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Storia Moderna - Vittorio Criscuolo, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto libro Storia Moderna di Vittorio Criscuolo

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 21/05/2021

CescoGazz
CescoGazz 🇮🇹

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Scarica Storia Moderna - Vittorio Criscuolo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Schema Storia Moderna 1. L’eclissi della modernità  I limiti dell’età moderna - Nello sviluppo della civiltà si è definito moderno ciò che in ogni momento faceva segnare un avanzamento rispetto a un passato superiore. - La parola periodizzazione indica una suddivisione del processo storico in fasi o epoche che si ritiene di poter individuare e distinguere con sufficiente chiarezza per le loro peculiari caratteristiche o sulla base di una concezione generale della storia o rispetto alle trasformazioni che esse hanno prodotto in un ambito specifico. - L’inizio della storia moderna viene ricondotto per lo più al 1492, anno di scoperta dell’America, scelta convenzionale. Terminus a quo dell’età moderna spazio di tempo compreso fra la metà del ‘400 e i primi decenni del ‘500. Terminus ad quem seconda metà del ‘700 e i primi decenni del ‘800, con l’avvio della rivoluzione industriale in Inghilterra e la caduta dell’antico regime per opera della rivoluzione francese (modificando la realtà economica e sociale e politica). La prima modernità va fino al 1815, da lì in poi una tarda modernità fino all’avvento della contemporaneità.  Moderno - Modernus il termine non esisteva nel latino classico, ma compare per la prima volta in una lettera scritta da Cassiodoro a nome del re dei goti Teodorico, per dare l’incarico della restaurazione del pericolante teatro di Pompeo al suocero di Severino Boezio, Simmaco. Il termine deriva dall’avverbio modo, che significa “recentemente or ora”, il termine vuole indicare l’attualità. Ci troviamo pochi decenni dopo il 476. - XV sec. ritorno ai valori classici, modelli dell’antichità greco-romana, dopo il periodo intermedio della media aetas.  Il mito del Rinascimento - La periodizzazione dell’età moderna si affermò nell’Ottocento quando lo storico svizzero Jacob Burckhardt nell’opera La civiltà del Rinascimento in Italia (1860) Rinascimento come alba della civiltà moderna (‘400, ‘500). - Nel ‘800 dilagò anche in Asia e Africa l’idea della modernizzazione.  L’inizio dell’età contemporanea - Qual è il punto di arrivo dell’età moderna?  1. Rivoluzione francese, antico regime e napoleone; 2. Fine del sistema feudale (punto di vista economico molto importante, visione marxista, analisi del capitalismo); avvento della società borghese.  Nuovi orientamenti della storiografia - L’interesse della nuova storiografia si è spostato dalle élite culturali e politiche verso le classi subalterne. Scienze come la sociologia, l’antropologia, la psicologia si interessano allo studio della bassa società. Di questi studi (condizionamenti di natura geografica, biologica, economica e psicologica) se ne occupa in particolare la rivista francese Annales, di cui se ne occupano March Bloch e Lucien Febvre evoluzione lentissima della sfera quotidiana della società subalterna. 1 - Storiografia di ispirazione marxista economia = motore di produzione capitalistico, rivoluzione industriale. Questo ramo di storiografia ipotizza che l’economia possa stabilire la periodizzazione della storia in questo modo: 1. Età antica termina con il trapasso dell’economia schiavistica. 2. Durante l’età medievale e moderna si verifica un’economia basata sul sistema feudale (infatti non vediamo innovazioni nel sistema economico nell’età moderna). 3. Rivoluzione industriali fine età moderna, inizio età contemporanea. - Visione eurocentrica, gradualmente si è trasformata in una visione globale.  Postmoderno - Definizione: Termine usato per connotare la condizione antropologica e culturale conseguente alla crisi e all’asserito tramonto della modernità nelle società del capitalismo maturo, entrate circa dagli anni 1960 in una fase caratterizzata dalle dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati finanziari, dall’aggressività dei messaggi pubblicitari, dall’invadenza della televisione, dal flusso ininterrotto delle informazioni sulle reti telematiche. - Post-metropoli priva di centro, priva di periferia, società fluida.  agli antipodi della società dell’umanesimo e del rinascimento.  Un mondo senza futuro - Il prefisso post in realtà non ha alcun significato, se non quello di suggerire un’epoca posteriore all’età moderna. È caratterizzata dall’ottimismo verso le forme di scienza e di tecnologia. 2. La popolazione  La nascita della demografia - Strumento di verifica per calcolare i principali indici demografici registri nei quali le autorità ecclesiastiche annotavano gli abitanti per controllare l’adempimento dei precetti religiosi. - John Graunt Precursore della statistica moderna e della demografia storica, condusse delle indagini, che oggi chiameremmo demografiche, sulla popolazione londinese, valutandone la mortalità, la natalità e la distinzione dei sessi, calcolando la prima tavola di mortalità e pertanto viene considerato tra i fondatori della demografia. Dai dati raccolti pubblicò nel 1662 il Natural and political observations mentioned in a following index, and made upon the bills of mortality, che riscosse notevole successo. - Wiliam Petty filosofo, medico ed economista inglese. È noto soprattutto per essere stato il fondatore dell'aritmetica politica, disciplina che pone le basi dell'economia politica e della demografia, proponendo l'uso della statistica in materia di gestione pubblica. - Statistik nel settecento nasce una nuova scienza, che viene definita delle cose dello Stato e della società in generale. - Johann Peter Sussmilch Johann Peter Süssmilch è stato un matematico e statistico tedesco, fondatore della moderna demografia. - Robert Malthus 1. Nel 1798 pubblicò An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society (Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società), in cui sostenne che l'incremento demografico avrebbe 2 ignorati. Solo cinque secoli più tardi venne scoperta la sua origine animale, e il suo collegamento con i ratti, che durante il Medioevo convivevano nelle grandi città con le persone e si spostavano addirittura con gli stessi mezzi di trasporto, come le navi, per esempio, verso città lontane, portando il virus con sé. 2. Il vaiolo Il cosiddetto virus del vaiolo, la cui diffusione negli esseri umani è nota da almeno 10.000 anni, è la causa della malattia nota come vaiolo. Il suo nome fa riferimento alle pustole che apparivano sulla pelle di chi ne soffriva. Era una malattia grave ed estremamente contagiosa che decimò la popolazione mondiale dalla sua comparsa, arrivando ad avere tassi di mortalità fino al 30%. Si espanse massicciamente nel Nuovo mondo quando i conquistatori iniziarono ad attraversare l'oceano, colpendo in modo terribile una popolazione con difese molto basse contro nuove malattie, e in Europa ebbe un periodo di drammatica espansione durante il XVIII secolo, infettando e sfigurando milioni di persone. - Le guerre i progressi nella tecnica militare rispetto all’età medievale determinano un aumento della mortalità causata da guerre, saccheggi, violenze e danni della popolazione civile. - La carestia Il Medioevo e anche l'età moderna conobbero pure forti carestie: a prescindere da gravi stati di generale disagio economico, divenuti quasi cronici (come quelli ch'ebbero a soffrire la Francia in conseguenza della guerra dei Cent'anni, o l'Europa centrale durante la guerra dei Trent'anni). La causa principale, oltre alla stretta correlazione a guerre e crisi economiche, è senz’altro l’abuso e il consumo dipendente dei cereali (più avanti sostituito dalla patata di origine Americana, il riso e il mais). Mortalità infantile e natalità un quarto dei nati non raggiungeva il primo anno di vita a causa di malattie endemiche, dissenteria, difterite, polmonite. D’altra parte la natalità si attestava tra il 35/40%o, infatti non esistevano modi per impedire le nascite. Potremmo immaginare, con questi presupposti, che ogni coppia di coniugi mettesse al mondo un gran numero di figli, ma nella realtà non era così per tre motivi: 1. In gran parte dell’Europa le donne si sposavano relativamente tardi (tra i 24 e i 26 anni) e quindi gran parte della loro vita feconda restava inutilizzata ai fini della riproduzione; 2. Gli intervalli tra i parti, dopo il primo che avveniva circa un anno dopo le nozze, tendevano ad allungarsi tra i 2 e i 3 anni a causa dell’allattamento prolungato; 3. Era molto frequente la rottura del matrimonio prima che la donna terminasse il proprio ciclo fecondo a causa della morte di uno dei coniugi.  La popolazione nell’età moderna e la demografia urbana - Per il periodo dal tardo Quattrocento agli inizi dell’Ottocento si hanno stime abbastanza attendibili della popolazione mondiale divisa per continenti. Per tutto il periodo più della metà della popolazione viveva nella fascia centro-meridionale del continente asiatico. Queste cifre inoltre mettono in evidenza la crisi demografica che colpì il continente americano con l’inizio della colonizzazione europea e l’arresto dello sviluppo dell’Africa legato allo stesso evento (esportazione di schiavi neri). - Per il nostro continente si delineano tre grandi fasi: 1. una crescita demografica generale e continua tra la metà del Quattrocento e gli inizi del Seicento; 2. un forte rallentamento nel XVII secolo, risultato di comportamenti demografici diversificati per grandi aree (espansione). 5 3. una rinnovata tendenza espansiva nel Settecento che andrà avanti poi fino al XIX secolo. Si discute ancora se questi dati siano il frutto di uno squilibrio tra popolazione e risorse (tesi Malthus), oppure se sia dovuto ad altri fattori quali le epidemie, le carestie, le guerre ed il clima sfavorevole. 3. La società preindustriale: agricoltura  Una società rurale - Nei secoli successivi al Mille, l’agricoltura europea aveva compiuto notevoli progressi che avevano permesso di sottoporre a coltura i terreni umidi e argillosi delle aree centro- settentrionali del vecchio continente. Le innovazioni più importanti sono: l’aratro pesante dotato di avantreno, di coltro e di versoio; la ferratura degli zoccoli dei cavalli e la loro bardatura con collari fatti in modo da evitare la pressione sulla gola e la larga diffusione triennale (= un anno a frumento o segale, un anno a orzo o avena e un anno a riposo). - Tra il 1450 e il 1750 l’organizzazione produttiva nelle campagne non registrò grandi mutamenti. - Ci si chiede come fosse possibile che l’agricoltura potesse riuscire a sfamare una popolazione in continua crescita. A livello teorico sono possibili due tipi di risposte: una risposta “estensiva” consistente nell’allargamento della superficie coltivata, e una risposta “intensiva”, consistente nell’adozione di tecniche volte ad accrescere la produttività, ossia la quantità di prodotto per unità di superficie. - La fertilità dei campi non è solo funzione della natura dei suoli ma anche di altri due fattori: la disponibilità dell’acqua e il concime. La presenza di una rete irrigatoria fu all’origine della grande produttività della pianura a sud di Milano dove già nel basso Medioevo scomparve il maggese e si diffuse il capitalismo. - Le piante foraggere, oltre a restituire alla terra l’azoto sottrattole, rendono possibile il mantenimento all’interno delle aziende di abbondante bestiame bovino.  Il mondo rurale nell’Europa centro-occidentale - In gran parte dell’Europa i secoli del basso Medioevo furono caratterizzati, oltre che dalla disgregazione della feudalità come sistema di governo, anche dall’erosione dei poteri signorili nelle campagne sia per effetto della crisi demografica, sia per la generale tendenza dei signori di monetizzare le prestazioni loro dovute, sia, infine per le rivolte contadine scoppiate tra il Trecento e il Cinquecento. - All’inizio dell’età moderna i coltivatori del suolo erano personalmente liberi di sposarsi, di trasferirsi, di disporre delle loro terre qualora ne possedevano. Le corvèes erano limitate a poche giornate all’anno e la riserva signorile era stata, per la maggior parte, frazionata in appezzamenti affidati a famiglie coloniche con una serie di patti agrari che andavano dal livello (un canone fisso in natura o in denaro stabilito per un lungo periodo di tempo) al piccolo affitto o alla mezzadria. - Alcune zone rimasero dei residui feudali con tutto ciò che comportava a seconda del grado di sviluppo economico: la giurisdizione e il potere di banno che consiste nella competenza del giudice signorile sulle minori cause civili e penali, l’obbligo, per i proprietari di terre, di pagare al signore un censo annuo a cui si aggiungeva una decima feudale. 6 - Il forte aumento della popolazione registrato nel XVI e XVIII secolo portò a processi di proletarizzazione, ossia diminuzione in percentuale dei coltivatori autosufficienti, alla moltiplicazione di contadini poveri e alla riduzione del potere d’acquisto dei salari. - Oltre ai residui feudali, i contadini erano soggetti anche alla decima ecclesiastica (per lo più percepita in natura subito dopo il raccolto), alle imposte statali e, qualora non fossero stati i proprietari del terreno coltivato, erano soggetti anche al gravoso prelievo rappresentato dalla rendita fondiaria.  Il servaggio contadino nell’Europa orientale - Le regioni che si trovano ad est di un’immaginaria linea tracciata dalle foci del fiume Elba a Trieste, avevano due caratteristiche che le differenziava dalle regioni più occidentali. - Comprendevano enormi estensioni di terreno pianeggiante e potenzialmente fertile, in secondo luogo erano sparsamente popolate. - Al contrario delle regioni occidentali, qui il problema era rappresentato non dalla scarsità dei terreni coltivabili, ma dalla scarsità della forza lavoro. Inoltre allo stesso tempo, molto più deboli e meno sviluppate erano le città e le comunità di villaggio da un lato e le istituzioni statali dall’altro. - La servitù della gleba venne rafforzata dal XV secolo e fu introdotta in aree dell’Europa orientale dove ancora non era conosciuta. Questo processo fu favorito e diretto dai poteri statali la cui base sociale era costituita dalla stessa aristocrazia. - Generalmente il territorio agricolo di un villaggio prussiano o polacco era diviso in una o due grandi tenute signorili e un certo numero di piccole proprietà. Le famiglie insediate in questi ultimi ricavavano le risorse necessarie per vivere dai loro campi, ma dovevano dedicare gran parte del loro tempo e delle loro energie a lavorare gratuitamente le terre dei signori. - Tra il XVI e il XVII secolo le condizioni di vita peggiorarono anche a causa della sfavorevole congiuntura economica. In Polonia tra il 1500 e il 1650 le dimensioni delle tenute signorili raddoppiarono e quindi triplicò la durata del lavoro coatto dei contadini. - Questo sfruttamento dei contadini servi era reso possibile dall’autorità del signore che amministrava la giustizia e riscuoteva le imposte a nome dello Stato. Solo con le riforme che si avviarono a partire dal Settecento le pretese dei signori iniziarono ad essere limitate dalla legge e solo a partire dal XIX secolo la servitù della gleba iniziò ad essere gradualmente abolita.  L’ Economia contadina - Durante l'Alto Medioevo le famiglie contadine erano di tipo nucleare, con quattro o cinque membri. Una famiglia di piccole dimensioni, fondata da due coniugi che si sposavano molto giovani, era sicuramente il risultato della tendenza espansiva dell'agricoltura europea di quei secoli, che permetteva incrementi estensivi della produzione grazie alla bassa densità della popolazione e alla disponibilità di terre incolte. - Nel Basso Medioevo e nell’epoca moderna la situazione era notevolmente diversa. Le possibilità di estendere le coltivazioni tramite disboscamenti e bonifiche si erano notevolmente ridotte e la popolazione era tornata ai livelli precedenti alla caduta dell'Impero romano d'Occidente. La famiglia contadina, adattandosi alla nuova condizione, era diventata una famiglia di tipo esteso, che conteneva due o tre generazioni, più i servi o gli apprendisti. 7 - Il Mediterraneo mantenne più a lungo di quanto si pensasse il suo ruolo di crocevia degli scambi tra Oriente e Occidente e tra Europa e Africa. Alle galere veneziane, per l’acquisto di spezie e prodotti orientali, subentrarono alla fine del 500 i velieri olandesi, francesi e inglesi il cui punto d’appoggio fu il porto di Livorno. - Tra gli articoli acquistati dagli occidentali nel Baltico vi erano anche le aringhe salate, ma gli olandesi misero un nuovo tipo di imbarcazione detto buizen in cui era possibile salare e mettere in barile il pesce appena pescato. Gli olandesi si assicurarono un duraturo monopolio della produzione e della distribuzione in tutta Europa del pesce salato. - Accanto a questi scambi, acquistarono una grande importanza i rapporti commerciali con il Nuovo Mondo scoperto da Colombo. I coloni, che in numero sempre maggiore, si stabilivano oltre oceano, avevano bisogno di tutto, dai generi alimentari a cui erano abituati, al vestiario e agli oggetti di uso quotidiano, potevano pagare le importazioni con l’oro e l’argento estratti dai fiumi e dal suolo. - Particolarmente redditizio si rivelò il commercio di schiavi neri, stimolato dalla crescente necessità di manodopera per le piantagioni delle Antille, del Brasile e delle colonie inglesi. Le navi negriere partivano dai porti europei cariche di mercanzie varie che venivano vendute lungo le coste africane ai capi indigeni in cambio di schiavi. Il guadagno ricavato con la vendita degli schiavi veniva riutilizzato per l’acquisto di generi coloniali da rivendere in patria (zucchero, caffè e tabacco). - Interscambio tra Europa ed Asia, dominato nel XVI secolo dai portoghesi. L’impero portoghese non si basava sulla colonizzazione di grandi territori, ma sul possesso di scali e fattorie e su accordi con i potenti locali. - Protagoniste indiscusse dei traffici con l’oceano indiano furono le compagnie privilegiate costituite a partire dal tardo Cinquecento in Inghilterra, Province Unite e Francia. Con questo nome si designano due tipologie diverse di organizzazione commerciale: 1. La prima consiste sostanzialmente in una corporazione di mercanti i quali godevano collettivamente del monopolio di un certo genere di traffico, ma operavano individualmente o associati in piccole imprese. 2. Le Compagnie delle Indie orientali, costituite a Londra nel 1600 e ad Amsterdam nel 1602, e più tardi le compagnie francesi fondate da COLBERT, erano delle vere e proprie società per azioni, il cui capitale era cioè diviso in quote possedute da mercanti e finanzieri i quali ogni anno percepivano i dividendi, ovvero gli utili proporzionali alla rispettiva quota del capitale sociale.  La moneta metallica - Le monete di conto usate in Europa dal Medioevo (o almeno da Carlo Magno in poi) sono generalmente chiamate con il nome di lira (o il suo equivalente in altre lingue) seguito da un riferimento allo stato di appartenenza e si suddividono in 20 soldi da 12 denari ciascuno (ossia in ragione di 240 denari per lira); sicché vi sono lire (soldi e denari) di genovini, lire (soldi=shillings e denari=pennies) di sterline, ecc. Le monete effettive che circolano in Europa sino al secolo XVIII hanno nomi particolari (per esempio genovini, fiorini, zecchini, scudi, ducati, talleri, ecc., quelle di maggior pregio; denari, sesini, soldi, ecc. quelli di valore infimo) e sono fabbricati con oro, argento e rame. - Il valore di ogni pezzo della prima (oro) e della seconda specie (argento) di monete, così dette a contenuto intrinseco a causa del metallo prezioso che incorporano, dipendeva anzitutto dalla quantità di fino (carati d’oro o millesimi d’argento) che racchiudevano e, secondariamente, dalla relativa rarità rispetto alla richiesta che ne veniva fatta sul mercato locale. La moneta metallica, dunque, nonché riserva di valore – per il metallo pregiato che 10 incorporava – era anche mezzo di pagamento interno e internazionale (solo l’oro e l’argento).  La moneta bancaria e le mutazioni del cambio - Tra il XVII° e XVIII° secolo, rivoluzione finanziaria in Olanda e in Inghilterra Inizia in quel tempo e in quei paesi a delinearsi un sistema monetario e finanziario in senso moderno: le società per azioni a partecipazione diffusa, l'offerta pubblica di titoli di debito e di titoli di partecipazione al capitale di rischio (le azioni), la nascita di banche che provvedono tramite il sistema di accettazione di depositi in tutte le monete europee e l'emissione di "note di credito" (in relazione al valore intrinseco delle monete, calcolato sul loro contenuto di metallo prezioso) ad aumentare la velocità di circolazione della "moneta" (quindi, migliorando la capacità di spesa di un'economia), l'uso degli assegni bancari fondato sulla fiducia nel debitore, l'istituzione delle prime banche di emissione che "stampavano" banconote (moneta convertibile su richiesta in oro o argento) - entro il confine delle riverse auree possedute - in nome e per conto dello Stato (che s'identificava con il Sovrano nel caso di regni). - Fu soprattutto l'Olanda del Seicento che creò le condizioni per la circolazione della ricchezza finanziaria tramite la "costruzione" di alcune innovative infrastrutture giuridico- finanziarie (come noi ancora oggi le conosciamo), che diedero grande impulso all'economia di mercato del Paese grazie anche allo sfruttamento della sua favorevole posizione geografica per gli scambi commerciali marittimi verso le Americhe e verso l'Asia. - La svolta fu indotta dalla decisione presa dagli Stati Generali delle Provincie Unite (il parlamento olandese) di istituire nel 1602 la Compagnia Olandese delle Indie Orientali a cui veniva attribuito il monopolio del commercio olandese delle spezie e di tutte le altre mercanzie verso l'Asia, con il compito di contendere il controllo di quelle vie commerciali al Regno di Spagna e al Portogallo. L'innovazione principale era rappresentata dalla possibilità offerta alla Compagnia di raccogliere i capitali necessari mediante pubblica sottoscrizione aperta a tutti i residenti nel territorio olandese, senza un tetto prefissato. Il capitale finanziario, suddiviso in azioni, fu sottoscritto da cittadini di ogni ceto sociale, che rischiavano di perdere al massimo il proprio investimento in caso di fallimento della società (e quindi, si affermava implicitamente il principio della responsabilità limitata).  La rivoluzione dei prezzi - Tra il XVI e il XVIII secolo l’economia monetaria era ormai universalmente diffusa. A partire dal XIII secolo ovunque vigeva un regime di bimetallismo, nel senso che erano l’oro e l’argento a determinare i valori di scambio anche per le monete divisionali fabbricate in rame. - Per eliminare gli effetti delle manipolazioni monetarie vennero trasformati i prezzi nominali in prezzi espressi in grammi d’argento, ma i prezzi aumentarono alla fine del XV secolo, il perché lo dimostra una formula di FISHER => MV = PQ 1. M  massa monetaria in circolazione in una determinata area ed epoca; 2. V  velocità di circolazione; 3. P  il livello dei prezzi; 4. Q  quantità di beni acquistabili. - Il prezzo è un rapporto tra il prodotto della massa e della velocità di circolazione della moneta e la quantità dei beni disponibili, se quest’ultima aumenta in misura minore di M e V i prezzi salgono. 11 - La produzione di argento delle miniere europee raddoppiò tra la metà del 1400 e il 1530 e in seguito la disponibilità di oro e argento crebbe grazie alle importazioni dal Nuovo Mondo. - Il flusso di argento proveniente dalle Americhe non si arrestava in Europa ma andava a pagare le importazioni di spezie e di altri generi di lusso dal continente asiatico. - L’aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità come il grano, il legno e il sale, portarono, tra il tardo Quattrocento e gli inizi del Seicento, ad una grande espansione dei traffici.  Il sistema monetario dell’età medievale e moderna - della moneta in un certo paese; le leggi in materia possono naturalmente differire da luogo a luogo e perciò dare origine a sistemi diversi. Quelli che vigono in Europa dall’Alto Medioevo alle soglie del secolo XX sono tutti riconducibili a un unico archetipo, un sistema monetario a base metallica di cui rappresentano altrettante varianti e la cui particolarità consiste nell’usare come moneta dei pezzi di metallo di cui lo stato garantisce il contenuto e il peso. Gli elementi fondamentali che caratterizzano ogni sistema monetario sono tre: 1. la moneta di conto, cioè l’unità fondamentale di misura dei valori, che normalmente è corredata di una serie di multipli e sottomultipli per misurare il valore con la maggior precisione possibile; ogni stato ha una propria unità di conto, che rappresenta il simbolo monetario della sua sovranità; 2. le monete effettive, ossia i beni che fungono materialmente da mezzo di scambio e serbatoio di valore; sino al secolo XVIII sono rappresentate quasi esclusivamente da monete metalliche fabbricate nelle zecche statali a cui si aggiungono in seguito quantità crescenti di sostituti cartacei. L’insieme delle monete effettive costituisce il cosiddetto circolante o stock monetario (metallico); 3. il legame tra le due specie monetarie (quelle di conto e i pezzi effettivi) consiste nella quantità di metallo monetato a cui corrisponde il valore di un’unità di conto e in termini tecnici è chiamato parità dell’unità di conto. 5. La società di ordini: la gerarchia sociale  Organizzazione sociale - Fino alla diffusione delle idee illuministiche la visione della società dominante in Europa, era una visione corporativa e gerarchica. L’individuo non contava per sé, ma contava in quanto membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. A questi corpi e comunità facevano riferimento le “libertà”, cioè le franchigie, le immunità, i privilegi che componevano un universo giuridico frastagliato e multiforme. Eredità dell’epoca medievale era la distinzione della società in tre grandi ordini: 1. gli oratores, coloro che pregavano, e quindi il clero; 2. i bellatores, coloro che combattevano, e quindi i nobili, 3. i laboratores, coloro che lavoravano per tutti. - Per distinguere questi gruppi il termine più appropriato è quello di “ceto”: a determinare, infatti il rango sociale di un individuo concorrevano diversi fattori quali la nascita, il ruolo ricoperto nella vita pubblica e il prestigio e i privilegi a questo connessi.  Il primo ordine: il clero - Il clero era la prima classe nei territori cattolici. Con la crisi del ‘500 e con la riforma religiosa di alcuni paesi emerge proprio questo: la volontà di discostarsi da un clero che vuole essere distinto dalla massa, vuole essere elevato ad una élite, piuttosto che essere accostato ai poveri civili. 12 principalmente verso l'Impero Ottomano, i Paesi Bassi e il Nordafrica; altri emigrarono verso l'Europa meridionale e il Medio Oriente. 2. Ebreo portuale Il concetto dell'ebreo portuale rappresenta un tipo sociale che descrive quegli ebrei che furono coinvolti nella navigazione ed economia marittima dell'Europa, in particolare nei secoli XVII e XVIII. Si erano stabiliti nelle città portuali come mercanti con autorizzazione al commercio nei porti di Amsterdam, Londra, Livorno, Trieste e Amburgo. 3. Ebreo ottomano Durante il periodo ottomano classico (1300-1600), gli ebrei, insieme alla maggior parte delle altre comunità dell'impero, godettero di un certo livello di prosperità. Rispetto ad altri soggetti ottomani, erano la potenza dominante nel commercio e nella diplomazia e altre alte cariche. 4. Polonia-Lituania Nel XVII secolo, esistevano in Europa occidentale molte popolazioni ebraiche importanti. La Polonia era relativamente tollerante ed aveva la più grande popolazione ebraica d'Europa, risalente al XIII secolo, che godeva di relativa prosperità e di libertà da quasi 400 anni. L'ultimo divieto agli ebrei (in Inghilterra) fu revocato nel 1654, ma le espulsioni periodiche da singole città continuarono ad avvenire e agli ebrei fu spesso limitata la proprietà terriera, o furono costretti a vivere in ghetti. - Illuminismo europeo  Durante il periodo del Rinascimento europeo e dell'Illuminismo si verificarono cambiamenti significativi all'interno della comunità ebraica. Il mondo esterno stava cambiando e dibattiti iniziavano sulla potenziale emancipazione degli ebrei (garantendo loro pari diritti). Il primo paese a farlo fu la Francia, durante la Rivoluzione francese del 1789. Anche così, ci si aspettava che gli ebrei si integrassero, senza quindi continuare le loro tradizioni.  Poveri, marginali, vagabondi - Per considerare gli strati inferiori è bene rifarci alla distinzione, proposta, tra gli altri, da JEAN-PIERRE GUTTON, tra poveri “strutturali”, ovvero coloro che anche in tempi normali vivono in tutto o in parte di elemosine, e poveri “congiunturali”, ovvero tutti coloro che ricavavano di che vivere o appena dal loro lavoro e che sono quindi alla mercè del sopraggiungere di un’infermità, della vecchiaia, della disoccupazione o di una carestia. - Durante il Medioevo il povero era considerato come una controfigura del Cristo, ma nell’età moderna egli appare sempre più una minaccia per l’ordine costituito e per la salute pubblica ed è considerato come un potenziale delinquente da scacciare o da reprimere. Questa evoluzione è causata dal mutamento di valori e prospettive dell’età del Rinascimento e della Riforma protestante e aumento del pauperismo conseguente all’aumento demografico e all’allargarsi della forbice tra prezzi e salari. - Al povero residente, che nella città o nel villaggio aveva il suo posto riconosciuto, tende a sostituirsi il vagabondo, il marginale, privo di radici che vive di espedienti e che è spesso dedito alla frode o al furto ed è sospettato di portare malattie e di fomentare rivolte e tumulti. Nei loro confronti, prima le città e poi gli Stati, cercarono delle soluzioni, prendendo dei provvedimenti mano a mano più severi che comprendono l’espulsione dei poveri forestieri, il divieto di accattonaggio, sostituito da forme di assistenza su base cittadina o parrocchiale (finanziato con speciali tasse), e l’obbligo di lavoro per i poveri validi. Esempio pratico di queste disposizioni è l’editto 15 regio del 1662 emanato in Francia che stabilì che in ogni città e borgo del paese si dovesse aprire un ospizio generale. - Lo sviluppo tra Settecento e Ottocento del sistema di fabbrica, da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, da un lato, e dall’altro contribuì al formarsi di un nuovo “proletariato straccione” a causa dell’incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse. 6. Le forme e le strutture di potere  Lo Stato moderno - La novità, nell’Europa tra XV e XIX secolo, è costituita dalla progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti gli altri, il potere dello Stato. Questo potere si incarna in un primo tempo in un individuo, il monarca, ma viene successivamente configurando come un’entità a sé stante. Già dal XV e XVI secolo esso si emancipa da ogni autorità esterna e, nello stesso tempo, si impone come suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi che rientrano nella sua sfera d’influenza. Questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere obbedienza dai sudditi sono le componenti essenziali del concetto di sovranità, definito da JEAN BODIN (“Libri dello stato”) come suprema facoltà legislativa. CHARLES LOYSEAU sostiene che la sovranità consiste nella potestà assoluta ed essa non ha grado di superiorità. - I giuristi tedeschi posthegeliani, formularono un’autorevole definizione dello Stato moderno, che deve avere le seguenti caratteristiche: - deve avere un territorio come esclusivo ambito di dominio; - deve avere un popolo, inteso come una stabile unione di persone legate da un solido sentimento di appartenenza; - inoltre lo Stato moderno deve avere un potere sovrano che: all’interno significa monopolio legittimo della loro forza fisica, all’esterno significa indipendenza giuridica da altre istanze. - Nella stessa direzione vanno le distinzioni di MAX WEBER tra “potere patriarcale”, “potere carismatico” e “potere razionale-legale”, quest’ultimo attributo della moderna statualità. - Il potere sovrano, almeno agli inizi dell’età moderna, non vuole sostituirsi alle preesistenti strutture di autorità e di potere, ma vuole solo sovrapporsi ad esse per mediarne le spinte centrifughe, per esercitare una tutela su di esse e per utilizzarle come terminali della sua azione sulla società. - Gli stati di antico regime sono organizzazioni differenti dallo Stato moderno assoluto, in cui il potere era centralizzato e più autonomo,in quanto esse sono caratterizzate da un forte pluralismo di corpi, ceti e centri politici. - In Spagna e in Francia queste assemblee tendono a non essere più convocate, mentre nel resto dell’Europa centro-orientale, continuarono a funzionare fino al XVIII secolo. Anche dove non esistevano parlamenti, come ad esempio nell’Italia centro-settentrionale, non c’è un rapporto diretto tra principi e sudditi. Questo rapporto viene mediato da corpi tra i quali hanno un peso dominante le città. A simili formazioni territoriali, non si può applicare la definizione di “Stato moderno”, ma è più opportuno parlare di Stati rinascimentali, o Stati di antico regime, o ancora di “monarchie composite”. Sono stati la Rivoluzione francese e il movimento romantico a porre le basi per la costruzione di stati nazionali.  Lo Stato di antico regime - Nel Basso Medioevo, per aumentare il proprio potere, i comuni appoggiavano i sovrani contro i nobili feudali, portando a uno scambio: i Signori, riconoscendo l'imperatore e 16 pagandogli imposte, vennero legittimati e riconosciuti come autorità da sudditi e principi. Questo cambiamento fu reso possibile grazie all'incapacità dei sovrani tedeschi di mantenere l'ordine nell'Italia del nord, per esempio, e grazie alla poca difficoltà che i Signori incontravano per essere riconosciuti come autorità legittima. Durante il Trecento le borghesie cittadine con complesse manovre economiche, tendevano a procurarsi il controllo di territori sempre più vasti attorno alla città per imporre il proprio monopolio economico e anche allo scopo di eliminare, anche con la forza, le signorie minori. - Il re stringeva fra le sue mani tutti i poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario), anche se nella pratica doveva far uso di un'enorme struttura burocratica e di rappresentanti o segretari che svolgevano le mansioni di governo in sua vece. Le monarchie assolute al potere nel Medioevo si basavano su un esercito di mercenari contrattato dal sovrano, anche se in caso di guerra venivano reclutati forzatamente civili nel popolino per rinfoltire i ranghi e difendere il paese. A partire dal XVII secolo s'instaurarono monarchie di tipo assoluto. Questo tipo di governo venne giustificato da un'attribuzione divina, senza che il re dovesse il suo potere ad alcun intermediario. Il re doveva dare conto delle sue azioni unicamente davanti a Dio, rendendo il suo regno di diritto divino. L'esempio migliore di monarchia assoluta di diritto divino fu quello della Francia del Re Sole, che trovò il suo miglior teorico in Bossuet. - Le leggi erano promulgate dal sovrano ed erano l'espressione della sua volontà personale, anche se egli doveva tenere in conto i costumi e gli usi del regno, ma questi "usi e costumi" erano vaghi e spesso contraddittori. I sudditi non avevano quindi nessun diritto garantito o difendibile davanti allo Stato, che non aveva fra le sue funzioni quella di garantire i diritti dei cittadini, come si avrà più tardi nello Stato di Diritto. Vi era però una diffusa costellazione di diritti e privilegi, differenti a seconda della condizione individuale, familiare corporativa o territoriale di ciascuno. Vi si aggiungevano anche una serie di doveri verso il re, la cui capacità nell'imporli o esigerli era più ampia in teoria che in pratica.  L’esperienza politica dell’Italia rinascente Nel corso del Quattrocento, fase di passaggio dall'età medievale all'età moderna, l'Italia era politicamente frammentata in un complesso di Stati diversi. Tale assestamento politico, sancito dalla Pace di Lodi del 1454 e garantito per tutta la seconda metà del secolo dalla personalità autorevole di Lorenzo il Magnifico, fu rimesso in discussione con la discesa in Italia (1494) del re di Francia Carlo VIII, che diede avvio a quel periodo di conflitti ricordati dalla storiografia come Guerre d'Italia. - Italia settentrionale L'area settentrionale della penisola era frazionata fra il Ducato di Savoia, il Ducato di Milano, i domini di terraferma della Repubblica di Venezia, la Repubblica di Genova, con annessa la Corsica. A queste maggiori formazioni territoriali si aggiungevano Stati di più piccole dimensioni: , il Marchesato di Saluzzo, il Marchesato del Monferrato, il Principato vescovile di Trento, il Marchesato di Mantova, i Ducati di Modena e Ferrara. - Italia centrale In Italia centrale c'erano le repubbliche di Firenze e di Lucca e di Siena, corrispondenti nell'insieme all'attuale Toscana, e i domini dello Stato pontificio, costituiti grosso modo dalle attuali Lazio, Umbria, Marche e Romagna. All'interno dello Stato Pontificio, si trovavano entità politiche con un alto grado di indipendenza, come il Ducato di Urbino, quello di Camerino, le signorie 17 quasi 800 ne annoverava quella di Mantova nel terzo decennio del Cinquecento. Sotto papa Leone X, la corte di Roma comprendeva circa 2000 persone. - La gran parte dei governanti europei del XV e del XVI secolo passavano invece molto tempo in viaggio, visitando le principali città dei loro regni, o più semplicemente, spostandosi da un palazzo all’altro.  Gli organi di governo - I consigli gli affari politici più importanti, in particolare la direzione della politica estera, a organismi collegiali ristretti come il coniglio privato (privy council) in Inghilterra, l’altro consiglio (conseil d’en haut) in Francia, il consiglio di Stato (consejo d’estado) in Spagna o il consiglio segreto (Geheimer Rat) in molti stati tedeschi. Questi si trasformarono nel ristretto consiglio di gabinetto. L’obiettivo era quello escludere dagli affari di Stato gli esponenti delle grandi casate aristocratiche (interessi familiari). - Il segretario di Stato: una figura centrale aveva la fiducia del re. Esempio: in Spagna duca di Olivares, favorito di Filippo III tra il 1615 e il 1643. - I poteri locali l’alleanza con queste famiglie aristocratiche che possedevano feudi nelle periferie e lontani dalle corti, permettevano al sovrano di consolidare il proprio potere.  La burocrazia: il sistema della venalità delle cariche - È noto che nell'antichità lo status di cittadino era connesso alla partecipazione alle attività belliche, ed ogni guerriero doveva essere in grado di provvedere in proprio alla fornitura del richiesto equipaggiamento (nel caso di chi militava nella cavalleria, ciò valeva anche per il cavallo stesso). Di fatto, il commercio degli uffici pubblici andava quindi di pari passo con il concetto di aristocrazia collegata alla disponibilità di ingenti fortune, e ciò, peraltro, innescava un circolo vizioso di immobilizzazione sociale: l'abbiente poteva aspirare al potere, il potere andava esercitato dall'aristocratico in quanto "solvibile". Sul piano dell'ideologia, evidentemente la venalità delle cariche è il riflesso di una mentalità incapace di distinguere il patrimonio dello stato da quello del re e/o dell'élite dominante. - Nell'Ancien Régime Almeno fino a tutto il XVIII secolo, i reggimenti di regola erano oggetto di proprietà privata del colonnello che li comandava e che ne sopportava ogni necessaria spesa. Ma il sistema della vendita degli uffici, con cui lo Stato assolutista di Luigi XIV reintegrò le finanze del Regno depauperate dalle sue campagne belliche, non si limitava alle cariche militari. Nella Francia pre-rivoluzionaria tutti gli uffici amministrativi potevano essere tenuti in cambio del versamento di una tassa annuale di un sessantesimo del valore, nota come la paulette. L'opportunità di profitto si aggiungeva all'innalzamento dello status personale del beneficiario, perché la carica diveniva ereditaria, dopo tre generazioni. Attraverso la venalità dell'ufficio, molti borghesi potevano sperare in un eventuale ingresso nella nobiltà di toga, e ciò forniva una via importante alla mobilità sociale per la classe media in espansione.  La giustizia - La giustizia era uno degli attributi fondamentali della sovranità, nella sua doppia veste di produzione del diritto, attraverso la legislazione, e l’applicazione del diritto alla giurisdizione. Nell’età moderna il diritto del principe impone la propria supremazia su ogni altro ordinamento, la cui validità viene ammessa, anzi, solo sulla base della sua approvazione espressa o tacita. 20 La pluralità e la disorganicità delle fonti del diritto portano a tentativi di consolidamento  raccolta sistematica delle leggi per argomento per eliminare le contraddizioni. Ma l’illuminismo giuridico indicò la codificazione come esigenza primaria  la redazione di un corpo di leggi organico e autonomo. - La situazione di partenza vede una molteplicità di giurisdizioni, solo in parte riconducibili allo Stato: 1. giustizia ecclesiastica che affermava la propria autorità anche sul laicato per una serie di peccati-delitti come l’eresia, la bestemmia, l’adulterio ecc…, 2. giustizia signorile  ancora attiva per le cause minori nelle campagne di gran parte d’Europa, magistrature cittadine, mercantili, corporative, universitarie, ecc…. - Il primato della giustizia statale si afferma sia con l’istituzione e il rafforzamento di forme di controllo su queste diverse istanze, sia con il ricorso all’appello o all’avocazione delle cause e con l’estensione e la specializzazione della rete dei giudici regi. - I grandi tribunali controllano, non solo l’applicazione delle leggi, ma contribuiscono a crearla e a interpretarla con le loro sentenze, e si arrogano anche una funzione funzione politica come guardiani della “costituzione”. Solo in Francia si viene a creare la pratica della funzione delle cariche giudiziarie, che alimenta il formarsi di una vasta nobiltà di toga, ma anche in altre aree il ceto dei giuristi si impone come strumento essenziale e interlocutore privilegiato del potere sovrano.  I rapporti con la Chiesa - La sacralità del potere monarchico, legata alla sua origine divina, si rifletteva sui rapporti con l’autorità ecclesiastica, come protettore della chiesa: il re di Francia veniva chiamato “cristianissimo”, i sovrani spagnoli “re dei cattolici”, Enrico VIII venne nominato da Leone X defensor fidei. - Lo Stato tendeva ad affermare il potere e la legittimità del sovrano agli occhi di Dio, per sottrarre potere ai curialisti.  Le finanze - Nel medioevo il prelievo fiscale non era di norma determinato dalla capacità contributiva della popolazione soggetta al tributo, bensì vigeva il procedimento opposto: partendo da un obiettivo di prelievo già determinato, si ripartiva il carico sui soggetti passivi. Questo vale per esempio, per estimi utilizzati nel nord Italia nel XV secolo, ma imposizioni similmente costituite dovevano già essere in uso nelle città comunali a partire dal XIII secolo. - Le tipologie di prelievi erano di diverso genere e colpivano di volta in volta sia basi contributive diverse (le teste, ossia le persone o ancora i beni immobili o mobili) che diverse categorie di contribuenti (cittadini o residenti nel contado). Per esempio la cosiddetta tassa sul sale consisteva nel prelevare obbligatoriamente, da parte dell'autorità locale, una certa quantità di sale ad un costo predeterminato, in base al numero dei componenti il nucleo familiare e anche degli animali posseduti. Era inoltre possibile che la quantità da levare (tale era in alcune zone il termine tecnico) fosse calcolata anche in base ai beni in proprietà. Non esisteva quindi, in passato, la distinzione odierna tra imposizione diretta e indiretta. - Le procedure erano certamente diverse a seconda delle epoche e delle zone, ma può essere identificato uno schema comune. Al fine di attribuire le quote impositive sulla popolazione assoggettata l'autorità della zona (per esempio il comune o il ducato) inviava appositi commissari estimatori che avevano il compito di valutare i beni. Ogni tante lire (nel senso di un'unità monetaria) di beni, si era assoggettati ad un certo prelievo. Nel caso di beni 21 immobili, per fare un esempio, ad ogni ettaro di terra da lavoro poteva corrispondere un'imposta di 3 lire all'anno; ad ogni ettaro di vigna una di 6 lire ecc. Del prelievo periodico, una volta definito il carico per ogni nucleo familiare soggetto al tributo, si occupavano apposite cariche locali minori, individuate dalla stessa popolazione mediante elezioni.  La politica esterna - La moderna diplomazia nacque nell'Italia del Rinascimento. I Principati italiani del Quattrocento e del Cinquecento, con i loro mille intrighi, contribuirono a far nascere la moderna diplomazia, con un nuovo tipo di diplomatico, colto ma allo stesso tempo astuto e spregiudicato. Furono così le signorie italiane a introdurre un sistema di missioni diplomatiche permanenti che avevano il compito di rappresentare gli interessi dei loro Stati, di negoziare e di "riferire". Con la "pace di Lodi" del 1454 e la costituzione della Lega italica, la diplomazia servì a mantenere faticosamente l'equilibrio politico raggiunto nella penisola. Infatti, ognuna delle signorie italiane, non avendo tuttavia la forza per signoreggiare sulle altre, si preoccupava di salvaguardare gli equilibri di potere. In questa politica si distinse la Firenze di Lorenzo il Magnifico, ma soprattutto Venezia. La diplomazia veneta, infatti, fu famosa per l'acume e il coltivato senso politico dei suoi diplomatici residenti. La prima missione permanente accertata dagli storici fu quella di Francesco Sforza, duca di Milano, a Genova nel 1455. Cinque anni più tardi anche il duca di Savoia inviò il suo primo ambasciatore permanente, l'arcidiacono di Vercelli Eusebio Margaria, a Roma dal pontefice. Gli ambasciatori avevano l'autorità di entrare nelle città, un tempo ostili, e di monitorare tutti i movimenti politici del Paese ospite; essi fungevano da tramite con la loro patria, ma ricoprivano spesso la figura di vere e proprie spie in territorio straniero. - Il sistema della diplomazia italiana si estese gradualmente anche al resto dell'Europa. I primi furono i britannici nel 1519, con due ambasciatori permanenti - sir Thomas Boleyn e il dottor West - accreditati come diplomatici a Parigi. Con l'affermarsi degli Stati Nazione, nel XVII secolo l'attività diplomatica venne finalizzata all'interesse degli Stati piuttosto che guidata dall'arbitrio del signore. Ovviamente l'obiettivo principale della politica estera divenne l'equilibrio tra le Nazioni più potenti. Un "mezzo diplomatico" molto utilizzato nella storia fu il ricorso al "matrimonio" come misura politica per appianare tensioni delicatissime e rinforzare alleanze.  Gli sviluppi della tecnica militare La “rivoluzione militare” è il risultato dell’azione combinata di diversi elementi. Inizialmente, il mutamento in profondità dell’arte della guerra, che Geoffrey Parker circoscrive a quattro innovazioni successive: l’evoluzione sul mare del tiro del cannone dalla fiancata della nave; la comparsa sul terreno del moschetto sostenuto dal fuoco dell’artiglieria; la progressione degli effettivi militari impegnati in battaglia; l’apparizione della “fortezza d’artiglieria”, ovvero delle cittadelle e delle piazze fortificate. - La guerra diventa politica: 1. La polvere da sparo La guerra feudale, di ridotte dimensioni geografiche e senza significative combinazioni strategiche, si riduce a uno scontro fisico di due pesanti cavallerie. All’inizio del ‘400 si produce una rivoluzione nelle armi con l’utilizzazione della polvere da sparo giunta dall’Oriente. Le prime bocche da fuoco vengono presentate nel 1320 in Occidente e nel 1346, a Crecy, operano nel contesto di una grande battaglia campale. Occorrerà attendere ancora un secolo per vedere comparire le colubrine a mano, quindi gli 22  Fra impero e Francia: il ducato di Borgogna - Nel 1363 il Re di Francia Giovanni il Buono concesse il Ducato in appannaggio al figlio minore Filippo l'Ardito, che si prodigò per espandere, attraverso un'accorta politica matrimoniale, i propri domini che oltre all'intera Borgogna, arrivarono a comprendere anche la quasi totalità delle Fiandre e i principati minori del Lussemburgo e della Franca Contea. A succedergli fu nel 1404 il figlio Giovanni di Borgogna, che mantenne il trono per un quindicennio e fu l'artefice (a seguito di una bega finanziaria intercorsa tra lui e il cugino Carlo VI di Francia) dell'alleanza tra la Borgogna e il regno d'Inghilterra nella guerra dei cento anni, proseguita dal figlio Filippo III di Borgogna nel 1419, dopo l'assassinio del padre dalla scorta del re francese. Al termine il duca di Borgogna rimase vassallo del monarca francese Carlo VII ma diventò ufficialmente indipendente da questo. Il trattato di Arras del 1435 pose finalmente termine alla guerra civile tra armagnacchi e borgognoni. - Filippo, dopo l'iniziale ostilità, rinsaldò il legame tra la Borgogna e la Monarchia francese e aiutò Carlo VII a sconfiggere definitivamente gli inglesi e a ricacciarli oltre la Manica. Finita la guerra con l'Inghilterra Filippo dovette battersi duramente per mantenere l'indipendenza del Ducato, tentando sempre di appianare le divergenze e non cadere nei pretesti che man mano Carlo VII ordiva per creare un "casus belli", mentre dall'altra parte dovette vedersela con i vari Imperatori di Germania che gli contestavano i possessi di vari ducati tedeschi. - A Filippo successe nel 1467 il figlio Carlo I di Borgogna detto il Temerario che, a differenza del padre, condusse una politica aggressiva, mirando alla formazione di un vero e proprio Stato Borgognone, e guerreggiando contro chiunque contestasse i suoi diritti sulle sue terre. Nel 1476 Carlo venne però sconfitto dagli Svizzeri nella battaglia di Grandson e da lì fu un seguito di disfatte militari che nel 1477 lo videro cadere alla testa delle sue truppe nella battaglia di Nancy, contro Renato di Lorena.  Massimiliano d’Asburgo - Sposò (1477) Maria, figlia di Carlo il Temerario duca di Borgogna, e alla sua morte entrò in guerra con Luigi XI di Francia, che aveva occupato gran parte del ducato, riuscendo a conservare le Fiandre e a ottenere l'Artois e la Franca Contea come dote alla figlia Margherita, promessa al Delfino Carlo (1482). Dovette però affrontare una ribellione delle città fiamminghe e concedere loro ampie autonomie (1489). Re di Germania nel 1486, avviò la riorganizzazione dei domini ereditari (Austria, Carinzia, Stiria, Tirolo, Carniola), riprese Vienna agli Ungheresi (1489) e con un accordo con Ladislao II Iagellone re d'Ungheria e Boemia pose le basi per la successione degli Asburgo in quei regni (1491). Dissolto il suo progetto di seconde nozze con Anna di Bretagna a opera di Carlo VIII, ottenne da questi la Franca Contea per il figlio Filippo e nel 1494, sposata Bianca Maria Sforza, aderì alla lega antifrancese degli Stati italiani. Appoggiò invano Ludovico il Moro contro Francesi e Veneziani e al tempo stesso fu costretto dagli Svizzeri a concedere l'indipendenza ai Cantoni (1499-1501). - Eletto imperatore (1508) col consenso del papa, dal quale non fu mai incoronato, proseguì la sua politica volta, in Italia, a contrastare la potenza francese e veneta: prese parte alla Lega di Cambrai contro Venezia e successivamente si alleò con la Repubblica contro Luigi XII (1512), e ancora con Enrico VIII d'Inghilterra contro la Francia e Venezia; ma infine, 25 anche se riportò qualche successo in Friuli, dopo le vittorie di Francesco I, rinunciò a contendere Milano al re di Francia (1515). Fece degli Stati ereditari d'Austria il centro della politica di consolidamento dell'impero, di cui, in diverse diete (1495-1512), tentò di riordinare le strutture per porre un freno alle autonomie dei principi. Istituì un'imposta generale, modica, ma senza esenzioni; estese la giurisdizione del tribunale camerale a tutti i territori dell'impero; divise la Germania in circoli per il reclutamento di un esercito imperiale permanente, indipendente dagli aiuti dei signori. - Con i matrimoni del figlio Filippo il Bello con Giovanna, erede della corona di Spagna (1496), e dei nipoti Ferdinando e Maria con Anna e Luigi, figli di Ladislao II Jagellone re d'Ungheria e Boemia (1521-22), preparò la futura grandezza dinastica degli Asburgo.  Il regno di Francia - Dopo la guerra dei Cento Anni (1337-1453) e il Trattato di Picquigny (1475) - la sua fine ufficiale - nel 1492-1493, Carlo VIII firmò ulteriori tre trattati con Enrico VII d'Inghilterra, Massiimiliano I di asburgo, e Ferdinando II di Aragona rispettivamente ad Étaples (1492), Senlis (1493) e a Barcellona (1493). Questi tre trattati sgombrarono la via alla Francia di intraprendere le lunghe Guerre d'Italia (1494-1559), che diedero inizio alla Francia moderna. - Nonostante il rapido recupero economico e demografico dopo la peste nera del Trecento, gli sforzi francesi furono vanificati da una serie di conflitti, come le Guerre d'Italia (1494- 1559), e dal maggior potere degli Asburgo in Europa. - La casa di Valois la famiglia, derivata dai Capetingi, occupò il trono di Francia dal 1328 al 1589: trasse origine dal terzogenito di Filippo III re di Francia, investito appunto nel 1285 della contea di V. (➔ Carlo di Valois), e salì al trono all’estinguersi dei Capetingi diretti, nella persona di Filippo VI figlio di Carlo. La dinastia regnò attraverso 3 rami: il ramo diretto(1328-1498), con Filippo VI, Giovanni II, Carlo V, Carlo VI, Carlo VII, Luigi XI e Carlo VIII; il ramo dei V.-Orléans(1498-1515), che ebbe inizio con Luigi fratello di Carlo VI e annoverò il solo re Luigi XII; il ramo dei V.-Angoulême(1515-89), capostipite del quale fu Giovanni conte di Angoulême (m. 1467) e che contò i sovrani Francesco I, Enrico II, Francesco II, Carlo IX ed Enrico III. - Guerre di Religione Non appena le guerre d'Italia finirono, la Francia fu coinvolta in una crisi interna con gravi conseguenze. Nonostante la conclusione di un Concordato tra la Francia e il Papato (1516), che garantiva alla corona la nomina dei vescovi, la Francia fu profondamente colpita dai tentativi della riforma protestante di rompere l'unità cattolica. Una crescente minoranza protestante su base urbana, gli Ugonotti, affrontarono la dura repressione all'epoca di re Enrico II. Dopo la morte di Enrico II durante un torneo, il paese venne retto dalla vedova Caterina de' Medici e dai suoi figli Francesco II, Carlo IX e Enrico III. La reazione cattolica comandata dal potente Francesco I di Guisa culminò nel massacro degli Ugonotti del 1572, il primo delle guerre di religione, durante la quale eserciti inglese, tedesco e spagnolo intervennero in una o nell'altra delle fazioni rivali. Contrari alla monarchia assoluta, gli Ugonotti teorizzavano il diritto di ribellione e la legittimità del tirannicidio. Le guerre di religione culminarono nella guerra dei tre Enrichi nella quale Enrico III assassinò Enrico di Guisa, capo della Lega cattolica, appoggiata dagli spagnoli, e a sua volta il re venne ucciso. Dopo gli assassini di Enrico di Guisa ed Enrico Valois, il conflitto terminò con l'ascesa al trono del protestante Enrico di Borbone e il suo susseguente abbandono del protestantesimo (espediente del 1592) effettiva nel 1593, la sua accettazione dalla maggior parte dell'establishment cattolico (1594) e dal Papa (1595), e la 26 sua promulgazione del decreto di tolleranza, conosciuto come l'Editto di Nantes (1598), che garantiva libertà di culto ed equità civile.  La Spagna - Nel 1469, le corone dei regni cristiani di Castiglia e Aragona furono riunite dal matrimonio di Isabella I di Castiglia (1451 –1504) e Ferdinando II d'Aragona (1452 –1516). L'anno 1492 segnò anche l'arrivo nel Nuovo Mondo di Cristoforo Colombo, grazie ad un viaggio finanziato da Isabella. - L’Inquisizione Nel 1480, Isabella introdusse in Castiglia l'Inquisizione e quattro anni dopo Ferdinando ne consentì l'operato anche in Aragona. Inoltre Ferdinando stabilì il principio della conformità religiosa, per cui fu attuata l'espulsione degli ebrei con decreto del 31 marzo del 1492 cioè quelli che non accettavano di convertirsi al cristianesimo o salvo battesimo (salvo bautismo) e la conversione forzosa degli abitanti del regno di Granada, nel 1503, ai quali però la regina Isabella aveva garantito il diritto alla libertà religiosa al momento della capitolazione del reame musulmano. L'azione della Santa Inquisizione era diretta in particolar modo contro i Moriscos e i marrani, rispettivamente i musulmani e gli ebrei falsamente convertiti al cristianesimo. - Politiche matrimoniali Per aumentare la loro potenza e per isolare la Francia con le sue pericolose mire espansionistiche, Ferdinando e Isabella misero in atto una proficua politica matrimoniale, attraverso i cinque figli: 1. Isabella (1470-1498) sposò Alfonso d'Aviz, erede al trono della corona portoghese e in seconde nozze Manuele I re del Portogallo; 2. Giovanni (1478-1497) sposò Margherita d'Asburgo figlia dell'Imperatore Massimiliano I; 3. Giovanna (1479-1555) divenne moglie di Filippo d'Asburgo detto il Bello, anch'egli figlio dell'imperatore Massimiliano I. 4. Maria (1482-1517) sposò il vedovo della sorella Manuele I di Portogallo; 5. Caterina (1485-1536) fu la sposa di Arturo d'Inghilterra e quando questo morì fu consorte, poi ripudiata, di suo cognato, Enrico VIII Tudor.  L’Inghilterra - Dal 1453-1487, si combatté una guerra civile tra i due rami della famiglia reale, gli York e i Lancaster, conosciuta come la guerra delle due rose. La conclusione della guerra portò gli York a perdere il trono a favore di una famiglia nobile gallese, i Tudor, un ramo dei Lancaster guidato da Enrico Tudor, che invase l'Inghilterra con i gallesi e mercenari bretoni, guadagnando la vittoria nella battaglia di Bosworth Field, in cui fu ucciso il re Riccardo III di York. - Durante il periodo Tudor, il Rinascimento ha raggiunto l'Inghilterra grazie all'arrivo di cortigiani italiani che hanno introdotto l'arte, la filosofia e le scienze dell'antichità classica.Durante questo periodo, l'Inghilterra cominciò a sviluppare una propria flotta marina e iniziò l'esplorazione dell'Occidente. - Enrico VIII ruppe i rapporti con la Chiesa cattolica e, ai sensi dell'atto di Supremazia del 1534, proclamò il monarca a capo della Chiesa anglicana. In contrasto con gran parte del protestantesimo europeo, le radici della spaccatura erano più politiche che teologiche. Egli inoltre unì il Galles al Regno d'Inghilterra. La figlia di Enrico, Maria I tentò di ripristinare il cattolicesimo, ma il tentativo fallì dopo la sua morte e la successione a Elisabetta I che riaffermò la supremazia dell'anglicanesimo. 27 Magnifico”; sotto di lui l'impero conoscerà probabilmente la sua stagione migliore. Il sultanato di Solimano inizia subito con grandi campagne militari che lo vedono conquistare Belgrado nel 1521, strappare l'anno seguente ai Cavalieri Ospitalieri l'isola di Rodi e trionfare nel 1526 nella battaglia di Mohács in cui sconfisse il re d'Ungheria e Boemia Luigi II, che morì in combattimento. Queste vittorie, inserite nel contesto più ampio delle guerre ottomano-ungheresi, permisero agli ottomani di stabilire il proprio dominio turco nelle parti meridionali e centrali del Regno di Ungheria, incutendo forti timori nella cristianità trovatasi divisa al proprio interno e impreparata ad affrontare la minaccia ottomana. 8. Civiltà e imperi extraeuropei  L’Africa - Africa settentrionale Tra il XII e XIII secolo, l'Egitto sarà governato dai Mamelucchi turchi centro-asiatici e, in seguito, da quelli circassi, sconfitti nel 1517 dagli Ottomani del sultano Selim II Yavuz. I Wattasidi non riuscirono a contrastare l'avanzata nel continente africano degli europei, tanto che nel 1497 Melilla cadde in mano spagnola. Dove fallirono i Wattasidi, riuscirono invece i rappresentanti della dinastia dei Sa'didi, che nel 1541 sconfissero i portoghesi ad Agadir, fermandone l'espansione in Marocco, e pochi anni più tardi, nel 1554, succedettero definitivamente ai Wattasidi. A questi successi militari fece seguito un periodo di pace e stabilità sociale che favorì un importante sviluppo delle arti e delle scienze. Intorno al 1660 salì infine al potere la Dinastia alawide, che ancor oggi regna in Marocco. A questa dinastia appartiene Moulay Ismail ibn Sharif, che regnò dal 1672 al 1727 e combatté efficacemente gli europei, a cui strappò diversi porti africani, e gli Ottomani. Il secolare scontro tra i regni islamici della zona e l'Impero etiope vide un momento particolarmente aspro nella guerra che contrappose, tra il 1528 e il 1540, l'Impero al Sultanato di Adal. Il Sultanato di Adal (circa 1415 - 1577) fu un regno medievale musulmano multietnico situato nel corno d'Africa che giunse a controllare gran parte dell'attuale Somalia, Etiopia, Gibuti ed Eritrea. Tuttavia, fatto salvo il periodo sotto Adal, il territorio dell'attuale Somalia fu parte integrante del Sultanato di Ajuuraan per tutto il Medioevo e fino alla fine del 17 secolo. Nel secolo successivo varie città somale caddero sotto il controllo del Sultanato dell'Oman prima del Sultanato di Zanzibar poi. - Africa centrale I primi abitanti della regione erano popolazioni pigmee. I pigmei sono stati spinti verso altre zone o verso l'interno delle foreste con l'arrivo delle migrazioni bantu, che sono arrivati nella regione verso il 1000 a.C. Con il tempo, le popolazioni bantu hanno iniziato a muoversi verso un'organizzazione sempre più centralizzata. Questo ha portato alla creazione di regni quali il Regno del Congo - che già nel XV secolo erano in contatto con l'Europa -, il regno di Lunda e quello di Luba e, nella zona dei Grandi Laghi, quelli Baganda, Toro e Bunyoro. Anche gli attuali Burundi e Ruanda ricalcano antichi regni. - Africa australe La storia dell'Africa australe è ancora al centro di controversie sul come interpretare i reperti archeologici. La presenza di popolazioni europee sin dal XVI secolo da una parte permette di conoscere alcuni sviluppi, registrati dai coloni olandesi. Dall'altra pone il problema dell'interpretazione e della veridicità di alcune affermazioni.  La Cina - Dinastia Ming (1368-1792) Zhu Yuanzhang stabilì la capitale a Nánjīng, ma già agli inizi del XV secolo la corte si era nuovamente trasferita a Běijīng. Sul piano della politica estera, i primi imperatori Ming trascurarono l'Asia centrale, rivolgendo le proprie mire verso 30 il Sud-est asiatico. Al comando del generale eunuco Zheng He (1371-1433), la flotta imperiale, costituita da oltre 60 vascelli di dimensioni maggiori e 255 navi più piccole, trasportò 28.000 uomini verso terre remote. Nel corso della quarta e della quinta spedizione, compiute rispettivamente nel 1413 e nel 1417, le navi raggiunsero Aden, nell'attuale Canale di Suez. Fine principale di questi viaggi era imporre il pagamento di tributi a nuovi stati: alla capitale giunsero persino due ambasciate diplomatiche dall'Egitto. - Isolamento e arrivo dei primi europei Nel 1439 i mongoli invasero l'impero Ming, riuscendo a catturare e a tenere in prigionia per un anno l'imperatore. A seguito di questo evento, i sovrani adottarono una strategia di isolamento e rafforzarono i confini: nella seconda metà del XV secolo la Grande Muraglia fu estesa di quasi 1000 km, raggiungendo la straordinaria lunghezza per la quale è considerata una delle più imponenti opere architettoniche mai realizzate. La costa, tuttavia, era più difficile da difendere tanto che, intorno alla metà del XVI secolo, i governatori dovettero compiere sforzi immani per tenere lontani i pirati dal paese. In questo periodo sbarcarono in Cina anche alcuni europei. I Ming non chiusero le porte a questi stranieri e nel 1557 concessero ai portoghesi il diritto di stabilire una base commerciale a Macao. La presenza portoghese aprì la Cina ai contatti commerciali diretti con il Nuovo Mondo. Ciò permise l'importazione di nuove colture, quali patate e mais, e l'esportazione di prodotti cinesi tra cui tè, ceramiche e porcellane. Il commercio divenne un'importante attività economica, alla quale diedero impulso anche le banche istituite dai mercanti. Proprietari terrieri e fittavoli presero l'abitudine di vivere lontani dalle loro terre e la migrazione dalle campagne verso le città si intensificò. - Declino dell'impero Ming L'impero Ming era minato dal potere acquisito dagli eunuchi e dalle rivalità tra i funzionari di alto rango. Per mantenere l'ordine occorrevano fermezza e autorità, doti che invece sembravano mancare ai sovrani Ming. Zhu Houchao, sul trono dal 1505 al 1521, arrivò ad affidare la gestione degli affari di stato al capo degli eunuchi pur di avere più tempo da dedicare alle concubine. Sotto il suo successore, Tianqi (1621-28), il potere era nelle mani dell'eunuco Wei Zhongxian (1568-1627), il quale epurò i vertici della burocrazia e promosse un culto della personalità facendo erigere templi in proprio onore.  L’impero Safawide di Persia - L'unificazione dell'IranAll'inizio del XVI secolo l'Iran non era uno Stato unitario, ma era diviso in un gran numero di emirati e khanati, i più importanti dei quali erano gli Stati timuride a est e Aq Qoyunlū a ovest. Nel 1499 l'appena quindicenne Ismāʿīl, che si diceva discendente di Ṣafī al-Dīn, riuscì ad ottenere l'appoggio delle tribù nomadi turche dell'Azerbaigian e a sconfiggere i re Aq Qoyunlū di Tabrīz e Ḥamadān nel 1501, dando inizio alla dinastia. Per legittimarsi ulteriormente come scià, Scià Isma'il I reclamò una sua discendenza dalla dinastia sasanide. Negli anni successivi le "teste rosse" conquistarono Semnan, Shiraz, e Yazd ed entro il 1509 tutte le dinastie dell'Iran occidentale si sottomisero a Shāh Ismāʿīl I. Nel 1510 Ismāʿīl affrontò a Merv gli Uzbeki, che erano subentrati ai timuridi in Asia centrale, e li sconfisse pesantemente, sicché anche il Khorāsān cadde in mano safavide. I suoi tentativi di ulteriori conquiste in Asia centrale però incontrarono la forte resistenza degli Uzbeki che originava da motivi religiosi, essendo gli Uzbeki sunniti come anche i nemici occidentali dei Safavidi, gli Ottomani, sebbene le tre dinastie fossero tutte di stirpe turca. - Lo sciismo diventa religione di Stato Ismāʿīl I impose con un decreto, sotto pena di morte, la conversione della popolazione persiana sunnita allo sciismo. Tale decreto portò a una diffusione superficiale dello sciismo, che divenne tuttavia profonda e radicata nel corso dei secoli successivi. Per la prima volta nella storia islamica, lo sciismo si organizza in Stato 31 rompendo l'unità politica del mondo musulmano. L'Iran diviene una teocrazia con lo scià come capo politico e religioso, e i qızılbaş quale aristocrazia ed estensione del potere centrale. Morto Ismāʿīl I (1524), seguì un periodo di confusione con il figlio Shāh Ṭahmāsp I (1524-1576) sul trono. La Persia safavide fu alleata della Spagna durante il regno di Carlo V, in quanto la Francia (nemica della Spagna) sosteneva gli Ottomani, nemici mortali dei Safavidi. Allacciò nel 1561 rapporti commerciali con l'Inghilterra. - Shah ʿAbbās I il Grande Dopo la forzata abdicazione di Shah Muhammad Khudabanda, suo figlio ʿAbbās I, sopravvissuto alle congiure dei qızılbaş, si fece riconoscere scià da alcuni capi delle "teste rosse o berretti rossi" nel 1581 a dieci anni, e nel 1587 fece accecare e imprigionare due suoi fratelli e si insediò sul trono. Il regno di Shāh ʿAbbās I, detto il Grande (1587-1629), è stato giudicato il più glorioso di tutta la Persia moderna. Alternando l'uso della forza e della diplomazia, egli riuscì a ricompattare il Paese dilaniato dalle lotte intestine, e a salvaguardarlo dai nemici esterni ottomani e uzbeki. Con le nuove forze a disposizione, Shāh ʿAbbās I ricacciò indietro gli Uzbeki dal Khorasan e rese più salda la propria autorità su Herat e Kandahar. Si volse quindi a ovest e riuscì a riconquistare l'Iraq e la Mesopotamia a spese dei Turchi, che vi rinunciarono con due trattati del 1612 e del 1618. Cacciò quindi i portoghesi da Bahrain (1602) e Hormuz (1622), con il supporto della marina inglese. La scoperta della rotta navale attorno all'Africa, consentì alla Persia e all'Europa di entrare in contatto senza la mediazione della Turchia, tradizionale nemico comune. Il commercio, in particolare quello della seta, si spostò così verso il Mar Caspio, contribuendo notevolmente alla formazione di un forte Stato persiano, grazie anche agli accordi con la Compagnia Britannica delle Indie Orientali e la Compagnia Olandese delle Indie Orientali.  L’impero Moghul - L'impero Moghul fiorì dal 1526 al 1707, il suo fondatore fu Bābur detto il Conquistatore. Egli era un discendente del grande conquistatore turco-mongolo Tamerlano, e governava una delle tante città della Transoxiana, in buona parte l'odierno Uzbekistan. Scacciato dalle sue terre in seguito all'invasione dei nomadi Uzbeki, Bābur, desideroso di conquistare un altro regno, decise di conquistare l'India. Con un piccolo ma ben armato esercito invase l'India, allora sotto il dominio del Sultanato di Delhi, e si scontrò con l'esercito del sultano Ibrāhīm - Lōdī nella battaglia di Panipat (21 aprile 1526), uscendone vincitore. - Babur regnò per altri quattro anni, estendendo il suo nuovo impero dall'Afghanistan al Bengala, e incrementando le migrazioni turche in India dall'Asia centrale, accrescendo così il peso della religione islamica in questo paese. L'impero raggiunse l'apogeo con il terzo imperatore Akbar ("il [più] Grande"), che completò la conquista del Bengala e sottomise il Gujarat e i principati indù Rajput, che furono ammessi nell'apparato amministrativo Moghul come esattori delle tasse. Akbar fondò la nuova capitale di Fatehpur Sikri e cercò di creare una nuova religione sincretistica, accostando l'Induismo all'Islam. - Gli ultimi grandi imperatori Moghul furono Shāh Jahān ("Imperatore del mondo"), che regnò dal 1628 al 1658, e suo figlio Aurangzeb (1658 - 1707). Artefice di una politica espansionista, quest'ultimo dedicò gli ultimi anni del suo regno a una lotta incessante contro i principi indù Maratha (abitanti nell'attuale Maharashtra), che avevano creato la Confederazione Maratha nell'India meridionale. - Aurangzeb impose in tutta l'India la religione islamica, provocando rivolte e guerre. Alla sua morte, avvenuta nel 1707, l'impero si disgregò, e ciò che ne rimaneva fu definitivamente 32 rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della conoscenza. Benché Petrarca e gli antichi fossero separati, con grande dispiacere del primo, dalla conoscenza del messaggio cristiano e quindi dal battesimo, Petrarca superò la contraddizione tra il "paganesimo" e la sua fede «attraverso la meditazione morale, che gli rivela una continuità tra pensiero antico e pensiero cristiano».  Umanesimo di primo e secondo Quattrocento L'umanesimo del XV secolo, forgiato dalla presenza di umanisti dai tratti personali e dagli interessi più variegati, vide nella proposta petrarchesca e poi boccacciana la base comune su cui dare vita al progetto culturale dei due grandi maestri del XIV secolo. L'intellettuale del tempo fu costretto a confrontarsi con una realtà storica caratterizzata dalla crisi del Comune medievale e, come appena detto, dalla nascita delle Signorie, mentre in Europa si stavano affermando le monarchie nazionali. Gli intellettuali del tempo, per potersi dedicare alla libera ricerca intellettuale, scelsero di legarsi a una corte. Tale scelta comportò alcune conseguenze: si accentuarono gli elementi aristocratici della loro cultura (si scriveva a un pubblico ristretto di iniziati); si allentarono i legami con la comunità urbana (la vita in campagna era sentita più congeniale agli "ozi" letterari); si ruppero i legami fra la ricerca e l'insegnamento. - Il "primo" umanesimo 1. Tratti essenziali L'umanesimo della prima metà del secolo è caratterizzato, in generale, da una vitalità energica nel diffondere la nuova cultura, energia che si esplica attraverso varie direttrici: dal recupero dei manoscritti nelle biblioteche capitolari alla diffusione delle nuove scoperte grazie a intense opere di traduzione dal greco al latino; dalla promozione del messaggio umanistico presso i centri del potere locale alla creazione di circoli e accademie private dove i simpatizzanti dell'umanesimo si riunivano e si scambiavano notizie e informazioni. Le scoperte e i progressi dei vari umanisti non rimanevano circoscritti all'interno di un'area geografica ben precisa, ma venivano diffusi, attraverso fitti scambi epistolari basati sul latino di Cicerone, su scala nazionale, promuovendo in tal senso il genere dell'epistolografia come mezzo principe di informazione. 2. Categorizzazioni Per una categorizzazione degli interessi in particolare si spazia, pertanto, da un umanesimo incentrato sulla scoperta, l'analisi e la codificazione dei testi (umanesimo filologico) a un umanesimo propagandistico incentrato sulla produzione di testi volti a celebrare la libertà umana e a esaltarne la natura tramite l'influsso del neoplatonismo (umanesimo laico e filosofico); da un umanesimo volto a esprimere le linee politiche del regime di appartenenza (umanesimo politico veneto, fiorentino e lombardo), a uno invece più preoccupato di conciliare i valori dell'antichità con quelli del cristianesimo (umanesimo cristiano). La categorizzazione non dev'essere però resa fissa e statica, ma serve per comprendere i vari interessi su cui si incentrarono gli umanisti del primo Quattrocento: difatti, più "anime" dell'umanesimo si possono ritrovare nell'opera di un determinato umanista, come dimostra l'eclettismo e la varietà d'interessi dimostrata da un Lorenzo Valla o da un Leon Battista Alberti. - Il "secondo" umanesimoA partire però dell'affermazione definitiva delle Signorie sui regimi municipali e repubblicani (come l'ascesa dei Medici a Firenze, quella degli Sforza a Milano, l'umanesimo meridionale nato dopo decenni di anarchia politica), coincidente con gli anni '50 e '60, il movimento umanistico perse quest'energia propulsiva ed eterogenea a favore, invece, di una staticità cortigiana e filologica. 35  L’arte - Leon Battista Alberti è considerato uno dei più poliedrici e significativi umanisti europei. Intellettuale che ardeva nel concretizzare il sapere umanistico nei più svariati ambiti (l'arte, l'architettura, la medicina, il diritto e la scultura), l'Alberti si segnala per lo spregiudicato sperimentalismo, per la volontà di riabilitare il volgare italiano davanti alle detrazioni dei suoi colleghi umanisti (si riveda l'episodio infelice del Certame coronario) e per un anomalo pessimismo di fondo sulla natura umana. La riflessione sull'uomo, declinata nei trattati dedicati alle relazioni sociali (De familia, De Iciarchia), o in quelli dal sapore politico (Momus e Theogenius), mostra il superamento dell'iniziale ottimismo antropologico per abbracciare invece sia la positività che la negatività, ambivalenza che genera la concezione "doppia" dell'uomo. Oltre alla dimensione speculativa, l'Alberti si preoccupò di coniugare tale sapienza con l'attività pratica e con le scienze combinando, nello specifico, il sapere tecnico della classicità con l'attività di architetto e d'artista (De re aedificatoria, De pictura).  La nuova concezione dell’uomo - Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) fu senza dubbio l'esponente maggiore dell'umanesimo filosofico italiano. Studiò greco all'Università di Pavia, ebraico e la filosofia cabalista ad esso annessa, cercando di creare un sapere universale tramite la fusione delle religioni monoteiste e il sapere greco e latino. Considerato eretico, vicino sia all'aristotelismo padovano che al platonismo fiorentino, fu esiliato per un po' di tempo in Francia al fine di sfuggire all'Inquisizione. Rifugiatosi in Francia in seguito all'esposizione delle sue Novecento tesi e del Discorso sulla dignità dell'uomo, poté finalmente rientrare in Italia nel 1487 a Firenze e, avvicinatosi al Savonarola negli ultimi anni della sua vita in quanto attirato dall'ardore della sua riforma morale della Chiesa, morì avvelenato in circostanze non chiare nel 1494, poco più che trentenne. Il nome di Pico della Mirandola, oltre alla prodigiosa memoria, è legato anche al dialogo Oratio de hominis dignitate o Discorso sulla dignità dell'uomo, in cui espone il manifesto dell'umanesimo. L'opera, incentrata sul dialogo tra Dio e Abramo, esalta l'uomo in quanto dotato del libero arbitrio, ossia di quella facoltà unica che Dio diede all'uomo unico tra le altre creature di scegliere tra il bene ed il male e di operare in conseguenza di ciò, dimostrando di avere una natura non capace di abbassarsi al livello dei bruti sia di elevarsi a quello degli angeli.  Il prezzo della modernità - Nella seconda metà del XIII sec.  il Principato è la creazione di una formazione politica che tende a configurarsi come uno Stato regionale, emarginando la comunità cittadina (fondamento della democrazia comunale) da tutte le funzioni di governo. Il principe unifica nella sua persona le signorie di più città. Agli organi elettivi si sostituisce una burocrazia di emanazione del principe. Guerre, paci e conquiste divengono fatti personali del principe e dell'oligarchia che lo appoggia. Il principe governa come un sovrano assoluto, dispone di soldati mercenari e forma alla propria Corte un corpo di diplomatici competenti. La lotta politica degrada a intrighi di palazzo, restando chiusa nei confini dell'oligarchia dominante. Tra le famiglie maggiori: Visconti e Sforza a Milano, Scaligeri a Verona, Medici a Firenze, Estensi a Ferrara, Gonzaga a Mantova, i Dogi a Venezia, Doria a Genova, Da Polenta a Ravenna, Malatesta a Rimini e Cesena. 36 - L'umanesimo europeoA partire dalla fine del '400 l'umanesimo, da fenomeno strettamente legato all'area italica, cominciò a diffondersi presso le altre nazioni europee grazie ai soggiorni degli intellettuali stranieri nel nostro Paese. In alcuni di essi (quali Francia e Inghilterra) l'umanesimo tardò a causa della Guerra dei cent'anni prima, e delle lotte per la ricostruzione del tessuto nazionale poi; in altri, invece, il dominio della filosofia scolastica e della cultura medievale in genere non permisero all'umanesimo di penetrare se non verso la fine del '400: furono i casi del Regno d'Ungheria col suo sovrano Mattia Corvino e quello di Polonia, grazie all'azione della regina Bona Sforza, maritata dal 1518 con Sigismondo I Jagellone.  Erasmo da Rotterdam - Il principale esponente dell'umanesimo che ha avuto un sapore internazionale è stato sicuramente l'umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1469-1536), definito "il principe degli umanisti". Considerato al contempo l'esponente di punta dell'umanesimo cristiano Erasmo, che nutriva una profonda avversione per la scolastica e per la corruzione in cui versava la Chiesa di Roma, si proponeva di restaurare una fede che fosse veramente sentita nel cuore (la devotio moderna), ancor prima che nelle forme esteriori, e quindi di ritornare al modello dell'età apostolica. - Sulla base di questo progetto, l'umanista olandese (i cui contatti epistolari spaziavano dal Colet a Tommaso Moro, da Manuzio all'editore svizzero Froben, da eminenti ecclesiastici a principi) propose la sua "riforma etica" del cattolicesimo attraverso una rivisitazione filologica del Nuovo Testamento; la creazione di un manuale per la formazione del cristiano (l'Enchiridion militis christiani) e la produzione di opere letterarie, fortemente contrassegnate dall'ironia (si ricordi il celebre Elogio della follia), volte a smuovere le coscienze. - La combinazione dei modelli classici e patristici con la sensibile attenzione verso le tematiche contemporanee (la deplorazione della guerra tra i cristiani; l'attenzione verso le tematiche pedagogiche e politiche) fece di Erasmo il campione dell'umanesimo fino allo scoppio della Riforma protestante e dalla sua contrapposizione con gli estremismi della fazione luterana e di quella cattolico-romana, che accusarono l'anziano umanista di essere ora segretamente protestante, ora segretamente cattolico. Nonostante Erasmo avesse difeso, nello scritto Diatribe de libero arbitrio del 1524, la teoria secondo cui ogni essere umano dispone liberamente della propria coscienza e, quindi, delle proprie azioni, andando anche contro la morale divina, la sua protervia nel rimanere neutrale nella disputa gli alienò le simpatie anche dei cattolici. 10.Le scoperte geografiche e gli imperi portoghese e spagnolo  Uno sguardo nuovo sul mondo - Dalla prima metà del 1400, i portoghesi, spinti sia dalla curiosità per le scoperte geografiche, sia dal desiderio di profitto che si avrebbe avuto dall’apertura di nuove vie commerciali, scesero lungo le coste dell’Africa sfruttandone risorse quali avorio, oro, e schiavi. Enrico, infante di Portogallo detto il navigatore (1460), fondò e diresse un arsenale, un osservatorio e una scuola cartografica e nautica. Le esplorazioni da lui promosse, assicurarono al Portogallo: Madera, le Azorre, il Rio de Oro, la regione costiera del Senegal e della Guinea. Con Giovanni II, nel 1481, alla scoperta dell’Africa meridionale si aggiunse quella orientale, l’Egitto e infine l’India. Il Capo delle Tempeste, 37 tirrenica della Terra di lavoro offrì ai Caboto l'opportunità di svolgere per oltre due secoli funzioni e compiti prestigiosa. - La Repubblica di Venezia non era interessata all'esplorazione di rotte commerciali oceaniche, preferendo dedicarsi ai traffici nel Mar Mediterraneo e lungo le rotte nord- europee (Fiandre, Baltico), cosa che spinse Caboto a trasferirsi a Valencia. - Avendo ricevuto un rifiuto, si trasferì nel 1496 in Inghilterra, per convincere il re Enrico VII a sostenere il suo progetto. Il re, che già aveva perso l'occasione di avere Cristoforo Colombo al proprio servizio, si affrettò a concedere l'autorizzazione a Giovanni Caboto e accolse il suo progetto di viaggio con lettere patenti del 5 marzo 1496. - Il 24 giugno 1497 Giovanni approdò sull'isola di Capo Bretone e toccò la Nuova Scozia, avvistando l'isola di Terranova e, nell'illusione di aver toccato l'estremità Nord Orientale dell'Asia, ne prese possesso in nome di Enrico VII. Sulla nuova terra scoperta Caboto piantò le bandiere inglese e pontificia. - L'anno successivo Enrico VII, con lettere patenti del 3 febbraio 1498, autorizzò Giovanni Caboto ad approntare una spedizione di sei navi e almeno duecento uomini di equipaggio, allo scopo di colonizzare le terre scoperte e proseguire la ricerca di altre terre, nella speranza di poter raggiungere il favoloso Cipangu (l'odierno Giappone). Le navi salparono nell'estate del 1498: con il figlio Sebastiano, Caboto probabilmente toccò il Labrador e costeggiò la Groenlandia meridionale. Non e' peraltro certo cosa accadde di questa spedizione, ne' se Giovanni Caboto ne ritorno' vivo. Se suo figlio Sebastiano era effettivamente con lui, è evidente che almeno qualcuno da quella spedizione torno' indietro: Sebastiano avrebbe avuto anch'egli una grande carriera di navigatore. - Esistono diverse ipotesi. Secondo una di esse buona parte della sua flotta sarebbe naufragata nell'Atlantico, e si salvò una sola nave con pochi superstiti.  L’impero portoghese - Per quanto riguarda l’espansione Portoghese; Vasco de Gama arrivò in India per la via d’Oriente (1497-99). Pedro Alvares Cabral lo seguì nel 1500 quando toccò la costa Brasiliana e proseguì verso l’india. Fra coloro che seguirono le orme di Colombo, il più celebre fu Amerigo Vespucci che navigò sia al servizio della Spagna che del Portogallo, raggiungendo l’America la prima volta alla fine del 1400. Juan Diaz de Solis e Vincente Pinzon viaggiarono dall’Honduras fino al limite orientale del Brasile tra il 1508 e il 1509. Nel 1513 Juan Ponce de Leon percorre la Florida, mentre Balboa esplora l’oceano Pacifico. Tre anni dopo Solis raggiunge il Rio della Plata.  Mondo nuovo - Inizia lo sfruttamento: le piantagioni Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio, portò dalle isole Canarie le prime radici della canna da zucchero che piantò nelle terre della Repubblica Dominicana. Lo zucchero, prima della scoperta dell’America, era un prodotto molto ambito dagli europei; chiamato “oro bianco” veniva acquistato a caro prezzo dall’oriente. Numerosi schiavi vennero importati dall’Africa per lavorare nelle vaste piantagioni del Nuovo Mondo che dissipavano la fertilità dei terreni, lasciandole prive del naturale humus. - All’inizio del XVI sec i geografi spagnoli e portoghesi identificarono un punto alla foce del Rio delle Amazzoni come punto d’intersezione della linea di Tordesillas e il continente Americano. Ma il problema dei confini e delle influenze accrebbe d’importanza tra il 1510 e 1520 quando i portoghesi cominciarono a preoccuparsi di possibili rivendicazioni spagnole 40 sulle zone sfruttate dai portoghesi. Secondo gli spagnoli infatti, la linea di Tordesillas doveva intendersi proiettata attorno a tutto il mondo e quindi doveva trovarsi in relazione con le Isole delle Spezie controllate dai Portoghesi in estremo oriente. A sostegno dei privilegi Portoghesi in oriente, una bolla papale del 1514 suffragava invece la limitazione della linea a di Tordesillas all’emisfero Atlantico. Ma a seguito della circumnavigazione di Magellano e Juan Sebastian del Cono (1519-21) tale preoccupazione divenne più incalzante. - In quest’ottica partì la spedizione di Magellano appoggiata dal governo reale di Spagna. Salpò nel settembre del 1519, passando nel Pacifico attraverso lo stretto che prenderà il suo nome; Magellano morirà nelle Filippine nella primavera del 1521. Juan Sebastian del Cono invece proseguì il viaggio verso le isole delle spezie e da qui si diresse a sud-ovest attorno l’Africa per rientrare in Spagna tre anni dopo la partenza. - Nel 1503 in Castiglia, a Città di Siviglia, venne fondata la Casa de contractation (Casa del commercio) quale centro amministrativo per il commercio coloniale. La Casa era alleata alla Lega mercantile di Siviglia (Consulado). Grazie alla Casa, i mercanti di Siviglia possedevano una via commerciale esclusiva, mentre tutti gli altri commercianti, spagnoli e stranieri, dovevano trattare con la Lega. - Il monopolio dei mercanti di Siviglia, in particolar modo dei metalli preziosi, per un certo periodo di tempo, fece diventare Siviglia una delle città più fiorenti del mondo. L’improvvisa ricchezza indusse i governanti a tentare nuove imprese belliche per affermare il cattolicesimo in Europa. Le guerre produssero al paese perdite superiori alle entrate.  Il viaggio di Magellano - Ferdinando Magellano nacque da una famiglia aristocratica decaduta di Sabrosa nella provincia del Trás-os-Montes, nel Portogallo settentrionale, da Pedro Rui de Magalhães, sindaco del paese, e da Alda des Mesquita. - La spedizione Ancora in Portogallo, Magellano entrò in possesso di una carta geografica che ipotizzava un passaggio verso l'Oceano Pacifico poco più a sud del Río de la Plata. Si convinse di poter in questo modo trovare una via per l'Asia più breve di quella intorno all'Africa. Questo avrebbe permesso di scoprire un passaggio a sud-ovest di collegamento dell'Atlantico con il Pacifico. Di tale passaggio, ritenuto geograficamente probabile ma del quale nessuno aveva notizia attendibile, favoleggiavano da tempo i cartografi. Ma il re portoghese Manuel, a cui Magellano si rivolse in un primo momento per effettuare il viaggio, rifiutò categoricamente la proposta. Come Colombo, il navigatore lasciò quindi Lisbona cercando maggior fortuna in Spagna. Bisogna anche notare che l'idea di Magellano fu quella di realizzare il tentativo di Colombo, ossia pervenire ad oriente viaggiando per occidente. - In Spagna, lo scopo della spedizione assunse una valenza strategica in funzione anti- portoghese: si sarebbe infatti trattato di cercare una nuova via marittima per le Isole delle Spezie, nell'arcipelago Indonesiano delle Molucche, evitando l'aggiramento dell'Africa, i cui porti occidentali e meridionali erano tutti in mano al Portogallo. Se possibile, si sarebbe dovuto anche provare che le Molucche si trovavano effettivamente a ovest dell'antimeridiano della linea di demarcazione che, secondo i trattati, divideva le zone di influenza e possesso coloniale tra spagnoli e portoghesi. Naturalmente, non meno importante sarebbe stata l'eventuale scoperta di nuove terre da annettere al già immenso impero del re di Spagna. 41 - Convinto il diciannovenne Carlo V a finanziare l'impresa, invano re Manuel tentò di richiamare in patria Magellano promettendogli una spedizione sotto la bandiera portoghese. La flotta di cinque navi e 237 uomini salpò il 20 settembre 1519 da Sanlúcar de Barrameda in Spagna dopo avere disceso il fiume Guadalquivir da Siviglia da cui era partita il 10 agosto, giorno di San Lorenzo. Il 28 novembre 1520, rimasto con tre sole navi dopo il naufragio di una e la diserzione dell'equipaggio della seconda, attraversò lo stretto, che da lui prese il nome, nell'attuale Cile e si inoltrò in un grande oceano sconosciuto agli occidentali che, per l'assenza delle tempeste che caratterizzavano invece l'Atlantico, Magellano battezzò Pacifico. Nel marzo del 1521 raggiunse le Isole Marianne e poi le Filippine, chiamate Isole di San Lazzaro, dove morì per mano degli indigeni. - Dal punto di vista materiale, date le lunghe distanze percorse (la Victoria aveva coperto 69.000 km in tre anni per tornare in Spagna), il viaggio di Magellano non poté rappresentare una valida alternativa alla cosiddetta Rotta delle Spezie controllata dai portoghesi. Spagna e Portogallo rivendicarono entrambi il possesso delle Molucche in base al Trattato di Tordesillas e solo nel 1529 la controversia poté essere risolta con il Trattato di Saragozza, con il quale la Spagna dovette rinunciare alle proprie pretese sulla zona.  La conquista - Nel corso del XVI sec l’attenzione degli spagnoli si stava spostando dalla sola zona caraibica; stava per avere inizio l’epoca chiamata “età della conquista”, quel processo che combinava all’invasione delle terre, l’asservimento dei popoli indigeni. Erano gli anni in cui i conquistadores europei, bramosi di assicurarsi le immense ricchezze delle nuove terre, si erano lanciati all’inseguimento del mito di Eldorado (un monarca d’oro inventato dagli indigeni per allontanare gli invasori) e avevano piegato le popolazioni autoctone con la forza, la frode e le malattie come vaiolo, tifo e tetano che essi portavano con sé. - La chiesa aveva “approvato” la conquista, affidando agli spagnoli il compito di evangelizzare l’America e, per risolvere il problema di correlazione tra cristianizzazione e conquista legittima dei territori, venne stilato un documento, il Requirimento, che veniva letto agli indiani all’inizio delle battaglie per “intimidirli” e indurli a piegarsi alla Chiesa e che a livello formale “assolveva” i conquistadores dalla colpa di aver sollevato una guerra ingiusta. - Negli anni della conquista – ma, come fase iniziale, a partire dal periodo appena precedente – si andò formando un’aristocrazia coloniale che esercitava il suo potere sugli indigeni all’interno di un’istituzione detta encomienda. L’encomienda risolse ai primi coloni il problema della manodopera: gli indigeni lavoravano per i datori di lavoro spagnoli e se il loro lavoro non era volontario era imposto loro con la forza. Specialmente quando la richiesta di lavoratori si faceva più urgente, erano frequenti le incursioni degli spagnoli nei villaggi indigeni, per ridurre in schiavitù la popolazione. Gli abitanti di uno o più villaggi venivano dati in consegna ad un colono spagnolo che assumeva il ruolo di encomiendero. - L’encomiendero aveva il compito di cristianizzare gli indiani che gli erano stati affidati e di prestare servizio militare; in cambio avrebbe potuto usufruire di prestazioni lavorative da parte degli indios, che venivano impiegati nella costruzione di edifici, nelle miniere e nelle attività agricole. In pratica, i nativi, considerati “vassalli” della corona, pagando il loro tributo ai regnanti, svolgevano quel lavoro manuale che i coloni non erano disposti a fare e quest’ultimi espletavano il loro dovere verso la cristianità con la conversione dei pagani. Con la sacra investitura dell’encomienda e degli encomienderos, la corona conciliava le necessità economiche con le finalità cristiane. In realtà per gli encomienderos, molto più 42 - Se da un lato la chiesa con il suo beneplacito permise la brutale conquista dei territori americani, è anche vero che molti frati spagnoli partirono per la missione in America con un reale e sentito disegno di evangelizzazione, frutto di quell’umanesimo cristiano cresciuto in Europa al diffondersi della cultura umanista, che si proponeva il compito di “purificare” il nuovo mondo. I frati scelsero di presentarsi ai nativi in maniera opposta a quella dei coloni ispanici, ossia senza violenza e con la sola arma del battesimo di massa quale immediata salvezza delle anime. Furono costruite chiese e cappelle, spesso sulle rovine degli antichi templi pagani rasi al suolo, con l’aiuto degli indios convertiti che prestavano gratuito servizio presso i frati. Si trovano sparsi per l’America numerosi esempi di queste chiese dalla struttura imponente e le mura merlate, come la chiesa francescana a Quito in Equador, o quella agostiniana di Acolman in Messico. Nel 1504 vennero istituite le prime diocesi: a Santo Domingo, Hispañola e Puerto Rico. - L’umanesimo cristiano fu formalmente esportato in America Latina con Juan de Zumarraga, seguace del pensiero erasmiano, che scrisse dei manuali sia per il clero messianico: Doctrina breve, sia per gli indiani convertiti, una sorta di catechismo chiamato Doctrina cristiana; inoltre promosse la traduzione delle sacre scritture in lingue indigene. Nel 1527 Zumarraga fu nominato primo vescovo del Messico. A Tlatelolco (città del Messico) fondò il “Collegio de Santa Cruz” dove venivano insegnati il latino, la musica, la filosofia e la retorica. - Di fatto l’invasione cristiana degli europei avveniva in una terra già creatrice di una propria civiltà che purtroppo venne violata sia dal proselitismo salvifico dei frati, sia dalla censura della santa inquisizione, così come dall’avidità dei conquistadores. - Intorno alla fine del 1500 arrivano in America i Gesuiti; con loro fa il suo ingresso a Lima e a Città del Messico l’Inquisizione. Tuttavia accanto a questo tipo di attività e istituzioni religiose, emerge anche un cattolicesimo “popolare”, più vicino a quell’”anima” nativa non ancora morta. Il cattolicesimo indigeno insubordinato alle leggi del cattolicesimo europeo, dà vita ad Opere Pie, ospedali, associazioni e quilombos, villaggi di schiavi neri liberati. 45 11.La riforma protestante 46  Le premesse La causa più particolare fu la polemica sorta a seguito delle 95 tesi di Lutero pubblicate contro la vendita delle indulgenze in Germania e in altre parti d'Europa. Il 31 ottobre 1517, Lutero affisse le tesi sul portone della Cattedrale di Wittenberg come forma di protesta contro la Chiesa. Le cause della Riforma sono molteplici e spesso intrecciate fra loro: 1. La liturgia era celebrata soltanto in latino ed era difficile poter accedere a traduzioni della Bibbia in lingua volgare. Di conseguenza, soltanto i chierici e pochi laici istruiti potevano accostarsi alla lettura delle Scritture. Lutero, al contrario, auspicava un diretto avvicinamento di tutti i fedeli alla Bibbia. Lutero tradusse la Bibbia in tedesco e, grazie all'invenzione della stampa a caratteri mobili dell'alsaziano Johann Gutenberg nel 1455, ne curò diverse edizioni che si diffusero rapidamente in tutta l'area di lingua tedesca. 2. Il Sacro Romano Impero era un organismo complesso, costituito dall'imperatore, al tempo Carlo V, che doveva regnare con il consenso dei principi e dei feudatari. La religione divenne un importante elemento in questo equilibrio precario, a sua volta in relazione con il papato, con le altre monarchie europee e minacciato dall'Impero ottomano nelle frontiere sud-orientali. 3. Il nepotismo con il quale si indica la tendenza, da parte di detentori di autorità o di particolari poteri, a favorire i propri parenti a causa della loro relazione familiare e indipendentemente dalle loro reali abilità e competenze. 4. La simonia era nel Medioevo la compravendita di cariche ecclesiastiche. Il termine viene utilizzato più in generale per indicare l'acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro. Ad esempio il papa Bonifacio VIII venne accusato di essere simoniaco, come riporta Dante. 5. La corruzione del clero. Spesso i prelati si facevano sostituire da propri subalterni per dedicarsi ad attività mondane. La vita di corte e le attività militari erano attività tutt'altro che precluse al clero (nelle guerre in Italia il re di Francia Luigi XII aveva nel suo stato maggiore tre cardinali, due arcivescovi e cinque vescovi). 6. La dottrina dell'indulgenza è un aspetto della fede cristiana, affermata dalla Chiesa cattolica, che si riferisce alla possibilità di cancellare una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato (detta pena temporale), dal peccatore che abbia confessato sinceramente il suo errore e sia stato perdonato tramite il sacramento della confessione. Quindi per indulgenza viene significata la remissione parziale o totale delle pene comunque maturate con i peccati già perdonati da Dio con la confessione.  Lutero e la rottura con Roma - Verso la fine del 1518 fu inviato a Wittenberg il giovane sassone Karl von Miltitz, parente del principe Federico, con l'incarico di convincere Lutero a rinunciare alla polemica pubblica; in cambio il papato avrebbe garantito il silenzio degli avversari di Lutero in Germania. Il monaco riformatore accettò e promise di pubblicare uno scritto per invitare tutti a rimanere obbedienti e sottomessi alla Chiesa cattolica; questo testo fu intitolato Istruzione su alcune dottrine (1519). La tregua formale non durò che qualche mese giacché nelle università e in luoghi prestabiliti avvennero dibattiti e confronti. - Nel gennaio del 1520 si riunì a Roma il primo concistoro contro Lutero, e in giugno fu emanata la bolla Exsurge Domine che intimava a Lutero di ritrattare ufficialmente le sue 47 rimase interna alla Chiesa e non ebbe un esito scismatico sulla dottrina ecclesiastica, a differenza di Lutero.  La Riforma nella Svizzera tedesca: Zwingli - Zwingli venne scelto come predicatore nel duomo di Zurigo. Dal consiglio cittadino venne indetta, per il 29 gennaio 1523, una disputa pubblica tra Zwingli e il vicario generale della diocesi di Costanza; la disputa, tuttavia, venne disertata dalla parte cattolica. - La riforma della città venne completata nel 1525 con l'abolizione della messa cattolica e l'introduzione del culto riformato. Con l'intenzione di eliminare l'alone mistico e superstizioso dalla religione che andava formando, Zwingli diede ordine di rimuovere le immagini ritraenti la Madonna e i Santi, il cui culto fu proibito, e di pronunciare le predicazioni in lingua volgare e basandosi solo sulle Scritture; abolì inoltre il celibato ecclesiastico. - Gran parte della popolazione cittadina accettò i cambiamenti; tuttavia, vi furono agitazioni tra i contadini, i quali non trovavano giustificazione ai diritti attribuiti da sempre ai nobili nelle Scritture, e che strapparono un compromesso al governo; e tra gli anabattisti, che rifiutavano il battesimo dei bambini, accettato e praticato dalla chiesa di Zwingli. Questi ultimi offrirono una resistenza più dura dei cattolici alla Riforma di Zwingli: nel 1526 i consigli cittadini condannarono tutti gli anabattisti di Zurigo alla morte per affogamento in quanto le loro dottrine vennero considerate eversive. In particolare, gli anabattisti rifiutavano il servizio militare e di giurare fedeltà alla loro città. Ciò fu considerato un rischio troppo grave di disgregazione dell'unità cittadina, soprattutto quando già si stavano muovendo le prime avvisaglie delle guerre di religione francesi. Da parte sua, Zwingli non fece alcun tipo di intervento per salvare o proteggere gli anabattisti zurighesi. - Nel frattempo Zwingli acquistava un'autorità sempre maggiore e pure un certo potere politico in città. Nel 1529 ebbe un faccia a faccia con Lutero a Marburgo. Essi cercarono una posizione comune per portare avanti una riforma unificata. L'unico ostacolo presente nei quindici argomenti discussi furono le differenti concezioni della Santa Cena. Nessuno cedette la propria posizione e si lasciarono senza un accordo. - Nel 1529-1530 i protestanti elvetici iniziarono a sentirsi accerchiati da un complotto cattolico, che considerarono manifesto quando il Marchese di Musso invase la Valtellina (all'epoca in mano ai Grigioni). I cantoni protestanti e i Grigioni risposero con una contro- invasione, trovando inaspettatamente un alleato in Francesco II Sforza, duca di Milano. - La politica intransigente di Zwingli nei confronti dei cantoni cattolici ebbe come conseguenza un nuovo ritorno alle armi: il 9 ottobre 1531 i cantoni cattolici dichiararono guerra a Zurigo e marciarono verso Kappel. I cantoni protestanti erano impreparati a tale mossa. Zwingli radunò un esercito all'ultimo momento e scese in campo personalmente, in prima linea, ma il suo esercito perse. Zwingli, che era cappellano e portabandiera delle truppe che lo sostenevano, fu ferito nella battaglia di Kappel, avvenuta l'11 ottobre 1531, e ucciso dai cattolici vittoriosi, i quali diedero anche alle fiamme le sue spoglie.  Calvino e la sua dottrina - Jean Cauvin (latinizzato in Johannes Calvinus) nacque il 10 luglio 1509 nella città francese di Noyon, in Piccardia, dove il padre Gérard (avvocato del vescovo) si era trasferito dalla vicina Pont-l'Évêque nel 1481. - In ogni caso, nella prima metà degli anni venti, Calvino fu iscritto in uno dei collegi che costituivano l'Università della capitale, non è chiaro se, dapprima, in quello di Sainte-Barbe, 50 dove avrebbe avuto per maestro il noto professore Mathurin Cordier, o se in quello di La Marche, per poi passare sicuramente al collegio di Montaigu continuandovi lo studio quinquennale delle arti liberali, con la prospettiva di scegliere i corsi superiori triennali di teologia, di legge o di medicina. - Calvino scrisse, pubblicandola solo nel 1542, la Psychopannychia, confutazione dell'opinione di origine anabattista che l'anima, con la morte, si addormenti. L'opera è del tutto in linea con l'ortodossia del tempo e, da sé sola, non mostra alcuna adesione a idee riformate, tanto che uno storico cattolico del tempo afferma che in questi anni Calvino si conformava in tutto alla confessione cattolica. - Basilea era già una città riformata di lingua tedesca, rifugio di numerosi evangelici o dissidenti religiosi di diversi paesi europei, da Celio Secondo Curione a Elie Couraud, da Guglielmo Farel a Pierre Viret, da Giovanni Ecolampadio a Pierre Caroli, da Claude de Feray a Pierre Toussaint e a Erasmo, qui giunto nel maggio 1535 per morirvi l'anno dopo. Si dice che Calvino abbia revisionato la versione francese della Bibbia tradotta dall'Olivetano, stampata a Neuchâtel in quello stesso anno da Pierre de Vingle, il tipografo dei placards e che ne sia stato l'autore della prefazione, dove non interpreta, secondo la tradizione, il Vecchio Testamento come preparazione al messaggio del Nuovo, ma Vecchio e Nuovo Testamento come un'unica manifestazione della parola di Dio, rimanendo Cristo il centro della rivelazione.  L’etica protestante e lo spirito del capitalismo Secondo Max Weber (1864-1920), fondatore della sociologia, il calvinismo contribuì allo sviluppo economico che nei secoli successivi caratterizzò numerosi Paesi protestanti, in contrasto con le difficoltà di quelli cattolici. Per dare vita a questa comunità ideale e fare in modo che i fedeli operassero, come si erano impegnati a fare, Giovanni Calvino ricorse ampiamente agli strumenti della politica per attuare il controllo della religione e della morale. Pertanto, sulla condotta dei cittadini, sulle questioni dottrinali, sulla disciplina ecclesiastica vigilava un apposito organismo, il Concistoro, composto da dodici laici (gli anziani o presbiteri) e da alcuni pastori (da cinque a dieci). Furono istituiti i diaconi, con compiti amministrativi e di cura per i poveri; e i dottori, con il compito di insegnare nelle scuole e di formare i pastori. La vita pubblica e privata dei ginevrini fu spazzata via: furono vietati i giochi d’azzardo, gli spettacoli, il lusso, furono chiuse le taverne. Chi non si atteneva a questa ferrea disciplina doveva essere sottoposto ad ammende e punizioni anche molto severe, compreso il rogo.  Ginevra città di Dio Ginevra viene chiamata ancora oggi città di Calvino, che vi giunge per la prima volta nel 1536, in fuga dalla Francia dopo la sua conversione al protestantesimo. Vi resterà - tranne una parentesi di tre anni a Strasburgo - sino alla morte avvenuta nel 1564. Giurista, letterato, teologo, Giovanni Calvino era un temibile retore, un riformatore inflessibile che ha dedicato la sua vita alla predicazione, allo studio e alla scrittura di testi teorici che saranno fondamentali per il pensiero riformatore, primo fra tutti l'Istituzione della religione cristiana. A partire dal XVI secolo Ginevra sarà forgiata da questa figura che oltre ai testi liturgici e teologici, ha compiuto la revisione del codice civile della città, dando coerenza giuridica al sistema ginevrino. Il suo nome è legato anche alla fondazione di importanti istituzioni come l'Accademia, da cui nacque l'università nel 1559, e l'ospizio generale, centro di accoglienza per poveri e rifugiati. Calvino e il calvinismo, attirando ondate di profughi protestanti a Ginevra, faranno della cittadina sul Lemano una 51 capitale europea della cultura, un prospero centro economico e una città in cui vivere liberamente una nuova spiritualità.  Il caso di Serveto Fece scalpore la tortura e l’uccisione sul rogo, come eretico, dello spagnolo Michele Serveto (1511-1553), uno dei più grandi uomini di cultura del tempo e figura di primissimo piano nella storia della scienza moderna (fu scopritore, tra l’altro, della circolazione polmonare del sangue). Già nel corso di uno scambio epistolare, Serveto aveva scandalizzato Calvino proponendogli la posizione antitrinitaria (che fu elaborata nel trattato De Trinitatis erroribus). L’offesa alla trinità era considerata, anche dai protestanti, uno dei delitti più gravi di cui potesse macchiarsi un cristiano. Michele Serveto andò oltre. Si recò personalmente a Ginevra per discutere le sue idee e i ginevrini non lo lasciarono ripartire vivo: fu arso sul rogo il 27 ottobre 1553.  La nascita della Chiesa anglicana - La Riforma di Enrico VIII fu inizialmente uno scisma dalla Chiesa di Roma, più che una vera e propria riforma di tipo teologico. Vennero soppressi i monasteri per redistribuire le terre e i beni ai nobili e borghesi inglesi (vedi dissoluzione dei monasteri in Inghilterra). La spaccatura, inizialmente per nulla condivisa da Enrico, divenne poi una vera e propria necessità, in quanto il papa non gli concesse dei privilegi, quindi decise di protestare e prendere parte alla riforma. Fra i cattolici venne condannato a morte il filosofo e cancelliere Tommaso Moro (1535). - Fu con la morte di Enrico VIII, sotto i suoi figli, Edoardo VI ed Elisabetta I, che la Chiesa Anglicana ebbe un indirizzo più marcatamente riformato, accogliendo idee luterane e calviniste. Edoardo VI (1547 –1553) succedette al padre a soli sei anni quando i suoi ministri consolidarono la dottrina. Gli succedette la sorellastra (Enrico VIII ebbe sei mogli) Maria I d'Inghilterra detta anche Maria la Cattolica (1553 –1558) che, dopo aver spodestato e condannato a morte la cugina Jane Grey, considerata tutt'oggi martire della religione riformata protestante, tentò di ripristinare la fede cattolica, perseguitando e sterminando i sudditi che avevano aderito alla riforma, guadagnandosi il soprannome di "Maria la sanguinaria". Sposò Filippo II, re di Spagna (figlio di Carlo V) e appoggiò il marito nella guerra contro Enrico II perdendo Calais (1558). Morì in quello stesso anno. Le succedette la sorellastra Elisabetta I (1558 – 1603), nemica del papato e della Spagna e favorevole a un'Inghilterra libera e indipendente da autorità esterne di qualsiasi tipo. Ella ripristinò l'atto di supremazia e diede alla Comunione anglicana un ordinamento definitivo. - In questi anni iniziarono le persecuzioni dei cattolici irlandesi, mentre l'atteggiamento della regina verso i numerosissimi cattolici inglesi fu più sfumato, ed essenzialmente tollerante. Solo dopo il 1610, sia per il clima di reciproco odio religioso, sia per il sedimentarsi nella coscienza collettiva della guerra con la Spagna come di una guerra con i "Papisti" iniziò una vera discriminazione aperta verso i gruppi cattolici, che oltretutto erano sempre più minoritari. Ma la "vera" riforma inglese fu soprattutto relativa ai dibattiti iniziati nel '600, 52 Valicate le Alpi su chiamata di Lodovico il Moro, attraversò gli Appennini al Passo della Cisa. Entrò quindi nel territorio della Repubblica di Firenze, dove l'inerzia di Piero di Lorenzo de' Medici gli permise di occupare la fortezza di Sarzanello e la Rocca Ghibellina (a Pietrasanta) nonché Pisa e Livorno - Il successo di Carlo VIII spaventò le stesse variegate forze che ne favorirono inizialmente la discesa. Queste si coalizzarono in una alleanza antifrancese, detta "Lega di Venezia", formata dopo intense trattative intercorse tra la Serenessima, promotrice del patto, e Milano, Spagna e Sacro Romano Impero. Alla fine, la coalizione comprese l'Impero, il Ducato di Milano, la Spagna, lo Stato Pontificio, la Repubblica di Firenze, il Ducato di Mantova e la Repubblica di Venezia. Tuttavia, nella piccola città di Fornovo, a una ventina di chilometri da Parma nel Ducato di Milano, si imbatté in un esercito Italiano della Lega di Venezia guidato dal condottiero Gian Francesco III Gonzaga, marchese di Mantova. La battaglia di Fornovo venne combattuta il 6 luglio 1495 (vittoria dal dubbio esito, si pensa Veneziana). La morte di Carlo VIII, il 7 luglio 1498, segnò l'ingloriosa fine del suo progetto.  Il ducato di Milano al centro della contesa - A Carlo VIII succedette il cugino Luigi II duca d'Orléans, che ascese al trono come Luigi XII di Francia. Divenuto re, sommò ai diritti vantati su Napoli delle pretese ereditarie su Milano, essendo nipote di Valentina Visconti. Con un accordo firmato a Blois nel 1499 il sovrano francese si assicurò l'appoggio di Venezia, la quale mirava ora a estendere i propri domini di terraferma in Lombardia; agli svizzeri promise la Contea di Bellinzona; al papa offrì ora un'alleanza alla luce del sole con l'impegno di fare condottiero dell'esercito Francese il figlio Cesare Borgia, rendendolo Duca di Valentinois, e di appoggiarlo nel suo progetto di conquista della Romagna; infine, garantita per via diplomatica la neutralità di Venezia e del papa, si prevedeva una spartizione del Regno di Napoli tra Francia (Campania e Abruzzo) e Spagna (Puglia e Calabria) con il Trattato segreto di Granada firmato con Ferdinando II d'Aragona (novembre 1500). - Luigi XII non prese parte direttamente alla spedizione, affidandosi a condottieri esperti e generali. Milano fu espugnata il 2 settembre 1499 e Ludovico il Moro trovò rifugio in Germania presso Massimiliano I d'Asburgo (divenuto marito di Bianca Maria Sforza, nipote del Moro). Insieme alle forze asburgiche, Ludovico riuscì a riprendere Milano per un breve periodo, ma nel 1500 venne fatto prigioniero e trasferito in Francia, dove morirà nel 1508. Nell'estate del 1501 Napoli fu conquistata, ma sopraggiunse un disaccordo con gli Spagnoli in merito ai precisi confini da tracciare nell'ambito della spartizione del regno. Seguì uno scontro armato in loco tra Francia e Spagna, cosicché la spedizione finì per i Francesi in un completo disastro: dopo quasi due anni di resistenza essi furono sconfitti presso il Garigliano nel 1503 dove gli spagnoli, guidati da Consalvo di Cordova, inventore dei tercios, ebbero la meglio. - Con il trattato di Lione del 1504 la Francia fu costretta a rinunciare all'intero Regno di Napoli in favore della Spagna che, possedendo già Sicilia e Sardegna, diventava padrona dell'Italia meridionale. Tuttavia, grazie alla pace siglata, e quindi isolato ancora una volta diplomaticamente Massimiliano, Luigi XII poté conservare stabilmente il Ducato di Milano e, con la salita al potere del filo-Francese Pier Soderini a Firenze e la sottomissione di Genova alla Francia qualche anno dopo, diventare arbitro in Italia settentrionale.  L’avventura di Cesare Borgia 55 - Cesare Borgia si distinse nelle campagne militari Francesi a Milano e Napoli, e nel frattempo era riuscito a costruire, tra 1499 e 1501, un proprio ducato in Romagna. - La pace tra Francia e Spagna segnò una sconfitta per l'imperatore Massimiliano ed una vittoria per la politica intrapresa da Alessandro VI: la spartizione Franco-Spagnola della penisola iniziata nel 1500 faceva sì che i Borgia, legati all'uno e all'altro paese, potessero prosperare al centro del paese tra le due potenze. - La situazione si rovesviò nuovamente, perché il 18 ottobre 1503 era salito al soglio pontificio Papa Giulio II, al secolo Giuliano Della Rovere, determinato a fare di un Papato Italiano la potenza egemone negli affari Europei.  Cesare Borgia morì in Navarra dopo che gli fu confiscato il ducato di Romagna da Giulio II.  La lega anti-veneziana - La Repubblica di Venezia aspirava ad un'egemonia in Italia, che aveva occupato alcune città romagnole (e del Patrimonio di San Pietro) come Rimini, Faenza, e Cervia. Ma il pontefice non era l'unico a vedere nell'espansionismo di Venezia una minaccia. La Serenissima aveva ricavato, dal declino Aragonese, alcuni porti Pugliesi che le permettevano di controllare e chiudere il mare Adriatico, possedimenti che Ferdinando di Spagna ora rivendicava in quanto sovrano di Napoli. Grazie alla sconfitta sforzesca, Venezia aveva poi acquisito dei domini nell'entroterra come Cremona. - Nel 1507, giunsero per la prima volta in Italia sia Luigi XII di Francia che Ferdinando di Spagna, i quali si incontrarono al convegno di Savona e stipularono un'alleanza. Nel 1508, Massimiliano scese una seconda volta in Italia, fermandosi a Trento per compiere lo storico rito medievale, e venne riconosciuto come "Imperatore eletto" (la designazione avuta dai principi elettori tedeschi nel 1493) da papa Giulio II. Le circostanze furono dunque propizie affinché nascesse, il 10 dicembre 1508, la Lega di Cambrai, alleanza formalmente anti- Ottomana ma nei fatti anti-Veneziana, che avrebbe incluso Spagna, Impero, Francia, e Papato. Venezia venne duramente sconfitta da un esercito a guida Francese nella battaglia di Agnadello, combattuta il 14 maggio 1509. Venezia dovette pertanto rinunciare a tutte le conquiste territoriali successive al 1494 in favore di Spagna, Francia, e Asburgo, ma riuscì a salvare il Veneto e se stessa grazie alla resistenza di Padova ad uno storico assedio.  Fuori i barbari! - Giulio II temeva di sottomettersi al regno francese, così nel 1510, cambiò schieramento alleandosi con Venezia per la Libertas Italiae. Il motto di Giulio II divenne allora "fuori i barbari!" ed il suo obiettivo tornava ad essere la cacciata dei potentati stranieri dalla penisola. Nella guerra che si aprì, Giulio II prese personalmente possesso della fortezza di Mirandola, tenuta dagli Este alleati dei Francesi, evitando una palla di cannone e scalando le mura della cittadella nonostante una forte nevicata. Al fine di porre un freno a Giulio II, Luigi XII di Francia promosse allora uno scisma, convocando a Pisa un concilio (conosciuto poi come "conciliabolo") con l'obiettivo di deporre il papa. - Giulio II rispondeva con la costituzione, nell'ottobre 1511, della Lega Santa (1511-1513): si invitavano i principi Italiani ed Europei ad aderire per prendere parte ad una sorta di guerra di religione contro la Francia. - L'11 aprile 1512, si svolse la violentissima Battaglia di Ravenna, nella quale le forze francesi sconfissero l'armata Ispano-Pontificia guidata da Raimondo de Cardona e Fabrizio 56 Colonna. Per la Francia si trattò, comunque, di una vittoria pirrica: tra le ingenti perdite, anche il brillante generale Gaston de Foix, protagonista dei trionfi francesi sin dalla dipartita di Cesare Borgia, perì durante lo scontro.  La conclusione della prima fase della guerra d’Italia - Dopo la ritirata francese, Giulio II convocò e presiedette, nell'Agosto 1512, il Congresso di Mantova con i delegati della Lega Santa che, su suo ordine, diede il seguente assetto all'Italia: 1. Nella Milano abbandonata dai Francesi gli Svizzeri riportarono al potere gli Sforza nella persona di Massimiliano Sforza, mentre a Firenze l'esercito Spagnolo rimosse il filo- Francese Pier Soderini per riportare al potere i Medici nella persona del cardinale Giovanni de' Medici. Contestualmente al ritorno al potere di dinastie Italiane, anche Genova tornava libera dal dominio della Francia. 2. Allo stato pontificio venivano assegnate Parma e Piacenza (territori a sud del fiume Po), nonché Reggio e Modena, strappando le prime al Ducato di Milano e le seconde agli Este di Ferrara (per punizione dell'alleanza con la Francia). 3. Permaneva l'esistenza della Lega Santa, con l'alleanza tra Papa e Imperatore, e lo status di Napoli come feudo papale in possesso della Spagna. Segretamente, Giulio II pianificava peraltro di assegnare il trono di Napoli non a Ferdinando ma al cardinale Luigi d'Aragona, ma tale progetto non vide la luce. 4. Fu dichiarata l'invalidità del conciliabolo di Pisa e la validità del contro-Concilio Lateranense V, che andava affermando l'ultramontanismo, ossia il primato papale nella sua forma più assoluta.  Carlo V - Carlo era figlio di Filippo "il Bello", figlio a sua volta dell'Imperatore Massimiliano I d'Austria e di Maria di Borgogna, erede dei vasti possedimenti dei Duchi di Borgogna. La madre era invece Giovanna di Castiglia e d'Aragona, detta "la Pazza", figlia dei re cattolici Ferdinando II d'Aragona e della sua consorte Isabella di Castiglia. - Alla morte del padre avvenuta il 25 settembre 1506, Massimiliano in poco tempo trovò nella zia di Carlo, l'arciduchessa Margherita d'Asburgo la nuova reggente, nominata governatrice dei Paesi Bassi nel 1507. - Ferdinando II d'Aragona avrebbe voluto come erede l'infante Ferdinando, fratello minore di Carlo, per questo in Spagna venne inviato con intenti diplomatici Adriano di Utrecht. Il 23 gennaio 1516 morì il nonno materno re Ferdinando d'Aragona. - Re di Spagna: Carlo I Carlo, a soli sedici anni, ereditò anche il trono d'Aragona, concentrando nelle sue mani tutta la Spagna, per cui poté fregiarsi del titolo di re di Spagna a tutti gli effetti, assumendo il nome di Carlo I. Nel 1516 Erasmo da Rotterdam accettò l'incarico di consigliere di Carlo I di Spagna; egli, in una lettera inviata a Tommaso Moro, si dimostrava alquanto perplesso circa le effettive capacità intellettuali del principe che pur essendo divenuto re di Spagna era di lingua madre francese, e imparò lo spagnolo solo successivamente e in maniera superficiale. Una volta ereditato il trono di Spagna, Carlo aveva necessità di essere riconosciuto re dai propri sudditi, in quanto, pur avendo come ascendenti i sovrani castigliano-aragonesi, era pur sempre un Asburgo.  La rivolta dei comuneros (anche nota con il nome di guerra delle comunità di Castiglia, dall'espressione spagnola Guerra de las Comunidades de Castilla) è stata un'insurrezione armata che interessò diversi centri urbani del Regno di Castiglia e León nel periodo compreso tra il 57 si alleò a Francesco I di Francia per liberare il Papa. Sopraggiunta la peste, i Lanzichenecchi lasciarono Roma, ed Enrico VIII abbandonò l'alleanza con la Francia. Nel frattempo, la Romagna cadeva in mano a Venezia che approfittava del caos creatosi ai danni dello stato pontificio, e una nuova repubblica fiorentina, costituitasi il 16 maggio 1527, scacciava i Medici per allearsi alla Francia, inimicandosi gli imperiali.  Andrea Doria e la repubblica di Genova - In questo quadro, l'esercito francese apriva le ostilità vere e proprie sotto la guida del generale Odet de Foix. Foix mosse verso il Ducato di Milano ed il regno di Napoli arrivando a cingere in assedio, nell'estate seguente, la città partenopea. Durante le operazioni trovò la morte ad Aversa a causa di un'epidemia di peste che decimò anche l'esercito francese. - A porre fine all'impresa francese sopraggiunse la svolta filo-imperiale dell'ammiraglio Andrea Doria di Genova, che abbandonava l'alleanza con Francesco I e passava dalla parte di Carlo V. Privato dell'appoggio marittimo e militare di Genova, Francesco I infine abbandonò le mire su Napoli e Milano dopo ulteriori sconfitte. In questo frangente però, le comuni difficoltà finanziarie dei contendenti, la stessa vicenda protestante, nonché il minaccioso incalzare dei turchi, giunti vittoriosi fino in Ungheria e ormai prossimi ad attaccare i possedimenti asburgici nel centro Europa, costringono Carlo V a firmare accordi con il Papa e con i francesi, meno vantaggiosi dei precedenti.  La pace delle due dame - Dopo che a Barcellona il 29 giugno 1529 fu stipulato un trattato tra i rappresentanti di Clemente VII e Carlo V, a Cambrai, il 5 agosto 1529, viene stabilito che la Francia, pur rinunciando alle pretese sull'Italia, potesse rientrare in possesso della Borgogna. La pace di Cambrai è detta anche "pace delle due dame", poiché non venne negoziata direttamente dai due sovrani, ma da Luisa di Savoia, madre di Francesco I, e da Margherita d'Austria, zia di Carlo V. Tagliati fuori i francesi dagli affari d'Italia, Carlo V e Clemente VII tennero, tra 1529 e 1530, il congresso di Bologna col fine di ordinare la situazione della penisola. I negoziati tra il partito Imperiale-Asburgico e quello Mediceo-Papale risultarono nelle seguenti decisioni: 1. Carlo V otteneva l'incoronazione papale il 24 febbraio 1530 ed assieme ad essa la sovranità formale sull'Italia imperiale. 2. Il ducato di Milano venne restituito a Francesco II Sforza, pur essendo previsto che milizie imperiali ne presidiassero alcune città. 3. Genova veniva riconosciuta come Repubblica sotto il protettorato di Andrea Doria, che diventava peraltro l'ammiraglio della flotta Imperiale. I banchieri genovesi cominciarono ad affiancarsi a quelli di Augusta come finanziatori e creditori dell'Imperatore. 4. Si stabilì la restituzione della Romagna da parte di Venezia allo Stato Pontificio, e di Modena e Reggio da parte del Papa agli Este di Ferrara (che però diveniva formalmente feudo del Patrimonio di San Pietro). 5. Al Duca di Savoia, Carlo III, fu concesso il territorio, francese, della contea di Asti, mentre all'ordine cattolico dei Cavalieri Gerosolimitani, cacciati da Rodi nel 1522, fu data l'isola di Malta, feudo Siciliano. 6. Fu ribadito, infine, il rientro dei Medici a Firenze, come auspicato da Clemente VII. 13. Il sogno imperiale di Carlo V 60 - Il matrimonio e la questione borgognona Contrariamente a quanto avveniva comunemente in quei tempi, Carlo contrasse un solo matrimonio, l'11 marzo 1526 con la cugina Isabella del Portogallo (1503 – 1539) dalla quale ebbe sei figli.  La svolta del 1530 - In ottemperanza ai patti sottoscritti a Cambrai, il 22 febbraio 1530, Clemente VII incoronò Carlo V come Re d'Italia, con la Corona Ferrea dei Re longobardi. L'incoronazione ebbe luogo a Bologna, forse a causa del Sacco di Roma temendo la reazione dei romani, nel Palazzo civico della città. Due giorni dopo, nella Chiesa di San Petronio, avvenne l'incoronazione di Carlo V a Imperatore del Sacro Romano Impero, avendo ricevuto dieci anni prima in Aquisgrana la corona di Re dei Romani. Nello stesso anno dell'incoronazione imperiale vi fu la scomparsa del Gran Cancelliere Mercurino Arborio Gattinara (1464- 1530), il consigliere più influente e ascoltato del Re. Dopo la scomparsa del Gattinara, Carlo V non si lasciò più influenzare da nessun altro consigliere e le decisioni che egli prenderà d'ora in avanti, saranno il frutto quasi esclusivo dei suoi convincimenti. - L'anno 1530 costituisce per Carlo V una svolta significativa, per la sua persona e per il suo ruolo di Re e Imperatore. Infatti, come persona, si affranca dalla tutela di qualsivoglia consigliere e incomincia a prendere tutte le sue decisioni autonomamente, sulla scorta dell'esperienza maturata al fianco del Gattinara. Come sovrano, attraverso l'imposizione della corona imperiale per mano del Pontefice, egli si sente investito del primario compito di doversi dedicare completamente alla soluzione dei problemi che il luteranesimo aveva creato in Europa e in Germania in particolare, con il preciso scopo di salvare l'unità della Chiesa Cristiana d'Occidente. A tal fine, nel medesimo anno 1530, convocò la Dieta di Augusta, nella quale si confrontarono i luterani e i cattolici attraverso vari documenti. - Nomina il fratello Ferdinando “re dei romani” e gli affida il governo dei territori ereditari. Alla sorella Maria, vedova di Luigi II Jagellone conferisce la reggenza dei Paesi Bassi.  Gli ottomani alle porte di Vienna - Nell'agosto del 1526, il Sultano Solimano I sconfisse le truppe del Re Luigi II nella battaglia di Mohács. Conseguentemente gli Ottomani presero il controllo della parte meridionale dell'Ungheria, mentre l'Arciduca di Austria, Ferdinando I d'Asburgo, fratello di Carlo V, reclamò il trono vacante e venne dichiarato Re d'Ungheria poiché aveva sposato la sorella di Luigi ed anche perché sua sorella era la vedova di Luigi. Ferdinando cominciò a rafforzare le sue rivendicazioni sull'Ungheria e conquistò Buda. Queste vittorie ebbero breve vita e nel 1529, un contrattacco ottomano annullò rapidamente tutte le conquiste fatte da Ferdinando durante la sua campagna di guerra nel 1527 e nel 1528. - Nella primavera del 1529, Solimano raccolse un grande esercito nella Bulgaria ottomana, con l'obiettivo di assicurarsi il controllo dell'Ungheria e di ridimensionare la minaccia posta ai suoi nuovi confini da Ferdinando e dal Sacro Romano Impero. - Solimano arrivò a Osijek il 6 agosto. Il 18 agosto, sulla piana di Mohács si incontrò con una corposa forza di cavalleria guidata da János Szapolyai, che gli rese omaggio e lo aiutò a riconquistare alcune fortezze perse con la battaglia di Mohács a favore degli Austriaci, compresa Buda, che cadde l'8 settembre. - Il 14 ottobre Solimano decise di levare l’assedio. Sconfitta musulmana.  La lotta contro i Turchi nel Mediterraneo 61 - Il re di Francia concluse un'alleanza con il Sultano di Costantinopoli Solimano il magnifico, che ambiva al predominio sulle coste africane del mar Mediterraneo, e lo spinse ad aprire un secondo fronte di conflitto contro l'Imperatore, nel Mediterraneo, da parte dell'ammiraglio turco-ottomano Khayr al-Din, detto Barbarossa, capo dei pirati musulmani, che infestava e depredava le coste europee e le navi mercantili e nel 1533 lo pose a capo della flotta del sultano, tentando di riconquistare l'Andalusia e la Sicilia per soggiogarle nuovamente sotto la dominazione musulmana. - Questa mossa provocò la decisione di Carlo V di intraprendere una campagna militare contro i pirati e i musulmani in Nordafrica - anche per adempiere alle promesse fatte al Parlamento d'Aragona - che portò nel giugno 1535, alla conquista di Tunisi e la sconfitta del Barbarossa, ma non la sua cattura, avendo quest'ultimo trovato rifugio nella città di Algeri. - Di ritorno dalla spedizione di Tunisi, Carlo V decise di fermarsi nei suoi possedimenti italiani. Venne accolto trionfalmente nel regno di Sicilia come un liberatore in quanto aveva sconfitto i Mori che depredavano le coste dell'Isola. Egli attraversò alcune città demaniali della Sicilia. Il 22 ottobre Carlo entrò trionfalmente a Messina dove soggiornò per 13 giorni. Nella città dello Stretto Carlo confermò i privilegi di Messina, Randazzo e Troina, nominò il nuovo viceré dell’Isola nella persona di Ferrante I Gonzaga e autorizzò i cittadini di Lentini a fondare una città, che venne edificata nel 1551 e che, in suo onore, sarebbe stata chiamata Carlentini. Da Messina prese quindi la via per Napoli. Giunse a Roma nell'aprile del 1536, anche per conoscere, e cercare di farselo alleato, il nuovo Pontefice Paolo III (Alessandro Farnese), succeduto a Clemente VII che era scomparso nel 1534. - L'Imperatore si impegnò nuovamente contro i Turchi in un conflitto che si concluse con molta sfortuna in una sconfitta, maturata nella battaglia navale di Prevesa del 27 settembre 1537, dove lo schieramento turco, guidato dal Barbarossa ebbe la meglio sulla flotta degli imperiali, composta da navi genovesi e veneziane. Questa sconfitta indusse Carlo V a riprendere i rapporti con gli Stati della Germania, di cui aveva comunque bisogno, sia da un punto di vista finanziario sia militare. Il suo atteggiamento più conciliante verso i rappresentanti luterani, tenuto nelle diete di Worms (1540) e Ratisbona (1541), gli valsero l'appoggio di tutti i principi, oltre che l'alleanza di Filippo I d'Assia. - Un'altra spedizione nel Mediterraneo contro i musulmani, sia per riguadagnare credibilità e sia perché l'eterno rivale Francesco I Re di Francia si era alleato con il Sultano. Questa volta l'obiettivo fu Algeri, base logistica del Barbarossa e punto di partenza di tutte le scorrerie delle navi corsare contro i porti della Spagna e dei suoi domini italiani. Carlo V raccolse a La Spezia una forza d'invasione ragguardevole, affidata ai comandi di valorosi ed esperti condottieri quali Andrea Doria, Ferrante I Gonzaga e Hernán Cortés. Nonostante ciò la spedizione dell'ottobre 1541 fu un completo fallimento, in quanto le avverse condizioni autunnali del mare distrussero ben 150 navi cariche di armi, soldati e approvvigionamenti. Con quel che restava Carlo V non fu in grado di concludere vittoriosamente l'impresa e dovette rientrare in Spagna, ai primi di dicembre dello stesso anno, dando l'addio definitivo alla sua politica di controllo del Mar Mediterraneo.  La riprese della guerra franco-imperiale - A seguito di questa sconfitta, Francesco I, nel mese di luglio del 1542, diede l'avvio alla quarta guerra contro l'Imperatore che si concluse soltanto nel mese di settembre del 1544 con la firma della pace di Crépy, dalla quale il Re di Francia uscì nettamente sconfitto ancora una volta, anche se poté mantenere alcuni territori occupati durante il conflitto e appartenenti al Ducato di Savoia. Francesco, infatti, non solo dovette rinunciare 62 dell'Arciduca Ferdinando suo fratello a fermare l'avanzata dell'Impero ottomano verso Vienna e il cuore dell'Europa.  Le abdicazioni - Abdicazione e gli ultimi anni (1556-1558 Tutte queste considerazioni lo indussero a decidere per la propria abdicazione, dividendo il suo regno tra due successori, e che ebbe luogo con una serie di passaggi successivi. Come Duca di Borgogna aveva già abdicato in favore del figlio Filippo II, nella città di Bruxelles il 25 ottobre 1555. Il 16 gennaio del 1556 Carlo V cedette le corone di Spagna, Castiglia, Sicilia e delle Nuove Indie ancora al figlio Filippo, al quale cedette anche i Paesi Bassi e la Franca Contea nel giugno dello stesso anno e la corona aragonese nel mese di luglio. Il 12 settembre dello stesso anno cedette la corona imperiale al fratello Ferdinando. Subito dopo, accompagnato dalle sorelle Eleonora e Maria, partì per la Spagna diretto al monastero di San Jerónimo di Yuste nell'Estremadura. - Ferdinando I nuovo imperatore Il 28 febbraio del 1558, i Principi tedeschi, riuniti nella Dieta di Francoforte, presero atto delle dimissioni dal titolo di Imperatore che Carlo V aveva presentato due anni prima e riconobbero in Ferdinando il nuovo Imperatore. Carlo usciva definitivamente dalla scena politica. Il 18 febbraio 1558 morì la sorella Eleonora. Carlo, presago che la sua vita terrena volgeva ormai al termine, accentuò ancor più il suo carattere ascetico, assorto sempre più nella penitenza e nella mortificazione. Ciò nonostante non disdegnava i piaceri della buona tavola, cui si lasciava andare, nonostante fosse afflitto da gotta e diabete, e sordo ai consigli dei medici che lo spingevano a una dieta meno ricca. - La morte Morì il 21 settembre 1558, probabilmente di malaria, dopo tre settimane di agonia. 14.L’età della Controriforma  Riforma Cattolica o Controriforma? Per riforma cattolica, o controriforma, si intende quell'insieme di misure di rinnovamento spirituale, teologico, liturgico con le quali la Chiesa cattolica riformò le proprie istituzioni dopo il Concilio di Trento. Già durante il Concilio di Costanza i padri conciliari avevano auspicato una riforma «nel capo e nelle membra»; ma fu solo in seguito alla Riforma protestante iniziata da Martin Lutero, un monaco agostiniano, che tale esigenza si fece urgente, concretizzandosi nell'applicazione delle disposizioni conciliari tridentine.  La nozione di eresia Con il nome di antiche eresie si iniziarono ad indicare fenomeni come la simonia (la compravendita di cariche ecclesiastiche) e il nicolaismo (il concubinato dei chierici). Nella prima metà del secolo XI nacque un movimento noto come pataria i cui obiettivi furono la lotta contro il matrimonio del clero e contro la simonia. La pataria non si può considerare un’eresia perché si propose in primo luogo la creazione di una Chiesa più istruita e corretta. Riforma della Chiesa: avutasi nell’XI secolo; l’obiettivo principale dei riformatori era liberare la Chiesa da tutto ciò che si presentava come un’interferenza ai suoi interessi e al suo autonomo funzionamento. La centralità assunta dal papa causò lo scisma d’Oriente nel 1054 che determinò la nascita della Chiesa greco-ortodossa. Papa Gregorio VII diede una svolta importante alla riforma disponendo che tutti i vescovi dipendessero direttamente da Roma e incardinò la vita religiosa dei fedeli entro una serie di sacramenti obbligatori e controllati. Con il Dictatus papae si stabiliva l’assoluta superiorità del papa. Le prime eresie nacquero con la Riforma. 65  I nuovi ordini religiosi A contribuire al rinnovamento spirituale presso la popolazione, un ruolo fondamentale lo svolsero quegli ordini religiosi nati in risposta all'esigenza della Riforma Cattolica percepita già all'indomani della Riforma Luterana. Ordini come i cappuccini, le orsoline, i teatini, i barnabiti e specialmente i gesuiti rafforzarono la pastorale del degradato clero secolare, influendo sugli sviluppi della devozione popolare, caratterizzata da una forte venerazione nei confronti dei Santi, della Beata Vergine, l'assiduità alla partecipazione dei sacramenti e ai precetti della Chiesa, determinando talvolta una religiosità di facciata, dominata più dal conformismo che da una religiosità percepita nella sua purezza. Infatti, oltre ad influire la condotta dei fedeli nell'ortoprassi religiosa, gli ordini religiosi nati dalla Riforma Cattolica (in special modo i Gesuiti per i ragazzi e le Orsoline per le femmine) si adoperarono di formare le generazioni future, a seconda dei ruoli che i giovani avranno nella società.  I gesuiti Quest’ordine viene fondato da Ignazio di Loyola. Lo scopo dei gesuiti è di dedicarsi alla salvezza della propria anima e di aiutare le anime altrui. Per diventare gesuiti si devono fare 4 voti: povertà, castità, obbedienza e il voto al Santo Padre (giurare di partire senza esitazione ovunque il Papa lo mandi, sia tra i fedeli che tra gli infedeli); inoltre deve distribuire tutti i suoi beni temporali in modo adeguato. In generale devono leggere i libri più affidabili di ogni materia, e solo libri che si attengano alla dottrina cristiana. Esiste una rigida gerarchia, che vede al capo il Papa, poi i superiori e infine i gesuiti più umili. Queste regole rigide servono a mostrare la durezza del messaggio evangelico e per fare in modo che entrassero nell’ordine solo coloro che volevano realmente diventare gesuiti. Attività missionarie furono compiute anche oltremare da Francesco Saverio in India e Giappone e da Matteo Ricci in Cina, in cui l’opera di evangelizzazione fu vista bene in un primo momento e poi rifiutata dalle autorità che vi vedevano un tentativo di colonizzare i territori ed erano preoccupate di difendere le tradizioni. I gesuiti trovarono la vocazione nel dedicarsi alla formazione dei giovani, dei nobili e dei regnanti. Furono nel 600 l’ordine più vicino al potere come confessori dei re e eminenze di palazzo. Svolgevano inoltre attività diplomatiche nelle corti ancora fedeli al papa. Essi si dedicarono alla formazione dei giovani istituendo collegi. Per diventare insegnanti fu istituito un corso di studi di undici anni. I gesuiti erano molto blandi nelle penitenze e disponibili al perdono. Andavano così incontro al desiderio della società, sottoposta alla loro educazione attraverso l’ampliamento del culto delle immagini, che anche il popolo analfabeta poteva svolgere e attraverso la pratica di liturgie fastose che davano il senso di appartenere ad un culto ricco. Fecero perciò costruire chiese che dessero questo senso di magnificenza. In generale quindi contribuirono a realizzare un'opera di disciplina sociale sia per l’alta società che per il popolo analfabeta, essendo presenti nella vita delle persone.  La diffusione della Riforma in Italia L'attenzione rivolta alla pratica esteriore della religiosità e l'affidamento del popolo al clero spazzò via quel gruppo di intellettuali e religiosi cattolici (i cosiddetti spirituali) simpatizzanti per la dimensione interiore della fede propugnata dal protestantesimo. Una religiosità che non faccia affidamento al Magistero della Chiesa era vista con estremo sospetto da parte delle gerarchie, che affidavano i singoli casi all'Inquisizione. L'istituzione delle parrocchie, circoscrizioni religiose nettamente più limitate delle pievi medievali, aveva proprio la funzione di controllare più da vicino la morale dei fedeli, modellata grazie alla fondazione delle "Scuole di Dottrina cristiana" in cui si impartivano i precetti tridentini ai fedeli. Inoltre, non bisogna dimenticare che la 66 figura del prete, nelle comunità agricole, era riverita non solo per l'autorità morale che rappresentava, ma anche per la preparazione culturale che, benché non sempre fosse eccellente, era sicuramente superiore a quella dei semplici contadini.  La congregazione del Sant’Uffizio Alla riaffermazione dei dogmi e alla riforma interna disciplinare si accompagnò un’azione repressiva. Paolo III, su incitamento del cardinale Carafa, futuro Paolo IV, diede vigore al Tribunale dell’Inquisizione per la lotta contro l’eresia e la stregoneria. In quegli anni, infatti, riscuoteva successo l’Inquisizione spagnola che dipendeva direttamente dalla Corona. Il papa pose il tribunale sotto la direzione della Congregazione del Santo Uffizio che volle essere strumento di repressione rispetto alle eresie e di recupero della cattolicità nei territori ancora non completamente sostenitori della riforma. Paolo IV riorganizzò la censura della stampa e fissò i criteri per la compilazione di un Indice di libri proibiti, stilato nel 1559. Allo spirito repressivo della controriforma si opposero alcune personalità come Giordano Bruno, frate domenicano che contrastava gli aspetti della religione cattolica frutto della superstizione e sosteneva una ripresa del dialogo con i protestanti, Tommaso Campanella, anch’esso frate domenicano, che elaborò l’utopia di una società governata da una monarchia universale che avrebbe rinnovato la Chiesa. In Calabria questi si pose a capo di una congiura per abbattere il dominio spagnolo e realizzare il suo ideale di società che però fallì. Infine Paolo Sarpi discusse dei rapporti tra Chiesa e Stato in seguito ad uno scontro fra la Santa Sede e la Repubblica di Venezia riguardo all’arresto da parte del governo veneziano di due preti, non consentito dal principio valido secondo cui la Chiesa godeva di autonomia giuridica rispetto allo Stato.  Il concilio di Trento Il diffondersi della Riforma protestante in Germania suggeriva l'idea di un Concilio universale della Chiesa che tentasse una mediazione con le spinte innovatrici dei Luterani e già l'imperatore Carlo V aveva fatto pressioni su papa Clemente VII per una sua convocazione, che però fu rimandata per anni sino al 1545, quando il Concilio fu ufficialmente indetto da Paolo III Farnese a Trento, città appartenente all'Impero. I lavori proseguirono tra sospensioni e riprese sino al 1563 e le decisioni assunte dall'assise fissarono i criteri della Controriforma, vale a dire la "strategia" culturale e religiosa della Chiesa di Roma per arginare la Riforma che ormai dilagava in buona parte dell'Europa del Nord. In campo strettamente dottrinale il Concilio ribadì i punti messi in discussione da Lutero, ovvero il dogma del peccato originale e il principio della giustificazione per la fede e per le opere, mentre vennero fissate nuove norme per la nomina di vescovi e cardinali e fu condannato il nepotismo, aspetto delicato della corruzione ecclesiastica. La realizzazione di tali principi fu affidata a nuovi ordini religiosi e in particolare alla Compagnia di Gesù (i Gesuiti), fondata nel 1534 da Ignazio di Loyola e in seguito confermata da Paolo III, che fu il "braccio" del Papato nella lotta all'eresia e nella diffusione dell'ortodossia cattolica; molto importanti divennero i collegi gesuitici, scuole destinate alla formazione dei membri dell'Ordine e poi della classe dirigente laica che si diffusero presto in tutta l'Europa cattolica, mezzo potente per l'indottrinamento e la difesa del modello culturale della Chiesa.  L’affermazione dell’assolutismo papale Pio IV, negli ultimi anni del suo pontificato, si mobilitò perché i canoni disciplinari e teologici approvati a Trento fossero messi in pratica. Per questo motivo, già nel 1564 creò una Congregazione del concilio perché sorvegliasse l'attuazione delle disposizioni conciliari e, il 13 novembre 1565, la pubblicazione 67 ebbero grande importanza storica, come anticipazione delle moderne concezioni della libertà religiosa, nonché di taluni atteggiamenti, che portarono nel Settecento al deismo degli Illuministi. Respinte a lungo in Europa tanto dai cattolici come dai protestanti, esse trovarono infine la propria attuazione più completa nella Costituzione Americana del secolo XVIII.  Il disciplinamento della società Nata nel 1603 per iniziativa del giovane principe Federico Cesi l'Accademia de' Lincei iniziò a funzionare soltanto nel 1609, quando il Cesi divenne proprietario dei beni paterna in seguito alla morte del genitore. La fortuna dei Lincei fu però data dall'adesione di Galileo nel 1610, determinando fra di essi un vero e proprio sodalizio scientifico: se Galileo, famoso per il fresco di stampa Sidereus Nuncius, diede prestigio all'Accademia con la sua adesione, dall'altra i Lincei, molto sensibili alla divulgazione della “nova scienza”, spinsero Galileo ad adottare il dialogo come genere letterario adatto per tale scopo. La Chiesa, nella figura del cardinal Bellarmino, si oppose alla rinascita del copernicanesimo nella sua veste galileiana, in quanto non conciliante con alcuni passi delle Scritture, quali Giosuè 10, 12-13. Il Cardinale cercò di convincere Galileo a desistere, dopo la sentenza del Sant'Uffizio del 1616, a non difendere una tesi "plausibile" solo come formulazione matematica privata, ma non concepibile nella sua accettazione pratica. 15. L’età di Filippo II  Conseguenze politiche della Controriforma - La Pace di Augusta fu firmata il 25 settembre 1555 e portò al punto di svolta tra l'età tumultuosa della Riforma protestante nelle terre tedesche e la successiva epoca della formazione confessionale e della negoziazione tra mondo cattolico e mondo luterano. Questa pace religiosa rese possibile il restauro politico, accettando ciò che era stato precedentemente considerato come una cosa impossibile, ossia la coesistenza di due religioni diverse. Ma, in realtà, decretò la tolleranza solo a coloro che avevano aderito alla Confessione di Augusta (del 1530), la prima dichiarazione ufficiale dei principi del luteranesimo. Ufficialmente, l'Impero rimase una comunità politica cattolica in comunione con Roma. La pace verrà poi rotta nei primi anni del XVII secolo, e successivamente restaurata con la pace di Vestfalia nel 1648. - Il documento della pace di Augusta presentava, però, alcuni problemi e conseguenze significative. Prima tra tutte, mentre permetteva la pratica del protestantesimo, non accettava nessuna delle altre confessioni, come ad esempio il calvinismo che andava diffondendosi rapidamente in molte aree della Germania. - Queste minoranze non ebbero nessun riconoscimento e ciò sarà all'origine della guerra dei Trent'anni, fino al raggiungimento della pace di Vestfalia nel 1648. Il principio del riservato ecclesiastico fu, inoltre, una delle principali cause della guerra di Colonia (1583-1588), uno scontro che mise alla prova le decisioni religiose prese nella pace di Augusta, che aveva permesso di sedare le prime guerre tra cattolici e protestanti nell'Impero.  La Chiesa anglicana assume un’impronta protestante - Clemente VII non autorizzò l’annullamento del matrimonio. La stessa regina Caterina fece appello al nipote, Carlo V, per ottenere sostegno. Il cardinale Wolsey, non ottenendo quanto richiesto, cadde in disgrazia presso il re e rischiò il processo, ma morì prima che questo venisse celebrato, nel 1530. 70 - La carica di Lord Cancelliere passò all'intellettuale e umanista Tommaso Moro, mentre Thomas Cranmer divenne Arcivescovo di Canterbury. Il 25 gennaio 1533 si celebrarono le nozze di Enrico e Anna Bolena. Tommaso Moro non approvò l'annullamento del matrimonio tra Enrico e Caterina e non partecipò alla cerimonia di incoronazione di Anna, tuttavia scrisse a Enrico che riconosceva Anna come sua regina. In seguito la principessa Maria venne dichiarata illegittima e nuovo erede al trono designato diventò la figlia della regina Anna, la principessa Elisabetta. Caterina perse il titolo di regina e morì, con ogni probabilità di cancro, nel gennaio 1536. - Papa Clemente rispose con la scomunica di Enrico, emessa nel mese di luglio del 1533. - Tommaso Moro, nel frattempo, si dimise dall'incarico di governo, sostituito da Thomas Cromwell, che divenne il nuovo Lord Cancelliere. - Il Parlamento approvò gli atti che sancirono la frattura con Roma nella primavera del 1534. In particolare l'Act of Supremacy (Legge di Supremazia) stabilì che il re è «...l'unico Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra» e il Treasons Act (Legge sui Tradimenti) del 1534 rese alto tradimento, punibile con la morte, il rifiuto di riconoscere il Re come tale. Al papa vennero negate le fonti di finanziamento come l'obolo di San Pietro. - Cromwell, spinto e sostenuto dal sovrano, fece approvare dal parlamento, nel 1536, una legge che espropriò i possedimenti dei monasteri minori: questa azione portò nelle casse dello stato, nel giro di alcuni anni, ingenti quantità di denaro, ma ancora — formalmente — Enrico era un re cattolico. Solo in seguito, sotto l'influenza di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury e di Edward Seymour, primo duca di Somerset e conte di Hertford, l'anglicanesimo di Enrico VIII prese un indirizzo protestante.  La fine della lotta per la supremazia in Europa - In Inghilterra dopo Enrico VIII 1. Maria (1553-58), figlia di Caterina d’Aragona, cattolica e moglie di Filippo II. Tentativo di riportare il cattolicesimo; 2. Elisabetta I (1553- 1603) figlia di Anna Bolena. Buoni rapporti con il Parlamento ma accentramento dei poteri sovrani e ruolo propulsivo del Consigli privato della Corona (guidato da William Cecil). Ridefinizione della Chiesa Anglicana sotto i principi calvinisti. Opposizione cattolica, ma anche dei puritani (calvinisti intransigenti). Rilancio economico-finanziario; oculata politica fiscale, avvio dei commerci, della politica coloniale, della guerra di corsa. Crescita demografica e della ricchezza dei “ceti medi”. Compagnie commerciali. Scontro con la Spagna acuito dopo la condanna a morte di Maria Stuart e l’appoggio inglese alla Rivolta dei Paesi Bassi: Invincibile armata 1588 e vittoria inglese. Conseguenze. - In Francia dopo Francesco I 1559 con la pace di Cambrai la Francia abbandona le sue pretese sull’Italia e con quella di Cateau-Cambrésis nel 1559 si concludevano le guerre tra Asburgo e Valois. Egemonia Asburgica. Guerra costosa e che indebolisce la monarchia francese. A questo si aggiunge la questione religiosa e la diffusione in Francia del Calvinismo (Ugonotti). La guerra di religione in Francia si lega alla crisi del potere monarchico a seguito della morte di Enrico II (1547-59) e al succedersi di due fanciulli Francesco II e Carlo IX (1560-74) che indebolirono la monarchia consegnandola nelle mani di reggenti e regine (Caterina de’ Medici). - In Spagna dopo Carlo V Al figlio Filippo II va la corona di Spagna e i suoi possedimenti in Europa e in America, più i Paesi Bassi e la Franca Contea. Centro del Regno la Castiglia. Corte stanziale a Valladolid. Potenzia la nobiltà castigliana. Imporre l’ortodossia cattolica. Rafforzamento dell’Inquisizione. Accentramento dei poteri. Si estende e perfeziona il sistema dei consigli. 1559 pace di Cateau- Cambrésis ed indiscussa egemonia 71 spagnola sull’Italia. 1580 annessione del Portogallo. Si rispettano gli ordinamenti locali dei vari domini, dove sono inviati Viceré o Governatori. - In Germanico dopo Carlo V 1555 diventa imperatore Ferdinando I, fratello di Carlo ed eredita gli stati asburgici delle corone di Boemia e d’Ungheria. Alla sua morte il potere passa nelle mani del figlio Massimiliano II (1564-76) e quindi a Rodolfo II (1576-1612). Inizialmente si mantiene l’equilibrio religioso della Pace di Augusta. Tolleranza religiosa anche all’interno degli stati asburgici 1609: “lettera di maestà” con la quale si riconosceva libertà di coscienza a tutti i sudditi boemi, ai nobili e alle città appartenenti alla corona. Diffusione anche del calvinismo. Ma: ripresa del cattolicesimo ad opera soprattutto dei gesuiti.  Il re prudente - Nel 1550, l'imperatore consegnò ufficialmente al figlio Filippo II la reggenza dei domini spagnoli dai quali dipendevano i domini dell'Italia meridionale e le colonie. Nel 1551, per risolvere gli screzi con il fratello Ferdinando, l'imperatore fu costretto a un compromesso: Ferdinando sarebbe divenuto imperatore, re di Germania e re d'Italia, ma dopo la sua morte, Filippo avrebbe ottenuto i titoli concedendo al figlio di Ferdinando, Massimiliano, la corona di re dei Romani e l'incarico di governatore della Germania. - La successione nei Paesi Bassi fu, invece, meno traumatica dal momento che già nel 1549, Carlo V, con una Prammatica Sanzione, istituì il titolo di "Signore dei Paesi Bassi" per indicare l'unificazione sotto un unico governo delle diciassette province preesistenti e impose che alla sua morte tale titolo sarebbe passato al figlio. Nel 1553, Carlo V cedette al figlio la corona dei Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna. Il 22 ottobre del 1555, Carlo V abdicò a Bruxelles e consegnò al figlio il titolo di Gran maestro del Toson d'oro. - Dopo aver vissuto, nei primi anni del suo regno, nei Paesi Bassi Filippo II decise di tornare in Spagna stabilendo la capitale del proprio impero presso la città di Madrid, al centro dell'altopiano della Castiglia. - Dopo la morte della sua prima moglie, Maria Emanuela d'Aviz, Filippo, su consiglio del padre, decise di risposarsi con la trentasettenne Maria I d'Inghilterra. Il matrimonio fu celebrato il 25 luglio del 1554 nella Cattedrale di Winchester e il fatto che avvenne appena due giorni dopo il loro primo incontro fece pensare sin dall'inizio a un matrimonio dinastico.  L’acquisizione della corona portoghese - Nel 1578 il giovane re Sebastiano I del Portogallo morì nella Battaglia di Alcazarquivir non lasciando alcun erede; gli succedette lo zio, ultimo membro legittimo della casata di Aviz, Enrico I che morì due anni dopo. - Furono tre le rivendicazioni più forti verso il trono del Portogallo: quella dei duchi di Bragança, Caterina e Giovanni I, quella di Filippo II di Spagna e quella di Antonio I del Portogallo, priore di Crato. Antonio I ruppe gli indugi e, invocando il sentimento anti- spagnolo assai diffuso presso la popolazione, riuscì a farsi proclamare re del Portogallo, spingendo i membri del Consiglio di reggenza a fuggire in Spagna e a proclamare sovrano Filippo II. - Nella Battaglia di Alcântara l'esercito spagnolo disfece le milizie portoghesi di Antonio, che fuggì nelle Azzorre. Filippo II poté facilmente occupare Lisbona, incamerando i cospicui beni della corona portoghese, e il resto dello Stato, comprese le colonie del Brasile, delle Indie Orientali e le basi commerciali in Africa e Asia. L'anno seguente Filippo II fu riconosciuto legittimo sovrano dalle cortes portoghesi riunite a Tomar, dietro però la 72 Duca d'Alba il quale convocò il Consiglio dei torbidi facendo condannare a morte migliaia di persone. La rivolta, tuttavia, continuò e nel 1572 Guglielmo I di Nassau ormai controllava due province: Olanda e Zelanda da cui poteva agevolmente invadere le altre o ingaggiare una guerriglia senza quartiere per mare e terra. - Il feroce sacco di Anversa, in cui i soldati ammutinati distrussero oltre 1 000 edifici e uccisero oltre 8 000 persone, riconciliò calvinisti e cattolici nella Pacificazione di Gand suscitando feroci rivolte al grido di "morte agli spagnoli". - Solo con la nomina, nel 1578, di Alessandro Farnese quale Governatore dei Paesi Bassi spagnoli, la situazione migliorò poiché egli, sfruttando le differenze religiose, culturali e linguistiche tra le province settentrionali e meridionali, aizzando i nobili locali uno contro l'altro, riconquistò le province meridionali. Nonostante i successi, Alessandro Farnese non riuscì a riconquistare i territori settentrionali che ben presto diedero vita prima all'Unione di Utrecht e poi, nonostante l'assassinio di Guglielmo I di Nassau, uno stato autonomo: la Repubblica delle Sette Province Unite.  Le guerre di religione in Francia - Dopo la morte di Enrico II e di Francesco II, salì al trono Carlo IX nel 1560. Caterina de' Medici e il cancelliere Michel de l'Hopital sono da classificare nel campo dei "post-evangelici", che raggruppa allo stesso modo abati, vescovi, pastori ed esponenti del parlamento. I post- evangelici concordavano su alcuni punti con i calvinisti dal punto di vista teologico. - L'emergere di Caterina de'Medici e di Michel de l'Hopital sulla scena politica fece sì che vi fosse una progressiva riduzione della pressione sui riformati. Il 17 gennaio 1562 Caterina de'Medici promulgò l'editto di Saint-Germain, che costituì una vera rivoluzione poiché rimise in causa il legame sacro tra l'unità religiosa e la continuità dell'organizzazione politica. Con l'editto di gennaio venne autorizzata infatti la libertà di coscienza e di culto per i protestanti, a condizione che questi restituissero tutti i luoghi di culto di cui si erano appropriati. - La prima guerra di religione cominciò nel 1562 con la strage di Wassy, ad opera dei Guisa. La morte e l'imprigionamento dei principali capi della guerra permisero a Caterina di riportare la pace nel regno. Prendendo le distanze dai Guisa, la regina fiorentina accordò infine agli ugonotti la pace di Amboise nel marzo del 1563. L'editto prevedeva già una certa libertà di culto nelle case signorili e nelle città. Nell'agosto 1563 Carlo IX divenne maggiorenne. Caterina abbandonò la reggenza, ma Carlo IX le riconfermò immediatamente tutti i poteri già posseduti. - Nel 1567 i conflitti ripresero. Fu la volta della "sorpresa di Meaux": Carlo IX e Caterina si rifugiarono a Parigi. La popolarità della regina madre diminuiva sempre più nell'opinione pubblica. La situazione peggiorava continuamente e la politica di tolleranza pare non funzionasse più. Caterina si spostò nuovamente dalla parte dei cattolici e congedò Michel de l'Hôspital nel maggio del 1568. Battaglie terribili si verificarono, che portarono il paese alla rovina. Nel 1570 Caterina spinse i protestanti ad accettare il trattato di Saint Germain. - La notte di San Bartolomeo Tuttavia Caterina tornò a preoccuparsi presto della crescente importanza del partito ugonotto e dell'influenza che aveva sul re l'ammiraglio di Coligny. Questo vecchio capo della Riforma riuniva a sé i rancori di una nobiltà turbolenta. Caterina tentò un'ultima conciliazione tra i due partiti, organizzando il matrimonio di sua figlia Margherita con il principe di Borbone Enrico III di Navarra, erede dei possedimenti borbonici e di quelli navarresi. Ma davanti all'intransigenza di entrambi gli schieramenti, acconsentì a far abbattere i principali capi ugonotti arrivati a Parigi per le nozze. Il massacro, detto della notte di San Bartolomeo, ebbe inizio nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572. Delle 75 ipotesi contraddittorie si affrontano ancora oggigiorno sulla responsabilità di questo massacro degli ugonotti presenti a Parigi. Una di queste attribuisce la colpa a Caterina, ma altre insistono sulla volontà ancora latente del giovane re di discostarsi dall'influenza della madre e della sua politica di tolleranza. Questo massacro, che fece diverse migliaia di vittime a Parigi e in provincia, peserà tremendamente sulla popolarità di Caterina nel pensiero dei protestanti e nella storia.  La fine delle guerre di religione in Francia - Con la morte di Enrico di Guisa, ucciso assieme ad altri Guisa per ordine del monarca Enrico III, timoroso del loro potere crescente, le sorti del conflitto si ribaltarono. Quando, però, Enrico III, ultimo membro del ramo dei Valois-Angoulême, morì assassinato da un giovane domenicano, Jacques Clement, senza lasciare un erede diretto, per individuare il legittimo pretendente alla corona di Francia secondo la legge salica si dovette risalire a Luigi IX, il Santo. - Attraverso il figlio cadetto di quest'ultimo, Roberto di Clermont, si discese fino a Enrico III di Navarra che, divenendo re di Francia, assunse il nome Enrico IV. Egli fu il primo re francese della dinastia borbonica. Enrico, che era ugonotto, si convertì al cattolicesimo il 25 luglio 1593, nella basilica di Saint-Denis, per poter spezzare definitivamente l'unità della Lega, ancora tenace nell'opporglisi alla ricerca di candidati alternativi. In quell'occasione si dice abbia pronunciato la frase: - Tuttavia, secondo alcuni autori, e soprattutto per i detrattori di Enrico, l'abiura del calvinismo e la conversione al cattolicesimo non erano sinceri[10]. Il 27 febbraio 1594 venne consacrato re ufficialmente a Chartres, entrando a Parigi, schierata con i Guisa e per questo più volte assediata, un mese dopo. - Egli pose fine alle guerre di religione, iniziate diversi anni prima (1562) tra cattolici e ugonotti, nell'aprile 1598, emettendo il cosiddetto editto di Nantes, primo esempio su vasta scala di norma di tolleranza religiosa con il quale, a certe condizioni e con certi limiti anche territoriali, veniva concessa la libertà di culto in tutto il territorio francese.  L’invincibile armata - I presupposti Filippo II voleva rivendicare a sé il trono inglese sia per motivi di origine dinastica (per quanto deboli), sia perché era stato principe consorte della regina Maria I d'Inghilterra. - L'attacco all'Inghilterra Nel 28 maggio del 1588 la flotta riuscì a salpare e il 29 luglio l'Armada, comandata dal duca di Medina Sidonia , fece il suo ingresso nella Manica. Il primo attacco inglese contro l'Invincibile Armata avvenne il 30 luglio mentre le navi spagnole passavano davanti a Devon. Comandanti inglesi Lord Howard di Effingham, Sir Francis Drake, Sir John Hawkins (che come Drake aveva messo le sue attività corsare al servizio della corona). Le schermaglie fra le due flotte continuarono fino al 2 agosto, giorno in cui l'Armada cercò di distruggere con un contrattacco improvviso l'avanguardia inglese comandata da Martin Frobisher che, grazie alla marea e ai venti a lui favorevoli, riuscì a salvarsi. La battaglia che ne seguì, nota come Battaglia di Gravelinga, si combatté a distanza ravvicinata e fu disastrosa per gli spagnoli che persero tre galeoni e furono costretti a ritirarsi nella Manica. - Il fallimento Grazie a questo importantissimo successo, l'Inghilterra della regina eretica e anti-spagnola Elisabetta I affermò il proprio dominio sui mari del nord e inflisse una battuta d'arresto al tentativo spagnolo di egemonia sullo scacchiere europeo. 76 16. La guerra dei Trent’anni  Le premesse Le cause della guerra furono varie, anche se la principale fu rappresentata dall'opposizione religiosa e politica tra cattolici e protestanti. La pace di Augusta, firmata dall'imperatore Carlo V d'Asburgo nel 1555, aveva confermato gli indirizzi della Dieta di Spira del 1526, ponendo fine agli scontri fra cattolici e luterani. In essa si stabiliva che: 1. i governanti dei 251 stati tedeschi potevano scegliere la religione (il luteranesimo o il cattolicesimo) dei loro regni secondo coscienza, e i loro sudditi erano costretti a seguire la fede scelta (il principio del cuius regio, eius religio); 2. i luterani che vivevano in un principato vescovile (uno stato governato da un vescovo cattolico) avrebbero potuto continuare a praticare la loro fede; 3. i luterani potevano mantenere il territorio che avevano conquistato dalla Chiesa cattolica durante la Pace di Passavia nel 1552; 4. i principi vescovi che si erano convertiti al luteranesimo erano tenuti a rinunciare ai loro territori (il principio chiamato reservatum ecclesiasticum). A queste considerazioni di ordine religioso si aggiunsero tendenze egemoniche o d'indipendenza di vari stati europei, rivalità commerciali, ambizioni personali e gelosie familiari. La Spagna era interessata a esercitare una decisiva influenza sul Sacro Romano Impero per garantirsi la possibilità di affrontare la guerra con gli olandesi che durava ormai da molti anni, e che sarebbe ripresa apertamente nel 1621, allo scadere cioè della tregua dei dodici anni. In particolare, i governanti delle nazioni confinanti del Sacro Romano Impero contribuirono allo scoppio della Guerra dei Trent'anni per i seguenti motivi: 1. La Spagna era interessata a mantenere il controllo sugli Stati tedeschi facenti parte del cosiddetto cammino spagnolo, che collegava i Paesi Bassi spagnoli, nella parte occidentale dell'Impero, ai possedimenti italiani. Nel 1566, gli olandesi si ribellarono contro la dominazione spagnola, portando a una lunga guerra di indipendenza che si concluse con una tregua solo nel 1609. 2. La Francia si trovava quasi circondata dal territorio controllato dai due Asburgo - la Spagna e il Sacro Romano Impero - e sentendosi minacciata, era ansiosa di esercitare il suo potere contro gli Stati tedeschi più deboli. Questa preoccupazione dinastica superò gli interessi religiosi e portò la Francia cattolica a schierarsi sul fronte protestante della guerra. 3. Svezia e Danimarca erano interessate ad acquisire il controllo degli Stati tedeschi del nord che si affacciano sul Mar Baltico. La Defenestrazione di Praga La scintilla che fece scatenare il conflitto si ebbe nel 1617, quando l'imperatore del Sacro Romano Impero Mattia d'Asburgo, sposato con la cugina Anna ma privo di eredi, abdicò al trono di Boemia in favore del principe ereditario di Boemia - territorio prevalentemente protestante (soprattutto ussita) - il parente maschio più prossimo, ovvero il cugino cattolico (e allievo dei gesuiti) Ferdinando II d'Asburgo, che il re di Spagna Filippo III, con il trattato di Oñate, si affrettò a riconoscere in cambio di concessioni territoriali in Italia e Alsazia. Ferdinando II, all'inizio dell'anno successivo, vietò la costruzione di alcune chiese protestanti e ritirò la Lettera di maestà, che concedeva ai boemi libertà di culto, provocando una violenta ribellione culminante, il 23 maggio 1618, nel celebre episodio della Defenestrazione di Praga: due luogotenenti dell'imperatore, oltre al segretario del Consiglio reale, furono scaraventati giù dalle finestre del palazzo reale; i tre, seppur feriti, 77 instaurare a forza, portò a una ribellione generale dei Paesi Bassi, che si rivoltarono contro il governo spagnolo negli anni '70 del XVI secolo. - Le sette province del Nord, guidate da Olanda e Zelanda, si costituirono in province indipendenti con il nome di Repubblica delle Sette Province Unite dopo il 1581, mentre i Paesi Bassi del Sud vennero riconquistati dal generale Alessandro Farnese, per lungo tempo al servizio della Spagna come comandante dell'Armata delle Fiandre e in seguito duca di Parma e Piacenza. - Dopo che Filippo II diede in moglie sua figlia Isabella all'arciduca Alberto d'Austria, nominandolo governatore generale a Bruxelles, ebbe luogo il cosiddetto "governo degli arciduchi"[1]; i Paesi Bassi del Sud passarono definitivamente all'Austria (sempre un possedimento degli Asburgo) a seguito della guerra di successione spagnola all'inizio del XVIII secolo. Sotto il governo austriaco, le province difesero i loro antichi privilegi, opponendosi all'imperatore riformatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena come avevano fatto con Filippo II di Spagna quasi due secoli prima, e portando a un'ulteriore ribellione negli anni 1789-1790.  Le Province unite - Nel XV secolo l'area dei Paesi Bassi (termine con cui all'epoca si indicavano anche il Belgio e il Lussemburgo) consisteva di vari ducati, contee e vescovati indipendenti, spesso (ma non sempre) facenti formalmente parte del Sacro Romano Impero. Nel 1477 tutti questi piccoli Stati (noti come le Diciassette province) finirono nelle mani dell'imperatore Massimiliano I, della famiglia degli Asburgo, attraverso il matrimonio con Maria di Borgogna, figlia di Carlo il Temerario. Nel 1556 passarono dai domini imperiali a quelli spagnoli, data l'abdicazione di Carlo V (1556) che li lasciò in eredità al figlio Filippo II, re di Spagna. - Per reprimere una serie di ribellioni scoppiate nel 1566, il re di Spagna Filippo II inviò nei Paesi Bassi Fernando Álvarez de Toledo, terzo duca d'Alba, il quale instaurò un regime di terrore attraverso l'istituzione di un organo di giustizia speciale chiamato Consiglio dei torbidi, con il quale processò e condannò per tradimento almeno ottomila persone. Dopo aver sconfitto le truppe di Guglielmo I d'Orange, riuscì a porre sotto controllo le province meridionali. La ribellione continuò comunque nelle province del Nord. La guerra cambiò fisionomia quando una flotta di ribelli calvinisti, chiamati Watergeuzen (mendicanti del mare), assalì e conquistò la città di Brielle. - Gli sforzi centralizzatori di Filippo II (che miravano ad eliminare le tradizionali autonomie delle varie città), uniti alla forte tassazione e al suo appoggio alla persecuzione dei protestanti da parte della Chiesa cattolica portarono nel 1568 ad una rivolta, che fu l'inizio della cosiddetta Guerra degli ottant'anni. Alle angherie di Filippo II rispose l'unione delle Province settentrionali e meridionali dei Paesi Bassi con la Pacificazione di Gand (o Unione di Gand). - A seguito del reciproco divieto di professare le rispettive religioni l'Unione di Gand si scisse in due altre Unioni: quella di Utrecht a Nord e quella di Arras a Sud. Le due Unioni non combattevano lo stesso nemico, almeno ufficialmente, in quanto le province del sud restavano formalmente fedeli a Filippo II. Inizialmente le Province Unite, guidate da Guglielmo I di Orange cercarono di scegliersi un sovrano, ma due esperimenti falliti con il duca Francesco d'Angiò (1581-1583) e con il conte di Leicester (1585) convinsero le Province a diventare ufficialmente una Repubblica (1588), per quanto la famiglia degli Orange-Nassau vi giocasse un ruolo preminente. 80 - L'indipendenza delle Province Unite fu riconosciuta dalla Spagna, de facto, con la tregua di Anversa del 1609 con cui cessava lo stato di guerra fra Spagna e Province Unite, ma la prima non riconosceva ancora, formalmente, l'indipendenza delle seconde. - Il primo vero riconoscimento ufficiale della indipendenza delle Province Unite avvenne solo con la Pace di Vestfalia del 1648. Si trattava di una doppia indipendenza: da un lato la Spagna rinunciava definitivamente alle proprie pretese su quei territori; dall'altro le Province Unite ottenevano anche di non far più parte del Sacro Romano Impero.  La Polonia - Durante la Confederazione Polacco-Lituana, nel XVI secolo, la Polonia divenne una monarchia elettiva, nella quale il re era eletto dalla nobiltà ereditaria. Questo re avrebbe avuto le funzioni del monarca fino alla morte, a seguito della quale si sarebbe tenuta un'altra elezione. - Nel 1572 il re polacco Sigismondo II morì senza eredi; all'epoca la Polonia non aveva regole per la scelta del futuro re, se succedeva che un monarca morisse senza lasciare eredi. Ci volle un lungo periodo per decidere come eleggere il nuovo sovrano: finalmente, dopo un lungo dibattito, si decise di lasciare che fosse l'intera nobiltà polacca a decidere chi sarebbe stato il nuovo re. Tutti i nobili dovevano riunirsi presso Varsavia e votare in "libere elezioni". Non si tenevano comunque elezioni ogni due o quattro anni come nelle nazioni odierne; ma si votava invece solo dopo la morte di ogni sovrano. - Le prime elezioni polacche si tennero nel 1573. C'erano quattro possibili candidati alla carica di sovrano, ed erano Enrico di Valois (Henryk Walezy), fratello di Carlo IX di Francia, lo zar russo Ivan IV "il Terribile", l'Arciduca Ernesto d'Austria, della dinastia Asburgo, e il re di Svezia Giovanni Vasa III. Enrico di Valois fu il vincitore, eletto da un'assemblea molto disordinata; la ragione di questo disordine era nel fatto che un gran numero di persone erano giunte per eleggere il nuovo re. Solo dopo quattro mesi di regno, però, Enrico venne a conoscenza della morte del fratello, quindi tornò in Francia per essere incoronato come Enrico III. Questa notizia sorprese tutta la nazione, in quanto la Polonia aveva un'economia migliore di quella francese all'epoca. - Dal 1569 la Confederazione Polacco-Lituana affrontò una serie di invasioni tartare, il cui scopo era quello di catturare schiavi. Le aree di confine a sud-est furono in uno stato di belligeranza semicontinua fino al XVIII secolo. Alcuni ricercatori hanno stimato che nel complesso, durante il periodo del Khanato di Crimea furono catturati più di tre milioni di persone, principalmente ucraini, ma anche russi, bielorussi e polacchi. - Nel 1593, 1626, 1637-1638 e 1648-1654 si verificarono diverse rivolte cosacche. L'ultima, condotta da Bohdan Chmel'nyc'kij durò circa sei anni. In seguito alle richieste degli ucraini, l'Ucraina fu posta sotto la protezione della Russia; l'accordo fu stipulato nel gennaio del 1654 con il Trattato di Perejaslav. Questa rottura portò a una nuova guerra russo-polacca che durò dal 1654 al 1667; alla fine del conflitto, le parti siglarono un accordo nel villaggio di Andrusovo (presso Smolensk), secondo il quale l'Ucraina orientale apparteneva ora alla Russia (con un alto grado di autonomia interna ed un esercito proprio).  Una potenza emergente: la Svezia Per circa due secoli la Svezia condusse una politica espansionistica e divenne una grande potenza, dominatrice indiscussa del Baltico e con un ruolo determinante nella guerra dei Trent’anni. Nella seconda metà del 1600 la grande potenza svedese dominava su territori di estensione doppia rispetto agli attuali, grazie alle conquiste avvenute sotto la regina Cristina di Svezia, Karl X Gustav e Karl XI. 81 L’avventurosa politica di Karl XII, però, le cui mire espansionistiche si rivelarono disastrose, costrinse la Svezia a rinunciare a larga parte dei territori.  Gli Asburgo di Austria - Dopo la morte di Carlo V nel 1558, il titolo imperiale passò a Ferdinando I. Il titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero, acquisito nel 1558 da Ferdinando I, rimase al ramo austriaco della famiglia, che data la sua potenza e influenza sui principi tedeschi, riuscì a tenerlo fino alla morte di Carlo VI, ultimo maschio della famiglia. Dopo la perdita del titolo imperiale, Francesco Stefano di Lorena, lo riprese; da lui passò ai figli maschi della dinastia austriaca degli Asburgo-Lorena. - Gli Asburgo d'Austria furono costretti anche ad affrontare le invasioni dei turchi, che stavano mettendo in ginocchio i Balcani, i quali avevano invaso l'Ungheria (della quale Ferdinando era l'erede); questi, nel giro di un decennio si trovavano alle porte di Vienna (assediata per la prima volta dai turchi nel 1529). Dal XVI secolo in poi, quasi tutti i membri della famiglia, si ritrovarono a combattere i turchi. A Ferdinando I succedettero Massimiliano II e Rodolfo II; quest'ultimo spostò la corte reale e il centro del potere da Vienna a Praga. Succedette a Rodolfo II Mattia, che già prima della morte di questi, lo aveva sconfitto e gli aveva tolto il potere, lasciandogli molto formalmente il titolo imperiale. Dopo la nomina ad imperatore, Mattia tentò di togliere quei privilegi che un decennio prima, Rodolfo aveva concesso ai nobili boemi; ma la reazione fu lo scoppio della guerra dei Trent'anni, conseguenza della defenestrazione di Praga. La guerra dei Trent'anni fu combattuta su più fronti e a più riprese da Austria, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Danimarca, Svezia, Polonia e dai vari stati tedeschi cattolici e protestanti. Questa guerra religiosa, fu un pretesto per gli Asburgo, di dominare l'Europa; ma i piani asburgici fallirono dopo una serie di sconfitte contro i paesi protestanti, che terminarono con la Pace di Westfalia del 1648. La perdita della guerra segnò l'inizio del declino asburgico.  La guerra dei trent’anni: la prima fase (boemo palatina 1618–1625) - Dalla capitale Praga la ribellione contro l'opprimente potere cattolico asburgico si estese ben presto a tutti i territori della Corona di Boemia, infiammando la Slesia, l'Alta e Bassa Lusazia e la Moravia. Il primo atto di guerra vera e propria si ebbe tra il settembre e il novembre del 1618, quando la città di Plzeň, roccaforte dei cattolici boemi e ancora fedele agli Asburgo, fu assediata dalle truppe boemo-palatine del generale Ernst von Mansfeld. Questa prima vittoria protestante, tuttavia, fu subito minacciata dall'invasione della Boemia da parte delle truppe imperiali e della Lega cattolica, che penetrarono nel Paese da più parti. - In seguito alla morte dell'imperatore Mattia, il 20 marzo 1619, sebbene Ferdinando fosse già stato incoronato Re di Boemia, la nobiltà si rifiutò di riconoscerlo, facendolo, anzi, dichiarare dagli Stati Generali boemi, nell'agosto del medesimo anno, decaduto. La personalità che raccoglieva tra i boemi maggiori consensi per divenire loro nuovo Re era il principe elettore di Sassonia Giovanni Giorgio, ma venne eletto Re Federico V, che fu incoronato ufficialmente il 4 novembre. - L'invasione della Boemia da parte degli Asburgo culminò l'8 novembre 1620 nella battaglia della Montagna Bianca, nei pressi di Praga. La definitiva vittoria imperiale costrinse Federico, chiamato spregiativamente il "Re d'Inverno", insieme alla moglie Elisabetta e a diversi luogotenenti dell'esercito, a trovare rifugio all'estero, dove cercò di conquistare il sostegno alla sua causa in Svezia, in Danimarca e nelle Province Unite. La Boemia venne annessa ai domini asburgici (resterà tale fino al 1918) e trasformata da monarchia elettiva in 82  La quarta fase (francese 1635–1648) L'ingerenza della cattolicissima Francia nel conflitto era di lunga durata: il cardinale de Richelieu, primo ministro di re Luigi XIII, appoggiando finanziariamente i principi protestanti, intendeva indebolire i potenti Asburgo, che controllavano la corona spagnola e quella imperiale e che possedevano direttamente molti territori nei Paesi Bassi e sul confine orientale francese. Con il trattato di Bärwalde del gennaio 1631, la Francia s'impegnava a sostenere l'intervento svedese di Gustavo Adolfo in terra tedesca con il versamento annuale di un milione di livre in cambio della promessa di mantenere militarmente occupati gli Asburgo in Germania e di non avviare trattative di pace con l'imperatore senza il consenso della Francia. Cambiò le sorti dello scontro.  La rivolta della Catalogna e la secessione del Portogallo Nel 1640 la Francia era in guerra contro la Spagna e, allo stesso tempo, doveva domare le ribellioni nobiliari. Le armate francesi erano impegnate, per combattere gli Asburgo, in tre diversi fronti. La Spagna, insieme al suo impero, era considerata la più grande potenza dell'epoca. Luigi XIII di Francia, accogliendo i suggerimenti del cardinale Richelieu, diede così sostegno alle pretese di Giovanni di Braganza. In questo modo la Francia e il Portogallo, avendo gli stessi interessi, conclusero un trattato di alleanza nel 1641. Successivamente, dopo aver firmato un trattato di pace con Madrid, il successore di Richelieu, il cardinale Mazarino abbandonò gli alleati portoghesi e catalani. Con il trattato dei Pirenei, la Francia acquisiva la Catalogna settentrionale; per contro veniva ancora riconosciuto Filippo d'Asburgo come legittimo re del Portogallo. Nonostante questa presa di posizione opportunistica da parte della Francia, le relazioni tra questa e il Portogallo si disgelarono solo sette anni dopo, perché re Alfonso VI sposò una principessa francese. Militarmente, la guerra di restaurazione portoghese consistette soprattutto di schermaglie di confine ed attacchi di cavalleria per saccheggiare le città di confine, oltre che a saltuarie invasioni. Ci furono soltanto cinque battaglie in ventotto anni di ostilità. La guerra di secessione portoghese si è sviluppata in tre fasi: 1. prima fase (1640-1646), dove la Spagna tentò, con scarsi risultati, di reprimere l'insurrezione. 2. seconda fase (1646-1660), caratterizzata da piccole incursioni, mentre la Spagna era concentrata in altri campi di battaglia; 3. terza fase (1660-1668), durante la quale Filippo d'Asburgo tentò una vittoria decisiva che avrebbe posto fine alle sue ostilità.  La pace di Vestfalia - Le trattative di pace, intavolate già nel 1643, si rivelarono molto complesse e laboriose per via della molteplicità degli interessi politici, economici e religiosi in gioco ed ebbero un risultato finale solo nel 1648, quando a Osnabrück il 15 maggio e a Münster il 24 ottobre furono firmati dalle 109 delegazioni coinvolte nelle negoziazioni i trattati gemelli radunati sotto il nome collettivo di pace di Vestfalia. - Determinante nella fine della guerra fu la volontà del cardinale Mazzarino: questi, infatti, dovendo affrontare internamente la Fronda, avviata dal Parlamento di Parigi il 10 luglio 1648 con la dichiarazione dei 27 articoli, che di fatto limitavano le prerogative del sovrano e trasformavano la Francia in una monarchia parlamentare, preferì chiudere un conflitto che aveva visto i Borbone trionfare sugli Asburgo, sebbene non definitivamente. La Spagna asburgica, infatti, non volendo riconoscere l'egemonia francese che si stava profilando in 85 Europa, continuò a lottare fino al totale esaurimento delle proprie forze, sancito dal trattato dei Pirenei (7 novembre 1659). - Ulteriori negoziati furono tenuti a Norimberga per risolvere la spinosa questione della smobilitazione e del pagamento delle truppe operanti in Germania; tali discussioni continuarono fino al 1651, e le ultime guarnigioni furono ritirate solamente nel 1654. 17. La prima rivoluzione inglese  L’avvento della dinastia Stuart - Maria fu processata il 15 ottobre 1586, con l'accusa di alto tradimento, da una corte di quaranta uomini, tra i quali vi erano anche dei cattolici. - Nel 1586 Giacomo VI ed Elisabetta I divennero alleati, grazie al Trattato di Berwick. Giacomo pensò di continuare ad appoggiare la regina nubile d'Inghilterra, dal momento che era un potenziale successore alla sua corona, in quanto discendente di Margherita Tudor. - Dopo la sua esecuzione, i sostenitori scozzesi di Maria divennero deboli e Giacomo poté agire in modo da ridurre l'influenza dei nobili cattolici in Scozia. Egli si rese ancora più gradito ai protestanti sposando Anna di Danimarca, una principessa di una nazione protestante, figlia di Federico II di Danimarca. Il matrimonio fu celebrato per procura nel 1589 e nel 1590 di persona, quando Giacomo visitò la Danimarca.  L’eredità elisabettiana Sotto Elisabetta I ricevettero un impulso le attività artigianali e manifatturiere, a cui dettero un prezioso apporto i profughi politici e religiosi provenienti dai Paesi Bassi e dalla Francia. In tal modo poterono essere create le basi per un'industria nazionale del vetro, della ceramica, della carta, della seta e poté essere potenziata l'esportazione dei manufatti di lana, che andava a sostituire quella di lana grezza; la borsa di Londra, istituita in questo periodo, divenne in brevissimo tempo la più importante al mondo. Durante il suo regno si vide rafforzare la potenza della flotta militare e mercantile del paese: grazie alla collaborazione di corsari come Sir Francis Drake, mappò la geografia delle colonie spagnole, oltre ad accumulare grosse ricchezze minando l'egemonia spagnola, poi superata (almeno nelle acque di casa) dopo la sconfitta dell'Invincibile Armata nel 1588, la guerra navale continuò però per molti anni, con alterne fortune e vide anche l'insediamento di una flottiglia spagnola in Bretagna (durante le guerre di religioni francesi). Inoltre venne fondata in suo onore una colonia in America del nord: la Virginia, appunto. Costituì infine la Compagnia Britannica delle Indie Orientali, oltre alla Anglo- Venetian company, alla compagnia della Moscovia e ad altre compagnie di commercio privilegiato verso buona parte dell'Europa e degli oceani (anche se molte di queste ebbero vita breve e fallirono).  La Chiesa anglicana La politica religiosa della regina Elisabetta I fu mirata al consolidamento dell'anglicanesimo e alla subordinazione della chiesa al potere monarchico. In questo ambito perciò rimise in vigore il Book of Common Prayer, testo di preghiera ufficiale, e fece ritradurre la Bibbia in modo più consono alla chiesa anglicana. Con l'Atto di uniformità del 1559 annullò il ritorno al cattolicesimo voluto da Maria Tudor e consolidò la Chiesa anglicana. Cercò di realizzare un compromesso religioso che mirasse soprattutto a rafforzare l'autorità dello Stato e contemporaneamente pose un freno alla insubordinazione sociale e politica dei puritani. Nel 1570 Elisabetta fu scomunicata da papa Pio V. Elisabetta instaurò un sistema definito episcopalismo, che prevedeva la formazione di diocesi nel territorio statale, di cui presero il comando vescovi con funzione 86 di controllo politico-religioso. Tale sistema destò varie reazioni: gli episcopalisti, che sostenevano apertamente il provvedimento, i presbiteriani che lo tolleravano ed i congregazionalisti che invece vi erano ostili. Tra i personaggi che costituirono una minaccia per Elisabetta I vi fu Maria Stuart, regina di Scozia, cattolica, che era stata costretta a fuggire in Inghilterra dalla rivolta dei calvinisti guidati da John Knox.  La società inglese Il regno di Elisabetta non solo segnò l'esordio dell'Inghilterra come grande potenza nella scena europea, ma fu caratterizzato da un grande sviluppo culturale e civile, che è passato alla storia come "età elisabettiana". Tale fioritura si estrinsecò in letteratura e principalmente nel teatro, soprattutto con William Shakespeare, Christopher Marlowe, Ben Jonson, John Webster e altri. Grande sviluppo ebbe (come già il regno di suo padre) un periodo autocratico e tendente all'assolutismo, criticato in molte opere dell'epoca sottotraccia per evitare condanne (si pensi al Riccardo II di Shakespeare), molti intellettuali apparvero collusi, o comunque compiacenti con la congiura del duca di Essex. Altri rimasero cattolici o partecipi del dissenso religioso radicale, creando due aree di opposizione alla corona, molto differenti ideologicamente-teologicamente ma ambedue perseguitate. Più dura fu la persecuzione verso il dissenso, religioso e politico, in Irlanda e in alcune contee dell'Inghilterra settentrionale, della Cornovaglia e del Galles. Solo l'Inghilterra sud-occidentale fu costantemente partigiano della regina, anche perché conobbe l'inizio dell'accumulazione di capitale con l'intensificarsi di commerci ed industrie.  La politica di Giacomo I - Uno dei primi atti di Giacomo fu quello di porre fine al coinvolgimento inglese nella guerra degli otto anni, con la firma del Trattato di Londra, nel 1604. Dovette inoltre quasi immediatamente confrontarsi con i conflitti religiosi dell'Inghilterra: dopo il suo arrivo, gli fu subito presentata una petizione che chiedeva la tolleranza per i puritani. - Il Parlamento entrò in uno stato di paranoia anticattolica dopo la fallita congiura e votò nuovi sussidi al re, che rimase però insoddisfatto dei suoi introiti. Giacomo impose tasse senza il consenso parlamentare, sebbene nessun monarca avesse preso una decisione così ardita dal tempo di Riccardo II. L'illegalità di un simile procedimento fu denunciata da un mercante, John Bates, ma la Corte dello Scacchiere sentenziò in favore del re. La decisione della corte fu denunciata dal Parlamento, i cui rapporti con il re si erano ulteriormente raffreddati a causa del rifiuto dell'assemblea di approvare il piano del re che prevedeva libero commercio tra Inghilterra e Scozia. - Lord Salisbury morì nel 1612; un altro dei suoi più stretti consiglieri, Robert Carr, I conte di Somerset, fu costretto ad abbandonare il suo ufficio in seguito a uno scandalo. Un nuovo Parlamento dovette essere eletto nel 1614 per imporre nuove tasse, che però questi si rifiutò di approvare. Incollerito, il re disciolse il Parlamento poco dopo averlo convocato, quando fu chiaro che non era possibile compiere progressi. Dopo lo scioglimento del Parlamento Giacomo governò senza il suo ausilio per sette anni. Di fronte alle difficoltà finanziarie causate dalla mancata approvazione di nuove tasse da parte del Parlamento, pensò di stringere un'utile alleanza con la Spagna, facendo sposare al figlio Carlo, Maria di Spagna, figlia del re Filippo III. La possibilità di un'alleanza con un regno cattolico non fu ben accolta dall'Inghilterra protestante: l'impopolarità di Giacomo fu ulteriormente aumentata dall'esecuzione di Walter Raleigh; anche in Scozia Giacomo era osteggiato per la sua insistenza riguardo all'approvazione dei cinque articoli di Perth, che erano considerati come un tentativo di introdurre pratiche cattoliche e anglicane nella Scozia presbiteriana. 87 regio c'era Rupert, nipote di Carlo, mentre il Lord Generale del Parlamento era il conte di Essex. La battaglia di Edgehill non ebbe vincitori - Dopo questo inconcludente scontro ebbero luogo una serie di battaglie a favore di Carlo: l'esercito regio vinse a Chalgrove Field (18 giugno 1643), a Lansdowne (5 luglio) e presso Roundway Down (13 luglio). - Il 2 luglio 1644 però, le sorti della guerra virarono a favore del Parlamento. Con la battaglia di Marston Moor, l'esercito parlamentare guidato dal colonnello di cavalleria Oliver Cromwell sbaragliò le truppe del re. Grazie alla vittoria, il Parlamento estese il suo controllo fino alla città di York. - Il 14 giugno 1645 ebbe luogo quella che è considerata una delle maggiori battaglie della guerra, la battaglia di Naseby: le truppe del re furono annientate. Carlo dovette fuggire e riparare a Oxford, che fu messa in stato d'assedio e conquistata, costringendo il re a un'altra fuga. - Il sovrano rinunciò a tutte le proposte del Parlamento e decise di allearsi nuovamente con gli scozzesi, promettendo in cambio di imporre come religione ufficiale in Inghilterra il presbiterianesimo per tre anni di prova.  La spaccatura del fronte rivoluzionario - Scoppiò così la Seconda guerra civile: diecimila soldati scozzesi penetrarono in territorio inglese guidati dal generale James Hamilton. Contemporaneamente all'invasione scozzese, le regioni di Kent, Essex e Cumberland si ribellarono al potere parlamentare. Poco dopo anche il Galles si rivoltò alle truppe del Parlamento. Gli scozzesi non seppero tuttavia approfittare di questi vantaggi e il 17 agosto 1648 si scontrarono con l'esercito parlamentare nella battaglia di Preston. Fu una disfatta totale: vennero catturati migliaia di scozzesi e fu preso anche il generale Hamilton, che venne trasferito a Londra e, dopo un processo sommario, fu condannato a morte con l'accusa di alto tradimento. Dopo la battaglia, tutte le città realiste si arresero, con l'eccezione di Colchester, che venne espugnata con la forza, poco tempo dopo. - La Corte ritenne Carlo I Stuart colpevole di alto tradimento nei confronti del popolo inglese e lo condannò alla pena capitale, siglata da cinquantanove commissari. Nei tre giorni che seguirono fu condotto prigioniero al Palazzo di St. James e in seguito nel Palazzo di Whitehall. Qui ebbe l'opportunità di vedere i due figli che erano rimasti in Inghilterra, la principessa Elisabetta e il duca di Gloucester, al quale ordinò di non accettare per nessun motivo di farsi incoronare re dopo la sua morte. - Dopo la morte di Carlo il potere passò definitivamente nelle mani del Parlamento Lungo e in seguito in quelle di Oliver Cromwell, che venne eletto Lord protettore. Solo nel 1660 il figlio maggiore di Carlo, Carlo II, riuscirà a tornare sul trono d'Inghilterra. - Molti atti politici di Cromwell dopo la presa del potere vennero descritti dai commentatori dell'epoca come "eccessivamente rigorosi, avventati e tirannici". Egli fu spesso spietato nel reprimere gli ammutinamenti che si verificarono nelle file dei suoi eserciti verso la fine della guerra.  La liquidazione del movimento livellatore - Cromwell dimostrò poca simpatia per i Livellatori (Levellers), un movimento egualitarista in senso politico, non economico, che aveva dato un grande contributo all'affermazione della causa parlamentare. Il programma politico dei Levellers era stato discusso vigorosamente in occasione dei cosiddetti Putney debates (Dibattiti di Putney), tenutisi fra le varie fazioni 90 appena prima della fuga del re. Cromwell non era pronto a gestire una vera e propria democrazia radicale, ma d'altra parte, come dimostrarono gli eventi successivi, non era nemmeno in grado di istituire una repubblica parlamentare stabile, basata su un'oligarchia di fatto. - Con la scomparsa del re e dei suoi sostenitori venne a mancare il motivo principale del consenso coagulatosi intorno a Cromwell, e le varie fazioni presenti in parlamento avevano presto cominciato a contrapporsi l'una all'altra. Seguendo, ironicamente, la stessa procedura adottata dal re detronizzato (che aveva causato lo scoppio della guerra civile), Cromwell sciolse il parlamento repubblicano nel 1653, e assunse in prima persona il controllo diretto del paese con i poteri di un vero e proprio dittatore, forte della popolarità e dell'appoggio incondizionato da parte di quell'esercito che lui stesso aveva creato durante la guerra civile. - La politica estera di Cromwell portò allo scoppio della Prima guerra anglo-olandese (1652 – 1654), contro la Repubblica delle Sette Province Unite dei Paesi Bassi, poi vinta dall'ammiraglio Robert Blake nel 1654. In coerenza con il proprio impegno a garantire la più assoluta libertà religiosa a tutte le confessioni, eccetto quella cattolica, incoraggiò gli Ebrei a ritornare in Inghilterra a 350 anni di distanza dalla loro cacciata per opera di Edoardo I.  Il lungo interregno - Nel 1655 egli volse la sua attenzione ai nemici tradizionali dell'Inghilterra, Francia e Spagna, cercando di approfittare del conflitto fra i due, impegnati nella Guerra franco-spagnola. Sebbene egli fosse convinto che la volontà di Dio fosse l'affermazione del protestantesimo come religione prevalente in Europa, egli perseguì una politica estera pragmatica e realistica, alleandosi con la Francia cattolica contro la Spagna, anch'essa cattolica. In sostanza, dichiarando guerra alla Spagna, egli contava sul ritorno alla politica di opportunismo mercantile già perseguita ai tempi della regina Elisabetta e successivamente abbandonata dagli Stuart. Alleatosi dunque con la Francia del cardinale Mazzarino, diede corso alla guerra inglese contro la Spagna (1655-1660) ottenendo, grazie al risultato positivo di questa, il porto di Dunkerque sulla Manica (secondo gli accordi con il Mazzarino) e l'isola di Giamaica nei Caraibi, strappata agli spagnoli grazie all'azione della flotta inglese condotta da sir William Penn. - In quell'anno il parlamento, appositamente ricostituito, offrì a Cromwell di assumere la corona di re, mettendolo di fronte a un dilemma, dal momento che proprio lui era stato l'artefice del rovesciamento della monarchia. Dopo sei settimane di riflessione, alla fine respinse l'offerta, accettando, in compenso, di essere solennemente insignito nell'abbazia di Westminster, assiso sul trono del precedente monarca, con il titolo di Lord Protettore. Si trattò, in buona sostanza, di una vera e propria incoronazione, che fece di lui un monarca "a tutti gli effetti, eccetto che nel nome". - Morì a 59 anni il 3 settembre 1658; Cromwell aveva nominato, nel 1657, suo successore il figlio maschio maggiore sopravvissuto, Richard. A due anni di distanza dalla morte di Cromwell, ufficialmente attribuita a malaria, il parlamento restaurò la monarchia incoronando Carlo II, poiché Richard Cromwell si era dimostrato un "successore non all'altezza" ed era stato costretto alle dimissioni e all'esilio. 18. Il Seicento: un secolo di transizione  Un secolo di crisi? - In seguito al Trattato di Cateau-Cambrésis (1554) tutti gli Stati italiani furono sottomessi alla Spagna: il Regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna divennero dominio del Re di 91 Spagna, sotto la cui giurisdizione erano anche la Toscana e l'ex-ducato di Milano. Solo Venezia riuscì a tutelare la propria autonomia. Questa situazione si protrasse per tutto il Seicento, durante il quale l'intera penisola italiana perse ogni prestigio politico. - L'avvio del nuovo processo produttivo-industriale, partito dall'Inghilterra e dall'Olanda causò il crollo delle imprese artigiane, base dell'economia italiana. Si diffuse pertanto la tendenza ad investire i capitali nelle proprietà terriere e questo provocò il ricostituirsi di grossi latifondi, quasi sempre nelle mani dell'aristocrazia. Le guerre, la peste e le ricorrenti carestie completarono il quadro di miseria. Evidente che in un momento storico così depresso si facesse sentire anche la fiacchezza morale; perciò l'arte in Italia visse un decadimento; le arti figurative e la poesia del Seicento furono giudicati aspramente nei secoli successivi e nell'Ottocento i critici letterari estesero anche alla poesia il termine dispregiativo di "barocco" con cui già era stata bollata l'arte figurativa. Gli storici moderni, però, pur riconoscendo che il Seicento non ha dato all'Italia opere pregevoli, spiegano il fenomeno con l' assenza in quell'epoca di un "genio poetico" e rivendicano invece proprio al Seicento l'affermazione di alcuni principi essenziali per il rinnovamento dell'arte, quali l'affermazione della superiorità dei moderni sugli antichi, il ripudio delle regole retoriche e la proclamazione della libertà dell'artista, una più convinta disponibilità e partecipazione della sensibilità degli artisti ai problemi ed ai progressi della scienza.  La rivoluzione scientifica - La rivoluzione scientifica fu una fase di straordinario sviluppo della scienza che si sviluppò a partire dal 1543, data di pubblicazione dell'opera di Niccolò Copernico Le rivoluzioni degli astri celesti (rivoluzione copernicana) al 1687, data di pubblicazione dell'opera di Isaac Newton I principi matematici della filosofia naturale, comprendendo la nascita del metodo scientifico da parte di Galileo Galilei. - Gli storici descrivono il sorgere della scienza moderna durante il primo periodo moderno, indicandolo come Rivoluzione scientifica, quando gli sviluppi in matematica, fisica, astronomia, biologia (includendo l'anatomia umana) e chimica trasformarono la visione della società riguardo alla natura. La Rivoluzione scientifica prese piede in Europa verso la fine del Rinascimento e continuò lungo il tardo XVIII secolo, influenzando il movimento sociale e intellettuale conosciuto come Illuminismo. Il periodo che va dal 1543, anno della pubblicazione de Le rivoluzioni degli astri celesti di Niccolò Copernico, al 1687, anno di pubblicazione de I principi matematici della filosofia naturale di Isaac Newton, viene generalmente indicato come periodo della "Rivoluzione scientifica". - La Rivoluzione scientifica è un portentoso movimento di idee che, a partire dall'opera di Copernico e Keplero, acquista nel Seicento i suoi caratteri qualificanti nell'opera di Galileo, trova i suoi filosofi – per aspetti differenti – in Bacone e Cartesio, ed esprime la sua più matura configurazione nell'immagine newtoniana dell'universo orologio. Negli anni che corrono tra Copernico e Newton muta l'immagine dell'universo, ma cambiano anche le idee sulla scienza, sul lavoro scientifico e sulle istituzioni scientifiche, sui rapporti tra scienza e società e tra sapere. - Il concetto di una rivoluzione scientifica come prendente luogo in un periodo esteso emerse nel XVIII secolo nell'opera di Jean Sylvain Bailly, che lo interpretò come un processo a due stadi, di spazzamento del vecchio e di istituzione del nuovo. L'inizio della Rivoluzione scientifica, il Rinascimento scientifico, prestava attenzione sul recupero della conoscenza degli antichi; è generalmente considerato come termine di questo periodo l'anno 1632, con 92 sviluppa attraverso tre livelli (sensazione, immaginazione e intelletto); la materia corporea è l'unica realtà e il movimento l'unico principio di spiegazione dei fenomeni (critica del dualismo cartesiano) quindi bene e male coincidono con ciò che favorisce l'autoconservazione o che la ostacola e la libertà è soltanto "libera di fare quel che la volontà ha deciso". Questa visione pessimistica e materialistica corrisponde a quella che il filosofo definisce "stato di natura", una condizione ipotetica in cui gli uomini vivono in preda all'egoismo, godendo di illimitata libertà individuale che però comporta una situazione di ostilità generale con il rischio di distruzione reciproca. Gli uomini devono quindi rinunciare all'illimitata libertà individuale, anche detta "diritto naturale", seguendo tre massime della ragione (legge naturale): cercare un compromesso per ottenere la pace, limitare i propri diritti per il bene comune e rispettare i petti. Una volta che l'uomo rinuncia razionalmente al diritto naturale nasce la società civile che, secondo il filosofo, è fondata sul patto di unione e il patto di sottomissione: il primo implica la convergenza di molte volontà verso un solo scopo ma non garantisce stabilità e sicurezza; la seconda implica l'alienazione dei diritti e del potere a un unico sovrano (Leviatano),il quale ridurrà i diversi voleri del popolo a una sola volontà e garantirà la pace e la sopravvivenza degli uomini. Dai due patti nasce lo stato del Leviatano (figura mitologica) che ha un potere assoluto, infatti non può essere privato del trono di sovrano fino alla sua morte, ha controllo totale delle azioni e delle opinioni dei suoi sudditi, incarna il potere religioso, coincide con la legge e stabilisce i limiti del giusto e dell'ingiusto e costringe all'obbedienza delle leggi da lui create, anche se lui non è tenuto a rispettarle. Nonostante questo immenso potere, il Leviatano può esserci, come già detto, solo se garantisce la sopravvivenza degli uomini, quindi per esempio volesse farne uccidere alcuni, non potrebbe farlo, in altre parole: ha dei limiti. Il primo limite si ricollega all'esempio appena fatto: non può emanare ordini che mettano a repentaglio la vita o l'incolumità dei cittadini; il secondo è il dovere di lasciare un minimo margine di libertà ai suoi sudditi nella sfera privata (essi potranno scegliere chi sposare, dove vivere, che lavoro fare, chi frequentare e così via). - Il pactum societatis e il pactum subiectionis Il patto che dà vita alla società civile (pactum societatis) è un patto di soggezione (pactum subiectionis). Dalla naturale guerra di tutti contro tutti, l'altrettanto naturale paura della morte porta l'uomo allo Stato Assoluto, al Leviatano che ingloba in sé ogni singolo individuo, non cittadino ma suddito. - John Lock e lo stato liberale Locke è sia il fondatore dell'empirismo, sia il fondatore del liberalismo, poichè: nei Due trattati sul governo delinea il suo modello di stato liberale; nell'Epistola sulla tolleranza, invece, tratta il tema della libertà di pensiero e della tolleranza religiosa. Per Locke, l'uomo è naturalmente socievole ed ha una sua naturale morale, una sorta di 'buon senso' cioè il rispetto reciproco. Quindi, nello stato di natura definito come uno 'stato di convivenza pacifica', l'unica legge che vige è la legge di reciprocità. Questa legge naturale che s'identifica con la ragione, perchè suggerisce all'uomo di non danneggiare il proprio simile, però non sempre viene rispettata, siccome non ci sono leggi scritte, valide per tutti, che eventualmente puniscano chi le trasgredisce. L'unico modo per garantire i tre diritti naturali già esistenti: diritto alla vita, diritto alla libertà e diritto alla proprietà privata, è stipulare un contratto che segna il passaggio dallo stato di natura allo stato civile, che non è antitetico ma è in continuità. Essendo un contratto bilaterale, tra i cittadini che diventano governati e il sovrano, è revocabile; infatti se il sovrano non si attiene ai suoi doveri nasce il diritto di resistenza del popolo, cioè la possibilità rimuovere quel governo e istituirne un altro. Inoltre c'è la divisione dei poteri: legislativo (fare le leggi) del Parlamento e esecutivo 95 (far eseguire le leggi) del Governo.  Il mercantilismo - La riflessione economica Il mercante, svincolata la propria condotta dalla morale comune, opera nel mondo secondo criteri razionali e consapevoli, dimostrando le proprie funzioni di commerciante, imprenditore, banchiere. L'attività del mercante si esplica in società fondate economicamente sul sistema agricolo, ma in cui c'è una stretta connessione tra attività economica e Stato; i mercanti operano accrescendo la ricchezza e il prestigio propri e dello Stato, mentre quest'ultimo garantisce la stabilità, l'ordine pubblico, l'allargamento del mercato attraverso la politica di conquiste coloniali. L'economia è dunque finalizzata all'interesse dello Stato, il quale a sua volta rappresenta un mezzo a disposizione dell'economia mercantile, grazie alle politiche di crescita economica e di espansione promosse e alla capacità del mercante di inserirsi in questo contesto. - Mercantilisti Gli economisti mercantilisti furono pensatori non sistematici, ragione non ultima della vittoria intellettuale dei successivi economisti liberisti, che attribuirono loro questo nome. Fra i principali pensatori del mercantilismo, diffuso in tutta Europa, si ricordano: 1. gli italiani Giovanni Botero, Bernardo Davanzati e Antonio Serra; nel XVIII secolo Ferdinando Galiani; 2. i francesi Jean Bodin, Antoine de Montchrétien e Jean-Baptiste Colbert; 3. l'anglo-francese John Law; 4. i britannici Josiah Child, Charles Davenant, Gerard de Malynes, Edward Misselden, Thomas Mun, William Petty; nel XVIII secolo James Steuart; 5. l'anglo-olandese Bernard de Mandeville, autore de La favola delle api; 6. lo statunitense Alexander Hamilton (nel XVIII secolo). Il mercantilismo tedesco trattò soprattutto problemi fiscali e amministrativi ed è noto anche sotto il nome di cameralismo.  L’espansione europea Il colonialismo è definito come l'espansione di una nazione su territori e popoli all'esterno dei suoi confini, spesso per facilitare il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio di questi ultimi. Il processo viene detto colonizzazione. Il termine indica anche, in senso stretto, il dominio coloniale mantenuto da diversi Stati europei su altri territori extraeuropei lungo l'età moderna e indica quindi il corrispettivo periodo storico, cominciato nel XVI secolo, contemporaneamente alle esplorazioni geografiche europee, assumendo nel XIX secolo il termine di imperialismo, e formalmente conclusosi nella seconda metà del XX secolo, con la vittoria dei movimenti anti-coloniali. Il termine indica anche l'insieme di convinzioni usate per legittimare o promuovere questo sistema, in particolare il credo che i valori etici e culturali dei colonizzatori siano superiori a quelli dei colonizzati.  Il colonialismo olandese - La colonizzazione del Nord America Fin dal 1602 il governo delle Sette Province Unite si pose come obiettivo la fondazione di una colonia che portasse il nome di Nuovi Paesi Bassi. Il progetto ebbe ufficialmente inizio nel 1609, quando il governo neerlandese commissionò al marinaio inglese Henry Hudson di condurre esplorazioni nelle "Indie Occidentali". Dieci anni più tardi, nel 1626, dopo la nascita di numerosi forti, venne fondata la prima città col nome di Nuova Amsterdam, l'attuale New York, che ancora oggi conserva 96 nella bandiera cittadina i colori delle Province Unite. La neo-colonia fu teatro del casus belli che portò allo scoppio della Seconda guerra anglo-olandese, poiché nel 1664 fu invasa dagli inglesi. - Le Antille olandesi Grazie al Groot Desseyn, le Sette Province Unite riuscirono ad annettersi le Antille olandesi. Seppur di modeste dimensioni, le isole caraibiche si rivelarono un'ottima fonte di ricchezza. - Colonizzazione dell'Africa occidentale Tutti i possedimenti africani, eccetto il Sudafrica, vennero catturati ai portoghesi mediante il Groot Desseyn, piano espansionistico anti-portoghese. - Il periodo brasiliano Nel 1630 l'esercito olandese conquistò l'importante città di Recife e fondò la colonia della Nuova Olanda, conosciuta anche come Brasile olandese, che nei suoi primi anni ampliò parecchio i suoi confini fino ad occupare quasi la metà delle zone costiere brasiliane. Ovviamente tutto ciò non aggradava al Portogallo; si aprì dunque un lungo periodo di lotte che videro primeggiare la flotta portoghese. - La Colonia del Capo Nel 1652 il marinaio Jan van Riebeeck approdò nel territorio del Capo di Buona Speranza, fondando la Colonia del Capo. Grazie alla brillante gestione della colonia da parte della Compagnia delle Indie Orientali olandesi e al notevole afflusso di coloni europei, la colonia poté godere di una lunga esistenza che ne comportò l'espansione fino a quasi tutto l'odierno Sudafrica. Durante il periodo Napoleonico fu occupata dagli inglesi per timore di un'eventuale invasione francese. - La Guyana olandese Nel 1613 due navigatori neerlandesi, Dirck Cleaszoon van Sanen e Nicolaas Baliestel, costituirono un piccolo forte nei pressi dell'odierna Paramaribo. Il forte fu però preso nel 1630 dagli inglesi, che erano interessati ad ampliare i loro possedimenti coloniali anche nel Sud America. Nel 1644 nella zona giunsero pure i francesi; ciò costrinse i britannici, per prevenire un attacco, a fortificare ed ampliare a dismisura il forte, che nel 1651 arrivò a misurare 50 km quadrati.  Il colonialismo ingleseIl colonialismo inglese ebbe la sua massima espansione dal XVII al XIX secolo, nel nord America, in India, in Africa e in Australia. I coloni inglesi si insediarono nelle Indie Occidentali e tutte queste colonie svilupparono ben presto forme di governo semi-autonome, soggette solamente alla superiore autorità della corona britannica. La colonizzazione britannica fu nelle mani della East India Company che favorì la domanda di tè di qualità, di seta e di cotone. Come conseguenze al colonialismo inglese ci fu una rivolta in Nord- America: i francesi si impossessarono dei territori dell’attuale est del Canada. Scoppiò la guerra dei sette che finì con il trattato di Parigi nel 1753. Il colonialismo portò anche ricchezza e benessere all’interno dell’Inghilterra: gli insediamenti del Canada, dell ’Australia e della Nuova Zelanda ebbero un auto governo. - Il colonialismo in America Il nord America, il Canada in particolare, fu colonizzato in un primo tempo da cacciatori pescatori, i quali cercarono un rapporto pacifico con gli indiani. La regione atlantica dell’America del nord invece, fu popolata da emigrati inglesi. L’emigrazione degli schiavi nelle colonie inglesi della costa del sud fu una conseguenza del calo dell’emigrazione britannica. Le colonie inglesi del nord furono fondate in ritardo rispetto alle altre e non portarono ricchezze, qui ci furono insediamenti di Pellegrini, Puritani, e dei Quaccheri, i quali divennero trasportatori e rivenditori delle ricchezze delle altre colonie. La vita religiosa delle colonie ebbe picchi di violenza. In genere nell’America settentrionale le guerre contro gli Indiani precedettero quelle con le colonie. Dopo la fondazione di Nuova Amsterdam, gli olandesi istigarono gli Irochesi contro i Moicani. Gli 97
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