il 1519 e il 1520 i fondamenti della riforma incontrano straordinaria fortuna, l’intervento dell’attività ecclesiastica non è più sufficiente ma ha bisogno del supporto dell’autorità politica. 1521: si riunisce la dieta di Worms alla presenza dell’imperatore Carlo V, dell’inquisitore della Germania Alberto di Magonza, dei Nunzi pontifici. Ma l’alleanza tra potere secolare e potere ecclesiastico per la repressione del riformatore non raggiunge il suo fine. L’esito è debole per la Roma: il frate viene messo al bando la dottrina è condannata come eretica. Erasmo e Lutero 1524: Erasmo da Rotterdam pubblica l’opera “de libero arbitrio” 1525: Lutero replica con lo scritto “De Servo arbitrio” È il segno di una radicale diversità tra ragione e fede. Il pensiero di Erasmo è un originale fusione tra umanesimo e Cristianesimo. Erasmo difende il libero arbitrio e il primato della volontà dell’uomo nella sua capacità di fare il bene e di evitare il male. È l’esaltazione della religione naturale e i suoi fondamenti sono: l’unità e la pacificazione cristiana attraverso la tolleranza, il dubbio sistematico come metodo intellettuale, il primato della volontà dell’uomo nella sua capacità di fare il bene ed evitare il male. Il Servo arbitrio di Lutero è all’opposto l’esaltazione della religione soprannaturale e l’assoluta impotenza della volontà umana. I suoi fondamenti sono: l’assoluta certezza delle sacre scritture; la certezza della salvezza attraverso la fede; l’impotenza della volontà umana; la totale divergenza tra fede e ragione. Erasmo : religione ragionevole, su un equilibrio fra la grazia e la volontà umana, a cui è concessa la libertà di scegliere il bene e rifiutare il male; Lutero : distanza tra Dio e l’uomo, condizionato e dipendente da Dio. Inoltre per Erasmo le critiche agli abusi ecclesiastici non possono porre il cristiano fuori della chiesa, che resta l’unica depositaria della parola divina: la riforma deve essere interna alle istituzioni ecclesiastiche. Il movimento erasmiano rappresentò un originale modo di vivere e superare la crisi religiosa del 500 e contribuì alla genesi e allo sviluppo di una riforma cattolica. la guerra dei contadini del '500 Lutero non è un rivoluzionario ma gli è sempre interessata la riforma della vita interiore. Parlando del luteranesimo bisogna tener conto del contesto di forte conflittualità sociale e politica della Germania del primo 500. i livelli di questa conflittualità sono diversi: i contrasti tra il principe elettore Federico di Sassonia e l’arcivescovo di Magdeburgo sulla questione delle indulgenze: Federico non tollera che il denaro dei suoi sudditi vada a finire a Magdeburgo e che l’arcivescovo gli tolga potere e giurisdizione. Altri principi territoriali si oppongono al potere della chiesa . La predicazione luterana investe come un ciclone tutti gli strati sociali: l’aspettativa della reformatio si congiunge con le aspirazioni dei ceti a trasformare i rapporti esistenti. Quello che esplode nella Germania di questi anni è un insieme di conflitti che però hanno un punto in comune: l’intreccio forte tra il rinnovamento dello spirito religioso, promosso da Lutero, e il programma di riforma politica. La rivolta dei cavalieri: la grande nobiltà ha accresciuto molto poteri e giurisdizioni e ha emarginato la piccola nobiltà dei cavalieri. Influenzati dalle idee luterane i cavalieri accentuano la spinta alla rivolta contro la chiesa di Roma, i beni del clero e vagheggiano la formazione di una Germania imperiale libera dal potere del papa, fondata sul primato della forza politica dei cavalieri e sulla fine del potere della grande feudalità laica ed ecclesiastica. La grande feudalità e i principati territoriali escono vincitori da questa vicenda. La guerra dei contadini 1524 - 1525: il ritorno all’ideale evangelico dell’organizzazione comunitaria dei fedeli, alle fonti della chiesa primitiva, al modello della povertà ecclesiale e dell’abolizione delle disuguaglianze sociali. Su questa base si formano comunità di fedeli, soprattutto operai e minatori, che parteciperanno alle rivolte tra il 1524 e il 1525. Alle origini delle ribellioni popolari è la situazione sociale nelle campagne tedesche sulle quali gravano il potere signorile, il dominio della feudalità, la limitazione dei diritti dei vassalli... I soggetti sociali di quella che è stata chiamata guerra dei contadini non sono solo i contadini ma anche gli abitanti delle città soggette ai principi territoriali, i cittadini esclusi dagli uffici e i minatori. Si può anche definire infatti, la rivolta dell’uomo comune. Gli obbiettivi sono di abbattere la particolare struttura per ceti, formare una federazione di leghe su base corporativa, ispirate al vangelo, al bene comune, all’amore cristiano e fraterno, sottrarre prerogative politiche alla nobiltà, espropriare ecclesiastici e religiosi. Riguardo a questi fatti Lutero interviene due volte: nel primo intervento l’”Esortazione alla pace”, egli cerca di mediare tra contadini e signori: ai primi dice di non abusare del nome dei cristiani e che il Vangelo condanna qualsiasi forma di ribellione e quindi devono obbedienza ai re; ai signori dice di non abusare dei oro poteri giurisdizionali. Ma sotto l’effetto delle violenze e degli orrori della guerra Lutero interviene una seconda volta più decisamente contro i ribelli . L’accentuazione più forte del 1525 è dovuta al fatto che Lutero si senta al centro di 2 spinte diverse: i principi, i nobili e i borghesi, suoi seguaci in conflitto con Roma; gli estremisti che rischiano di compromettere tutto il successo del movimento. La repressione si abbatte violentissima. I principi seguono alla lettera i consigli di Lutero. Dopo alcuni successi iniziali gli eserciti contadini sono sconfitti. Finisce nel 1525 la riforma come movimento popolare. Trionfa la riforma dei principi in Germania. Zwingly e Calvino Zwigly (1484-1531) promuove la riforma delle comunità nei territori della Confederazione svizzera. Era un sacerdote e aveva studiato Lutero. Cerca sostegno alla sua riforma soprattutto nelle istituzioni politiche cittadine; stringe un’alleanza con le autorità locali per il successo della riforma. Proprio a Zurigo essa si presenta con caratteri originali: provvedimenti e nuove istituzioni dimostrano che qui il connubio tra politica e religione è assai stretto. La riforma di Zwingly deve fare i conti con i cantoni centrali da un lato, più fedeli al cattolicesimo, dall’altro con l’ala più radicale della riforma promossa da Zwigli che è rappresentata dagli anabattisti (così chiamati perché predicano il battesimo degli adulti), che esigono una rigida disciplina comunitaria e una chiesa libera da ogni rapporto con l’autorità civile. Zwingli deve liberarsi di questi ultimi per consolidare la sua riforma. Così i circoli anabattisti zurighesi sono perseguitati e in parte distrutti. Zwingli perde la vita in uno scontro con i cantoni cattolici a Kappel. Calvino: 1509 - 1564 : principi della riforma predicata da Zwingli confluiscono nell’esperienza religiosa del riformatore francese Calvino. Il progetto che più gli sta a cuore è quello della nuova organizzazione della chiesa su basi politico- comunitarie. A Ginevra Calvino realizza un modello di riforma caratterizzato da una forte compenetrazione tra religione, politica e istituzioni locali. I fondamenti teologici del calvinismo: l’essenza della chiesa sta nella rivelazione della parola divina attraverso le sacre scritture. Come Lutero anche Calvino abolisce la mediazione del clero. A differenza di Lutero però Calvino accentua la dipendenza assoluta dell’uomo da Dio attraverso la dottrina della predestinazione. Per lui la chiesa è un grande e importante organismo che mette in comunione il credente con Cristo. Nel modello calvinista l’ordinamento ecclesiastico comprende 4 istituzioni: i pastori che predicano e amministrano i sacramenti, i dottori, deputati dell’insegnamento, i diaconi che sovrintendono all’esistenza e gli anziani che si occupano della disciplina comunitaria. Anche per Calvino come per Lutero le opere non possono essere un mezzo per raggiungere la salvezza della vita eterna. Su questo terreno Calvino comunque si distacca notevolmente da Lutero: le opere sono indispensabili come segno dell’elezione divina, della predestinazione (in quanto Dio non crea tutti gli uomini nella stessa condizione ma destina gli uni alla vita eterna, gli altri all’eterna dannazione). Il calvinismo si irradia da Ginevra verso la Germania, i Paesi Bassi, la Scozia, la Polonia, l’Ungheria, la Transilvania. Questa confessione religiosa sarà destinata a un grande successo presso i gruppi sociali urbani proprio grazie alla funzione positiva assegnata al lavoro produttivo e all’attività professionale vissuta con spirito religioso. Carlo V e il protestantesimo della Germania La questione protestante accompagna Carlo V per tutta la durata del suo impero. Possiamo distinguere 4 fasi: 1. 2 anni dopo le 95 tesi Carlo V giura la costituzione imperiale: nessuno può essere messo al bando dall’impero senza processo. Lutero aveva guadagnato grandi consensi presso i principi territoriali. Carlo v ha bisogno dell’alleanza con i principi territoriali e con le città imperiali della Germania per la sua strategia verso il Mediterraneo contro i turchi e verso l’Italia dove è in guerra contro i francesi. Il primo sviluppo del luteranesimo in Germania vede Carlo V impegnato da un lato a non radicalizzare il conflitto con i principi territoriali, dall’altro a difendere comunque la pax cristiana dalle eresie. 1521 editto di Worms è il risultato di questo compromesso: Lutero è condannato come eretico ma la definitiva assoluzione della questione è rinviata alla convocazione del concilio ecumenico della chiesa. Carlo V vuole sia temporeggiare che fare pressione sul papato per ottenere una riforma interna alla chiesa collegata al disegno dell’impero universale. 2. Compresa tra il 1525 e 1530 e coincide con il periodo dell’organizzazione politica della riforma in Germania. A conclusione della guerra dei contadini (1525) i principi cattolici della Germania meridionale stringono un’alleanza contro i principi luterani che a loro volta un anno dopo stabiliscono un’analoga intesa. La prima e la seconda dieta imperiale di Spira (1526 e 29) congelano la situazione e proibiscono ogni innovazione in materia di fede prima del concilio. Gli stati luterani protestano (da qui il nome protestanti) e formano un’ulteriore alleanza difensiva. La Germania è ormai spaccata in 2 fronti. Un tentativo di pacificazione tra l’imperatore e i protestanti è rappresentato dalla dieta di Augusta (1530). La dieta si conclude con delle deliberazioni severissime assunte in assenza dei rappresentanti protestanti le quali dimostrano la volontà dell’imperatore e dei principi cattolici di colpire duramente l’eresia ma anche la percezione della difficoltà di procedere lungo la linea di una pura logica repressiva nei confronti dei protestanti. 3. Dalla dieta di Augusta emergono: la fine del sogno di conciliazione sia interno al movimento protestante sia interno al movimento cattolico; l’articolazione del protestantesimo in 3 diverse confessioni facenti capo a Lutero, Zinali e Calvino; la divisione religiosa della Germania. 1531: nasce la lega di Smalcalda che diventa il centro delle forze antiasburgiche e stringe relazioni con Francia e Inghilterra. L’imperatore deve pensare all’invasione dei turchi in Ungheria, ai suoi possedimenti spagnoli in Italia e non può permettersi quindi di aprire un conflitto di vaste proporzioni con gli stati protestanti della Germania. Quindi proibisce ogni ricorso alla forza per questioni di fede e religione sino alla convocazione del concilio che, intanto è continuamente rinviato. 1542: dieta di Spira: i protestanti chiedono all’imperatore il riconoscimento ufficiale della loro posizione ed a esso condizionano gli aiuti militari e finanziari contro i turchi. La crisi è ormai alle porte. 4. 1546: scoppia la guerra tra la lega di Smancalda e l’imperatore. Le truppe imperiali sono battute. Carlo V è sconfitto insieme dai protestanti, dai turchi e dai francesi che occupano nella Lorena Metz, Toul e Verdun. 1555: Carlo V è costretto a firmare la pace di augusta che stabilisce il principio del cuius regio, eius religio. È ammessa la libera scelta confessionale solo per gli stati imperiali e per i loro principi, non per i sudditi che devono sottostare al principio “un solo signore, una sola religione”. hanno diritto ad emigrare se non accettano la religione del principe. Il protestantesimo era accettato come parte integrante dell’impero tedesco e i principi protestanti vi erano ammessi con gli stessi diritti dei principi cattolici. La Riforma: aree di influenza AREA LUTERANA comprende: -Germania centrosettentrionale - nord Europa - ampie zone dell’Europa orientale - le coste baltiche - Prussia: il gran maestro Alberto di Brandeburgo trasformò il territorio in un ducato laico ereditario e vi stabilì la riforma. - Danimarca e Svezia: lo scarso radicamento del Cristianesimo favorì la riforma dei sovrani che deposero i vescovi e incamerarono i beni ecclesiastici - Austria: la nobiltà restava in massima parte fedele al cattolicesimo - Paesi baltici e Europa orientale: non furono insensibili alla penetrazione del luteranesimo - Ungheria: penetrarono gli scritti di Lutero ma vie era una pluralità di confessioni. Ebbe successo comunque l’azione di riconquista della chiesa cattolica Area calvinista: comprende: - città svizzere - Olanda - Palatinato e basso Reno in Germania - Scozia - Francia: la riforma aveva fato la sua apparizione sin dagli anni 20 del 500. Chiesa Anglicana Il re aveva avuto 5 figli femmine da Caterina d’ Aragona; il desiderio di avere un erede maschio e la passione per una dama di corte, Anna Bolena, spinsero il re a chiedere l’annullamento del suo matrimonio. Le ragioni addotte dal sovrano erano che egli non avrebbe potuto sposare Caterina perché era stata sposata con suo fratello Arturo ma Caterina sosteneva che Arturo era morto a 14 anni e il matrimoni non era stato consumato. Al conseguente processo la regina si appellò al papa. Carlo V, nipote di Caterina prese le sue difese di fronte a papa Clemente VII. Condizionato dal gioco delle pressioni, Clemente non si decideva ad emetter la sentenza. Si preparava lo scisma. Le ragioni risalivano alla seconda metà del 400 in quanto il sovrano inglese era considerato l’unica fonte di diritto sia nella sfera temporale che spirituale. Enrico VIII codificò solo questa tendenza. L’arcivescovo di Canterbury dichiarò nullo il matrimonio di Enrico VIII (gia segretamente sposato con Anna Bolena) e la scomunica di Clemente VII non servì a niente. 1534: l’atto di supremazia conferì a Enrico VIII il titolo di unico e supremo capo della chiesa anglicana: cadeva la distinzione tra sovranità temporale e spirituale; era abolita la giurisdizione papale in quanto il re era la fonte sia della giurisdizione temporale che di quella spirituale. Grazie al primo ministro Thomas Cromwell furono promosse riforme economiche, conseguenza dell’atto: confisca dei beni di conventi e istituzioni religiose; l’incameramento tra i ben dei re di tutte le decime pontificie. La politica economica trova il consenso di ceti sociali diversi. Enrico VIII aveva promosso più che una riforma religiosa una riforma politico-costituzionale. La dottrina cattolica aveva intaccato solo il primato pontificio, il che non era poco ma non era comunque l’adesione al luteranesimo. La vera riforma in materia teologica fu opera di Edoardo VI (1547-53). Il “libro della preghiera comune” riconosceva due soli sacramenti, battesimo e eucarestia. 20-La Controriforma o Riforma cattolica Il termine controriforma indicava l’azione con la quale un territorio veniva ricondotto con la forza alla confessione cattolica cattolicizzazione. Indica poi quel movimento interno alla chiesa cattolica che ebbe il suo culmine nel concilio di Trento. Il concetto di controriforma ha un triplice significato: - la repressione antiprotestante - Il consolidamento dei dogmi e delle strutture ecclesiastiche - la riorganizzazione interna della chiesa cattolica Si tratta di una reazione complessa e a più livelli dei poteri che si opponevano al protestantesimo. Questi poteri sono 4: - i re di Spagna che avevano stabilito un’alleanza con il pontefice e che avevano bisogno dell’aiuto della chiesa per far rispettare in tutto il loro vasto impero l’obbedienza al sovrano. tra ceti e classi. In politica estera Elisabetta chiudeva un ciclo che era iniziato con la guerra dei cent’anni e aveva raggiunto il suo apice con Maria Tudor: la politica di alleanza angloasburgica dettata dal fatto che il nemico numero 1 dell’Inghilterra era la Francia, alleata a sua volta con la Scozia, potenziale fattore di minaccia per l’Inghilterra. Anche la politica matrimoniale aveva seguito questo schema di alleanze: Maria Tudor aveva sposato Filippo II, Maria Stuart Francesco II. Elisabetta rovesciò questo schema con preparazione militare e politica e solo dopo aver acquisito prestigio internazionale grazie all’intervento nei paesi bassi. Lo scopo dell’Inghilterra era di neutralizzare la spinta egemonica di Filippo II e di entrare nel novero delle grandi potenze europee. Per quanto riguarda la politica economica Elisabetta impresse un grande impulso alle attività economiche del paese promuovendo in particolare lo sviluppo del settore tessile. L’età elisabettiana è l’epoca d’oro della pirateria, delle imprese marinare di attività formalmente fuorilegge ma di fatto autorizzate dalla regina attraverso le “lettere di corsa”, documenti in cui erano precisati i vantaggi ricavati dalla regina nelle imprese corsare. Tutti i soggetti dotati di capitali impegnarono e investirono risorse finanziarie in queste attività: la regina, i suoi ministri, la nobiltà, uomini d’affari. Non si trattava solo di azioni di pirateria a danno di vascelli spagnoli. Tra il 1557 e il 1580 Francis Drake compì la seconda circumnavigazione del globo e pose le basi per la colonizzazione inglese della California. Nel 1584 fu fondata la prima colonia inglese nel Nordamerica, la Virginia, in omaggio alla virginità della regina Elisabetta. Per quanto riguarda il modello costituzionale e politico amministrativo, quello elisabettiano non fu un governo dispotico. Se la regina voleva che un provvedimento avesse forza di legge doveva sottoporlo a entrambe le camere del parlamento, quella dei pari (dove erano rappresentati i Lord) e quella de Comuni (dove erano rappresentate nobiltà delle contee). Il Parlamento formulava il provvedimento sottoforma di statuto, ossia di legge scritta avente l’approvazione delle due camere. La riforma dell’amministrazione ad opera di Enrico VIII e di Cromwell aveva dotato l’Inghilterra di organismi centrali con funzioni di natura finanziaria, di cancelleria e di strutture esecutive di grande importanza politica. Però non si formò mai in Inghilterra una burocrazia centrale e periferica dello stato paragonabile a quella francese. 23-Francia nelle Guerre di religione Il periodo compreso tra la pace di Cateau Cambresis (1559) e la pace di Vervins (1598) è per la Francia di importanza storica decisiva. Dopo aver attraversato una pericolosa crisi dell’autorità monarchica e della sua legittimità, la Francia si avvierà verso la fine del 500 ad attuare una via allo stato moderno caratterizzata dal rafforzamento del potere centrale e della sovranità monarchica come principio unitario e garante della pace interna del territorio. L’ultimo 40ennio del 500 denominato il periodo delle guerre di religione è caratterizzato da: La crisi dinastica dopo la morte del re Enrico II di Valois (1559) La divisione religiosa del paese in Ugonotti (= calvinisti francesi) e cattolici Il nesso tra lotta religiosa e lotta politica e la sua influenza su partiti e fazioni nella lotta per il potere I condizionamenti internazionali dovuti alle congiunture militari (Lepanto 1571; Invincibile armata 1588; guerra franco- spagnola conclusa con la pace di Vervins 1598) e alla politica matrimoniale. 24-Enrico IV di Francia Dopo l’editto di Nantes (1598) Enrico IV aveva ristabilito in Francia la pace religiosa. Egli seppe anche capire che non si poteva governare senza alleanze sociali, senza un equilibrio tra dominio e consenso. Così promosse una politica di consolidamento dello stato basata sulla formazione e lo sviluppo di un ceto di funzionari pubblici la cui origine e fortune economiche e politiche furono in larga parte legate allo stato. La vendita degli uffici pubblici consentì allo stato di rispondere alle aumentate esigenze finanziarie della monarchia e di attirare verso l’apparato statale gruppi sociali di origine non nobile. Veniva costruendosi un solido legame tra il re e la sua burocrazia. Su questo ceto, i cui esponenti più importanti divennero, grazie non al sangue ma al servizio prestato nella burocrazia, i titolati della nuova nobiltà di toga, distinta dalla nobiltà di spada, i sovrani francesi fecero leva per neutralizzare le spinte eversive dell’aristocrazia e dell’antica nobiltà. Per quanto riguarda l’economia Enrico IV grazie anche al suo primo ministro, il duca di Sully, cercò di ricostruire le basi produttive del paese attraverso lo sviluppo dell’agricoltura e le manifatture tessili. In politica estera Enrico IV promosse alleanze in funzione antiasburgica: con gli olandesi, con i Savoia (Carlo Emanuele I), con Venezia. Certo il suo regno non eliminò, anzi accentuò tensioni e conflitti interno alla società francese: quello religioso tra cattolici e Ugonotti che l’editto di Nantes aveva solo parzialmente attenuato; tra la nobiltà di spada e di toga; il conflitto tra i parlamenti (le più importanti istituzioni giudiziarie del paese) e il corpo di funzionari creati dal sovrano. 25-La “crisi” del Seicento Tra la fine del XVI secolo e la fine del XVII quasi tutte le aree europee furono investite da un processo di trasformazione detto la crisi generale del 600. Ci fu una crisi della struttura agraria, la contrazione demografica, quella manifatturiera, industriale e commerciale. Un’intensificazione del ciclo carestia-epidemia-carestia, gli effetti nefasti della guerra ma anche il declino di vecchie e il consolidamento di nuove gerarchie nella vita degli stati e nelle relazioni internazionali. La crisi non colpì tutti paesi nello stesso modo, tempi, settori e attività economiche. Dalla crisi alcuni paesi uscirono più deboli, altri più forti: alcuni come l’Inghilterra e l’olanda stabilirono la loro egemonia sul continente. Altri si indebolirono ulteriormente e furono subalterne alle grandi potenze economiche sino alla seconda rivoluzione industriale. Nel corso del XVI secolo la popolazione europea aumentò. Nel 600 aumentò ma poco. La crescita demografica non è di per sé indice di benessere, un paese che non è in grado di garantire occupazione, produzione e redditi, è schiacciato dalla sovrappopolazione. Ciò che conta è il rapporto tra popolazione e risorse, è la capacità di domanda effettiva della popolazione. Così nell’Europa del nord l’incremento demografico fu il rapporto equilibrato con la distribuzione del reddito e l’andamento dei prezzi: l’aumento della popolazione fu in grado di alimentare una crescente domanda in ragione del livello di reddito raggiunto dagli abitanti dell’Europa del nord. Della sua distribuzione in modo più equilibrato tra le diverse fasce della popolazione, di un andamento più lineare dei livelli dei prezzi. Il 1600 fu per l’Europa cmq un secolo debole di crescita demografica (concentrato per lo più in Inghilterra paesi bassi e paesi scandinavi) e le cause furono la guerra dei 30 anni e le epidemie: nella prima metà del 600 furono colpite la Spagna, l’Italia settentrionale e la Germania; nella seconda metà la Francia, l’Italia meridionale, l’Inghilterra e l’Olanda ma in questi ultimi due stati gli effetti delle crisi epidemiche furono più contenuti che altrove perché non furono investiti dalla carestia. All’inizio del XVII secolo l’espansione dell’agricoltura si interrompe: i prezzi dei cereali si abbassano; le superfici coltivate diminuiscono al di fuori di alcune aree (Inghilterra, Olanda e alcune regioni francesi). Diminuiscono anche le rese, cioè il rapporto semente-prodotto; si afferma la tendenza a passare dalla cerealecultura all’allevamento. Ci fu quindi un mutamento di congiuntura agraria tra la fine del 500 e i primi decenni del 600. I prezzi dei cereali diminuirono rispetto a quelli delle altre merci e ai salari, la ragione di scambio fu quindi sfavorevole ai cereali. La contrazione in agricoltura non significò crisi globale: toccò i cerali più di altri settori; le economie diversificate furono quindi favorite. I paesi produttori ed esportatori furono toccati per primi e più gravemente che gli importatori: i primi (i paesi baltici) furono sfavoriti, i secondi (i paesi bassi) furono favoriti. La piramide sociale si accorciò: diminuirono i contadini proprietari e i piccoli coltivatori. La crisi arrestò un processo di formazione, sia pure parziale, di risorse e di ceti orientati in senso capitalistico in alcune agricolture regionali. La superficie a coltura diminuì. Ci furono passaggi da coltivazioni a prati e pascoli, aumentò l’allevamento delle pecore con conseguente maggiore produzione di lana. Aumentarono le grandi proprietà estensive La corsa alla terra, all’occupazione degli uffici dell’amministrazione statale, all’investimento nel debito pubblico, furono tendenze comuni a tutta l’aura europea. Queste tendenze non determinarono effetti sociali simili in tutta Europa. Ad esempio nell’area mediterranea dell’Europa vi era una forte ripresa del potere sociale della feudalità mentre in Inghilterra l’aristocrazia si trasformava profondamente. La vecchia aristocrazia mostrò una sorprendente prontezza a sviluppare nuove risorse sui propri possedimenti terrieri e ad assumere una parte di grande rilievo nelle iniziative commerciali, industriali e coloniali. Invece in Francia la nobiltà di spada non perseguì il successo commerciale per 2 motivi: il pregiudizio aristocratico contro il commercio e il disegno politico della monarchia la quale non voleva che la nobiltà si costituisse una base economica indipendente che le avrebbe consentito di sfidare il potere del re ----Il declino dell’impero spagnolo nel corso di '600-'700--- Alla fine del 500 l’impero spagnolo comprendeva intorno al regno di Castilla il resto della peninsula iberica, buona parte dell’Italia, i Paesi Bassi, l’America centrale e meridionale e le indie orientali e portoghesi. Nel corso del 600 e del 700 vengono meno alcune delle condizioni che avevano consentito l’ascesa del sistema sotto Filippo II: la ricchezza e l’egemonia politica della Castilla, regione guida; il consenso dei paesi sudditi del re cattolico; la capacità del sistema di subordinare a esso tutte le relazioni internazionali. La reggenza di Maria de Medici e il governo di Richelieu in Francia Nel 1610 Enrico IV fu assassinato da un fanatico estremista della lega cattolica; lasciava un figlio ancora piccolo (il futuro Luigi XIII). La reggenza fu rimessa alla vedova del re Maria de Medici, che nel 1614 convocò gli stati generali. L’assemblea dei tre stati (clero, nobiltà e terzo stato) fu la cassa di risonanza di tutte le lacerazioni del regno, ma non riuscì a imporre nessuna riforma proposta all’approvazione del re. Fu l’ultima convocazione degli stati generali prima della rivoluzione francese. Il decennio 1614-24 fu per la Francia un periodo critico. Nel vuoto di potere statale l’aristocrazia si riprese ed esplosero conflitti di natura religiosa e politica. Nel 1624 divenne primo ministro di Luigi XIII il cardinale Richelieu. Nel suo governo possiamo individuare due periodi: dal 1624 al 1628 e dal 1628 al 1642. Nei primi anni del suo governo dovette occuparsi della questione ugonotta e nel 1628 l’esercito ugonotto fu sconfitto a La Rochelle. La seconda fase del suo governo fu caratterizzata dal rilievo della politica internazionale. Nel duello franco spagnolo la Francia di Richelieu dimostrò una decisa superiorità. Nel disegno di Richelieu vi era il ridimensionamento del sistema imperiale spagnolo, e a tal fine egli si alleò con i sovrani di alcuni stati regionali italiani, infiltrò spie e provocatori nei domini spagnoli d’Italia al fine di provocare congiure, conflitti sociali, rivolte contro la corona di Spagna e inoltre intervenne in Cataluna a fianco dei ribelli. Negli anni 30 molte regioni francesi furono investite da rivolte contadine che avevano tra i loro bersagli oltre alla nobiltà, le nuove funzioni dello stato moderno: fisco, spese militari, alloggiamenti delle truppe. Questi moti non indebolirono ma rafforzarono lo stato che riuscì a sconfiggere le rivolte. Mazarino e la fronda nel 1600 Il successore di Richelieu, Giulio Mazarino non ne mutò le linee fondamentali di governo. Nel 1643 moriva Luigi XIII e ci fu così la reggenza della regina madre dell’infante Luigi XIV, Anna d’Austria. Nei primi anni del governo di Mazarino ci furono successi decisivi sul fronte internazionale e nella guerra contro la Spagna ma anche momenti di crisi nell’ordine politico interno. A causa dell’aumentato fabbisogno finanziario Mazarino da un lato aveva esteso il ricorso alla venalità degli uffici, creando nuovi incarichi vendibili. Dall’altro tassava sino a un terzo il salario annuale dei funzionari pubblici. Così la nobiltà di toga si oppose al governo in quanto non condivideva la continuazione della guerra e il conseguente aumento delle spese militari e cercava di contrastare la formazione di un forte apparato centrale. Anche gli stessi funzionari e gli esercenti degli uffici venali si opposero a Mazarino. A interpretare l’opposizione furono i parlamenti; il parlamento di Parigi formulò nel 1648 un progetto di distribuzione dei carichi fiscali, di controllo della spesa pubblica e di soppressione degli intendenti. Mazarino fece allora arrestare alcuni parlamentari e fu il detonatore di una rivolta che si estese da Parigi, alle province, agli altri parlamenti. Il movimento fu chiamato fronda parlamentare. Se nel parlamento di Bordeaux emersero persino spinte radicali in senso repubblicano, negli altri parlamenti provinciali furono affermati il primato e le prerogative del ceto togato nel governo dello stato. Si ebbe anche una partecipazione popolare al movimento di rivolta. Il parlamento di Parigi, comprendendo che proprio sul fronte antifiscale era possibile una saldatura tra borghesia e popolo annunciò provvedimenti di riduzione delle imposte. Ma la rivolta non aveva spinte omogenee e la radicalizzazione della sommossa plebea non poteva essere sostenuta dai parlamentari parigini. Così nel 1649 il parlamento di Parigi raggiunse un accordo con la monarchia. Un’ altra fonte di conflitto era rappresentata dalla nobiltà di sangue e dal partito del suo leader, il principe di Condè Luigi di Borbone. Questa nobiltà non voleva accettare il progetto centralizzatore di Mazarino e si unì in un unico fronte con il popolo, con alcuni parlamentari radicali come quelli di Bordeaux e con l più antica aristocrazia francese. Il 1651 Mazarino andò in esilio. Si determinò la più grande paura di un vuoto politico. Ciò gli consentì di raccogliere forze militari comandate dal generale Turenne e di riunificare sotto la monarchia quei ceti che grazie al consolidamento monarchico avevano potuto accrescere le loro fortune. Nella battaglia di Parigi (1652) Turenne vinse il ribelle Condè. Mazarino e Luigi XIV ritornavano a Parigi. La vittoria di Mazarino fu la vittoria dell’amministrazione e dei suoi organismi esecutivi sulle resistenze degli stati (=ordini sociali). La guerra dei 30 anni: 1618-48 Caratteristiche: Si scontrarono 2 civiltà, due modelli di cultura oltre che due credo religiosi: protestante e cattolico. Da un lato la Boemia e gli stati germanici dell’unione evangelica, dall’altro gli stati germanici della lega cattolica, gli Asburgo d’Austria e le forze imperiali. L’internazionalizzazione del conflitto. A causa del carattere di guerra quasi religiosa, dei condizionamenti delle alleanze tra gli stati e per la finalità politica che era quella della lotta per l’egemonia sul continente. La guerra dei 30anni rappresenta forse uno dei primi modelli di guerra che, partita da un conflitto su scala locale, produsse un mutamento degli equilibri politici sul continente europeo. L’emergenza di nuovi protagonisti sulla nova scena politica europea: Danimarca e Svezia Il conflitto fu una guerra di massa, forse la prima della storia moderna: 100 milioni di europei furono coinvolti nello scontro e i costi della guerra furono elevatissimi. 26-La I Rivoluzione inglese Elisabetta I muore nel 1603, le succede Giacomo I Stuart(figlio di maria stuart di scozia ) Notevole sviluppo demografico e economico (carbone, prodotti tessili, cannoni): Londra, con il suo porto, è il centro e il motore di tale sviluppo. Ma l’attività dominante rimane l’agricoltura. La struttura sociale nelle campagne è la seguente: Grande aristocrazia: nobiltà legata alla corona, titolare di immense proprietà fondiarie Gentry: piccola nobiltà terriera, gentiluomini di campagna Yeomen: coltivatori diretti benestanti Affittuari e braccianti: contadini privi di un podere proprio, al servizio dei nobili, della Gentry o degli Yeomen .Sotto il profilo religioso, la situazione è complessa e variegata. La Chiesa anglicana, nata con lo scisma voluto da Enrico VIII, è Chiesa di stato: i vescovi, nominati dal re, rispondono direttamente a lui e sono la longa manus del sovrano anche in ambito politico. Elisabetta non aveva esitato a usare la Chiesa anglicana per combattere la sua battaglia contro la Spagna e il Papato ed era giunta a definire Anticristo la Chiesa di Roma. Ma nel ‘600 il livello culturale dei predicatori nelle campagne era notevolmente peggiorato, gettando discredito sulla Chiesa anglicana. Molti gentiluomini di campagna avevano nominato predicatori più competenti, di formazione calvinista (puritani), che volevano “purificare” la chiesa inglese, cancellando i residui cattolici ancora presenti nella sua dottrina e nella sua liturgia. Scontro tra puritani, da una parte, e vescovi e monarchia (accusati di essere l’Anticristo) Giacomo I perseguita i puritani Molti puritani emigrano nel Nuovo mondo I puritani erano divisi in: Presbiteriani: volevano creare una nuova chiesa di stato di dottrina calvinista; sostituire l’autorità dei vescovi con quella di consigli formati da pastori (predicatori) e anziani (presbiteri), incaricati di controllare il comportamento morale dei fedeli ; erano intolleranti verso le altre confessioni religiose Congregazionisti: volevano una chiesa indipendente dallo stato, chiesa intesa come congregazione di credenti. C’erano anche numerose sette di ispirazione anabattista; rivendicavano la libera interpretazione della Bibbia, erano a struttura democratica e davano spazio alle donne. Il conflitto tra Monarchia e Parlamento I sovrani inglesi del ‘500 avevano cercato di ridurre il ruolo del Parlamento, instaurando un assolutismo di fatto, legato a circostanze particolari (scontro con la Spagna, carisma di Elisabetta). Giacomo I cerca di continuare su questa linea rivendicando la sacralità del potere regale, il diritto di imporre tasse senza il parere del Parlamento, difendendo la Chiesa anglicana. Contro di lui si schierano sia forze politiche (sostenitori delle prerogative del Parlamento), sia religiose (puritani). Carlo I (figlio di Giacomo) prosegue nella stessa linea. 1628 I Comuni elaborano la Petizione dei diritti. Il re la ignora e instaura un governo tirannico. Fine anni ’30 Ribellione scozzese al tentativo del re di imporre il modello della Chiesa anglicana alla Scozia. L’esercito inglese è sconfitto. Per poter pagare l’indennità di guerra, il re è costretto a convocare il Parlamento che riesce a ottenere: - Triennal act (obbligo di convocazione ogni 3 anni) - abolizione del diritto del re di sciogliere le camere - abolizione della censura sulla stampa fioritura di pubblicazioni di argomento politico e/o religioso. 1641 rivolta in Irlanda: lo scontro tra re e Parlamento si inasprisce. Atmosfera di fanatismo religioso esasperato e si arriva alla guerra civile tra i due schieramenti. 1644 anno di svolta: Oliver Cromwell crea la New Model Army, esercito di nuova concezione (paga elevata, rigida disciplina e divieto di saccheggio, intensa religiosità e fede nella causa per cui si combatte). 1645 la NMA sconfigge definitivamente l’esercito di Carlo I a Naseby e il re viene imprigionato. A questo punto il fronte dei vincitori si spacca e si apre un dibattito politico sul nuovo assetto istituzionale. I presbiteriani sono per una soluzione di compromesso: rinuncia all’assolutismo da parte del sovrano, rispetto delle prerogative del Parlamento, riforma in senso calvinista della Chiesa di stato. I Livellatori sono su posizioni diametralmente opposte che prevedono: principio della sovranità popolare, abolizione della monarchia, abolizione della Camera dei Lords (in quanto non eletta dal popolo), assoluta libertà di coscienza in campo religioso. Il dibattito sul potere e sull’uguaglianza Il programma politico dei Livellatori si diffonde nella NMA. Richiesta di democrazia e partecipazione alla gestione dello stato guerra contro la Francia l’impero e la Spagna. Le truppe brandeburghesi sconfiggevano nel 1675 quelle svedesi; nel 1677 il matrimonio tra Guglielmo III e la figlia di Giacomo II segnava il riavvicinamento anglolandese. Così Luigi firmò la pace Animega (1678) guadagnando la franca contea. Vi fu poi la guerra della lega di Augusta (1686-97). Una coalizione formata da Spagna, Inghilterra, Olanda, Svezia, Austria e altri stati minori combattè contro l’occupazione francese di alcuni territori situati nella valle del Reno. Il conflitto si concluse nel 1697 con la pace di Ryswzck (risvich): la Francia fu costretta a restituire tutto tranne la città di Strasburgo. Antico regime: definizione questo concetto nacque durante la Rivoluzione francese, all’origine della formula è perciò il suo significato negativo. Antico regime era tutto ciò che si opponeva alle conquiste della rivoluzione. Questo termine, usato in coppia con quello di assolutismo sta a indicare i caratteri del rapporto tra lo stato e la società nei 150 anni che precedono la rivoluzione francese. Questi sono: La fonte della sovranità non è la nazione ma la persona del re. La proprietà delle potere è del sovrano che ne è unico titolare ma la sua gestione è affidata a corpi specializzati: esercito professionale, burocrazia, diplomazia. Non esiste ancora una divisione tra i 3 poteri dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) Esistono corpi privilegiati che godono di giurisdizioni separate. 29-La Rivoluzione scientifica (La Scienza tra XVI e XVII secolo) Quando si parla di rivoluzione scientifica si suole indicare i cambiamenti e le scoperte compiute: Nella cosmologia. Nel 1543 Copernico scrive Sulla rivoluzione dei corpi celesti, opera in cui espone la teoria eliocentrica, in seguito elaborata con maggior precisione da Galilei, che pubblica le sue scoperte nel Sidereus Nuncius (1610). Inoltre, questi afferma che la scienza discende dall’autorità del metodo scientifico diretto e non dalle Sacre Scritture. Nel 1633 l’Inquisizione colpisce Galilei, che, stanco e ammalato, dopo 2 mesi di pressioni abiura le proprie idee, venendo così condannato solo al confino. Mentre le teorie copernicane furono riconosciute valide dalla Chiesa solo a metà 700, la condanna di Galilei fu cancellata solo nel 1992. In questo periodo vengono messi a punto strumenti quali il microscopio, il cannocchiale astronomico, il telescopio, il barometro a mercurio, l’orologio a pendolo. Nel metodo della ricerca e della conoscenza. Ai fini della rivoluzione in questo settore, oltre all’opera di Copernico e a quella di Galilei, molto importante è stato il pensiero di Cartesio: egli esaltò la ragione, promosse il dubbio come strumento per raggiungere la verità. Inoltre, si mira alla divulgazione delle scoperte tramite la pubblicazione delle stesse su riviste specializzate. Nella figura professionale dello scienziato. I 3 suddetti scienziati, oltre che a rivoluzionare alcuni settori del sapere, contribuirono all’affrancamento dello scienziato e dell’intellettuale da qualsiasi forma di autoritarismo e dogmatismo religioso. Nell’articolazione disciplinare del sapere scientifico. Nascono nuovi tipi di studi: la fisica moderna (statica e dinamica), settore in cui Newton elabora la legge della gravitazione universale; Boyle è il pioniere della chimica moderna; Harwey studia la circolazione del sangue e Malpighi scopre i vasi capillari; nascono la fisiologia e l’anatomia. 30-Il Barocco usato in molti modi (decadenza del gusto , età di decadenza, ecc..) confusa ne è l'origine .. “barrueco” parola spagnola che che indica una pietro dalla forma irregolare , espressione di cultura e arte (borromini bernini ). termine dato alla fine del 800 per indicare epoca buia crisi dei valori estetci , morali , politici ,civili l'attenzione si sposta dall'essere all'apparire .. es. cervantes 31-La Guerra di successione spagnola (1701-1714) La morte senza eredi di Carlo II di Spagna nel 1700 rendeva incerta la titolarità dei possessi degli Asburgo di Spagna. I pretendenti al trono erano: Luigi XIV, marito di un’infanta di Spagna che formalmente aveva rinunciato a ogni diritto di successione al trono dei re cattolici per se e per i suoi discendenti; l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo che aveva spostato la sorella di Carlo II Margherita; Vittorio Amedeo II di Savoia, figlio di una principessa spagnola. Ma alla lettura del testamento di Carlo II si scoprì che era designato erede universale Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV che avrebbe assunto il nome di Filippo V. una clausola del testamento vietava a Filippo di unire la corona di Spagna con quella di Francia. Il rischio che potesse costituirsi in Europa un’egemonia franco spagnola era concreto. Cadevano gli accordi stipulati da Francia e Austria fin dal 1668. L’Europa era posta davanti a una minaccia che poteva trasformarsi in realtà: i borboni regnanti di qua e di là dei Pirenei; Luigi XIV quasi monarca universale. A prendere l’iniziativa per la formazione dello schieramento antifrancese fu l’Inghilterra, preoccupata che la Francia potesse impadronirsi del ricco mercato delle indie spagnole. Tra il 1701-2 si siglarono 2 patti: il primo tra Ighilterra e Olanda e il secondo tra Inghilterra e Austria. Nella coalizione anglo-austro-olandese entrarono anche il Palatinato, l’Hannover e la Prussia. Sul fronte opposto Luigi XIV riusci a far aderire al blocco franco-spagnolo il duca di Savoia, il re del Portogallo, gli elettori di Colonia e Baviera. Un conflitto di vaste proporzioni scoppiò il 16 maggio del 1702. Nella prima fase della guerra fu evidente la superiorità terrestre della Francia ma la superiorità della flotta angloolandese, la difficoltà della Francia a tener testa agli eserciti nemici, sui molti fronti di guerra, la defezione del Portogallo e del Piemonte Sabaudo dal blocco franco spagnolo (1703) impressero una svolta decisiva alle sorti della guerra. I destini del sistema, del suo equilibrio, si giocavano sul Reno, nell’Europa centrale, nel Belgio ma anche in Italia. Qui Vittorio Amedeo II di Savoia capì che il suo stato, stretto tra i Borbone di Parigi al di la delle Alpi e i Borbone di Spagna nella Lombardia, avrebbe avuto una vita precaria e operò il voltafaccia nel 1703 passando al blocco antifrancese. Nella battaglia di Torino (1706) i francesi furono costretti ad abbandonare il Piemonte e ad oltrepassare le Alpi: merito di Vittorio Amedeo II e di suo cugino Eugenio di Savoia comandante delle truppe austriache che occupava anche Mantova e Milano. Gli austriaci riportavano i successi militari più importanti. Nel 1706 l’arciduca Carlo d’Asburgo figlio dell’imperatore Leopoldo entrava a Madrid ma ne era ricacciato. Nel 1707 le truppe austriache entravano a Napoli: finiva dopo oltre 2 secoli la dominazione spagnola nel regno di Napoli. Gli austriaci vi sarebbero rimasti sino al 1734. Tra il 1708 e il 1709 inglesi e austriaci sconfiggevano i francesi nel Belgio. il regno di Luigi XIV era attraversato dal malcontento: una terribile carestia; l’aumento del prelievo fiscale; sommosse e rivolte nelle campagne; opposizione dei ceti mercantili alla politica concertista; opposizione di vasti gruppi alla politica bellicista di Luigi XIV. A salvare il paese furono il prestigio del re e dell’istituzione monarchica che mobilitò i sudditi per difendere l’indipendenza francese e la morte nel 1711 dell’imperatore Giuseppe I d’Asburgo. Il fratello Carlo saliva sul trono con il nome di Carlo VI. Iniziarono le trattative di pace che si conclusero a Utrecht nel 1713 e Rastadt (1714). La vera vincitrice del conflitto fu l’Inghilterra. Conquistò possedimenti nell’America settentrionale a spese della Francia e nel Mediterraneo a spese della Spagna, Gibilterra e Minorca. Filippo V fu riconosciuto re di Spagna ma dovette rinunciare a rivendicare diritti sul trono francese. La Francia oltre a perdere a favore dell’Inghilterra territori nell’America del nord e a limitare le sue prospettive di espansione commerciale nel nuovo mondo, rinunciò ogni pretesa sulla Spagna. All’Austria fu attribuito il Belgio spagnolo. Cambiò la geografia politica dell’Italia: il regno di Napoli, il ducato di Milano, la Sardegna e lo stato dei Presidi passarono dalla Spagna all’Austria. Vittorio Amedeo II di Savoia ottenne ingrandimenti territoriali in Piemonte e in Regno di Sicilia. L’elettore del Brandeburgo Federico venne riconosciuto re di Prussia e ottenne ingrandimenti territoriali nella renana. Alla fine della guerra di successione spagnola furono poste le premesse per un nuovo equilibrio italiano: Austria e Piemonte sabaudo ne divennero i soggetti principali. Si applicò il metodo delle barriere: stati cuscinetto come il Belgio, tra Francia e Olanda e lo stato Sabaudo tra Francia e Austria avrebbero dovuto prevenire eventuali conflitti ma gli interessi delle potenze non erano stati affatto soddisfatti. I perdenti, Francia e Spagna avevano motivi di conflittualità tra di loro che presto si sarebbero trasformati in aperta ostilità. La Spagna avrebbe cercato di recuperare i domini perduti in Italia a spese dell’Austria. All’Austria era sfuggito il regno di Sicilia. 32-L’età dei Lumi Il secolo dei lumi vide l’uso spregiudicato della ragione applicata a tutti i campi. Possimao riconoscerne 4 fasi: Presupposti e fondamento delle idee guida di questa rivoluzione intellettuale furono costituti tra il tardo 600 e gli anni 30 del 700. Fu questa l’epoca della crisi della coscienza europea, l’età del preilluminismo Tra gli anni 30 e 50 del 700 ci fu il periodo di formazione della più importante iniziativa editoriale degli illuministi, l’enciclopedia. Dall’attenzione concentrata sui problemi religiosi e morali dell’uomo si passò al primato delle questioni politiche e sociali Tra gli anni 60 e 70 ci fu l’economia al primo posto e l’esperienza di governo illuminato di alcuni sovrani assolutisti Nel 20ennio precedente alla rivoluzione francese la crisi dell’antico regime e l’ansia di un mondo nuovo si espressero nelle forme più diverse, nella vivacità di proposte riformatrici come nell’aspirazione utopica alla libertà e all’uguaglianza La prima idea guida del dibattito illuministico fu il nesso religione-libertà-tolleranza e il tema fu affrontato per la prima volta dall’olandese Spinoza. In Olanda visse per alcuni anni un altro dei padri fondatori del moderno principio della tollerazna: Bayle, il quale prospettò la possibilità di una società laica che poteva fare a meno della religione. Ci furono poi le correnti del deismo (l’affermazione dell’esistenza di Dio entro una religione naturale non rivelata) e dell’ateismo. Deista fu Voltaire mentre fra gli atei ci fu Diderot, che insieme a d’Alembert fu autore dell’enciclopedia. L’illuminismo fu una cultura universale, cosmopolita, ma anche fortemente connotata nelle diverse aree europee e Parigi fu al centro del movimento. 33-Settecento riformatore L’età dell’assolutismo illuminato rappresentò lo sviluppo più maturo dei principi e delle funzioni dello stato moderno, ma anche la difficile sintesi tra assolutismo e illuminismo. I sovrani intesero portare a compimento un progetto di ulteriore concentrazione ed efficacia del potere sovrano, capacità di governo del territorio, consolidamento interno e internazionale degli stati attraverso la promozione di riforme e l’avvio di un processo di rinnovamento politico e sociale ispirato alle idee dell’illuminismo. Il processo riformatore gettò le basi per la crisi del vecchio ordine economico, sociale e politico ma non fu sufficiente per la sua trasformazione radicale. Per raggiungere questo obiettivo fu necessaria la rivoluzione. Si può distinguere tra assolutismo e dispotismo. Monarchia dispotica era quella dello zar di Russia che trattava i sudditi come schiavi, faceva applicare pene brutali nel paese disponeva a piacimento della vita e dei beni. Governava oltre la legge. Monarchia assoluta era invece il regime del sovrano per diritto divino che governava attraverso la legge. Una seconda distinzione interna all’assolutismo era fra quei regimi in cui il potere dei sovrani era limitato da altri organi costituzionali (parlamenti, diete, stati del regno) e regimi in cui la libertà d’azione del sovrano era meno vincolata (Prussia, Spagna, Danimarca). L’amministrazione centrale: nel XVIII secolo ci fu uno sforzo più consistente per rendere più efficace, esteso ed efficiente l’esercizio del potere monarchico attraverso la specializzazione della pubblica amministrazione. Il bisogno di potenza nell’equilibrio degli stati, l’esigenza di un coordinamento tra il centro e la periferia del territorio nazionale, l’efficace controllo sociale, furono all’origine del rinnovamento delle strutture degli apparati amministrativi che investì l’intera Europa. Ministeri e segreterie di stato divennero gli organi politico-amministrativi più importanti degli apparati statali. Ma in Francia la vera emanazione del re era il primo ministro che doveva costituire il canale di mediazione tra la volontà del re e i sudditi, assisteva tutti i consigli e ne filtrava gli affari. Un ruolo essenziale dopo Colbert giocò nella monarchia francese il controllore generale: era lui che metteva in moto tutta l’amministrazione del regno ed era in genere reclutato tra la nobiltà di toga. In Inghilterra la vera novità politico-istituzionale fu il consiglio di gabinetto, una specie di consiglio dei ministri presieduto dal primo lord della tesoreria e cancelliere dello scacchiere, responsabile delle sue decisioni collegiali davanti al parlamento. Più lenta fu in Spagna l’evoluzione del sistema amministrativo, che vide comunque nel corso del 700 l’ascesa dei segretari di stato. Le riforme fiscali: le riforme intervennero in materia fiscale e tesero a fornire allo stato strumenti di certificazione relativamente più attendibili, capaci di colpire più in profondità e in maniera più equa i sudditi, divisi per categorie sociali e professionali. Attraverso la compilazione dei catasti si passò da un sistema fiscale fondato da un labirinto di espedienti provvisori pensati senza alcuna coordinazione a piani organici di accertamento dlela ricchezza mobiliare, validi per l’intero territorio statale. La riforma della giustizia. Sull’amministrazione della giustizia nell’antico regime pesavano le esistenze di una molteplicità di giurisdizioni tra cui la più importante era quella feudale, e la confusione nell’amministrazione tra sfera giudiziaria e sfera esecutiva. Inoltre l’ordinamento non era realmente unificato. Su questo terreno le riforma dei sovrani assoluti furono limitate sia nella loro natura che nel grado della loro efficacia. La codificazione del diritto e la sua semplificazione contribuirono a modificare l’ordinamento ma le giurisdizioni privilegiate non furono abolite L’assolutismo illuminato del 1700 in Prussia e in Austria La potenza prussiana: con Federico II (1740-86) la Prussia consolidava il suo ruolo di grande potenza. A definire questo ruolo avevano concorso la frantumazione delle realtà politiche della Germania e l’assenza di concorrenti tedeschi in grado di competere con le grandi monarchie europee; il rapporto tra la dinastia Hoenzollern e la formazione sociale prussiana, nominata dal potere feudale degli Junker, che, in cambio del riconoscimento statale del loro regime su uomini, terre, città, avevano garantito ai sovrani fedeltà ed erano entrati nei ranghi dell’amministrazione militare e civile; la necessità di costruire unno stato forte sul piano militare è capace di difendersi dalla maggiore minaccia straniera, la Svezia, e di resistere alla sua espansione nell’area baltica e centroeuropea. La formazione della potenza prussiana fu avvantaggiata sia dall’assetto interno della Germania sia dalla politica internazionale. L’Austria di Maria Teresa e Giuseppe II: risolto il problema della successione, l’ascesa al trono della figlia di Carlo VI, Maria Teresa d’Asburgo (1740-80) aprì una fase di riforme anche per l’Austria. L’intero apparato di governo fu rinnovato, furono unificate le cancellerie d’Austria e di Boemia e le rispettive corti di appello. L’aristocrazia e il clero dovettero contribuire in misura maggiore al carico fiscale. Maria Teresa fondò collegi per l’educazione e la formazione del personale statale. Ma le riforme teresiane furono superate in quantità e qualità da quelle del figlio dell’imperatrice Giuseppe II. Egli alla morte del padre Francesco Stefano (1765) gli successe nel titolo imperiale e fu nominato coreggente degli stati ereditari asburgici. Dal 1780 al 1790 regnò sul trono che era stato di Maria Teresa. Intervenne in materia religiosa: soppresse proprietà ecclesiastiche, trasformò le università in istituzioni statali. Lo stato si fece carico dell’istruzione di base, che fu resa obbligatoria e laicizzata. La pubblica amministrazione fu resa più professionale: le sue gerarchie furono organizzate in base al merito e aperte a nuovi ceti sociali. Anche La giustizia fu investita dalla politica riformatrice dell’imperatore: fu introdotto il nuovo codice penale. I decreti più rivoluzionari furono quelli che abolirono la servitù della gleba e quelli che riguardarono la certezza del piccolo possesso contadino. Giuseppe II interveniva sulle basi materiali della società e quindi suscitò forti opposizioni. Le norme che uniformavano la ripartizione del prodotto agricolo colpivano direttamente gli interessi della nobiltà fondiaria. Ci fu come reazione l’ostruzionismo del ceto nobiliare. Il successore Leopoldo II fu costretto a ripristinare il potere della nobiltà. La Russia di Caterina II Morto Pietro I il grande, la nobiltà di corte condizionò gli zar successivi. Quasi sempre personalità deboli come Caterina I, Pietro II, Anna, Elisabetta e Pietro III. La moglie di Pietro III, Caterina, si impadronì del potere con un colpo di stato e fece poi assassinare il marito. Il regno di Caterina II (1762-96) fu caratterizzato dalla diffusione di opere degli illuministi, libertà di pensiero e vitalità culturale. Molte delle riforme si ispirarono ai principi dell’assolutismo illuminato: il nuovo sistema educativo, la secolarizzazione delle terre della chiesa, la politica economica. In politica internazionale ci fu l’annessione della Crimea nel 1783 con cui la Russia poteva avere lo sbocco sul mar Nero. Le conseguenze sull’agricoltura russa furono rilevanti: vaste aree della steppa ucraina furono colonizzate e messe a coltura. Ma i modi di sfruttamento in regime di rapporti restarono gli stessi: agricoltura estensiva e aumento della popolazione servile. Così nel 1773 scoppiò una rivolta: tutto il paese ne fu investito, molti nobili massacrati, ma l’esercito imperiale represse con violenza la guerra contadina. Il suo effetto fu il consolidamento dell’alleanza tra lo zar e l’aristocrazia, formalizzata nella carta della nobiltà concessa da Caterina nel 1785. La nobiltà manteneva tutti i suoi privilegi tradizionali; cadevano alcuni caratteri del regime autocratico instaurato da Pietro come il servizio forzato dell’aristocrazia per lo stato; la giurisdizione dell’aristocrazia feudale su uomini e terre a essa appartenenti era completa; l’amministrazione locale era affidata alla piccola nobiltà. 1700 riformatore in Italia L’azione riformatrici dei sovrani illuminati si svolse a fu incisiva in 3 stati italiani: il regno di Napoli governato dai Borbone, la Lombardia austriaca e la Toscana dei Lorena. Nel 1734 sul trono napoletano saliva Carlo di Borbone, figlio di Filippo V e Elisabetta Farnese: il mezzogiorno riconquistava un re proprio e ala sua indipendenza. Re Carlo riformò l’amministrazione centrale attraverso la costituzione di dicasteri e segreterie più funzionali. Inoltre promosse la riforma dei tribunali fondata sui controlli e le limitazioni delle giurisdizioni feudali e l’avvio di un progetto di codificazione del diritto. Nel 1759 moriva Ferdinando VI re di Spagna, senza eredi. Carlo di Borbone veniva chiamato sul trono di Spagna come Carlo III. A Napoli per la minore età del figlio di Carlo, Ferdinando, fu costituito un consiglio di reggenza. La Lombardia dopo la pace di Aquisgrana cadde sotto il dominio austriaco. Anche il gran ducato di Toscana era entrato nell’orbita austriaca perché era stato assegnato nel 1737 a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria. Durante il regno di Maria Teresa furono promosse alcune riforme nella Lombardia Austriaca: l’amministrazione fu centralizzata e il personale reclutato in base al merito e alla preparazione tecnica; fu abolita la venalità delle cariche pubbliche. I due figli di Maria Teresa accelerarono il processo riformatore: Giuseppe, imperatore d’Austria dal 1765 al 1790 e Pietro Leopoldo, prima gran duca di Toscana, poi imperatore con il nome di Leopoldo II dal 1790 al 1792. Giuseppe II estese anche alla Lombardia le riforme promosse negli altri territori dell’impero asburgico e la inserì nel sistema economico integrato del sistema di scambi europei. Pietro Leopoldo nel gran ducato di Toscana promosse 2 riforme molto importanti: la prima chiamata livellazione, concedeva ai mezzadri, a livello perpetuo, i terreni di proprietà dello stato in cambio di un canone annuo fisso e contenuto; la seconda fu il nuovo codice penale che aboliva la pena di morte, la tortura… guerra di indipendenza americana). Viene proposta una riforma economica che però intaccava i privilegi dei nobili e del clero. Questi, per contrastare tali riforme, costringono il re Luigi XVI a convocare gli Stati Generali. Gli Stati Generali erano un'assemblea in cui ogni ordine sociale (nobiltà, clero e terzo stato) doveva avere un numero eguale di deputati, ma il terzo stato chiede ed ottiene di avere un numero doppio di rappresentanti per riuscire contrastare le votazioni di nobiltà e clero che spesso andavano a coincidere (mantenendo così i propri privilegi a discapito dei ceti meno abbienti) Votazione a testa o per ordine? Però, se il re concesse che il Terzo stato avesse un numero di rappresentanti doppio, l'aristocrazia ottenne che le votazioni negli Stati generali dovessero avvenire "per ordine" e non a testa: in altre parole, a ogni "stato" toccava un voto e quindi la nobiltà e il clero avrebbero avuto in ogni caso la maggioranza. La questione andò avanti per più di un mese. Il giuramento della Pallacorda Il Re, appoggiato dai nobili, non prendeva una decisione sulla questione del voto, così i deputati del terzo stato si riunirono nella sala della Pallacorda dove giurarono di dare una Costituzione alla Francia. Il Clero e 47 membri della nobiltà si unirono a loro formando l'Assemblea Nazionale Costituente. Luigi XVI sconfitto sul piano politico, decise di ricorrere alla forza, ma la borghesia reagì e, con l'aiuto delle classi popolari, il 14 luglio assale e conquista la Bastiglia simbolo del dispotismo del regime assoluto. La rivoluzione Dopo la presa della Bastiglia si succedono eventi a catena: una rivoluzione in città (guidata dalla borghesia) che portò all'abolizione delle municipalità dell'antico regime ed alla formazione della guardia municipale e una rivolta nelle campagne che portò alla distruzione della feudalità Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del Cittadino Il 26 agosto 1789 venne promulgata la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del cittadino che era la premessa della Costituzione del 3 settembre 1791. Il re però non approva i decreti della Assemblea Costituente ed il popolo si mobilita di nuovo marciando su Versailles e costringendo il re a trasferirsi a Parigi. Giacobini, Foglianti e Cordiglieri A questo punti si verificò una scissione all'interno dell'Assemblea che diede inizio ad una serie di differenziazioni dei gruppi borghesi: i Giacobini, guidati da Robespierre, avevano atteggiamenti più avanzati, i Foglianti, con a capo La Fayette, erano più moderati, al centro vi erano i Cordiglieri con Danton e Marat. La Costituzione L'Assemblea Costituente comincia a redigere la Costituzione che fu approvata nel 1791. Nacque così la prima monarchia costituzionale francese, fondata sulla separazione dei poteri. Il potere di fare le leggi e di dirigere la politica generale del paese passò all'Assemblea legislativa, composta di 745 deputati eletti ogni due anni. Al re spettava la nomina dei ministri e il diritto di sospendere una legge approvata dall'Assemblea, ma per non più di quattro anni. Il sovrano non poteva sciogliere l'Assemblea, né dichiarare guerra, né firmare trattati di pace. Il potere giudiziario fu affidato alla magistratura, indipendente in quanto eletta. Il diritto di voto fu riservato solo agli uomini al di sopra dei 25 anni che pagassero tasse elevate, una soluzione che accontentava la borghesia mentre lasciava insoddisfatti i ceti popolari. I beni ecclesiastici furono incamerati e venduti ed i preti dovettero giurare fedeltà alla Costituzione come dei pubblici funzionari. Amministrativamente la Francia venne divisa in 83 dipartimenti divisi in distretti e cantoni con ampi poteri. La fuga e la condanna del Re Intanto il re aveva tentato di fuggire e Austria, Prussia e Russia si erano alleate contro la Francia (temevano lo scoppio di analoghe rivolte nei loro paesi!) che reagì alla sfida dichiarando la guerra (1792). Nel 1792 i sanculotti s'impadronirono del Palazzo Reale, mentre l'Assemblea ordinava di imprigionare il re con l'accusa di tradimento della patria. Dopo la vittoria francese di Valmy contro l'esercito prussiano, fu proclamata la Repubblica. Il re, processato per alto tradimento e condannato a morte, fu decapitato il 21 genn. 1793; in ottobre la stessa sorte toccò alla regina. Robespierre e il Terrore Per fronteggiare le crisi nazionali e la minaccia degli eserciti stranieri alleati contro la Francia, i poteri furono affidati a un Comitato di salute pubblica (1793) guidato da Robespierre, che pose il calmiere sul prezzo di grano e generi alimentari, arruolò un nuovo esercito e inviò soldati in Vandea dove intanto era scoppiata una rivolta. I metodi autoritari adottati dal Comitato portarono alla repressione degli avversari politici e di diversi esponenti giacobini contrari ai metodi di Robespierre- alcune migliaia di oppositori vennero ghigliottinati dopo processi sommari. Per questo motivo il periodo dall'autunno 1793 all'estate 1794 fu definito il Terrore.Molti deputati volevano destituire il Comitato, così il 27 luglio 1794 Robespierre e i suoi collaboratori vennero arrestati e il giorno successivo ghigliottinati senza processo. Il nuovo corso prese il nome di Termidoro e si fece prevalere una linea politica moderata. Fine della Rivoluzione Negli anni successivi il governo di Parigi decise di abbattere le monarchie assolute in Europa, in cui si erano diffuse le idee rivoluzionarie. Il comando della campagna d'Italia fu affidato a Napoleone Bonaparte, che invase la penisola, dove furono instaurati governi repubblicani sul modello della Repubblica francese. Napoleone poi, rientrato in Francia, con un colpo di Stato militare (18-19 brumaio 1799) abolì il governo e trasferì il potere a un Consolato (in cui sedeva con due collaboratori). L'emanazione della Costituzione dell'anno VIII (1799), con la quale gli furono attribuiti pieni poteri, sancì la fine della rivoluzione francese e aprì il periodo della diffusione in tutta Europa delle idee rivoluzionarie. 37-L’impero napoleonico Napoleone e la campagna d’Italia Il comando dell’armata d’Italia era stato assegnato dal Direttorio a Napoleone Bonaparte. Nel giro di un mese piegò il Regno di sardegna costringendo Vittorio Amedeo III a firmare l’Armistizio di Cherasco. Poi fece il suo ingresso a Milano dove creò una nuova municipalità. La mancata offensiva del generale Mureau, comandante delle truppe in Germania permise agli austriaci di trasferire forti contingenti di truppe in Italia e di lanciare contro Napoleone alcune spedizioni tra il 96 e il 97. Napoleone assesia Mantova, poi passa ai territori pontifici e Pio VI è costretto a firmare la pace di tolentino rinunciando a Bologna, Ferrara e la Romagna. Poi si spinge verso Vienna per via di Udine. A 200 km da vienna firma i preliminari per la pace con l’Austria: la Lombardia e il Belgio erano assegnati alla Francia, l’Austria aveva una parte del Veneto. La campagna d’Italia rafforzò la posizione politica di Napoleone in Francia. Il secondo direttorio 1797-99 L’abbondanza dei raccolti fece crollare il prezzo dei prodotti agricoli: boccata d’ossigeno per il proletariato urbano ma motivo di frustrazione per i piccoli proprietari.La destra monarchica era in ripresa, le elezioni del marzo 1797 furono un trionfo per essa. Allora i militari salvarono la rivoluzione con un colpo di stato. Furono i militari e Napoleone a venire in soccorso di una parte del direttorio. Nella notte tra il 3 e i 4 settembre, un’armata comandata da un subordinato di Napoleone occupò Parigi e arrestò i capi realisti, uno dei membri del Direttorio. In una seduta dei consigli fu annullata l’elezione di 198 deputati. Nel periodo del secondo Direttorio seguirono tutte le misure tipiche delle fasi successive al colpo di stato: inasprimento delle leggi sui controrivoluzionari, censura e controllo della stampa, violenta repressione che colpì tutti i sospetti. Nel 1798 furono manipolati i risultati delle elezioni per i consigli, i giudici e altre amministrazioni. Il secondo direttorio promosse anche due importanti riforme: quella finanziaria e quella militare. Per ridurre il debito pubblico fu dichiarata la bancarotta. Fu resa efficiente la riscossione delle imposte, si ridusse di due terzi il debito pubblico e la nuova legge sulla coscrizione istituì il servizio militare obbligatorio. Le repubbliche giacobine promosse da Napoleone L’entusiasmo per i valori di libertà e democrazia si diffuse in tutta Europa e fu notevole la fortuna europea del giacobinismo. Si distingue il giacobinismo individuale dal giacobinismo organizzato. Il primo è un movimento di opinione e raccolse propagandisti isolati di una rivoluzione lontana. Fu limitato nella sua libertà di movimento, sorvegliato dalle polizie e ridotto alla clandestinità. Il secondo si richiamò all’ideologia democratica di Robespierre e poté formarsi e svilupparsi perché trovò condizioni favorevoli quali la libertà di riunione e di espressione. Fu l’intervento militare francese a creare le condizioni per la genesi di un giacobinismo organizzato all’interno dei territori occupati: Savoia, Paesi Bassi austriaci e Belgio. In Prussia, Russia, Germania, Impero asburgico il giacobinismo fu represso. Anche in Italia la repressione si accentuò. Nel passaggio dai governi provvisori alla proclamazione delle repubbliche (che furono le nuove forme istituzionali stabilite nei territori italiani occupati) Napoleone favorì l’affermazione delle correnti moderate la cui base sociale era costituita da esponenti illuminati dell’aristocrazia e della più ricca borghesia. La prima repubblica in Italia fu la repubblica Cispadana (1796) formata da Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Bologna. Poi ci fu la repubblica Cisalpina formata da Bergamo, Brescia e la Valtellina (1797). Poi ci fu la repubblica di Genova che prese il nome di repubblica Ligure. Con il Trattato di Campoformio napoleone cedeva all’Austria il Veneto, l’Istria e la Dalmazia in cambio del riconoscimento della repubblica Cisalpina. 1798 un incidente diplomatico provocò l’occupazione francese dello stato pontificio: Pio VI fu espulso e nella città fu proclamata la repubblica romana. La crisi di Napoleone in Egitto, lo scarso numero delle truppe francesi in Italia, l’istigazione dell’Inghilterra, la proclamazione della Repubblica di Roma, indussero il Re di Napoli, Ferdinando IV a sferrare un attacco contro l’esercito Francese nel Lazio. Nel 1798 Ferdinando IV entrava a Roma e la occupava per 2 giorni. Ma un mese dopo i francesi rientravano a Roma e nel 1799 entravano a Napoli dove da 2 giorni i giacobini avevano proclamato la Repubblica napoletana. Nel febbraio 1799 il Piemonte fu annesso alla Francia. A Marzo fu occupata la Toscana. I limiti dell’esperienza del triennio derivarono sia dal rapporto tra la Francia e le repubbliche sorelle sia dallo scarso consenso che l’esperimento politico e istituzionale incontrò tra le popolazioni dei territori occupati sia dalla congiuntura internazionale. In Calabria si organizzano le prime esperienze sanfediste con la formazione di una armata cristiana e reale della santa fede comandata dal cardinale Ruffo. Ruffo con le sue truppe entrò a Napoli i 13 giugno. L’ammiraglio inglese Nelson consegnò i patrioti meridionali ai Borbone rientrati a Napoli. Finì l’esperienza della repubblica napoletana. Tra la primavera e l’estate del 1799 caddero anche le altre repubbliche giacobine italiane. Napoleone: la seconda coalizione e il colpo di stato del 18 Brumaio Dopo Campoformio solo l’Inghilterra contrastava la Francia rivoluzionaria. Il direttorio mise in atto una strategia fondata sullo sbarco francese oltre la manica e un insurrezione irlandese. Il comando delle operazioni fu affidato a Napoleone. A differenza del Direttorio, Napoleone si rese conto che le flotte inglesi erano molto più potenti. Pensò quindi a una spedizione in Egitto al fine di minacciare gli interessi coloniali britannici. Nel 1798 la flotta francese salpò da Tolone e da altri porti italiani e si impadronì di Malta. Nella Battaglia delle Piramidi le forze egiziane furono sconfitte ma successivamente Nelson riuscì a sconfiggere la flotta francese e distruggerla quasi completamente. Questo disastro incoraggiò la seconda coalizione contro la Francia rivoluzionaria (1798) nella quale entrarono a far parte l’Inghilterra, la Russia e l’Austria con l’intento di riprendere i territori perduti in Italia e in Germania. Nel 1799 la seconda coalizione attaccò le forze francesi che si ritirarono sulle Alpi e sul Reno. In autunno la Francia conservava solo Genova. Nel giugno 1799 si ebbe un nuovo reimpasto al Direttorio: entrò Seyes. Napoleone il 9 ottobre 1799 sfuggì agli inglesi e sbarcò a Frejus Il progetto di Sieyes era usare Napoleone per promuovere un colpo di stato, modificare la costituzione, sconfiggere la controrivoluzione. Napoleone accolse la proposta ma il suo progetto era volto ad ottenere il potere personale. Il 18 Brumaio dell’anno VIII (9 novembre 1799) i consigli furono trasferiti da Parigi a Saint Cloud sotto scorta con il pretesto di una congiura anarchica. La nomina di Napoleone comandante delle truppe incontrò forti opposizioni e alcuni deputati chiesero che fosse dichiarato fuorilegge. I soldati invasero l’aula mentre i deputati fuggivano dalle finestre: si attuò così il colpo di stato del 18 brumaio. Napoleone console Dopo il colpo di stato napoleone e Sieyes composero il nuovo organismo che esautorò il Direttorio: il Consolato. Il primo atto del consolato fu la costituzione dell’anno VIII che non conteneva una dichiarazione dei diritti a differenza dalle precedenti. Formalmente era ristabilito il suffragio universale maschile ma nei fatti diventava sempre più ristretto via via che procedeva verso l’alto: in ogni circondario si formava una lista composta dal 10% dell’elettorato. Al governo spettava la nomina degli amministratori locali e dei membri delle due assemblee legislative: il Tribunato cui competeva solo la discussione delle leggi e il Corpo legislativo che approvava o respingeva le leggi presentate dal governo. Venne conferita a Napoleone la carica di primo Console. Da lui dipendevano gli altri 2 consoli componenti l’esecutivo, la nomina dei ministri, funzionari e giudici, di un Consiglio di Stato per l’elaborazione e la discussione delle leggi, del senato composto da 60 membri che aveva il compito di nominare i membri delle due assemblee legislative. Il progetto del primo console era amalgamare l’eredità dell’assolutismo con quella rivoluzionaria e porre sotto la sua leadership le nuove forze borghesi di ispirazione moderata quanto le personalità di maggior spicco provenienti dall’antico regime. I suoi successi furono molteplici. La Russia si era ritirata al principio del 1800 dalla coalizione antifrancese. Napoleone allora sorprese l’esercito austriaco in piemonte. Occupò Milano, sconfisse gli austriaci a Marengo. Ricostituì La repubblica cisalpina, la repubblica ligure e rioccupò il Piemonte. Nel 1801 gli austriaci furono costretti a firmare la pace di Luneville che ristabilì in Italia la situazione precedente al trattato di Campoformio e riconobbe alla Francia il possesso della riva sinistra del Reno. Viene stipulato nel 1801 il concordato con la santa sede retta da Pio VII che rimase in vigore sino al 1905. il concordato risolveva il contrasto con Roma ma conservava il controllo dello stato sulla chiesa. Il cattolicesimo non era religione di stato ma religione della grande maggioranza dei francesi. La cessazione delle ostilità con gli inglesi fu sancita ad Amiens nel 1802. la pace stabilì la restituzione alla Francia delle sue colonie, il ritorno dell’Egitto alla sovranità turca e la stipula di un trattato commerciale tra Inghilterra e Francia. I tre nemici Austria, Inghilterra e Russia erano neutralizzati. Napoleone potè quindi dedicarsi al riassetto dello stato che si identificò nel binomio accentramento amministrativo e codice civile. A capo dei dipartimenti in cui era disposta la Francia furono disposti i prefetti rappresentanti del potere esecutivo. Nel 1804 tutte le leggi furono raccolte nel codice civile. Nel 1802 il senato proclamò Napoleone primo console a vita. L‟IMPERO NAPOLEONICO Napoleone scoprì una congiura contro di lui ad opera di vandeani ed ex giacobini e fece fucilare molti congiurati. Il fermento antinapoleonico era dovuto all’appoggio dell’Inghilterra, nazione che si misurava con la Francia non militarmente (causa l’assenza di un comune terreno di scontro) bensì in frequenti azioni di disturbo politico e commerciale. Il 2 dicembre 1804 N. prestava giuramento e veniva incoronato imperatore (cui si aggiungeva il carattere ereditario della carica). La Francia napoleonica si presentava come il trionfo dell’assolutismo illuminato: procedeva decisamente il processo di asservimento delle istituzioni ma, apparentemente, N. assurgeva a figura garante delle conquiste rivoluzionarie. Inoltre, nel marzo 1805 N. veniva incoronato re d’Italia dalla Consulta italiana e come viceré fu scelto il figliastro Eugenio Beauharnais, Inoltre, N. costruì una corte imperiale, facendo attenzione ad equilibrare le forze sociali anche nell’accesso al rango nobiliare (vecchia aristocrazia, nobiltà di origine feudale, notabili, militari, ecclesiastici). in definitiva, si ritornava ai tempi della monarchia centralizzata ma il titolo imperiale era stato preferito a quello di re per evitare di urtare la suscettibilità delle masse popolari e di talune parti politiche. Frattanto, restava sempre attuale il sogno di N. di prevalere definitivamente sull’Inghilterra. Affiancate dalla Spagna, le truppe francesi, nell’ottobre del 1805, furono nettamente sconfitte a Trafalgar ma l’ammiraglio inglese Nelson morì durante il combattimento. Nell’estate 1805 l’Inghilterra costituiva il punto di riferimento della 3° coalizione antifrancese (Inghilterra, Russia, Austria, Svezia e Regno di Napoli). N. era convinto che uno scontro marino avrebbe portato alla rovina francese e, dunque, decise di concentrare le proprie forze sulle azioni di terra, in cui l’esercito francese poteva mettere a frutto preparazione, rapidità e capacità tattica. Nel dicembre 1805, N. si rese protagonista della sua vittoria militare più riuscita: grazie ad un strategia efficacissima riuscì a scompaginare le truppe avversarie e a riportare una schiacciante vittoria ad Austerlitz (battaglia dei 3 imperatori – di Francia, d’Austria e di Russia). Così, l’Austria fu costretta a cedere Istria, Dalmazia e Veneto alla Repubblica cisalpina. Nel 1806 anche il Regno di Napoli passava nelle mani dei francesi e al centro d’Europa si formò una coalizione di Stati- satellite della Francia, detta Confederazione del Reno. Le potenze avversarie, preoccupate dall’ascesa francese al centro d’Europa, costituirono la 4° coalizione antifrancese (di cui faceva parte anche la Prussia). Dapprima N. riuscì ad entrare a Berlino ed usò il pugno di ferro con gli sconfitti: dallo Stato prussiano nacque lo Stato di Vestfalia. Nel 1807 anche la Russia cadde e fu costretta a riconoscere lo Stato di Vestfalia e ad assicurare il proprio impegno a fianco della Francia, qualora l’Inghilterra avesse voluto continuare il conflitto. 21 novembre 1806: con il decreto di Berlino entrò in vigore il blocco continentale che vietava ai sudditi dell’Impero qualsiasi tipo di traffico con l’Inghilterra. Tuttavia, il contrabbando si rivelò molto efficace e l’Inghilterra, dal canto suo, obbligava tutte le navi straniere a far transito da un porto inglese e pagare un forte dazio. In tale escalation di azioni di forza in campo diplomatico e commerciale si giunse ad un grave errore, che rappresentò un punto di svolta all’interno della vicenda napoleonica: l’intervento di N. in Spagna. Dopo l’annessione del Portogallo nel 1807, N. penetrò in Spagna e, a seguito delle indecisioni succedute alla rinuncia alla
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