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Storia Moderna Università Ca’Foscari. Appunti Dettagliati di storia moderna 1, Appunti di Storia Moderna

Contenuto: appunti di storia moderna, primo anno. Molto dettagliati. Appunti delle lezioni del professor Tocchini, presso Università Ca’Foscari Venezia

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 25/06/2022

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catalina-croitoru 🇮🇹

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Scarica Storia Moderna Università Ca’Foscari. Appunti Dettagliati di storia moderna 1 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia Moderna Prof. Tocchini Per “Età moderna” si intende un periodo che comprende 3 secoli: il 1500 – 1600 – 1700, anche se in realtà inizia con la caduta del mondo classico. L’inizio infatti è nel 6 secolo a.C. e la fine è nel 700, secolo che si chiude con la Rivoluzione Industriale e la Rivoluzione Francese. E’ inoltre considerato il secolo che forma la nostra sensibilità. La modernità si struttura poi come un procinto storico e si riferisce a qualcosa di nuovo e diverso. Analizziamo alcune coppie di date: x 1492 – 1517 (+ 1453 caduta di Costantinopoli) Il 1492 è l’anno della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. E’ la data di inizio del nuovo mondo, in cui l’economia europea prende un posizione umanitaria. Successivamente ci saranno anche scontri coloniali. Sul piano culturale si ha uno sconvolgimento religioso. Il 1517 è l’anno dell’inizio della riforma protestante (Martin Lutero ripone le 95 tesi nella Cattedrale di Wittemberg). Questo evento ha un forte impatto sulla vita europea, implica un movimento di contestazione al Dogma e si apre una discussione sulla mentalità religiosa. x 1789 – 1770 / 1820 1 Il 1789 è l’anno della Rivoluzione Francese. Quest’ultima elimina le istituzioni feudali e non è rinnegata né da Napoleone né dai suoi successori. E’ una rivoluzione che porta da un’uguaglianza, un’uguaglianza anche nel piano economico, creando un fisco uguale per tutti e portando ad un’eliminazione del sistema di ceti sociali. 1770 / 1820 sono gli anni della Rivoluzione Industriale. Essa implica molti cambiamenti, soprattutto della vita delle persone, sui paesaggi e su molti altri aspetti. Si arriva ad una disponibilità e ad approvvigionamenti prima sconosciuti (si era abituati a crisi, carestie, morti...ecc.). E’ una rivoluzione che per alcuni può essere paragonabile a quella del neolitico. Per lo storico francese LEROY LADURIE non c’è nessuna distinzione tra un contadino del 1700 e uno del 4/5 secolo a.C. I sovrani dell’Antico Regime (espressione utilizzata dai francesi per fare riferimento al sistema di governo che aveva preceduto la Rivoluzione Francese, cioè la monarchia assoluta dei Valois e dei Borbone) venivano considerati sacri anche se creavano conflitti con la chiesa. Fino a Luigi XIV erano visti “Re drammaturghi” (es: capaci di guarire malattie con un solo tocco). Inoltre veniva fatta una distinzione tra corpo mistico e corpo mortale. Questo per far sì che la sovranità non morisse mai. Il grosso mutamento culturale durante l’età moderna è la SECOLARIZZAZIONE. Prima del 1700 l’individuo non esisteva dal punto di vista giuridico, infatti tutti erano uguali e la vita di ciascuno era destinata ad essere sempre la stessa e non poteva cambiare per nessuna ragione. La nuova idea di Individualità nel mondo del medioevo implica una società divisa. Nel 595 d.C. Papa Gregorio Magno dice che la società deve corrispondere e rispecchiare quella del mondo celeste che è divisa per gradi. LEZIONE 2 L’HISTORIA SALUTIS era stata scritta da Eusebio di Cesarea nel 330 e affermava che la storia è sotto de mani di Dio e della provvidenza, quindi gli uomini non hanno nessuna colpa e nessuna responsabilità. I principi di questo grande discorso erano stati seguiti per circa 1300 anni. Nel 1681 Bossuet, teorizzatore di questo sistema, con il suo discorso sulla storia universale dice: x I grandi imperi hanno un legame necessario con la storia del popolo eletto. Per lui la storia universale riguarda tutti i popoli che hanno avuto un rapporto diretto con l’assoluto (diversa dalla nostra concezione). Ha quindi una visione finalistica x Tutto è in funzione alle decisioni di Dio x I popoli si muovono e combattono sotto la mano della provvidenza con un unico scopo: quello di far trionfare il cristianesimo x La grandezza e l’espansione dell’impero romano aveva come unica ragione il fatto che il cristianesimo di espandesse all’interno dell’impero x I cristiani vengono quindi perseguitati per far affermare la chiesa cristiana, facendola brillare per la gloria, per fede 2 Nel 1776 il parlamento di Parigi (giudici privilegiati) danno un parere sull’imposta dei proprietari utilizzati dal sovrano. Il re convoca questi parlamentari e chiede loro un parere sulla riforma proposta da Turgot: eliminare la corvée. Erano 3 giorni gratuiti all’anno che il contadino offriva al signore. Quindi egli propone di mettere una tassa che ricada sui proprietari terrieri. Ovviamente il parlamento di Parigi si oppone e dice di no. Il privilegio è la negazione di un’uguaglianza giuridica dei soggetti. Sono praticamente vantaggi economici e sociali di tipo fiscale e giuridico dati dall’appartenenza ad alcuni ceti, raggruppamenti. Tutto ciò è sancito per legge, e nell’antico regime tocca chi più chi meno tutti gli strati della società. Il 700 è il secolo della secolarizzazione però è anche il secolo in cui si crede sempre meno a questo ordine venuto da Dio. Inoltre si crede sempre di meno alla sacralità del sovrano. A fine 600 però è arrivato Luigi XIV secolo che deve ribadire la sua sacralità ma l’ultimo che tocca le scrofole è Luigi XV. A metà 700 c’è un momento di passaggio in cui i sacerdoti venivano visti male, ci sono delle rivolte...ecc. E’ anche il momento di accelerazione della secolarizzazione e della società cetuale. LEZIONE 3 Nella società dell’antico regime i 3 ordini più importanti sono il clero (2%) la nobiltà (1%) e il terzo stato (97%, ci possono essere sia ricchi che poveri). La società cetuale è quindi un modello. Le nobiltà però in giro per l’Europa sono tutte diverse, anche nella Francia stessa ci sono vari tipi di nobiltà. E’ quindi un mondo dove la regola è il privilegio ma anche all’interno del privilegio esistono delle eccezioni. Può capitare infatti che anche dei borghesi abbiano dei privilegi (soldati, amministratori, pubblici…). La società degli ordini è in piedi per tutto il 700 (fino alla notte del 4 Agosto 1789) ma con una serie di distinguo tra realtà e tradizione. Un esempio è il parlamento di Parigi, formato da una certo tipo di nobiltà, cioè dai privilegiati (nobiltà di toro). Essi per dare un parere sull’imposta al sovrano ricordano al sovrano quella che è l’antica legge dei privilegi (inizia nel 1100/1200 anche se ha un’origine molto più antica, da Gregorio Magno). Fanno ciò solo per il loro interesse, infatti essi sono in prevalenza proprietari terrieri. Il 4 luglio del 1776 in America abbiamo la Dichiarazione d’Indipendenza. Gli americani si dichiarano pronti ad entrare come nuovo stato tra gli stati secondo il principio di LIBERTA’ e di DIRITTI. Nelle colonie inglesi si era sviluppata un tipo si società dove esisteva già una forma di partecipazione dei coloni al governo. Il potere locale era un potere di rappresentanza. Le élite di rappresentanza sono anche quelle che fanno la rivoluzione americana; essi volevano sostituirsi agli inglesi e per fare ciò era necessaria la dichiarazione d’indipendenza per dichiarare che tutti erano uguali. Perché fecero questo proprio in America? Perché lì non c’era la nobiltà, l’antico regime. Il ritardo della rivoluzione francese infatti avviene perché i ceti resistono. Perché consideriamo come data importante quella della rivoluzione francese e non il 4 agosto? Con la terza repubblica (dal 1870) si cominciò a pensare che forse era meglio festeggiare il 14 luglio. Ciò perché la presa della Bastiglia presenta, dal punto di vista 5 ideologico, il momento nel quale per la prima colta nella storia il basso popolo di una città partecipa ad una missione tumultuaria che porterà ad un cambiamento generale. La rivoluzione è fatta quindi da un élite ma da un punto di vista storico è sempre importante che venga fatta vedere come qualcosa che sì è stata decisa da alcuni illuminati che spezzano il vecchio sistema degli stati generali per farsi assemblea nazionale, ma la cosa che importa a livello delle rappresentazioni è che il popolo sia d’accordo. Il clero L’Europa che vede delinearsi il processo di secolarizzazione è pur sempre ancora l’Europa cristiana. All’inizio del processo cioè nel 1500, la chiesa governa ancora. E’ di fondamentale importanza per la vita di ciascuno. La chiesa è al centro della macchina della salvezza che chiede una serie di opere espiatorie (carità, decime…). E’ quindi una politica di potenza ed ha anche un grande potere finanziario. Molti infatti sono interessati ai benefici ecclesiastici, attraverso il pagamento di una tassa. Nel 1500 c’è una evangelizzazione delle campagne. La chiesa, il papa, è quindi al centro di una rete di interessi politici, religiosi e finanziari anche perché il clero e la chiesa sono detentori particolari. Gli ordini religiosi rappresentano infatti un elemento di potere economico e culturale straordinario. Anche i conventi femminili hanno una funzione molto importante: è il luogo di ritrovo delle eccellenze femminili delle famiglie nobili (Monaca di Monza). Il peso del clero è tale che in alcune città si concentra un numero così elevato di presenze ecclesiastiche che si può pensare che circa un 10 % della popolazione sta lì e vive alle spalle della comunità. Anche l’istruzione universitaria era controllata dalla chiesa. Dal 500 al 700 le cose cambiano, in particolare nel 700 gli stati, le grandi monarchie tendono a erodere quelli che sono i poteri della chiesa. Già negli anni 30 del 700, alcuni sovrani illuminati come gli Asburgo, incominciano a limitare il potere dell’inquisizione, a pensare di avocare a sé la censura libraria. Vogliono esercitare il potere su tutto. Il vero killer della chiesa è quindi LO STATO. POLITICA GIURISDIZIONALISTA/ GIURISDIZIONALISMO: è l’azione giurisdizionale messa in atto dallo stato per limitare il più possibile i potere della chiesa. Ad un certo momento questa cosa funziona magnificamente. I gesuiti erano sempre stati il braccio armato del papa e durante gli anni 60/70 del 700 in cui Portogallo Spagna e Francia scacciano i gesuiti. La chiesa è talmente sotto scatto che il papa decide di sopprimere i gesuiti. Ciò segna il culmine di questo processo. Per quanto riguarda il clero come persone, quindi come ecclesiastici bisogna pensare che c’è una marcatissima differenza tra alto e basso clero, sono quasi due mondi separati. Cardinali, vescovi, canonici delle cattedrali fa parte di un élite che dispone di ricchezze e governa la chiesa, poiché gestisce il denaro. In antico regime quasi tutti provengono dalla nobiltà. In Francia tutti i 139 vescovi delle diocesi appartengono alla grande nobiltà feudale. Come mai? Nel 1516 Francesco I, re di Francia, e il Papa Leone X Medici fanno un concordato che passa col nome di “Concordato di Noyon”. Cos’è un concordato? E’ un patto fra potenze, un patto che la potenza fa con la chiesa. In questo patto viene fondata la chiesa gallicana, una chiesa cattolica ma con delle leggi particolari per cui il Re ha in mano la propria chiesa. Una delle cose che ha in mano il re è la scelta del vescovo della chiesa. Quindi sono tutti nobili perché il cappello vescovile diventa per il re una moneta di scambio con la nobiltà, e sicuramente se deve fare patti e affari li fa con loro, no con parroci di campagna. In 6 Italia questa cosa però viene meno, anche se gran parte dei papi del 500 e 600 appartengono a importantissime famiglie nobili italiane. Saranno tutti italiani da Adriano V fino a papa Woytila. Però in pieno 500, durante la controriforma, c’è qualche papa che viene dal basso clero. Questo è un caso, ma avviene ciò perché nella controriforma la cosa importante è dare l’esempio per mostrare che in realtà il clero si sta riformando e non segue una regola gerarchica. In questo modo si configura un élite straordinaria (l’alto clero), anche da un punto di vista della cultura. Non dobbiamo dimenticarci che nei ranghi medievali erano tutti chierici, erano coloro quelli che avevano in mano la penna e che facevano letteratura (es. Petrarca che era un chierico). Carlo Dionisotti scrive “Chierici e laici nella letteratura italiana” in cui dimostra che è il gruppo sociale da cui vengono fuori gran parte dei letterati. Il basso clero Abbiamo un’immagine che è condizionata da un certo pregiudizio letterario. Un esempio è Don Abbondio dei Promessi Sposi, pauroso, senza una vera vocazione, facile da sottomettere. In realtà gli studiosi hanno constatato che quasi sempre la situazione dei parroci di campagna è meno miserabile di quello che si racconta. È vero che in questo periodo (500/600/700) le campagne sono veramente povere ed essi avevano a che fare con persone che non capivano, gente ignorante, che non rispettava le regole della chiesa. Queste persone però non vengono mai da ceti sociali bassi, solitamente erano figli cadetti della piccola borghesia cittadina, quindi figli di notai, commercianti agiati. Si pensa quindi che i parroci fossero sminuiti, sottovalutati e sottomessi ma bisogna anche pensare che fino alla rivoluzione francese essi si occupavano di affari, vivono in un relativo agio rispetto alle masse contadine, che la compravendita delle terre era regolata proprio da loro, e che la parrocchia era un presidio anche dal punto di vista legale. Quindi tutto sommato la loro era una posizione importante. Inoltre molto spesso il basso clero non ha simpatia dell’alto clero. Ciò è normale, e non è un caso che, nel 1789, durante gli stati generali (quando ci sarà il grande cambiamento) e il terzo stato andrà per conto suo e fonderà l’assemblea nazionale, quelli che sembravano venire (?) al terzo stato saranno gli esponenti del basso clero. Sono quelli che all’inizio di quella fase hanno fatto una scelta, si sono staccati dalle loro gerarchie. Il clero è quindi un ceto privilegiato, e i privilegi sono dati da due tipi di immunità: x L’immunità reale cioè l’immunità fiscale e di fronte alla giustizia vincono. Ciò fa sì che ci sia un principio e cioè che la chiesa non può essere tassata. Dato che la chiesa è in possesso di molti beni ciò fa sì che vengano passati da una generazione di preti all’altra senza mai essere tassati x Hanno un’immunità legata alle persone: esiste una giurisdizione separata per i preti. Se un prete commette un delitto deve essere giudicato dal foro ecclesiastico. Questa è una delle ragioni per le quali a inizio 600 ci fu una guerra tra Roma e Venezia. Lo stato e i sovrani fanno di tutto per ottenere dalla chiesa almeno un po’ di contributi sulle tasse. Nel Concordato di Noyon c’era un’altra clausola importante: si dice che la chiesa di Francia tutti gli anni deve dare al Re un dono gratuito. Perché? Perché il 7 un momento di cambiamento per le campagne: migliorano le condizioni di vita, la mortalità diminuisce, migliorano le condizioni igieniche, cessa l’endogamia. LEZIONE 4 Stato moderno: x Stato diverso dal nostro x E’ uno stato che si sviluppa dalla fine degli ordinamenti feudali fino alla rivoluzione francese x Sono tutti modelli diversi in tutte le parti d’Europa x Nasce quindi alla fine 400 e la sua formazione lenta e contraddittoria si protrae per tutto il 500 e per tutta l’età moderna. E’ un processo lentissimo e per niente lineare, dalla metà del 500 fino a tutto il 700. Non ha compimento neanche entro i limiti cronologici dell’età moderna. Lo stato moderno come lo intendiamo noi ha bisogno della rivoluzione francese, della fine della società dei ceti e della società gerarchica. Infatti lo stato moderno contemporaneo si basa sull’uguaglianza e per fare in modo che sia così bisogna che non ci siano più dei privilegi, ma un’uguaglianza almeno sui diritti giuridici dei cittadini. Lo stato moderno, quello di cui parliamo ora, è uno stato che si evolve in una situazione quando l’uguaglianza non c’è e tutti vogliono comandare “a casa loro”: città, la chiesa, le corporazioni, la grande nobiltà. In età moderna lo stato moderno nato dalla società gerarchica e tri funzionale lo identifichiamo con il modello dello stato assoluto: propone una sorta di accentramento di poteri, prima attorno alla figura di un sovrano, poi con la fine del sovrano lo stato (nell’800 e 900) diventerà un’entità impersonale dove i titolari della sovranità saranno i cittadini. Noi infatti ora siamo sia sudditi che sovrani. Il nostro sistema è stato delineato per la prima volta da Rousseau. Per arrivare a ciò però bisogna che in età più arretrata questo processo di accentramento di uno stato abbia come elemento focale una persona (sia materiale che sacra). Il momento ci cambiamento è proprio quello della rivoluzione francese, ma il processo inizia molto prima. Lo stato tra il 500 – 600 – 700 inizia ad affermarsi come stato di potenza (dotato di un monopolio della violenza (?) militare), con un’autonomia rispetto agli altri stati e con un’autonomia del potere del sovrano rispetto i poteri interni dello stato (la chiesa, la grande nobiltà, rappresentanze cetuali, diete, parlamenti…). Lo stato moderno inizia ad essere considerato una categoria storiografica più o meno tra la fine dell’800 e inizio del 900, momento in cui vi è un’evoluzione di un processo verso un (?) del potere del sovrano. C’è la eliminazione degli ordinamenti intermedi tra cittadino e stato. Quando questo arriva a compimento ci si inizia a chiedere come si è arrivati a quel punto. Ci sono molti equivoci, infatti si parla troppo spesso di stato moderno apparentandolo troppo alla leggera con una forma di organizzazione di stato che ha avuto invece una maturazione solo molto tardi, nell’età contemporanea. Questo è conosciuto dagli storici come pericolo dell’anacronismo cioè leggere ordinamenti e categorie che sono antiche con gli occhi dei moderni. 10 Per molto tempo infatti (tra fine 800 fino a metà del 900) si era immaginato lo stato di prima età moderna come uno stato molto simile al nostro attuale, solo più incompiuto ed arretrato. L’idea dominante era quello di un sovrano assoluto ma non è vero. È proprio nel periodo tra la crisi tra gli assetti gerarchici e la rivoluzione francese che vediamo una graduale imposizione dello stato come entità laica (potere sovrano sganciato dal potere della chiesa) ed uno stato che si afferma come uno stato di potenza (il sovrano rivendica una pienezza di poteri sia rispetto l’interno quindi contro gli ordinamenti particolari locali, poteri feudali dell’aristocrazia, le corporazioni, sia all’esterno contro gli altri stati e sovrani). Luigi XIV quando inizia a definire il suo potere come sovrano assoluto la prima cosa che fa è abbattere le mura delle città per far capire che quest’ultime sono al sicuro, che lui è il sovrano e che non devono opporre nessun tipo di resistenza al suo potere. Secondo la mentalità medievale la città esisteva perché aveva le mura, una volta tolte questo territorio era solamente parte del regno. Luigi XIV crea quindi uno straordinario network di fortezze ai confini. C’è quindi una pienezza dei poteri all’interno e all’esterno. E’ anche vero che la presa del potere di una figura sovrana ha origine nello stato medievale, nella cosiddetta signoria territoriale. I vari sovrani o duchi del medioevo inizialmente non hanno un compito sovrano perché i due poteri più importanti sono l’imperatore e il papa (le due spade). Il loro compito (della signoria territoriale) è: x Coordinare le difese con gli attacchi esterni assieme agli altri feudatari x Tutelare gli ordinamenti vigenti x Promuovere una mediazione tra i diversi poteri delle diverse unità Non si tratta quindi di un unico potere sovrano, non è un rapporto di podestà assoluta. Si tratta di un galante che è lì per mediare. Alla fine dell’XI secolo ci sono due realtà sostanzialmente nuove (di conquista). Chi si trova lì spazza la realtà antica e si trova nelle condizioni di poter imporre delle leggi nuove. Stiamo parlando dell’Inghilterra → Battaglia di Hastings del 1066 (si sottomettono i Sassoni) e della Sicilia. Nel 1035 i Normanni scacciano gli Arabi. È in questo momento che due signorie territoriali molto importanti (entrambi normanne) incominciano a legare la loro funzione di signore territoriale alla dignità regia. Con ciò non si intende il re come lo intendiamo noi ma era il capo militare della stirpe etnica che si riuniva insieme ai suoi baroni. I nobili anche in futuro si rifaranno sempre a questa idea con la pretesa di avere dei diritto di partecipare al governo dello stato. La tradizione quindi continua a pesare anche in piena età moderna. È in questo momento che il sovrano decide di investirsi di una doppia autorità: x Signore territoriale x Inizia ad interessarsi dei feudi degli altri oltre che dei suoi x Inizia a considerarsi un personaggio che ha autorità anche in realtà che sono di altri: si considera infatti titolare di diritti riservati (la possibilità di imporre dazi su merci o persone in tutto il territorio + possibilità di concedere permessi) x Persona in grado di emanare leggi e di poter giudicare casi di grandi giustizie. 11 In genere sono queste le forme che avviano il sovrano ad essere il sovrano assoluto dell’età moderna, in particolare grazie al fatto di poter detenere diritti sul De magno e la possibilità di concederli ad altri. Inizia ad essere la fonte di tutti i diritti e di tutte le giurisdizioni (Fonte delle legge). Siamo ancora però in una situazione dove vi è una diffusa conflittualità e contrattazione. Il sovrano territoriale però sa bene che ha bisogno del papa, della nobiltà…. Egli però in questa contrattazione non pensa minimamente di eliminare la nobiltà. Però simo ancora nel medioevo in cui si è fedeli ad una tradizione voluta da Dio quindi nessuno pensa di eliminare qualcun altro perché non lo si pensa possibile. Solo più tardi con la monarchia assoluta il sovrano cercherà di delegittimare i privilegi della nobiltà. È qualcosa di progressivo ma si tratta anche in questo caso di una forma di contrattazione. L’uomo della signoria territoriale è ancora tenuto al rispetto degli ordinamenti particolari fino alla rivoluzione francese. Stato dei ceti (≠ società dei ceti) Forma di stato prevalente dell’Europa di prima età moderna ed è una realtà dove il potere del principe si trova sempre tra i piedi i tradizionali poteri delle rappresentanze corporate e dei ceti. (Potere limitato, quasi inattivo) Prendiamo come (macro) esempio il Sacro Romano Impero della nazione germanica, infatti quest’ultimo è il classico stato dei ceti (800 d.C. incoronazione di Carlo Magno – 1809). E’ un insieme di principati che possono essere secolari o ecclesiastici e di città libere con sistemi oligarchici diversi. Chi ha l’autorità? L’imperatore. Ma la sua carica è solo nominale, elettiva, cioè è eletto solo dai principi elettori. Il suo è un potere molto debole e fortemente limitato dai ceti privilegiati. Il re ha a che fare sempre con loro, che fanno sempre quello che vogliono. L’impero in età moderna esiste più sulla carta che sui fatti. Le diete imperiali infatti vengono sostanzialmente convocate solo per le elezioni dell’imperatore e poi non vengono più considerate. Hanno un dispositivo tale per cui quelli che vanno lì di solito come rappresentanti dei vari stati, vanno solo per lamentarsi. Sono stati dei ceti la Boemia, la Croazia, la Polonia, la Svezia. Nelle assemblee, collaboratrici molto stretti dei principi, (sono anche chiamate stati generali, diete, parlamenti) si riuniscono le i rappresentanti degli ordini privilegiati che sono il clero, la nobiltà, i cittadini, il terzo stato. Le diete rispetto al principe hanno una serie di poteri molto importanti: x Possono vitare sussidi x Possono decidere se accettare o negare l’accensione di nuove imposte x In alcuni casi hanno la possibilità di condividere con il sovrano il potere legislativo e amministrativo, in sostanza quello finanziario. Se un sovrano vuole diventare sovrano di un primo stato dei ceti deve prima fare delle promesse dei diete come di riconvocarle e di rispettare le loro decisioni, libertà e quindi privilegi. In Polonia c’è una dinastia molto importante tra la fine del medioevo e l’inizio del 500 → gli Jagelloni. Nel 1503 decidono di far passare il potere legislativo da loro stessi alla dieta. Nel 1572 la dinastia si estingue ed è a quel punto che i nobili polacchi (11% 12 Altro effetto del fatto che questi eserciti costano molto è che solo gli stati grossi uniti e ricchi sono in grado di resistere e sopravvivere come entità autonome di fronte alla rivoluzione militare. Dalla fine 500 in poi si crea una politica di equilibri e potenze. La riforma scatena in Germania delle guerre della lega di Smalcalda (1535 al 1555). I principi tedeschi decidono di cavalcare la riforma per imporsi all’imperatore. La pace di Vestfalia (1648) sarà l’ultima guerra confessionale. LEZIONE 5 Lo stato moderno deriva da un modello che tende verso l’accentramento sia territoriale che fiscale e verso una laicizzazione cioè da una libertà del potere del sovrano rispetto a quello della chiesa e infine verso una pienezza di poteri sia all’interno (clero, nobiltà, corporazioni) che all’esterno (verso le potenze straniere). Ci sono però molte varianti e sfumature anche all’interno delle grandi monarchie europee. La Spagna x E’ una potenza militare egemone nel 500 e 600 x Fino al 1648 (Pace di Vestfalia) la Spagna è talmente forte da poter pensare ad un’egemonia di tipo europeo (le cose cambiano con la guerra dei 30 anni) e anche da poter ricattolicizzare l’Europa. x Sono due potenze alleate: Spagna e Impero che fino al 1713 (Pace di Utrecht) sono rette da un’unica dinastia. x La sua potenza gli viene data soprattutto grazie alla conquista dell’America. Gli elementi di coesione e di compattezza della realtà spagnola sono dati da due elementi importanti: ¾ La religione cattolica: la Spagna guadagna territori spagnoli agli arabi nel corso dei due secoli della Reconquista. Riescono a riprendersi tutto con la caduta di Granada del 1492. In questi due secoli la religione cattolica è stata un elemento di coesione fortissimo in una guerra che coniuga insieme patriottismo e identità “nazionale” e di tipo religioso. Nella spagna dell’età moderna un problema molto grande è quello della “limpieza del sangre” che crea per gli spagnoli cattolici una forma di identità e di identificazione. ¾ L’Inquisizione spagnola: viene creata nel 1478 (≠ inquisizione romana). È uno strumento in mano al sovrano, è un ente che è parte religioso ma anche qualcosa di profondamente politico. Dipende dalla corona e quindi è uno strumento eccezionale di controllo sociale e di accentramento del potere nelle mani del sovrano. In Spagna c’è un forte apparato burocratico, in particolare con Filippo II, successore di Carlo V. Egli (Carlo) arrivato il momento di abdicare nel 1559 decide di dividere questa congregazione di territori incontrollabili (Sacro romano impero germanico, Indie e Spagna) lasciando a Filippo la Spagna, le Indie e le Fiandre. Lascia invece al fratello Ferdinando I i territori della casa d’Austria e quindi la corona del sacro romano impero della nazione germanica. È con Filippo II che si sviluppa una burocrazia sempre più 15 complicata. Egli infatti viene chiamato “Re papelero” poiché chiede uno sforzo burocratico ad amministrativo completamente nuovo. Ci sono dei pro e dei contro: infatti la Spagna potrebbe sembrare già uno stato moderno ma in realtà ha una burocrazia che non viene mai organizzata per essere una burocrazia centralizzata → la Spagna è composta da vari regni e quindi i “consejos” sono organizzati a zona. Ne esiste uno per las Indias, uno per l’Italia, uno per la Castilla e uno per l’Aragona. Con questo sistema non si crea un vero e proprio accentramento burocratico perché gli autonomismi locali continuano ad andare contro l’idea che il modello di accentramento vorrebbe dare ad uno stato moderno. E’ un problema che riguarda anche la Francia e l’Inghilterra e altri. Ricordiamo che Carlo V appena diviene Re nel 1521 in certe regioni non lo vogliono → In Castilla rivolta de los comuneros. Inoltre durante la crisi del 600 gli spagnoli si rivoltano in continuazione. Ci sono una serie di entità giurisdizionali a parte come le cortes (equivalente degli stati generali, diete) che vengono dalle indie e c’è una continua contrattazione estremamente difficile. Elliott, lo storico ispanista del 900, scrive “Una monarchia composita” che parlava della Spagna e del fatto che è composta da tanti pezzi che stanno insieme e che sembrano una cosa unica. Quand’è che in Spagna iniziano a fare una riforma burocratica che funzioni secondo un accentramento? Nel 1713 alla fine della guerra di successione spagnola (Pace di Utrecht) succede al trono di spagna, quindi agli Asburgo di Spagna che si erano estinti, i Borbone. Prende il trono spagnolo un nipote di Luigi XIV, quindi un francese. Questa dinastia avvia una riforma delle burocrazie verso un sistema di accentramento (NB: siamo alla fine dell’età moderna). La Francia x Anche se si pensa sia il modello dello stato moderno in realtà presenta elementi di particolarismo, conservazione e di sopravvivenza a quelle che sono le entità giurisdizionali aliene dalla realtà monarchica. x Continua ad esserci l’aristocrazia feudale x Lotta tra entità giurisdizionali che cercano di resistere, quindi ottenere privilegi e il Sovrano. x La Francia ad un certo punto diventa una monarchia assoluta x C’è un continuo andamento sinuoso: dagli anni 30 del 500 inizia ad innescarsi un processo che va verso lo stato moderno. Luigi XIV nel 1661 inizia a regnare fino a ad arrivare alla 3^ Repubblica con suffragio universale Cos’è l’assolutismo? È una fase specifica della formazione dello stato in Europa e dello sviluppo dello stato moderno. L’Europa è caratterizzata da un forte accentramento dei poteri nelle mani del monarca e del rafforzamento degli strumenti militari che fanno “il motore” della nascita dello stato moderno. In realtà l’assolutismo anche in Francia si presenta sì come un elemento di modernizzazione ma che però continua ad avere anche con Luigi XIV dei seri limiti sia costituzionali che strutturali. Non è vero che il re può fare quello che vuole. Già nel 500 ma anche per tutto il 700 in Francia esistono una serie di leggi fondamentali che il re deve rispettare. Sono delle leggi stratificate che appartengono agli antichi re di Francia e che sono inabolibili. Un esempio è la legge salica, che impedisce ad una donna di salire al trono o altre che impediscono che possano venire alienati territori dello stato. 16 x Legge naturale x Legge divina C’è una pluralità di centri di potere che continuano a mantenere l’autonomia. Questi sono tutti i corpi dotati di privilegi come le città, i ceti, organismi, potere feudali… Esiste un grande teorico della monarchia assoluta: Jean Bodin che nel 1576 scrive uno dei capisaldi della teoria monarchico - assoluta intitolata “I sei libri della repubblica” (repubblica intesa come stato). Dice che ci sono tante cose non si possono toccare, tra cui il ménage cioè i diritti dei beni delle famiglie. C’è un problema, infatti la Francia come la conosciamo noi si viene a costituire nel tempo solo nel pieno dell’età moderna. Infatti prima, nell’Antico Regime è formata da realtà regionali di grandezza diseguale, alcune conquistate con il cannone, altre si sono date in dono e altre ancora facevano già parte del patrimonio della corona. Come fanno i re di Francia a creare l’assolutismo? Lo fanno attraverso lo schema Hintze e dalla possibilità di poter accedere a delle esenzioni sganciate dal parere degli stati generali. Sono infatti due tipi di tasse: la gabella (tassa sul sale) e la taglia (tassa sui beni). I re già nel 500 sono in grado di riscuotere senza avere il parere da parte degli stati generali (che sono riuniti dal re). C’è il caso della guerra civile a fondamento religioso scatenata dalle grandi aristocrazie feudali (1563 – 1598). Si accorgono che nessuno riesce a vincere, a prevalere e l’unica figura che è in grado di rappresentare una forma unitaria è la monarchia. Enrico IV inizierà una ricostruzione in senso assolutistico della monarchia, ancora di più suo nipote Luigi XIV. Tutto si conclude con un compromesso religioso, l’editto di Nantes. Esso regola la presenza dei protestanti in Francia. Quando Luigi XIV prende il potere, nel 1685, fa l’editto di Fontainebleau con il quale cancella la presenza dei protestanti in Francia. La monarchia assoluta è uno stato moderno inteso in quel modo, come processo di accentramento che chiede anche uniformità professionale. Nel corso del 500 i re di Francia mettono a segno una serie di colpi ottimi da un punto di vista del gioco dell’accentramento: x Nel 1535 Francesco di Valois fa una riforma del consiglio del re. Quest’ultimo infatti si rifà ancora a quello delle vecchie monarchie germaniche quindi egli inserisce nel consiglio dei consiglieri fatti, cioè gente che ha scelto lui. Molto spesso erano dei giuristi, o nobili. Ciò significa aver diluito la presenza dei nobili in un consiglio dove si decidono tutte le cose. Il re riesce quindi a garantirsi la maggioranza in questa “assemblea” portando dentro gente che prima non c’era. A questo punto il Re inizia a comandare almeno all’interno del consiglio del re. Questo tipo di politica viene usata ancora nel 600 con il sistema degli intendenti. L’intendente è un funzionario regio con fortissimi poteri di spesa economica e militare, quindi una sorta di governatore che viene scelto dal re o dal ministro e viene mandato 17 sono sudditi non per diritto naturale ma per di conquista. Nel 1625 gli succede il figlio che fa iniziare i problemi ed entra in conflitto con il parlamento. La corona di Inghilterra di fine 600 aveva trovato un’altra forma di accentramento in un’altra dimensione: si apre la strada delle esplorazioni coloniali. Il mondo di navigare cambia, e ci vogliono grandi capitali. Parlando ancora della dinastia dei Tudor, era il Re che gestiva tutto (diritti e concessioni). Organizzava lui stesso le compagnie commerciali, a cui parteciperà anche la nobiltà. Quindi nel 1625 la corona è molto forte ma in una situazione dove non è ancora riuscita a deprimere quelle che sono le prerogative del parlamento. Quindi questo scontro nasce per motivi economici anche se dietro c’è sempre la religione. Il re Giacomo nel 1640 convoca il parlamento per ottenere un aumento delle tasse. Quest’ultimo si rifiuta e lo vuole sciogliere. Nel 1644 è già guerra tra l’esercito del re e quello del parlamento. Questa storia finisce nel 1648/49 con Giacomo che viene decapitato e con l’instaurazione della Repubblica. Essa ha molta difficoltà ad organizzarsi poiché era molto difficile immaginarsi una realtà senza sovrano. Nel 1652 decidono di mettersi nelle mani di un Lord. E’ il momento nel quale Oliver Cromwell diventa il capo militare che gestisce l’Inghilterra quasi come se fosse una monarchia. Egli è un dittatore che nel 1654 riesce a sciogliere il parlamento. Nel 58 gli succede il figlio e nel 60 il parlamento, grazie alla rinuncia del figlio di Cromwell, decide di richiamare gli Stewart. Decidono che da quel momento il parlamento poteva essere convocato sempre e che non poteva essere sciolto dal re. Questo aggrava la situazione, perché l’Inghilterra vede che dall’altra parte della manica tutti gli stati vanno verso l’assolutismo. Nel 1688/89 abbiamo una seconda rivoluzione inglese “La Gloriosa” che scaccia per sempre gli Stewart dal trono. Nel 1714 decidono di chiamare un Re. Il principe di Hannover (Germania) viene portato in Inghilterra dal parlamento. Egli ha un potere solo rappresentativo. È un sistema di diarchia, che al fine 600 è la forma politica più avanzata. E’ una diarchia basata sul sistema della monarchia costituzionale: ogni sette anni sono indette delle lezioni su una base elettorale censitaria (vota solo il 3,7% della popolazione) e questi elettori rinnovano la camera dei comuni. Tutt’ora esiste una camera alta (Lords e vescovi) e una camera bassa (rappresentanti delle contee). E’ questa maggioranza che decide chi sarà il primo ministro. LEZIONE 6 La Repubblica Inizialmente si era stabilita per circa un decennio in Inghilterra (1649 – 1660). È una repubblica strana, che assomiglia di più a una repubblica dittatoriale. La difficoltà di immaginare un mondo senza un re, specie per le realtà grandi e statuarie come l’Inghilterra è evidente. La cosa verrà distolta con la 2^ rivoluzione inglese in cui il parlamento peserà come il sovrano. Esistono in antico regime alcuni esempi di repubbliche che hanno la loro origine nel medioevo cioè nel mondo comunale. Di solito sono realtà molto piccole che si sono ingrandite col tempo. È difficile però che queste repubbliche esistano con il tempo, un 20 esempio è la repubblica fiorentina che con l’ingresso all’età moderna diventa una signoria, un principato. Un esempio glorioso di repubblica che resiste fino alla fine dell’antico regime è la repubblica di Venezia. Venezia cade nel 1797 e crolla su se stessa, poiché si arrende alle armate napoleoniche (a quel tempo Napoleone è solo un generale). La repubblica di Venezia cresce durante l’età comunale, è una grande potenza economica e militare (fino al 500). Un grande studioso delle questioni giuridiche come Montesquieu a metà 700 la considerava come qualcosa che non poteva avere un futuro, era troppo legata al mondo medievale. Quella di Venezia è chiamata “repubblica” (Res pubblica = cosa pubblica) ma in realtà era un’oligarchia. Ha un principe, il doge, che viene eletto da quelle oligarchie che tengono saldamente in mano il potere. In Antico Regime la cittadinanza dà la possibilità di avere privilegi particolari ma soprattutto di poter esercitare un potere politico. Esiste un sistema di controllo straordinario dove gli stessi oligarchi si controllano tra di loro e a loro volta, tutti insieme, controllano quello che fa il doge. Quelli del consiglio sono tutti membri maschi delle famiglie nobili, il libro della nobiltà veneziana si chiude nel 1292/97. Quindi quella di Venezia è un’oligarchia molto chiusa, molto stretta in cui non entra nessun uomo patrizio, salvo in casi eccezionali. Le elezioni vengono fatte con un sistema di ballottaggio, cioè estrazioni a vari livelli, quindi l’esercizio della politica rimane all’interno di un gruppo e difficilmente si può dare un contributo politico partendo dalla base cioè dal gran consiglio. Inoltre la cittadinanza riguarda solo quelli che sono veneziani e nobili, quindi quelli che abitano nella terraferma non hanno nessun potere. L’opera di accentramento del potere arriva a Venezia attraverso l’istituzione del consiglio dei Dieci, che è una specie di commissariato politico che viene istituito in un momento politico molto difficile, le guerre d’Italia. Quindi fino alla fine del 600 l’oligarchia veneziana ha un momento di chiusura ancora più stretta del potere che è nelle mani di pochi. Il meccanismo è questo: solo la nobiltà governa, solo la nobiltà ha la cittadinanza. Un altro esempio di repubblica che rimane in piedi fino dopo l’età napoleonica è la Repubblica di Lucca. Lucca è una città autonoma anche perché riesce a dotarsi molto presto di fortificazioni molto forti. Inoltre è una potenza economica e questa è una garanzia, anche per non essere assorbiti dal Granducato di Toscana. Repubblica di Ginevra È molto importante perché difende la propria identità su base religiosa. A Ginevra la base decisionale è più larga, ma anche lì esiste una distinzione tra cittadini comuni, patriziato e chi non ha la cittadinanza. Anche Ginevra rimane quindi un’oligarchia. Il modello che alla fine sembra vincere è quello della monarchia che va verso un accentramento nelle proprie mani dei poteri: fisco, esercito… ecc. in modo virtualmente illimitato. Sono realtà piccole anche perché secondo il modello illuministico aristotelico, sono la repubblica vera in senso autentico. Era stata realizzata ad Atene e in altre città stato e in questo caso si trattava di una democrazia diretta. Tutti i cittadini del demos potevano andare lì, riunirsi e decidere. 21 La repubblica non si articola quindi con la democrazia. Per Montesquieu la repubblica è irrealizzabile e la democrazia è sinonimo di caos. Arriva un nuovo modello: la Repubblica d’Olanda, repubblica delle province unite dei Paesi Bassi. Viene a fondarsi da una guerra tra quelli che fanno parte delle province dell’olanda contro la Spagna. Inizia del 1566 e non c’è un trattato di pace fino al 1648, pace di Vestfalia. La Spagna viene ostacolata per quasi 80 anni dalle provincie settentrionali dei paesi bassi. Alla fine la Spagna con Filippo II decide di ricattolicizzare il più possibile il resto dell’Europa (sotto il suo dominio). Scoppia quindi una rivolta religiosa e patriottica. Alla fine si crea una frattura: nel 1648 i cattolici si staccano dai protestanti e lì c’è la faglia che ancora oggi divide il Belgio (cattolico) dall’Olanda (protestante). Alla fine si crea una Repubblica. Nel 500 e 600 sembra che il modello vincente sia l’assolutismo, anche religioso quindi l’unità religiosa e 300.00 vanno via dalla Francia e si rifugiano in Olanda. Queste questioni religiose impoveriscono la Francia perché quelli che se ne vanno sono soprattutto i ricchi. In Olanda, anche in periodo di tregua con la Spagna, è invasa da militari. Questa guerra produce negli olandesi vincitori una organizzazione dei poteri pubblici improntata in un principio di compartecipazione. Il successo della repubblica d’Olanda è dato dal federalismo, cioè da una federazione di provincie unite. Esistono degli stati provinciali, dei parlamenti, dove si riuniscono le élite per prendere le decisioni, poi esiste una rappresentanza di questi stati nella città capitale, e poi ci sono gli stati generali che sono i rappresentati di tutte le provincie. Anche loro hanno il primo ministro, il gran pensionario, che è l’espressione degli stati generali, cioè di una maggioranza che si viene a formare grazie alle espressioni dei pareri detti localmente. Poi c’è capo militare, chiamato Stadtholder, che è una carica in mano ad una famiglia nobile particolare, quella degli Orange, che aveva combattuto e guidato la rivolta. Cosa interessate è l’affermazione di un sistema abbastanza rappresentativo rispetto a quello che succede in Europa (Il modello assolutistico). Qui c’è anche tolleranza religiosa. All’interno del calvinismo olandese esistono altre due correnti, quella dei gomaristi e dei carmignani. In Olanda si era diffuso un sentimento dispotico: tolleranza religiosa e commerciale, partecipazione pubblica, idea della libertà di coscienza. Nel 700 Olanda e Inghilterra sono le due potenze commerciali ed economiche più grandi. Sono realtà ricche e vincenti. In Inghilterra i 558 deputati della camera dei comuni vengono eletti ogni 7 anni da elezioni censitarie (solo 3,5 % popolazione), ci sono alcuni membri proprietari dei propri seggi, c’è un sistema di circoscrizione folle: nel 700 è calcolato secondo il censimento di Elisabetta 5^. L’economia C’è un momento in cui per tutto il medioevo il mediterraneo è il centro degli scambi commerciali: Venezia, Firenze, la Provenza, Italia centro settentrionale…ecc. Nel corso 22 importantissima, è paragonabile alla rivoluzione del neolitico che ha cambiato la storia dell’umanità. Con questa si modificherà la fisionomia dell’Europa (fino a quel momento era prevalentemente agraria), il paesaggio, il tempo (il tempo che hanno i contadini è legato alle stagioni), inoltre con il lavoro accottimo e con il calcolo del lavoro salariato abbiamo gli orari. Questo processo crea una disponibilità e ed una continuità di approvvigionamento dei cibi del tutto sconosciuta in precedenza. Inoltre rende l’Europa meno dipendente dalle contingenze climatiche e di altro genere. In Antico Regime si passa da una media del 90% di addetti al primario (agricoltura) a una situazione nostra con un 3,6% di contadini. Non basta la rivoluzione industriale, i trattori e i fertilizzanti. Il sistema è cambiato, anche il modo di condurre il fondo agricolo. Disparità tra sviluppo demografico e sviluppo agricolo Fu questa la causa principale della rivoluzione dei prezzi. Essa si avvia lentamente a fine 400 e ha una dimensione europea, fino al primo 600. È qualcosa che è quindi comune a tutta l’Europa. Si tratta di una tendenza secolare all’aumento costante dei prezzi del cibo e delle bevande con valsi vertiginosi delle cattive annate. Sono quei valsi che poi portano come conseguenza le carestie, morti e cambiamenti dell’assetto proprietario delle campagne: molto spesso i contadini si indebitano e arrivano ad un punto tale da dover cedere le terre che avevano in uso da tanti anni. Non cambia però l’assetto proprietario delle terre nobiliari. Perché? Perché molto spesso i feudi non sono alienati, o non sono alienabili se non del tutto quindi non a pezzi. Esiste un dispositivo del sistema di trasmissione ereditaria del feudo che si chiama fedecommesso: se si è proprietari di un feudo (il proprietario è il capo famiglia, quello che ha capacità giuridica) quando si muore si lascia come dispositivo testamentario per cui per 2,3,4 generazione o anche per sempre il complesso della proprietà feudale non può essere alienata in parte. Ciò significa che c’è una grande compravendita di terreno nel mondo contadino, ma molto meno nel mondo nobiliare. Questo è un motivo per cui l’economia di antico regime è poco elastica. Abbiamo un aumento del frumento del +350%, perché? Perché l’economia si nutre di uno strano circolo vizioso: l’economia feudale è retta da regole diverse da quelle che presiedono l’economia di mercato o l’economia capitalistica. Il sistema capitalistico di mercato è un prodotto dell’800 ed è un’ideologia che abbiamo ancora oggi: ci sono due varianti, quella statalista di tipo dirigista (stato amministra) e quella liberista che è l’economia di mercato, con varie gradazioni. In antico regime esisteva un tipo di regola completamente diversa: è una regola dovuta soprattutto a questioni materiali infatti di produce essenzialmente per la sussistenza. L’80 – 90% delle spese per le famiglie è legato alle esigenze primarie: mangiare, vestirsi, abitare. Quindi non ci sono eccedenze da poter commercializzare. Esiste un mito feudale che è quello dell’autosufficienza regionale perché c’è un problema molto grosso, cioè che la maggioranza dei prodotti è abitualmente esclusa dagli scambi commerciali. Ciò avviene per ragioni materiali ed economiche: di rado si producono eccedenze tali da poter essere vendute, e poi ci sono problemi legati ai trasporti e alla conservazione. Quindi la maggioranza dei produttori ha una difficoltà enorme a vendere i propri prodotti, ma questo vale anche per la forza- lavoro in quanto i contadini di una zona non potevano spostarsi se non in casi eccezionali. 25 Anche il signore feudale può difficoltà a trovare acquirenti per i propri prodotti: c’è un problema legato alla mentalità feudale. Indipendentemente da quello che succede nell’economia capitalistica, le scelte di fondo dei feudatari, non mira alla massimizzazione dei profitti (massimizzare = avere un margine di guadagno sempre più grande). Quello che gli interessa veramente è mantenere il livello consueto di spesa in modo tale da poter dare un po’ di soldi al capo famiglia tale da poter mantenere quella spesa. Cosa significa questo? Che quando le annate sono cattive essi fanno scelte economiche sbagliate. Ciò porta a rovinare completamente le scorte e successivamente ad una situazione drammatica da un punto di vista economico. Il capo di una famiglia nobile si ritiene essere una sorta di amministratore dei beni e dell’onore della famiglia, la cosa che gli interessa è mantenere il livello del casato (anche dal punto di vista delle parentele) alto, e non derogare. Le conseguenze della crisi ricadono però principalmente sui contadini: x Contadini poveri: tendono a diventare braccianti, vendendo le terre e spesso sono talmente carichi di debiti da essere costretti a lasciare le case e le terre a chi ha stipulato un debito con loro. Ciò crea una distanza sociale che si accentua nel corso del 500. x Contadini ricchi: affittano terre signorili, cercano di aumentare i profitti e di incrementare la produttività. Avviene quindi in tutta Europa una ridistribuzione sociale della ricchezza fondiaria. Nel 500 i sistemi di coltura non garantivano una resa altissima, ma se si controllava lo smercio degli alimenti si poteva pensare di avere dei buoni profitti. Quindi il controllo dello smercio dei prodotti è una posizione estremamente ambita. Succede infatti che nel 500, nell’Italia centro- settentrionale (Italia estremamente sviluppata economicamente) vede avanzare i patriziati cittadini nelle campagne. Era una borghesia mercantile che fino a quel momento aveva soldi e, non potendo più investire nel commercio e nella banca (a causa dei turchi, le guerre d’Italia), poteva pensare ad iniziare a comprare terreni e ad interessarsi a questa nuova attività. Essi si indirizzano su terre che prima erano controllate dai contadini secondo vari sistemi, e decidono di differenziare ulteriormente sulla terra. Vanno quindi ad aggravare sul possesso contadino (non su quelle nobili). Spesso sfruttano l’indebitamento contadino. A quel punto, dato che diventano i patriziati cittadini i proprietari delle terre, i contadini lavorano le terre solo come semplici braccianti. I patriziati però fanno sì che i rapporti si facciano più duri: ora i signori feudali si rivelano essere molto meno duri rispetto alla borghesia cittadina. Molto spesso i contadini che non sono più proprietari di niente, decidono di scappare e a volte andare nelle città. Sia la corona che i proprietari terrieri si accorgono che la situazione sta degenerando, capiscono che c’è bisogno di gente che coltivi le terre, ma nonostante ciò la legislazione non cambia, probabilmente perché si pensa che la tradizione debba resistere anche di fronte ad un cambiamento totale. La crisi e la rivoluzione dei prezzi finisce per creare gravissime difficoltà di approvvigionamento alimentare nelle città. 26 Cosa fanno i governanti delle città? Avrebbero una vita d’uscita, ma inefficiente, cioè rivolgersi al mercato internazionale delle granaglie. Il problema è che questo non esiste. Come se ne esce? Con i cicli maltusiani. Si crea quindi quel sistema dove attenzioni sociali si mischiano a crisi di mortalità a causa di malattie, carestie… A questo si aggiunge un’altra cosa: l’arrivo dei metalli americani, l’argento. Non sapendosi spiegare in una dinamica macro- economica quello che stava succedendo, gli uomini del tempo pensavano che questa situazione era dovuta all’arrivo delle ricchezze dall’America. In antico regime il valore della moneta non era un valore garantito dalla banca centrale e da un sistema economico mondiale, non esisteva un sistema internazionale per il controllo della moneta. Quindi il valore di quest’ultima era dato dalla presenza in percentuale di metallo prezioso nella moneta stessa. L’arrivo di tutto quell’argento crea quindi un eccesso di monetazione che è utile ai sovrani per poter comprare cannoni, per fare spostamenti e per fare le guerre però è un sistema che crea anche un deprezzamento della moneta: più argento ci metti, più monete produci e maggiore sarà il tasso di inflazione e quindi aumento dei prezzi. È a questo quadro che corrisponde il declino globale della manifattura dell’Italia settentrionale. Fino adesso era stato il motore di sviluppo del capitalismo mercantile italiano, ma nel corso del 500 anche la manifattura italiana decade (spostamento dei centri dell’economia mondo). Inoltre in Italia c’erano molti danni dovuti alle guerre d’Italia che durano fino al 1559, ma un’altra causa sono molte scelte sbagliate: tradizionalmente la manifattura italiana era diventata ricca producendo beni di lusso ma in questo momento la gente che può permettersi questi prodotti pregiati è molto poca. Il nuovo mercato continua a domandare merci ma allo stesso tempo chiede articoli meno pregiati e meno costosi. Questa roba viene prodotta all’interno delle città secondo un sistema protetto dalle corporazioni. Esse sono un elemento importantissimo nel meccanismo cittadino, tanto che adesso produrre in città non conviene perché è costosissimo. Ciò perché le corporazioni difendono i salari e fa sì che tutto quello che viene prodotto lì non sia poi frutto di guadagno. Gli altri stati hanno capito come stanno le cose: in Francia, Olanda, Inghilterra. Gli Olandesi, ma anche gli inglesi, iniziano a produrre un tipo di lana che è di poca qualità, ma che può diventare un prodotto di importazione efficace dato che scalda come la lana pregiata. Gli imprenditori che hanno capito che il lavoro in Italia costa molto, quindi delocalizzano e vanno nelle campagne: i contadini, che fanno solo un pezzo del lavoro accottimo della filiera, rifiniscono il lavoro iniziato in città e poi il tutto ritorna lì per gli ultimi dettagli. Lo fanno perché i contadini non sono protetti dalle corporazioni e si possono dare loro i soldi che si vogliono. Questo fa sì che si creino dei strani distretti proto industriali. E’ una soluzione razionale anche l’approdo del grande patriziato cittadino-mercantile alla terra. Lo storico Braudel scrive a proposito del “tradimento” del patriziato. Essi infatti nel corso del 200/300 avevano fatto cose straordinarie (inventato partita doppia, l’Italia era diventata ricca grazie a loro…ecc.) ma ad un certo punto iniziano ad essere quelli che comprano le terre. Se posso e se riescono si comprano anche feudi interi. 27 LEZIONE 8 La monarchia in antico regime è, anche dal punto di vista delle mentalità, il modello dominante. Siamo in una società organica, tri funzionale; la gerarchia chiede sempre un capo questo vale per gli organi politici naturali, i regni, ma anche per la famiglia. La famiglia di antico regime nel suo profilo principale è la famiglia patriarcale (non è come la concepiamo noi). L’idea di famiglia attuale, cioè considerata come famiglia nucleare domestica, ha una struttura abbastanza particolare: ci sono un madre e un padre con rapporti egualitari. Nella società di antico regime non era così: il matrimonio è considerato un sacramento, quindi una cosa sacra che può essere sciolta solo da un’autorità ecclesiastica. Se una coppia che si sposa in chiesa e vuole divorziare può ricorrere solo al papa perché ha il diritto delle chiavi. Il nostro diritto di famiglia è molto diverso, le famiglie sono molto più piccole ma ciò accade perché è cambiata anche il sistema e la struttura sociale ed economica, soprattutto nelle campagne. La mortalità di bambini in antico regime è talmente alta che per poter sostenerla bisognava dare un’altissima natalità. Tutti questi cambiamenti hanno a che vedere con fattori che sono sociali, storici, politici, economici; tutti fattori che modellano un certo tipo di mentalità: sia della famiglia di antico regime che della società organica. Dalla visione organicistica del mondo il nucleo attorno al quale girava la società era la famiglia. Vale però sia per la famiglia che per lo stato → un solo capo famiglia ed un solo sovrano. Questi sono due mondi che si riflettono l’uno con l’altro proprio perché hanno questa sedicente idea di naturalità. Il sistema di governo migliore per l’antico regime è quello della monarchia e quindi il modello del re è il patriarca biblico (siamo in un mondo dove fino al 700 e fino alla crisi della coscienza europea – fine 600/inizio 700- quindi l’avvio dei processi si secolarizzazione, il modello di riferimento anche per la politica resta sempre la Bibbia, quindi di un mondo strutturato secondo un diritto divino) ma anche del buon pastore (Gesù Cristo). Questo modello è radicato in tutta la società di antico regime e particolarmente ai due vertici della società: nel mondo nobiliare e monarchico e nel mondo contadino. Sono quei due mondi più legati al prestigio e alla tradizione rispetto ad esempio al mondo cittadino. Nel mondo contadino esiste una famiglia composta da 50 persone: non ci sono solo i figli diretti del patriarca ma anche i cugini, nonni…ecc. e il padre di famiglia è quello che decide tutto. Si potrebbe immaginare che per far parte di una famiglia patriarcale bisogna essere per forza consanguigni, ma esistono le figure dei servitori che sono considerati parte della famiglia e sono sottoposti ad un tipo di autorità che è identica a quella paterna ma di fatto non sono consanguigni. Perché la demografia storica delle campagne è così difficile? Se si vanno a controllare i registri sono segnalati i fuochi, che sono il nucleo patriarcale, ma non dicono quante persone ci sono dentro. Il padre di famiglia ha quindi un potere straordinario, è quello che assegna le mansioni alla massaia, ai figli, ai servi ed è il proprietario dei beni mobili e immobili. Le donne non hanno nessuna capacità giuridica, non possono fare nulla, e l’unico modo è quello di diventare vedove per avere eredità e potere. Il padre di famiglia sceglie la moglie per i propri figli e per sé: la mortalità femminile è talmente alta che molto spesso capita di sposarsi anche 3/4 volte. 30 Ciò vale anche per il mondo nobiliare, al quale si aggiunge il problema del rapporto con le varie reti di lignaggio (altre famiglie nobili) e le faine. Alla fine di tutto il capo famiglia ha una centralità assoluta. Non è un caso che i teorici del principato facciano un continuo riferimento a quel potere voluto da Dio per il patriarca domestico e alla sua potestà assoluta. Nella famiglia patriarcale non c’è nessuna idea di felicità personale, è qualcosa che non ha niente a che vedere con quell’ordimento del mondo. La famiglia di antico regime è una prigione, è un sistema durissimo soprattutto nelle campagne dove la durezza dei rapporti è dettata dalla sopravvivenza, da quel sistema di necessità e sussistenza che fa sì che tutto debba essere controllato. È un mondo che rappresenta il 90/97% della popolazione europea cioè il mondo rurale. Tutto ciò fino alla rivoluzione industriale che mette in moto molti processi di urbanizzazione ma un rovesciamento del sistema. La famiglia di antico regime non è solo un luogo di generazione, allevamento e sussistenza ma è soprattutto una unità di organizzazione del lavoro. L’agricoltura ha delle rese bassissime, tutto viene messo a frutto (anche il lavoro dei bambini). È per pure ragioni patrimoniali che sopravvive la famiglia patriarcale allargata. L’obbiettivo era quello di tenere uniti tutti i membri della famiglia, e la trasmissione dei beni non avveniva per divisione ma tutto il blocco doveva passare dal capo famiglia morto al nuovo capo famiglia investito. Tutto ciò avviene solo per ragioni economiche. Questo sistema vale anche per la nobiltà. Esiste il sistema del fedecommesso: c’è questa disposizione testamentaria che impedisce che i beni mobili di un feudo o di una famiglia nobile possano essere spezzettati. Il modello di adesso, con una società investita dalla rivoluzione industriale, è quello della famiglia nucleare. Fino a tutto il 700 la società aristocratica, come in quella contadina, l’individuo e il capofamiglia non è nulla, è un semplice tramite tra gli antenati e i posteri ed è responsabile dei nomi e dei beni della famiglia. Tutto ciò perché la concezione del mondo è quello della catena degli esseri creati: nessuno può sottrarsi al dovere che gli è stato dato. Lo scopo della vita è quello di garantire la continuità della famiglia, del clan, del villaggio, dello stato ma non quello di massimizzare il benessere individuale. È nella seconda età moderna, in particolare nel 700, che emerge l’idea rivoluzionaria, che però appartiene alla nostra modernità: x Ogni essere umano è unico x È giusto che ognuno ricerchi la propria felicità qui sulla terra e che questo sia possibile farlo non necessariamente a scapito della salvezza. Resta il fatto che questo è un modo di intendere le cose che è biblico. Questo è legato alla secolarizzazione ma soprattutto alla rivoluzione industriale. C’è un romanzo del 1699 “Il Telemaco di Fenelon” → è la storia del principe Telemaco ì, figlio di Ulisse, che va a cercare il padre. È una catena di racconti mitologici letti in chiave cristiana. Telemaco ad un certo punto va in un’isola dove si innamora di una ninfa di Nausicaa. Ha un mentore che gli spiega che deve lasciar stare perché è il padre che deve scegliere per lui. Il ragazzo pur di sfuggire all’agguato delle passioni decide di buttarsi in mare da una rupe. Nel 1761 esce la “Nouvelle Héloïse” di 31 Rousseau, un romanzo epistolare. Lei cede sessualmente e cerca di farsi mettere incinta. Da questo momento il poi l’amore smette di essere quella cosa a cui bisogna sfuggire e che se diventa passione diventa anche peccato, ma qualcosa sul quale misurare il proprio animo. Diventa quindi un valore. Il luogo dove per primo si affermano questi ideali (ogni essere umano è unico + è possibile affermare la propria felicità) è l’Inghilterra. Questo accade per ragioni storico – politiche. A fine 600 l’Inghilterra rappresenta il modello politico più avanzato d’Europa, vi è una condivisone di potere, è una realtà dove è stata abbandonata ogni idea di diritto divino, di potere assolutistico e c’è libertà di culto, di parola, di stampa, c’è tolleranza. Sono tutte innovazioni politiche che si innescano da un mutamento della società che va ad intaccare anche il modello famigliare. La nuova teoria politica del consenso contrattuale è del tutto incompatibile con l’idea del patriarcato. È nel corso del 700 che in Inghilterra vi è una crisi della famiglia patriarcale. Ciò viene sintetizzata dal filosofo del primo illuminismo John Locke: scrive nel 1690 i due trattati sul governo. Il trattato è stato scritto in quest’epoca per confutare un trattato di Filmer. Egli intono al 1670 aveva scritto un’opera intitolata “Il Patriarca” in cui voleva mostrare le prerogative di diritto divino del potere regio. Si parla del patriarca re e della famiglia patriarcale, per dimostrare che quella è una legge stabilita da Dio. Locke si fa avanti con un’ipotesi completamente diversa: egli racconta quali sono i risultati più pericolosi di quello che era accaduto un anno prima cioè la grande rivoluzione “La Gloriosa” del 1689. Se questo vale per lo stato vale anche per la famiglia. Chi ha detto che per la famiglia occorre un potere patriarcale? Lo scopo di una coppia è quello di dare dei figli e non c’è nessun bisogno di un potere assoluto. Quindi Locke si rifà al diritto naturale (giusnaturalismo) che è quella cosa che produrrà la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Siamo all’inizio di un’idea che ha in sé come elemento di profonda innovazione la secolarizzazione. “La famiglia è un contratto volontario stipulato da due individui al fine di concepire e allevare dei figli” e per fare ciò non occorre nessuna autorità assoluta. Locke scrive anche trattati sull’educazione e spiega che i bambini sono in uno stato di minorità dal quale però usciranno: arrivati a 21 anni diventeranno liberi e potranno fare ciò che vorranno. Questo implica anche la scelta di volere una famiglia come piace a loro con chi pare a loro. Da fine 600 e per tutto il 700 inizia ad affermarsi in Inghilterra un tipo di famiglia più egualitaria e più affettiva. Si va verso il modello della famiglia nucleare domestica e verso l’attenuazione dei vincoli della vecchia società patriarcale. Com’è successo tutto questo? I motivi sono di tipo economico, sociale e ideologico e politico. Dal punto di vista economico ci sono delle trasformazioni all’interno dell’economia inglese che contribuiscono a creare una maggiore autonomia personale e famigliare e anche un certo rilassamento della disciplina comunitaria. Inoltre c’è stata una crescita strabiliante dell’economia di mercato quindi cambia anche il modo di intendere il contratto e il rapporto di lavoro. Gli inurbati (abbandonano la campagna per andare nelle città a lavorare) diventano liberi salariati. Quest’ultimo quando ha fatto il suo lavoro non ha più nessun padrone e con i soldi che guadagna fa ciò che vuole. Cambia anche il rapporto tra padrone e lavoratore. Anche chi è sotto padrone in una 32 Ci sono ancora però alcuni problemi, uno in particolare: nel 1898 la Guerra tra gli Stati Uniti e la Spagna per il dominio di Cuba tagliò completamente fuori il mercato americano per cui ci fu una semi carestia. L’agricoltura è cambiata attraverso una mutazione di tipo strutturale, la rivoluzione agraria che è un mutamento radicale del regime agrario. Come si interviene sulla terra? In maniera molto diversa rispetto ai secoli precedenti: si applica il sistema fabbrica all’agricoltura . Si era capito che il feudo della piccola proprietà non funziona, era un problema strutturale. Con quello che si aveva non si poteva investire e fare cose nuove, né mettere il terreno a riposo. Adesso, con la rivoluzione industriale, sorgono grandi società per azioni: comprano grandi estensioni di terreno sul quale possono iniziare ad applicare un tipo di agricoltura fatta in maniera razionale. Adesso si acquista per massimizzare il profitto, una parte dell’investimento si usa per acquistare il terreno e l’altra parte per fare delle canalizzazioni, quindi per rendere razionale e pianificare lo sfruttamento della terra. Per fare ciò c’è bisogno della fine del mondo feudale, cioè che sia assicurato un diritto di proprietà. In Inghilterra questo sistema non c’è più già prima della fine dell’antico regime, in Francia invece bisogna aspettare la fine di quest’ultimo. A quel punto, dopo l’investimento, ognuno può fare quello che vuole sui suoi terreni: si può addirittura pensare di alternare, in anni precisi, l’agricoltura al pascolo (concimazione). Molte tecniche erano già conosciute dai romani ma non potevano essere applicate perché il sistema feudale non lo permetteva. LEZIONE 9 La data 1492 segna la data di cardine di una stagione importante di scoperte geografiche (che in realtà inizia un po’ prima perché i Portoghesi iniziano già nel 1400 a esplorare l’Asia) e questa stagione porterà, dopo 20/25 anni dalla scoperta dell’America alla conquista dell’America stessa. Quella del 1492 è la prima data che segna un evento periodizzante, il valore periodizzante della scoperta è riconosciuto dagli stessi uomini di fine 1400 inizi 1500, non è un caso che il libro di Amerigo Vespucci che denuncia la scoperta di questo nuovo mondo lui stesso lo chiamerà “Mundus Novus”. Nel 1700 gli illuministi sono convinti che il 1492 riapre la storia del mondo allo stesso modo come per gli antichi la nascita di Cristo aveva riaperto una nuova storia, in effetti con la scoperta dell’America si chiude il mondo del Medioevo e si scoprono cose che mai avremmo pensato che esistessero (ad esempio gente dall’altra parte del globo la quale non centrava nulla con la Genesi, infatti questi uomini non essendo della discendenza di Noè avevano fatto sorgere il dubbio se essi stessi fossero stati uomini oppure no, poi la cosa nel 1535 venne risolta con una bolla papale). Il popolo non americano, quello “europeo ” andava in America per portare la civiltà e il progresso in un mondo arretrato, nel quale esistevano ancora i cannibali (ancora del 1900 c’è l’idea che noi come popolo andiamo in America a portare la civiltà e la politica fascista lo sottolinea dicendo “noi andiamo là a portare la civiltà”). Solamente con il 1900 e quindi con la fine degli imperi coloniali che si imporrà la consapevolezza di ciò che è stato lo sfruttamento coloniale, il quale produsse soprattutto miseria e corruzione. I processi di decolonizzazione partono dal 1960 circa, una decolonizzazione che tocca soprattutto ciò che era rimasto in mano agli europei, è un processo molto lungo. La decolonizzazione portò a delle variazioni enormi sia in Europa che nel mondo: 35 l’accesso di uno nuovo sfruttamento globale, l’arricchimento di alcuni a danno di altri e poi lo spostamento di enormi masse di uomini (dal 1500 in poi in America viene a sorgere una nuova civiltà che è quella latino- americana), lo sfruttamento, la schiavitù, il vuoto mentale che si crea eliminando totalmente la religione dei nativi, ma soprattutto le malattie (in quanto noi europei avevamo dei ceppi batterici molto più resistenti rispetto ai popoli che abitavano l’America) portano a uno sterminio, una strage di morti. Esempio: a inizio 1500 in Messico c’erano venti milioni di persone, nel 1603 erano ridotti a un milione di persone. Vi è anche uno spostamento notevole della percezione del mondo perché si scopre un mondo completamente nuovo, si inizia ad avere l’idea che esistono anche altre persone molto differenti da noi. Da questo momento nasce quella divaricazione, che in parte c’è ancora, tra nord e sud del mondo. All’origine di questo attraversamento dell’oceano vi era solamente la ricerca di nuove vie commerciali, Colombo non voleva essere un innovatore, cerca solo delle vie commerciali, però ha sbagliato i calcoli e pensando di poter arrivare molto velocemente dall’altra parte del mondo non aveva messo in previsione che in mezzo c’era il continente americano. Il suo è un progetto mirato che parte da premesse mirate. Chi aveva iniziato questo tipo di navigazioni oceaniche? I Portoghesi avevano iniziato questa navigazione oceanica sviluppando delle tecniche molto evolute, già alla fine del 1400. La loro tecnica era quella del circumnavigaggio, ovvero passare sotto la costa circumnavigando l’Africa e facendo così un pezzettino alla volta già nel 1487 Diaz riesce a doppiare il Capo di buona speranza. Dieci anni dopo nel 1497 sono arrivati a Calcutta (Vasco de Gama) sono quindi riusciti ad arrivare in India. Tra l’altro man mano che passano tra le coste dell’Africa, colonizzano delle piccole basi e le fortificano, le riforniscono, riescono a creare una specie di impero fatto di basi commerciali, per poter avere un monopolio soprattutto dei traffici. Quando i portoghesi arrivano nell’oceano indiano trovano oltre che alle popolazioni locali anche i Veneziani i quali erano alleati con gli egiziani, ma alla fine anche in seguito alla vittoria di una battaglia, i Portoghesi riescono ad avere il monopolio del commercio in quelle zone. Il colonialismo portoghese è un colonialismo fatto per lo più da un dominio di rotte che da un dominio di terre, è un impero, ma è un impero commerciale. Preferiscono fare così piuttosto che buttarsi in un tipo di colonialismo che prevede la signoria fondiaria (cioè grandi terreni da poter poi coltivare) perché il Portogallo era troppo piccolo per poter coltivare un grande impero, a differenza della Spagna che ha una popolazione vastissima, per questo il Portogallo preferisce crearsi queste basi commerciali che sono molto autonome, anche se sono sotto il comando del Portogallo non dipendono completamente da esso. Quello che interessa a loro è creare una rete di prodotti agricoli pregiati, ma anche una rete di minerali (prima della scoperta dell’America l’oro si trovava in Africa). Al centro dell’impero portoghese ci sono gli “empori” snodi di reti monopolistiche che gestiscono il commercio in aree dove il mercato era già organizzato. Il Portogallo non aveva la forza per addentrarsi in una guerra di conquista territoriale, come ha fatto la Spagna per esempio. Gli spagnoli fanno qualcosa di totalmente diverso, nel 1492 è l’anno in cui cade l’ultimo sultanato a Granada quindi si può dire che gli spagnoli hanno chiuso una storia che 36 durava da 200/250 dei cristiani contro i mussulmani, è una cosiddetta riconquista. La Spagna esce fuori dalla riconquista con una forte identità e un forte legame di tipo religioso, ma anche politico intorno alla monarchia spagnola, con una identità sociale abbastanza rigida (chi nasce nobile muore nobile e chi nasce povero muore povero) e tutto questo rallenta il processo economico all’interno della penisola iberica da qui fino ai successivi 300 e 400 anni. Proprio questa scarsa mobilità sociale e compattezza ideologica (legata a una superiorità a livello religioso, i Cristiani si credevano superiori in quanto erano coloro che erano riusciti a sconfiggere i Mori) saranno elementi importanti per capire come poi un certo gruppo sociale decide di andare in America e iniziare il processo di conquista così pericoloso, ma anche così redditizio e importante. Tutto ciò motivarono l’energia di colonizzazione spagnola (anche un forte carattere bellico). Chi sono i conquistadores? Sono cadetti della bassa nobiltà, figli di nobili i quali non sono in condizioni di ereditare qualcosa e per questo fanno i militari e sono disposti ad accettare la possibilità di iniziare la riconquista inizialmente in Africa, poi in America. A tutto ciò si aggiunge sempre la convinzione di essere superiori in quanto cristiani rispetto ai mussulmani. Come detto in precedenza nei primi 25 anni l’interesse della corona di Spagna era prevalentemente per l’esplorazione, si prende coscienza del fatto che ci si trova di fronte a qualcosa di completamente diverso che va esplorato. Ma la prima cosa che fanno Portogallo e Spagna, già nel 1494, è spartirsi l’oceano e per potersi mettere d’accordo le due potenze decidono di rivolgersi al papa Alessandro VI Borgia e gli chiedono di stabilire una regola, la quale viene sancita con il trattato di Tordesillas, l’idea di fondo era quella di non intralciarsi a vicenda. Il papa emana questa bolla papale che assegna la navigazione africana ai portoghesi e la navigazione atlantica agli spagnoli e il punto di confine tra questi due imperi nel mare viene fissato in un meridiano che corre a 370 leghe a ovest di Capo Verde (isola della costa africana). Questo spiega anche perché gli spagnoli hanno il Messico e il Perù e i portoghesi hanno il Brasile. Dopodiché organizzano il commercio e gli Spagnoli nel 150 decidono di fondare nel 1503 la “Casa de contrattacción” a Sevilla, è un ente che amministra il traffico commerciale americano, chi vuole trafficare da laggiù alla Spagna deve passare per la casa de contrattacción. Viene istituito un controllo su tutto il traffico oceanico, un traffico che avviene per convogli. Se il Messico vuole commerciare con il Perù non può commerciale direttamente, ma deve passare per la Spagna, allora tutto l’oro ma soprattutto l’argento che viene razziato dai conquistadores confluisce nella città dell’Havana nell’isola di Cuba, dopodiché i galeoni in convogli di 27, 30 a volte anche 50, accompagnati da navi militari prendono la rotta per Sevilla. Il commercio seguiva solamente queste rotte, tutto ciò ha delle conseguenze spaventose perché gestisce delle ricchezze incredibili, ma tutta questa ricchezza non finisce per avere una distribuzione qua perché la Spagna è ricchissima ma c’è un divario enorme in quanto alcuni ceti, soprattutto quelli impiegati nella casa de contrattacción diventano ricchissimi, ma il resto è poverissimo. La ricchezza europea che arriva in Spagna non riesce a risollevarla dallo stato di estrema povertà, è una cosa che finisce in una voragine di spese militari in quanto la Spagna vuole essere ancora la potenza egemone, militare e religiosa, per cui tutte queste ricchezze finiscono quasi nel nulla e finiscono quasi per peggiorare la situazione spagnola. L’America latina intorno al 1630 in poi sarà talmente esaurita, anche dal punto di vista delle enormi morti all’interno della popolazione che sarà costretta a essere di nuovo dipendente dalla 37 definitive (non tornerà il cattolicesimo anche se i cattolici ci riproveranno a riprendere le posizioni perdute) e in Germania c’è ancora come del resto il calvinismo c’è ancora in molte parti d’Europa. Gli storici si chiedono se con questa riforma essenzialmente teologica (anche se poi ha delle ricadute importanti dal punto di vista della geopolitica e dell’economia) se dal punto di vista dell’economia si fosse fatto un passo in avanti. La modernità sta soprattutto nella secolarizzazione ovvero nel decremento della presenza del sacro, ma soprattutto un’autonomia degli individui infatti la “dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” che è il punto finale dell’età moderna, in qualche modo spiega che gli uomini avendo dei diritti sono in grado di poter scegliere per sé stessi e per il proprio destino. La riforma luterana è una liberazione per quanto riguarda il rapporto con le gerarchie ecclesiastiche, l’autorità del Papa non c’è più e la chiesa si trasforma in una visione comunitaria e non più gerarchica infatti Lutero considera come “Chiesa” il popolo. La cosa particolare è che nel corso del Medioevo la chiesa aveva insegnato agli uomini di guadagnarsi il paradiso attraverso le azioni e loro potevano scegliere la strada per il bene o quella per il male, con Lutero si arriva ad una strana forma di agostinismo (infatti lui era un frate agostiniano). S. Agostino (autore del De Civitate dei) aveva separato la città celeste da quella umana, per lui il peso del peccato originale è talmente grande che non tutti si salveranno e loro stessi non sanno se saranno tra gli eletti e i non eletti. Il discorso di Lutero si avvicina molto a questa logica: secondo lui basta credere per essere salvati, la sua salvezza deriva solamente dalla sua testimonianza di fede che non necessariamente è accompagnata con delle azioni (come l’andare in chiesa o fare i sacramenti). La riforma parte da una critica radicale verso la chiesa di Roma e le sue istituzioni, ma non è il primo e unico caso di critica verso le istituzioni e alla Chiesa poiché già gli umanisti quattrocenteschi avevano proposto di cambiare la chiesa cambiando le cose dall’interno. Essi volevano recuperare la parola di Dio così com’era stata detta, volevano rinnovare gli studi cristiani in senso umanistico e soprattutto avvicinare gli alfabetizzati alla lettura diretta della Bibbia. Il principio di Lutero è più o meno lo stesso, andare a vedere cosa c’era nell’antico e nel nuovo testamento (lui di base era un teologo con una forte preparazione filologica) e soprattutto tradurrà la Bibbia in tedesco in modo da renderla di possibile lettura a tutta la popolazione della Germania. Il papato intorno al 1370 torna a Roma dopo settanta anni di cattività ad Avignone (trasferito là per motivi politici) e il Papa ritorna in quella città dove deve rimettere in piedi uno stato territoriale e questo lo porta a consolidare il proprio potere politico attraverso una serie di concordati con i vari stati. Il Papa scambiava soldi, si occupava del potere terreno e lo stato pontificio si rafforzava attraverso il controllo dei benefici ecclesiastici: il cappello vescovile era in vendita e inoltre era possibile accumularne più di uno (anche tre o quattro) se si era ricchi in quanto per comprarlo bisognava pagare una tassa e questo significa che ci sono diocesi abbandonate a se stesse perché al posto dei vescovi ci sono dei “supplenti” messi lì solo perché ci deve stare qualcuno. Tutto ciò dai veri cristiani viene visto come un vero e proprio scandalo, ovvero vedere il papato era al centro di una rete di interessi politici e finanziari. È proprio questo rafforzamento del potere temporale da parte del Papa che non piace agli umanisti. Non piace a molti anche perché la Chiesa e il clero sono detentori di particolari pregi come l’esenzione fiscale, esistono particolari tribunali ecclesiastici e un prete che compie un diritto comune può essere giudicato solamente da un tribunale ecclesiastico e questo fa del clero un ceto separato e superiore a quello dei laici. Un’altra cosa che ai cittadini non va bene sono i conventi femminili, 40 una sacca di ricchezza, dove vengono mandate in convento le nobili; nelle famiglie troppo numerose le figlie che non potevano essere maritate venivano mandate nei conventi. LE INDULGENZE: Sono dei soldi dati alla chiesa per poter permettere e garantire a noi stessi o a qualche parente un posto in purgatorio, non è un passaggio immediato, ma grazie alle indulgenze la Chiesa prometteva ciò. Il problema sta nel fatto che il concetto di purgatorio non c’è né nell’antico né nel nuovo testamento, il purgatorio è un’invenzione del 1200/1300. Quella delle indulgenze che in realtà nella riforma luterana era una questiona teologica marginale, diventerà un argomento molto interessante per la popolazione tedesca per sbarazzarsi della chiesa. Lutero non se ne occupa direttamente ma la sua rivoluzione teologica ha un seguito anche sulla questione della vendita delle indulgenze. In questo mondo di antico regime il politico e spirituale sono ancora legati l’uno con l’altro e la Chiesa governa i momenti più significativi della vita sociale e anche giuridica di ciascuno. Il Medioevo aveva prodotto questa idea della chiesa come passaggio obbligato tra il singolo e Dio, è una mediazione necessaria che ha fatto del clero un ceto separato caratterizzato da una lingua che conoscono solo loro, ovvero il latino. La riforma luterana fu una liberazione dal “gioco” dei sacramenti, mentre il mondo cattolico pensava che se un individuo non fosse battezzato non apparteneva neanche alla comunità e se due genitori non si erano sposati con il sacramento del matrimonio era un bel problema. Come è stato detto in precedenza le prime critiche nei confronti della Chiesa erano state fatte dal movimento umanistico (Erasmo Da Rotterdam nel 1514 dà alle stampe l’edizione critica greca del nuovo testamento). Solo nel 324 anno nel quale avviene il concilio di Nicea, viene affrontato un Credo, lo stesso credo che si recita ora a messa. Prima del concilio di Nicea esso non esisteva e l’hanno voluto fare perché Costantino ha detto di fare una dottrina chiara nella quale fosse scritto chiaramente quello a cui si credeva. Tutta questa prima fase, ma anche quelle successive sono caratterizzate da un susseguirsi di scismi e persone che si ammazzano perché interpretano la Bibbia in maniera diversa e questo vale anche per l’alto Medioevo: gli ariani i monofisisti e i seguaci di Origene (grande storico egiziano il quale elabora una teoria cristiana molto vicina all’esoterismo è convinto che la magia sia un modo per conversare con gli angeli). L’idea degli umanisti era dunque quella di spazzare via tutto questo e andare a vedere cosa ci fosse stato scritto veramente nel Vangelo. Erasmo Da Rotterdam si impegna in prima persona per contestare gli scritti di Lutero, viene considerato il principe degli umanisti quando era in vita, il problema è che poi benché cristiano le sue opere finiscono tutte all’indice e ciò è una sconfitta per gli umanisti che volevano riformare la chiesa cattolica dall’interno. Il problema è che il loro tentativo si va a scontrare con qualcosa di più grosso. Perché la riforma scoppia proprio in Germania? Perché il discorso di Lutero viene fatto in un momento politico particolare. In Germania la situazione dell’impero era una situazione frammentata, il potere è in mano dell’imperatore, ma i principi territoriali fanno un po’ quello che vogliono e lo si vede molto bene durante la riforma perché saranno proprio loro che si schierano contro l’imperatore cristiano a favore della riforma di Lutero. Ci sono dei principi tedeschi che già prima della comparsa di Lutero stavano facendo una politica di tipo cetuale, i principi territoriali e le città libere 41 tendono ad accentuare la loro autonomia rispetto al potere imperiale. Lutero si allea con i principi i quali sono fortemente interessati ad avere in mano una riforma che li stacchi da Roma e che possa mettere in mano loro una propria politica ecclesiastica. Chi è Lutero? Lutero è un frate agostiniano, teologo a Wittenberg città dalla quale parte la riforma dopo che lui affigge alla porta della cattedrale le sue 95 tesi nel 1517. Lutero era considerato come un esegeta biblico e teorico importantissimo a livello europeo, ed era un bravissimo oratore capace di parlare in maniera molto efficace al popolo (la dottrina luterana si può servire della stampa a caratteri mobili e questo diffonderà il luteranesimo). È considerato anche come un fondatore della lingua tedesca poiché ha tradotto la Bibbia in tedesco. Lutero trae il nucleo della sua riforma dalla lettera di San Paolo ai romani 1, 17 (è uno dei testi più importanti dell’occidente, al pari dei Vangeli). Questa lettera permette al cristianesimo, che all’epoca era visto come una teologia abbastanza pericolosa, di organizzare la presenza dei cristiani nel mondo terreno in attesa della fine del mondo, dell’apocalisse e del giudizio universale. Lo fa in maniera tale da insegnare l’obbedienza all’autorità civile, nella lettera si diceva che la sottomissione all’autorità è un omaggio al nome di Dio. È il fondamento della storia del cristianesimo dai tempi di S. Paolo fino a oggi) e proprio da questa frase che partono le 95 tesi. Il brano dice “Nel Vangelo si rivela la giustizia di Dio, ma il giusto vivrà per fede”, questo brano deve venire immaginato come se fosse diviso in due parti. Nella prima parte, secondo l’interpretazione dei dottori , si intende che esiste una distanza enorme tra i singoli e Dio, il quale è troppo lontano dall’uomo gravato dal peccato originale e non ha nessuna arma per difendersi dalla potenza di Dio poiché il peccato originale l’ha condannato a una situazione di minorità quasi senza remissione, questo è quello che succede senza l’arrivo di Cristo. La seconda parte viene spiegata da Lutero così: nonostante ci sia una distanza enorme tra Dio e l’uomo, Dio è buono e dona la salvezza al giusto perché il giusto ha fede. Dio perdona tutti i peccatori che credono in lui. Da questo momento in poi non ha più senso la dottrina delle opere, nella quale la Chiesa era il mediatore, intesa come gerarchia, nella quale una persona era obbligata a fare tutti i sacramenti se voleva essere un buon cristiano. Lutero dice che non è più così perché la salvezza l’uomo ce l’ha già in quanto è stata data da Cristo e chi ha fede sarà perdonato. È un discorso puramente teologico, ma le ricadute sul piano pratico, sia politiche che economiche, sono gigantesche. Per Lutero non avevano più senso quei sacramenti che non fossero stati istituiti direttamente da Gesù Cristo ovvero il battesimo e la Messa, ciò significa in un certo senso togliere di mezzo la Chiesa, i vescovi e il Papa perché secondo Lutero si viene a creare un rapporto diretto tra gli uomini e Dio (come detto prima, per Lutero la Chiesa è la comunità dei credenti). Nel 1517 Wittenberg era il campo di una predicazione abbastanza truculenta e di una raccolta di indulgenze fatte da parte di un monaco il quale andava in giro con una cassettina raccogliendo soldi dalla popolazione. Esso faceva così perché questa posizione gli era stata appaltata da Alberto vescovo di Brandeburgo che per poter diventare vescovo di Magonza aveva pagato moltissimi soldi al Papa, si era comprato due/tre cappelli vescovili e per pagare le cosiddette “dispense” (ovvero le tasse per comprare i cappelli) si era indebitato con dei banchieri. Rischia allora di andare in bancarotta e chiede aiuto al Papa che gli propone un compromesso: la vendita delle indulgenze. 42 Vangelo perché il Vangelo insegna a non pretendere niente, ad essere sottomessi, essi invece con il pretesto del Vangelo vogliono arraffare e dominare, in realtà dice che il problema non sono i nobili ma il predicatore che non deve occuparsi del potere temporale. Nel 1532 dice, sempre in una testimonianza privata a tavola, che una cosa è il regno di Dio e l’altra è il regno degli uomini e l’uomo non può assolutamente intervenire nel segno di Dio. LEZIONE 11 Quella del luteranesimo non sarà l’unica forma di eresia nell’eresia in questo momento: ci sono altri movimenti di riforma molto radicali che nascono sempre in Germania dal profetismo. Queste eresie però partono tutte dallo stesso principio di Lutero cioè motivazioni rigorosamente tratte dalla Bibbia e sviluppando quelle che erano le implicazioni immaginate da Lutero. Molto spesso in queste eresie nelle eresie abbiamo un richiamo molto chiaro alla religione degli apostoli. Può capitare che molti di questi gruppi si rifacciano alla dottrina degli apostoli dicendo che gli apostoli mettevano tutto in comune, cercando di mettere in piedi una sorta di proto comunismo, prendendo questa idea dalla bibbia. Essi vengono considerati pericolosi, degli isolati, possibilmente da perseguitare. Altri si convincono che la conversione non debba venire tramite il battesimo (per Lutero esistono solo la messa e il battesimo). Questi sono gli anabattisti: si sviluppano in vari gruppi diversi con idee diverse. Sostengono che il battesimo non è stato è stato istituito da Gesù Cristo ma da Giovanni Battista e quindi dato lo stesso Gesù essendo stato battezzato in età adulta significa che bisognerebbe arrivare lì come momento finale di un percorso. Loro infatti vengono battezzati da adulti, in modo che il loro sia un gesto volontario e non deciso dai genitori. Essi si rifiutano di prendere le armi in mano e uccidere poiché la loro missione è pacifica (NB: per lo stato se ti rifiuti di andare a fare la guerra sei un ribelle), non vogliono prestare giuramento in tribunale (il giuramento è considerato come un sacramento del potere per lo stato Moderno; quando giuri è il momento nel quale tu riconosci lo Stato). La loro idea è che non si promette niente a nessuno se non a Dio, non ad un uomo anche se è un sovrano. Fino adesso il radicalismo violento si era espresso attraverso la guerra dei contadini; dopo Battaglia di Frankenhausen molti di questi gruppi continuano a non essere d’accordo da un punto di vista dogmatico e religioso, però spostano la loro orazione (?) sulla non violenza. Questi uomini vanno quindi verso un principio moderno (per via teologia). Voltaire quando scrive le lettere filosofiche parla anche di loro: sostiene sicuramente che siano dei matti con delle idee stravaganti estrapolate dalla Bibbia ma allo stesso tempo pensa che bisogni tenere conto di quello che fanno ai fini della Un’altra comunità “pericolosa” è quella della fratellanza morale. Essi vivono secondo quello che c’era scritto nel libro degli apostoli e formano una comunità dove mettono in comune tutto. Questa posizione li mette in difficoltà perché difficilmente in una città popolosa possono essere accettati in una società in cui domina il principio del diritto di proprietà. Per questo si ritirano nei luoghi più lontani e isolati in cui possono praticare queste comunità (es. foreste della Boemia). 45 Esiste anche l’altra grande confessione, che è la confessione calvinista: se il luteranesimo si radica a misura delle monarchie, il calvinismo ha invece come luogo di radicamento e premessa il mondo delle piccole città repubblicane: stiamo parlando delle repubbliche di antico regime della Svizzera. Queste città erano in crisi di fronte al grande progetto di accentramento di potere delle monarchie. Queste piccole città sotto stato tenderanno a considerarsi col tempo come dei corpi cristiani in piccolo cioè comunità civica e religiosa insieme. Un esempio è la città di Zurigo. Il caso più importante è quello di Ginevra dove predicava Giovanni Calvino, Calvino è francese (nato a Lione) è un personaggio che diventa un riformatore e teologo. Ciò che è fondamentale del calvinismo è che riesce a uscire dai limiti del proprio territorio riuscendo a diventare un movimento internazionale che, anche nella dottrina, riesce a trovare un elemento di coesione, di forza e di espansione. I due elementi dottrinali importanti nel calvinismo sono: la dottrina della predestinazione e la dottrina della vocazione. Il principio della predestinazione è che si lega al problema della salvezza, Calvino dice che la predestinazione non garantisce la salvezza. Calvino sfida ciò che aveva detto S. Agostino ovvero che esistevano due città: quella terrena e quella celeste e l’uomo non sapeva se oltre alla città terrena apparteneva anche alla città celeste e lo avrebbe saputo solo nel momento in cui sarebbe morto. Però il peso del peccato originale è talmente profondo negli uomini che neanche la salvezza che ci ha donato Gesù Cristo quando si è sacrificato non riuscirà a donarci la salvezza, chi sarà salvo lo sa solamente Dio e il diretto interessato lo saprà solo al momento della morte. Anche per questa ragione è necessario che il credente esprima la propria vocazione, si faccia testimone di Cristo nel mondo cercando di instaurare il più possibile un regime che si avvicini al Vangelo. Questo ha un valore interessante perché i calvinisti devono sforzarsi di essere coerenti con la loro missione, una missione che si basa su una forma di evangelizzazione universale è questo che fa del calvinismo una macchina da guerra, già nel 1500 ci sono intere città francesi (nelle quali ci sono le congregazioni degli ugonotti, i quali sono calvinisti) che hanno conquistato interi consigli comunali, la città di Lione nel 1540 è già in mano ai calvinisti e questa cosa diventa ancora più importante quando la grande aristocrazia feudale (non tutta) francese decide di abbracciare il calvinismo. (Il meccanismo che innesca le guerre di religione: quel vuoto di potere e quella strana situazione dove la grande aristocrazia unisce alla fede del calvinismo le proprie rivendicazioni politiche per mettersi contro quella dinastia dei Valois che fino a quel momento era riuscita a condurre un processo di accentramento che dal punto di vista dei poteri li aveva penalizzati). In questo momento Ginevra, ma anche per tutto il corso del 1600/1700, diventa la centrale ideologica di una confessione che riesce a radicarsi per tutta l’Europa: il Calvinismo. Ci sono dei principi che aderiscono al calvinismo: Federico II di Prussia, era ateo però ufficialmente la Prussia era calvinista o esistono degli esempi come la Francia dove il Re era cattolico, ma dove i calvinisti hanno una potenza straordinaria. Ginevra resta la centrale dottrinale e teologica di questa dottrina che ha una forza straordinaria, i pastori che vengono mandati in giro per l’Europa a predicare il calvinismo si ritrovano tutti a Ginevra. Il calvinismo grazie alla dottrina della vocazione non cerca di adattarsi alla società. 46 In Francia ci sono le congregazioni che hanno in mano delle città intere, dall’altra parte c’è l’aristocrazia. L’incidente che fa scatenare le guerre di religione è: nel 1559 muore Enrico II Valois, figlio di Francesco I, muore accidentalmente durante un torneo cavalleresco. A questo punto c’è una situazione di vuoto di potere e la grande aristocrazia e la aristocrazia ugonotta in particolare “rialza il catino” e nel 1563 siamo già in piena guerra civile. Le guerre di religione erano una cosa spaventosa perché il nemico non viene visto come uno che ha le idee diverse, ma come la vera e propria incarnazione del demonio. Tra le stragi più importanti citiamo la morte di San Bartolomeo 1572. Si fanno guerra da circa quindici anni ed era stato proposto un matrimonio tra Margherita di Valois, figlia di Enrico II ed Enrico di Navarra, che sarà poi Enrico IV ed era il capo della fazione ugonotta. Invitano poi tutti gli ugonotti a questo matrimonio, ma in realtà è una trappola perché li ammazzano tutti e catturano Enrico IV costringendolo a convertirsi al cattolicesimo, poi lui riesce a fuggire… Come si chiudono le guerre di religione? Si chiudono con l’editto di Nantes (1598), regola la presenza degli ugonotti in Francia (20 milioni di francesi contro 1 milione di ugonotti). -L'editto riconosceva la libertà di coscienza, cioè la libertà di avere convinzioni interiori e di comportarsi di conseguenza, in tutto il territorio francese, la libertà di culto nei territori dove i protestanti si erano già installati prima del 1597, tranne che a Parigi, Rouen, Lione, Digione e Tolosa e l'inverso ,cioè il divieto di praticare il culto cattolico, a Saumur, La Rocchelle e Montpellier; la possibilità di accedere a cariche pubbliche e scuole; concedeva inoltre ai protestanti un centinaio di piazzeforti. Nelle città di Bordeaux, Grenoble e Castres i protestanti ebbero il diritto di venire giudicati da tribunali costituiti per metà da loro correligionari. Nell'editto tuttavia la parola "tolleranza" non compare mai: in quel tempo infatti essa era associata ad un concetto negativo per entrambe le fedi. Ciascun credente si riteneva il detentore della verità assoluta e colui che praticava un altro credo pregiudicava così la propria vita eterna e quindi era un dovere impedire che “l'altro” permanesse nell'errore. Ciascuna fede pretendeva pertanto il diritto di salvare, anche con la costrizione fisica, gli appartenenti alla fede avversa. Pertanto i cattolici considerarono l'editto un mezzo per contenere l'espansione protestante, in attesa della futura estinzione del nuovo credo, mentre i protestanti lo considerarono nient'altro che una pausa nell'impegno doveroso di conversione dei cattolici. L'editto pose fine alle cosiddette guerre di religione francesi- (da Wikipedia). I sovrani però preferiscono la soluzione dell’uniformità religiosa, questa cosa in Francia cambierà nel 1685 con l’editto di Fontainebleau quando Luigi XIV Re cattolico si sente il più forte e si sente di revocare l’editto di Nantes a quel punto gli ugonotti più ricchi decidono di andarsene in Olanda dove c’era la libertà religiosa o in Inghilterra con gli altri calvinisti, gli altri restano in Francia sostanzialmente dove non hanno diritti civili, i loro matrimoni non sono considerati come un sacramento, per la religione cattolica e per lo Stato gli sposi ugonotti sono dei pubblici concubini, i figli dei bastardi che non hanno diritti ereditari. Gli illuministi considerano questa soluzione una follia, Montesquieu stesso dirà che sarà stata una follia quella di impoverire la Francia dai ceti attivi che predicavano anche il commercio per una ragione di tipo dogmatico, per una questione sulla quale nessuno capisce nulla, come diceva Voltaire. Sappiamo che la riforma protestante l’abbiamo in questo momento anche in Inghilterra, è una transazione parlamentare, la ragione per la quale Enrico VII decide di istituire la religione anglicana è una ragione dinastica: lui è sposato con Caterina 47 protestantesimo e molto spesso le scelte del papa e del collegio cardinalizio vanno in una direzione verso la quale si può danneggiare il potere dell’imperatore. Insomma il papato che diresse il concilio dall’inizio alla fine espresse una chiusura totale verso l’opportunità di una conciliazione con i protestanti anche perché una conciliazione tra cattolici e protestanti avrebbe rafforzato l’imperatore e quindi questa cosa va lasciata in sospeso. Prima del concilio c’era stato un tentativo personale riconciliazione tra cattolici e protestanti e viene fatto tra il cardinale veneziano Contadini e il vice di Lutero ed erano quasi arrivati a un accordo, ma da Roma gli arrivò l’ordine di lasciar perdere tutto. Il concilio si chiuse nel 1563 con la condanna di quelle che sono le proposte dei protestanti, pochi sono i testi canonici per Lutero (antico, nuovo testamento, atti degli apostoli e le lettere degli apostoli) Roma invece risponde che oltre a quelli continua ad essere valida tutta la tradizione ecclesiastica quindi le decisioni dei concili, gli scritti dei padri della chiesa… Contro alla teoria del sacrificio di Lutero, il quale diceva che bastava essere credenti per andare in paradiso in quanto Cristo si era già sacrificato per tutta l’umanità, la chiesa risponde con la dottrina delle opere ovvero che bisogna operare al fine della salvezza (sacramenti+ atti visibili del credente). Questa della dottrina delle opere si troverà dappertutto, anche nella dottrina del 1500 (un esempio nel quale possiamo trovare la dottrina delle opere è la Gerusalemme liberata di Tasso), viene ribadita la validità del purgatorio, della vendita delle indulgenze, del culto dei santi, della validità della Vergine (in seguito poi nel 1700 verrà emessa una bolla nella quale si dice che Maria era vergine sia prima che dopo aver partorito Gesù), la messa che deve essere celebrata in latino e la Bibbia che non può essere tradotta… Un altro problema grosso che non viene affrontato è quello del rapporto tra grazia e libero arbitrio, decidono di non fare nulla e già alla fine del 1500 teologi domenicani e gesuiti si scontrano tra di loro per trovare una definizione di questo rapporto. La riforma disciplinare, cioè come cambia il modo della chiesa di fare operare i vescovi e i parroci. Il concilio di Trento ha un problema, che è quello della riconquista cattolica e quindi la necessità di volgersi verso la questione della cura delle anime. La soluzione viene trovata molto spesso rimettendo in vigore prescrizioni che c’erano già. Ad esempio tra le cose che doveva fare un vescovo del 1400 c’erano le visite pastorali ovvero andare in giro nella diocesi a vedere cosa facevano i parroci nelle diverse parrocchie, in alcuni posti mandano semplicemente dei supplenti che non se ne occupano e nelle campagne le popolazioni sono lasciate a loro stesse per quanto riguarda la dottrina della fede, molti villaggi non avevano né il parroco né la chiesa. Le cose iniziano a cambiare con il concilio di Trento e con esse anche la figura del vescovo, adesso invece diventa importante l’obbligo di residenza, il divieto di cumulo dei sacrifici ecclesiastici e un’azione di evangelizzazione che comprende non solo le visite pastorali, ma ogni anno i vescovi dovevano convocare tutti i parroci di una diocesi e mettersi d’accordo con loro su quale fosse la politica da utilizzare e per fare il punto di quello che stava succedendo. Uno di questi vescovi che apre la strada dando il buon esempio è Carlo Borromeo, è uno che era inizialmente il cardinale che gestiva la fase di successione tra un papa e un altro, ma in seguito molla tutto per spostarsi a Milano nella sua diocesi per fare quello che in realtà gli spettava ovvero fare solo il vescovo, così come gli venne chiesto dal concilio di Trento e lo fa con un tale coraggio che dopo poco lo fanno santo. Le cose cambiano anche per i preti i quali per diventare preti dovevano uscire da un seminario diocesano, un’istruzione che durava almeno 15 anni e che li formavano e naturalmente dovevano far il voto di castità. Il rapporto tra il prete e i parrocchiani diventa molto stretto anche per un controllo più ravvicinato sulla 50 popolazione, bisognava fare il catechismo ai bambini e bisogna tenere il registro dello stato della anime, devono segnare in un registro quante volte un parrocchiano va a messa, se si confessa ecc… questo è un vantaggio quando ci si trova davanti all’inquisizione, avere un parroco che dice che sei un buon credente può fare la differenza. Questo cambiamento profondo è un prodotto della contro riforma, nel medioevo tutto ciò non c’era. Dal 1564 il papa istituisce la “professio fidei tridentina”, un giuramento di fedeltà ai decreti del concilio di Trento che deve essere pronunciato dai preti, dagli insegnanti laici, ma anche dai maestri e dai membri delle corporazioni, ci si lega non più solo al principe, ma anche a quello che ha detto il papa. Tutto ciò non funziona in tutta Europa, i decreti tridentini vengono accettati dai principi italiani, questa cosa diventa meno efficace intorno al 1700 le grandi dinastie dei vescovi illuminati, spesso quelle di origine straniera, incominciano a mettere i bastoni tra le ruote al papa e intorno al 1740 il granduca di toscana Asburgo decidono che il papa non deve rompere tanto le scatole, ma prima non si era mai messi contro al papa. I decreti tridentini vengono riconosciuti ufficialmente solo da un sovrano: Filippo II di Spagna, lui accetta però si avvale di decidere personalmente caso per caso. Nelle varie realtà dell’impero l’applicazione di questi decreti tridentini si rivela inattuabile, ci sono i princípi ma poi non li applica nessuno. In Francia sia la chiesa anglicana che i parlamenti si rifiutano di registrarli con le leggi dello stato, per concludere questa storia del concilio di Trento funziona come avevano sperato solamente nell’Italia cattolica. LEZIONE 12 Riforma disciplinare all’interno della chiesa: nuovo ruolo del vescovo e del parroco non solo dal punto di vista dei doveri ma anche del controllo sui beni, e dell’indottrinamento e della rievangelizzazione sulle campagne. A questo cambiamento che tede a radicare il cattolicesimo in masse che ne avevano avuto solo una vaga idea (campagne sempre lasciate a se stesse) si unisce un potenziamento degli organi repressivi: controllo sull’insegnamento e della stampa. Ciò avviene attraverso la creazione di due congregazioni (intese come commissioni di vescovi e cardinali): x Congregazione dell’indice x Congregazione dell’inquisizione Congregazione dell’indice Viene fondata nel 1572, nel momento della riorganizzazione in senso centralistico della burocrazia ecclesiastica. Quest’ultima è una commissione che si occupa di esaminare i libri che escono alla luce e decidere se sono leggibili o no, se sono condannabili o no. È una congregazione di cardinali che ogni tot anni mette in luce un libro intitolato “Indice dei libri proibiti”. Ci sono varie edizioni, sono stati pubblicati fino all’800 e 900. I libri nominati all’interno come quelli di Flaubert e Zola rappresentano la visone dell’esistenza e della vita non completamente ortodossa rispetto alla dottrina cristiana. L’indice si occupa del problema della deviazione alla ortodossia e di ogni tipo di espressione della cultura che possa andare contro il dettato di Santa Romana Chiesa. Dentro si trovano opere letterarie (es. orlando furioso), opere scientifiche (Galileo Galilei), filosofiche, storiche (quelle che si allontanano dall’Historia Salutis o che si oppongono al dominio della chiesa sullo stato), giuridiche e politiche. Questo processo vale soprattutto in Italia, sono i principi italiani che accettano i decreti 51 preventivi. Le conseguenze sono catastrofiche, ci sono intere categorie di scritti completamente sottratti alla lettura, altre opere che non era possibile proibire come i grandi classici vengono espurgati (si ha un testo censurato, mancano dei pezzi). C’è anche la questione dell’autocensura infatti molti autori piuttosto che trovarsi nei guai preferiscono non scrivere, lasciar perdere. Un esempio è “La Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso. Lui è un autore che teme per tutta la vita di finire nelle mani della censura; già nel 1575 (l’opera è nel 1581) decide di autodenunciarsi. C’è un’altra edizione, “La Gerusalemme conquistata” del 1593, che è ancora più stretta dal punto di vista dottrinale; questa è autocensura, in cui i poeti prima di scrivere qualcosa si rivolgono agli ecclesiastici. La congregazione dell’inquisizione È stata fondata nel 1542. L’inquisizione c’è sempre stata ma questa è una congregazione particolare; l’inquisizione spagnola è infatti il modello di questa, anche se la prima dipende dal sovrano e quella romana solamente dal papa e dai vescovi. Questo è il luogo in cui cresce il potere di Gian Pietro Carafa (Papa Paolo IV): è stato un personaggio che attraverso la capacità d’indagine della congregazione dell’inquisizione riesce a tenere sotto scacco gli altri cardinali; diventa una specie di potere nel potere estremamente potente. Inizialmente la missione è quella di stroncare ogni possibilità di eresia all’interno della penisola italiana. La prima cosa che fanno è quella di stroncare i formati; esistono alcuni formati medievali antichi in Italia, come ad esempio i Valdesi che vengono repressi in maniera pesantissima in Puglia e Calabria. È stata una “pulizia” religiosa molto pesante. Fatto questo l’inquisizione inizia a esercitare il proprio controllo sociale su tutti coloro che rivendicavano spazi di libertà interiore. Quest’ultima ha quindi un sistema e una rete di informatoi straordinaria, si appoggia al braccio secolare quindi ai governi locali e si interessa ad ogni forma di dissenso culturale. L’unico modo per uscire fuori da questa cosa o per non essere presi è il nicodemismo. Il termine deriva da “Nicodemo” che è un personaggio del Vangelo che crede in Cristo ma non ne fa testimonianza aperta. Quindi il nicodemismo è mantenere un proprio spazio di libertà interiore, di pensiero avendo però un comportamento conforme rispetto a quello della comunità. Significa quindi reprimere il proprio desiderio di dire quello che si pensa continuando però ad avere una vita che appaia normale. L’altra possibilità è quella di prendere e andarsene. Gli eterodossi, i riformatori italiani e pensatori se ne vanno e finiscono addirittura in Polonia per non essere presi. Domenichino I in questi anni scappa e si rifugia dai protestanti. L’inquisizione nel corso del 600 e 700 inizierà ad interessarsi ad altri ambiti e ad altre sfere come ad esempio le pratiche magiche, la santità simulata, le superstizioni, la bestemmia. Questo è il momento nel quale la scienza esoterica incomincia a diventare una cosa sospetta. C’è una bolla di un papa di metà 600 che spiega che le pratiche che assomigliano alla magia devono essere represse. Nel 1540 esce a Venezia un’opera di Francesco Zorzi intitolata De harmonia mundi che è un’opera esoterica. Egli era il padre guardiano del convento di San Francesco della Vigna. La chiesa di San Francesco della Vigna era stata costruita rispettando le proporzioni numeriche di tipo esoteriche inventate da Zorzi. È una figura molto importante, rispettata, fa parte del patriziato veneziano e nessuno gli dice nulla ma appena muore tutte le sue opere 52 radicamento come succede in Francia presso la grande nobiltà boema. Tutto va bene e tutto fila liscio ma fino ad un certo punto. A questi due infatti succede come candidato al trono imperale e alla corona di Boemia Ferdinando d’Asburgo che poi governerà con il nome di Ferdinando II. Egli era stato educato dai gesuiti e ha una visione del potere regale completamente diversa di quella dei suoi predecessori. Egli ha in mente di ricattolicizzare la Boemia. Ciò significa anche mettersi contro la grande nobiltà protestante e voleva che il potere dell’imperatore fosse quello da stato dei ceti, quindi debole. Questo tipo di azione però viene subito interpretata con una forma di centralizzazione del potere nelle mani del sovrano e a quel punto che abbiamo l’episodio della defenestrazione di Praga (i funzionari che rispondevano all’imperatore vengono gettati dalla finestra). Ciò fa capire che l’opera di ridimensionamento dei ceti in Boemia non era stata presa bene. È subito guerra ma tutto si risolve molto presto con la sconfitta dei boemi nella battaglia della montagna bianca del 1620. In realtà questo sarà l’inizio qualcosa di molto peggio. Ad un certo punto già dagli anni 20 abbiamo due campi contrapposti: luterani e calvinisti contro le grandi potenze cattoliche (Spagna e Inghilterra). Il risultato migliore della guerra dei 30 anni è che dimezza la popolazione tedesca: da 16 milioni a 8 milioni. La soluzione è la Pace di Vestfalia, che è quella che sancisce una serie di cambiamenti e per prima cosa si capisce che non ha vinto nessuno (l’egemonia europea non esiste). Abbiamo una Francia che ritorna ad affacciarsi con le potenze importanti, la Spagna è ridimensionata anche in ragione del fatto che vincono altri modelli, quello olandese e quello inglese. È una nuova Europa e si chiude la tragedia del secolo di ferro. Il secolo di ferro fu veramente un sanguinoso processo verso il principio di tolleranza: dalla pretesa 500esca e 600esca delle varie chiese di poter detenere il monopolio della verità scaturirono anni di conflitti ma si arrivò con il tempo a capire quale fosse l’inefficacia delle violenze compiute. Né cattolici, né protestanti né calvinisti hanno conquistato centimetri di terreno con questa guerra. A questo punto è chiaro che la tolleranza religiosa è l’unica a poter consentire la sopravvivenza dello stato e la prosperità economica. È un lento processo che porta ad una nuova concezione della tolleranza cioè che in realtà non è una decisione presa come fase iniziare di un progetto dove si decide e si cerca di riprendersi ciò che si ha perso ma che invece che essere un compromesso in attesa di riscossa finale l’accettazione dell’alterità e della differenza confessionale e del pluralismo religioso possa essere un progetto interessante. Dal punto di vista delle realtà statuali ce ne sono alcune che lo dimostrano, come l’Olanda, l’Inghilterra: tutte realtà marginali dal punto di vista della politica di potenza ma straordinarie dal punto di vista culturale. L’Inghilterra nel 700 è una delle grandi potenze economiche d’Europa. In questo periodo lì c’è circa il 25% di ceto medio. Avvenne questo grazie alla Rivoluzione inglese. In questo processo di capacità di percepire l’altro come diverso (non necessariamente peggiore di noi) un ruolo l’ha avuto anche l’America. Un problema rilevante è quello della tratta: il 700 che è il secolo che finirà con la dichiarazione dei diritti dell’uomo è il momento nel quale la tratta dei neri ha il suo maggiore incremento. Inoltre il monopolio delle tratta degli schiavi era stato nelle mani degli spagnolo per tutto il 600 ma da un certo momento in una delle clausole della pace di Utrecht (1713) passa nelle mani degli inglesi. Si può dire che per quanto riguarda l’agricoltura (nuovi prodotti dall’America come patate e pomodori) l’età moderna non beneficerà di questo grande cambiamento. 55 L’economia americana si rivela più disastrosa e non d’aiuto (es. l’argento porta ad un eccesso di monetazione e all’inflazione). L’America però è molto importante per quanto riguarda l’arricchimento delle mutazioni culturali. La scoperta di questo grande continente porta sia nei filosofi, sia nella gente comune (illuministi) una grande messa in crisi dei valori europei usciti dal medioevo, l’idea che l’Europa rappresenti come unità e unicità attraverso il cristianesimo l’unico caso possibile di via alla salvezza, non considerando quelle che sono le diversità culturali. Il principio è quello del nuovo genetismo (creazionismo, riproduzione, diluvio universale e famiglia) quindi essi potrebbero anche non essere considerati uomini. Questa cosa viene risolta nel 1535 da papa Paolo III Farnese che dirà che sono uomini, che però vanno evangelizzati. Qui emerge un altro problema, come si evangelizzano? La conquista fu accompagnata da una giustificazione di tipo ideologico. L’idea è che gli indios beneficeranno della civilizzazione anche attraverso la dottrina cristiana. All’inizio non vogliono questa cosa ma poi vengono convinti. È nel 500 che si afferma di fatto oltre che teoricamente il diritto alla violenza che può essere dolce (con la parola) o più duro, in nome di valori (è il caso della chiesa cristiana) che sono giudicati come universali, quindi validi anche per i vinti. Poi tra 700 e 800 si passa dall’idea della croce all’idea del progresso. Le scoperte con il tempo porteranno già a partire dal 500 ad una profonda ristrutturazione delle categorie antropologiche praticate fino allora. A differenza delle città precolombiane che conoscevano lo stato politico (quindi erano considerati umani) per tutti gli altri esiste una situazione che è ancora quella del neolitico: il problema del selvaggio. I cacciatori raccoglitori come possono essere considerati? C’è una vastissima riflessione a tutti i livelli, anche da parte di filosofi come Michel de Montaigne, che scrive “I saggi” nel 1581. Quindi come bisogna considerare i selvaggi? Esiste già il mito nel selvaggio rozzo e incivile, quello che non è possibile sottomettere ed evangelizzare, ma incomincia a farsi avanti (soprattutto nel 700) il mito nel buon selvaggio. Il buon selvaggio che è diverso da noi ma che in realtà è pacifico e civile, che non ha i nostri difetti e ha i pregi che noi non abbiamo. Questo perché è più vicino allo stato di natura. L’idea del buon selvaggio anche a livello di masse a partire dal 700 sconvolgerà il gioco; ci si chiede come sia possibile che esiste una società pacifica e civile senza Dio e senza la religione e la politica degli europei. Resta il problema dell’esistenza di società libere e felici fuori dall’Europa ed è quella cosa che serve a mettere in dubbio la cronologia biblica e la datazione dell’età della terra (si era convinti che durasse 6000 anni). È da questo momento e da questo confronto che nasce l’antropologia che, insieme alle filosofie illuministiche, trasformerà radicalmente i modi e gli impianti del sapere producendo nuovi atteggiamenti. Un esempio è la relativizzazione del dogma attraverso la ragione naturale. È un processo molto lungo che porterà all’affermazione che i valori che dirigono le nostre azioni nascono da credenze, abitudini e forme di vita, passioni e quindi, essendo un prodotto dell’uomo e non di Dio sono relativizzabili e criticabili. Questo smonta completamente il monopolio del sapere e della fede. Michel de Montaigne parte da una riflessione tipica dei filosofi dell’ellenismo, cioè dallo scetticismo, e approda all’idea che esiste una molteplicità di valori e afferma l’impossibilità della comunità delle culture in una cultura universale. Per farlo prende come esempio dei cannibali. 56 LEZIONE 13 Il principio di tolleranza è l’unica soluzione possibile. Per stare in terra e per far sopravvivere lo stato e la ricchezza e la vita dei cittadini l’unico modo possibile è quello di rollare prima verso una separazione tra la chiesa e lo stato (il principio viene attuato in Inghilterra con la II Rivoluzione), che si attuerà con grande fatica. L’affermazione del principio di tolleranza porta anche all’affermazione del principio della libertà di coscienza e conoscenza. Questo è un principio che non c’è scritto né nella Bibbia né nella Genesi ma che va cercato. Stiamo parlando anche della verità fisica nel mondo, ciò che va ad approssimarsi nella maniera più vicina e possibile alla verità; per quanto riguarda ciò che è fisico e che rappresenta la scienza il momento di svolta è il 700 e la Rivoluzione scientifica. Quest’ultima inizia a fine 500, ha un momento straordinario nel 600 con Galileo e Newton ma diventa pane comune e criterio dal punto di vista epistemologico (delle strategie della conoscenza) solo a partire dal 700, quando iniziano ad essere divulgate dagli illuministi. La loro strategia è questa: quella di portare avanti una sorta di progetto antiautoritario raccontando la verità fisica delle cose, lasciando lì dov’è la metafisica, quindi tutto quello che non è calcolabile matematicamente, tra cui la teologia. La modernità ha quindi bisogno della SECOLARIZZAZIONE cioè il decremento della presenza del sacro da ogni tipo di ordinamento dell’agire. Il 700 è il secolo delle fondazioni. Lo stato in questo momento capisce che la secolarizzazione po’ essere qualcosa di interessante per la pacificazione sociale e per dare una maggiore forza al governo. Lo stato quindi elimina l’inquisizione e riesce ad ottenere risultati fantastici come quella della soppressione della compagnia di Gesù e riesce ad avocare a sé la censura privata. Per quanto riguarda l’Illuminismo e l’origine di questa parola, tutti intendiamo la luce che scaccia le tenebre e che ci sia una lotta tra la ragione e la liberazione e rivelazione dogmatica. Questa metafora è antichissima, giovannea, di San Giovanni, che però parlava di un’altra cosa cioè della luce della fede, della verità che scacciava le tenebre del paganesimo e del peccato. Qui significa qualcosa di diverso, c’è una laicizzazione della metafora: in questo caso è la luce della ragione che scaccia le tenebre dell’ignoranza e della superstizione; una superstizione che però si identifica con l’antica verità, cioè con quella che era la verità di salvazione. È quindi un attacco abbastanza forte a quelli che sono i grandi dogmi rivelati delle religioni. Nel 700, abbiamo a partire da questi intellettuali, un processo straordinario di secolarizzazione della morale ma anche di critica, spesso molto dura e radicale, delle chiese rivelate e quindi del cristianesimo. Si tratta di distruggere questa morale con una morale nuova: dalla teologia della storia si passa ad un’idea di filosofia della storia, che quindi sia possibile uno sviluppo materiale e civile della società grazie alle potenze liberatrici della ragione. Parlando di “ragione” intendiamo un uso critico della ragione. Nel 1787 Kant scrive “Cos’è l’illuminismo?” identificava l’illuminismo come l’uso critico e pubblico della ragione. L’unico requisito è essere competenti di ciò che si mette in discussione Con la secolarizzazione si rompe anche quella visione provvidenzialistica della storia che considerava l’uomo gravato dal peccato originale. Ciò valeva anche per la politica, infatti Hobbes è convinto che gli uomini siano cattivi. Gli illuministi la vedono diversamente, come Voltaire che individua il momento in cui gli uomini incominciano a darsi una mossa con la fine del 400/inizio 500, quindi con l’inizio della storia moderna: 57 rivolgersi ad una morale terrena e a ciò che è dimostrabile; in sostanza il metodo scientifico aiuta a non credere più ai dogmi. La 25^ lettera de “Le lettere filosofiche” si occupa dei pensieri di Pascal. Egli è un matematico, filosofo di ispirazione religiosa che è alla base del giansenismo popolare. Il giansenismo è una variante ultra rigorista che spesso entra in conflitto con il cattolicesimo ufficiale. Predica una visone ascetica del cristianesimo cattolico, in una versione rigorista: abbandono delle cose mondane, meditare e pensare a Dio. Il mondo che si apre agli illuministi è completamente diverso, non c’è più questa visione agostiniano – pascaliana. In questa lettera Voltaire prende in giro dei brani di Pascal e li commenta. Vedi lettera che ha letto prof Quest’idea antidogmatica della ragione è all’origine anche grazie all’evoluzione scientifica, di tutte quelle discipline moderne delle quali noi siamo discendenti (sociologia, antropologia, economia politica…). Il 700 è il secolo dove l’alchimia diventa chimica, anche se gli alchimisti continuano ad esistere, ma soprattutto dove c’è una specializzazione sempre più attenta ai vari rami della scienza come la chimica, la geologia, la matematica, meccanica razionale…ecc. e si afferma l’idea che l’uomo non è nato come viene raccontato nella genesi ma che esiste quella cosa che nell’800 diventa l’evoluzionismo. Oltre a questo una delle scoperte molto importanti la fa Carlo Linneo. Nel 1754 scopre che dal punto di vista morfologico tra lo scheletro degli uomini e quello dell’orango non c’è nessuna differenza, se non il fatto che gli uomini hanno l’anima. Tutto ciò ha altre premesse, non solo la rivoluzione scientifica ma anche la crisi della coscienza europea e a quel luogo formidabile che è l’Olanda, dal punto di vista della concentrazione dei rifugiati. Lì a fine 600 ci sono alcune delle figure più importanti della modernità, come Spinoza. Si rifugia lì perché è un ebreo portoghese espulso per ragioni dell’inquisizione e che poi in Olanda viene espulso dalla sinagoga. Gli altri sono Bayle e John Locke che negli anni in cui lo scontro in Inghilterra è più duro tra il partito degli Stewart e quello del parlamento (tra il 1683/89) fugge proprio in Olanda perché lì si sente più sicuro. Loro sono molto importanti per il loro pensiero; Spinoza per “Il trattato teologico politico” in cui si scopre che il pentateuto (Torah) non è quella cosa che si era sempre creduto che fosse, è un libro che era stato scritto dagli uomini. Questo crea anche a livello di divulgazione del pubblico cambiamenti folgoranti e straordinari. Anche Bayle fa lo stesso tipo di operazione, egli è un protestante ma nel 1680 scrive il libro “I discorsi sopra la Cometa” dove fa un’ipotesi provocatoria e dice “Perché non ipotizzare la possibilità che anche in una società atea possa esserci la virtù?”. Per lui fin che c’è il senso del bene e del male nell’uomo si chiede perché non può esserci anche negli atei. Questa è una contraddizione molto grave rispetto al discorso che faceva Sant’Agostino che sosteneva che la virtù era impossibile con l’assenza di verità. Bayle spiega che per lui gli uomini sono perfettamente in grado di farsi un decalogo a loro misura e di rispettarlo; quindi la morale più essere divina ma anche un’altra. Egli inoltre scopre che un passo del vangelo di San marco che si utilizzava per le conversioni forzate, era stato male interpretato. 60 Sono tutti filologi che mettono il naso nei testi sacri e ne ricavano oggetti di principi di tolleranza e della possibilità delle religioni di andare d’accordo: la religione imposta con la violenza è qualcosa di sbagliato. Voltaire utilizzerà questo discorso nel suo trattato sulla tolleranza del 1764/65: prende cose scritte dai filologi e le divulga, proprio come aveva fatto con le leggi di Newton. Locke crea le premesse per il pensiero politico illuminista, l’idea che esistano delle leggi naturali che sono universali al di fuori delle quali esiste solo la Bibbia e soprattutto i trattati sul governo del 1690 in qui spiega che lo stato deve avere una funzione di garante e fare in modo che gli uomini deroghino dei loro diritti naturali in società solo una cosa sola: farsi giustizia da soli. Lo stato deve occuparsi di proteggere i diritti dei cittadini, difenderli e deve garantite la libertà e il rispetto di tutti. Locke nell’epistola sulla tolleranza dice che chiesa e stato devono stare ognuno per conto suo. Esiste una diversità necessaria tra sfera politica e sfera religiosa, la religione è una questione di coscienza e non deve e può essere imposta dalla forza, ne dal governo civile né dalle chiese liberali. Le chiese sono associazioni private di credenti che però non hanno nessun tipo di effetto sul piano civile. L’illuminismo classico viene individuato nella Francia del primo 700, anche se si può dire che gli albori dell’illuminismo francese classico si ha a partire dall’età della reggenza. Nel 1715 muore Luigi XIV e per un certo periodo c’è un moto di potere dove la funzione del re (di Luigi XV che ha 5 anni) viene preso dal reggente (dal 1715 al 1723). La morte di Luigi XIV rappresenta un momento di stallo che lascia un po’ di respiro dopo la revoca dell’editto di Nantes ecc. Iniziano a circolare libri, c’è più libertà e meno censura e gli intellettuali inglesi passano in Francia. È anche il momento in cui Voltaire diventa un personaggio interessante e diventa famoso. Inizia a circolare un tipo di letteratura autoritaria e che va in direzione di idee e pensieri illuministici. L’epoca dell’illuminismo classico inizia nel 1721, anno in cui vengono pubblicate le LETTERE PERSIANE di Montesquieu. Montesquieu è un nobile ed è il classico tipo anti dispotico, vorrebbe una maggiore condivisione del potere fra la grande aristocrazia di toga e sovrano. Eredita dallo zio la carica di presidente del parlamento di Bordeaux e la esercita per 10 anni, poi la vende e vive di rendita facendo viaggi in Europa. Pubblicherà le lettere persiane ed è un romanzo epistolare che racconta del viaggio di due persiani che fanno una gita d’istruzione in Europa. I persiani erano considerati schiavi dell’imperatore e loro, che vedono in modo occidentale con occhi nuovi, nel libro raccontano l’assurdità del sistema politico di antico regime e della monarchia assoluta e denunciano questa situazione . È il libro divertente che inaugura la strategia di divulgazione di idee tramite romanzi leggeri. Montesquieu fa quindi politica attraverso genere leggero di intrattenimento: fa passare idee in maniera piacevole e divertente. È un libro in cui si trovano i principi della tolleranza, l’anti dispotismo ecc. Tutto ciò dà un senso molto chiaro al cambiamento del sistema di comunicazione. Il libro principale di Montesquieu è “Lo spirito delle leggi” ed è il più importante libro di politica scritto nell’Illuminismo. Lui vuole cogliere quello che è il senso delle leggi, vuole cogliere l’essenza dei meccanismi giuridici e istituzionali e quindi mostrare il funzionamento dello stato. È un libro che parla di leggi ma anche di storia filosofica, c’è l’idea di cogliere le leggi che regolano le società. Per Montesquieu i fenomeni 61 politici sono tutti letti da leggi oggettive. Non si tratta del decalogo di Mosè ma si parla dal basso: l’idea è che di analizzare le diverse forme di governo nel mondo e come si sono formate le società e dal basso come fanno formato le leggi, quindi quali sono i meccanismi naturali che hanno portato alla formazione di organismi politici. Abbiamo una fine anche in. Inoltre individua i tre tipi di governo fondamentali: ¾ Monarchia ¾ Repubblica (oligarchia o democrazia) ¾ Tirannide. La monarchia si fonda sull’onore, la repubblica si fonda sulla virtù civica e la tirannide si fonda sulla paura. Qual è secondo lui la forma approssimativamente migliore? È la monarchia inglese cioè una monarchia che garantisca la divisione dei poteri: legislativo (parlamento), esecutivo (presidente e consiglio dei ministri) e giudiziario (magistratura). L’Inghilterra viene vista come un luogo di totale instabilità però questa stabilità garantisce che tutti possano essere preservati. LEZIONE 14 Voltaire rappresenta la maggiore forma di propaganda possibile dei Lumi. Ha una capacità di divulgare le idee meravigliosa ed estremamente divertente e rappresenta anche al meglio la strategia degli illuministi. Bisogna fare attenzione ad una cosa: non cadere nel nesso teleologico Illuminismo – Rivoluzione. Un nesso teleologico è quando sue cose vengono viste e rilette a posteriori per come sono andate a finire ad esempio in questo caso si potrebbe dire che sono i lumi che hanno provocato la rivoluzione ma non è andata così. Tra l’altro Voltaire muore nel 1778, cioè molto prima della presa della Bastiglia, lo stesso per Diderot, Rousseau e Montesquieu. I grandi dell’illuminismo non vedranno mai la Rivoluzione anche perché non ci pensavano nemmeno. Le cause di questa sono molto più complicate e sono state sintetizzate anche da storici importanti negli anni 90: uno di questi si era addirittura convinto che la crisi della monarchia avesse trovato un nuovo linguaggio nel discorso di Rousseau; i rivoluzionari avevano sostituito all’autorità della monarchia un discorso fatto di volontà generale di Roussounismo: hanno letto il contratto sociale e sono andati a prendersi la Bastiglia ma NON E’ ANDATA COSI’. In realtà gli illuministi non pensavano minimamente a far cadere la monarchia, molti di loro non avevano un pensiero così radicale da poter immaginare un rovesciamento dell’ordinamento sovrano. Voltaire infatti era convinto che se lo stato andava riformato poteva progredire solamente attraverso un’azione dall’alto da parte dei sovrani. Rousseau scrive il “Contratto sociale” dove fonda il principio della sovranità popolare (ma non spiega come si fa). La Francia prima di diventare una Repubblica solida dovrà passare attraverso due rivoluzioni e ad una tragedia militare. Gli Illuministi avevano in mente l’idea di cambiare, di arrivare ad un cambiamento politico e sociale ma non in maniera violenta. Doveva arrivare in maniera graduale con una lenta trasformazione della società accordandosi con la politica dei sovrani: erano loro che dovevano concedere sempre più diritti ai sovrani, lentamente. L’idea era un’alleanza tra i sovrani e gli Illuministi. Tra questi c’è l’abbattimento dei privilegi che significa una redistribuzione del carico fiscale, cioè far funzionare meglio lo stato, abbattere i livelli di povertà spaventosi che contraddistinguono l’antico regime. 62 si annullano completamente fondendosi in una comunità e diventando al contempo sovrani e sudditi. Questo sembra un concetto difficile ma è lo stesso principio che regge le nostre costituzioni: la sovranità risiede nel popolo, che siamo noi, e la esercitiamo attraverso il voto. Quindi noi siamo sovrani perché concorriamo a fare le leggi ma anche suddito obbedienti perché dobbiamo obbedire alle leggi che abbiamo concorso in qualche modo a formare. L’idea che esista questa compattissima entità di popolo e che quest’ultima abbia sì la possibilità di esercitare la sovranità ma attraverso quella cosa che lui chiama la volontà generale. Come la esercito? È un bel problema perché lui spiega nel “Contratto Sociale” che la volontà generale è indivisibile, illimitata, inalienabile ma soprattutto non delegabile. La delegabilità è quella cosa che ci permette di andare a votare e delegare alla gente che fa le leggi ma se lui dice che non è delegabile come facciamo ad esercitarla? Lascia aperto un problema straordinario perché dice che la volontà generale per funzionare veramente e per essere sovrani deve escludere quelle garanzie che sono tipiche del costituzionalismo inglese. Quest’ultimo è quello che ha inventato la rappresentanza politica come la intendiamo noi. Se manca quel passaggio, quell’anello, non sappiamo come esercitare e per questa ragione il contratto sociale è considerato al contempo il caposaldo dell’invenzione della democrazia ma anche dell’invenzione delle dittature. La cosa che interessa a noi è che il principio della sovranità popolare viene già immaginato dal pensiero politico illuministico in una forma sicuramente molto radicale. Si parla di comunità e di uguaglianza, è un principio completamente nuovo. Il principio di uguaglianza sarà quella cosa che fiorisce nella dichiarazione nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e nella rivoluzione francese specie nella forma della volontà generale. Va però detto che negli ultimi 50/60 anni gli storici hanno affermato che in realtà l’illuminismo non si riduce ad un fenomeno solamente legato alla Francia con un’appendice illuministica in Inghilterra e Olanda, ma è un fenomeno europeo che coinvolge il mondo occidentale e i suoi avamposti. Le Americhe sono quelle che fanno la rivoluzione americana e la stessa cosa si può dire per tutto quello che è il mondo coloniale. Sappiamo che l’Illuminismo ha importantissime articolazioni interne proprio nel mondo europeo: ¾ Illuminismo scozzese: Hume, Hutcheson ¾ Illuminismo italiano: non è minore come forma di pensiero e di riflessione a quello francese. Un personaggio molto importante è Cesare Beccaria. ¾ Illuminismo germanico: Lessing, Kant (è quello che ha dato la definizione di Aufklarung). È proprio qui, in particolare in Austria e in Prussia ma anche nelle parti d’Italia che hanno a che fare con il mondo asburgico (Toscana e Lombardia austriaca) che verrà realizzata l’età delle riforme. Le riforme toccheranno anche la Spagna, la Russia. Le riforme Rispetto al 500, dove la riforma è una riforma religiosa, nel 700 le riforme servono a designare interventi in ambiti importanti, nevralgici sia della vita civile che degli apparati; interventi di tipo politico, economico, amministrativo che ricadono naturalmente anche nella sfera finanziaria e che vanno ad intaccare le istituzioni ecclesiastiche. La chiesa continua a considerarsi intoccabile ed esiste una forma di intervento da parte degli stati che si chiama GIURISDIZIONALISMO (quando gli stati 65 cercando di ridurre il più possibile i privilegi della chiesa). Perché i sovrani decidono in questo momento di intensificare la loro opera di intervento non solo sulla chiesa ma anche sulla società sul sistema dei privilegi? Non di certo perché sono buoni, ma per necessità, perché hanno bisogno di proseguire il processo si accentramento che era iniziato nel corso del 500; l’idea è sempre quella: cercare di ridurre le giurisdizioni particolari (nobiltà, chiesa…ecc.). Quindi i sovrani abbattono i privilegi per fare questo ed è esattamente quello che volevano fare gli illuministi. In fondo, i sovrani per comandare e gli illuministi per difendere la libertà finiscono per fare gli uni il gioco degli altri, nei limiti e nelle possibilità sempre con una certa diffidenza. È questa la ragione per la quale a questo processo delle riforme partecipano questi personaggi che sembrano tanto distanti tra di loro: il re da una parte e dall’altra i filosofi. Già gli uomini del 700 erano convinti che ci fosse un rapporto di causa ed effetto tra illuminismo e riforme ed è vero perché sia i sovrani che gli illuministi hanno una serie di vantaggi. Intanto da questo tipo di unione viene sicuramente una reciproca legittimazione: essere filosofi o consulenti del re significa essere considerati a livello della società e i sovrani alleandosi agli illuministi e dando l’impressione di ispirarsi al loro pensiero si legittimano anche dal punto di vista etico. I filosofi accettano anche perché se si voleva fare in modo che le proprie idee e progetti venissero attuate bisognava rivolgersi ai sovrani. Le riforme vengono attuate secondo quel sistema che è stato definito di dispotismo illuminato: i despoti illuminati sono i sovrani che sostengono i filosofi e che combattono da autorità, per decreto, senza chiedere il consenso di nessuno, e combattono i privilegi dei ceti per poter attuare delle riforme che poi andranno a loro vantaggio. Dall’altra parte gli illuministi hanno tutto l’interesse che questa cosa funzioni perché “danno bastonate” alla nobiltà. L’idea illuministica è quella di ridurre le superstizioni, l’inuguaglianza dovuta a problemi confessionali, e lo possono fare mettendosi dalla parte dei sovrani. Queste riforme appaiono sempre più come possibilità per i sovrani per potenziare l’esercito, l’apparato fiscale (se riduci i privilegi il fisco del re guadagna), la possibilità di attuare riforme di dirigismo nel mercato anche alimentando quel mercato della guerra. All’origine del processo di accentramento è la GUERRA che mette in mano al sovrano un potere eccezionale, e gli consente di avere più soldi nell’emergenza anche passando sopra quelli che dovevano essere i diritti consuetudinari delle varie comunità. Non è un caso che questa esperienza del dispotismo illuminato sia molto più decisa ed efficace in quelle realtà dove gli altri ceti, nobiltà, clero sono molto più deboli rispetto al sovrano. Un esempio è l’Austria, l’Italia austriaca. Sono quei luoghi in cui i ceti hanno minore possibilità di opporsi. In Francia infatti le riforme non funzionano (e forse sarà per questo che si arriva alla rivoluzione) perché i ceti e l’opinione pubblica sono molto forti; è la resistenza dei ceti, il clero e la nobiltà che costringerà, sotto la spinta di una crisi economica, Luigi XVI a convocare gli stati generali. In Austria, dove i sovrani hanno un potere maggiore e dove l’opinione pubblica quasi non esiste, hanno la possibilità di operare questo tipo di riforma con metodo che sono di tipo paternalistico, e sostanzialmente di tipo amministrativo: il re fa un decreto e quello viene eseguito senza nessuna discussione. C’è quindi una continua lotta ai privilegi che però ha come fine l’accentramento del potere del sovrano. 66 Si ha un’erosione delle strutture particolaristiche, una limitazione sempre più forte dell’egemonia ecclesiastica. Il giurisdizionalismo 700esco è fortissimo ed è il momento nel quale, nel 1773 la chiesa di Roma è costretta a sopprimere la Compagnia di Gesù: l’azione coordinata tra sovrani, il patto di famiglia tra i vari Borboni, provoca una specie di reazione a catena: in Portogallo, Francia, Spagna, Napoli vengono espulsi i Gesuiti. Sono i sovrani i veri killer della chiesa. Gli illuministi fanno solo pressione sull’opinione pubblica cioè convincono la gente che tutto quello che fanno i sovrani è fatto bene perché ci si guadagnerà tutti dal punto di vista dell’emancipazione civile. La politica delle riforme si fonda sostanzialmente sul rinnovamento delle strutture sia fiscali che giudiziarie; un esempio è la messa in piedi di un sistema di certificazione. È importante il concetto di catasto teresiano. Perché Maria Teresa decide di fare un catasto? Perché vuole sapere esattamente il numero e il valore dei beni mobili e immobili presenti nello stato e questo le serve ad escogitare una tassazione più equa. (Maria Teresa non si fida più dei nobili) Il vantaggio è della comunità intera. Anche il 700 è il trionfo dello schema Hintze. Di guerre ce ne sono tante e vengono combattute in continuazione. Il 700 è caratterizzato da una nuova politica di equilibri che si traduce in un’intensificazione delle attività diplomatiche ma anche dal punto di vista delle guerre combattute. Quest’ultime non sono più guerre confessionali (l’ultima era stata quella dei 30 anni che si è chiusa nel 1648 con pace di Vestfalia) ma sono soprattutto guerre di espansione spesso anche con risvolti economici importanti (l’Inghilterra interviene solo per ragioni economiche e di equilibrio europeo) e sono guerre di difesa dinastica cioè le ragioni per fare la guerra sono pretesi e autentici ma molto spesso inventati diritti dinastici. Sono guerre che non sono più motivate da questioni come ad esempio la religione o questione di egemonia europea; ora non è più così, ci sono delle aree di influenza e degli equilibri che vengono spesso rotti per rivendicazione di base dinastica. L’idea è quella: il desiderio si espandersi e di poter accedere a nuovi settori dell’economia. Le guerre principali sono circa quattro: ¾ 1700 – 1713 Guerra su successione spagnola : si estingue il ramo Asburgo di Spagna e i nipoti di Luigi XIV (francesi) decidono che loro hanno il diritto al trono di Spagna. Si chiude con la pace di Utrecht e porterà al cambiamento della dinastia regnante in Spagna: non più gli Asburgo ma i Borboni. ¾ 1733 - 1737/38 Guerra di successione polacca : Il trono di Polonia è elettivo, ci sono due candidati: uno appoggiato dalla Russia e uno dalla Spagna. L’instabilità è dovuta dal desiderio della Spagna e della Russia di avere una sfera d’influenza ulteriore con un proprio candidato in un’altra realtà. ¾ 1740 – 1748 Guerra di successione austriaca : Carlo VI d’Asburgo ha solo una figlia femmina e fa accettare ai principi elettori il documento della Pragmatica Sanzione che consente di far accede al trono d’Austria la figlia Maria Teresa. Federico II di Prussia non accetta tutto ciò e se la prende. ¾ 1718 – 1720 Guerra del Nord : c’è una guerra tra Svezia, con Carlo XII, e Russia con Pietro il Grande. ¾ 1756- 1763 Guerra dei sette anni : è una guerra che ha dei risvolti disastrosi soprattutto per la Francia. Una cosa importante è che nel 700 le guerre europee si riproducono esattamente nelle colonie: dove ci sono i Francesi e gli Inglesi, i confinanti in America, durante la guerra dei 7 anni combattono anche loro. Va 67 (principio che si trova ne “Dei diritti e delle pene” di Beccaria). Da un certo punto di vista questa alleanza tra sovrani e illuministi ha una sua funzionalità e ha risultati importantissimi. La Toscana è un vero e proprio laboratorio politico. Dal 1765 al 1790 regna lì il fratello di Giuseppe II, Pietro Leopoldo D’Asburgo Lorena e nel 1787 viene abolita la pena di morte per la prima volta al mondo. Inoltre egli si è reso conto che forse lì, in una realtà minore rispetto nello scacchiere europeo è possibile provare ad azzardare le riforme più complicate e avanzate. Nel 1778 affida a Francesco Maria Gianni l’istruttoria per scrivere una costituzione (NB: la costituzione americana arriverà 5 anni dopo). Questa era solo un’idea che prevedeva un senato elettivo e che esso avesse un voto. “Dei diritti e delle pene” è così importante perché è quell’opera che fonda la giurisprudenza moderna, nel senso che per la prima volta si propone la possibilità di separare l’idea di colpa, cioè di pena, da quella di peccato. La colpa è intesa come peccato e ogni pena veniva punita in modo molto duro: ciò accadeva perché era vista come peccato, si trattava di risarcire l’offesa fatta a Dio. La stagione delle riforma finisce con la Rivoluzione Francese. Tutte queste cose in campo rivoluzionario vengono considerate come niente, e dall’altra i despoti illuminati vedono quello che sta succedendo in Francia e non vogliono continuare con questo tipo di politica. È importante dire che tutte le riforme attuate da Maria Teresa e da Giuseppe già prima della rivoluzione avevano provocato un’ondata straordinaria di malcontento perché il fatto che si chiedeva ai ceti di pagare tasse. Accade così che i Paesi Bassi austriaci chiedono di separarsi dalla Casa d’Austria, in Ungheria ci sono tantissime rivolte: mentre Maria Teresa era riuscita a tenere insieme un sistema dinastico fondato sulle concessioni, la politica di Giuseppe II porta ad una ribellione generale e il problema è sempre lo stesso cioè i ceti non vogliono farsi imporre le riforme. È esattamente quello che succede in Francia prima della Rivoluzione Francese; chi resiste alle riforme sono i ceti, probabilmente la nobiltà, i parlamenti. Tutti questi tentativi di riforme che abortiscono, uniti alla desacralizzazione lenta della figura del Re portano ad una crisi strutturale per la quale si potrà immaginare solo una soluzione: la convocazione degli stati generali (semplicemente per ricontrattare un nuovo patto con il sovrano). 23/12 La rivoluzione francese non crea la modernità o l’età contemporanea anche perché nel corso dell’800 anche se sia stato stabilito il principio di uguaglianza tra i cittadini e non più dei sudditi non tutti hanno accesso all’esercizio dei politici. La rivoluzione in Francia porta veramente al crollo dell’antico regime e segna la fine del sistema cetuale e corporativo: la grande catena degli esseri creati, il mondo gerarchico che divide le persone in gruppi, ciascuno nasce in una condizione e ci resta fino alla fine della vita. Il principio di uguaglianza cancella quindi tutte queste idee, che ci sia una divisione di persone elette per nascita e altre che non lo sono. Il problema grosso durante la rivoluzione, che era stato sollevato dagli illuministi, cioè quello della rappresentanza, viene sciolta in una forma nuova: non più i vecchi stati generali, le forme di rappresentanza cetuale e corporativa ma una assemblea nazionale: qualcosa che deve rappresentare tutti e non solamente i ceti separati. Alla base c’è quel principio che viene sancito con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino cioè il principio di uguaglianza. È la prima cosa che vien fuori da quella 70 carta con 17 articoli: il primo dice che tutti gli uomini nascono uguali e liberi e le distinzioni hanno senso. La rivoluzione e l’età napoleonica porteranno a compimento l’evoluzione verso lo stato moderno cioè fanno quello che i monarchi del 500 600 e 700 non erano riusciti a fare: costituire uno stato moderno sul piano giudiziario, fiscale, amministrativo e del potere politico. Il processo di crescita dello stato moderno è un tentativo da parte del potere sovrano di eliminare i poteri e i privilegi delle altre entità giurisdizionali. Se si vuole riformulare la società abolendo un privilegio è chiaro che l’eguaglianza permette allo stato di arrivare a chiunque senza distinzioni. Lo stato moderno infatti aveva molto bisogno del crollo dell’antico regime per potersi attuare in maniera compiuta. Dopo la fase del terrore, durante l’età del direttorio (i 5 anni che separano la caduta di Robespierre dall’ascesa di Napoleone) sarà una un momento particolarmente importante perché è in questa fase che verrà attutata una duratura riforma del sistema amministrativo e dell’organizzazione della burocrazia. Questo periodo va dal 1794 al 1799 e questi anni vengono raccontati come anni grigi ma in realtà è in questo momento che si fa lo stato moderno cioè si fanno le riforme, si incominciano ad attuare e si comincia a far funzionare lo stato nel modo in cui lo intendiamo noi. Con Napoleone però tornerà l’idea di uno stato accentratore, quasi monarchico. È la realizzazione dello schema Hintze. Con lui viene riorganizzato il sistema giuridico; molto importante è anche il codice napoleonico (1804): se si abbatte fuori il sistema feudale bisogna sostituirlo con qualcosa ed è attraverso questo codice che si inventa il diritto di proprietà (non più il diritto feudale ma di proprietà). Il codice è un momento di rimessa apposto di un sistema che era crollato; inoltre è quella cosa che non sorriderà ai cambiamenti sociali della Francia e dell’Europa. La rivoluzione arriva nel 1788/89 ed è il risultato del fatto che i ceti sono talmente forti in Francia che a difesa dei loro privilegi non permettono le riforme. Arriva il moneto nel quale il sovrano, dopo una serie di tentativi andati a male, è costretto a riconvocare quel vecchio sistema che non era più stato convocato dal 1614 cioè gli stati generali. In questa fase l’idea è quella di tornare ad un ordine originario e antico dal quale si era deviati (idea di rivoluzione diversa da quella attuale: momento nel quale un pianeta compie un giro esatto e poi torna al posto di prima). All’inizio l’aristocrazia è convinta di poter ricontrattare il patto cetuale con il sovrano. C’è una prima fase, fino al 1791, in cui l’aristocrazia è convinta di poter cavalcare questo processo e partecipa attivamente alle prime fasi della rivoluzione; poi le cose sfuggono di mano e vanno da un’altra parte. La rivoluzione non è una cosa progettata, ma la tesi dell’abate Emmanuel dice che sono stati gli illuministi a fare la rivoluzione, l’hanno progettata per tanti anni e alla fine l’anno fatta, è un complotto. Questa tesi serviva alla chiesa per dire che quello della rivoluzione non è un processo storico ma un complotto messo in atto da cattivi: bisogna quindi eliminarli e si può tornare all’antico regime e al ragno di Dio. NON E’ ANDATA COSI’: le cose infatti sono partite in un modo e sono andate in un altro. La rivoluzione è una cosa che si crea giorno dopo giorno di fronte a una serie di avvenimenti complicati che portano anche al terrore. Infatti all’inizio l’idea era quella di tornare ad un antico ordine di patteggiamento, di ricostituzione di una dinamica fattizia tra il re e gli ordini, un modo che doveva servire a risolvere una crisi all’interno della monarchia. L’idea è quella di una gran parte di aristocrazia liberale che vede arrivato il proprio momento cioè riprendersi una parte del governo, ritornare a far 71 parte di quel meccanismo di governo che Luigi XIV gli aveva tolto 150 anni prima, le cose vanno in maniera diversa, anche perché c’è una novità rispetto al passato: sta nel fatto che il dibattito politico nel corso del 700 grazie alla nascita dell’opinione pubblica è diventata appunto una cosa pubblica. Una delle grosse fonti importanti per capire cosa c’è nella testa delle persone sono le cahiers de doléances: tutti i capofamiglia delle varie comunità della Francia si riunivano per ordine e presentavano una petizione al sovrano. Si tratta di tantissimi documenti, 60.000 in cui venivano espressi i desideri della gente e ci si accorge che c’è una presenza molto forte di pensiero illuministico, di pensieri, proposte, letture e questioni. Questo è un modo molto diverso di riaffermare il rapporto fra potere e sudditi: quest’ultimi si sentono in condizione di poter dire la loro. Questa è una cosa positiva, che permette anche di dare una propria opinione sul terzo stato. Un opuscolo molto importante è stato scritto da Emanuel Sieyes, intitolato “Che cos’è il terzo stato?”: egli lo pubblica poco prima della convocazione degli stati (1789) in cui afferma che il terzo stato è tutto, è la nazione, è la gente che lavora e paga le tasse. A questo punto, un sistema come quello degli stati generali in cui ci si riunisce separatamente e dove ci si esprime per corpo, diventa qualcosa di assolutamente inadeguato per quei tempi. Infatti è un meccanismo che non veniva utilizzato da 200 anni e non era al passo in un momento nel quale il terzo sto inizia a sentire un peso effettivo, dato dal fatto che sono loro a tener in piedi lo stato. C’è stata una grossa discussione fin dall’inizio, sul fatto se votare a testa o a corpo, ma questa è in qualsiasi caso una fregatura, perché il terzo stato non avrà mai la maggioranza anche se è il 97% della nazione. Il re però decide di raddoppiare il numero dei rappresentati del terzo stato ma votando sempre per corpo neanche così avranno la maggioranza. Questo è infatti un grande problema fin dall’inizio e a questo punto già a metà giugno, 40 giorni dopo che si sono aperti gli stati generali, il terzo stato rompe gli indugi e si proclama assemblea nazionale: invece di considerarsi dei delegati convocati dal re incominciano a dire che loro sono deputati eletti liberamente dal basso e investiti del loro potere secondo il principio della volontà generale, cioè quella sancita da Jean Jacq Rousseau. Il re non la prende bene e fa chiudere la sala dove loro si dovrebbero riunire e loro si trasferiscono in massa nella stanza della pallacorda e fanno un giuramento solenne: giurano di non dividersi finché la nazione non si sarà dotata di una costituzione. A loro si aggregheranno alcuni membri dell’aristocrazia liberale ma soprattutto metà del clero, il basso clero. Questo è il blocco che va a costituire l’assemblea nazionale; è un vero trasferimento di sovranità, che non è più in mano del re ma del terzo stato e di coloro che si sono aggregati. È qualcosa di traumatico, sono quelli che il 4 agosto del 1789 aboliscono la nobiltà ed è questo fatti che determina il crollo definitivo dell’antico regime e della società tri funzionale. Il 26 agosto invece varo della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. In mezzo c’era stato il 14 luglio , presa della Bastiglia. Perché noi consideriamo il 14 luglio data della Rivoluzione Francese? È stata scelta questa data come festa nazionale la seconda metà dell’800 perché era importante mostrare la partecipazione di popolo, il consenso del popolo a quello che stava succedendo. È la prima volta in cui le masse popolari urbane partecipano ad un fatto di armi che ha come conseguenza il crollo di un regime, fanno una rivoluzione. Tutto ciò porta: ¾ Abolizione del regime feudale ¾ Titoli nobiliari e privilegi vengono dichiarati nulli (e rimborsabili) 72 giacobino italiano. Durante per tre anni c’è il governo giacobino. Da una parte un triennio giacobino dall’altra parte si sblocca qualcosa che fa si che l’Italia incomincia una nuova storia. La rivoluzione si conclude con il colpo di stato del 18 Gennaio, la presa del potere da parte di Napoleone in accordo con gli altri due consoli, uno è Barrasse e l’altro è Sieyès, colui che aveva scritto il libricino “cos’è il terzo stato”. La rivoluzione francese che una volta era considerata un blocco in realtà non è così e storicamente la rivoluzione è composta da varie fasi: ¾ 1788/89 Fase prerivoluzionaria, la fase precedente alla convocazione degli stati generali, dove si pensa alla rivoluzione come il ritorno a un antico ordine. ¾ 1789/92 Fase liberale ¾ 1792/94 Fase radicale ¾ Direttorio Questi 10 anni cambiano l’ordine del mondo anche da un punto di vista economico, l’idea che scompaia il sistema feudale è quella cosa che permetterà dopo l’innescarsi nel continente della rivoluzione industriale, senza proprietà privata assoluta, senza codice napoleonico non ci sarebbe stata la rivoluzione industriale. La scomparsa del monopolio signorile finisce l’industria e il mondo contadino è nudo davanti al mercato. C’è un’accelerazione del tempo storico, sotto anche l’incalzare di eventi e conflitti che portano al formarsi di orientamenti politici che saranno essenziali al futuro, non è pensabile la politica ottocentesca senza questa opposizione che si crea durante l’età napoleonica tra il mondo laico (repubblica)da una parte e dall’altra parte il cattolicesimo (sempre più legato al mondo monarchico). Dietro a tutti i cambiamenti sociali del 1800c’è la rivoluzione, con la quale emergono la destra e la sinistra, rappresentanze, partiti, democrazia rappresentativa, c’era un sistema cetuale rappresentativo ma non era di certo democratico perché dal momento che ci sono i ceti la democrazia non ci può essere. Poi, i rapporti tra potere civile e militare, la divisione dei poteri, sono tutte quelle cose senza le quali oggi non potremmo immaginarci uno stato ben regolato. L’ordine napoleonico si fonda sull’esercito, è l’esempio dello schema Hintze. La vecchia aristocrazia non scompare, Napoleone fa una legge per reintegrare gran parte dei loro beni. Notabilato: Si crea con la rivoluzione francese, è un nuovo gruppo dirigente che si proietta per tutto il 1800 fino alla metà del 1900. Significa che i notabili sono i 600 eleggibili in ciascun dipartimento e in genere sono scelti su base censitaria cioè sono i 600 più ricchi. Il codice napoleonico con il diritto di proprietà privata serve a sancire la supremazia di queste persone qua. In realtà tra prima e dopo la rivoluzione non c’è tutto questo passaggio di mano perché le famiglie sono sempre le stesse e la ricchezza rimane abbastanza in mano agli stessi. Almeno vista dal punto di vista dei beni fondiari l’ordine proprietario della Francia ma anche dell’Europa non cambia granché tra il prima e il dopo. Dal 1914 tutto cambia, molti storici dicono che con la prima guerra mondiale l’Europa si suicida e i centri economici passano da un’altra parte del mondo. Con il regime napoleonico e ancor più con l’età della restaurazione le conquiste raggiunte attraverso la rivoluzione rimangono e il potere di napoleone è un potere autoritario, ma quelle che erano state le grandi conquiste non vengono rinnegate, 75 come l’essere uguali davanti alla legge, la fine della feudalità che aveva ancora come principio la corvè ovvero la schiavitù, la libertà d’impresa, la libertà dei meriti, la limitazione dei privilegi della chiesa, l’apertura ai talenti e ai meriti, il codice napoleonico consolidava i cambiamenti avvenuti in Francia e tutelava la borghesia e ordinando lo stato secondo un sistema d’uguaglianza. Però anche nell’età di napoleone solo i più ricchi potevano esprimere il loro voto. Se la situazione è questa, dove sta la modernità? Noi parliamo di rivoluzione francese e stato napoleonico che cambiano tutto. Con la rivoluzione e l’età napoleonica è nata la politica così come la intendiamo oggi, una politica fatta di discussioni e di progettualità, chiunque può concorrere facendo delle proposte, mentre nell’antico regime nessuno poteva pensare di fare politica. Con il congresso di Vienna non ci fu una vera e propria restaurazione, i sovrani vennero restaurati quasi tutti, ma non proprio tutti. Dal 1815-1870 (guerra franco prussiana nel 70) non ci furono grandi sconvolgimenti del sistema geopolitico che era uscito dal congresso di Vienna. I sovrani che escono da questa esperienza del 1815 sono costretti a concedere delle carte costituzionali moderate, ma con dentro elementi liberali. La rivoluzione non è passata invano, ci sono certe cose dalle quali non si vuole tornare indietro. Viene mantenuto l’ordinamento amministrativo accentrato, ma soprattutto le cose dette sopra che si erano radicate con il codice napoleonico (eguaglianza giuridica dei cittadini non più sudditi, un assetto economico fondato sulla proprietà fondiaria…). 76
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