Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia moderna, Vittorio Criscuolo, Pearson, Appunti di Storia Moderna

Appunti presi a lezione con l'integrazione del libro. Sono presenti la maggior parte dei capitoli presenti nel libro, ma non tutti perché non citati durante le lezioni.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 10/01/2023

Margherita.Grillo
Margherita.Grillo 🇮🇹

5

(4)

9 documenti

1 / 73

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Storia moderna, Vittorio Criscuolo, Pearson e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA Genesi e periodizzazione dell’età moderna: La storia è “la scienza che studia l’uomo nel tempo” ed ha a che fare con le fonti. Termine che deriva dal greco e che è stato successivamente definito tale da Marc Bloch ad inizio ‘400. Moderna, invece, significa “al passo coi tempi” e deriva dal latino (modo= recentemente, or ora…termine che significa di adesso e che venne utilizzato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia). Esso compare per la prima volta in una lettera scritta da Cassiodoro a nome del re dei goti Teodorico al suocero Severino Boezio. Cassiodoro visse contemporaneamente alla caduta dell’impero romano d’occidente e quindi questo termine faceva già strada alla consapevolezza che il mondo antico fosse tramontato. Fin dall’inizio, però, il termine moderno è sempre stato in correlazione con il termine antico. Furono gli umanisti nel XV secolo a manifestare la convinzione che stesse nascendo una nuova età dopo il periodo delle invasioni barbariche e la caduta dell’impero romano, periodi che avevano interrotto il progresso dell’umanità e facendola cadere in un’età di tenebre e di ignoranza: nasce così il concetto di Medioevo. Questo progresso descritto dagli umanisti era concepito in forma ciclica come rinascita della grande lezione degli antichi in ogni campo (arte, filosofia, politica ecc…) La storia moderna però non è la storia dei giorni d’oggi, quella è la contemporanea (contemporaneous, avv. al contempo) ovvero quando due eventi avvengono allo stesso tempo, ma lo si può applicare anche al passato. Inoltre, il concetto di età moderna esprime un punto di vista laico incentrato sull’affermazione dell’individuo che a partire da quel periodo rivendicava la capacità di costruirsi il proprio destino, conquistando finalmente la propria libertà di pensiero. Il termine “moderno”: Prima dell’utilizzo di questo termine da parte dello storico francese Charles du Cange, il termine moderno veniva utilizzato in ambito letterario o nell’ambito della documentazione amministrativa attribuendogli un significato diverso rispetto a quello che successivamente ottenne come concezione culturale e storiografica. La prima volta che venne utilizzato in chiave storiografica fu quando venne elaborato il concetto di Medioevo. Si può dire che con la nascita del concetto di Medioevo (età di mezzo con connotazione negativa) nasce anche il concetto di storia moderna (epoca nuova e con connotazione positiva) e di antichità. Gli umanisti attribuiscono a “moderno” un nuovo significato poiché simboleggia qualcosa di positivo per loro. Ai giorni d’oggi noi non cambiano il nome che gli umanisti diedero a quest’epoca storica proprio perché sono stati loro ad inventare il modo di periodizzare nostro. Il concetto di “moderno” tra Umanesimo e XX secolo: Questo concetto verrà rielaborato e diventerà un feticcio culturale in ottica positiva fino al ‘900. Illuministi: durante inizio ‘700 ritengono che il concetto di moderno si applichi meglio alla loro epoca rispetto che a quella degli umanisti del ‘400. Con gli illuministi nasce il concetto di futuro, dovuta alla rielaborazione della modernità. Prima l’idea del domani era un’idea chiusa a causa dell’influenza dell’idea cattolica del giudizio universale e che il domani finirà, mentre gli illuministi hanno laicizzato la cultura dal controllo del clero, creando così il futuro come lo intendiamo noi oggi, rielaborando così anche il rapporto con l’antichità. Secondo gli umanisti bisognava copiare gli antichi perché rappresentavano la perfezione, mentre gli illuministi si consideravano più avanti e migliori degli antichi e per loro i moderni sono meglio degli antichi; ciò portò ad una disputa tra antichi e moderni. Il dibattito sancì in definitiva l’affermazione nella coscienza europea della 1 superiorità dei moderni che ormai pre disponevano di un patrimonio di esperienze e conoscenze tale da poter progredire oltre i grandi esempi del mondo classico, il cui valore non era negato, ma ricacciato nel passato. Rivoluzione francese: i rivoluzionari francesi il 22/09/1792 fondano la Repubblica e dichiarano la caduta dell’antico regime (termine inventato dai componenti dell’assemblea costituente) e l’inizio dell’anno 1. Per loro l’età moderna è la storia che vivono loro. In questo periodo cambia anche il significato di rivoluzione. Precedentemente aveva un'accezione astronomica, ma con la rivoluzione francese diventa il termine che simboleggia un cambio radicale, dal punto di vista storico. 1800: con la rivoluzione industriale avviene il miglioramento della vita delle persone, si deruralizza la società e la modernità, anche in questo caso, ha un’accezione positiva. Nace il concetto della filosofia della storia (Hegel) secondo cui la storia vive di cicli/fasi della storia con uno Spirito del tempo che trasla da un’epoca all’altra e si modifica. Colonialismo europeo, fine ‘800 inizio ‘900: In questo periodo c’è la massima espressione di modernità, come concetto applicato all’Europa che si basa su: capitalismo, stato di diritto con suffragio e progresso. Dopo la seconda guerra mondiale la modernità arriva ad autodistruggersi, raggiungendo così il punto di non ritorno. Viene introdotto il concetto di "postmoderno" (post: realtà fluida ed incerta) che lascia spazio ad un’idea di futuro più incerto con periodizzazioni non chiare, periodo nel quale cade definitivamente il concetto di progresso che ha rappresentato il fondamento dell’idea di modernità. Gli elementi centrali della postmodernità sono: - il rifiuto delle concezioni generali del mondo e della storia. - la sfiducia nella possibilità di una interpretazione razionale e unitaria di una realtà per sua natura complessa e mutevole. L’età contemporanea nasce come decisione dell’editoria e della scuola, professionalizzando così la figura dello storico (contemporaneamente all’unificazione dell’Italia). Per indicare l’inizio dell’età contemporanea si presero in considerazione diverse date storiche: iniziando con il 1713 con la fine della guerra di successione spagnola ma successivamente si propose il 1748, anno dell’unificazione austriaca, proponendo infine anche il 1789, anno della rivoluzione francese. L’anno d’inizio di questa nuova epoca storica però continua a slittare, poiché nasce principalmente come esigenza pratica e anche perché la sua funzione è quella di rappresentare sempre la storia dei giorni d’oggi. “Moderno”, concetto europeo: La periodizzazione, e di conseguenza il significato che attribuiamo noi al concetto “moderno”, è prettamente europea. Tanto che il concetto di età moderna ha una prospettiva particolarmente eurocentrica. Cinea: la periodizzazione avviene attraverso le dinastie fino ad arrivare alla repubblica cinese del 1912. Mondo islamico: il nostro medioevo (età di mezzo, epoca buia) è la loro epoca di grandezza e alla fine del nostro medioevo si sviluppa enormemente l’impero ottomano e la loro crisi inizia con la nostra età moderna. America: diversi da noi e più evoluti. La loro età moderna inizia con Colombo. Europa orientale/balcanica: l’impero bizantino porta avanti il concetto di antichità, non si può parlare di medioevo e per loro l’età moderna è l’epoca dell’occupazione. La nostra periodizzazione: Il concetto di periodizzazione indica una suddivisione del processo storico in fasi o epoche che si ritiene di poter individuare e distinguere con sufficiente chiarezza per le loro peculiari caratteristiche. Vengono prese in considerazione tre date per indicare l’inizio, il punto di partenza (terminus a quo) dell’età moderna: - 1453: presa di Costantinopoli; - 1492: scoperta dell’America; 2 La densità della popolazione la si poteva calcolare dividendo il numero degli abitanti per la superficie del territorio nel quale essi vivono (in km2), altro calcolo importante è è quello della speranza di vita, cancellando progressivamente dai nati nello stesso anno i morti degli anni successivi fino all’esaurimento della lista. All’epoca più della metà della popolazione viveva in Asia. Con la tratta degli schiavi, invece, l’Africa perse la metà della popolazione. In Europa la crescita, non forte, è dovuta all’industrializzazione del 1600 che portò ad una lenta crescita a causa delle carestie. L’Europa del nord ha continuato a crescere, mentre centro e sud hanno stagnato di più. il 1600 è un secolo in cui la popolazione rallenta la crescita perché non in tutte Europa si cresce allo stesso modo. Un grande problema erano anche le guerre, all’epoca fatte per assedi, avendo così maggiore incisione sulle persone, attraverso degli effetti indiretti. I progressi nelle tecniche militari portarono all’aumento della mortalità. La carestia, invece, era dovuta essenzialmente dall’eccessiva dipendenza dell’alimentazione della maggioranza della popolazione dal consumo di cereali. La malnutrizione, inoltre, favoriva il diffondersi di epidemie e rendeva le fasce più deboli della popolazione, bambini e anziani, maggiormente esposte alle malattie. L’urbanizzazione è un processo di concentrazione della popolazione, che può avvenire attraverso la crescita delle città esistenti o tramite la formazione di nuovi centri di aggregazione. Per l’Europa occidentale dell’età moderna, si può definire città un agglomerato di più di 500.000 individui. Rispetto all demografia: - era maggiore il numero dei non sposati - la struttura economica, basata sull’artigianato, rendeva più diffusa la famiglia di tipo nucleare - la mortalità era più elevata in città - un parte massiccia di popolazione urbana (immigrati) vivevano in condizioni precarie Utile è il calcolo del tasso di urbanizzazione che indica la percentuale degli individui di una determinata società che vivono in uno spazio urbano. Riflessioni sull’andamento demografico nella storia dell’umanità e sul rapporto uomo-risorse: Nella storia ci furono due grandi momenti di crescita indiscriminata della popolazione: - dopo la rivoluzione del Neolitico, dovuta allo sviluppo dell’agricoltura - dopo la rivoluzione industriale Durante questi due periodi si riescono a combinare meglio risorse ed energie con il fatto di produrre molti più beni. Il perché di una crescita lenta: Le cause principali furono: - mortalità elevata: che è la vera differenza tra il mondo di ieri e il mondo di oggi che oggi sconfigge la mortalità infantile. - molte mortalità eccezionali: guerre, carestie, epidemie ecc.. - letalità: numero dei morti legato alla quantità di ammalati. Le epidemie: Nessuna delle epidemie tipo lebbra, sifilide, tifo o vaiolo ebbe l’impatto devastante della peste, soprattutto la peste bubbonica. Il bacillo responsabile di questa epidemia era portato dalle pulci che vivono sui topi. I tatri, che assediavano la colonia genovese di Caffa sul mar Nero, lanciarono all’interno delle mura i corpi di alcuni appestati; il bacillo fu portato da marinai genovesi nei porti della Sicilia e da lì si diffuse in tutta Europa. Le epidemie erano il principale agente di mortalità in epoca preindustriale. Il periodo della peste nera fu quello del 1347-1348. 5 La società di antico regime Società che è stata abbattuta dalla rivoluzione francese. Una società corporativa e gerarchica: Società corporativa poiché è suddivisa in corpi/ordini/ceti (no classi!), ovvero raggruppamenti. In quest’epoca non esiste il concetto di personalità giuridica, al contrario di oggi, non esiste il concetto di “individuo”. Si acquisisce poteri e diritti in quanto facenti parte di un corpo, questo rappresentava la personalità giuridica di ognuno. Società gerarchica di questi gruppi che non sono uguali fra loro. Il concetto di ceto è diverso dal termine che utilizziamo oggi per suddividere la società, oggi noi utilizziamo la classe sociale. Non si può suddividere la società di antico regime per classi, fasce di popolazioni che si contraddistinguono per la situazione economica e il livello di reddito. All’interno dei ceti stessi ci sono profonde differenze di reddito, di disponibilità economica ecc… Società che non si caratterizza per il godimento dei diritti, che includono ma si basa sul concetto di privilegio come prerogativa. Il privilegio è un concetto che poggia su una logica completamente opposta da quella del diritto, poiché il privilegio non include ma esclude. I principali privilegi sono di natura fiscale (i ceti privilegiati non pagano le tasse), politica (avere accesso al potere) e giudiziaria (a parità di reato c’è un trattamento diverso per chi fa parte della società privilegiata e chi non ne fa parte). Inoltre, non c’è mobilità sociale (frase che va bene di massima) o comunque è molto ridotta, la nascita sancisce la posizione dell’individuo nella società. Gli uomini e le donne di quest’epoca accettano questa regola poiché pensano che sia voluto da Dio, dalla volontà divina e quindi si accetta questa gerarchia. D'altronde le rivolte le si facevano per il pane e per la tassazione troppo alta, non avevano mai la finalità di scardinare l’ordine sociale perché è accettato, l’unica è la rivoluzione francese. L’autorappresentazione della società di antico regime: Adalberone di Laon scrisse un poemetto nel XI secolo, dove descrive la società dell’epoca medievale, che secondo lui si divide in tre gruppi: - oratores (clero) - bellatores (nobiltà) - laboratores (terzo stato) Il posto di ciascun individuo era sancito fin dalla nascita, per volontà divina ed era dall'appartenenza ad un determinato ceto dal quale dipendeva lo status , ovvero la condizione giuridica particolare del singolo individuo. La rivoluzione francese sancendo l’uguaglianza giuridica, cancellò di colpo questo particolarismo, creando le premesse per una società di individui eguali. Questa classificazione è quella che eredità l’età moderna e in una seduta del Parlamento di Parigi del 1766 si legge…: «Il servizio personale del clero è assolvere a tutte le funzioni relative all’istruzione e al culto religioso; il nobile consacra il suo sangue alla difesa dello Stato, e assiste il sovrano con i suoi consigli; il popolo che non può rendere allo Stato servizi così distinti assolve al suo debito verso di lui con i tributi, l’industria e il lavoro materiale» (Il Parlamento nel concetto francese del 1766 viene inteso come tribunale e valuta in seconda istanza le sentenze emanate sul territorio) Analisi: 6 Il clero nel mentre ha acquisito il compito dell’istruzione. Rimane l’idea del nobile che deve versare il sangue e non può più fare il cavaliere come nel medioevo e quindi inizia a fare da comandante, in più quando nasce lo Stato si mette al servizio del sovrano e dello Stato acquisendo delle posizioni politiche all’interno dei nuovi stati dell’età moderna. Il termine industria significava “darsi da fare”, “il lavoro”, non il settore produttivo che intendiamo noi. Le differenze all’interno dei ceti: Il terzo stato è quello dove si possono intravedere delle differenze abissali. Società in cui la ricchezza non corrisponde sempre ai privilegi. Noi siamo abituati all’idea di avere un lavoro, ma per le persone di quest’epoca non esisteva l’idea di un “lavoro fisso”, ma l’idea della “pluriattività”. Infine non esiste “coscienza di gruppo”; Marx parla della classe operaia come un gruppo che ha gli stessi interessi che mossi tramite la coscienza di gruppo gli fa ottenere successi politici. In questo caso non vale la logica di Marx, poiché avevano tutti interessi troppo diversi e anziché delle solidarietà di tipo orizzontali (con lo stesso obiettivo), si generano delle solidarietà verticali. I padrinati spirituale (madrina e padrino) per dare una garanzia e protezione al bambino non venivano scelti a caso, spesso erano ricchi e nobili che lo facevano per famiglie meno nobili. Così anche attraverso l’elemosina, si consentiva la formazione delle solidarietà verticali, oltre che tecnica di controllo sociale, evitando la povertà come problema di ordine sociale. La nobiltà, le nobiltà: C’era un codice non scritto di comportamenti e di valori, definito “more nobilium”, che significherebbe stile dei nobili. Il nobile non usa i soldi come mercanti o finanzieri per progredire e fare soldi, esiste anche la nobiltà povera, loro non possono utilizzare i soldi per generare ricchezza. Loro utilizzano la ricchezza per mostrare di condurre un certo tipo di vita, mostrando di spendere soldi senza un senso preciso. Era vietato, inoltre, ai nobili esercitare professioni ritenute vili, indigne del rango aristocratico ed era vietato al nobile praticare le arti meccaniche. La società medievale era fondata sui valori della morale cristiana e la povertà era considerata con disprezzo e infatti l’elemosina e la carità erano occasioni per meritare la salvezza eterna, esattamente come nel caso dei poveri vergognosi, ovvero coloro che non si potevano permettere di mostrare l’appartenenza al ceto sociale poiché avevano sperperato tutti i loro soldi. Dare dei soldi ai nobili decaduti era considerata cosa giusta. Nel corso del XVII secolo la politica di centralizzazione della lotta al pauperismo si concretizzò in un piano che Michel Foucault ha definito “la grande reclusione” dei poveri, dovuto ad una miscela di misure penitenziarie e di indottrinamento morale e religioso. Il concetto di nobiltà nasce nel tardo medioevo, prima venivano utilizzati i termini aristocrazia (mondo greco) e patriziato (mondo romano). Infatti, fu proprio nel Medioevo che la cultura cavalleresca impose i modelli di virtù, dell’onore e della difesa della fede come tratti tipici del cavaliere cristiano. Per la prima volta il termine venne applicato ai cavalieri che combattevano a cavallo al servizio dei signori feudali e diventavano nobili per il loro servizio militare. La nobiltà nel medioevo introdusse l’ereditarietà del rango, al quale erano legati privilegi di tipo onorifici, giudiziari o fiscali. La proprietà della terra era nell’antico regime la fonte principale della ricchezza, del prestigio sociale e del potere politico oltre che fondamento del patrimonio delle famiglie nobili. Ci sono quattro tipologie di nobili e la loro differenza principale è la loro fonte/ragione di nobiltà: - di spada o di sangue; sono gli eredi degli antichi cavalieri medievali, nobiltà associata alla terra e che si sente superiore a tutte le altre tipologie di nobiltà. Tipo di nobiltà che si può acquisire, il proprietario del feudo non potendo ripagare il ricco finanziario che gli aveva reso servizi gli donava un feudo, che fino a ieri era del proprietario e dello stato (persone odiate dalle vecchie famiglie della nobiltà di spada). Rapporto tra feudalità e stato moderno. 7 Come si spiega la creazione di un’economia-mondo?: Dopo la peste nera, l’Europa è tramortita e solo dopo un po ' si riprende, generando maggiore urbanizzazione e maggiore domanda. Si aveva bisogno di più beni e di più terra. Allora si provò a sviluppare gli affari commerciali, cercando delle idee per sviluppare i commerci con l’Asia. In America si trovavano le miniere d’argento, importanti per l’economia-mondo perché l’argento permetteva agli europei di comprare molta più merce in Asia. L’economia si sviluppa se aumentano i mezzi di pagamento e a consentire questo aumento fu proprio l’argento. Oltre agli europei, l’altra potenza di questa economia-mondo è la Cina, alla pari con l’Europa per quanto riguarda l’aspettativa di vita, l’economia ecc… Nota è la spedizione commerciale condotta dall’ammiraglio Zheng He, la sua ammiraglia era lunga 120 m e ciò significava che i cinesi erano tecnologicamente pronti a creare l’economia-mondo. L’agricoltura, un panorama europeo eterogeneo: L’agricoltura rappresentava la concreta vita delle persone che avevano a che fare con l’economia, infatti, in epoca moderna, la maggior parte delle persone lavorava nel settore primario. La coltivazione della terra era considerata la vera cellula di base della vita economica. La tecnologia era arretrata e quindi bisognava impiegare più persone nel settore primario, solo con la rivoluzione industriale si iniziò ad abbandonare di più l'agricoltura. Il 75% della popolazione era impegnata nel settore primario, oggi solo il 4%. L’agricoltura era di sussistenza, ovvero, mirava in primo luogo a produrre gli alimenti e gli altri prodotti di cui la famiglia aveva bisogno. Oltre a questo elemento, bisogna considerare il tradizionalismo e il conservatorismo molto forte dal ceto contadino che non vuole affidarsi alle innovazioni. Il frutto del conservatorismo sono il mais e la patata (considerata velenosa e cibo per animali/del diavolo poiché cresceva sotto terra). Uno dei più significativi indici di modernizzazione fu la riduzione del numero degli impiegati in agricoltura rispetto al totale degli occupanti. C’erano profonde differenze tra l’Europa occidentale e quella orientale a partire dai paesaggi agricoli e dalle condizioni climatiche. Nell’Europa occidentale c’era una progressiva erosione della feudalità, mentre in quella orientale rimase un pilastro. Nell’Europa occidentale si vide un aumento della popolazione, dell’urbanizzazione e della domanda (con l’aumento dei prezzi) e quindi i contadini acquisirono potere economico poiché con i loro pezzi di terra guadagnano sempre di più, erodendo così i poteri del feudatario. Scomparve quasi del tutto la schiavitù, il servo era in una situazione di inferiorità giuridica che implicava una limitazione sulla libertà personale. La popolazione iniziò ad abitare nei centri abitati, si creò ricchezza dentro le città e i detentori di capitale comprarono la terra dei feudatari offrendo buone condizioni economiche. Passaggio della terra dai feudatari a dei nuovi proprietari borghesi che instaurano dei rapporti con i contadini nuovi, ma giuridicamente in condizione di libertà (mentre con il feudatario era un legame di sudditanza). I ceti urbani misero le mani sulla terra poiché chi aveva la terra, e i prodotti da vendere, guadagnava tanto. Ultimo fattore era la crescita dello Stato che cercava di allargare i suoi confini e che il potere del monarca si potesse attuare in maniera omogenea, andando a sovrapporsi ai feudatari nella garanzia di difesa dei servizi sempre dati dal feudatario. I contadini non erano più servi, ma liberi legandosi con dei nuovi contratti, ad esempio: - affitto: produce movimento di moneta - colonia parziaria: il contadino si impegna a dare una parte di raccolto, senza movimento di moneta (mezzadria) - enfiteusi: cessione temporanea di una terra ad un contadino e prevede da contratto degli obblighi di miglioramento nei confronti della terra. 10 Nell’Europa orientale non ci fu uno sviluppo demografico e quindi non aumentano né la domanda né i prezzi, non c’erano i ceti urbani che compravano la terra dai feudatari, non c’era l’urbanizzazione e la nobiltà aveva un potere molto più forte. Mentre nell’Europa occidentael ci fu un progressivo indebolimento della signoria fondiaria, al di là dell’Elba il mondo contadino fu costretto a subire gravi limitazioni della libertà personale. Il secondo servaggio era l’unico sistema possibile, non solo a causa della nobiltà forte, poiché, essendo poca la popolazione, le persone che potevano offrire lavoro erano meno rispetto a quelle dell’Europa occidentale e i salari tendevano ad essere alti. I servi, inoltre, erano soggetti senza riserve all’autorità del signore e non potevano appellarsi contro le decisioni dei loro tribunali. L’agricoltura, come e cosa si produce: Qui la differenziazione è tra Europa del nord ed Europa del sud, è un’agricoltura condannata poiché mancano le macchine. Proprio perché la tecnologia è scarsamente applicata all’agricoltura, l’unico modo che avevano gli uomini di questo tempo per far fronte agli aumenti di domanda e di popolazione era una risposta estensiva, ovvero aumentando la superficie coltura. Si aumenta così il terreno tenendo conto dei limiti dell’uomo. Il problema della risposta estensiva è che per aumentare la superficie da coltivare è necessario adottare i dissodamenti, la riduzione dei pascoli e l’abbattimento delle foreste. La carne quindi arrivò a costare parecchio. La modernizzazione avviene principalmente nei Paesi Bassi e in Inghilterra ma il maggiore cambiamento fu il superamento della rotazione triennale, sostituita dalle foraggere che corrispondevano a una maggiore produttività, poiché non impoveriscono il terreno e forniscono nutrimento al bestiame, insieme alle recinzioni (enclosures) che erano un modo per eliminare le campi comuni (common lands), cioè terre in cui tutti possono andare a pascolare a raccogliere, per ottenere un minimo di guadagno, ma con le recinzioni tutta la terra viene messa a coltura. Con la rivoluzione agricola dalla risposta estensiva si passa ad una risposta intensiva. La risposta intensiva prevede di rispondere alla domanda di cibo che aumenta tramite il miglioramento della resa dello stesso terreno, non allargandolo (produzione vs produttività). Manifatture e protoindustria: Il settore produttivo risponde a delle logiche diverse dal sistema di fabbrica. La fabbrica prevede la concentrazione durante il lavoro dei lavoratori e la suddivisione del lavoro, obiettivi che non esistono nel settore produttivo. Il sistema produttivo dell’epoca preindustriale si basa sulle botteghe (unità lavorative) o sulle case contadine (industria a domicilio/ protoindustria). I lavoratori della città sono inseriti nelle corporazioni ed avevano salari alti perché la corporazione aveva interesse a mantenere un salario alto per i suoi membri, in campagna non si ragionava così: si cercava di risparmiare. La manifattura è un termine che indica le attività, eseguite a mano o a macchina, per trasformare una materia prima in oggetto di consumo. Le corporazioni, nascono già nel medioevo, e sono delle associazioni di mestiere che volevano controllare la qualità dei prodotti che uscivano dalle botteghe, difendevano il monopolio della produzione da possibili concorrenti esterni, riducevano e regolavano la concorrenza fra i membri in modo da garantire la stabilità degli equilibri interni e controllavano anche i meccanismi di reclutamento del personale. Queste corporazioni servivano per conservare dei privilegi, tipiche dell’antico regime, mantenendo una situazione stabile e quindi contro il progresso e le innovazioni tecnologiche. Gli illuministi del Settecento criticheranno le corporazioni accusandole di essere responsabili di ostacolare la libertà del lavoro. Il principale comparto del settore secondario era quello tessile, che rappresentava una delle principali esigenze di tutti. Gli unici luoghi in cui si trovavano molte persone a svolgere un determinato tipo di lavoro 11 erano l’edilizia, la cantieristica, la navale e le attività estrattive. Nelle botteghe il lavoro era organizzato e controllato dalle corporazioni. L’artigiano era colui che lavorava su commissione poiché, pur indipendente e spesso proprietario ad esempio del telaio, era di fatto dipendente dal mercante che garantiva i rapporti con il mercato. Il putting out system si differenzia dall’artigianato perché caratterizzato dalla dipendenza dei produttori di un imprenditore, considerato quindi come una fase di transizione verso la formazione dell’industria accentrata, e per questo viene indicato con il nome di protoindustria. Commerci e trasporti: Il bacino del Mediterraneo rappresentava un nodo centrale dei traffici commerciali tra l’Europa e l’Asia. Le navi trasportavano cereali, prodotti agricoli, cuoio, lana, rame, stagno e piombo e dalla Cina e dall’India giungevano seta e spezie. L’importanza di questo flusso commerciale era dovuta al valore di questi prodotti ed è per questo motivo che in questo periodo si svilupparono i commerci nei mari del Nord. Nel basso Medioevo, invece, si era affermata la potenza della Hansa, la lega che riuniva molte città sulla costa del mare del Nord e del Baltico (Amburgo, Lubecca, Brema, Danzica, Riga). A partire dal XV secolo il ruolo della Lega viene ridimensionato: Lubecca viene sconfitta nel 1535 dalla Svezia che si liberò dalla subalternità nei confronti della Hansa. Nel ‘600 i traffici di questi mari furono dominati dalle navi olandesi che portavano il legname dalla Scandinavia, dalla Polonia e dalla Russia. I portoghesi, circumnavigando l’Africa nel 1498, raggiunsero l’India e poterono acquistare le spezie direttamente dai produttori senza l’intermediazione veneziana. Venezia per tutto il ‘500 mantenne un ruolo importante nel mediterraneo, il suo declino arrivò con le navi olandesi ed inglesi che, appoggiandosi sul porto di Livorno, portarono grano, manufatti e materie prime da scambiare con i prodotti dei paesi mediterranei o proveniente dall’Oriente. Nel frattempo i portoghesi mantennero il controllo dei traffici con l’Asia fino ai primi decenni del XVII secolo. In questo periodo si sviluppa anche l’attività del cabotaggio, ovvero, un’attività di spedizione marittima di merci nazionali tra porti dello stesso stato, mediante navi di piccole o medie dimensioni e legato soprattutto alle risorse agricole del bacino del Mediterraneo. Finanza e credito: Aumenta la popolazione, aumenta la domanda, aumentano gli scambi, aumenta la necessità di mezzi di pagamento, ovvero la moneta. La scoperta dell’America dà un grande contributo alla mancanza di contante, ma non basta, soprattutto alla luce del passivo della bilancia commerciale con l’Asia. Per ovviare a queste difficoltà nasce la moneta cartacea e nascono i servizi bancari, con la prima banca pubblica che è il Banco di San Giorgio di Genova. La lettera di cambio, cioè la moneta cartacea, comparve nella seconda metà del XII secolo e si trattava di un atto notarile con il quale un mercante (datore) dava una somma di denaro a un altro mercante (imprenditore) il quale gli consegnava una lettera di cambio nella quale si impegnava a restituire la somma ricevuta in un’altra località a un agente o a un corrispondente del datore. Il bisogno di denaro da parte dei privati venne soddisfatto a un livello inferiore da censi e dal micro-prestito dei Monti di Pietà, nati contro gli ebrei. Inoltre, il bisogno di denaro da parte degli stati porta alla creazione del debito pubblico, ovvero il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti economici nazionali o esteri. Le forme del potere politico in antico regime 12 - Fiscalità e apparati diplomatici: due degli strumenti utilizzati anche dagli stati medievali diventano permanenti. Passaggio da una condizione provvisoria a permanente, cioè prima venivano usati solo quando servivano (si applicava la tassa per una funzione specifica quando serviva ad esempio) ora è permanente (le tasse sono riscosse dai burocrati). La fiscalità aumenta molto anche perché cambia il tipo di guerra, più distruttiva e servono più soldi per gli eserciti che provoca un aumento della fiscalità. Si crea un corpo di diplomazia permanente e la copertura è continua. Gli apparati militari in età moderna La sfera militare tocca da vicino gli stati e la società civile, la popolazione impegnata al reclutamento e costretta ad andare a combattere. (Nelle Slide) Guicciardini racconta le guerre d’Italia che dal punto di vista militare rappresentano un grosso cambiamento tecnologico: spostamenti più rapidi, proiettili più piccoli con una rapidità di carica maggiori rispetto all’artiglieria precedenti. Innovazioni nate in Francia e che Guicciardini definiva il modo di fare la guerra dei francesi come la furia franzesa. La cavalleria pesante divenne il nucleo centrale degli eserciti. In queste nuove guerre l’artiglieria è sempre più importante con l’introduzione della polvere da sparo sia per l’artiglieria da campo sia per quella portatile. L’artiglieria è l'insieme delle armi da fuoco e delle bocche di fuoco pesanti progettate originariamente per gli assedi e per l'armamento navale. Questa capacità di apportare delle migliorie proprie alla sfera militare è tipica degli europei, migliorie così sensazionali che si può parlare di rivoluzione militare. Gli europei riuscirono a sfruttare la polvere da sparo (esplosivo) già inventata dai cinesi prima del nostro anno 1000 che però veniva utilizzata non per scopi militari ma per i fuochi d’artificio e arrivata in Occidente agli inizi del XIV secolo, probabilmente attraverso la mediazione del mondo musulmano. Gli esordi dell’artiglieria da campo in Europa: L’utilizzo dell’artiglieria da campo lo si vede per la prima volta durante la guerra dei cent’anni tra Francia ed Inghilterra (1337-1453), altra guerra è la guerra di Borgogna (1474-1477) dove la Francia ne esce vittoriosa e assorbe la Borgogna e successivamente anche la Provenza e la Bretagna. Altro famoso episodio è l’assedio di Costantinopoli (1453) in cui viene utilizzata sempre l’artiglieria da campo. La rivoluzione militare è un processo di un lungo periodo che inizia tra il ‘300 e il ‘400 fino ad arrivare a Napoleone e oltre. L’evoluzione delle armi da fuoco: Si passò dalle bombarde ai cannoni, anche ai falconetti (cannoni più piccoli e più leggeri) e alle colubrine (cannone portatile, pezzo d’artiglieria con una canna molto sottile e leggero che serviva per lanciare grossi proiettili). I falconetti senza il telaio erano utilizzati anche sulle navi. Con le guerre d’Italia i fanti iniziano ad utilizzare l’artiglieria portatile, passando dall’archibugio (canna lunga, pesante e poco maneggevole) al moschetto che introduce il calcio e di conseguenza il fante se lo può appoggiare sulla spalla rendendo i tiri più precisi. Questo miglioramento tecnologico è legato anche ad un miglioramento della produzione. I fabbri ferrai spesso sono anche produttori di armi che poi si specializzano nella produzione di queste ultime, soprattutto, in Italia, nella zona del bresciano e nell'entroterra di Voltri. Le conseguenze della “rivoluzione militare”: 15 1. Conseguenza di carattere tattico: viene introdotto il modello interarmi, primo segnale di cambiamento, cioè modello in cui c’è sia la fanteria che la cavalleria, mentre nel modello precedente ci sono solo gli uomini a cavallo (cavalieri) a fare la guerra. Il corpo dell'artiglieria e della fanteria hanno un ruolo sempre più importanti, la cavalleria perde il suo ruolo centrale (tramonto della guerra medievale). 2. Maggiore distruttività della guerra: i pezzi di artiglieria da campo migliorano, anche perché migliorano i pezzi d’artiglieria leggera, questo comporta il fatto di poter uccidere più gente. Inoltre, l’esercito è più numeroso rispetto alle battaglie medievali. L’evoluzione della fanteria è sempre più associata alle armi da fuoco (da essere armata da picche agli archibugi) e la sua disposizione prevede diversi passaggi: nel 300 c’erano i fanti armati di balestre, a fine ‘400 c’è il quadrato svizzero ovvero la disposizione a forma di quadrato con fanti armati di picca, l’evoluzione del quadro svizzero è il tercio spagnolo sempre a forma quadrata ma arricchito da uomini tutti armati da armi da fuoco. Il tercio portò importanti innovazioni rispetto al quadrato svizzero, ma il suo valore era dovuto anche alla sua composizione sociale poiché ne facevano parte molti esponenti della piccola nobiltà castigliana, gli hidalgos. 3. Trasformazioni in ambito urbano: la guerra è molto distruttiva. L’artiglieria produce vantaggi a chi attacca e quindi chi si deve difendere costruisce nuove fortezze e nuove cinte murarie che sono più basse e più spesse rispetto a quelle del Medioevo per difendersi dal nuovo tipo d’artiglieria. Sono presenti anche quattro bastioni angolari, chiamata architettura bastionata, opere difensive angolari-poligonali della stessa altezza che servono a sparare a chi attacca (è la risposta di coloro che si difendono dalla superiorità tecnologica di chi attacca). Veniva chiamata trace italienne, i primi furono gli italiani ma Francesco I re di Francia capì subito l’importanza di questo tipo di costruzione che volle che venisse fatto pure in Francia e così il nome era francese. Questo tipo di architettura determinò la progressiva transizione verso una guerra statica, di posizione e incentrata su lunghi assedi. 4. Ripercussioni di carattere politico e sociale: la nuova centralità di fanteria e artiglierie arrivando ad una democratizzazione della guerra, cioè viene coinvolta una più ampia fascia di popolazione, non come nel Medioevo. In tutto questo lo Stato è l’unico soggetto che ha le energie umane, tecniche e finanziarie per mettere le mani sulla guerra che richiede sempre maggiori esigenze finanziarie che furono il principale motivo che rese necessario un rafforzamento dell'amministrazione statale. Si passa da eserciti temporanei ad eserciti permanenti (esattamente come nel caso della fiscalità e degli apparati diplomatici). Ci sono le prime forme di reclutamento dei sudditi attraverso dei censimenti di tutta la popolazione maschile dai 16 ai 70 anni e poi vengono selezionati i migliori per comporre poi la compagnia degli scelti. I mercenari erano stipendiati per andare in guerra, mentre i sudditi in armi vengono pagati con le paghette che si danno quando sono effettivamente utilizzati, perché sono uomini opzionalizzati dall’esercito ma se non servono non vanno in guerra (soldati a chiamata). Le ricadute sulla mentalità collettiva (ma anche sull’economia): Si fa strada il valore militare, fondato sulla disciplina, sull’esecuzione di un preciso compito e sul lealismo verso il sovrano. Addestrare un soldato dell’esercito dell’età moderna è più facile perché gli devi solo spiegare il suo compito, mentre un cavaliere medievale doveva avere una formazione più lunga. Questi nuovi eserciti sostanzialmente vanno a creare una gerarchia di stati dove la forza finanziaria ha una ricaduta immediata 16 sulla potenza militare. Diventano importanti gli stati che hanno delle risorse minerarie, coloro che possono sfruttare questa loro ricchezza per dare agli stati che ne hanno bisogno il ferro per creare le armi: prima di tutti e la Svezia il principale esportatore. La formazione del soldato: Inizia il genere letterario della trattatistica militare che diventa una moda ed era scenico averlo in bella mostra negli scaffali delle biblioteche ed è frutto di una richiesta del mercato, di natura editoriale, per scopi celebrativi. Gli esperti di storia militare dicono che a volte, questi trattati, descrivono azioni ideali o teoriche che però non erano realizzate concretamente sui campi di battaglia. Sono molto lontani dalla guerra vera e non erano un manuale per i soldati, la guerra vera si impara grazie ai veterani. Il veterano è il capitano per gli eserciti, mentre l’altro ufficiale è l’allenatore e dividevano il corpo militare in camerate da dieci uomini che venivano creati con in testa un veterano che li formava (formazione molto empirica che non passava attraverso la teoria o la trattatistica). Successivamente nascono le accademie militari, la prima è quella in Siegen. La rivoluzione militare sul mare: L’artiglieria migliora anche il combattimento sul mare che seguiva lo schema tradizionale dello speronamento e dell’arrembaggio. La più grande battaglia navale del XVI secolo, che ebbe luogo a Lepanto il 7 ottobre 1571, si svolse secondo questa tipologia e fu vinta dalle forze cristiane su quelle ottomane. Il galeone fu una vera e propria innovazione poiché era considerato una vera e propria fortezza galleggiante, con le sue formidabili batterie. La dimensione religiosa in età moderna La centralità del sacro: In quest'epoca la presenza della religione è molto più forte rispetto alla contemporaneità e la stessa popolazione religiosa è molto più numerosa rispetto ad oggi. La parrocchia è il punto di riferimento spaziale delle persone per identificarsi: la famiglia è il primo livello di senso di appartenenza di una persona e per gli uomini religiosi la parrocchia diventa subito dopo la famiglia elemento imprescindibile della loro appartenenza. La principale occasione pubblica/appuntamento della vita collettiva è la messa, che tocca la vita di tutte le persone dell’epoca. La vita delle persone era costellata dal calendario religioso e bisogna organizzare il proprio tempo in base alle varie feste religiose. Lo stesso lavoro è inibito durante i giorni festivi, ad esempio tutte le domeniche, tanto che le persone che venivano trovate a lavorare durante i giorni di festa venivano punite. La vita quotidiana era anche modulata dalla presenza delle confraternite, cioè tutti sono organizzati all’interno di confraternite che hanno dei perimetri variabili: a volte si contrappongono alle corporazioni (che spesso hanno anche funzione di confraternita) e quindi al lavoro. Le confraternite sono associazioni di persone che si organizzano per, collettivamente, partecipare alle funzioni religiose e spesso hanno un santo. Il panorama delle città e delle campagne cambia fortemente durante l’età moderna, ciò è dovuto alla costruzione di chiese e conventi che sono il punto di riferimento per i fedeli e i viandanti, come nel caso dei giubilei e dei pellegrinaggi. Profondo senso di precarietà: Perché tutta questa vita al servizio della religione? Perché le persone non hanno strumenti specifici e scientifici per dare senso alle cose (morte dei bambini, il raccolto che va male ecc…) e hanno molta paura/senso di precarietà dell’aldilà, del rischio di morire e non avere le carte in regola per andare in paradiso. 17 La stampa è legata soprattutto ad una editoria religiosa, tanto che la riforma e la risposta alla riforma di Martin Lutero produsse una grande quantità di libri che poi lascia spazio ad un’editoria più ampia con argomenti più vari. Una buona percentuale della stampa è poi legata alla pubblicazione e vendita dei fogli volanti, legata ai consigli per la salute, per lavorare nei campi o per le preghiere. Nel ‘700, invece, la stampa si presta all’informazione con la nascita anche dei giornali letterari, cambiano il modo di leggere e di studiare grazie alla gazzettistica. Non è solo una rivoluzione culturale ma anche tecnologica con dei centri editoriali che si specializzano nella stampa, generando delle occasioni lavorative. Ci sono città d’Europa che si specializzano nella stampa come ad esempio Venezia, Lione, Parigi e veniva sfruttata anche dai governi per le pubblicazioni di leggi e di proclami. Contro la stampa nasce la censura e nel 1559 l’indice dei libri proibiti poiché non volevano essere divulgati determinati contenuti. Esiste anche la cultura orale: Non sempre l’analfabetizzazione è legata sia al non saper leggere sia al non saper scrivere, poiché ci sono persone che non sanno scrivere ma sanno leggere, oppure che sanno leggere e scrivere poco e male. Molto spesso, tipico dei ceti più umili, ci sono persone che sanno leggere ma non sanno scrivere probabilmente per una questione pratica e di importanza. Ci sono anche livelli diversi nella scrittura: chi si firma ma non sa scrivere ad esempio. Gli uomini sapevano leggere e scrivere molto di più rispetto alle donne poiché avevano un ruolo marginale nella società. Altra differenza è tra contesto urbano e rurale, poiché ci sono molti più analfabeti nelle campagne dato che in città c’erano le scuole e le cattedrali. Altra differenza era tra Europa cattolica ed Europa protestante. Nell’Europa protestante sapevano molto più leggere e scrivere rispetto a noi. Le persone si informavano in gran parte in quei luoghi che per gli uomini dell’epoca erano fondamentali: osteria, piazza, mercato e bottega. L’oralità è un momento fondamentale della cultura dell’età moderna, molte persone vengono a sapere le cose da una serie di figure che affollavano le città e trasmettevano dei contenuti orali come ad esempio i predicatori, i nunzi pubblici, i saltimbanchi e gli intrattenitori occasionali. Si parla di un sistema massmediatico misto: parlavano e poi vendevano il discorso stampato, quindi c’è un misto tra oralità e cultura scritta. A differenza dei libri, questi fogli volanti poi vennero conservati poco, poiché sono fonti sottoposte a un processo di deperimento molto forte. Le canzoni erano molto importanti e all’epoca le persone cantavano molto di più di oggi perché cantare era un momento di svago. Le canzoni erano satiriche verso il potere istituito ed erano anche fatte per cerimonie, come l’ingresso del re in città, per cerimonie pubbliche o per riti religiosi. Lo stesso Martin Lutero scrisse molte canzoni. L’istruzione di base: Secondo un sistema nostro si parte dall’istruzione di base. Nell’età moderna nasce il concetto di scuola legata al lavoro come luogo dove gli individui partecipano al mondo dei segni e della scrittura in un contesto di gruppo. Età di apprendimento, progressioni e valutazioni grazie agli insegnanti. Nasce inizialmente nelle scuole di parrocchia che erano una delle poche realtà che trasmettevano il sapere, dove i principali contenuti erano di natura religiosa, si faceva in sostanza la catechesi. Sono le scuole primarie istituite dai parroci. Le nuove scuole dell’età moderna sono promosse dai governi locali, istituendo scuole laiche e che ricalcano sempre la distribuzione per parrocchia nella città e molto spesso ad insegnare chiamano i parroci. Rispetto a 20 prima cambia solo il fatto che gli amministratori sono i governi. La prima scuola laica promossa da poteri laici di questo tipo in Italia è stata creata a San Gimignano, in Toscana. Sull’istruzione in età moderna il monopolio è completamente in mano alla Chiesa. Queste nuove scuole istituite a livello di comunità, di città, vanno a soppiantare i precettori privati, spesso di stampo religioso, che avevano un maggiore accesso al sapere. Il maestro religioso “accordato” a Calizzano (1638): I membri della giunta comunale decidono di accordare (assumere) una persona religiosa per la scuola della comunità. L’idea di una scuola istituita dai governi delle città ormai è pienamente affermata, però il ruolo della Chiesa continua ad essere molto forte. Le scuole superiori: i collegi: I collegi dei gesuiti, come gli scolopi o i bernabini, aprono dei collegi di scuola superiore, alla quale si poteva accedere solo se si aveva una certa età e un certo grado d’istruzione. In Italia il primo collegio gesuitico è quello di Messina nel 1548 ed è il primo di una serie di collegi che vengono costruiti in tutta Italia che alla fine del ‘600 sono più di un centinaio. L'insegnamento dei collegi era molto ben organizzato e venne elaborato la Ratio studiorum, composto da 463 regole, ovvero il manuale d’istruzione degli insegnanti dei collegi gesuiti. Il corso di base aveva natura umanistica, il secondo corso era di filosofia (insieme anche a logica e fisica perché la filosofia era considerata come materia matematico-scientifica) basato principalmente su Aristotele e l’ultimo livello era basato sulla teologia dove si studiava San Tommaso. C’erano anche attività extracurricolari come danza, canto, teatro ecc.. Ai collegi possono iscriversi le persone indistintamente dal proprio livello sociale, anche se principalmente ci andavano le persone più benestanti perché se lo potevano permettere. Erano molto contrari all’educazione familiare e avevano temuto che la società potesse intaccare la formazione degli alunni che così si trasferivano nei collegi e perciò l’istruzione quindi avveniva in un contesto asettico. Le Università; ruolo e rapporto con la ricerca: Per il medioevo e l’età moderna, fino a tardo ‘700, le Università sono state sostanzialmente dei collegi (diverso dai collegi gesuitici che servono per chi vuole una istruzione di alto livello): quello dei teologi, quello dei medici o quello di giurisprudenza. Si trattava di un sapere consolidato e serviva solo ad accedere a certi collegi e gruppi corporativi. Le prime Università in Italia sono quelle di Bologna e di Padova, in Europa: Parigi, Oxford e Salamanca. All’Università si imparavano a memoria le cose, tanto che il docente aveva il ripetitore. Tipica delle discipline di diritto e teologia erano le dispute, dove il professore disputava con i docenti sui passi di un testo. A Medicina c’era spazio per lezioni più pratiche. Il capo dell’Università era il rettore, che non era un professore, ed eretta dal collegio dei dottori del quale faceva parte il rettore. I professori venivano pagati con le tasse pagate dagli studenti e prese dal collegio dei dottori. Ci si laureava con una dissertazione orale nel basso medioevo, mentre nell’età moderna con una tesi scritta con un tema assegnato da un professore. Durante la dissertazione orale ci si presentava davanti al collegio dei dottori, non professori, e gli venivano fatte delle domande. Con la tesi di laurea viene introdotta la figura del controrelatore insieme al relatore. Il controrelatore, che oggi si chiama correlatore, è la figura individuata dal collegio dei dottori che doveva mettere in difficoltà il candidato e solo se riusciva a tenere testa al controrelatore il candidato si poteva laureare. La ricerca si fa nelle accademie, che hanno anch’esse una evoluzione. Il sapere diventa uno strumento di potenza nei confronti degli altri stati. 21 Umanesimo: Fra Trecento e Quattrocento avviene un rinnovamento culturale ed educativo incentrato sulla rinascita dei grandi modelli dell’antichità classica. Gli umanisti ammiravano le grandi opere della cultura greca e latina poiché le ritenevano il nuovo modello di formazione dell’uomo al quale intendevano ispirarsi. Tramonta così la figura del dotto medievale e avviene la riscoperta del greco, come lingua letteraria. Con il movimento umanistico cambiò il modo di studiare ed interpretare grazie alla filologia, cioè l’analisi critica e storica del testo. La mentalità medievale assegna a ogni uomo nella società un posto e una funzione stabiliti, riconducibili alla volontà divina. Ora l’uomo rivendica la propria dignità e la propria libertà di scelta nella vita terrena, cosa che lo caricava di una responsabilità prima sconosciuta, che portava inevitabilmente con sé il crollo di antiche e radicate certezze. Le scoperte geografiche e gli imperi coloniali iberici Gli europei di cui si parla in questa parte sono quelli iberici, ovvero, i portoghesi, con il loro impero commerciale, e gli spagnoli, con il loro impero territoriale. I viaggi d’esplorazione nacquero soprattutto dalla ricerca di una nuova via per le Indie ma a queste motivazioni di carattere commerciale si aggiunse la volontà di diffondere la religione cristiana. Per questo motivo la religione fu adottata come il principale motivo di legittimazione delle imprese degli esploratori e dei colonizzatori del nuovo mondo. Lo stesso Cristoforo Colombo si sentiva investito della missione di salvare le anime degli indigeni educandoli alla religione di Cristo. La costruzione di uno spazio atlantico: Già i secoli bassomedievali, fine del ‘200, avevano visto costruire uno spazio atlantico che costituiva la “cerniera”, il collegamento tra il Mediterraneo e l’Europa del nord, chiamata la rotta di Ponente. Questa nuova rotta marittima vide come protagonisti principalmente i genovesi con le loro flotte di galee. La navigazione atlantica: I viaggi d’esplorazione erano basati sul fatto di scoprire che cosa ci fosse più in là, quindi per studiarli ci si basa sull’obiettivo iniziale di questi viaggi e sui mezzi che sono stati necessari per compierli. Verso oriente, gli europei avevano sempre ricevuto i prodotti dell’Asia, ovvero il commercio delle spezie nelle Indie, ma la mediazione degli arabi creava un blocco per gli europei, facendo alzare anche i prezzi, e quindi si cercò un modo per bypassarla. Un’altra mediazione che si voleva bypassare era quella rispetto all’Africa settentrionale. Questi viaggi iniziano già a fine del ‘200. Il primo viaggio finalizzato ad arrivare in Asia venne fatto dai fratelli Vivaldi del 1291 che partirono con le galee, ma una volta aver passato lo stretto di Gibilterra e aver virato verso sud non hanno più fatto ritorno. La caduta di San Giovanni d’Acri crea crisi nello stato arabo e i fratelli Vivaldi cercarono di approfittarsene. Lanzarotto Malocello, nel 1312, riuscì ad arrivare alle Canarie ma venne cacciato. Nel 1341, invece, venne tentato un viaggio da Nicoloso da Recco, fino alla conquista delle Canarie a inizio XV secolo. Capiamo quindi che i viaggi d’esplorazione nascono come esigenza per bypassare le mediazioni, ma con quali mezzi? Spagnoli e portoghesi misero in atto una contaminazione virtuosa delle tradizioni cantieristiche del Nordeuropa e delle tradizioni cantieristiche del Mediterraneo. La cocca è la tipica imbarcazione nordica e i mediterranei la chiamavano guscio, navi tonde di alto bordo che servivano per tenere il mare (diversamente 22 La Casa de Contratación è stata un'istituzione della Monarchia spagnola, creata a Siviglia il 20 gennaio 1503 all'inizio della colonizzazione spagnola dell'America. Le Leggi Nuove, las Nuevas Leyes, furono un insieme di leggi promulgate il 20 novembre 1542 con lo scopo di migliorare le condizioni degli indigeni dell'America spagnola, fondamentalmente attraverso la revisione del sistema dell’Encomienda. L'Encomienda, invece, fu un'istituzione giuridica e socio-economica mediante la quale un gruppo di individui doveva retribuirne altri, in lavoro, natura o altro mezzo, per lo sfruttamento di un bene o per una prestazione ricevuta. La riforma protestante Una svolta epocale: Nel corso dell’età moderna si sviluppano diversi modi di vivere il cristianesimo, non si parla più di religioni, ma di confessioni. Ci sono diversi modi di professare il cristianesimo, come ad esempio la confessione luterana o anglicana. Nel 1054 in realtà si era già consumata una prima frattura, quella con la chiesa ortodossa orientale, attraverso un processo di allontanamento graduale. Durante la guerra dei Trent’anni, nella seconda metà del ‘500, la Francia a causa di guerre delle religioni scomparirà dalla scena internazionale, quando finiscono, con l’editto di Nantes del 1598, tornerà. Avvengono anche nei Paesi Bassi. In questi anni si diffonde il pensiero del pluralismo religioso, pensiero secondo cui è possibile superare le differenze dottrinali tra le religioni, e i conflitti interpretativi esistenti spesso all'interno della stessa religione. Mentre la religione cattolica rimane fedele all’obbedienza del pontefice, nelle altre religioni si afferma il modello presbiteriano, un modello in cui non esiste il clero ma solo il fedele e Dio. Questo tipo di spaccatura religiosa avvenne principalmente nella zona centrale/occidentale dell’Europa. L’Islam conosce un periodo di potenziamento e si rafforza attraverso 3 grandi imperi: Mughal in India, Ottomano in Europa, e in Persia (secondo impero sesanide), imperi dove il capo politico è anche quello religioso. 25 Il Grande scisma d’Oriente, che iniziò nel 1054, fu l’evento che, rompendo l'unità di quella che fu la Chiesa di Stato dell'Impero romano basata sulla Pentarchia, divise la Cristianità Calcedonese fra la Chiesa cattolica occidentale e la Chiesa ortodossa orientale. Si crea quindi già anni prima della Riforma di Lutero un all’allontanamento tra la Chiesa orientale e occidentale, ad esempio, per quanto riguarda il celibato (nella chiesa orientale era solo per i monaci), le immagini sono bandite nella Chiesa orientale oppure rispetto ai santi, la santificazione è un processo esclusivamente occidentale. Le contestazioni alla Chiesa cattolica: Il 31 ottobre 1517 inizia il processo di contestazione della Chiesa cattolica, quando Lutero, una volta vista la spregiudicatezza con la quale i predicatori cercavano di convincere la popolazione ad acquistare le indulgenze, presa posizione con la redazione in latino di 95 tesi che affisse alla porta della cattedrale di Wittemberg alla vigilia di Ognissanti. Con le 95 tesi, Lutero mette in dubbio la necessità di una mediazione del clero e la mancanza di necessità che ci sia qualcuno che medi tra il fedele e Dio, infatti la confessione scompare, sostenendo che ci voglia un rapporto diretto tra il fedele e Dio. Si arriva alla conclusione che ‘siamo tutti sacerdoti di noi stessi’ (concetto del sacerdozio universale). Inizia così il conflitto tra istanza conciliatrice, che voleva mettere il potere nelle mani del vescovo, e istanza verticistica, che voleva porre il potere nel concilio dei vescovi. La Chiesa prelevava le risorse attraverso degli affitti che riscuoteva come proprietaria terriera, chiamate decime o indulgenze, che rappresentavano la corruzione della Chiesa cattolica. I papi venivano, inoltre, eletti pontefici perché risultavano vincitori di conclavi, nei quali si facevano discorsi di natura politica. Il clero, quindi, era interessato solo ai benefici, cioè alle cariche. Le persone avevano bisogno di confraternite, ovvero, associazioni finalizzate a praticare la fede all’interno di un gruppo, creando così un rapporto più intimo con Dio, perché la Chiesa non dà a loro ciò di cui hanno bisogno. Nascono movimenti come Devoto Moderna, un movimento di rinnovamento spirituale del XIV e XV secolo, che auspicava una religiosità intima e soggettiva, contrapposta alla pietà collettiva di stampo medievale. Erasmo da Rotterdam nel 1524 si schierò contro Lutero pubblicando un opuscolo intitolato De libero arbitrio in cui attaccò Lutero per quanto riguarda la concezione dell’uomo. Al pessimismo luterano, Erasmo oppose la convinzione che la libertà di scelta dell’uomo non è stata distrutta, inoltre anche se il ruolo dell’uomo fosse passivo non sarebbe conveniente far giungere questa verità al popolo. Lutero e la riforma del mondo tedesco: Lutero viene perseguitato dalla Chiesa cattolica e trova rifugio in Sassonia dove si impegnerà nella traduzione delle Sacre scritture della Bibbia in tedesco. La traduzione costituisce la tradizione di un elemento sacro per l’Europa cattolica, ma per le Chiese riformate la scrittura non è sacra, poiché può affidare solo alla fede mentre la grazia te la può dare solo Dio. L’uomo è corrotto, se gli viene donata la grazia è perché Dio ha scelto di salvarlo quindi può avere fede. Lutero concepiva la vita come una lotta contro il demonio sempre pronto a tentare l’uomo. La salvezza è opera della grazia divina, per la quale l’uomo ha un ruolo passivo perché è Dio che lo rende giusto e lo chiama alla vita eterna. Qualsiasi azione, come ad esempio atti di pietà e di carità, pratiche di devozione o penitenze non serve a redimere l’uomo perché sono inquinate dall’orgoglio, dall’ipocrisia, dall’egoismo. Tutto ha inizio con la vendita delle indulgenze di Alberto di Hohenzollern, il cui ricavato sarebbe servito per costruire la basilica di San Pietro e una parte ai banchieri di Augusta. 26 La pratica delle indulgenze si fondava sulla teoria del tesoro dei meriti dei santi e a questo patrimonio si poteva accedere, attraverso la mediazione della Chiesa, per compensare le colpe dei peccatori, i quali potevano ottenere per sé o per i defunti, la remissione totale o parziale delle pene da scontare in Purgatorio e il perdono dei peccati. Lutero condannava le indulgenze perché creavano nel cristiano un atteggiamento sbagliato, lo incitavano a intraprendere una scorciatoia per sfuggire alle sue colpe, mentre ogni uomo doveva pentirsi in modo sincero. Lutero elabora così 3 scritti nel 1520 in cui rifiutava l’autorità del papa e poneva nella Sacra scrittura la sola guida della Chiesa di Cristo, stabilendo un rapporto diretto fra l’individuo e divinità e abbattendo l’intermediazione della Chiesa. Furono aboliti il monachesimo e il celibato dei preti (Lutero sposò una suora ed ebbe 6 figli). Inoltre, il teologo ridusse i sacramenti riconoscendo solo battesimo e eucaristia, provocando la reazione della Chiesa che, nel luglio 1520, emana la bolla Exsurge Domine che minacciava la scomunica per Lutero se non avesse ritrattato le sue dottrine, Lutero però brucia la bolla e viene condannato come eretico e bandito dall’Impero. Se le indulgenze possono salvare l’uomo, è come mettersi contro Dio, solo Dio può salvare l’uomo e concedergli la grazia. Cosa succede all’interno del Sacro Romano Impero?: Martin Lutero viene scomunicato dal Papa nel 1520. Carlo V prova a mediare nella Dieta di Worms (1521), su pressione del duca Federico il saggio di Savoia, acconsentendo di ascoltare il riformatore che, alla richiesta di sconfessare gli scritti che aveva pubblicato, riassunse però con chiarezza i fondamenti della Riforma: - il richiamo all’autorità della Bibbia: unica fonte alla quale il fedele deve ispirarsi; - la libertà della coscienza individuale animata dalla fede: coscienza che impone al cristiano di conformarsi con la parola di Dio. Il suo messaggio ha provocato però degli effetti collaterali, cioè la guerra dei cavalieri, del 1522-1523, ovvero, nobili di antica stirpe che si uniscono e attaccano l'arcivescovado e lo fanno in nome del nuovo messaggio di Lutero. La guerra non va a buon fine, i cavalieri vengono sconfitti e sconfessati. Avviene inoltre una rivolta popolare dei contadini, movimento portato avanti da Thomas Muntzer, che prova a strumentalizzare il messaggio luterano declinandolo in chiave sociale, cioè per creare una società egualitaria dove non si pagano le decime. Egli predicava l’imminente avvento in terra del regno di Cristo e predicava la comunione dei beni affinché la povera gente, libera dai bisogni materiali, potesse vivere la vera Chiesa spirituale. In questo periodo nasce l’anabattismo, movimento religioso che nasce dai contadini e poi si diffonde nel territorio tedesco, anche in Italia, nel quale veniva criticato il potere della Chiesa, degli Stati, con il desiderio di instaurare delle comunità religiose indipendenti. Gli sviluppi in Germania e il ruolo di Carlo V: Carlo V era convinto che l’impero gli assegnasse la missione universale di ripristinare l’unità della cristianità e si impegnò per superare la divisione religiosa della Germania, che rappresentava un fattore di indebolimento per la sua azione politica. Dopo aver sconfitto la Francia e ottenuto il controllo dell’Italia, minacciò alla Dieta di Spira (1529) di rimettere in vigore gli editti contro il luteranesimo approvati alla Dieta di Worms. A questo punto si alza la protesta di 6 principi e di 14 città che avevano aderito alla Riforma. L’anno seguente alla Dieta di Augusta, il principale collaboratore di Lutero, Filippo Melantone, presentò una versione moderata della teologia luterana, la Confessio augustana, ovvero, la prima esposizione ufficiale dei principi del protestantesimo. 27 Carlo VII impose nel 1439 la taille, riscossa da Parigi da unità amministrative che rappresentano i distretti fiscali, chiamate généralités. Si parte dalla retta delle parrocchie, attraverso la quale si calcola quanto in quella parrocchia i singoli contribuenti possono dare, colui che conosce più di tutti la gente è il parroco che sarà colui che sommerà i contingente di tutti i distretti arrivando al carico della taille. Era una tassa che gravava sui contadini. Questa fiscalità che fa perno sulla taille viene riscossa sempre più sul territorio in maniera uniforme, altro nuovo punto di forza della corona, rastrellando i piccoli staterelli e annettendo al potere del sovrano della dinastia dei Valois pagando le tasse come tutti gli altri. Intorno alla metà del ‘300 il figlio del re di Carlo VII, Filippo II, viene compensato con il territorio della Borgogna, diventando il duca, ma rimane uno staterello a sé rispetto alla Francia. Nel 1515 sale al trono Filippo I che ebbe successo assicurandosi il controllo della compagine ecclesiastica con una monarchia in grado di tenere le distanze da Roma e dal Papato poiché vuole scegliere il sovrano riguardo le questioni dello stato ed è grazie al concordato di Bologna del 1516 che viene affermato che tutte le bolle pontificie devono passare sotto il giudizio della corona e soprattutto che i vescovi vengano scelti dal sovrano. Filippo I si vide così riconosciuto il diritto di nominare le principali cariche della Chiesa. Inoltre, la Francia scelse la venalità come processo per creare un corpo di burocrati. La venalità viene istituzionalizzata nel 1522 con la paulette che permette di comprare una carica pubblica e di trasmetterla ai figli. La Spagna: In Spagna non c’è un’unica corona come in Francia, ci sono la corona di Castiglia e la corona di Aragona. Corone che si fondano con il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona nel 1469, ma rimangono comunque corone e territori che hanno le loro particolarità e che tendono a mantenerle. In realtà un regno di Spagna inteso come un regno unito lo si può dire da inizio ‘700, quando la dinastia regnante diventa quella dei Borbone. La diversità era legata dall’istituto delle cortes, ovvero, quello che in Francia erano gli stati generali, assemblee composte dai rappresentanti della città che si riuniscono con il compito di concordare con il sovrano i decreti finanziari ma anche discutere delle questioni finanziarie, con il diritto di rimostranza. Il diritto di rimostranza permetteva di rifiutare la registrazione delle leggi e delle ordinanze regie qualora non conformi ai principi della giustizia e al bene pubblico. Esistevano due cortes diverse, una per monarchia. In Aragona erano più forti, mentre in Castiglia avviene un processo di accentramento del potere sovrano molto più evidente, tanto da far scoppiare la rivolta dei Comuneros che si verifica tra il 1520 e 1522, legato al fatto che i comuneros si ribellano al sovrano, Carlo d’Asburgo, perché volevano che le cortes si autoconvocassero e non fossero convocate dal sovrano e volevano avere più voce in capitolo nel quantificare i sussidi finanziari da dare alla corona ed esprimevano così esigenze di autonomia. Il sovrano ovviamente vuole limitare queste ingerenze locali provocando questa rivolta bloccata dallo stesso sovrano, segno di una monarchia che si sta fortificando ed eliminando pian piano gli stati generali. La castiglianizzazione dello stato avviene grazie al finanziamento per la spedizione di Cristoforo Colombo. La rivolta dei Comuneros, a Castiglia, è un’occasione che coglie il sovrano per cementare il suo rapporto con la nobiltà, che aveva una sua rappresentanza all’interno delle cortes. Quando la nobiltà si accorge che gli elementi che derivano dal basso provano a sfruttare la rivolta per eliminare i nobili, la nobiltà si allea dalla parte del sovrano. Il sovrano così blandisce i nobili per tenerli a sé, dispensando favori assicurandosi il favore della nobiltà. Altro favore per i nobili è dispensare nelle grandi famiglie i benefici ecclesiastici, cioè le cariche da vescovo poiché, come in Francia, anche in Spagna è il sovrano a nominare i vescovi delle diocesi. Gli elementi che avvicinano le due corone sono la Reconquista cattolica, processo che vede Castiglia e Aragona collaborare per respingere i musulmani dal territorio, e nel 1478 l’Inquisizione, tribunale religioso che 30 ha giurisdizione uguale sulla Castiglia come dell'Aragona, esteso poi anche in Aragona, Sicilia e Sardegna. L’Inquisizione nel 1492 caccia gli ebrei dallo stato che vanno nell’Impero ottomano, ciò significava il fatto di privarsi di energie finanziarie che impoveriscono il paese. L’unificazione avvenne nel 1512, quando Ferdinando occupa il regno di Navarra. L’Inghilterra: Dopo la guerra dei Cent’anni (persa) affronta una guerra interna, la cosiddetta guerra delle due rose tra la casata degli York e dei Lancaster. Il Parlamento è un’assemblea divisa in due camere; dei Lord e dei Comuni. Organo che dialoga con il sovrano che si è rafforzato grazie alla crisi politica interna della guerra dei Cent’anni. La corona era di Enrico VII, marito di Anna di York, che fu in grado di rafforzare il potere sovrano creando una Camera Stellata, unico tribunale supremo (simile al Grand Conseil) in cui giudica il re che è diverso da tutti gli altri tribunali sul territorio nei quali si giudica attraverso il Common law, ma solo secondo la volontà del sovrano. Il Common law è un sistema giuridico in cui si regola l’attività giudiziaria in Inghilterra, sedimentazione di tutte le sentenze prese in precedenza, prevedendo di giudicare sulla base di sentenze precedenti, giudicando non sulla base di leggi. L’Inghilterra dal punto di vista giuridico si differenzia diversamente dal resto d’Europa, basandosi sul Common law, mentre nell’Europa continentale si giudicava attraverso una raccolta di leggi dello stato uguale per tutti. In Inghilterra, quindi, non c’è una legislazione alla quale si devono legare i tribunali. Vengono creati dei consigli regi (segno di un potere sempre più forte), creando anche dei consigli che riguardano singoli pezzi di territorio (Consiglio del Nord, Consiglio del Galles ecc…), rafforzando la corona aiutando il re ad esercitare il suo potere politico. Nel 1534, Enrico VIII si distacca dalla chiesa di Roma dando vita alla Chiesa Anglicana che nasce come chiesa di Stato, ma che successivamente aderisce alla Chiesa Protestante, evento che pone le basi per l’affermazione del ruolo centrale del Parlamento. Il Sacro Romano Impero: L’Impero è il soggetto politico che, diversamente dagli altri Stati, più assomiglia a se stesso nel Medioevo, come se mantenesse una linea di continuità. Il Sacro Romano Impero riesce meno di tutti a realizzare delle innovazioni, con un tasso di sperimentalismo politico minore, perché tende a rimanere come nel Medioevo una Confederazione di staterelli, di diversa grandezza, in tutto 350, e potevano essere principati laici oppure ecclesiastici (retti da vescovi). Il Sacro Romano Imperatore, in base alla Bolla d’Oro (documento ufficiale emanato nel 1356), viene eletto da sette grandi elettori appartenenti agli stati più influenti che si riuniscono nella Dieta, le cui deliberazioni avevano valore di legge generale. La Dieta è divisa in tre ordini: - principi elettori; - Collegio dei principi; - signori territoriali. Il potere è più simbolico che reale, il sovrano può creare dei feudi ed affidarli a persone di fiducia, ma tutte le decisioni politiche e fiscali venivano poi esercitate dai sovrani degli singoli stati. Diventa sovrano effettivo solo su un pezzo del Sacro Romano Impero, ovvero, nelle terre (territori dell’area austriaca) ereditarie della dinastia che diventeranno gli Asburgo. L’Impero ha grandi obiettivi politici: - realizzare una grande crociata per riconquistare la terra sacra e riprendere il controllo del territorio che fino al 1453 era stato sotto il controllo dei turchi ottomani. L’imperatore voleva essere il capo della crociata, che non si farà; 31 - tornare, come nel Medioevo, ad esercitare il potere su una parte settentrionale del Regno d’Italia, sugli staterelli dell’Italia settentrionale che con il tempo si resero autonomi e di conseguenza si voleva ripristinare quel controllo politico, anche in questo caso il sovrano non riuscì a realizzare il suo obiettivo. Il grande problema che non permetterà il raggiungimento di tali obiettivi è la mancanza di fondi, dei soldi. L’imperatore non riesce a piegare la Dieta, assemblea federale e rappresentanza degli stati, a dargli i soldi necessari per tali imprese. Gli Asburgo nel 1453 presero ufficialmente il titolo di arciduchi d’Austria, dinastia feudale originaria dell’Alsazia. La Confederazione svizzera: Sono terre che iniziano a diventare indipendenti a partire dal 1291 con il patto tra territori dell’area svizzera che si riuniscono per affermare la loro autonomia rispetto al Sacro Romano Impero a cui erano formalmente legati. Nel corso del XIV secolo la confederazione riuscì ad emanciparsi dal dominio degli Asburgo, quando la Lega di città, chiamata così, combatterà contro l’impero e l’esito di queste guerre sarà nel 1499 che, grazie alla pace di Basilea, gli cantoni (8 stati federali) riusciranno a sancire la loro indipendenza, facendo nascere un nuovo soggetto politico che è quello dei Cantoni svizzeri. Il territorio è molto diversificato tra cantoni rurali, che manterranno una fedeltà più forte al cattolicesimo, mentre i cantoni urbani, che aderiscono di più al protestantesimo. L’Europa orientale: La federazione polacco-lituania rappresentava all’epoca il più vasto Stato dell’Europa orientale, stati legati fra loro tramite matrimonio. Lo Stato era molto esteso e di religione cattolica ma indebolito da una forte aristocrazia. Nel 1573 avviene l’estinzione della dinastia degli Jagelloni. La Russia è un altro stato che si fregia dello status imperiale. Il fondatore dello Stato russo fu Ivan III il grande che occupò la repubblica di Novgorod e il suo vasto territorio, al cui interno limitò il potere dell’aristocrazia. Egli portò dall’Occidente le armi da fuoco e adottò le nuove costose tecnologie militari per la costruzione delle fortezze e chiamò numerosi artisti italiani a Mosca per trasformare il Cremlino basandosi su un’architettura rinascimentale. Il primo ad assumere formalmente il titolo di zar fu il nipote di Ivan III, Ivan IV, colui che mise in atto l’azione della monarchia per limitare i poteri della grande nobiltà. Le guerre d’Italia (1494-1559) - la prima fase: Con la morte di Lorenzo de’ Medici, del 1492, gli stati italiani tornarono a dividersi, favorendo così l’ingresso in Italia di alcune potenze straniere. Il precario equilibrio politico della penisola fu rotto improvvisamente dalla decisione del re di Francia Carlo VIII di far valere i diritti sul regno di Napoli della casa di Angiò, questo suo tentativo fu incoraggiato da varie componenti della società italiana tra cui Ludovico il Moro, che reggeva lo Stato di Milano. Carlo VIII a Roma si accordò con il papa e quindi poté conquistare Napoli praticamente senza combattere. Si formò così rapidamente una lega alla quale parteciparono Venezia, Milano, il papa e anche Ferdinando il cattolico e l’imperatore Massimiliano che, nella battaglia di Fornovo del 6 luglio 1495, costringono Carlo VIII ad abbandonare Napoli. 32 Re itinerante, che in ogni suo dominio manda (delega) una persona di fiducia a governare ed usa dei consigli specializzati che lo consigliano sui singoli domini e le loro singole questioni. Crea degli organi che però non avevano mai l’ultima parola, perché la decisione politica finale veniva presa dal re, ma i consigli, sulla base del loro incarico, facevano un grande lavoro per lui poiché si documentavano, si riunivano, discutevano e stilavano una relazione da presentare poi al sovrano. Carlo V si garantì l’alleanza dell’Inghilterra e del papa Leone X e non aspetta di morire per mollare, ma abdica e non fu un fallimento poiché lasciò, nel 1555-1556, il complesso di domini con un controllo saldo al dominio degli Asburgo, un pò al figlio e un pò al fratello. Mercurino Arborio di Gattinara, piemontese, che era un suo grande consigliere all’interno della corte sabauda dei Savoia e suo precettore che passò a Carlo l’idea di monarchia universale e della riunione della cristianità sotto un solo pastore. L’idea è quella della De monarchia di Dante Alighieri, una grande confederazione di stati, un’alleanza. Sogno che però non realizzò. Mercurino negli anni ‘20 pensava che il baricentro dell'impero di Carlo fosse il Sacro Romano Impero, ma una volta morto Mercurino, Carlo spostò il baricentro del suo impero sul Mediterraneo, in Spagna. Il primo fronte; la Spagna: La carriera politica di Carlo ha un salto di qualità quando diventa re di Spagna. La Spagna del 1516, intesa come Castiglia e Aragona, era diversa poiché: si era scoperto il nuovo Mondo (l’America), era terminata la Reconquista e si era ottenuto il regno di Napoli, arrivando così ad avere un’eredità sostanziosa. Quando tornava in Spagna si presentava davanti alle cortes richiedendo denaro anche in occasioni che non comprendevano gli spagnoli, poiché lui sapeva che la Spagna era un territorio ricco. Gli hidalgos, rappresentavano un’economia sviluppata e l’alta nobiltà. Il clero era molto numeroso perché era un paese ultra cattolico. I letrados erano i giuristi che andavano ad assumere le cariche all’interno della burocrazia spagnola. Carlo V si imbatte nella rivolta dei comuneros, rivolta che si inquadra nella logica tra il rapporto tra il re e le rappresentanze della società, che provavano a mantenere una distanza e per sé un ruolo politico. Le cortes di castiglia si ribellarono perché volevano autoconvocarsi, scegliere loro il contingente finanziario da dare al re e perché volevano avere il re in Spagna. I comuneros nel 1519 si ribellarono anche perché il re chiese dei soldi per pagarsi i sette consiglieri per arrivare al Sacro Romano Impero. Lui impara e inizia ad imparare il castigliano. Il Nuovo Mondo: Carlo V mette a frutto la grande impresa dei nonni e sostanzialmente i vantaggi dell’impresa del 1492 vengono sfruttati da lui. Il problema era come configurare politicamente e giuridicamente il possesso delle nuove terre americane e dargli una validità giuridica. Si usa l’escamotage della Reconquista cattolica, processo tramite il quale vennero sconfitti i mori e subentrando alle mire arabe. I re di Spagna si erano inventati che esisteva un diritto in nome di Dio per far sottostare a loro i nuovi territori. Con il trattato de Tordesillas del 1494 si divise il territorio tra l’Impero spagnolo e l’Impero portoghese. Le terre americane vengono organizzate sotto forma di nuovi regni e si dividono in Regno di nuova Spagna e il Regno del Perù. Vengono anche istituiti i tribunali, le audiencias in Spagna e instaurato il sistema di sfruttamento delle terre americane, l’encomienda è un sistema per cui si sta ad un colono la giurisdizione su un certo numero di uomini, contratto di schiavitù. Questi schiavi venivano sfruttati principalmente per tirare fuori l’argento dalle miniere, sistema già partorito durante la Reconquista cattolica, alla fine del Medioevo con i mori. Questa schiavitù diventa troppo pesante tanto che Carlo arriva a limitare, con delle leggi, il grado di controllo con cui l’encomendieros sfruttavano lo sfruttamento degli schiavi, ma questi si ribellano e Carlo deve ritirare le leggi. 35 Il mondo tedesco: Caratterizzato da tanti staterelli che rappresentano anche un elemento di deolezza perché con la Riforma protestante di Martin Lutero si creerà una divisione all'interno del Sacro Romano impero poiché alcuni stati rimangono fedeli al re mentre altri seguono la riforma e fanno la guerra all’imperatore. Per realizzare il sogno della monarchia universale bisognava avere molti soldi, un impero legato sotto la religione cattolica e la lotta comune contro i turchi. I principi che partecipavano alla Dieta concedevano molto poco all’imperatore perché si reputano portavoce di una stato piuttosto autonomo. Era anche impossibile creare un grande esercito / armata imperiale per sconfiggere i turchi. La Francia, per allontanare gli Asburgo, finanzia economicamente gli stati che seguirono la Riforma. I turchi, impero ottomano, sono molto forti e fanno pressioni e arrivano nel 1529 ad assediare Vienna, capitale del Sacro romano Impero, assalto che però non ebbe buon fine. Nel Mediterraneo si realizza l'espansione e pressione turca sui domini cristiani che inizia dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, proseguendo attraverso i balcani e attraverso il Mediterraneo, conquistando una serie di territori sulla costa meridionale del Mediterraneo, settentrionale dell’Africa. Ferdinando e Isabella tra fine ‘400 e inizio ‘500 avevano completato la Reconquista cattolica nella penisola iberica e provano a mettere in atto un proseguimento della Reconquista cattolica via mare sulla costa africana con la conquista di determinati avamposti: Melilla, Orano, Bugia e Tripoli. Carlo prova a portare avanti questo sogno iniziato dai nonni, volendo fare del nord Africa una terra spagnola. Il fronte mediterraneo: Il problema turco si poneva anche nel Mediterraneo, dove gli stati dei paesi berberi dell’Africa settentrionale rappresentavano la base per scorrerie sulle coste spagnole e italiane e per atti di pirateria ai danni delle navi cristiane. Nel 1538 Carlo riuscì ad organizzare una flotta cristiana formata da navi spagnole e veneziane ma che fu un grave insuccesso, soprattutto sulla costa dell’Epiro, per il quale non mancarono da parte veneziana accuse di scarso impegno ad Andrea Doria. L’abdicazione: L’Europa è divisa sul piano confessionale, tra principi cattolici e principi protestanti, e il sogno di un’Europa federale nell’orbita dell’imperatore non si realizzò. Così, all’età di 56 anni Carlo molla i possedimenti della famiglia degli Asburgo e dell’Impero. Il 25 ottobre 1555 egli aveva abdicato alla sovranità dei Paesi Bassi, con una cerimonia memorabile svoltasi nel palazzo di Bruxelles. In seguito, il 16 gennaio 1556, sempre a Bruxelles ma in una riunione privata, egli aveva lasciato anche le corone di Castiglia e Aragona al figlio Filippo II. La riforma o controriforma cattolica Perché l’incertezza tra Riforma e Controriforma?: Il termine Controriforma è stato coniato nell'ambiente storiografico tedesco già a fine del XVIII secolo e serviva per enfatizzare quel carattere di risposta da parte della chiesa cattolica alla riforma luterana. Termine che si utilizza per sminuire il processo di organizzazione della chiesa cattolica dopo la riforma di Lutero. La proposta che arriva dalla Germania ha quindi un suo perché, perché questo processo di controriforma è avvenuto dopo Lutero. Gli studiosi cattolici preferiscono il termine “Riforma cattolica”, dando risalto alla natura costruttiva di questa novità. 36 I due termini non sono sinonimi, ma li si utilizza con un preciso riferimento storiografico. Qualche elemento di cambiamento della chiesa cattolica tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500 era già avvenuto, tramite dei segnali che segnavano un disagio ed un malcontento, come: - istanze conciliariste: che volevano mitigare/alleviare la tendenza alla centralizzazione. - riflessioni di intellettuali: pur rimanendo all’interno della cerchia cattolica erano molto critici nei confronti della chiesa, allontanandosi dagli insegnamenti originali di Gesù Cristo. Noto è Erasmo da Rotterdam che crede sia giusto tornare alla chiesa delle origini, pensando che la vera chiesa fosse quella di Roma. Lutero scrive De servo Arbitrio (il fedele non può scegliere tra bene e male perché sceglie comunque il male) ed Erasmus scrive Libero arbitrio (l’uomo può scegliere davvero sia il bene che il male). - profetismo apocalittico: i predicatori delle piazze attiravano le folle dicendo che stesse arrivando la fine del mondo dando anche la colpa alla chiesa corrotta. Alimentando così quel malcontento che serpeggiava tra le persone che vedevano un alto clero che non rispettava i suoi compiti ed interessato solo ad interessi economici e a benefici. L’arcivescovo spagnolo Cisneros iniziò a realizzare delle riforme importanti, ad esempio imponendo la residenza obbligatoria per i vescovi nella diocesi e decide di avviare dei percorsi di formazione che permettono al clero di essere preparato sulla dottrina, in modo tale di andare in chiesa e fare le omelie in maniera corretta. L'arcivescovo viene spesso preso ad esempio per affermare che si era già innescata una sorta di riforma. Contraddizioni della Chiesa tra XV e XVI secolo: La Chiesa tra ‘400 e ‘500 mostra delle forti contraddizioni, presentando luci ed ombre che la portarono ad essere contestata anche al suo interno. Il suo lato edificante è la capacità di trasformare il volto di Roma. Fu il governo pontificio a fare operazioni urbanistiche, completare il rifacimento della basilica costantiniana (attuale Basilica di San Pietro), insieme alla Cappella Sistina di Michelangelo e le Stanze di Raffaello. Chiesa, quindi, capace di grandi realizzazioni. D’altra parte, la Chiesa aveva anche un pò abbandonato alle sue responsabilità della cura delle anime, ovvero, ai benefici e alle cariche della Chiesa, insieme alla gestione dei patrimonio e al nepotismo papale. Il nepotismo è la tendenza dei papi, in questo periodo, di favorire i propri parenti attraverso la concessione anche dei feudi. Esempio di nepotismo è papa Paolo III Farnese che cede al figlio, Pier Luigi Farnese, il ducato di Mantova. La Chiesa diventa così un'istituzione corrotta che succhia risorse al corpo dei fedeli. I nuovi ordini religiosi: I segni del cambiamento li si possono individuare a cavallo tra l’inizio del Concilio di Trento e la fine tra gli anni trenta e settanta del ‘500. Due Papi che vivono all’inizio del ‘500, Leone X (1513-1521) e Clemente VII (1523-1534) vengono sollecitati a convocare un concilio. Due religiosi di famiglia veneziane consegnarono nel 1513 un Libellus ad Leonem decimum a Leone X per iniziare un concilio, nel quale ci sono contenute alcune idee che poi verranno coltivate da Lutero, come ad esempio l’idea di tradurre la Bibbia in una lingua volgare. Leone X e Clemente VII non convocheranno però un concilio a causa della paura, poiché convocare un concilio potrebbe portare alla perdita del potere del papa, acquistando così più potere la comunità del clero. Pian piano nascono dei nuovi ordini religiosi, in precedenza del Concilio di Trento del 1545-1563, ad esempio i cappuccini (1528) che derivano dai francescani, teatini (1524), bernabini (1533) e somaschini (1540). Questi ordini avevano la finalità di portare ai fedeli tutta una serie di servizi che servivano per necessità, poiché dal corpo dei fedeli stavano arrivando delle richieste, delle istanze. Tutti questi ordini si vogliono differenziare dagli ordini mendicanti che si crearono nel Medioevo, che si caratterizzano per la loro isolazione dalla società, 37 L’Inquisizione si erse a difesa dell’apparato teologico-filosofico e scientifico elaborato dalla Scolastica sul tronco dell’aristotelismo. Attraverso l’Indice dei libri proibiti l’autorità ecclesiastica non solo colpì gli scritti eretici ma mise sotto controllo tutte le opere a stampa che, come del resto la produzione artistica, dovettero uniformarsi ai principi filosofici ed etici imposti dalla Chiesa. Le masse italiane furono, quindi, indirizzate verso una religiosità attenta soprattutto agli aspetti esteriori e grandiosi del culto ma povera di autentica e vissuta spiritualità. L’età delle guerre di religione L’età delle guerre di religione o età di Filippo II: Filippo II si ispira alla religione nel suo programma politico, soprattutto per quanto riguarda la difesa della fede contro gli eretici e gli infedeli. Nel 1556 Filippo II, figlio di Carlo V e di Elisabetta di Portogallo, succede al padre al trono di Castiglia e Aragona, insieme ai Paesi bassi e alle colonie americane. La maggior parte dei conflitti tra stati era legata a motivi religiosi. A differenza del padre, Filippo non è un re itinerante, ma si chiude in un castello/monastero. Gli Asburgo avevano la possibilità di combattere continue guerre perché se lo potevano permettere grazie alle riserve di argento che sostenevano le spese militari. Filippo II voleva mantenere una forte ortodossia religiosa, grazie anche all’Inquisizione. In questo periodo la Spagna attraversa il Siglo de Oro, periodo di grande sviluppo letterario e artistico. Per Carlo l’eresia luterana è un problema politico e il programma politico di Filippo è una specie di crociata religiosa (Turchi e infedeli perseguitati), poiché lui è un grande nemico dei protestanti eretici. Filippo vuole inoltre riportare l’Inghilterra nell’ovile cattolico e finanziare il partito cattolico in Francia. Ereditando il Portogallo, Filippo possiede anche le sue colonie e così anche i tanti metalli preziosi provenienti direttamente dall’America. Problemi nei Paesi Bassi: Si tratta di un’area molto fiorente con un tasso di urbanizzazione elevato e molto sviluppata in molti campi artistici. A metà ‘500 si iniziano a vedere le prime divergenze tra la parte settentrionale e meridionale. Nella parte meridionale la concorrenza inglese portò alla perdita del primato finanziario, poiché l’asse finanziaria d’Europa si abbassa verso Siviglia e Genova (per i banchieri). Nella parte settentrionale, invece, si sviluppò l’economia marittima, i cantieri navali e la pesca. Gli Olandesi saranno i protagonisti del mare del Nord. L’ Olanda era governata dagli Stati Generali, un’organizzazione che esercitava il potere sullo stato in maniera federale. Uno dei principali problemi dei Paesi Bassi fu la religione con la diffusione del calvinismo, che Filippo II cercherà di contrastare con un’intensificazione della lotta all’eresia e con l’introduzione dell’Inquisizione. Lo scoppio della rivolta: La presenza dell’Inquisizione, tribunale straniero dotato di pieni poteri, rappresentava una grave limitazione dei privilegi delle province, che tradizionalmente si governavano autonomamente. Così il 5 aprile 1566 un nutrito gruppo di nobili fiamminghi, detti”i pezzenti”, si presentò in armi al palazzo della reggente a Bruxelles per presentare una petizione che chiedeva l’abolizione dell’Inquisizione. A questo punto viene emesso l’Editto di moderazione, e le idee protestanti si diffondono moltissimo. Scoppiò, quindi, la rivolta in Olanda, per poter professare la religione calvinista, che fu molto violenta. L’aristocrazia ha difficoltà a dialogare con Filippo II, il quale istituì il cardinale di Granvelle (principale collaboratore della sorella Margherita e portavoce della religione cattolica), ma nel 1544 riuscirono a sollevarlo 40 dal suo incarico. Cambiarono gli equilibri a corte, i Mendoza furono scansati dai Toledo, e si tornò ad applicare una forte politica religiosa (si vuole introdurre l’Inquisizione spagnola). Lo sviluppo degli scontri: La nobiltà si divide, da una parte Guglielmo d’Orange, monarca olandese, si schiera dalla parte dei rivoltosi, ma dall'altra parte, della nobiltà, si schiera ancora con Margherita. A Madrid viene inviato un esercito a capo del Duca d’Alba che scalza Margherita, arresta i capi della nobiltà e organizza una dura repressione con centinaia di condanne a morte. È l’inizio della rivolta, capeggiata da Guglielmo d’Orange. Viene istituita anche una flotta, la flotta corsara dei ‘pezzenti di mare’. Guglielmo d’Orange viene nominato Statolder di Olanda e Zelanda nel 1575. Viene creata una Lega militare delle province del nord per combattere il dominio spagnolo. Filippo II porta avanti le guerre contro i Turchi e arriva a dover dichiarare nel 1575 una nuova bancarotta a causa degli enormi costi sostenuti dalla Spagna per imporre la sua sovranità nei Paesi Bassi e ci furono così ammutinamenti dei soldati. Epilogo della vicenda nei Paesi Bassi: Nel 1576 viene stipulata una pacificazione temporanea, la pacificazione di Gand, che viene firmata l'8 novembre 1576. Era un'alleanza stretta tra le province dei Paesi Bassi degli Asburgo al fine di cacciare dal Paese le truppe mercenarie spagnole e al tempo stesso promuovere un trattato di pace con le province ribelli dell'Olanda della Zelanda. Filippo invia il suo fratellastro, Giovanni, che si fa proclamare governatore, ma pretende di imporre il cattolicesimo come religione di Stato. Così facendo nel 1579 avviene la spaccatura delle province del nord (Utrecht) e della lega delle province del sud (Arras). Nel 1578 arriva il nuovo governatore Alessandro Farnese che però non riesce a scongiurare gli eventi. Nel 1581 le province del nord si staccano definitivamente con la dichiarazione dell'Aja, arrivando ad una definitiva indipendenza di una parte di Stato, rifiutando il proprio sovrano e creando così un nuovo Stato. L’Inghilterra di Elisabetta I: Nel 1553 sale al trono d’Inghilterra Maria I d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, detta Maria la cattolica o la sanguinaria per la sua politica di repressione. Alla sua morte nel 1558 nasce il problema della sua successione da cui emerge Elisabetta I, che avvia delle riforme religione della Chiesa anglicana verso il protestantesimo con i 39 articoli di fede. Ciò le procura l’opposizione dei cattolici e dei puritani, che non accettavano una struttura cattolica del clero, ma desideravano una struttura più tradizionalista e presbiteriana per avere un forte potere sulla Chiesa. Elisabetta getta le basi per la grande potenza coloniale che diventerà successivamente l’Inghilterra con politiche economiche rivolte a sviluppare l’agricoltura (creazione di recinzione e degli allevamenti), manifatture e traffici. Vengono aperte le compagnie commerciali che nel 1515 raggiungono le coste della Virginia, dove fonderanno le prime colonie (futuri Stati Uniti). Creazione delle compagnie delle Indie orientali (nel ‘500 i portoghesi rimangono i migliori esportatori di spezie). Elisabetta per attaccare la Spagna attua una ‘guerra di corsa’, chiamata pirateria e diventa la grande nemica della Spagna. Nella seconda metà del ‘500, la regina perseguitò i cattolici sul suolo inglese. Filippo II è alla ricerca di pretesti per attaccare l’Inghilterra e nel 1588 cerca di prendere il controllo del canale della Manica per poi sbarcare in Inghilterra con l’Invincible Armada, flotta di 130 navi, che però verrà sconfitta. Proprio in questo anno, infatti, ha inizio il declino dell’impero spagnolo, con la perdita dei Paesi Bassi. 41 I problemi religiosi in Francia: La Francia nella seconda metà del ‘500 è impegnata sul proprio territorio. Dopo la morte di Enrico II, i successivi re Francesco II e Carlo IX sono giovani ed inesperti, la madre Caterina de’ Medici quindi prende le redini della Francia. In Francia si diffonde il calvinismo, soprattutto a sud e lungo la costa atlantica. Alcuni importanti clan aderiscono al calvinismo per contrastare la corte e la corona (anche nelle grandi famiglie aristocratiche, ex Borbone). Nel 1562 Caterina emana l’editto di Saint-Germain, con il quale veniva concessa la libertà di culto per gli ugonotti, i calvinisti, con il culto privato entro le mura urbane e quello pubblico fuori delle città. Il provvedimento però provoca scontri tra cattolici e ugonotti con spietati massacri. Segue la parentesi di Gaspard de Coligny, che ha grande influenza su Carlo IX, che vuole convincerlo a partecipare alla guerra tra spagnoli ed olandesi e ad appoggiarli e progetta un matrimonio pacificatore tra Enrico di Borbone e Margherita di Valois, sorella di Carlo IX. Caterina de Medici organizza un agguato allo stato maggiore ugonotto e nella notte in occasione del matrimonio vengono uccisi i capi ugonotti, notte di San Bartolomeo 23-24 agosto del 1572. La guerra dei ‘tre Enrichi’: Nel 1574 muore Carlo IX e sale al trono Enrico III. Ha inizio l’ultima fase delle guerre civili, la guerra dei tre Enrichi, che vide contrapposti il re Enrico III, il capo della Lega Enrico Guisa ed Enrico di Borbone. Enrico III fa assassinare Enrico di Guisa (1588) e si allea con Enrico di Borbone con il quale nel luglio del 1589 pone l’assedio a Parigi. Il primo agosto però viene a sua volta assassinato da un frate domenicano. Prima di morire indica come successore Enrico di Borbone che diventa re con il nome di Enrico IV, il quale si pone come difensore dell’unità del regno contro l’odiata Spagna. Enrico IV si converte al cattolicesimo, decisione che crea le condizioni per la fine delle guerre civili. Il 22 marzo 1594 Enrico IV entra a Parigi e nei mesi successivi tutte le province lo riconoscono come legittimo sovrano. L’anno seguente viene assolto e riconosciuto anche dal papa. Enrico nel 1598 stipula la pace con la Spagna, la pace di Vervins, che ribadiva le clausole del trattato di Cateau Cambrésis, trattato che definì gli accordi che posero fine alle guerre d'Italia tra la Francia e gli Asburgo di Spagna e Austria . Nello stesso anno il re emana l’editto di Nantes che pone fine alle guerre di religione, con il quale il cattolicesimo viene proclamato religione ufficiale, ma i calvinisti potevano professare liberamente la religione in alcune zone francesi, a eccezione di Parigi e altre zone, atto che introduce alla tolleranza religiosa. Inoltre, la libertà di coscienza era garantita agli individui e non ai sovrani come nella Pace di Augusta. La guerra sul mare tra Spagna e Impero Ottomano: L’impero ottomano fa paura perché ben organizzato sul piano amministrativo e militare e rappresenta così una minaccia per il Mediterraneo. Dopo la conquista di Costantinopoli, l’impero procede verso il nord (Balcani) e sud-occidente. La Spagna voleva mantenere il controllo del Mediterraneo, ma l’impero ottomano era ben amministrato e aveva un esercito ben organizzato. Era più tollerante rispetto agli altri Stati cristiani, infatti gli schiavi cristiani portati in territorio ottomano potevano aspirare a diventare persone con carriera politica o militare. Rappresenta un nemico per Filippo II che prova un tentativo di aggressione a Gerba nel 1560, terra precedentemente spagnola, ma il tentativo non andò a buon fine. Nel 1565 fu invece una controffensiva con un assedio a Malta e nel 1570 l’occupazione di Cipro da parte degli ottomani contro l’impero cattolico. A seguito di questo papa Pio V organizzò una lega Santa, una flotta degli Stati italiani che andò a scontrarsi contro le flotte ottomane. Importante è la battaglia di Lepanto del 1571 che viene vinta dalla lega Santa ma che non risolve niente sul 42 La prima azione del cardinale è quella di perseguitare gli ugonotti che, grazie alle garanzie militari e politiche concesse dall’editto di Nantes, si sottraevano in larga misura all’autorità regia. Il cardinale fece assediare le loro città e il più importante è l’assedio di La Rochelle del 1628, portando sempre avanti una politica fortemente cattolica. Inoltre, inaugura e afferma una politica anti-asburgica, infatti entra nella guerra dei Trent’anni proprio contro gli Asburgo. Per arrivare alle rivolte, il cardinale aggrava il carico fiscale che costa sacrificio ai ceti più bassi, ed è anche il momento in cui la Francia diventa una grande potenza coloniale perché è proprio il cardinale che promuove la colonizzazione, promuovendo l’istituzione della tratta del Senegal con la tratta degli schiavi e la compagnia delle Indie per la tratta occidentale. L’età d’oro olandese: L’Olanda è una delle Province unite (in totale le province unite sono sette) che diventò il traino di questa nuova repubblica federale. Con l’Unione di Utrecht, del 1579, sul piano istituzionale veniva confermato il legame e l’alleanza delle sette province in una confederazione, i cui membri erano gelosi della propria autonomia e legato al proprio particolarismo. Le città dell’Olanda erano governate da “reggenti”, membri di famiglie arricchitesi con il commercio e con la finanza che si erano attribuite il monopolio delle cariche pubbliche dando vita a patriziati urbani. L’Olanda favorisce la geografia, poiché la sua posizione permette di imporsi, acquisendo il ruolo di emporio commerciale, rafforzando la sua posizione economica. Alcuni centri olandesi diventano molto forti per la manifattura della lana e per la produzione dei panni inglese, prodotti ed esportati grezzi e la loro finitura e tintura veniva fatta in Olanda. Anche la pesca diventa importante, nel mare del Nord, portando il pesce salato sia nel Baltico sia nel Mediterraneo che, insieme al grano, permette lo sviluppo commerciale di questo stato, in un periodo in cui il consumo di pesce aumenta molto nelle popolazioni cattoliche del Mediterraneo. La costruzione di imbarcazioni è un settore che cresce moltissimo, detto anche cantieristica. Approfittando della tregua con la Spagna, l’Olanda si espande anche fuori dall’Europa, arrivando in Africa, America e Asia. L’Olanda riesce a creare la VOC (compagnia delle indie orientali) e poi quella occidentale, compagnie che nascono tramite l’acquisto di azioni che permettevano di finanziare il viaggio commerciale, e al ritorno la compagnia restituiva gli utili agli investitori, circa il 20%. Azioni che diventano oggetto di compravendita. I viaggi portano alla conquista di Sailon, oggi Sri Lanka, spostandosi poi verso l'Indonesia, tutte zone ricche di spezie diventando così nemici dei portoghesi. Le ragioni del successo olandese: Il successo olandese è dovuto alla stabilità politica poiché era uno Stato che pian piano si rese dipendente dalla Spagna nel 1848. Il calvinismo, che aveva animato a lungo la lotta contro la Spagna, dava la sua impronta allo Stato ma vi era anche una notevole presenza di cattolici, di sette radicali e di ebrei. Organo centrale erano gli Stati generali che si riunivano alla corte dell’Aja. Ne facevano parte i rappresentanti degli Stati delle sette province e le decisioni dovevano essere prese all’unanimità. Il sistema poté funzionare soprattutto perché l’Olanda era di gran lunga la provincia più popolosa, più ricca e più potente. Il potere fu esercitato da due carica che nel corso dell’età moderna si alternarono alla guida dello stato: 45 - lo statolder: detto anche governatore, era la carica che comportava il comando dell’esercito e della flotta, di solito un membro della casa di Orange, della famiglia principesca, che aveva grande prestigio per aver guidato la rivolta contro la Spagna. Attivo nei periodi di guerra. A questa figura si contrappone il Gran pensionario; - il Gran pensionario: era il presidente degli Stati provinciali di Olanda e il capo della delegazione olandese agli Stati generali. Pur non trattandosi di una carica federale, in virtù dell’importanza della provincia olandese, divenne talvolta il vero responsabile della politica dello Stato. Attivo nei periodi di pace. Le Province unite erano una sorta di costituzione mista tra un orientamento principesco e monocratico, incarnato dallo statolder e dalla casa di Orange, e un principio repubblicano, che ne era espressione il Gran pensionario. L’ingrediente importante è la tolleranza religiosa, poiché le province unite erano principalmente protestanti ma tolleravano le minoranze. La situazione nell’Impero e in area scandinava: L’Impero, dopo l’abdicazione di Carlo V, è sotto il regno prima di Ferdinando, poi di Massimiliano (1564-1576) e di Rodolfo II (1576-1612), imperatori che cercarono di realizzare in Germania una pacifica convivenza fra protestanti e cattolici sulla base dei principi stabiliti dalla pace di Augusta, pace avvertita da tutti come un compromesso provvisorio che non prendeva in considerazione il calvinismo. Nel 1608 i principi protestanti danno vita all’Unione evangelica, sostenuta dalla Francia, alla quale si oppose l’anno seguente la lega cattolica, sostenuta dalla Spagna. Contro l’offensiva cattolica si mosse anche la nobiltà boema, che nel 1609 impose all’imperatore Rodolfo II la concessione di una Lettera di maestà che garantiva libertà di coscienza e di culto a tutte le fedi. Nella penisola Scandinava il protestantesimo era penetrato in maniera massiccia e la Svezia si rafforza con Gustavo II Adolfo Vasa (1611-1632) che combatte con la Danimarca, per il controllo di tipo commerciale dell’accesso al Baltico, e Russia, arrivando ad acquisire dei territori tra la Finlandia e la Russia arrivando a conquistare il porto di Riva, ottenendo il dominio Baltico. La prima fase della Guerra dei Trent’anni: Mattia d’Asburgo era pronto a succedere al nipote, Ferdinando duca di Stiria che era stato nominato re d’Ungheria nel 1617. Ferdinando adotta una politica di restaurazione cattolica, con delle riforme molto dure contro i calvinisti arrivando alla defenestrazione di Praga nel maggio del 1618, quando una delegazione dell’imperatore invase il castello della città. A questo punto il fronte cattolico e quello protestante scesero in piazza e venne assediata Vienna nel maggio del 1619. Mentre un esercito spagnolo invadeva il Palatinato, l’esercito imperiale e quello del duca di Baviera sottomisero i territori austriaci e quindi sconfissero gli insorti nella battaglia della Montagna bianca, presso Praga. Venne eletto re di Boemia Federico V che però fu costretto a fuggire nei Paesi bassi. Si determinò così una ridistribuzione di estese proprietà terriere a favore della nobiltà cattolica o di stranieri fedeli agli Asburgo. Infine nel 1627 Ferdinando cancellò la tradizionale autonomia del regno di Boemia facendo diventare la corona ereditaria. La fase danese: Cristiano IV, re di Danimarca, viene chiamato dalla Sassonia per aiutarla, poiché la Dieta oramai era principalmente cattolica, perché possedeva il ducato di Holstein che era parente del re di inverno Federico. Ma 46 le truppe di Cristiano sono troppo deboli rispetto a quelle dell’impero, così dovette rinunziare a ogni intervento nell’ambito imperiale. La fase svedese: A difesa della causa protestante intervenne nel 1630 nel conflitto il re di Svezia Gustavo II Adolfo, che ottenne l’alleanza della Sassonia e dell’elettore del Brandeburgo , e fu sostenuto dall’aiuto finanziario della Francia. L’intervento della Francia: La Francia entra nel 1635 nella guerra dei trent’anni, poiché Richelieu teme la tenaglia degli Asburgo. Richelieu, pur essendo un cardinale della Chiesa cattolica, non esitò ad appoggiare i principi protestanti per andare contro agli Asburgo, e si alleò con la Svezia e le Province unite. La rivoluzione inglese La rivoluzione inglese del ‘600 (1629/1649): Si tratta di una guerra civile che approda a una vera e propria rivoluzione politica, inoltre l’Inghilterra si avvia nel medesimo periodo a diventare una grande potenza coloniale. La guerra civile inglese può essere definita una «guerra di religione ritardata», nella quale la Corona ha un atteggiamento moderato e non nasconde le sue tendenze filo cattoliche in contrasto con il Parlamento è puritano. Il ruolo della religione differenzia la rivoluzione inglese del XVII secolo da quella francese della fine del XVIII secolo, però ci furono dei punti di contatto, come ad esempio l’esecuzione del sovrano, l’imposizione di repubbliche con derive autoritarie, le apparenti restaurazioni (con alcune conquiste della rivoluzione che vengono mantenute)e il ruolo importante della capitale, infine i francesi vogliono «esportare» la rivoluzione mentre gli inglesi no. In questo periodo si afferma il mercantilismo, ossia un forte peso dei governi in ambito economico, con lo scopo di arricchire la nazione, tenendo materie prime in patria, alzando il loro prezzo. Cromwell sale al potere nel gennaio 1649 dopo la decapitazione di Carlo I e afferma una dittatura militare. Nel 1651, Cromwell stabilì con l’Atto di navigazione che nei porti inglesi potessero attraccare solo navi inglesi o dei paesi dei quali provenivano le merci. In Francia, come figura simile a Cromwell, troviamo Colbert, un politico ed economista francese, la cui opera fu indirizzata principalmente ad accrescere la ricchezza del Paese, incoraggiandone lo sviluppo industriale e coloniale. In ambito religioso il Parlamento vuole aprirsi totalmente al calvinismo, mentre la Corona voleva mantenere il progetto assolutista e mantenere il controllo sulla Chiesa attraverso l’esistenza di gerarchie ecclesiastiche. Durante il regno di Elisabetta I, la Chiesa anglicana aveva raggiunto un suo equilibrio, grazie anche ai 39 articoli di religione, approvati nel 1563, considerati la confessione di fede fondamentale della Chiesa anglicana e che davano alla dottrina un’impronta protestante. Nella seconda metà del ‘500 si auspicava un'evoluzione della Chiesa anglicana verso un’adesione al calvinismo. I cattolici venivano visti con sospetto, con ostilità, perché fedeli a un sovrano straniero, cioè il papa, che aveva dichiarato illegittimo il regno di Elisabetta. Il quadro generale alla vigilia della rivoluzione: 47 Il parlamento, per evitare che Giacomo II facesse dei favori ai cattolici, promulga questo patto in cui obbliga i funzionari a giurare fedeltà alla Chiesa Anglicana e, con l’atto di esclusione, evita che diventi re Giacomo II per timore che adottasse una politica filo-cattolica, ma Giacomo II sale comunque al trono e inizia a fare favori ai cattolici, il governo però decide di non intervenire per paura di rivolte. La reazione del Parlamento è provocata dall’erede, Giacomo III, per paura che cresca con atteggiamenti cattolici e governi come suo padre e i re cattolici precedenti, interviene e chiama Guglielmo III D’Orange, che era sposato con una delle figlie di Guglielmo II, poiché il Parlamento lo vorrebbe al governo e anche per continuare la dinastia degli Stuart. Arriva con l’esercito in Inghilterra, ma non c’è una vera e propria battaglia perché Giacomo scappa in Francia e così Guglielmo e sua moglie Maria ristabiliscono la monarchia. Dopo questo evento il Parlamento fa approvare il Bill of Rights, dichiarazione dei diritti, che rendeva impossibile la ripresa di una politica assolutistica e poi successivamente il Triennal Act con il quale obbligano il parlamento ad essere eletto ogni 3 anni. È l'Act of Settlement che stabilisce, infine, l’ordine di successione al trono escludendo la linea cattolica. Si compiva così la seconda rivoluzione inglese, definita Glorious revolution perché priva di spargimenti di sangue. Un quadro generale sul XVII secolo Un bilancio del XVII secolo e uno sguardo all’Italia/Il Seicento: un secolo di transizione: Il Seicento viene considerato come un’epoca segnata da una crisi generale, che avrebbe interessato tutta la società europea e si sarebbe manifestata in ogni ambito: sul piano demografico, economico, politico e culturale-sociale. C’è una frenata del processo espansivo della popolazione registrato nel secolo precedente con anche una crisi demografica legata all’aumento della mortalità e della limitazione natalità a causa delle carestie e della peste di fine XVI secolo. Nella prima metà del secolo la guerra dei Trent’anni porta la morte in larga parte d’Europa, insieme a carestie, epidemie e con recuperi più difficili, poiché gli eserciti privano i popoli di raccolto e bestiame. La crisi del '600 è più prolungata rispetto a quella del ‘500, le città sono le più colpite (più del contado). Le malattie e le carestie si diffondono più rapidamente perché ci sono più persone in una piccola porzione di territorio e più bocche da sfamare. Nel ‘600, inoltre, molte persone del contado si spostano in città così da ristabilire l’ordine demografico. La crisi riguarda soprattutto la parte meridionale, l’Europa mediterranea, passando da 23,6 a 22,7 di popolazione, mentre l'Europa centrale ebbe un leggero aumento (stagnazione) da 35 a 36,2 , soprattutto in Germania, Spagna, Italia. L’Europa nord-occidentale e orientale aumenta (Inghilterra, Paesi Bassi, Russia e paesi scandinavi.) Si alza anche l’età al matrimonio. L’agricoltura: L’aspetto agricolo varia a seconda delle aree europee, infatti nelle aree colpite dalla crisi (decrescita o stagnazione) non c’è alcun processo evolutivo agricolo, mentre nelle terre non colpite dalla crisi la domanda di beni primari si fa sempre più alto e la terra viene valutata di più. I proprietari terrieri aumentano i prezzi degli affitti, chi possedeva terra e vendeva beni guadagnava più di tutti. Nelle aree afflitte dalla crisi c’è un costo minore della vita e i terreni non valgono molto. I più ricchi immobilizzavano il loro capitale, ovvero, non investono nella terra ma nell’acquisto di cariche, e i mercanti, finanzieri e nobili comprano o costruiscono palazzi per affermare la loro nobiltà. In questo periodo nasce il debito pubblico. Inoltre ci sono molti problemi climatici, con un abbassamento delle temperature di 2 gradi a partire dal tardo ‘500 , dando inizio così alla cosiddetta ‘piccola glaciazione’ (vengono fatte anche delle 50 rappresentazioni artistiche dove le persone pattinano su laghi o fiumi ghiacciati). Di conseguenza peggiorano i raccolti, con il rischio frequente di penuria, diversificazione delle colture, perché siccome la popolazione non aumenta, non c’è un bisogno maggiore di produrre cereali per fare il pane. La caduta dei prezzi dei cereali contribuì a favorire uno spostamento delle risorse verso la viticoltura e l’allevamento. Il comparto manifatturiero: Nel settore secondario entrano in crisi le manifatture castigliane, fiamminghe, italiane, mentre decollano quelle olandesi e inglesi. L’Olanda e l’Inghilterra beneficiano dell’arrivo di capitali e manodopera in seguito a conflitti religiosi e accolgono immigrati religiosi, ad esempio, ugonotti francesi e protestanti dal Sacro romano impero, e alla crisi del mercato rispondono con tessuti più leggeri e meno costosi (New Draperies). Le manifatture italiane producono tessuti di qualità superiore per un mercato elitario, artigianato d’élite e commercio di nicchia dei prodotti di lusso. I grandi vantaggi nei Paesi liberi dalla crisi sono la buona disponibilità di materia prima e il contenimento del costo del lavoro. I traffici commerciali: Il mediterraneo non è più il fulcro centrale dei mercati globali perché la contrazione demografica produce una flessione dei commerci «interni» all’area mediterranea. I nordici entrano nel Mare Nostrum con i loro tessuti e conquistano i flussi commerciali del mediterraneo e le flotte mercantili del nord, diventando così padroni delle rotte mediterranee. Le spezie non arrivano attraverso l’Europa orientale, ma rimane importante come luogo commerciale perché l’impero ottomano vendeva prodotti già finiti. Dopo la battaglia di Lepanto del 1571, il commercio veneziano cade. Anche Genova risente della crisi e perde potere commerciale, per colpa della peste. Per quanto riguarda le rotte oceaniche, i nordici si affermano invadendo l’Asia e mandando via la potenza portoghese. Amsterdam, invece, sostituisce Lisbona per il mercato delle spezie, migliorandolo. Livorno diventa base principale dei nordici (e non solo) per avere agevolazioni fiscali sui prodotti importati. Una rivoluzione astronomica: Nel ‘600 giunge a compimento il processo di formazione della scienza moderna e si afferma il concetto di scienza come disciplina dotata di principi, metodi e finalità definiti. Gli stati erano governati dalla religione e quindi erano in contrapposizione alla rivoluzione scientifica. La Chiesa si basava sulla teoria geocentrica (l’uomo/terra al centro dell’universo), Copernico e Keplero tra il ‘500 e il ‘600 mettono in discussione questa teoria con la teoria eliocentrica (sole al centro dell’universo). La Chiesa condanna gli scienziati che appoggiavano questa teoria, tra cui Galileo che creò il metodo scientifico, metodo che cambiò approccio allo studio della fisica, prima veniva studiata dalla filosofia, perché si basava sul pensiero aristotelico, ora invece viene studiata più con un aspetto scientifico e sperimentale. Nel 1632 Galileo pubblica il ‘Dialogo sopra i massimi sistemi’ e l’anno dopo arriva la condanna da parte dell’Inquisizione, con la quale è costretto ad abiurare, ovvero rinnegare una precedente ideologia, e al carcere a vita. L’uomo, l’universo e il meccanicismo: Cambia l’immagine del corpo umano che viene concepito come ‘macchina’. Vesalio nel ‘500 inizia con la dissezione dei cadaveri e più avanti Fabrici e il suo allievo W. Harvey si dedicano allo studio della circolazione sanguigna. 51 Come l’uomo, anche l’universo è una macchina che obbedisce a leggi matematiche ed è regolata dal moto. Per Cartesio l’uomo è una macchina ed è costituito da res extensa e res cogitans (materia/sostanza e anima). Il filosofo rivoluziona i metodi per studiare la materia, il movimento viene da Dio ma ha regole naturali. Nasce il metodo deduttivo, metodo filosofico: esiste uno spazio che contiene la materia, c’è movimento. Dallo studio del moto parte anche Isaac Newton, che descrive le leggi della gravitazione universale, da una prospettiva fisica. Metafisica e fisica diventano cose distanti. Il pensiero politico: Il ‘600 fu caratterizzato sul piano politico dall’affermazione dell’assolutismo. A causa di questo scoppiano rivolte in diverse zone (forze che si contrappongono). A livello teorico questa tendenza viene espressa dall’inglese Robert Filmer, il quale nell’opera ‘Patriarca o il potere naturale dei Re’ ritiene il potere assoluto del monarca conforme alla natura in quanto simile all’autorità del padre sui figli. Hobbes e Locke ipotizzano, invece, che c’è un rapporto di natura inalienabile che viene prima del rapporto politico, ponendole basi al giusnaturalismo, cioè l’affermazione del diritto naturale. Per Hobbes, i diritti materiali dell’uomo devono essere ceduti allo Stato, come descrive nella sua opera del Leviatano. Per Locke invece ci sono dei diritti naturali che devono rimanere all’uomo e l’unico diritto che deve praticare lo Stato è quello di fare giustizia, perché se l'uomo si facesse giustizia da solo ci sarebbe la totale anarchia. Se il sovrano non rispetta tali diritti può essere deposto. Re Sole e i nuovi equilibri europei tra XVII e XVIII secolo L’età dell’assolutismo: Luigi XIV prevedeva un governo assolutista, modello dove il sovrano ha intorno a sé tutti i poteri, governo accentrato, e viene meno il modello di sovrano che si affida al primo ministro, poiché vuole governare da solo. Luigi XIV vuole dedicarsi pienamente al mestiere di re, senza nessuna figura di riferimento. Non c’è più il dialogo con le rappresentanze cetuali, gli intermediari tra sovrano e società, che non vengono più convocate. Dal punto di vista dell’economia e della religione ci sono, invece, delle politiche autoritarie. Le guerre, soprattutto offensive, di espansione, sono un altro elemento di una politica assolutista. Luigi XIV divenne sovrano a 5 anni e si trovò a governare in un momento molto difficile per la Francia, poiché alla morte del padre si era chiesta la reggenza della madre, Anna d’Asburgo. La Corona, in questo periodo, alza la tassa della paolette arrivando a trattenere i soldi a chi non la pagava. In questo periodo, inoltre, si verificano le due Fronde contro la corona: - Fronda parlamentare: legata al Parlamento di Parigi, contrapposto alla corona nella richiesta di non emanare delle tasse senza l’adesione del Parlamento. - Fronda dei principi: animata dalla grande aristocrazia feudale opposta alla corona. L’esperienza delle Fronde, che portarono ad una guerra civile che durò dal 1650 al 1653, segnò l’infanzia di Luigi XIV, che si vede costretto a fuggire da Parigi perché spaventato dai nobili che stanno facendo la guerra alla corona. Molti dicono che la sua politica assolutistica, che farà a meno dei grandi nobili di spada, probabilmente è stata dettata da questo suo passato che lo aveva segnato profondamente. La Francia, nonostante l’assolutismo, rimane un paese in cui la nobiltà e il clero continuano ad avere i loro privilegi, segno che questo assolutismo ha dei limiti perché il re non riesce a scardinare i privilegi di questi ceti. La nobiltà di toga era diventata una casta, ovvero, gente intoccabile, che rivendicava i suoi privilegi. Inoltre, la Francia era un pò una federazione perché le varie province non erano tutte uguali e il sovrano non riusciva ad imporsi allo stesso modo in tutte. 52 Guerre che provocano un grande disagio nel paese perché l’80% della popolazione francese si ritrova in un profondo stato di povertà. Alla notizia della morte del sovrano il popolo sparò i fuochi d’artificio perché provocò una grande crisi. Luigi XIV promuove la creazione di importanti accademie scientifiche, nonostante il fallimento del suo obiettivo egemonico. Altri progetti assolutistici; la Prussia degli Hohenzollern: Gli elettori del Brandeburgo, alla fine della guerra dei 30 anni, si potenziano che, oltre al principato del Brandeburgo, ottengono il ducato di Prussia (ex dominio dei cavalieri teutonici), nucleo di quella che sarà la grande Prussia settecentesca. Il ducato di Prussia è ottenuto dovendosi considerare come vassalli di Prussia. Con Federico Guglielmo ci sarà un potenziale esercito molto forte dovuto ad un progetto assolutista, che passa attraverso le guerre. Il sovrano lascia gli Junker, grandi proprietari terrieri, che mantengono le loro terre e in cambio danno dei soldi per poter andare in guerra. Federico I e Federico Guglielmo potenzieranno sempre più la Prussia rispetto a Brandeburgo con un assolutismo che prevede una tolleranza religiosa, portando la Prussia ad essere nota per una intensa stagione di riforme, con Federico II. Il duello tra Francia e Inghilterra nel XVIII secolo Questo nuovo antagonismo, tra Francia e Inghilterra, da inizio alla seconda parte dell’età moderna, che porta queste potenze a combattere anche fuori dal confine europeo e la posta in gioco non sono solo i confini e gli stati conquistati ma soprattutto gli spazi globali, perché queste due potenze si contendono l’egemonia globale. Altri progetti assolutistici; la Russia dei Romanov: La figura di Pietro I guarda i modelli dell’occidente per progredire, arrivando a viaggiare molto in Europa per studiare gli eserciti e le flotte delle potenze europee. Dopo un periodo di instabilità politica di fine ‘500, che viene chiamato il “periodo dei torbidi”, periodo di interregno nella Russia dominato da una monarchia assoluta seguente la dinastia dei Rurikidi, inizia la lunga fase che dura tre secoli della dinastia dei Romanov. Il primo di questa dinastia è Michele III che sale al potere nel 1613 e crea la Duma, consiglio formato dai grandi proprietari terrieri che serve allo zar per governare la Russia. Con Michele III viene ristabilita la tradizionale concezione dell’autocrazia, in base alla quale il sovrano, fonte di tutti i poteri e protettore della Chiesa, disponeva di un’autorità illimitata, derivata direttamente da Dio. Il territorio si estendeva verso est del mondo asiatico e verso ovest della confederazione polacco-lituana, un territorio sterminato che annette la Siberia e l’Ucraina, stato che era al principio un protettorato della Polonia ma che con Alessio I viene annessa alla Russia. Il periodo dello zar Alessio è un periodo importante dal punto di vista del rafforzamento militare ma che porta un forte carico fiscale, con un peggioramento dello stato degli abitanti, con la presenza del servaggio della gleba (figura giuridica che lega il contadino a un determinato terreno) caratterizzato da un forte sfruttamento. Egli tentò di consolidare le strutture statali e di potenziare l’esercito, ma questa sua politica di modernizzazione era ostacolata dall’arretratezza della società, basata sulla contrapposizione tra i grandi proprietari nobili e la massa di contadini ridotti in schiavitù. 55 Nel 1689 Pietro I il Grande quando torna in patria dopo i suoi viaggi in occidente, chiama dei tecnici stranieri per occidentalizzare la Russia, che diventa l’elemento più marcato del periodo di questo zar. Il suo investimento nel sapere occidentale, basato soprattutto sugli aspetti tecnologici e sull’organizzazione militare, sarà fruttuoso durante la Grande guerra del Nord, combattuta per ottenere l’egemonia del Baltico, in cui Pietro il Grande ha la meglio sulla Svezia che verrà scalzata dal controllo del Baltico. La Russia in questa fase va a creare un’identità di potenza marittima, acquisendo lo sbocco sul Baltico e creando dal nulla di San Pietroburgo nel 1703 circa che, all’estremità settentrionale del Baltico, diventerà capitale della Russia. Importante è anche il porto di Riga che serviva per commerciare con l’esterno, insieme a quello di San Pietroburgo. Pietro fonda un grande esercito, con 300.000 uomini, unico esercito che può fronteggiare quello francese, con 400.000 uomini. Vengono potenziate le fabbriche e i cantieri navali sovvenzionati dallo stato (mercantieristica). Pietro proseguì le classiche linee della politica assolutistica, limitando drasticamente i poteri della nobiltà e della Chiesa nell’intento di creare un solido apparato amministrativo. L’unico vero ceto era il clero ortodosso per quanto la Chiesa rimanesse subordinata allo Stato. Nel 16666 con il sacro sinodo venne proclamato il primato del potere imperiale su quello ecclesiastico. La tavola dei ranghi erano i 14 gradi di nobiltà che servivano per tenere la nobiltà sotto il controllo del re. Gli Asburgo d’Austria: Nella politica interna del Sacro romano impero uno dei problemi principali era la divisione tra cuius regio eius religious, ovvero l’obbligo del suddito di conformarsi alla confessione del principe del suo Stato, con la divisione tra lega cattolica e unione evangelica. Nonostante sia una spaccatura di tipo religioso diventa anche una spaccatura politica così, sfumato il sogno universale portato avanti da Carlo V, gli Asburgo si impegnano ad investire sui loro territori ereditari e a cattolicizzarli, soprattutto in Austria e in Boemia attraverso l’ordine dei gesuiti. Un’altro dei problemi dell’Impero, oltre quello interno, era quello dei confini sud-ottomani in particolare l’impero ottomano controllava ⅔ della pianura ungherese, l’area sud-orientale del continente europeo. Agli Asburgo, invece, spettava la parte orientale dell’Ungheria nella quale però subentra il calvinismo. Nel 1678 Leopoldo I, imperatore del Sacro romano impero dal 1658, emana alcune leggi molto severe contro la pratica del calvinismo nel territorio ungherese portando alla ribellione dei nobili calvinisti che chiedono l’alleanza con gli ottomani. I turchi arrivano a premere sui confini dell’impero asburgico talmente tanto che arrivano a Vienna con l’assedio del 1683 che viene sventato con una controffensiva. Inizia così una vera e propria guerra tra gli Asburgo e l’impero ottomano che termina nel 1699 con la vittoria asburgica che, oltre ad arrivare ai confini della Serbia, occupano tutta la pianura ungherese. Eugenio di Savoia, grande generale dell’esercito asburgico, sconfisse l’impero ottomano nella famosa battaglia di Zenta del 1697. L’impero ottomano ne esce male soprattutto perché la Russia e Venezia attaccano l’impero approfittando della situazione di guerra. Venezia attacca via mare l’impero ottomano poiché interessata alla Grecia, portando via la Morea e portando via grandi piazzeforti del Peloponneso. La Russia invece è interessata alla Crimea. Inoltre, con la guerra di successione spagnola, la monarchia austriaca ottenne i Paesi Bassi spagnoli (Belgio e Lussemburgo) e si sostituì alla Spagna come potenza egemone in Italia. La guerra di successione spagnola; un nuovo ordine fondato sull’equilibrio: La guerra della successione spagnola fa diventare la Spagna borbonica, con Carlo II che rappresenta l’ultimo sovrano asburgico che muore nell’anno 1700. Alla sua morte si doveva decretare a chi andasse la corona e, non essendoci un erede diretto, scoppiò una guerra fra le potenze. In punto di morte si era trovato un accordo per cui questo grande sistema di domani dovesse essere spartito tra Carlo d’Asburgo, figlio dell’imperatore del sacro romano impero, e una parte ad un nipote di re Sole, Filippo 56 d’Angiò. Carlo II, però, prima di morire rivela di voler dare tutta l’eredità della Spagna a Filippo d’Angiò con il rischio di creare una grande egemonia borbonica. Questo porta le altre potenze escluse a fondare una lega anti-francesi, simile alla lega d’Augusta, insieme all’Impero, Olanda, Inghilterra e Prussia. Il ducato di Savoia insieme al Portogallo inizialmente erano dalla parte francese. Inizialmente questa lega anti-francese ha la meglio, sul mare grazie alla flotta Inglese, entrando nel Mediterraneo, e anche sulla terraferma. Carlo, intanto si autoproclama re di Spagna come Carlo III ma poi morendo Leopoldo I, il padre, si ritrova ad essere imperatore del Sacro romano impero come Carlo VI e allora le a potenze della lega, avendo paura della troppa potenza di quest’ultimo, fanno un passo indietro e Francia, Olanda e Inghilterra avviarono le trattative che portarono alla pace di Utrecht, trattato che comprende una serie di trattati di pace firmati nella città olandese tra il marzo e l'aprile del 1713 che aiutarono a porre fine alla guerra di successione spagnola. Diventa così re di Spagna Filippo d’Angiò, nominato Filippo V, nipote di Luigi XIV, a condizione che si impegnasse a rinunziare a ogni pretesa sulla corona francese, tenendo così separate la corona di Francia e quella di Spagna. Carlo VI si prende le Fiandre (parte meridionale che era rimasta in mano alla Spagna), il Ducato di Milano, Napoli e Sardegna ma non la Sicilia perché viene presa dal duca di Savoia. Momento decisivo che segna la fine della Spagna asburgica che è una dei protagonisti della prima età moderna. La Francia di Filippo d’Orléans e di Luigi XV: Luigi XIV ebbe dei lutti familiari devastanti nella sua vita: il figlio Luigi, il nipote (primo figlio del figlio Luigi). Sale al trono a soli cinque anni il figlio del nipote, Luigi XV, con la reggenza di Filippo d’Orléans, zio del nuovo re. Il clima con la reggenza d’Orléans è discreto perché si allenta la morsa dell’assolutismo, tornando ad assegnare le cariche alle grandi famiglie aristocratiche. Ed è durante la sua reggenza che si vedono i primi germi dell’Illuminismo, anni in cui muovono i primi passi nella letteratura Montesquieu, che scrive in questi anni le Lettere persiane, e Voltaire, che scrive anche dei versi satirici contro lo stesso Filippo d’Orléans. In ambito finanziario era presente la parentesi dello scozzese John Law che però fu priva di successo, la sua idea era quella di sostituire la moneta alle banconote cartacee, perché pensava che il mercato della moneta fosse instabile. Voleva, quindi, stampare la carta moneta cercando di salvare i problemi dell’economia metallica. La Luisiana, terra francese, era una terra principalmente paludosa, ma John Law inizia a mentire alla gente dicendo che fosse una terra molto ricca, creando la Compagnia dell’occidente tramite la quale riversò sul mercato una quantità smisurata delle quote di questa compagnia. Ma una volta rilasciate tutte queste azioni e non avendo ricavato utili, le persone che avevano versato le azioni richiedevano gli utili. Nel 1723 muore Filippo d’Orléans e Luigi XV da maggiorenne prende il potere e si fa affiancare dal cardinale Fleury al quale affida le finanze e che riesce ad ottenere alcuni importanti risultati, tra cui il risanamento delle finanze pubbliche. Il Regno Unito degli Hannover: Dopo Guglielmo d’Orange c’è una parentesi di Anna Stuart, figlia di Giacomo II, sotto la quale nasce il Regno Unito, che comprende principalmente Irlanda e Scozia. Nel 1714, alla morte di Anna Stuart, il Parlamento chiama un lontano parente, l’elettore di Hannover, Giorgio, uno di coloro che votarono il sacro romano imperatore, che diventa sovrano d’Inghilterra con il nome di 57 Considerando innanzitutto la dimensione terrena della vita dell’uomo, gli illuministi rivendicavano l’autonomia della morale, dell’arte e della politica dal punto di vista della religione, affermando che ogni aspetto della realtà doveva essere volto all’utilità e alla felicità degli individui e della società. Si arriva a criticare tutte le verità rivelate, tutti i dogmi, andando contro alla religione, portando avanti il deismo (religione naturale e razionale); credenza per la quale si crede che Dio sia presente in tutte le cose e nelle manifestazioni naturali. Un orientamento di pensiero che portava al riconoscimento dell’esistenza di Dio, come creatore e ordinatore del mondo, solo attraverso la ragione. Netta era anche la condanna delle guerre di religione in nome della tolleranza, premessa di una assoluta libertà di coscienza. Un’altro filone percorso dagli illuministi è l’epicureismo, ovvero, la ricerca della felicità. Il caso Calas: Calas era un calvinista di Tolosa e trovò suo figlio impiccato, probabilmente suicida, ma viene accusato lui di averlo ammazzato, scatenando una battaglia di stampa e di opinione tra chi difendeva quest’uomo e chi lo giudicava un assassino. Voltaire si impegnò per ottenere la revisione del processo e nel 1765 il parlamento di Tolosa arrivò a riconoscere l’errore di aver condannato e giustiziato Calas, venendo così riconosciuta la sua innocenza. Il rapporto con la conoscenza: Il Settecento è decisivo anche per il cambiamento del modo di leggere, prima la lettura era mnemonica. L’illuminismo porta anche ad una importante riflessione sul rapporto tra uomo e conoscenza, portando un nuovo modo di intendere l’uomo. In passato, la Scolastica medievale soprattutto, pensava che l’uomo dovesse solo assorbire il sapere emanato dall’autorità, mentre ora si pensa che la conoscenza si crei in maniera diversa riprendendo la maniera di conoscenza di Locke, che paragona la conoscenza dell’uomo come un foglio bianco. Si arriva ad affermare che la conoscenza si forma attraverso i sensi, per questo si parla di sensismo. La conoscenza prende vita dal momento che i sensi permettono all’uomo di acquisire delle conoscenze, che dall’essere “statua” gli permettono di prendere vita. Gli illuministi concepivano la ragione non come sistema ma come metodo di analisi e, rispetto agli illuministi che utilizzavano come modello letterario il dialogo, il saggio era la forma tipica della filosofia illuminista. Il saggio è un componimento breve che sviluppa un’ipotesi basata sul metodo scientifico arrivando poi ad una conclusione offrendo risultati provvisori, aprendo così nuove prospettive di conoscenza e di ulteriore approfondimento. Il sensismo poi sfocia nell’utilitarismo che dice che l’uomo punta al soddisfacimento dei suoi bisogni, perseguendo ciò che lo soddisfa e arrivando a schivare ciò che non gli piace. Il problema è che non deve succedere che il proseguimento del piacere personale porti dei problemi nella vita collettiva. L’uomo, secondo Hume, deve seguire il suo piacere, ma deve rispettare il senso morale, detto “simpatia” che dal greco significa la capacità di avere dei sentimenti con qualcun’altro, verso gli altri. Sommando il sensismo, l’utilitarismo e la “simpatia” di Hume, Helvétius arriva a dire che la società è un calcolo matematico, nel quale bisogna far star bene il maggior numero di gente e far star male il minor numero di gente. Il ‘700, quindi, è un grande secolo di progresso scientifico e di sviluppo economico. In tutto questo il ruolo delle accademie è fondamentale, perché permettono di arrivare a questi risultati. Il pensiero politico: I pensatori illuministi vanno a influenzare dei sovrani che attuano determinate riforme. Nel 1786 il Gran ducato di Toscana è il primo Stato ad abolire la pena di morte grazie all’influenza di Cesare Beccaria. 60 Altro elemento è la capacità dei pensatori illuministi di arrivare a proporre delle teorie sull’ordinamento dello stato, arrivando a teorizzare sui sistemi di governo. I più importanti sono Voltaire, Montesquieu e Rousseau. Sulla piattaforma comune avviene il rifiuto del diritto divino del monarca, l’impegno per la “pubblica felicità” dei popoli e il rispetto della sfera individuale dei diritti naturali. Montesquieu, grande viaggiatore anche in Inghilterra, che scrive Lo spirito delle leggi, vero manuale della politica settecentesca nel quale Montesquieu assume un atteggiamento relativistico di fronte alle forme di governo presenti nel suo tempo o realizzatesi nel corso della storia. Per il filosofo i governi sono essenzialmente tre: - il dispotismo: uno solo regge lo Stato senza leggi né freni, a suo arbitrio. Il regime dispotico si fonda perciò sul principio della paura, perché tutti i sudditi, uguali di fronte al potere immenso del despota, possono in ogni momento essere privati della vita o dei beni. Tipo di governo adatto a territori di grande estensione; - la monarchia: nella quale uno solo governa, ma non arbitrariamente, e si fonda sul principio dell’onore, ovvero sulle prerogative di ceti e istituzioni gelosi del proprio rango e del proprio ruolo. Tipo di governo adatto a territori medi; - il repubblicano: nel quale o il popolo tutto (democrazia) o una parte di esso (aristocrazia) esercita il potere, trova il suo principio nella virtù, ovvero nella disposizione dei cittadini a sacrificare il proprio interesse individuale per garantire il bene della patria e l’interesse comune. Tipo di governo adatto a piccoli territori. Lui parla della suddivisione dei poteri e il vero difetto per lui è il fatto che chi giudica fa anche le leggi cosa che secondo lui non va bene, prendendo come esempio l’Inghilterra dove i giudici di pace che in contea giudicano in autonomia attraverso il Common law. Il modello di monarchia fondata sulle leggi dalle quali prendeva spunto Montesquieu era perciò la costituzione inglese, affermatasi con la gloriosa rivoluzione del 1688, costituzione in cui la libertà era fondata sulla separazione dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Voltaire è il fautore del dispotismo illuminato, grande amico di Filippo II di Prussia. Per lui è giusto che ci sia un sovrano che governi guardando alla pubblica felicità, avendo la responsabilità di tutte le libertà individuali, arrivando a dire che il sovrano deve essere scelto per queste caratteristiche. Rousseau è il fautore di una democrazia molto utopistica, difficile da realizzare, partendo dal giusnaturalismo. Il filosofo esprimeva un radicale rifiuto della società, la quale aveva irrimediabilmente corrotto l’uomo, rendendolo egoista e malvagio. Alla civiltà dell’Europa settecentesca Rousseau contrappone i semplici costumi dell’uomo primitivo che non aveva che pochi bisogni ed era guidato solo dall’istinto. La vera filosofia era per lui la semplicità e la naturalezza dell’uomo primitivo, quella originaria virtù che aveva perduto unendosi ai suoi simili in una società fondata sulla proprietà, e quindi sulla disuguaglianza. Il suo piano era riformare la società attraverso un patto che sancisce il sovrano come uomo libero e con dei diritti individuali che rappresentassero la volontà generale, dando diciamo il potere al popolo. Lui voleva un governo che incarnasse la sovranità popolare. Rousseau giudicava negativamente la sfera di autonomia e di libertà, nella quale si forma la disuguaglianza, fondata sul diritto di proprietà, principale responsabile dei male del vivere civile. A suo parere nel contratto sociale gli individui devono cedere tutti i loro diritti allo Stato, perché solo questa condizione, di sovranità popolare, garantisce l’eguaglianza e la libertà. La sovranità popolare, essendo per sua natura indivisibile e inalienabile, non può essere rappresentata: il suo ideale era la democrazia diretta, possibile solo in un piccolo Stato. Per questi motivi Rousseau giudicò negativamente il regime dell’Inghilterra: gli inglesi solo nel momento delle elezioni godevano della libertà, subito dopo tornavano ad essere schiavi. Capisce che la proprietà privata ha determinato una degenerazione per il passaggio dallo stato di natura allo stato sociale. 61 Era un uomo critico nei confronti del progresso che, secondo lui, portava delle diseguaglianze, distaccandosi dagli altri illuministi. Il pensiero economico: La capacità di osservare i fenomeni con spirito scientifico portò ad un nuovo orientamento in campo economico, nel senso che gli intellettuali del ‘700 superarono l’impostazione mercantilistica in favore di un altro orientamento che rispondeva alla fisiocrazia, ovvero il governo della natura. In questo periodo nasce l’economia politica come disciplina autonoma rispetto alla scienza dello Stato e alla politica. La fisiocrazia contestava al mercantilismo l’elemento forte da parte dello Stato nell’economia, prevedendo che il capo dello Stato intervenisse nell’economia orientando e condizionando la società, regolando anche il meccanismo di domanda e offerta. La fisiocrazia, invece, pensa che lo Stato non debba intervenire nel campo economico, una sorta di giusnaturalismo di tipo economico. Secondo i fisiocratici, infatti, l’economia è retta da leggi naturali che lo Stato non deve assolutamente intralciare, in quanto esse, lasciate libere di agire, garantiscono necessariamente il raggiungimento del giusto prezzo e quindi dell’equilibrio. Lo Stato deve limitarsi a garantire l’ordine e la difesa, e per il resto assicurare la libera circolazione dei prodotti. La fisiocrazia non si limita a dire che i governi non devono intervenire, ma ha anche una visione dell’economia che pone l’agricoltura al primo posto, mentre per il mercantilismo c’erano le manifatture e il commercio. L’agricoltura è l’unico settore che produce, le manifatture producono il prodotto e il commercio fa invece girare il prodotto. Bisogna quindi fare in modo che l’agricoltura vada bene e per fare ciò lo Stato non deve intervenire con tasse e dazi, perché se si tassa l’agricoltura la si sfavorisce. L’unica tassa che si ammette era una piccola quota del surplus, detta sovvenzione, che il proprietario terriero doveva dare allo Stato, perché comunque tutta la terra è di proprietà dello Stato. Altra caratteristica importante dei fisiocratici era lasciare libero il commercio dalle derrate agricole, eliminando l’annona, che lo Stato diffondeva per la paura che nelle grandi città venisse a mancare il sostentamento e le materie di prima necessità, per questo motivo si tenevano delle scorte di grano e si fissava un prezzo del pane come forma di controllo . Per i fisiocratici tutto questo era sbagliato e provocava un condizionamento alla produzione, bisognava invece lasciare libero il mercato di agire. Bisognava lasciare l’economia libera di crescere e quindi di favorire direttamente i consumatori. La fisiocrazia rappresenta un elemento di modernizzazione perché portò verso il liberismo economico che si affermò nell’800 quando avviene il pieno sviluppo della rivoluzione industriale, il pensiero fisiocratico è il seme che poi produce il seme di un nuovo sistema economico. Gli strumenti e i luoghi delle nuove idee: L’illuminismo è stato un grande elemento intellettuale e culturale, ma quale fu la capacità di queste teorie dei pensatori di arrivare alla base della società? L’epoca è un epoca in cui l’accesso alla cultura era limitato ad un pezzo della società e il tasso di analfabetismo era molto elevato. Un piccolo cambio lo si ebbe con la diffusione della stampa periodica, i giornali, di inizio ‘700. Nacquero così dei giornali che davano periodicamente delle notizie fondando l’opinione pubblica, ovvero, una collettività consapevole che poi va ad intaccare l’attività politica (termine che però non si sa se attribuire già in questi anni, perché non è ancora l’opinione pubblica che intendiamo noi oggi). La stampa periodica tende a far aumentare ulteriormente l’analfabetismo perché richiede un pò di sforzo, non era tanto un analfabetizzazione piuttosto un aumento della fruizione di cultura da parte delle persone che sapevano già leggere e scrive, cambiamento che si vide dalla vendita dei libri. L’opera omnia costava quanto un salario annuale di un lavoratore, quindi era insostenibile. Chi sa già leggere e scrivere tende così ad 62 Nel 1768 Caterina dovette fronteggiare un attacco dell’impero ottomano, respingendo le truppe turche e promuovendo una grandiosa azione navale: la flotta russa, circumnavigando l’Europa, entrò per la prima volta nel Mediterraneo con l’obiettivo di sostenere una insurrezione della Grecia contro il dominio ottomano. Successivamente, con la pace del 1774 la Russia ottenne Azov e alcune zone costiere del mar Nero; l’impero ottomano rinunziò inoltre alla sovranità sul Khanato di Crimea, che Caterina potè occupare nel 1783. Una seconda guerra russo-turca, del 1787-1792, nella quale si schierò al fianco di Caterina, senza per altro ottenere risultati di rilievo, Giuseppe II, obbligò la Turchia a riconoscere alla Russia il possesso della Crimea. Una nuova epoca di espansione La transizione demografica: Dal 1700 al 1800 la popolazione europea aumentò del 64,3%. Il fattore demografico è fondamentale perché capire come si comporta la demografia permette di capire come si comporta l’economia. Ci furono vari fattori che favorirono questa crescita demografica, come ad esempio l’alleviare del pericolo della peste con la creazione di profilassi. Importante è la costruzione della casa in mattoni, che caccia via il problema dei ratti e la coabitazione tra uomini e animali viene meno. Finiscono anche le grandi carestie grazie al miglioramento dell’agricoltura, venendo meno l’aspetto della fame. Le guerre ebbero un minore impatto, perché rispetto alle guerre cinquecentesche e seicentesche quelle del Settecento vanno a colpire principalmente i militari. Prima la guerra riguardava principalmente i civili a causa degli assedi, mentre le guerre del Settecento sono più battaglie fatte sul campo. Ci sono anche dei cambiamenti climatici, dopo l’abbassamento delle temperature tra fine Cinquecento e tutto il Seicento (chiamata “piccola glaciazione”), mentre nel Settecento le temperature aumentano. Altri fattori di importanza decisiva sono il calo della mortalità infantile, della diminuzione dell’età del matrimonio e dell’aumento della natalità. Migliora anche l'igiene. La diminuzione all’età al matrimonio e, di conseguenza, l’aumento della natalità è legato alla rivoluzione industriale poiché l’industria garantiva salari più certi, ma il costo della vita era maggiore dei salari, arrivando all’inflazione. Nasce così il conflitto tra i beni che crescono sempre di più e i salari che non riescono a stare al passo con i beni. Il livello di reddito delle persone dei secoli precedenti era più incerto. Questo aumento della popolazione riguardò più le città che le campagne. Le nuove culture portate dagli europei dall’America all’Europa, mais e patata, ebbero grande impatto sulla popolazione perché sono piante che hanno un rendimento molto forte, con dei buoni risultati nel rapporto tra semente e raccolto. I progressi nel settore primario: L’apporto calorico determinato dalla messa a sistema delle nuove culture è fondamentale. Il mais e la patata davano dei buoni rendimenti e i prodotti alimentari legati a questi elementi davano un buon contributo calorico alle diete della popolazione. L’agricoltura conosce non tanto un aumento quantitativo ma qualitativo perché migliora la capacità dell’agricoltura di produrre beni. È la maggiore integrazione tra agricoltura e allevamento che produce un miglioramento del terreno e delle colture. Questo accade in determinati spazi dell’Europa, come ad esempio in pianura padana o in Inghilterra, dove avviene grazie all’introduzione delle erbe foraggere che rappresentano un grande cambiamento. L’introduzione di queste piante permise di dare da mangiare alle bestie e quindi di mantenere più bestiame, che a sua volta produce il concime che a sua volta permette un migliore rendimento della terra. I territori ricchi di acqua permisero maggiormente questo processo di crescita attraverso un 65 processo di canalizzazione che favorisce la diffusione delle piante foraggere, che sono anche fertilizzanti. L’introduzione delle foraggere va a togliere di mezzo l’utilizzo del maggese. Avviene, quindi, il passaggio epocale da una risposta estensiva a una risposta intensiva. Queste trasformazioni in campo agricolo non riguardano solo gli aspetti della rotazione o dell’uso del bestiame ma ci fu anche una forte ricaduta sulla gestione del lavoro. Questo processo di miglioramento richiede un tipo di gestione della terra più attenta. Il proprietario dell’azienda affitta l’azienda al fittavolo, che intuisce la possibilità dell’agricoltura di fare affari pagando al proprietario un affitto, creando questo nuovo sistema che si chiama del “grande affitto” che ha l’obiettivo di migliorare le terre per metterle sul mercato. Questo tipo di agricoltura produce il salariato agricolo, cioè persone che fanno gli operai di fabbrica ma lo fanno sulle terre. La rivoluzione agricola in Inghilterra: L’Inghilterra rappresenta la più riuscita realizzazione del processo di miglioramento dell’agricoltura attraverso il sistema delle recinzioni, enclosures. Processo che inizia nel ‘500 ma che aumenta fino ai secoli successivi fino ad arrivare a terre completamente recintate. È un sistema bieco, perché l'accorgimento e legato ai decreti di recinzione, ovvero, un decreto che veniva applicato alle singole realtà, cioè adottati a livello di comunità, e vengono fortemente richiesti dai grandi proprietari terrieri perché i decreti di recinzioni sono regolamenti che pretendono che tutta la terra della comunità venga recintata. Questo significa che i piccoli proprietari dove arriva il decreto sono spacciati perché vivevano delle terre comuni per integrare il loro raccolto. Avviene un miglioramento della qualità degli attrezzi con l’uso del ferro e negli incroci tra razze animali. L’elemento che permette all'economia di svilupparsi è il miglioramento dell’agricoltura. Migliorando i rendimenti della terra, la terra produce di più senza bisogno di allargare il territorio messo a coltura. Ci fu ovviamente anche un boom dei consumi perché la terra produce anche un buon rendimento per i proprietari terrieri. La rivoluzione è un sistema che prevede non solo un modo per produrre meglio i beni, ma è anche un sistema che prevede che esistano i consumatori. Prezzi, salari, trasporti: La terra diventa un bene strategico perché aumentando la popolazione aumentano i prezzi e i profitti per l’agricoltura. Aumenta il costo della vita è così anche i salari, ma non allo stesso modo. Si crea così un divario tra il potere di acquisto delle persone e il costo della vita, ma il potere d’acquisto è più stabile perché legato alla percezione di salari più sicuri e stabili. Ci fu anche una maggiore massa di moneta circolante. Il ‘500 era stato il secolo in cui gli spagnoli avevano scoperto tutte le miniere del Nuovo mondo, con l’arrivo di molti metalli preziosi in Europa. Il ‘700, invece, vede un altro aumento non solo perché le stesse miniere spagnole tornano ad avere un aumento di produzione rispetto al ‘600, ma anche grazie al Brasile dove si scoprono molte miniere d’oro nella parte meridionale. Scoperta che permette di sommare all’argento delle miniere spagnole anche l’oro delle miniere del Brasile. Questo tipo di monetizzazione va a favorire coloro che volevano agire nell’impresa ma anche a favorire il commercio. Più moneta c’è più si possono scambiare merci. Il grande arrivo di metalli preziosi e la disponibilità di prestiti di pagamento ebbero l’effetto di abbassare i prezzi di pagamento dei prestiti, quindi la gente che otteneva dei prestiti poteva sperare in dei vantaggi, si chiama rivoluzione dei tassi di interessi, che permettono di investire. C’è anche una crescita dei traffici legata ad un generale miglioramento dei trasporti, con strade fatte in maniera più convessa e con un moderno sistema postale, con stazioni di posta dove si fa il cambio dei cavalli. I porti, invece, migliorano perché le autorità politiche delle città portuali spendono dei soldi per allargare la 66 capacità ricettiva del porto e aumentano la superficie dell’area portuale dove si potevano stoccare le merci, questo perché aumentano le merci e i commerci. La rivoluzione commerciale: È nei rapporti fra Europa e Atlantico che si sviluppa il commercio, e di questo rapporto ne gioverà anche il Mediterraneo che nel Settecento torna ad essere trafficato perché i beni che arrivano dall’America cercano degli acquirenti, che trovano dove c’è popolazione, e il Mediterraneo grazie alla crescita demografica diventa così capolinea per i beni che arrivano dall’Atlantico. Sono traffici che risentono della crescita demografica americana. L’aumento di popolazione in America permette agli europei di vendere più roba e c’è il boom dei generi coloniali, cioè beni prodotti in America da vendere in Europa, ad esempio lo zucchero. Gli storici chiamano questi beni generi voluttuari, perché pur non essendo fondamentale il popolo ne era ossessionato, generando il boom. Bisogna distinguere un’America iberica, spagnola e portoghesi, e un’America nordica, inglese e francese. Gli imperi coloniali iberici continuano a mantenere quel tipo di economia che avevano nell’età moderna, caratterizzata da un’attività estrattiva. Il Brasile punta molto anche su quelle che sono le colture di piantagione che produrrà anche lo sfruttamento degli schiavi, ma il Brasile portoghese assomiglia molto alle Antille dell’area nordica inglese/francese, che produceva le piantagioni. L’impiego della manodopera schiavile era variegato: servizi domestici, piantagioni, miniere, ma principalmente le piantagioni richiedevano grandi quantità di schiavi sia in Brasile che nelle Antille. Nelle Antille è tutto basato sulle piantagioni con le isole: Barbados e Jamaica degli inglesi e Martinica, Guadalupe e Santo Domingo dei francesi. Gli imperi coloniali di Francia e Inghilterra: Nelle Antille i due stati si confrontavano dal punto di vista commerciale, mentre in America si schierano militarmente a partire dai primi del ‘600. La maggioranza sono puritani, cioè calvinisti estremisti che vogliono trovare fortuna e delle nuove terre in America per professare la loro religione liberamente. La presenza inglese nel Nord America aveva raggiunto 4 milioni di unità. L‘ emigrazione è quindi favorita da motivi religiosi e da compagnie commerciali che portano sempre più persone a partire in cerca di fortuna. I francesi partono dal Canada e scendono verso il sud seguendo il corso del fiume Mississippi arrivando fino alla Louisiana, non attuano una politica di popolamento. Per tutto il Seicento la zona di confine tra francesi e inglesi era sempre stata tenuta sotto osservazione, ma poi con la guerra dei Sette anni il confine viene sbaragliato dagli inglesi che, cacciando i francesi, si espandono. I francesi perdono anche perché sono impegnati di più nelle Antille, oltre al fatto che non avevano attuato nessuna politica di popolamento. Le ragioni del successo del modello inglese: L’Inghilterra guarda al mare come il vero fronte su cui espandersi, ovviamente, essendo un’isola. Il loro impero era fatto del controllo dei commerci marittimi anche se iniziarono dopo rispetto agli olandesi e francesi. I francesi avevano iniziato le loro politiche già con Richelieu che visse prima dell’Atto di navigazione. Dopo l’Atto di navigazione, la Gloriosa rivoluzione genera più stabilizzazione politica in Inghilterra, con un aumento della popolazione, un miglioramento del comparto agricolo e la formazione di un nuovo ceto di imprenditori che formano l’ossatura delle compagnie commerciali. 67 delle imposte stabilite da Londra. Inoltre, durante la guerra dei Sette anni, gli americani avevano capito di essere diventati una realtà capace di mobilitare un esercito, quindi di essere diventati grandi e di voler allora cercare di diventare autonomi rispetto alla Madrepatria, che inizia tra l’altro ad imporre maggiori tasse nei confronti dei coloni. C’erano vari elementi di frizione: - politica di monopolio in materia di commercio: i coloni non possono decidere loro con chi commerciare; - arresto dell’espansione verso occidente: gli inglesi non erano intenzionati a permettere che i coloni si espandessero verso occidente, ossia che rubassero terre agli indigeni, perché quando l’Inghilterra vince la guerra dei Sette anni acquisisce le terre ex francesi e la monarchia dichiara queste nuove terre “terre regie”. Questo fatto era sentito come un elemento limitante; - ragioni culturali: si crea una nuova collettività. La goccia che però fece traboccare il vaso furono le tasse, imposte in un Parlamento dove i coloni non avevano rappresentanza. Sono due le tasse che scatenano la rivoluzione: - Stamp Act: imposta entrata in vigore nel 1765 che introdusse nelle colonie l’obbligo del bollo su documenti e carta stampa; - Tassa sul tè La guerra di indipendenza: Il sistema di boicottaggio organizzato dagli americani dei prodotti inglesi portò alla rivolta del Boston tea party del 1773 che diede inizio alla guerra. La reazione del governo di Londra fu la chiusura del porto di Boston con anche provvedimenti che colpirono in particolare lo Stato che si era sempre dimostrato il più accanito difensore della propria autonomia. Così la rete di comitati civici mobilita l'opinione pubblica, giungendo così al primo Congresso continentale nel settembre 1774 a Philadelphia. Il 1775 è l’anno in cui iniziano i primi scontri armati contro la madrepatria e il secondo Congresso continentale chiamato nel maggio del 1775 nominò come comandante delle truppe americane il generale George Washington. La guerra favorì la maturazione fra gli americani di una conoscenza degli interessi e degli ideali comuni che giustificano la loro ribellione alla dominazione inglese. Si giunse così, al terzo Congresso continentale, l'approvazione della dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776, opera in gran parte del virginiano Thomas Jefferson, momento decisivo della fine della storia moderna perché è la dichiarazione delle colonie che si liberano da un governo dell’antico regime. Il testo afferma che tutti gli uomini sono stati creati uguali e dotati di diritti inalienabili, come il diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità, di conseguenza i governi sono istituiti per garantire questi diritti e derivano i loro poteri dal consenso dei governati. Sul piano militare risulta decisivo l’intervento a sostegno dei ribelli americani della Francia e della Spagna con le loro flotte che, se unite, erano superiori alla flotta inglese e poterono così ostacolare l’invio di rifornimenti e rinforzi alle truppe che operavano nelle colonie, creando un blocco navale. Nasce un nuovo stato ed inizia così il suo processo di indipendenza, con il riconoscimento come Stato autonomo da parte dell’Inghilterra con i trattati di Parigi e di Versailles del 1783. Fin dal 1776 il Congresso aveva assunto le funzioni di governo provvisorio e le assemblee provinciali avevano preso il nome di Congressi provinciali. Le colonie nel frattempo si trasformarono in veri e propri Stati che, pur conservando la propria sovranità e indipendenza, strinsero fra loro uno stabile patto di amicizia. Il 17 settembre 1787 venne firmato il testo definitivo della costituzione che si basava su una rigorosa separazione dei poteri. Il potere legislativo fu attribuito a un Parlamento bicamerale, il Congresso, composto dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti. Il potere esecutivo fu affidato a un Presidente, che univa in sé 70 la figura di capo dello Stato e di capo del governo, era eletto ogni quattro anni da collegi di delegati eletti all’interno dei singoli Stati. La costituzione entrò in vigore nel 1788 ed è tuttora la legge fondamentale degli Stati Uniti d’America. Negli anni successivi si delinea una contrapposizione tra federalisti, favorevoli a un forte potere centrale, e antifederalisti, che privilegiano invece l’autonomia dei singoli Stati. La rivoluzione francese I grandi cambiamenti legati alla rivoluzione: Una rivoluzione che è una sorta di pietra tombale sull’antico regime. Rivoluzione che sancisce la fine dell’età moderna dal punto di vista politico, affermando una società egualitaria. Viene spazzata via l’idea che ci sia una società basata sugli ordini e che ci siano privilegi, dando vita ad una società basata quindi sul diritto. Dal punto di vista delle forme di gestione del potere si passa da una monarchia assoluta ad una repubblica con dei rappresentanti in nome del popolo. La Repubblica è rappresentata da rappresentanti eletti dai votanti. I limiti del sistema francese: L’assolutismo iniziava a mostrare le sue crepe proprio in Francia, perché in Francia si era sclerotizzato questo assolutismo, cioè non era più in linea con le trasformazioni del pensiero, della società e dell’economia. Il problema della Francia era che la monarchia non dialogava con nessuno, non c’erano degli strumenti che consentivano la compensazione cioè degli organismi che dialogano con lui, rappresentando la voce dei sudditi. Gli stati generali, infatti, non erano più stati convocati dal 1614 e, a causa della grave crisi finanziaria, dopo 175 anni la monarchia fu costretta a covocarli nuovamente. I Parlamenti potevano rappresentare in qualche maniera quello strumento di compensazione ma, rappresentando la nobiltà di toga, erano arroccati sui loro privilegi. C'era un’oggettiva difficoltà nel riformare il sistema fiscale, si provò quindi a prelevare un ventesimo dei redditi a tutti, compresi i ceti privilegiati che non volevano pagare. Il progetto di catasto naufragò perché andò a scontrarsi contro i ceti privilegiati. Il problema finanziario e la crisi politica: Quando salì al potere Luigi XVI si trovò di fronte ad un grave deficit di bilancio, che provò ad affrontare attraverso figure di pensatori e economisti “illuminati”. Essendo enorme il buco di bilancio, bisognava che rispondesse tutto il popolo e che contribuisse, ma tutte le ricette di politica economica andavano a scontrarsi con la vecchia società. Le assemblee dei notabili erano scelte dal sovrano e questo era un ulteriore motivo di scontro perché il popolo non si sentiva rappresentato. Gli stati generali e l’iniziativa del “terzo stato”: Vengono riconvocati gli Stati generali vengono riconvocati nel 1789, ma il re, non sapendo come affrontare questa crisi, si inizia ad informare. Si pone il problema su come si vota: per testa o per ordine? Luigi Filippo d'Orleans crea un partito patriota che unisse l’ala liberale e i rappresentanti del terzo stato e mettendo insieme la libertà illuminata, il clero aperto e il terzo stato si avrebbe avuto una maggioranza agli Stati generali. 71 Quando il Parlamento di Parigi afferma che gli Stati generali avrebbero dovuto riunirsi sulla base della distinzione dei tre ordini la sua popolarità crollò, arrivando così al conflitto del Terzo stato che mise sotto accusa l’egoismo dei privilegiati. Il 17 giugno 1789 i deputati del Terzo stato decisero di rompere gli indugi e di dichiarare di essere in grado di rappresentare da soli la Francia in quanto eletti dal “novantasei per cento almeno della nazione”, proclamandosi così Assemblea nazionale. Pochi giorni dopo, si riuniscono nella Sala della Pallacorda e giurano di varare una costituzione per la Francia. Già qua è una rivoluzione. L’irruzione sulla scena della piazza: Il 14 luglio 1789 scoppia la vera e propria rivoluzione francese con la presa della Bastiglia, simbolo dell’assolutismo, un evento che dimostrò che la capitale era ormai sotto il pieno controllo dei rivoltosi. La borghesia tentò subito di riprendere il controllo della situazione andando fuori dalla città, chiamati a quel punto “migranti”, per cercare di dialogare e ricevere aiuto dagli altri sovrani europei e per organizzarsi in un esercito. Nel frattempo prese vita una nuova municipalità al posto delle vecchie autorità e fu formata, per mantenere l’ordine, una guardia nazionale borghese che indossava come distintivo una coccarda con i colori di Parigi e della rivoluzione, il blue e il rosso, e il colore dei Borbone, il bianco. Nel 1789 giunse a compimento la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Il testo dichiarava i diritti dell’uomo, inalienabili e imprescrittibili, la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. Nacque anche l’espressione “antico regime” per designare la società del privilegio, delle distinzioni, dei particolarismi, che la dichiarazione aveva cancellato per sempre. Fuori da Parigi, nelle campagne, le france contadini ne approfittano della rivoluzione per fare una loro guerra contro i feudatari e i proprietari terrieri con un assalto ai castelli feudali. L’Assemblea nazionale arriva a smontare il primo pezzo dell’antico regime, ovvero, abolire la feudalità che fin dal Medioevo era stato un istituto giuridico importantissimo e realtà concreta dell’antico regime. I feudatari avevano poteri fiscali, giudiziari, di ordine pubblico e di consecuzione militare. La mattina del 5 ottobre una folla di alcune migliaia di donne si presentò al Palazzo di città, all’Hotel de ville, a reclamare del pane e, non avendo trovato nessuno, si avviò in direzione di Versailles. Il re ricevette così una delegazione di donne dando garanzie circa l’approvvigionamento di Parigi. Gli sviluppi fino alla costituzione del 1791: Altre due componenti dell’antico regime che vengono smontate dall’Assemblea nazionale sono la costituzione civile del clero, cioè l’obbligo dei religiosi di giurare fedeltà all’Assemblea nazionale, e la legge Le Chapelier, che abolisce le corporazioni definendo il lavoro libero. Luigi XVI voleva chiedere aiuto ad altri sovrani europei fuggendo, ma venne intercettato a Varennes e scortato fino a Parigi nel luglio 1791. Viene varata il 3 settembre 1791 una costituzione che prevede ancora il re ma con una camera fondata su una rappresentanza votata dal popolo, dando vita così ad una monarchia costituzionale. Dalla monarchia alla repubblica: La storia della rivoluzione francese si lega alla guerra, cioè i nemici della rivoluzione, ovvero gli austriaci con Francesco II d’Asburgo. La piazza insorge quando si pensa che Luigi XVI sia coalizzato con Francesco, così avviene l’assalto alle Tuileries, il palazzo del re nel 1792. Nell’agosto di quell’anno il re viene deposto ed arrestato e l’assemblea legislativa viene sostituita dalla Convenzione. Le divisioni nella Convenzione, il terrore, Termidoro: 72
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved