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Storia politica del Giappone contemporaneo volume I, Sintesi del corso di Storia dell'Asia

Riassunti dettagliati dei volumi 1. Esame di politica e istituzioni del Giappone contemporaneo con il prof. Gustavo Cutolo e Noemi Lanna

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 01/03/2021

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Scarica Storia politica del Giappone contemporaneo volume I e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Asia solo su Docsity! Storia politica del Giappone contemporaneo - Volume I Introduzione A 50 anni dalla fine della Guerra del Pacifico (1941-1945) l'​Asahi Shinbun​ pubblica immagini degli anni 1940-1949​ fissando i momenti più significativi degli inizi del conflitto nippo-americano e il periodo della “democrazia sotto occupazione”. Comprenderanno anche l’istituzione della ​Taisei yokusan kai ​(Associazione a sostegno del governo della Nazione), nata con il fine di armonizzare i conflittuali obiettivi del ​Shin taisei undo (Movimento per un nuovo ordine) e di porre dei limiti al primo ministro Konoe Fumimaro. Konoe affermava di volere l'unità politica di tutto il Paese sotto l’egida del ​kokutai​ (​corpo ed essenza della nazione​) attraverso la politica del ​SOFT POWER​. Secondo Konoe il Soft Power era realizzabile attraverso una partecipazione politica dal basso​ utilizzando il ​tonarigumi seido​ (​sistema di cooperazione di vicinato​). L’espressione ​SOFT POWER​ è utilizzata nella ​teoria delle relazioni internazionali ​per descrivere​ ​l'​abilità di un potere politico di persuadere e attrarre tramite risorse intangibili ​quali​ cultura e valori​.​ Nel caso giapponese si tratta di un'affermazione, in termini non egemonici, della propria identità nazionale attraverso la conoscenza della propria cultura​ (nascita di varie fondazioni finalizzate alla promozione della cultura). ​Nel caso americano​, ​al contrario​, dietro al concetto di “farsi conoscere” ci sono fini egemonici. Tale differenza esiste poiché la cultura americana è di tipo universalista e cioè pretende che i suoi valori siano riconosciuti da tutti: chiunque non li riconosca è considerato barbaro. La cultura giapponese invece, essendo particolarista, riconosce i propri valori senza pretende che vengano condivisi universalmente. ​Joseph Nye​ è l’ideatore di questo concetto​. Nasce negli USA in un periodo di grande difficoltà dopo la ​guerra in Vietnam​ → deficit commerciale. È con il fallimento dell’​hard power​ (potere militare - imporre la propria civiltà con la forza) che comincia a penetrare questo nuovo concetto di soft power. I fattori che hanno determinato lo scoppio della guerra del Pacifico sono principalmente due: ● QUESTIONE CINESE: ​la ​seconda guerra sino-giapponese (7 luglio 1937 al 2 settembre 1945​) ​t​erminerà con la resa incondizionata del Giappone​. L'invasione della Cina costituiva parte del ​progetto​ strategico complessivo giapponese per assumere il controllo dell'Asia (Asia nippocentrica). Le prime avvisaglie di questo piano sono conosciute come "incidenti cinesi", fatti che la propaganda giapponese attribuì alla Cina in modo da legittimare le successive invasioni. L'​Incidente di Mukden​ nel 1931 ​(attentato compiuto dall'esercito giapponese come pretesto per accusare i terroristi cinesi - l'esplosione danneggiò la ferrovia giapponese) ​fu il ​casus belli​ dell'occupazione della Manciuria da parte del Giappone, mentre l'​Incidente del ponte di Marco Polo​ (​secondo la storiografia cinese l'incidente venne inscenato dalle truppe giapponesi: un gruppo di militari giapponesi travestiti da cinesi ed un gruppo di militari giapponesi in divisa si sarebbero sparati tra di loro; secondo la storiografia giapponese i soldati aggressori erano effettivamente cinesi)​. La Cina non dichiarò ufficialmente guerra al Giappone fino al dicembre 1941, per timore di alienarsi gli aiuti delle potenze occidentali; una volta che il Giappone fu entrato in guerra contro gli Alleati, la Cina fu sciolta da questo vincolo e poté dichiarare apertamente guerra alle Potenze dell'Asse (Germania, Italia, Giappone). Dal 1937 al 1941 la Cina combatté da sola, mentre dopo l'attacco di Pearl Harbor a fianco dei cinesi si schierarono anche le forze alleate, sia statunitensi sia sovietiche, che fornirono materiali, uomini e servizi addestrativi ● POLITICA ESTERA USA DELL’​OPEN DOOR​: al contrario i ​giapponesi​ stavano attuando una ​politica espansionistica​ per impedire colonie occidentali in asia e per garantire la sicurezza della nazione. Tale strategia è detta ​revisionistica ​ed è caratterizzata da un ​atteggiamento panasiatico​ basato sul motto “​Asia in mano agli asiatici​”. Nel 1940 il presidente ​Roosvelt​ (1933-1945) ordina alla ​flotta statunitense​ di dirigersi verso le ​Hawaii​ nonostante l’opposizione dell’ammiraglio Richardson, comandante della Flotta del Pacifico. Delle semplici manovre navali diventano così uno stabile ​avamposto​. Da questo momento in poi viene ​abdicata l’iniziale posizione​ non interventista e aperta a negoziati diplomatici con il Giappone ​sul conflitto sino-giapponese​; e si iniziano a predisporre azioni incisive contro un Paese che si ritiene stia violando la politica dell’​Open door​ contrastando la potenza egemonica occidentale mediante l’espansione militare. Dal 1940 verranno emanate una serie di ​Proclamation​ con le quali si indicheranno i beni soggetti a licenze di esportazione, anche in base al ​moral embargo​ ai ​Neutrality Act ​(firmati da Roosvelt nel 1935, proibiranno le esportazioni di armi, munizioni o implementazioni di guerra a qualsiasi nazione, attribuendo allo stesso Presidente il compito di determinare quando una nazione debba considerarsi “in guerra”. Tutte le esportazioni di armi devono essere soggette a licenze concesse dal dipartimento dello Stato. Il neutrality act del ‘35 non riguarderà il Giappone che ancora non è in guerra). Le restrizioni riguarderanno principalmente l’esportazione di ​grade oil ​e carburante a uso civile e militare. 22 luglio 1940 - 18 ottobre 1941 ​secondo gabinetto ​Konoe (​primo:​ 4 giugno 1937 - 5 gennaio 1939​)​. Sarà guidato dalla preoccupazione per l’unità politica. La pressione dei militaristi e della destra ultra-nazionalista si traduce nella scelta di ​Matsuoka Yōsuke​ per il dicastero degli Esteri e di ​Tōjō Hideki​ per il ministero dell’Esercito. La pressione statunitense tendeva a rafforzare l’idea di cancellare la condizione di dipendenza economica dalle potenza occidentali attraverso la cooperazione con il Manchukuo e la Cina, rivolgendo al contempo l’attenzione verso il Sud est asiatico. Il Premier giapponese è impegnato in iniziative diplomatiche che evitino il conflitto con gli USA e risolvino la questione cinese, il Ministro degli Esteri ​Matsuoka ​ritiene essenziale il rafforzamento della posizione internazionale del Giappone per una maggiore forza negoziale da contrapporre a USA e Gran Bretagna. Viene dunque firmato il ​Patto tripartito ​con Germania e Italia (27 sett 1940) e dal ​Patto di neutralità con l’URSS (13 aprile 1941). Altre azioni intraprese verso il Sud est asiatico: ● pressioni diplomatiche nei confronti del governo di Vichy per lo stanziamento di truppe giapponesi nel nord dell’Indocina francese per bloccare i rifornimenti della Cina nazionalista; ● sollecitazioni dell’Olanda per ottenere forniture di petrolio e altre materie prime dai suoi possedimenti (Indie orientali olandesi). L’asse Germania-Italia, il patto di non aggressione URSS, il tentativo di “trainare” i possedimenti francesi, olandesi e britannici nel nuovo ordine dell’Asia orientale e l’annullamento dell’influenza americana, il tutto evitando il conflitto con gli USA, porteranno a molte perplessità. Il 18 luglio 1941 il secondo ​gabinetto Konoe​ si scioglie per dar vita al ​terzo​. Viene nominato ​Toyoda Teijirō come ​ministro degli Esteri, favorevole alla pace con gli USA. Tojo Hideki​ primo ministro dal ​18 ottobre 1941 al 22 luglio del 44 Il ​Giappone occupa il Sud dell’Indocina francese​;​ in risposta gli USA dichiarano l’embargo totale sul Paese​. I negoziati diplomatici cominciati con il governo Tojo sotto l’egida di Togo Shigenori si infrangono con l’​Hull Note​. Nello scenario della Seconda Guerra Mondiale, l’intenzione di frenare l’espansione giapponese da parte di Roosvelt e Churchill porteranno a un punto di non ritorno. Inizialmente il Giappone non era intenzionato ad intraprendere la guerra non avendo le forze necessarie per sostenerla: gli USA hanno una flotta molto più potente, più numerosa e possono avvalersi degli alleati britannici. Con l’embargo da parte degli USA, il Giappone, sotto il governo di Tojo Hideki, è costretto a iniziare la guerra a patto che duri poco. La guerra del Pacifico comincia con Raid aereo su Pearl Harbour il 7 dicembre del 1941 ​che porterà alla più grande sconfitta degli USA della storia. Le ​forze aeronavali giapponesi attaccarono la flotta e le installazioni militari statunitensi stanziate nella base navale di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. Secondo gli americani non ci sarebbe stata una formale dichiarazione di guerra prima dell’inizio delle attività belliche da parte del Giappone (opinione pubblica: odio per i giapponesi). In realtà Washington aveva avuto notizia della dichiarazione di guerra del Giappone da parte degli Stati Uniti. I fronti di guerra: 1. Continente 2. Pacifico: Marshall e tutte le isole che si affacciano di fronte al Giappone 3. Sud Est asiatico: zone di rifornimento di materie prime controllato da francesi e olandesi Il Giappone conquista territori del Sud est asiatico, le isole del Pacifico, parte della Nuova Zelanda attaccando l’Australia, conquista Singapore (base navale britannica), e Hong Kong (possedimento britannico), le Filippine (USA) e Indie orientali (Olanda). Tuttavia le sorti volgono a favore dell’esercito angloamericano: contrattacco. Lo scenario bellico si sposta nel sud del Pacifico, Nuova Guinea e Burma. Nel 1944 con la conquista di Saipan si entra nella terza fase che condurrà alla fine della Guerra del Pacifico. ● Lato Culturale: valori della modernità. Per esempio i rapporti sociali con valori confuciani sono considerati un retaggio culturale. Devono essere modificati in base a ciò che viene considerato moderno. Questo concetto e questa griglia interpretativa nasce dopo gli anni ‘50, durante i processi di decolonizzazione, per far sì che i Paesi decolonizzati non cadano nelle mani dell’URSS. Interesse politico soggettivo anti-sovietico, funzionale all’attività degli storici,. Thomas Arthur Bisson ​si distaccherà da tutto ciò. Consigliere per le questioni economiche dello SCAP dal 46 al 47 quando, sospettato di essere simpatizzante del Communist Party USA, lascerà il Giappone per la pressione dell’FBI. Ha espresso una posizione critica verso le considerazione della Japan Crowd e pubblica uno studio sul programma di riforma del sistema economico giapponese “​Zaibatsu Dissolution in Japan​”. [Il 28 dicembre del 1941, pochi giorni dopo Pearl Harbour, Roosevelt istituisce la ​Advisory Committee on Postwar Foreign Policy​ per ideare programmi di occupazione dei territori nemici con 5 sottommissioni, tra cui la Territorial Subcommitee​. All’interno di questa sottoccommissione si delineerà una ​frattura tra China Crowd e Japan Crowd​. La ​China Crowd​ considera l’​imperialismo​ giapponese un sistema politico fondato su “​feudalesimo deistico” incarnato nel Tenno​, ​dominato nella sfera economica dai zaibatsu​, ed è propenso all’​eliminazione della monarchia​, la​ dissoluzione degli zaibatsu e la ristrutturazione del sistema economico basato sull’industria leggera​, nella speranza che la Cina​ (e non il Giappone) ​emerga come leader in Asia​. La​ Japan Crowd​ invece, sostiene una ​restaurazione liberale che assicuri continuità monarchica​ ed ​elimini le componenti antidemocratiche​, la ​demilitarizzazione dell’apparato politico​, ​rivitalizzazione del sistema economico che cancelli la cricca militare​. La Territorial Subcommittee verrà sciolta nel 43 ma le due componenti saranno sempre in rivalità. Nella prima fase dell’occupazione la China Crowd avrà una posizione centrale nel Dipartimento di Stato, dal 47 la Japan Crowd conquisterà la posizione divenendo uno dei principali atefici del nuovo corso dell’occupazione.] Secondo Bisson in Giappone, sotto il vecchio regime, un gruppo privilegiato ha esercitato potere dispotico nella vita economica. Osserva come questo forte liberalismo che confluisce nel tradizionale “laissez faire” (lasciar fare), in un contesto specifico verrebbe condizionato da quei costumi feudali che non danno spazio all’individualismo. Pur valutando nella loro interezza tutti i programmi e ribadendo la centralità degli Stati Uniti, Bisson enfatizza la debolezza dell’azione a sostegno del piano dello scioglimento dei ​zaibatsu​. Marginalizzando gli effetti della Guerra Fredda sul cambio di rotta degli USA, Bisson afferma che le autorità dell’occupazione non hanno mai condotto un programma efficace per spostare il potere politico in nuove mani. Quindi il conservatorismo del mondo economico sarebbe riuscito a nullificare il programma originario. Yoshida Shigeru, nelle sue memorie, descrive Bisson come uno dei principali artefici delle epurazioni di esponenti del mondo economico-imprenditoriale operate dalla Government Section dello SCAP (i cui giovani idealisti hanno utilizzato il Giappone come terreno di esperimento per testare le loro teorie di progresso e riforme). Sul fronte giapponese​, la ​posizione critica​ è stata proposta da ​intellettuali di estrazione marxista​. Questi considerano l’​occupazione con un fallimento in quanto tradimento dell’aspettativa di una rivoluzione democratica solo promessa dei liberatori americani nella prima fase per essere abbandonata per interessi geopolitici nell’Asia estremo-orientale​. Il punto di partenza è la ​valutazione del Giappone anteguerra​ riprendendo le tesi avanzate da ​Koza ha ​e​ Rono ha sulla natura del ​sistema capitalistico​ giapponese e sull’​evoluzione socio-economica e politica​ del Paese. K​Ō​ZA HA ​- ​scuola delle lezioni​ ​- ​Negli anni ‘20 e ‘30 si rafforza tra gli intellettuali giapponesi di sinistra l’idea di una ricerca accademica ed impegno politico, proiettando il pensiero marxista nelle questioni di strategia politica con l’affiliazione al ​Nihon Kyosanto​. Noro Eitar​ō​ (economista) muove i primi passi sul dibattito sul capitalismo giapponese. Egli ​riprende la dottrina marxista e la teoria dell’imperialismo di Lenin. Secondo lui il Giappone, dopo aver realizzato la ​prima rivoluzione industriale e manifatturiera leggera​ (XIX sec), entrerà, con la guerra russo giapponese (1904-5), nella ​fase imperialista del suo sviluppo incentrato sull’industria pesante​ (seconda riv ind.). L’accelerazione della ​crescita economica interna, unita al contesto internazionale, determinerà la distorsione del sistema capitalistico, inglobando legami semi-feudali tra latifondisti e contadini​. ​L’imprenditoria industriale e i grandi latifondisti non saranno indipendenti, ma subordinati alla casta militare​. Lo sviluppo del capitalismo giapponese non si muove quindi verso un sistema democratico liberale, ma verso un ordine politico assolutistico e autocratico, in cui la nuova élite industriale e finanziaria si pone sotto l’ala protettiva di governo militarista repressivo. Yamada Moritarō ​si annovera tra gli intellettuali che hanno ripreso e raffinato la teoria di ​Noro Eitar​ō. Egli analizza il sistema capitalistico giapponese confrontandolo con quello britannico (lotta per l’affermazione del liberalismo), tedesco e statunitense (concentrazione e monopoli), russo e giapponese (nasce in paesi caratterizzati da schiavitù militaristica, sviluppo con fini militari ed economia contadina impoverita). Per Yamada la riforma della tassazione fondiaria (1873) non ha determinato l’introduzione del capitalismo in agricoltura. Questo perché la gravante tassazione, finalizzata allo sviluppo dell’industria pesante, e pesanti canoni d’affitto, pagati in natura, hanno incoraggiato il potere dei proprietari terrieri sui contadini-produttori creando relazioni semi feudali. La ​Koza ha​ si avvicina al pensiero americano: il sistema economico giapponese è un sistema che mantiene tratti semi-feudali. L’occupazione americana è la ​promessa ​rivoluzione borghese che non si realizza e per questo sarà considerata un fallimento. Solo sulla carta gli americani hanno proposto la rivoluzione borghese ma concretamente, per esigenze geopolitiche, non si è avviata. Non si è avuta una vera e propria rivoluzione borghese che ha liberato in termini formali giuridici l’individuo. Il capitalismo infatti è proprio la separazione tra la dipendenza economica (capitale) e dipendenza individuale formale giuridica; formalmente però per la legge tutti sono uguali. Se non c’è prima una rivoluzione borghese, non si può fare una rivoluzione socialista. Insieme alle istituzioni già esistenti bisogna svolgere un movimento di massa. RŌNŌHA​ -​ scuola degli operai e contadini ​- si contrappone alla Koza ha con lavori di economisti e storici che hanno preso le distanza dal Partito comunista del Giappone tra il 1924-25. Nasce con la pubblicazione della rivista Rōnō ​fondata nel 1927 da ​Yamakawa Hitoshi​ - dibattito du origini e natura del capitalismo e come superarlo. La ronoha riconosce il progresso del sistema capitalistico giapponese verso la fase imperialista. Nonostante ciò valuta gli elementi del cambiamento socio-economico (proto-capitalismo in agricoltura Tokugawa, trasformazione della classe contadina in un moderno proletariato Meiji) superando l’idea della Kozaha di un sistema agrario semi-servile e critica questa scuola per aver amplificato le differenze e sottostimato le similitudini tra capitalismo giapponese ed europeo. Per la rono ha un passo in avanti si è avuto durante il periodo Meiji con la Meiji ishin che ha introdotto elementi borghesi liberali. Dunque è possibile, all’interno delle istituzioni esistenti, attuare tattiche politiche con un processo graduale di acquisizione del potere. K​Ō​ZA HA​ considera indispensabile una ​rivoluzione borghese​ per passare poi a una rivoluzione socialista; RŌNŌHA​ ritiene possibile procedere direttamente alla rivoluzione socialista. Per entrambe​, l’obiettivo è quello di uno stato sociale. Critica sul fronte giapponese verso l’occupazione americana Partendo dall’idea delle due scuole di pensiero ​sulla natura del ​sistema capitalistico​ giapponese e sull’​evoluzione sociale e politica​ del Paese​, si designa una ​Nazione premoderna​, in cui persistono ​fattori semi-feudali​ che ​la ​Meiji ishin​, in quanto rivoluzione borghese incompleta, ha coltivato​. Il sistema quindi si qualificherebbe per un​’alleanza tra l’assolutistico ​tennosei​, ​sostenuto da burocrazia imperiale e militari,​ e un sistema socio economico capitalistico che incorpora rapporti semi-feudali​. Il “fascismo” si presenta come il prodotto di una struttura ideologica, sociale e politica il cui sbocco sarà la Guerra del Pacifico che secondo alcuni, non inizierà con Pearl Harbour ma con l’Incidente in Manciuria. Con la fine del conflitto, da un giudizio positivo verso il programma originario dei vincitori, si passa ad una critica verso i risultati che vedono continuità con il periodo dell’anteguerra. Inoue Kiyoshi​, ​un ​shinpoteki rekishika​ (storico progressista), si colloca in questo percorso interpretativo. Egli sostiene che le politiche delle forze dell’occupazione e l’operato dell’establishment nazionale assumono la connotazione di “neo fascismo”. (libro Gendai nihon no rekishi, storia contemporanea del Giappone). Inoue Harumaru​ si focalizza sulla valutazione da dare alla riforma agraria durante l’occupazione (Letture sul capitalismo giapponese: politica ed economia del Giappone del dopoguerra). In contrasto con ​Yamada Moritarō​, che afferma che tale riforma sradichi il sistema semi-feudale, Inoue mira a dimostrare come ​la riforma agraria non incide sulla natura semi feudale del sistema​. La redistribuzione della terra e il mantenimento degli altri terreni nelle mani dei vecchi proprietari mantengono la dipendenza dei piccoli agricoltori proprietari dai latifondisti (la cui autorità sociale e politica nei villaggi verrebbe protetta). Il sistema sarebbe preservato grazie al potere delle forze reazionarie interne e dell’autorità di controllo dell’imperialismo americano che lo difenderebbe per ragioni politiche ed economiche (minare la produzione agricola dei vinti a vantaggio dei vincitori, subordinare l’industria e della finanza giapponese al capitale statunitense): ​jūzokuron ​- tesi della subordinazione, avanzata da Ono Yoshihiko (questi afferma che nonostante gli aiuti statunitensi abbiano avuto un impatto notevole sull’economia del dopoguerra, gli investimenti dovranno ritenersi insignificanti per entrambi i sistemi economici). Al contrario per gran parte degli esponenti della ronoha, la riforma agraria non sarà del tutto negativa perchè è atta a rimuovere gli ultimi residui feudali. Ronald P. Dore ​è vicino a quest’ultima valutazione​ sulla riforma agraria​. ​La ​riforma​ non sono ​accelererebbe il declino delle istituzioni feudali autoritarie​, già minate dagli sviluppi della restaurazione Meiji, ma ​migliorerebbe le condizioni socio economiche dei soggetti più deboli​ invertendo la tendenza all’impoverimento di tutto il settore. Pubblica “​Land Reform in Japan​” superando la visione delle due scuole con un approccio più realista. Il suo studio si basa sulla ricostruzione del ​rapporto ​esistente tra i ​valori ​della società giapponese, volte ad armonia e cooperazione, e le ​componenti storiche indirizzate alla modernizzazione​ del Paese. Avvalendosi di fonti giapponesi, analizza il settore primario nelle sue ​caratteristiche geofisiche​, il suo ​peso​ nella produzione del reddito nazionale, la ​distribuzione​ delle aree coltivabili, le ​tecniche​ e traccia la ​storia dell’agricoltura della riforma Taika (VII sec) fino al 1941. L’obiettivo di Dore è quello di confutare un’​affermazione di Mac Arthur​ relativa all’​economic bondage​: si chiede se la schiavitù economica dei contadini giapponesi durante l’oppressione feudale, sintetizzi i reali rapporti sociali prima della riforma, riconsiderando il tipo di proprietà fondiaria e i rapporti sociali attraverso l’affitto. Distingue tra ​proprietà assenteista ​(non contadina e non residente nel villaggio, o in prossimità, in cui è situata la proprietà: assenteisti temporanei, assenteisti della classe dei mercanti ecc) e ​proprietà residente ​(non coltivatori, coltivatori parziali, totali). Con un’analisi sociologica riduce i ​rapporti sociali tra proprietà e affittanza​ secondo 4 modelli-tipo (rapporti armonici su principi etici, non regole ferree): 1. landlord paternalistic​: modello tradizionale in cui i rapporti feudali sono più marcati; contratti di affittanza tra ​ie ​(famiglia) con aumento dei diritti dell’affittuario; organizzazione amministrativa gestita attraverso i ​banto​, ​shihainin, kosaku gashira​ poichè il landlord non esercita controllo monopolistico sugli affittuari; centralità dei valori come umiltà, lealtà, laboriosità, devozione verso la proprietà per l’amministratore (che la considera come propria famiglia) e il landlord invece deve rispettare la sobrietà dei costumi, il risparmio, la benevolenza. 2. landlord paternalistic-progressive​:​ ​più diffusa della prima. Si esaltano i valori che il landlord deve perseguire (parsimonia, pietà, benevolenza, aiuto), evidenziando il “benessere morale” e ideali fisiocratici per la ricerca di nuove tecniche per sviluppare la produzione. 3. landlord paternalistic-progressive-didactic​: oltre ai valori del precedente, si pone enfasi sulla parsimonia ed industriosità da trasmettere agli affittuari realizzando iniziative economiche extra agricole (piccole e medie industrie) 4. modern non paternalistic landlord​: per lo più proprietari assenteisti, indifferenti alle condizioni dei propri affittuari. Alcuni di essi considerano l’affittanza una relazione economico-contrattuale finalizzata a una rendita basata sul valore di mercato, altri sono ​rapaci​ che vessano i propri affittuari, generando conflitti, e reclamano il diritto di proprietà senza rispettare i valori etici. In sintesi i fattori valoriali nella vita economica in agricoltura offrono una descrizione delle relazioni sociali che fa cadere l’affermazione di Mac Arthur e il concetto di semi-schiavitù. Anche se alcuni valori etici possono arricchire il solo benessere del landlord, il tradizionale codice etico descrive comunque regole volte all’armonizzazione e cooperazione per entrambi i soggetti offrendo al proprietario terriero vantaggi di un “paternalismo” che non coincide con quello occidentale. Cultura comunitarista, non individualista. Tali valori tradizionali sono superiori alla modernità che genera latifondisti rapaci, che vanno eliminati, preoccupati dei loro unici vantaggi, in un contesto in l’impoverimento dell’economia agraria si fa più preoccupante. La modernità non porta benefici, ma disagi economico-sociali. Dore confronta i valori etici giapponesi con quelli americani. La “questione agraria” quindi, che dal periodo Meiji promuove la centralità del “proprietario-contadino”, non si traduce in riforme che migliorano le condizioni nelle campagne. Solo la prima e la seconda riforma implementate durante la prima fase dell’occupazione, determineranno un’inversione di tendenza seppur con dei limiti. Dore prende le distanze da coloro che attribuiscono alle forze di occupazione la paternità delle riforme; è sensibile ad analizzare il periodo dalla prospettiva dei vinti. Tale orientamento sarà difficilmente riscontrabile negli studi Anche le perdite di un singolo settore vengono assorbite dagli altri, quindi l’interazione in termini di progettualità e di stare bene sul mercato, è un elemento che permette a questi keiretsu di liberarsi della concorrenza. Questo processo viene considerato dal Dower un elemento non riuscito​. I giapponesi accetterebbero il fatto che gli americani avessero effettuato questo cambio di rotta, facilitandolo. All’interno dell’amministrazione Truman la lobby giapponese è forte. Secondo Dower questo concetto viene rafforzato dal triangolo di ferro (3 vertici). Schonberg​ riprende la sponda americana per giustificare il reverse course il cui artefice sarà William Draper (sottosegretario alla guerra). Il Wall Street General, desideroso di restaurare un sistema capitalistico integrato con il sistema economico egemonizzato dagli Stati Uniti, sarà protagonista nel progetto di rinascita economica del Giappone nella speranza di vedere sviluppati rapporti commerciali e imprenditoriali tra i due Paesi. Con una disponibilità delle fonti giapponesi dopo il 1976, si svilupperanno studi con una maggiore sensibilità verso i vinti e che arricchiranno la conoscenza del periodo in questione. Tuttavia, la maggior parte si posizioneranno su direttrici già percorse e ricercheranno ​“continuità” e “discontinutà”​ tra i diversi periodi storici. Takemae Eiji - ​L’occupazione e la storia del dopoguerra - ​volume con dati oggettivi. Dopo essersi soffermato sulla “questione Okinawa”, afferma che i giapponesi hanno accettato (o sono stati forzati) istituzioni politiche, economiche e sociali senza comprenderne lo “spirito democratico”. Riprende poi il tema del lavoro, e pur marcando la discontinuità rispetto al passato, non manca di evidenziare elementi di continuità. Masumi Junnosuke - analisi storica sulla “modernizzazione”, paragona quella occidentale a quella giapponese seguendo alcuni parametri: livello di industrializzazione, grado di società di massa, composizione, struttura e obiettivi dei partiti politici, sistemi parlamentari. Kanda Fuhito - enfasi sulle discontinuità nel rapporto tra occupazione americana e democrazia; Yamaguchi Yasushi: sovranità, elite politche, partecipazione popolare al processo politico, garanzia dei diritti umani, politiche industriali e di lavoro, propende per un quadro di continuità e discontinuità. Amakawa Akira: discontinuità e continuità nel rapporto tra centralizzazione e decentralizzazione del sistema politico - sostiene che le riforme del dopoguerra invertirono la centralizzazione del potere del periodo di guerra rafforzando il trend del precedente periodo rivolto alla decentralizzazione: discontinuità con il periodo militarista e continuità con il processo di modernizzazione del periodo Taisho. Sasaki Ryuji: discontinuità, abolizione del ministero degli interni e introduzione di elezioni dirette per i governatori prefetturali; continuità con il periodo pre-conflitto per mantenimento delle strutture di controllo a livello locale. Owada Keiki: marcata discontinuità nel lavoro sulla riforma agraria. Evidenzia il grado di iniziativa delle autorità giapponesi, sin dall’inizio dell’iter della riforma. La convergenza tra “fattore esterno” (richieste delle forze di occupazione) e “fattore interno” (consapevolezza di implementare una riforma), ne determinerà il successo. Studi sulla Costituzione Showa​: risalto sulla ​continuità e discontinuità tra essa e la Costituzione Meiji​. Per gli americani​ è del tutto nuova e spazza via la costituzione Meiji. Per i giapponesi​ si tratta di una revisione di quella Meiji ed è un ponte tra Meiji-jidai e post-occupazione. In questi studi si mette in evidenza come gli attori degli eventi non sono solo gli americani ma anche i giapponesi con la loro azione alcune volte silenziosa, passiva, pressante, utilizzando escamotage come quello della lingua → arma che permette di fare un’operazione di giapponesizzazione dei vari approcci americani. Attenzione maniacale ai termini che dovranno rendere le indicazioni volute dallo SCAP rispetto alla volontà dei giapponesi. Questo si era visto già all’atto del messaggio del tenno della resa 15 agosto 1945. Teikoku → viene tradotto dagli americani come “impero” ovvero la capacità, da parte di una nazione, di avere possedimenti d’oltremare che vengono governati; ma nell’accezione classica vuol dire “governare” che però è troppo generico. In realtà si riferisce alle 4 isole, impero del cielo. Il Teikoku è il Giappone. Gli americani comprendono quest’arma, infatti all’inizio dell’occupazione volevano abolire la scrittura ideografica e le informazioni pubbliche dovevano essere date in lingua inglese → volontà di ridimensionare la lingua giapponese. Koseki Shoichi​ ricostruirà storicamente i momenti del farsi della nuova costituzione: azione promotrice del Supreme Commander verso le autorità giapponesi, iniziale posizione di riserva di Shidehara, inversione di rotta governativa che si occuperà di studiare la Costituzione Meiji per non lasciare una questione di Stato nelle mani dello SCAP. Inoltre analizza il lavoro della commissione Matsumoto, i “tre principi di Mc Arthur” e l’elaborazione della bozza costituzionale da parte della GS, la reazione delle autorità giapponesi nel tentativo di giapponesizzarla, il dibattito sui temi costituzionali. Afferma che è completamente diversa dalla costituzione Meiji; la costituzione giapponese, che è un simbolo di “democrazia postguerra”, ha un aspetto di continuità con la costituzione Meiji e, pur essendo un prodotto dello SCAP, è stata giapponesizzata dagli ufficiali giapponesi. Koseki farà parte del gruppo di studiosi di scuola marxista. Non mancheranno poi studi sulla riforma del sistema educativo e sulle iniziative del welfare durante l’occupazione americana. Grande contributo sul periodo in questione è stato dato da Chalmers Johnson ​non solo perché i muove nella prospettiva giapponese (sugli aspetti valoriali e culturali), ma soprattutto per il tentativo di delineare il ​sistema capitalistico giapponese in quanto modello peculiare​. (Approccio metodologico simile a Dore) Egli riconosce come ​leitmotiv ​dello studio dell’economia politica, la ​relazione tra istituzioni governative ed attività economiche​ nelle sue varie tendenze (mercantilismo vs libero commercio, socialismo vs liberalismo, ecc). Premettendo che il problema non è se lo stato interviene o meno nell’economia, ma ​in che modo​ interviene in funzione dei vari momenti storici e perchè. Johnson individua tre modelli distinti: ● Sovietico​: ​un soggetto​ - ​non c’è il mercato privato, c’è solo lo Stato​ che si occupa della pianificazione economica, non rientra nell’ottica del capitalismo ● Regulatory- americano​: ​due soggetti​ - ​c’è il privato e il pubblico​, mercato e Stato. Lo Stato, nei confronti delle attività economiche private, si preoccupa di forme e procedure della competizione economica: fa rispettare le leggi del libero mercato; regulatory poiché regola in funzione dei principi del libero mercato. Non si interessa però di questioni sostanziali: che tipo di industrie esistono o quali non servono più. Il processo decisionale è dominato da membri eletti della classe professionale (avvocati) ● Sviluppista​ - ​giapponese​: lo Stato interviene come mediatore tra pubblico e privato per il perseguimento dell’interesse nazionale (buon governo, amministrare portando benessere alla società) - priorità alla politica industriale che promuove le strutture che migliorano la competitività della nazione a livello internazionale. Il potere decisionale spetta ai burocrati economisti che, selezionati tra laureati, godono di elevata reputazione sociale. Difficoltà nell’individuare soluzioni a eventuali danni dato l’elevato interesse nazionale; maggiore efficacia nel risolvere problemi di routine. Il vero problema in Giappone è la collaborazione tra governo e grandi industrie. L’obiettivo dello Stato è la crescita della produzione e quindi la ricchezza economica della nazione → aspetto debole di Johnson​, non inserisce il fattore sociale. Senza guardare l’elemento sociale, nel caso di crisi, lo Stato non si interessa delle leggi del libero mercato che prevedono la piena concorrenza, ma interviene a salvaguardare quell’industria che si ritiene sia strategicamente fondamentale per la crescita economica, non sociale per Johnson, lo stato interviene e la salva; non viene esclusa dal libero mercato. Johnson puntualizza i diversi aspetti del modello giapponese da quello americano, ma di particolare interesse sono le considerazioni sulla ​politica industriale​ in quanto azione specifica dello Stato. La politica industriale è il riflesso del nazionalismo economico, ovvero dare la priorità all’interesse nazionale. Johnson indica due componenti: 1. politica di razionalizzazione industriale, ​intervento dello Stato a livello micro con azioni rivolte a singole imprese affinchè provvedano ad adottare nuove tecniche di produzione 2. politica di struttura industriale​, intervento dello Stato a livello macro. Riguarda le proporzioni dell’agricoltura, manifattura e servizi nella produzione totale nazionale. Questa politica serve a modificare gli interessi economici a favore della nazione. Il cuore della politica è di selezionare industrie strategiche per svilupparle o convertirle. Per Johnson la politica industriale si rifà alla seconda metà degli anni ‘20: è vero che risale al periodo Meiji ma è anche vero che i politici si sono allontanati dalle vecchie forme di interferenza dell’economia domestica e che per trent’anni era il voga il laisser faire. Dalle riforme Matsukata e dopo la creazione della Dieta, dopo la guerra con la Cina (1894-95), la politica del governo è diventata una versione meno ortodossa del “laissez faire”. Sarà con l’istituzione del ​shokosho ​(Ministero dell’Industria e del Commercio) nel 1925 che si viene a delineare il concetto di politica industriale con Takahashi Korekiyo. Il protagonista della politica industriale è la burocrazia economica in base alla separazione tra autorità formali (imperatore anteguerra, Dieta post) e poteri reali (burocrazia dello stato). Discendenti dei samurai dell’epoca Tokugawa, i burocrati giapponesi moderni del Meiji, erediteranno il loro codice etico. Tra il 30 e 45 il governo giapponese sarà più burocratico. Per Johnson, lo SCAP, nonostante i tentativi di riformare in senso democratico il sistema burocratico giapponese, riuscirà soltanto ad eliminare la burocrazia militare e a ringiovanire, attraverso le epurazioni, l’apparato burocratico senza essere in grado di introdurre nuove riforme. Questo limite, la cui principale causa è un’occupazione indiretta, si tradurrà in una crescente influenza di uomini burocrati e feudali. Johnson evidenzia i diversi indirizzi dei vincitori e dei vinti nel periodo dal 45 al 49. Lo SCAP inizialmente sarà avverso a iniziative a sostegno delle condizioni socio economiche in cui versano i vinti, lasciando a quest’ultimi il compito di risolvere la situazione in base a direttive dei vincitori. In un contesto in cui lo stato è il principale attore in economia e dove americani e giapponesi non riescono a capirsi l’un l’altro, si articolano due dibattiti: ● contrappone i sostenitori della ​seisan fukko setsu​ (teoria della ricostruzione attraverso la produzione) agli esponenti della ​tsuka kaikaku setsu ​(teoria della riforma del sistema monetario) ● contrappone i sostenitori della rinascita economica attraverso la centralità dell’industria pesante e chimica agli assertori della priorità dell’industria leggera. In entrambi prevarranno i primi. Con il primo gabinetto Yoshida e con il ​piano di priorità della produzione (affidato ad un gruppo di esperti), si osserva un trend di politica industriale proprio dello stato sviluppista. Lo stato giapponese interviene finanziando le imprese strategiche, non solo in chiave di produzione ma anche per l’interesse nazionale → economico sociale Il piano di priorità della produzione è legato al piano sociale. Johnson pone l’enfasi sulla fase successiva in cui tale piano, durante il governo Katayama, si voleva virasse verso un processo di nazionalizzazione dei settori industriali considerati strategici per lo sviluppo economico e sociale della nazione da parte dello stato e sostenerli finanziariamente per farli decollare. Il tutto per perseguire l’obiettivo del development state: l’interesse nazionale. Il prodotto per rilanciare economicamente la nazione è l’acciaio quindi industria di acciaieria viene considerata inizialmente strategica; la produzione di acciaio si basa sull’estrazione del carbone quindi devi sovvenzionare la produzione del carbone. Questo settore, fonti primarie insieme al petrolio, in termini di manodopera era povero. Quindi rilanciare la produzione di carbone. Crescita delle industrie strategiche vuol dire crescita di occupazione, cioè per produrre di più ci vogliono più operai che dovranno essere impiegati in queste industrie, fanno crescere i salari di questi operai ma anche la base operativa si allarga. Ricchezza sociale → maggior consumo → maggior produzione. Lo stato tiene in forte considerazione il legame tra ricchezza economica e benessere sociale. Sono strettamente legati l’una all’altra. Il benessere sociale non si avrà soltanto con la capacità contrattuale dei lavoratori, ma si avrà anche introducendo una serie di servizi sociali funzionali a liberare forza lavoro e quindi permettere anche alle donne di lavorare (esempio: sistema di asili nido). Anche se in Giappone è difficile che le donne possano liberarsi dal giogo familiare, per tradizione. Vale ancora il principio di rispetto dei ruoli che è centrale nel rapporto di famiglia. Il lavoro di Johnson aggredisce la divisione tra economia e scienza politica, elevando le richieste della politica giapponese per divenire il primo studio della scienza politica del Giappone dimostrando la proposizione secondo cui la politica e la pratica economica dell’Asia si ruppe con il positivismo del libero mercato che è alla base delle scuole di pensiero anglo-americane: keynesismo, monetarismo ed economia. Come interviene lo stato e i suoi obiettivi - nel modello di sviluppo capitalistico giapponese vede la centralità della politica industriale il cui principale attore è la burocrazia economia che persegue l’interesse nazionale. importanza del burocrate rispetto al politico - interesse nazionale​, per gli americani interesse personale. Responsabilità​, nell’approccio statunitense è individuale, nell’approccio giapponese è collettivo. Altro limite: il Giappone ha un approccio al sistema economico capitalista in ritardo rispetto agli altri Paesi; lo stato deve accelerare - “situazioni motivazionali” per cui il suo sistema economico non può che essere sviluppista. Negli anni ‘40 si viene a cementare il concetto di comunitarismo che si rafforza con il periodo della guerra. Dopodiché il Giappone deve ritornare come l’Occidente, perché le condizioni che legittimavano la presenza dello stato sviluppista sono storicamente finite. Questa interpretazione si legge dietro le righe - tendenza a indirizzare l’opinione pubblica contro il Giappone perchè stava diventando importante, gli americani si difendono diffamando. Il Paese deve mutare il sistema economico (libera concorrenza, libero mercato), non ci riesce e questo porta al decennio perso. Il problema è quando nasce la politica industriale che Johnson colloca negli anni 20. Per Crawcour, il governo giapponese ha contribuito alla crescita economica. Durante la Prima guerra mondiale, il governo fu responsabile del 30/40% degli investimenti che si concentrarono nelle industrie pesanti e d’ingegneria (ferrovie) per contribuire a rendere il Giappone una stazione moderna. David Williams sottolinea come il Ministero del Commercio e dell’Industria non fu creato dal nulla. I burocrati di questo ministero erano gli eredi di un esperimento politico: fermento intellettuale e politico dello han di Satsuma durante la fine del bakumatsu con Okubo Toshimichi che trasportò le sue idee maturate dai daimyo locali nel progetto di unità nazionale della Meiji ishin. In questo contesto vi era la consapevolezza del ritardo con cui il Paese Arthur, affermeranno il proprio impegno verso un’agenda ispirata a attitudini del New Deal, riformismo del lavoro ecc. fondata sull’assunzione che la cultura occidentale e i valori fossero superiori a quelli orientali. Contrariamente al governo militare diretto nella Germania sconfitta, si è deciso per un’occupazione indiretta in Gaippone. Si sottolineano quindi le iniziali riserve verso la rivoluzione democratica, le speranze di veder terminata in tempi brevi l’occupazione. Critica a Dower: non spiega come il Giappone si sia rilanciato economicamente e socialmente. Embracing defeat chiude tutto il discorso. Gli americani nelle locandine di stampo bellico, rappresentano i giapponesi come scimpanzè: deumanizzazione del nemico in modo che, non appartenendo alla razza umana, ci si sente più invogliati a combatterlo. I giapponesi invece vanno su un piano più astratto: demonizzano il nemico. Per gli americani, i giapponesi sono animali​; per i giapponesi, gli americani sono il ​male​. Takemae Aeiji​ - ​The allied occupation of Japan and its legacy​; percorso cronologico dalla fine della Guerra del Pacifico, fino ai momenti iniziali dell’occupazione, la struttura dello SCAP, la genesi delle riforme e l’interazione difficile tra giapponesi e americani. Si colloca negli studi empirici di cui Takemae è promotore. Quale posizione assume nel dibattito sull’occupazione americana? è importante l’accenno critico nei confronti di quegli studiosi che utilizzano il termine “modernizzazione” come strumento analitico che ha enfatizzato la continuità tra la società dell’anteguerra e quella del postguerra, considerando l’occupazione un’accelerazione dei cambiamenti che erano latenti o già in corso. Takemae non critica l’Occidente che considera universali i suoi modelli, ma l’erronea valutazione di un periodo storico come quello Meiji che sfocerà nella tragica esperienza dell’atomica e della guerra del Pacifico. Takemae si annovera tra coloro che pongono enfasi sulle discontinuità, esaltando la funzione storica dell’occupazione e dei suoi artefici. Sarà l’azione promotrice delle forze di occupazione a provocare i cambiamenti: diritti delle donne, riforme del lavoro, rivoluzione del welfare ecc. Per Takemae questa trasformazione sarebbe stata impossibile senza l’autorità dello SCAP. Sul fronte giapponese, a sostenere le forze di occupazione, non sarà la leadership politico burocratica che ha tratti di conservatorismo, ma le forze progressiste nazionali che hanno riposto le loro speranze nei vincitori. Il secondo punto da considerare per Takemae è il ​reverse course​, una seconda fase che non può essere letta come un cambio di rotta. I limiti imposti riguarderebbero il sistema economico nazionale, il graduale processo di riarmo, mentre non vi sarebbero cambiamenti in merito alle riforme istituzionali, diritti delle donne, ridistribuzione della terra ecc. CAPITOLO PRIMO La fine della Guerra del Pacifico 1.1 ​Il governo Koiso (22 luglio 1944-5 aprile 1945)​ ed i “costruttori della pace” La conquista statunitense di ​Saipan (1944)​ fa entrare in ​fallimento le operazioni navali giapponesi​. Il Giappone entra nel raggio di azione dei bombardieri strategici. Il futuro del governo ​Tojo è ormai segnato dall’impopolarità​ e sfiducia della gran parte della Dieta. Gli sviluppi negativi delle operazioni militari suscitano il timore di una rivoluzione comunista che viene considerata una minaccia per il ​kokutai​ e peggiore della sconfitta e della resa (i termini della resa incondizionata vennero già avanzati da Roosevelt e Churchill nella Conferenza di Casablanca nel 1943). I ​jushin ​Konoe Fumimaro, Wakatsuki Reijiro, Hiranuma Kiichiro, Okada Keisuke avanzeranno al ​Naidaijin (Guarda sigilli della Casa Reale) Kido Koichi, le richieste di destituire il ministro della Marina Shimada Shigetaro ma soprattutto di coinvolgere gli statisti anziani in un governo di “unità nazionale”. Il rifiuto di Kishi Nobusuke di rassegnare il proprio incarico ministeriale a favore di un jushin,e il rifiuto di Yonai Mitsumasa ad entrare a far parte del nuovo governo presieduto da Tojo, sono solo alcune problematiche che Tojo non riuscirà a risolvere. Si dimetterà il 18 luglio. I jushin nominarono ​Koiso Kuniaki ​Primo Ministro, e Yonai Mitsumasa vice ostile alla Triplice alleanza ed incline a porre fine al conflitto. Il nuovo governo avrà dei membri favorevoli alla pace nel più breve tempo possibile. Faranno parte del governo Koiso: Tsushima Juichi, Takahashi Korekiyo, Okada Keisuke, Ogata Taketora come Ministro senza portafoglio e responsabile dell’Intelligence, Kobayashi Seizo ministro senza portafoglio. Anche4 il ​saiko senso shido kaigi ​(Consiglio supremo per la direzione della guerra) assumerà personalità orientate a costruire la pace. Sarà costituito da 6 membri con diritto di voto (primo Ministro, ministro degli esteri, esercito, marina e i dirigenti del personale della marina e dell’esercito), due membri senza diritto di voto (vice dirigenti del personale della marina e dell’esercito) e da un Segretariato per dirigere le linee politiche della guerra e armonizzare le strategie politiche e militari proposte all’attenzione del tenno. Cambio al vertice della ​yokusan seiji kai ​(Associazione politica di supporto) presieduta ora dall’ammiraglio Kobayashi. Mentre il comandante Chester Nimitz era impegnato in azioni belliche nelle Marianne, in Giappone ci fu un richiamo all’esigenza di consacrare tutte le potenzialità militari per sconfiggere il nemico entro la fine dell’anno, dettato dalla carenza di scorte di generi di prima necessità (riso e grano), insufficienti a garantire il fabbisogno minimo per la popolazione nel successivo anno. Se Koiso spera in un pronto successo militare per poter porre fine al conflitto con una posizione migliore di forza, Konoe medita su come raggiungere in tempi brevi la pace. Yonai ordina a Takagi Sokichi di studiare come porre fine alle ostilità con una pace onorevole accettando la supremazia americana: sia per le condizioni critiche di una popolazione che non è in grado di affrontare una guerra, sia poiché consapevole che il Giappone è militarmente più debole. Vengono intraprese azioni diplomatiche nei confronti dell’URSS e del ​Guomindang​. L’Ambasciatore a Mosca Saito Naotake, si attiverà per ottenere l’assenso del governo dei Soviet ad ospitare una delegazione giapponese per aprire i negoziati e le concessioni. Tra queste: permesso di transito di navi battente bandiera sovietica nello Stretto di Tsugaru, la demilitarizzazione dei confini sovietico-mancesi, la stipula di un trattato commerciale con Giappone e Manchukuo, cessione delle ferrovie cinesi orientali, il riconoscimento dell’influenza sovietica, abolizione del Patto anti-Comintern e del Patto tripartito. Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi incentrate sul Patto di neutralità del 1941, avranno finalità diverse tra i due schieramenti all’interno dell’establishment giapponese: per i sostenitori della continuazione della guerra, servono per non aggravare il contesto bellico e quindi non permettere all’URSS di entrare in guerra; per i costruttori di pace è un passo verso la mediazione sovietica che consenta di aprire negoziati e ottenere una pace onorevole. Molotov rifiuta, motivato dall’inutilità di una missione a Mosca. Elimina i dubbi di un riavvicinamento di Mosca a Tokyo, congelando le aspettative dei giapponesi. Viene tentato un approccio diplomatico anche nei confronti del Guomindang. Durante l’​ichigo sakusen ​(operazione num 1 lanciata da Tojo), Koiso propone un piano di pace che prevede il riconoscimento della questione Mongolia come problema cinese e l’attribuzione di Hong Kong alla Cina (allora occupata dai giapponesi). Con la firma si chiede la piena neutralità della Cina senza rotture diplomatiche. Contempla inoltre il ritiro dei militari giapponesi a condizione della completa smilitarizzazione statunitense e britannica della Cina. L’avvio dei contatti avviene attraverso Shibayama Kaneshiro mentre Ukagi Kazushige tenterà un dialogo con i Guomindang. → ESITO NEGATIVO La Terza Flotta ottiene una serie di vittorie nelle isole Palau. La battaglia aerea su Formosa e l’attacco lanciato da Mc Arthur per la conquista delle Filippine, sono un ulteriore shock. Al momento dell’offensiva statunitense sull’isola di Leyte, il Primo Ministro Koiso affermerà che sarà l’occasione per ribaltare l’andamento della guerra a favore del Giappone. Qui avrà luogo la battaglia navale più lunga della guerra del Pacifico con i ​kamikaze ​(vento divino) appartenenti alla Shinpu tokubetsu kogeitai (Unità speciale d’assalto Vento divino) che non avvantaggeranno la flotta giapponese: grave sconfitta. Nel frattempo Takagi ha terminato lo studio su come porre fine al conflitto. In base agli obiettivi dei nemici (USA, Gran Bretagna e URSS) e la preoccupazione della dissoluzione del kokutai, egli ritiene più vantaggioso cercare una pacificazione con gli Stati Uniti. Un approccio con l’URSS sarebbe quasi impossibile dati i conflitti tra i due Paesi nei confronti dei possedimenti in Cina e potrebbe dar vita a una propaganda comunista: inoltre un approccio diretto con l’URSS metterebbe a rischio la preservazione del kokutai, essendo l’URSS un regime comunista contrario alla monarchia. ​Le condizioni per una ​resa immediata​ saranno la preservazione del kokutai, la non interferenza negli affari interni, l’indipendenza dei paesi dell’Asia orientale, il mantenimento delle 4 isole principali come territorio nazionale. Intorno a questo progetto di pace converge il gruppo di pacificatori tra cui Konoe, Yoshida Shigeru, Yonai ecc → Yohansen​ (Yoshida contro la guerra). I continui raid aerei, la continua avanzata statunitense, le gravi condizioni socio economiche aggravano la situazione della Nazione che ha urgenza nel porre fine al conflitto. Durante un’udienza privata con il Tenno ed esponenti politici e militari, Konoe presenta il ​Konoe josobun​ (memoriale Konoe) incentrato sul timore che continuare il conflitto con gli USA potrebbe portare ad un bolscevismo (i cui tratti ideologici accomunano l’estremismo di destra e sinistra) determinando il dissolvimento del kokutai. Si reputa quindi che non c’è altra soluzione che realizzare la pace con gli Stati Uniti. Se fossero riusciti a preservare il kokutai e la sicurezza della Casa Reale, non bisognava negare l’utilità di una resa incondizionata. Konoe è convinto che per gli Stati Uniti possa prevalere una ​soft peace​, suggerendo il controllo sulle frange estremiste dell’esercito e raccomandando il tenno a Ugaki Kazushige e Masaki Jinzaburo. Gli Stati Uniti lanciano l’Operation Detachment per la conquista di Iwo jima. I raid aerei saranno adesso effettuati a bassa quota, di notte utilizzando cariche esplosive riconfigurate con una miscela gelatinosa per accrescere gli effetti distruttivi. ​Akakaze​ → “vento rosso”, causerà la morte di 25000 persone, la devastazione del 40% delle aree urbane (Tokyo, Nagoya, Osaka, Kobe) lasciando il 30% degli abitanti senza tetto. Gli eventi della metà di marzo segnano la fine del governo Koiso. Nella speranza di intraprendere rapporti diplomatici con la Cina, il Primo Ministro approva un visita segreta a Tokyo, il 16 marzo, da parte di ​Miao Pin​ che si presenta come emissario dei governi fantocci in Cina - Jiang Jieshi. Miao incontrerà privatamente il principe Higashikuni Naruhiko con cui discuterà i termini per una risoluzione della guerra in Cina. Il 26 marzo viene conquistato l’arcipelago di Kerama come avamposto da cui lanciare l’operazione Iceberg. Il giorno seguente il tenno è informato da Kido della missione di Miao, la cui affidabilità è messa fortemente in dubbio. Inizia l’invasione di Okinawa e il tenno chiede a Koiso di chiarire le circostanze della visita di Miao; non soddisfatto della risposta (Koiso ammette di non sapere chi sia) predispone che Miao faccia immediatamente ritorno in Cina. Il fatto che questo Miaopin sia stato accolto nelle sfere governative e quindi gli sia stata data la possibilità di accedere a determinati fatti della casa reale dimostra come i giapponesi cercano disperati una soluzione pacifica, sia sul fronte cinese che americano, per terminare il conflitto bellico. Il ​Miao pinjiken​ (caso Miao Pin) compromette la debole autorevolezza del Primo Ministro che nel suo mandato ha dovuto affrontare fallimenti bellici uno dopo l’altro, il collasso economico, la frattura politica. Dimissioni il 5 aprile 1945, giorno in cui l’URSS non rinnova il Patto di neutralità. 1.2​ ​Il governo Suzuki (7 aprile - 15 agosto 1945)​ ​e la decisione della resa Alla conferenza dei ​jushin​ il generale Tojo chiederà che si opti, per la formazione del nuovo esecutivo, per una delle due tendenze: continuare la Guerra del Pacifico o ricercare la pace. Il dibattito si incentrerà sul nome dell’ammiraglio ​Suzuki Kantaro, ​al servizio del Tenno per molto tempo in qualità di Gran ciambellano. Il 7 aprile, mentre gli Stati Uniti attaccano Okinawa, nasce il governo Suzuki. Verrà riconfermato l’ammiraglio Yonai, come ministro degli Esteri Togo Shigenori ora fermamente convinto di ricercare la pace. Anami Korechika ministro dell’Esercito, avverso ad ogni ipotesi di resa. Messaggio cifrato degli americani verso Washington nel quale, nel commentare la nomina di Suzuki, affermano che la nomina è un chiaro atto verso una scelta negoziale per terminare in tempi brevi la guerra (quattro mesi prima del lancio delle bombe atomiche, gli americani sapevano perfettamente che la guerra era già terminata e che i giapponesi sono disposti a fare qualsiasi cosa.) Il governo Suzuki si ritroverà ad assistere allo sfascio: disfatta Filippine, perdita di Okinawa, bombe atomiche, dichiarazione di guerra URSS ecc Il 12 aprile muore Roosevelt che lascia la Casa Bianca a Henry Truman, quest’ultimo nasconde la sua insicurezza seguendo le linee politiche del suo predecessore. A differenza di Hitler che esprimerà gioia, il Primo Ministro giapponese rilascia una dichiarazione di cordoglio al popolo americano per la perdita del loro leader manifestando la volontà di pace. La reazione della corrente favorevole al proseguimento della guerra: arresto di Yoshida Shigeru, Ueda Shunkichi e Iwabuchi Tatsuo da parte della ​kenpeitai ​(polizia militare) → avvertimento alle intoccabili sfere protese alla costruzione della pace attraverso la diplomazia con gli USA. Fallimento, gli sforzi si indirizzeranno di nuovo verso l’URSS. Il 20 aprile Tojo incontra Iakov Malik (ambasciatore) dal quale riceve la rassicurazione dell’effettività del patto di neutralità per un anno. Questo è servito a migliorare le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, un obiettivo che l’Esercito, con finalità opposte ai pacificatori, ritengono primario per continuare il conflitto. Mentre Truman viene informato sull’atomica, il Ministro degli Esteri giapponese, per implementare la diplomazia con l’URSS, attiva l’Ambasciatore a Mosca che esprimerà i suoi dubbi sul progetto ritenendolo inopportuno. L’Armata Rossa alle porte di Berlino, sta già guardando verso Oriente. La resa incondizionata del Terzo Reich (8 maggio 1945) esalta il senso di autodifesa al quale dovrà richiamarsi Suzuki. Accresce l’esigenza di una resa incondizionata e i costruttori della pace, che premono per relazioni diplomatiche sovietiche, continueranno a trovare l’opposizione dell’esercito. L’8 giugno viene richiamato l’esercito e la popolazione tutta in difesa della Nazione nonostante le difficili condizioni socio economiche e il desiderio di veder terminato il conflitto. CAPITOLO SECONDO Nella prima fase dell’occupazione americana 21. Il governo ​Higashikuni (17 agosto - 5 ottobre 1945)​: timori dei vinti ed obiettivi dei vincitori all’alba dell’occupazione americana. La gestione dei complessi rapporti con i vincitori, pronti a insediarsi in un paese che non ha mai conosciuto l’occupazione straniera, è la principale sfida da affrontare. La scelta del Primo Ministro non sarà questa volta dei jushin. Kido Koichi raccomanda al tenno ​Higashikuni Naruhiko​, che accetta l’incarico ricevendo dal tenno il mandato il 16 agosto. La nomina di un componente della famiglia reale risponde alla necessità di salvaguardare l’identità e l’unità nazionale nella particolare situazione del Paese. Non può essere un politico perchè andrebbe contro l’occupazione americana e non può essere un militare perchè la guerra ormai si è conclusa. I giapponesi a questo punto non ritengono importante un agente politico ma un Primo Ministro che rappresentasse l’identità nazionale. I primi 6 giorni il Primo ministro assumerà l’incarico di ministro dell’Esercito che verrà poi lasciato a Shimomura Sadamu, mentre la squadra di governo sarà composta da: Konoe Fumimaro → Ministro senza portafoglio e vice Primo Ministro Shigemitsu Mamoru → Ministro degli Esteri Tsushima Juichi → ministero delle Finanze Maeda Tamon → ministro dell’Istruzione Matsumura Kenzo → ministro del Welfare Yonai → Marina Ogata Taketora → segreteria di Gabinetto Primo atto di governo​ sarà l’​invio di una delegazione giapponese a Manila​ (in gran segreto - 19 ago). Ai colloqui non sarà presente, intenzionalmente, Mc Arthur (Comandante capo dell’AFPAC-Army Forces in the Pacific- e SCAP). Gli americani impongono ​lo sgombro della baia di Tokyo di ogni presenza militare giapponese, l’allestimento di una base ad Atsugi per l’arrivo del contingente statunitense, la rimozione di tutti i motori di aerei presenti per prevenire eventuali attacchi dal cielo​ comunicando che ​l’occupazione sarebbe cominciata a fine agosto​. I giapponesi continuava a chiedere di posticiparla a settembre soprattutto per tenere a bada le frange militariste e ultranazionaliste contrarie alla resa. Secondo passo​ → ​abolire tutte le istituzioni che esistevano durante il periodo di guerra​- viene riformulata la struttura operativa del governo. Abolizione del Consiglio supremo per la direzione della guerra e istituzione dello Shusen shori kaigi ​(Consiglio per la gestione della fine della guerra) composto dal Primo Ministro, ministro degli Esteri, esercito e marina, ministro senza portafoglio e dirigenti del personale dell’esercito. Subordinato ad esso è lo Shusen jimu renraku iinkai ​(commissione di collegamento amministrativo per la fine della guerra) con vari funzionari sotto il ministero degli Esteri. Verrà istituito il ​Renraku chuo jimukyoku ​(Central Liaison Office) per assicurare, in diverse parti del Giappone, la corretta implementazione delle direttive americane. Si ridenfinirà la struttura amministrativa con l’abolizione dei ministeri delle Munizioni, Grande Asia Orientale, Agricoltura e Commercio per poi ricostruire il ministero del Commercio e dell’Industria con a capo Nakajima Chikuhei. Dal 27 agosto Stati Uniti e Gran Bretagna iniziano a insediarsi nei porti. Il primo contingente americano arriva il 28 agosto con a capo Charles Tench. Il Primo Ministro intanto invita la popolazione a un sentimento di responsabilità e pentimento per gli errori commessi. Higashikuni legge il ​Gokajo no goseimon ​(Giuramento in 5 articoli), ​prestato dal Meiji Tenno nel 1868, è un chiaro messaggio rivolto a coloro i quali sono pronti all’occupzione: il nuovo Giappone desidera rinascere dalla rovinosa parentesi militarista e ultranazionalista rinvigorendo la democrazia di cui il tenno è parte integrante. Il 30 agosto atterrano ad Atsugi 4200 uomini e più tardi arriva Douglas MacArthur a bordo del C-54 Bataan. Il Generale parte per Yokohama dove l’Ottava armata ha installato il temporaneo quartier generale dell’AFPAC. Nonostante il Giappone volesse una pace onorevole, ​le formalità della resa verranno completate con una cerimonia il 2 settembre​, a bordo della USS Missouri nella baia di Tokyo con due bandiere a stelle e strisce: una issata da Perry nel 1853 in occasione dell’entrata nella baia di Uraga (gunboat diplomacy); l’altra innalzata alla Casa Bianca durante l’attacco a pearl Harbor. L’incontro si concluderà con la firma per la resa con il ministro degli Esteri Shigemitsu Mamoru e il generale Umezu Yoshijiro. I vincitori presenti invece: Mc Arthur, Chester Nimitz, Bruce Fraser, Derevyanko e Xu Yongchang. L’occupazione del Giappone avverrà attraverso una forza militare multinazionale sottoposta alla struttura di comando statunitense (quindi no spartizione territoriale come in Germania). Ad eccezione di un’area limitata nell’Honshu occidentale sotto la responsabilità della British Commonwealth Occupation Force e delle isole Kurili annesse all’URSS. I vinti temono un’occupazione diretta. I vincitori sanno di non poter gestire direttamente, hanno bisogno della macchina amministrativa giapponese. Dopo un primo momento questi ultimi capiscono che gli americani hanno bisogno della loro amministrazione Il 2 settembre Suzuki Tadakatsu (Direttore dell’Ufficio di Yokohama della Commissione di collegamento) prende visione della bozza dei tre editti di Mc Arthur (quest’ultimo non presente - il direttore viene accolto dal suo vice). Indirizzati al popolo giapponese in lingua inglese e giapponese, le direttive sanciscono: ● il controllo militare diretto sulla popolazione da parte del Supreme Commander e la subordinazione del potere esecutivo, legislativo e giudiziario; ● competenza esclusiva dei tribunali militari nel giudicare le azioni in violazione ai termini della resa; ● la legalizzazione della valuta militare emessa dalle forze di occupazione, dichiarando illegale l’import-export di qualsiasi altra moneta; ● smantellamento e demilitarizzazione di tutte le basi militari ● l’uso dell’inglese come lingua ufficiale. Questi decreti ferrei fanno sobbalzare i giapponesi - il primo mese è condizionato dalla paura dei giapponesi. Vengono mandati dei responsabili da Mc Arthur che non li accoglie perché notte fonda. Quando li incontra si giustifica in cambio di una piena collaborazione giapponese. Vuole che l’occupazione vada a buon fine con la dichiarazione formale dei giapponesi sulla piena collaborazione nella gestione dell’occupazione. Okazaki Katsuo (direttore CLO) tenta di avere un’udienza con Mc Arthur, quest’ultimo lo accoglie assicurandogli che le valutazioni sarebbero state sottoposte a più attenzione. Mc Arthur incontra anche Shigemitsu Mamoru, quest’ultimo, sottolineando la volontà del tenno e del governo di rispettare la Postdam Proclamation, afferma che l’istituzione di un governo militare delle forze di occupazione farebbe decadere da ogni responsabilità politica le autorità giapponesi. Chiede quindi a Mc Arthur di operare attraverso il governo, in piena collaborazione. Il Generale ordina che gli editti vengano abrogati e comanda a Cunningham di annullare le istanze emanate. Le insufficienti risorse umane e materiali a disposizione del Supreme Commander per un’occupazione diretta ed esclusiva su tutto il territorio, suggeriscono a Mc Arthur di propendere per una gestione indiretta in cantiere già prima della fine della guerra in base a quanto comunicava al generale Marshall: massimo utilizzo delle organizzazioni giapponesi esistenti. Il controllo della popolazione attraverso queste organizzazioni, essendo efficace, si riteneva potesse essere impiegato a loro vantaggio. Ipotesi: Mc Arthur ha voluto favorire la lettura della bozza a Suzuki, assicurandosi una formale volontà nel cooperare e di predisporre un suo gesto di apertura nei confronti dei vinti. A Washington, l’influenza della China Crowd, incline a dipingere il sistema politico giapponese come totalitario, incentrato su un “feudalesimo deistico” dominati dai zaibatsu, e tenace nel sostenere una ​hard peace ​che elimini la Casa reale ed indebolisca il capitalismo giapponese per far emergere la repubblica di Cina come nuovo leader dell’Asia, lascia tracce di un orientamento verso un’occupazione che utilizzi il governo in carica. 6 settembre, documento approvato da Truman: 1. subordinazione della Casa Reale a Mc Arthur, no relazione su basi negoziali con gli sconfitti; 2. coinvolgimento del governo giapponese per la funzione di controllo sul rispetto delle misure disposte dagli occupanti. 3. Pieno effetto della Postdam Proclamation per garantire la pace in Estremo Oriente. Dall’8 settembre il Supreme COmmander si sposta nella capitale. Il 26 settembre l’AFPAC dichiarerà di rinunciare ad emanare leggi, allontanando così l’idea di un’occupazione diretta. Si attuerà un’attenta vigilanza sui contenuti e le modalità delle disposizioni emanate da Mc Arthur, non sempre in linea con una gestione imparziale. Proprio come sarà per una delle prime direttive: ​Memorandum on Freedom of Speech and Press​ → inizialmente ad uso interno poi esteso agli organi di informazione in qualità di codice di comportamento. Avrà tra i principali obiettivi quello di ovviare alle denunce della stampa nei confronti dei crimini dei militari americani (violenza sessuale). L’11 settembre primi arresti per i crimini di guerra. La carcerazione di un membro della Casa reale, del sacerdote del santuario di Ise (Nashimoto Morimasa) e di Tojo Hideki, accresce la preoccupazione di un’​azione punitiva​ che non lascia nessuno immune da procedimenti giudiziari. Incontro tra Konoe e Mc Arthur: la scarsa conoscenza della lingua da parte dell’interprete americano non riuscirà ad esprimere le perplessità del Governo in merito alla sua estromissione da questioni delicate. Higashikuni ribadisce a Mc Arthur l’impegno Nazionale nel vedere realizzati i termini della PP e sottolineare la volontà di costruire un nuovo e pacifico Giappone. Maeda Tamon annuncia al contempo una politica di istruzione volta a preservare la figura del tenno e a eliminare precetti militaristi e ultranazionalisti → ​cesura con il passato militarista​ per salvaguardare il tenno e rafforzare l’idea che un contributo giapponese sia un’opportunità per gestire al meglio l’occupazione. Vengono richieste le dimissioni di Shigemitsu Mamoru considerato causa di malcontento tra i vertici ministeriali. Questo testimonia un tratto fondamentale della politica giapponese: la necessaria tensione di ricercare il più ampio consenso possibile. A sostituirlo ​Yoshida Shigeru​ che è ben gradito a Mc Arthur grazie alle conoscenze acquisite a Londra, all’impegno nel cercare soluzioni diplomatiche sulla “questione cinese” e all’opposizione al potere dei militari. Questo gli aprirà le porte ad altri incarichi. La scelta della sede non sarà casuale: nel quartiere di Hibiya il ​Dai ichi semei ​è uno dei grandi edifici scampati ai bombardamenti e ora requisiti nonostante l’opposizione di Tsushima Juichi. Il 22 settembre viene presentato l’US Initial Post-surrender policy for Japan che prevede: - punire ​i responsabili, a livello militare, politico ed economico, della escalation militarista e della guerra del Pacifico; - disarmare e demilitarizzare​ il Paese, accelerando lo smantellamento dell’apparato bellico; - democratizzare​ le istituzioni politiche, sociali, economiche e culturali della Nazione incoraggiando la “libertà individuale”. Mentre a Washington si è più propensi a formalizzare ampio potere, a Tokyo si è più inclini a intraprendere relazioni con le istituzioni, ritenendo importante la collaborazione giapponese. Così la delicata questione del tenno viene gestita da Mc Arthur (negli Stati Uniti si vuole processare Hiroito come criminale di guerra). Viene esclusa l’idea di convocare il tenno al quartier generale perchè sarebbe stato un oltraggio e un’umiliazione per i giapponesi. Mc Arthur dichiara alla stampa statunitense che l’aver preservato la monarchia ha permesso di salvare vite, tempo e denaro e informa Yoshida di un possibile incontro con il tenno. Per Mc Arthur è importante avere un avvicinamento all’istituzione monarchica per la garanzia della legittimazione dell’operato degli occupanti agli occhi dei giapponesi. Questi ultimi la reputano un’occasione da non lasciarsi sfuggire nella speranza che il Generale si ponga come difensore dell’istituzione. 27 settembre il tenno farà visita a Mc Arthur​. Interprete: Okumura Katsuzo. Contenuto di 40 minuti, segreto. Secondo Fujita Hisanori, che avrebbe letto la trascrizione parziale, il tenno si sarebbe addossato la responsabilità morale della guerra, chiedendo ai vincitori di alleviare le sofferenze del popolo, mentre il Generale avrebbe apprezzato le parole dell’imperatore. La diffusione mediatica avverrà il 29 settembre dal Supreme Commander attraverso l’Asahi, il Mainichi e lo Yumiuri shinbun: Hiroito prende le distanze da Tojo Hideki sulla mancata comunicazione ufficiale della dichiarazione di guerra agli USA prima di Pearl Harbor; inoltre verrà mostrata una foto che metterà un po’ in ridicolo il minuto imperatore accanto all’imponente Generale mirata a mostrare la superiorità di quest’ultimo e per deivinizzare il tenno. Ritenendola lesiva della dignità della Casa Reale, il ministro degli interni tenterà invano di sequestrare i quotidiani. Verrà poi comunicato al Primo Ministro la decisione di emanare una direttiva per l’abrogazione di tutte le norme, ordinanze considerate restrittive delle libertà politiche, civili e religiose dell’individuo promulgate dal 36 al 41. Struttura dello SCAP​, divisa in sezioni competenti per materia: - Economic and Scientific Section ​(ESS): funzione di supervisore della situazione economica del paese - Civil Information and Education Section​, informazione pubblica, istruzione, religione, emanando principi democratico liberali; - Legal Section​, investigazione dei processi per crimini di guerra - Government Section, ​affari interni del governo giapponese. Yamazaki rilascerà dichiarazioni circa la volontà di continuare a perseguire tutti coloro i quali (in particolare comunisti) svolgano propaganda avversa all’istituzione monarchica. Il 4 ottobre la Civil Information and Education Section emana la direttiva sulle libertà civili per incoraggiare la tendenza democratica. Sancisce inoltre il rilascio dei prigionieri politici, l’abolizione degli organi di polizia segreta, l’epurazione di Yamazaki ecc. Il 5 ottobre il governo Higashikuni rassegna le dimissioni. Recepire tutte le azioni delle grandi società e redistribuirle a pioggia in modo “democratico”. I zaibatsu sono stati la mano economica forte dell’escalation ultra nazionalista e militarista. Tutti quelli che erano a capo di questi grandi gruppi devono essere considerati criminali di guerra, nei loro confronti ci deve essere un processo di epurazione. Gli americani non fanno distinzione tra zaibatsu e keiretsu. L’autorità politica più di una volta puntualizzerà sulla differenza tra i vecchi e nuovi zaibatsu, sostenendo l’importanza dei primi nello sviluppo economico e sociale del Paese. Yoshida Shigeru affermerà che “è un grave errore giudicare male i zaibatsu poiché il sistema economico giapponese attuale è costituito da: ● vecchi zaibatsu (​kyu zaibatsu​) tra cui Mitsui e Mitsubishi. La prosperità nazionale deve molto ai loro sforzi. Importanza storica centrale per la creazione dello stato giapponese moderno. Per cui il loro scioglimento è da considerarsi un problema. Non hanno operato nel loro personale interesse. Durante la guerra i vecchi zaibatsu hanno continuato a amministrare numerose attività in perdita. ● nuovi zaibatsu (​shinko zaibatsu​) hanno ottenuto invece grandi profitti lavorando a stretto contatto con i militaristi. Nascono per concrete esigenze espansionistiche militari (hanno in parte sostenuto il conflitto bellico). I nuovi zaibatsu non permisero ai vecchi zaibatsu di lavorare in Manciuria elargendo più vantaggi ai nuovi. I vecchi hanno visto la prosperità in tempi di pace perciò hanno gioito alla fine della guerra.” Il primo passo dei diretti interessati, preoccupati per la situazione (in realtà lo SCAP è in difficoltà per questo obiettivo), sarà il piano messo a punti dai vertici del zaibatsu ​Yasuda​ e presentato allo SCAP il 20 ott. IL PIANO YASUDA​ contemplerà​: ● chiusura della holding company al vertice del gruppo; ● cessazione del controllo sulle altre banche della ​Yasuda ginko ​(Banca Yasuda); ● vendita ad un’altra commissione di tutte le partecipazioni azionarie detenute dalla famiglia Yasuda, dalla holding company e dalla banca Yasuda nelle compagnie affiliate; ● l’investimento dei ricavi ottenuti da questa vendita in titoli di Stato non negoziabili per 10 anni se non per pagamento di tasse, diritti di successione ecc; le dimissioni dei membri della famiglia. L’iniziativa della Yasuda, valutata dallo SCAP come possibile effetto domino sugli altri gruppi ma allo stesso tempo ritenuta inadeguata nei contenuti, troverà perplessi Sumitomo e Mitsui e contraria la Mitsubishi. La questione centrale sarà la garanzia di ​organizzarsi volontariamente.​ La Mitsui e Mitsubishi sarebbero disposte ad aprire al pubblico un certo numero di quote azionarie delle loro holding ma non a cedere la proprietà e il controllo a una commissione liquidatrice. Si ritiene a questo punto trasmettere un messaggio di garanzia ai diretti interessati e affermi la collaborazione agli occupanti dai ministeri delle Finanze e dell’Industria e del Commercio: il governo non si oppone ai principi fondamentali imposti dalle Potenze Alleate riguardanti la riorganizzazione dei zaibatsu. Si impegna per una riorganizzazione volontaria in conformità con le linee politiche delle Potenze Alleate. Forte cooperazione e lealtà permettono la permanenza di questi grandi gruppi produttivi finanziari. La concorrenza deve essere gestita per arrivare alla massima cooperazione. Leale concorrenza. Introducendo l’elemento etico, c’è un vantaggio economico, piuttosto che accoltellare la concorrenza. Gli americani gradiscono che l’ottica dello scioglimento volontario abbia un effetto domino su tutti gli altri. L’azione governativa, condotta dal ministro delle Finanze Shibusawa Keizo, è rivolta ad evitare che il Governo venga estromesso nel momento in cui si metterà mani alla riorganizzazione. L’emanazione della direttiva ​SCAPIN 215 ​fa acconsentire anche la Mitsubishi a firmare una formale proposta governativa per la dissoluzione delle holding company basata sul programma indicato dalla Yasuda. Con la SCAPIN il Supreme Commander assume a se il potere di consentire (o meno)della vendita delle azioni e il trasferimento per prestiti collaterali. Il progetto, presentato allo SCAP il 4 novembre come “​scioglimento volontario​” della ​Mitsui honsha, Yasuda honsha, Sumitomo honsha , Kakushiki kaisha e Mitsubishi honsha​, prevede l’istituzione di una commissione per la loro liquidazione istituita dal Governo, anche se deve sottostare al Supreme Commander che in ogni momento potrà nominare membri. La sua funzione sarà procedere alla liquidazione di tutte le proprietà delle holding in cambio dell’emissione di ricevute non negoziabili, non trasferibili e non utilizzabili come collaterali, riscattabili attraverso titoli di stato, non negoziabili, non trasferibili (eccetto che per eredità) e non utilizzabili come collaterali (esclusi pagamento tasse, diritti di successione con il consenso della commissione), da maturarsi in un periodo non inferiore a 10 anni (2d). Il documento prescrive che all’atto di vendita di titoli e proprietà delle holding, la Commissione dovrà applicare il diritto di prelazione in favore degli impiegati, assicurando il massimo di democratizzazione della proprietà attraverso il rispetto di un tetto massimo di vendite di azioni societarie per ogni singolo acquirente (difficile, date le condizioni economiche sfavorevoli postguerra). Nessun membro delle famiglie Yasuda, Iwasaki, Sumitomo e Mitsui potrà acquistare titoli o proprietà messi in vendita dalla Commissione. Con il trasferimento la Commissione avvierà il processo di scioglimento cessando la gestione diretta o indiretta di ogni attività finanziaria, industriale e commerciale. Tutti i dirigenti e i membri della famiglia si dimetteranno da ogni incarico ricoperto nelle holding. Infine, il programma se approvato dal Supreme Commander, avrà effetto immediato e chiede allo SCAP di poter consegnare direttamente agli azionisti delle holding, attraverso la COmmissione, i titoli del 2d nel caso che la dissoluzione avvenga prima dell’emissione e distribuzione dei titoli. Tale disegno delineerà lo “scioglimento volontario” delle holding company centrali (primo e secondo livello della struttura dei zaibatsu) senza intaccare le società da esse controllate (i reali potenziali acquirenti), le loro affiliate di grado più basso e i subappaltatori (terzo e quarto livello). Dato l’alto grado di fiducia tra i vari livelli, la possibilità che le loro azioni siano acquistate da società del terzo e quarto livello rappresenta una certa garanzia di riconquistare le posizioni ora cedute potendo operare dietro le quinte. Lo SCAP emanerà la SCAPIN 244 dal titolo ​Dissolution of holding companies​. Si struttura in due parti: 1. si enuncia l’approvazione di massima della proposta come passo preliminare allo sviluppo di modelli economici e istituzioni che contribuiranno alla crescita di forze pacifiche e democratiche sollecitandone l’implementazione, indicando i tempi, ribadendo la libertà di azione decisionale dello SCAP sulle scelte operate dalla Commissione; 2. si chiede al Governo di predisporre un piano aggiuntivo per lo scioglimento di tutti i combines nei settori industriale, commerciale, finanziario e agricolo e elaborare un programma finalizzato all’abrogazione di tutte le leggi rivolte a rafforzare i monopoli privati, alla separazione di sistema bancario e industria/commercio/agricoltura (in questo modo pari opportunità per imprese e individui), favorire la competitività in quanto valore della vita democratica, proibizione di partecipare a cartelli internazionali. La carica di Presidente della Commissione per la liquidazione delle holding company verrà affidata dal governo Shidehara all’ex presidente della ​Sanwa ginko ​(banca Sanwa) ​Nakano Sadahiko​. Agli inizi di dic il Supreme Commander emanerà le SCAPIN 403 e 408 con le quali verrà ampliato il sistema di controllo sulle transazioni di titoli, sui guadagni e le proprietà. Per i giapponesi prolungare i tempi è una tattica fondamentale per sminuire anche la tensione punitiva degli americani e dimostrare che il completo scioglimento dei zaibatsu potrebbe essere dannoso per il bilancio economico della nazione. Tattica a salame - portare avversario allo sfinimento per poi dare il colpo di grazia. Contrariamente allo scioglimento dei zaibatsu, per Washington la ​revisione del sistema di proprietà terriera​ non appare prioritario. L’iniziativa sarà condotta dal ministero dell’Agricoltura e Foreste. La necessità di una riforma fondiaria che trasformi i contadini affittuari in proprietari-produttori indipendenti, è percepita in Giappone prima della guerra. Negli ultimi mesi del conflitto si tenderà ad ​eliminare i proprietari assenteisti (​garantisce una maggiore produttività) e a trasformare gli affittuari in proprietari terrieri. Non era stato fatto fino ad allora perché la Camera dei pari era composta proprio da questi latifondisti assenteisti che frenavano qualsiasi riforma. à nominati dal tenno Alla fine di agosto 1945 Higashikuni ritorna sulla riforma del sistema di proprietà sulla terra che ridistribuisca le vaste aree coltivate. Matsumura Kenzo dichiarerà di voler incrementare il numero di contadini proprietari in base al jusakunoshugi​ (priorità al contadino-proprietario). Il 13 ottobre il Dicastero delinea i principi di base della riforma verso la quale lo SCAP è timoroso di un’avanzata comunista nei villaggi. Il 16 novembre Matsumura presenterà al governo un piano che prevede l’abolizione di tutte le rendite in natura per un equivalente monetario calcolato sul prezzo standard imposto ai proprietari terrieri per le partite di riso acquistate dal governo, il trasferimento obbligatorio ai coltivatori di tutta la terra in possesso dei proprietari assenteisti, il trasferimento obbligatorio da parte dei proprietari residenti della quota di terra in affitto fissata inizialmente a 3 ​chobu ​(3 ettari) ed emendata a 5 prima essere presentato alla Dieta, la riorganizzazione dei comitati territoriali al fine di allargare la rappresentanza dei non proprietari. Il 6 dicembre la proposta viene presentata alla Dieta → stallo decisionale. A questo punto interviene lo SCAP. Il 9 dicembre il Supreme Commander trasmette al governo Shidehara il ​rural Land reform​. Il documento, dopo aver sollecitato la rimozione di elementi feudali per il rafforzamento della democratizzazione nei villaggi, elenca i mali del sistema: sovraffollamento della terra, affittanza con condizioni sfavorevoli per gli affittuari, indebitamento dei contadini e alto tasso di interesse per i prestiti, politiche che discriminano l’agricoltura a favore dell’industria, controlli autoritari sui contadini. Ordina quindi al Governo di presentare riforme che contemplino il trasferimento della terra da assenteisti a reali produttori, vendita delle terre coltivate a un tasso equo, benefici agli affittuari per acquistare mediante rate annuali, stabilizzazione dei prezzi e diffusione di tecniche più moderne per evitare il ritorno alla condizione di affittuario. Lo SCAP attraverso emendamenti sblocca la situazione e la Dieta approva il 28 dicembre ​la prima legge di riforma del sistema fondiario del dopoguerra​. La legge sarà valutata negativamente dalla stampa nazionale, in quanto finalizzata a impedire una reale riforma, e dallo SCAP che la riterrà incompleta. L’innalzamento della quota da 3 a 5 chobu ha ridotto il numero dei proprietari residenti, ridimensionando il totale della terra in affitto da essere ceduta a meno di ⅓ del totale. La legge inoltre non vieterà la distribuzione dei titoli di proprietà tra membri delle famiglie latifondiste. La stessa definizione di “latifondista assente” risulterà vaga, aprendo la strada ad evasioni. La procedura di trasferimento della terra attraverso negoziazione diretta tra i proprietari e affittuari faciliterà il massimo di pressione sugli acquirenti determinando prezzi di vendita più alti di quelli fissati. Le stesse commissioni territoriali, con lo scopo di supervisionare, saranno in mano ai latifondisti. La riforma del sistema fondiario rimarrà una questione aperta. A ​livello politico-istituzionale​, l’approvazione della nuova normativa sull’elezione dei membri della Camera dei Rappresentanti è rilevante. Promulgata il 17 dicembre, avrà lo scopo di rispondere all’esigenza, non solo degli occupanti, di consolidare ed estendere il sistema democratico rappresentativo. Il riconoscimento dei diritti politici nei confronti delle donne e l’abbassamento dell’età sia per gli elettori (da 25 a 20) che per gli eleggibili, consente di emancipare la popolazione. L’introduzione di un sistema elettorale maggioritario articolato intorno al voto plurimo per 2 o 3 candidati in competizione per un numero di seggi varianti dai 10 ai 14 in ciascuno dei 46 distretti elettorali, aprirà la strada a newcomers. 22 dicembre → ​Rodo kumiai ho ​(Legge sui sindacati). Richiesta di Mc Arthur a Shidehara di incoraggiare e favorire la nascita di organizzazioni sindacali si traduce nell’istituzione della Commissione per la legislazione del lavoro. 130 membri tra prof universitari, sindacalisti, politici (inclusi comunisti) presieduta da Suehiro Izutaro. Affiancato alla Commissione ci sarà un comitato con il compito di redigere una bozza di legge, lavorando con il responsabile della Divisione lavoro dell’ESS dello SCAP William KArpinsky. La legge dovrebbe garantire i diritti alla libera formazione di sindacati, alla contrattazione collettiva e allo sciopero, con uffici con il compito di mediare.Favorirà la tendenza all’associazionismo. Nasce il primo sindacato, il ​Zen Nippon Kaiin Kumiai ​(​Sindacato Nazionale Marinai). Se da un lato è considerata un’eccezione alla regola di organizzare associazioni su scala d’impresa, dall’altro rispetta l’unione tra “colletti bianchi” e “colletti blu”, confluendo sia ufficiali di marina che la ciurma. Alla fine dell’anno 855 associazioni, 602706 membri. La promozione attuata dal Supreme Commander, che in settembre ha ordinato lo scioglimento delle associazioni costituite intorno al ​sangyo hokoku undo ​(movimento patriottico delle industrie) provvedendo ad elevare il livello di sensibilizzazione, sarà la determinante della rapida crescita dell’associazionismo. A fronte di tale crescita non sembra corrispondere un altrettanto numero di dimostrazioni o scioperi spontanei, i cui contenuti riguarderanno miglioramenti salariali e democrazia nei luoghi di lavoro. I giornalisti dei tre maggiori quotidiani si attiveranno per allontanare elementi ultranazionalisti, reclamando una gestione e una linea editoriale democratica. Nel caso dello Yumiuri le richieste di dimissioni del management, in quanto responsabile di aver sostenuto militarismo e ultranazionalismo, troveranno l’opposizione del suo presidente Shoriki Matsutaro. In risposta, gli impiegati daranno vita a un sindacato al cui vertice verrà eletto Suzuki Tomin. Si deciderà di attuare il ​seisan kanri ​(controllo della produzione) che vedrà i lavratori artefici diretti della produzione e della gestione dell’impresa. Uguale risposta data dai lavoratori della ​Keisei dentetsu kaisha ​(Compagnia delle ferrovie Keisei) e dagli impiegati nella miniera di Bibai nello Hokkaido. 2.2 La rinascita dei partiti politici Primo punto modo del rapportarsi tra vincitori e vinti per dare inizio all’occupazione americana l’incontro di Mac Arthur con il Tenno presso l’ambasciata americana. Secondo punto: rinascita delle associazioni, sindacati e partiti politici - dimostra che è non sono solo gli americani a far rinascere il Giappone nel dopoguerra. L’azione dei vinti è ugualmente importante e addirittura anticipatoria. La riorganizzazione associativa prevede quindi anche la ricostituzione dei partiti politici. I membri della ​Shugiin che si impegneranno saranno gli associati alla ​Dōkōkai​ (Associazione di persone con eguali interessi), nata nel 1940 con Hatoyama Ichirō esponente della fazione di Kuhara Fusanosuke del ​Rikken Seiyukai ​(Associazione amici del governo costituzionale); verrà istituita per contrastare la tendenza durante il periodo militarista di dar vita ad un Con i valori quali lealtà, solidarietà, generosità, aiuto, fiducia ecc si procederà ad eliminare gli abusi del passato, ad aprirsi alla volontà popolare e costruire la pace mondiale. Per la questione della “de-divinizzazione” del Tenno, nel messaggio ci si rivolge a dare una concretezza razionale al legame che lo unisce al popolo evidenziando unione di intenti, reciproca fiducia e declassando in quanto “​semplici” (​tan’naru​) e non “​false idee” ​(​kaku naru kanmen​) i “miti e leggende” che strutturano la sua figura, la cui qualità divina è diversa dall’accezione giudaico-cristiana. Il Supreme Commander saluterà lo Shoso presentandolo come “​la dichiarazione di umanità​” del Tenno. Nel telegramma del gennaio 46 in risposta alla richiesta di investigazione su eventuali imputazioni di crimini di guerra a carico del tenno, Mc Arthur chiude la questione: nessuna evidenza tangibile è stata scoperta riguardo alle attività che potrebbero connetterlo a decisioni politiche dell’impero giapponese lungo l’ultima decade. Il suo coinvolgimento era ministeriale e di risposta ai consigli dei suoi consiglieri. è un simbolo che unisce tutti i giapponesi, distruggerlo equivale a disintegrare la nazione. Rimane la questione centrale della revisione costituzionale. Le direttive dello SCAP del 4 gennaio dividono in 7 classi i potenziali soggetti perseguibili con epurazioni, condanne detentive e pena capitale per responsabilità di diverso tipo riguardo al militarismo e alla guerra del Pacifico.L’epurazione di Horikiri Zenjiro e altri membri dell’Esecutivo faranno considerare a Shidehara la possibilità di una dimissione in massa. In risposta alla comunicazione di tale eventualità da parte di Yoshida Shigeru, Mc Arthur risponde che se il Gabinetto si dimettesse in massa vorrebbe dire che il popolo giapponese non è in grado di seguire le sue direttive. Dopo questo Shidehara potrebbe essere soddisfacente come Primo Ministro per l’imperatore ma non per Mc Arthur. Si opterà per un rimpasto governativo. Verranno sostituiti i responsabili dei dicasteri degli Interni, dell’Istruzione, dell’Agricoltura e Foreste rispettivamente con Mitsuchi Chuzo, Abe Yoshishige, Soejima Senpachi. Il nuovo esecutivo riceverà la bozza elaborata dalla Commissione, la “proposta Matsumoto” concretizzerà i principi su cui il gabinetto Shidehara dovrà esprimersi. Il primo febbraio il ​Mainichi​ pubblicherà una “la bozza provvisoria della Commissione”. Matsumoto dichiarerà che è una delle tante bozze e non è stata quella ad essere presentata al Governo. Il gabinetto Shidehara esprimerà la totale estraneità a quel documento. La “bozza provvisoria” verrà commentata come insoddisfacente e contraria ai desideri della popolazione, generando imbarazzo tra le file governative. Lo SCAP rompe ogni indugio sfruttando l’opportunità concessa (forse non a caso) del Mainichi, dopo aver ricevuto l’istruzione ​Reform of the Japanese Governmental System​ con la quale Washington non esclude il mantenimento della monarchia da ridefinire alla luce dei principi democratici. Il 3 febbraio vengono formalizzati i “​tre principi di Mc Arthur”​, trasmessi a Whitney (responsabile GS) per la loro elaborazione. La Steering Committee della GS, presieduta da Charles Kades, si metterà al lavoro su quanto detto dal Supreme Commander: 1. L’imperatore è capo dello Stato e la successione è dinastica. I suoi doveri e poteri dovranno essere esercitati in accordo con la Costituzione e in risposta ai voleri del popolo. 2. La guerra come diritto sovrano della nazione è abolita. Il Giappone rinuncia alla guerra come strumento di autodifesa. Nessun’arma giapponese, Marina o aeronautica militare sarà autorizzata e nessun diritto di belligeranza sarà conferito. 3. Il sistema feudale del Giappone cesserà. Nessun diritto di titolo eccetto per la famiglia Imperiale. Nessuna licenza di nobiltà incorporerà poteri governo nazionale o civile. Modello: sistema britannico. Ultima frase criptica preceduta dal richiamo alla fine del sistema feudale. Kades sottolinea, nell’ottica dei sistemi anglosassoni fondati sulla contrapposizione ideale tra “politica” e “burocrazia”, la necessità di rafforzare i poteri del corpo legislativo per ridimensionare la burocrazia giapponese. I tre principi di Mc Arthur abbozzano la posizione istituzionale del tenno e disconoscono il diritto sovrano all’autodifesa militare del proprio territorio. Per la posizione del tenno, si formalizzerà il mantenimento della monarchia e della sua discendenza dinastica, superando la questione della sopravvivenza o meno dell’istituto. Tuttavia l’errata convinzione che l’istituzione abbia ora un potere concreto e illimitato nella sfera legislativa, indirizzerà i vincitori a porre dei limiti. Per i vinti risulta essenziale il riconoscimento simbolico dell’istituzione. La volontà di disconoscere il diritto di autodifesa del Giappone è da attribuirsi a Mc Arthur ed è stata notificata a Shidehara il 24 gennaio. Non è un caso che Ashida Hitoshi abbia sottolineato la necessità di esplicitare nel testo di revisione costituzionale la completa subordinazione delle forze armate → probabilmente vuole assicurare ai vincitori democraticità alla sfera militare nel tentativo che Mc Arthur ritorni sui suoi passi. L’8 feb Matsumoto trasmette allo SCAP il documento ​Kenpo kaisei yoko (​Linee generali di revisione costituzionale) o Gist of the revision of the Constitution. 7 capitoli che indicano l’abolizione della Camera dei Pari e l’istituzione della ​Sangiin ​(composizione in parte nomina elettiva e parte nomina reale), la proposta di un bicameralismo non perfetto. Nel cap sul Tenno inoltre suggerisce di sostituire all’art.3 della COstituzione Meiji, “​shinsei ni shite​” (divino) con “​shison ni shite​” (solenne); di abrogare l’atto di scioglimento della Shugiin da parte del Tenno; sottoporre ad una commissione della Dieta che valuterà ogni ordinanza emanata dal Tenno; introdurre il termine “forze armate” in sostituzione di “Esercito e >Marina”. Non riconosciuto come atto ufficiale, verrà commentato criticamente da Charles Kades. Kades giudica che l'essenza non modifica in modo sostanziale il concetto di sovranità lasciandola interamente attribuita all'imperatore e che nessun cambiamento è stato fatto nell’articolo 5 per cui l’imperatore continua a esercitare potere legislativo. Nel considerare il rapporto tra istituzione monarchica e esecutivo, assumendo che l’imperatore può ancora dissolvere la Casa e valutando il Consiglio privato un organo esecutivo a pieni poteri, avverte che il gabinetto dovrebbe essere l’unico organo esecutivo che ha accesso all’imperatore e dovrebbe essere responsabile della Dieta. Il 13 febbraio Yoshida Shigeru e Matsumoto Joji ricevono una delegazione guidata da Whitney e Kades. Whitney sarà il primo a parlare: dischiarando la completa inaccettabilità del Yoko, presenta quanto la Steering Committee ha elaborato. Il documento noto come la ​Mc Arthur Constitution​ si apre con il riconoscimento della sovranità del volere del popolo, per proseguire con il desiderio di occupare un luogo onorato in una società internazionale per preservare la pace, il divieto della tirannia e schiavitù, oppressione e intolleranza e che le leggi di moralità politica siano universali. Il primo degli 11 capitoli riguarderà la figura dell’imperatore: simbolo di stato e unità del popolo. Non avrà alcun potere di governo, svolgendo funzioni di stato quali apposizione del sigillo ufficiale sulle leggi emanate dalla Dieta, sugli atti di governo e sugli emendamenti della Costituzione, sui trattati e accordi internazionali; convocazione e scioglimento della Dieta; proclamazione di elezioni generali; nomine e dimissioni di ministri, concessioni di amnestie, perdoni, commutazioni di pene; onorificenze. Secondo capitolo “Rinuncia alla guerra”: disconoscimento del diritto sovrano della Nazione alla guerra. Verrà omessa “anche per preservare la propria sicurezza” che eliminerebbe dubbi sul “disarmo permanente”. La cancellazione di questa frase sarà voluta da Kades che giudica la negazione del diritto di autodifesa irrealistica se non illegittima, lasciando un alone di ambiguità sulla “legittimità dell’autodifesa”. Terzo capitolo “Diritti e doveri del popolo”, più lungo. Dopo aver assicurato che il sistema feudale cesserà e i giapponesi saranno rispettati come individui, verrà prescritta l’uguaglianza di tutte le persone di fronte alla legge, il termine dei diritti di nobiltà ad eccezione della dinastia imperiale, la segretezza del voto, libertà di pensiero, coscienza, religione, laicità dello stato, eguaglianza di genere, sviluppo del welfare sociale, il diritto al lavoro, diritto a un giusto e parziale processo. Quarto capitolo “la Dieta”, organo rappresentativo monocamerale la cui composizione potrà variare da 300 a 500 membri per 4 anni, la più alta autorità del potere statale e unica autorità legislativa. Quinto “il Gabinetto”, responsabile davanti alla Dieta nell’esercizio del potere esecutivo, intrattenendo relazioni internazionali, amministrando il servizio civile, preparando e sottomettendo alla Dieta il bilancio annuale. Capitolo sesto, indipendenza del potere giudiziario al cui vertice la Corte suprema. Faranno seguito i capitoli sulla finanza, il governo degli enti locali, le procedure per emendamenti alla Costituzione, ratifica e promulgazione di essa. Yoshida rimarrà meravigliato. Whitney sottolinea che la proposta di revisione è necessaria per difendere l’imperatore di fronte alle pressioni degli USA. Matsumoto esprime riserve sul sistema parlamentare monocamerale. Le divergenti valutazioni sul testo provvisorio condurranno alla richiesta di un ulteriore incontro tra le parti. Shidehara incontrerà Mc Arthur. 3 ore di discussione, Mc Arthur, dopo aver rassicurato il Primo Ministro di voler tutelare l’istituzione monarchica dagli attacchi di alcuni membri della Far Eastern Commission (URSS e Australia), farà presente che una dichiarazione di rinuncia alla guerra come diritto sovrano potrà consentire al Giappone di conquistare una leadership mondiale. Secondo Shidehara una tale leadership non è realistica. Si farà strada inoltre l’opportunità di approvare la Mc Arthur Constitution, una volta chiariti alcuni punti terminologici. Whitney afferma la possibilità di apportare modifiche minori. Il Governo fissa all’11 marzo la scadenza di una nuova versione di bozza. Mc Arthur suggerisce di accelerare i tempi. Il 4 marzo Matsumoto e Sato Tatsuo discuteranno i punti di revisione costituzionale. Si dovrà confrontare la Mc Arthur Constitution con quanto elaborato dall’autorità giapponese → significative differenze. Nel documento giapponese sarà assente il preambolo. Figura del tenno, la Mc Arthur Constitution fa derivare il suo status dalla “volontà sovrana del popolo” mentre documento giapponese “suprema volontà del popolo giapponese” dove per “suprema” si utilizzerà il termine ​shiko​ che offre idea di supremazia ma non necessariamente in politica, suggerendo un rapporto tra tenno e popolazione che supera questa sfera. (art.1) La successione dinastica nel documento giapponese è regolata dalla Casa Reale, omettendo il potere legislativo della Dieta; quest’ultimo menzionato dalla Mc Arthur Constitution. (art.2) Mentre il documento dello SCAP vincola “tutti gli atti dell’Imperatore in materia di stato” a una previa indicazione e approvazione da parte di un esecutivo responsabile, alla luce dell’errata convinzione del potere illimitato, il documento governativo ripropone la terminologia della Costituzione Meiji: il tenno svolgerà le funzioni di stato su assistenza (hohitsu) del governo, per ribadire il suo ruolo simbolico nella gestione degli affari politici. (art.6) Le garanzie sulla libertà di espressione in tutte le sue forme, nella proposta giapponese rimangono condizionate al mantenimento dell’ordine pubblico. (art.20) La composizione della Dieta, voluta come organo monocamerale dallo SCAP, deve necessariamente avere due camere per ammortizzare e bilanciare i cui rappresentanti devono appartenere a diverse professioni (art.45) Convergente nei contenuti è anche la questione sulla​ rinuncia alla guerra (articolo 9)​. Kades critica fortemente l’assenza di preambolo nel documento giapponese, considerato indispensabile per dare un senso unitario, la traduzione di alcuni termini (l’utilizzo di hohitsu per advice and consent) e del capitolo III relativo ai diritti e doveri del popolo, l’omissione dell’espressione “e da nessuna altra fonte” in relazione alla sovranità popolare come legittimazione dell’istituzione del tenno e del richiamo al potere legislativo della Dieta in materia di successione dinastica. Negoziazione di 30 ore, verranno presi in considerazione e tradotti gli articoli di cui si dovrà comporre il testo Kenpo kaisei soan yoko ​e la sua versione in lingua inglese. Il documento terrà conto delle osservazioni avanzate dagli occupanti introducendo il preambolo, esplicitando il potere legislativo della Dieta in materia di successione dinastica, traducendo l’espressione “advice and approval” (non più consent) con ​hohitsu sandō​ (assistenza ed accordo deferente, verrà poi modificata in ​hosa to doi​, assistenza ed accordo ed infine con ​jogen to shonin​ assistenza e approvazione) e revisionando terminologicamente il cap III. Non sarà reintrodotta “e da nessuna altra fonte” e verrà mantenuto in lingua giapponese ​shikō​. Concessione ai vinti, la Dieta si dovrà strutturare in due Camere, la ​Shugiin ​e la ​Sangiin​ i cui membri rimarrano in carica rispettivamente 4 e 6 anni. Il sistema parlamentare sarà un ​bicameralismo non perfetto​ in quanto la Camera dei Rappresentanti detiene potere superiore: le leggi respinte dalla Camera dei Consiglieri diverranno leggi di Stato con una nuova approvazione a maggioranza di ⅔ dei membri della Camera dei Rappresentanti. In caso di disaccordo tra le due Camere (leggi di bilancio, elezione Primo Ministro ecc), una Commissione bicamerale istituita ad hoc dovrà risolvere il conflitto. Nel caso in cui non riuscisse, vale la decisione della Shugin. Il 6 marzo il Governo esprimerà parere favorevole, il testo verrà pubblicato e conterrà una nota a margine del Primo Ministro nella quale si rende noto l’assenso del tenno, precisando la stretta collaborazione con lo SCAP. Viene sottolineata da più parti la differenza di contenuto tra il documento del primo febbraio e ciò che viene presnetato, mentre nel mondo politico si divideranno le fazioni favorevoli e contrarie. I membri della ​Kenpo kenkyukai​, Takano Iwasaburo e Suzuki Yasuzo, affermerranno che la Dieta dovrebbe essere l’organo incaricato per la nuova costituzione. Gli esponenti del ​Minshu jinmin sensen ​(Fronte democratico popolare composto da socialisti e comunisti) affermano che la nuova Costituzione deve essere varata dal popolo stesso. Un sondaggio registra 53% dei consensi per l’istituzione di una Commissione speciale per la riforma costituzionale eletta dal popolo. Irie Toshio, vice DIrettore generale dell’Ufficio legislativo, elaborerà due percorsi: - istituzione di una sessione speciale della Dieta per due mesi, per deliberare e promulgare la revisione costituzionale - sessione speciale dell’organo rappresentativo per la revisione dell’art.73 della Costituzione Meiji relativo agli emendamenti costituzionali per eliminare la ​Kizokuin ​e istituire la Sangiin. La Dieta dovrà eleggere i membri di una costituente e completare i lavori i cui risultati saranno sottoposti a referendum nazionale. Iwata Chuzo e Matsumoto Joji si opporranno al secondo piano, considerandolo troppo macchinoso da non rispettare i tempi brevi. Il governo Shidehara approverà la prima proposta. La notizia dell’accordo tra Mc Arthur e l’Esecutivo, determinerà imbarazzo a Washington. Il Dipartimento di Stato americano si dichiarerà non al corrente delle attività di Mc Arthur. La FEC accusa il Supreme COmmander di aver scavalcato la sua autorità contravvenendo al dettato dell’Accordo di Mosca del 45. In aiuto a Mc Arthur si muoverà Dwight Eisenhower (Dipartimento della Guerra) che affermerà che la bozza è il prodotto di un processo di Il 18 aprile i quotidiani giapponesi riporteranno la bozza delle linee generali di revisione costituzionale in giapponese colloquiale che va a sostituire il kanamajiribun (in uso per documenti ufficiali), per rendere accessibile il contenuto a più persone. Lo stesso giorno il Nihon Shakaito criticherà duramente l’operato dell’Esecutivo affermando che nonostante la volontà popolare sia chiara, il governo Shidehara è riluttante a lasciare il potere politico e agisce di nascosto. Chiede inoltre lo scioglimento del governo Shidehara definendolo “antidemocratico”. All’appello risponderanno il Nihon jiyuto, kyodoto e kyosanto. Verrà istituito il comitato per far cadere il governo Shidehara ricordato come ​Yoto kyodo iinkai​ (Comitato congiunto dei quattro partiti) che presenterà la richiesta dello scioglimento del governo. Le dimissioni di Ashida Hitoshi non lasciano alternativa: il 22 aprile l’Esecutivo rassegna le dimissioni. CAPITOLO TERZO Il primo governo Yoshida (22maggio 1946 - 21 maggio 1947) La nascita del governo Yoshida si snoda in avvenimenti durante l’arco temporale di un mese che faranno vivere al Paese il ​seijiteki kuhaku ki ​(il periodo del vuoto politico). Sin dalla ​Meiji ishin ​non si era mai verificato. Il periodo massimo varia dai 4 ai 6 giorni. Solo in due casi ci sono voluti 12 giorni a causa di spiacevoli avvenimenti: assassinio del Primo Ministro Inukai Tsuyoshi nel 32 ed il ​niniroku jiken ​(caso del 26 febbraio) con le dimissioni del Governo dell’ammiraglio Okada Keisuke. La brevità nel ricambio della ​premiership ​evita l’immagine di un quadro politico debole. Questa prassi viene rispettata anche ora se non intervenisse un fattore “esterno”. 3.1 Il tentativo di formare un governo di coalizione e l’epurazione di Hatoyama Ichirō Dopo le dimissioni del governo, Shidehara verrà nominato Presidente del Nihon Shinpoto. Incontrerà Hatoyama nella residenza ufficiale del Primo Ministro. Al Presidente del partito che ha ricevuto la maggioranza alle elezioni, Shidehara rivolgerà l’incoraggiamento a formare un esecutivo a guida Jiyuto offrendo la collaborazione dello Shinpoto. L’auspicio di dar vita a un governo di unità nazionale è vivo anche in Hatoyama che chiede a Kono Ichiro di contattare il segretario generale dello Shakaito per trasmettere la proposta di coalizione tra Jiyuto, Shinpoto e Shakaito. All’interno dello SHakaito però due posizioni discordanti: il gruppo di Nishio e Hirano appoggiano Hatoyama mentra l’ala sinistra, con Kato Kanju e Suzuki Mosaburo, sosterrà che la coalizione può nascere solo sotto la premiership socialista. I due punti di vista verranno sottoposti alla votazione dei membri del Comitato esecutivo centrale. Sarà approvata la linea di Katō, segna la sconfitta dell’ala destra. A generare tale risultato sarà lo spostamento di 4 esponenti nell’ala sinistra. A questo punto Hatoyama chiederà a Katayama l’appoggio esterno al futuro governo. Il Nihon shakaito garantirà sostegno a un esecutivo monocolore presieduto da Hatoyama a condizione che il Jiyuto abbandoni il progetto di coalizione con lo Shinpoto. Hatoyama farà di nuovo visita a Shidehara il primo maggio (festa nazionale). Il Presidente dello Jiyuto suggerisce di procedere prima al ​taimei kōka ​(rituale in cui si il Primo Ministro uscente raccomanda al tenno il suo successore). Il Presidente dello Shinpoto afferma che l’assenso della ​Yotō kyōdō iinkai ​è da considerarsi di importanza primaria. Il 3 maggio il Comitato direttivo del Jiyuto e l’esecutivo dello SHakaito approveranno un programma per un governo monocolore presieduto da Hatoyama, incentrato sulla crisi alimentare, ottenendo il consenso della ​Yotō kyōdō iinkai ​e l’opposizione del Kyosanto. Dopo l’incontro, Shidehara porterà i documenti necessari per il nuovo esecutivo al tenno ricevendo istruzioni da inoltrare al Supreme Commander e l’approvazione del tenno alla “raccomandazione segreta” (​naisō​) sul nome del nuovo Premier. Si è quindi indirizzati verso un governo monocolore presieduto da Hatoyama con l’appoggio esterno dello SHakaito e Kyodoto. Però per poter espletare il ​taimei kōka​, si dovrà ricevere prima il gradimento di Mc Arthur. Qui si intrometterà il fattore “esterno” che cambierà e ritarderà i tempi. Sabato 4 maggio viene ufficializzata l’epurazione di Hatoyama con la Removal and exclusion of Diet Member, in lingua inglese senza la firma di Mc Arthur. Lo stesso giorno della firma del documento (3 maggio) la IMTFE (International Military Tribunal for the Far East) inizierà i lavori. [L’IMTFE viene istituita il 19 gennaio dal Supreme COmmander. 11 giudici. Presidente William Webb. Alla guida del collegio di accusa Joseph Keenan. Responsabile del collegio di difesa Takayanagi Kenzō. Emetteranno le sentenze per la pena capitale e carcere]. Le motivazioni richiameranno le seguenti responsabilità: “per la formulazione e la promulgazione senza l’approvazione della Dieta degli emendamenti chiamati Legge di preservazione della Pace”, in qualità di Capo della segreteria di Gabinetto del generale Tanaka Giichi: a. per soffocare la libertà di parola nelle scuole durante il suo incarico di ministro dell’Istruzione b. nell’aver partecipato alla dissoluzione forzata della manodopera agricola finalizzata al controllo del lavoro c. per aver supportato le azioni di aggressione del Giappone d. per aver definito l’attacco a Pearl Harbor “una meravigliosa vittoria” Nonostante l’Office of the Political Advisor abbia affermato che Hatoyama non avesse preso parte attiva nella guerra, a un passo dalla formazione del nuovo governo, viene annoverato dallo SCAP tra colori i quali rientrano nella categoria G della direttiva che dice: 1. qualsiasi persona che ha denunciato o contribuito al sequestro degli oppositori del regime militaristico 2. qualsiasi persona che ha istigato atti di violenza contro gli oppositori del regime militaristico 3. qualsiasi persona che ha preso parte attiva al programma giapponese di aggressione Questa epurazione verrà definita da Yoshida SHigeru come “sommaria”. Anche gli esponenti della Nihon Shakaito non presteranno attenzione alle voci su Hatoyama. Hans Bearwald (storico) ammetterà che quanto prescritto nella “categoria G” sia un’arma nelle mani dello SCAP per rimuovere oppositori politici mentre si invoca il processo di democratizzazione. Il sociologo Harry Emerson Wildes riconoscerà la debolezza del caso Hatoyama costruito da simpatizzanti di sinistra dello SCAP che considera il comportamento di Hatoyama non collaborativo. I vincitori ricorderanno l’articolo dell’Asahi del 15 sett 45 in cui Hatoyama paragonerà l’olocausto atomico ai gas nazisti, chiedendo agli americani di assumersi le proprie responsabilità aiutando la ricostruzione della Nazione.Reazione SCAP: pubblicazioni del quotidiano sospese. Un altro fattore sarà l’atteggiamento anti-comunista di Hatoyama, il suo voler costruire una “lega anti-comunista” scatenerà la reazione del rappresentante sovietico all’Allied Council in Japan, avamposto della FEC a Tokyo. Verrà orchestrata si suoi danni una macchinazione che vedrà come principale artefice Mark Gayn. L’occasione sarà il 4 aprile presso il Club della Stampa di Tokyo per incontrare gli esponenti di partito: Hatoyama (Jiyuto), Nagai Kan (Shinpoto), Matsuoka Komakichi (Shakaito) e Nosaka Sanzo (Kyosantō). Dopo l’esposizione dei programmi, verranno rivolte delle domande ai Presidenti di partito. Ad Hatoyama verranno poste pressanti domande relative a un libro a lui attribuito, stilato da Yamaura Kan’ichi e pubblicato senza il suo consenso. Si intitola Gaiyu nikki-sekai no kao (Diario di viaggio all’estero: il volto del mondo) e si basa sul diario di viaggio di Hatoyama svolto in Europa. La versione in lingua inglese giungerà a Mark Gayn che la illustrerà ai colleghi. I giornalisti chiederanno delucidazioni sull’apprezzamento dell’efficienza del nazionalsocialismo tedesco associato al ​bushid​ō, per rimarcare l’inclinazione al militarismo di Hatoyama. Quest’ultimo replicherà di aver criticato in un articolo, la follia della Germania nazista ma non disconosce la paternità del libro. La GS chiederà di riesaminare la posizione di Hatoyama. L’allontanamento di Hatoyama da incarichi pubblici determinerà problemi sia all’interno del partito sia nel complesso panorama politico per la formazione del nuovo esecutivo. Dopo la notifica dello SCAPIN 919 Matsuno Tsurei, Tsuji Kaoru, Kōno Ichirō e Hatoyama si incontreranno per far fronte al vuoto di potere al vertice del partito. Verranno fatti due nomi: Kojima Kazuo e Matsudaira tsuneo (già ambasciatore USA). Il primo rifiuterà con la motivazione dell’anzianità e indirizzerà la scelta sul secondo. Yoshida Shigeru informa Hatoyama della disponibilità di Matsudaira, ma all’indomani verrà fatto il nome di Yoshida sostenuta da Hatoyama, Matsuno e Kojima. Yoshida esprimerà la sua incertezza e inesperienza dettando alcune condizioni: rimanere estraneo ad attività di finanziamento del Partito; avere piena libertà di scelta dei ministri; essere libero di dimettersi dall’incarico. Due giorni dopo accetta l’incarico. Sul fronte governativo, Shidehara proporrà a Katayama Tetsu la formazione di un nuovo governo di coalizione a guida socialista. L’epurazione del Presidente del Jiyuto proporrà però un cambiamento di alleanza politica tra Shakaito, Jiyuto e Kyosanto. Nella riunione di Commissione i punti di discussione saranno: 1) azzerare la cooperazione politica tra Partito liberale e socialista; 2) istituire un esecutivo guidato dal Partito socialista. Nel comunicato verrà resa nota la volontà istituire uno stabile governo attraverso la cooperazione dei tre Partiti e delle forze democratiche. L’idea di dar vita a un ​kyukoku seiken ​(governo di salvezza nazionale) con la partecipazione del Kyosanto, indica come all’interno dello Shakaito vi sia uno spostamento verso l’ala sinistra. Fermo restando l’esclusione di una collaborazione con lo Shinpoto, l’appoggio esterno a un governo guidato da Hatoyama, deciso da una Commissione dello Shakaito, avrà messo fuori gioco il Kyosanto che ritorna ad essere un possibile partner da parte del Jiyuto, il cui presidente è stato epurato dallo SCAP. La realizzazione del progetto socialista necessita la cooperazione tra due forze che però presentano posizioni politiche inconciliabili. Il 9 maggio il Nihon Jiyuto comunicherà di voler cooperare con lo Shakaito qualora il Kyosanto non entri a far parte del governo. Il Partito Comunista insiste affinchè i socialisti sostengano il ​Minshu jinmin sensen ​(Fronte democratico popolare). La Commissione permanente di crisi dello ​Shakaito​ delibera per il governo monocolore con la collaborazione di tutti i partiti: collaborazione con il ​Nihon Jiyuto ​in sede parlamentare, mentre all’esterno della Dieta, il mantenimento di un rapporto con il Kyosanto. Reazione negativa di Jiyuto e Kyodoto: annunceranno di non voler partecipare alla riunione indetta dalla Yoto kyodo iinkai con la cancellazione della stessa. Il Partito socialista vorrà dare vita a un governo monocolore al Premier uscente, che si rifiuterà di procedere al taimei kōka​ affermando che non è di buon auspicio per un governo stabile. Il 13 maggio, mentre 400 protestanti manifestano, Shidehara andrà a favore della candidatura di Yoshida Shigeru. Solo adesso quest’ultimo accetta la carica di presidente del Jiyuto; seguirà l’elezione del Presidente del Partito con voto unanime. 16 ​taimei kōka​ con il nome di Yoshida Shigeru. 3.2 La formazione del primo governo Yoshida La predisposizione dell’ala destra dello Shakaito nel mantenere i rapporti con il Jiyuto si confronta con l’attenzione del Partito socialista sulle capacità di mobilitazione delle masse da parte del NihonKyosanto nella situazione di estrema difficoltà della popolazione, favorendo l’inclinazione dell’ala sinistra. Yoshida Shigeru ne è consapevole e fa un ulteriore tentativo con i socialisti che rifiutano. Qui il Primo Ministro farà valere la piena libertà nella scelta degli uomini che dovranno comporre la squadra di governo. Raggiunto l’accordo con lo Shinpoto che assicura la maggioranza alla Shugiin, Yoshida si attiva affinchè figure di spessore facciano parte dell’esecutivo. Ministro delle Finanze → Ishibashi Tanzan; più complessa sarà la getsione del ministero dell’Agricoltura e Foreste a causa delle gravi condizioni di approvvigionamento alimentare. In occasione del ​shokuryō mēdē ​(Mai Day del cibo) sfileranno 250mila persone. La manifestazione è sostenuta dal Kyosanto, i dimostranti innalzeranno manifesti con la richiesta di cibo. Famoso è il ​purakado jiken ​(caso del manifesto), un caso di lesa maestà nei confronti del tenno. Si concluderà con l’irruzione di una trentina di persone nella residenza del Primo Ministro. La reazione dello SCAP sarà durissima. Nell’assegnazione della carica di ministro dell’Agricoltura e Foreste, Yoshida sonderà la disponibilità di diversi personaggi che rifiuteranno o si sveleranno non idonei a causa delle epurazioni. La scelta cadrà su Wada Hiroo che avrà lavorato alla riforma del sistema fondiario. La posizione politica di Wada però è una condizione ritenuta ostativa. La questione di Wada potrebbe costringere a dover riaprire le consultazioni alla ricerca di un nuovo Primo Ministro. Ogni opposizione all’interno del Jiyuto viene congelata. ​Yoshida SHigeru inaugura il suo primo governo il 22 maggio 1946​. Il premier manterrà i dicasteri degli Esteri, della Prima e Seconda Smobilitazione; Shidehara ministro senza portafoglio; Omura Seiichi Interni; Kimura Tokutarō Giustizia; Tanaka Kōtarō Educazione; Kawai Yoshinari Welfare; Hoshijima Niro Commercio e Industria; Hirata Tsunejirō Trasporti. Il primo governo Yoashida dovrà condurre in porto la revisione costituzionale, ricercare soluzioni alla crisi economica, varare la second ariforma agraria e basi per sistema educativo. 3.3 Gli ultimi passi del processo di revisione costituzionale, tempi e modalità; i principali temi del dibattito parlamentare Dopo un mese dalla richiesta da parte della FEC di inviare un rappresentante per questioni inerenti alla revisione costituzionale, Mc Arthur rifiuterà affermando che nessun altro può esprimere il suo punto di vista. Il rifiuto è oggetto del contrasto di autorità tra i due → imbarazzo nel Dipartimento di Stato che spera in una collaborazione tra Mc Arthur e la FEC. Il 13 maggio la Commissione comunicherà a Mc Arthur i criteri da adottare per una nuova costituzione. La nuova costituzione dovrà esprimere il volere del popolo giapponese. Devono essere osservati i seguenti principi: a. dovrebbero essere concessi tempo e opportunità adeguati per la discussione sulla nuova costituzione b. dovrebbe essere assicurata continuità dalla Costituzione del 1889 e la nuova c. deve esprimere la volontà del popolo giapponese Le indicazioni della FEC contrasterebbero con quelle di Mc Arthur soprattutto per quanto riguarda i tempi. Per il primi la revisione necessita di un lungo dibattito, per Mc Arthur invece bisogna concludere in tempi brevi il lavoro di revisione. Se Matsumoto ha dichiarato l’impossibilità di apportare emendamenti al testo della bozza, Yoshida Shigeru affermerà la possibilità di accogliere emendamenti proposti dalla Dieta. La posizione di Matsumoto lo allontanerà da incarichi governativi: verrà sostituito da ​Kanamori Tokujirō​. [​La guerra come diritto sovrano della Nazione, e la minaccia o l’uso della forza è per sempre ripudiata come mezzo per risolvere controversie con altre Nazioni. Il mantenimento di forze militari di terra, di mare e di aria, così come del potenziale bellico, non sarà mai autorizzato. Il diritto di belligeranza dello Stato non sarà riconosciuto]. Il 29 luglio Ashida Hitoshi presenterà il testo revisionato dell’ art.9 aggiungendo al II paragrafo l’espressione “aspirando sinceramente alla pace internazionale fondata sulla giustizia e l’ordine”; invertirà inoltre l’ordine delle due clausole “non armi” e “non guerra”, dando priorità alla prima. Kanamori suggerirà di dividere in due paragrafi e di anteporre “la rinuncia alla guerra” alla clausola “non armi” per evitare interpretazioni che legittimassero il mantenimento di potenziale militare per autodifesa. (Art.9 pag 218) Ambiguità del testo: non autorizza ma allo stesso tempo non nega il diritto di autodifesa. Dibattito ancora vivo oggi. Il giorno successivo alla promulgazione della ​Costituzione Sh​ō​wa​, il Primo Ministro elencherà i punti principali: rinascita del sistema economico; lavoro e welfare; riorganizzazione dell’apparato amministrativo e del pubblico impiego; riforma del sistema educativo; autonomie locali. 3.4 Iniziative nella sfera economica: il keisha seisan h​ō​shiki (piano di priorità della produzione) e la revisione della prima legge di riforma del sistema di proprietà fondiaria La lenta ripresa della produzione industriale attiva il governo Yoshida per il ​primo piano di politica industriale del dopoguerra​: una strategia di crescita economica e sociale voluta dal Primo Ministro, articolata da Arisawa Hiromi e favorita da Ishibashi Tanzan. Già dalla fine del conflitto, Yoshida ha mostrato una certa sensibilità nei confronti della situazione economica in cui versava il Paese attraverso il controllo e l’elaborazione di programmi strategici → istituzione del ​Gaimush​ō tokubetsu ch​ō​sa iinkai ​(Consiglio per speciali analisi del ministero degli Esteri). In esso confluiranno giovani e funzionari, da esponenti della ​kinkei ​(economia moderna) ai marxisti. (Puchi Hyoe, Inaba Hidenzo, Nakayama Ichiro, Okita Saburo, Goto Yonosuke, Uno Kōzō, Yamada Moritarō, Tsuru Shigeto, Tōbata Seiichi e Arisawa). Verranno prodotti due report: ​Nihon keizai saiken no hōto​ (Misure per la ricostruzione economica del Giappone) e il ​Nihon keizai saiken no kihon mondai ​(La ricostruzione economica del Giappone: problemi nodali). Incentrati sull’analisi delle condizioni economiche interne e il nuovo contesto internazionale entro il quale si dovrà agire, indicheranno le strategie di politica economica. Il ​Nihon keizai saiken no kihon mondai ​ritiene che il sistema di proprietà fondiaria, consentendo ai proprietari terrieri di estorcere un’alta rendita, determinerebbe una costante offerta di lavoro a basso costo. Anche se da un lato scoraggia l’introduzione di miglioramenti tecnologici dall’altro lascia in un livello di sussistenza gli affittuari. I salari del settore industriale verrebbero congelati a livelli bassi determinando un mercato interno che indirizzerebbe all’espansione militaristica. Per un’economia fiorente si deve far crescere il ​potere d’acquisto della classe media giapponese, migliorando le condizioni sociali ed economiche dei lavoratori dell’industria​. Considerata l’impossibilità di autosufficienza dei beni primari, bisogna dare impulso a nuove industrie di prodotti ad alta e innovativa tecnologia rivolte all’esportazione. Le industrie considerate ​strategiche​ saranno le produttrici di apparecchiature elettriche, comunicazione, strumenti di precisione, scientifiche, utensili, forniture chimiche, medicinali, coloranti. Dovranno posizionarsi su mercato mondiale grazie allo sviluppo dei livelli qualitativi e quantitativi di produzione. Considerando la maggiore cooperazione tra i diversi sistemi economici, si sottolinea l’inadeguatezza del modello americano. L’urgenza di una riforma democratica del sistema burocratico assolutistico si sposa con l’esigenza di una guida dello Stato per implementare l’economia per il popolo. ​Gaimushō tokubetsu chōsa iinkai ​inidirizza verso qualcosa di diversa dal programma iniziale finalizzato alla promozione della piena competizione tra le imprese voluto dai vincitori, realizzando piani economici diretti a porre il freno alla crisi contingente in breve periodo, e alla rinascita del sistema economico-sociale in tempi più lunghi. Nel luglio 46 Yoshida chiede di individuare i beni prioritari oggetti di interventi statali. Arisawa Hiromi elabora quindi il ​keisha seisan hōshiki ​(Piano di priorità della produzione). ​Prof di economia alla Tokyo Teikoku Daigaku, esponente ronoha, arrestato nel 38 per idee marxiste e antimilitariste. Egli, sostenendo l’unità di intenti tra le componenti attive del Paese (Stato, imprenditori, lavoratori) per l’interesse nazionale, esamina i fattori limitanti la crescita industriale. Sottolinea come la diminuzione di carbone (​fonte energetica primaria del Paese​) influenzi negativamente la produzione dell’acciaio che a sua volta impedisce non solo l’aumento di carbone, ma limita possibili investimenti nel comparto industriale con conseguente stagnazione della produzione nazionale. ​Il settore estrattivo del carbone e le industrie siderurgiche ​sono considerati i primi due ambiti strategici su cui si dovrà agire (verranno aggiunte poi le industrie chimiche ed elettriche). Bisogna quindi destinare le importazioni di carbone e di petrolio nella produzione dell’acciaio, utilizzare l’incremento di produzione dell’acciaio per rimodernare il settore estrattivo del carbone, dirigere l’incremento di acciaio e carbone verso altre industrie, per una rinascita incentrata sulle industrie pesanti che abbasserebbero il tasso di disoccupazione, aumenterebbero i salari e combatterebbero l’inflazione. In un programma radiofonico Arisawa sottolinea l’importanza di concentrarsi sulla produzione di carbone per superare l’inflazione. Ishibashi Tanzan è in sintonia con questo pensiero e afferma la necessità di promuovere un’​economia per il popolo (​kokumin no keizai​) che abbia l’obiettivo di una piena occupazione. Inoltre mostra 5 politiche da attuare: 1. politica di stimolo per le industrie strategiche per esempio l’industria carboniera; 2. forte spinta di un credito risanato; 3. politica di razionalizzazione industriale, cioè aumentare l’efficienza per elevare la produzione; 4. forte impulso per un sistema che assorba la disoccupazione; 5. democratizzazione dell’economia. La conoscenza di Ishibashi ruota intorno alla macroeconomia keynesiana. Mostra l’inversione del governo Yoshida rispetto alle politiche di Shidehara, per dare sostegno alle industrie ritenute strategiche dallo Stato. Problemi primari: mancanza di beni e servizi, non utilizzo della capacità produttiva, elevato tasso di disoccupazione, acuto processo inflativo risultato del collasso del sistema creditizio. Ishibashi ritiene indispensabile attuare politiche di spesa (anche in condizioni di deficit di bilancio) per ricostruire la produzione industriale partendo dall’industria carboniera per la rinascita dei settori chiave. Ishibahi, in contrasto con gli occupanti, evidenzia la necessità di sostenere finanziariamente le industrie considerate strategiche attraverso il contenimento della fiscalizzazione di impresa e la creazione di accessi facilitati al credito. Tenendo in considerazione la cessazione dei pagamenti da parte dello Stato, dei debiti contratti con le industrie nel periodo di guerra. Valuta inoltre pericolosa la frammentazione dell’intero sistema economico nazionale attraverso la dissoluzione dei zaibatsu che, nonostante i dubbi dello stesso SCAP, verrà rilanciato dalle proposte avanzate dalla Missione Edwards. Assume importanza anche il richiamo all’”efficienza” (​nōritsu​). Ishibashi non solo si riferisce all’efficienza allocativa o contabile (si ottiene prendendo tutte le risorse del sistema economico e impiegandole nell’attività per produrre maggior valore), ma all’​efficienza produttiva​ che deriva dall’attenzione e dall’accuratezza del lavoro che si fa. L’”etica democratica” è considerata la fusione delle virtù della tradizione natia (​dōkoku​) con i principi democratici (​minshushugi​) che dovrebbero ampliare l’equità sociale. Viene posta a fondamento del progresso economico e sociale poichè mobilita il valore di obbligazione e impegno personale di ciascun soggetto nella Nazione presente nelle relazioni lavorative da condursi cooperativamente. Per implementare la ​keisha seisan hōshiki​, nasceranno la ​Fukkō kin’yu iinkai ​(Commissione per il finanziamento della ricostruzione), la ​Fukkō kin’yu ginkō ​(Banca per il finanziamento della ricostruzione) e il ​Keizai antei honbu (Ufficio per la stabilizzazione economica) per coordinare le azioni e le politiche di macro livello. Con l’emanazione della Legge straordinaria sul controllo della domanda ed offerta di materiali (​Rinji busshi jukyu chōsei hō​), l’Ufficio della stabilizzazione economica potrà allocare carbone e materiali alle industrie strategiche. Per facilitare le industrie, il Governo diversificherà il prezzo del carbone in base all’utilizzo. Il 3 dicembr 46 Yoshida chiede a Mc Arthur l’assistenza per poter ottenere carbone per aumentare la produzione di acciaio. Il generale Marquat informerà il Primo Ministro che la maggior parte delle richieste giapponesi verranno accolte. Il 24 gen 47 Ishibashi varerà la Banca per fornire il credito necessario ai settori produttivi strategici mediante l’emissione di titoli. Il sostegno dell’industria carboniera consentirà di raggiungere l’obiettivo per la produzione di carbone. Con la nascita della ​keizai dantai rengōkai ​(Federazione delle organizzazioni economiche) ci sarà l’accelerazione del processo di riorganizzazione dei grandi gruppi industriali. Importante l’esigenza di bloccare la pressione dei vincitori sui grandi gruppi industriali dopo la Missione Edwards e la messa a punto di epurazioni in campo economico giapponese (SCAPIN 550), mentre la Commissione per la liquidazione delle holding inizia i suoi lavori con Iijima Manji (la Commissione si dedicherà al riassetto ​seiri​ e non alla liquidazione ​seisan​). Il 4 gennaio 1947 la SCAPIN 550 si estenderà in campo finanziario e imprenditoriale. Il 12 aprile → legge relativa alla proibizione dei monopoli privati e misure atte a preservare il libero commercio. Revisione forma agraria del 28 dic 1945​. Sarà gestita ora dalle forze di occupazione. L’Allied Council for Japan terrà 3 incontri in cui nasceranno 2 proposte: 1. avanzata da Kuzman Derevryanko; espropriazione di tutta la terra in affittanza e alcuni latifondi coltivati dai proprietari a fronte di un indennizzo limitato 2. avanzata da William MacMahon Ball (rappr. British Commonwealth); ridefinisce i limiti estensivi della proprietà della terra coltivata abbassando da 5 ettari a una grandezza tra 1 e 3 ettari, ad eccezione di Hokkaido (12 ettari). Il piano di Ball verrà adottato dallo SCAP. il 21 ottobre la Dieta promulgherà la nuova legge. Rispetto alla prima legge, questa prevede una redistribuzione più equa. Allo Stato dovrà essere ceduta tutta la terra dei proprietari assenteisti, quella in eccedenza ad 1 chobu e 4 chobu (per Hokkaido) dei residenti e la terra in eccedenza a 3 chobu e ai 12 chobu (per Hokkaido) dei coltivatori. Il prezzo di acquisto sarà meno di 1000 yen per tan​. 3.5 La riforma del sistema educativo: la Gakkō kyōiku hō (legge sull’educazione scolastica) e la Kyōiku kihon hō (Legge quadro sull’educazione) Hugh Borton e George Hubbard Blakeslee prima della fine della Guerra, avranno già espresso la necessità dell’indispensabile supervisione del sistema educativo giapponese e dei programmi di indottrinamento messi in atto dal nemico. Metà luglio 1944 la Postwar Programmes Committee approverà un piano di base per il sistema scolastico giapponese. Il ​Japan: the education System under Military State​ raccomanderà la revisione di tutti i testi scolastici, l’impiego dei giapponesi educati nelle scuole missionarie all’estero, proibizione di riti e cerimonie con connotati nazionalistici nelle scuole, necessità di un programma educativo finalizzato al sostegno dell’azione dei vincitori in tempo di occupazione. Seguirà Gordon Bowles che elabora un nuovo documento in cui si chiede di eliminare dai testi scolastici la storia del Giappone. Infine Artemus Lamb Gates preparerà il ​Positive policy for the reorientation of the Japanese​, che ribadisce una visione feudale del Giappone ed una coscienza razzista del popolo giapponese. Gli ultimi due documenti, incorporati nell’​US Initial Post-surrender policy for Japan​, verranno presi come linee guida dallo SCAP. I vinti, giocando d’anticipo, con Maeda Tamon ministro dell’Educazione, il 25 agosto avranno sospeso tutte le leggi sull’addestramento militare nelle scuole, reso noto un programma di riforma del sistema educativo finalizzato alla “costruzione del nuovo Giappone” in cui viene ad affermarsi la preservazione dell’istituzione monarchica, revisione dei testi scolastici con l’eliminazione di elementi contrari alla pace e l’arricchimento di programmi mirati alle conoscenze scientifiche. 22 settembre 1945 istituzione da parte del Supreme Commander della Civil Information and Education Section, contemporaneamente il ministro dell’Educazione predispone un piano di rieducazione dei docenti. 22 ottobre, SCAPIN-178 ​Administration of the Educational System of Japan​: riformulazione dei testi scolastici, rimozione di componenti militaristiche, riassunzione di insegnanti licenziati perchè anti militaristi e liberali, no discriminazione nei confronti degli studenti, insegnanti ecc in base alla razza, religione, posizione politica. La SCAPIN 212 specificherà i criteri investigativi per l’epurazione di insegnanti indesiderati: sarà abolito l’insegnamento di precetti shintoisti nelle scuole e soppressi i corsi di etica, storia e geografia del Giappone. Lo SCAP chiederà urgentemente a Washington l’invio di una missione per assistere nelle riforme i giapponesi ritenuti “non qualificati”. George Stoddard sarà a capo della delegazione in cui saranno presenti pedagoghi americani cattolici e protestanti. I membri si confronteranno con la Nihon Kyōikuka iinkai (Commissione di educatori giapponesi) presieduta da Nanbara Shigeru. Il 30 marzo verrà trasmesso a Mc Arthur il ​Report of the US Education Mission to Japan​. Nella prefazione si dichiarerà che la delegazione non è venuta in qualità di conquistatori ma come educatori con esperienza che credono ci sia un potenziale per la libertà e per la crescita di ogni essere umano. Nella sezione “The Aims of Education” si ribadirà il concetto di democrazia; un sistema di educazione è necessario per la crescita e la dignità dell’individuo secondo le abilità e le attitudini di ogni persona. L’educazione deve preparare sia i ragazzi che le ragazze, donne e uomini a diventare responsabile e cooperare nella società, a costruire un nuovo Giappone e diventare lavoratori, cittadini e esseri umani. La Missione raccomanderà una riforma della lingua scritta che prevede l’abbandono dei ​kanji ​in favore al ​romaji​, la revisione dei libri di testo, introduzione del sistema scolastico statunitense 6-3-3, programma di rieducazione del corpo insegnante e la riforma del sistema di istruzione superiore (​kōtō gakkō ​liceo, ​senmon gakō ​specializzazione, daigaku​). Istituzione del ​Kyōiku sasshin iinkai ​(Consiglio per la riforma dell’educazione) con il compito di esaminare e discutere le indicazioni della Missione Stoddard ed elaborare la struttura del nuovo sistema scolastico, componente tecnica; 49 membri. Il 29 marzo 47 la Dieta approverà le due leggi: ​Gakkō kyōiku hō ​e ​Kyōiku kihon hō​. Le due leggi avranno connotazioni diverse: 1. Gakkō kyōiku hō​ ​80 articoli divisi in 7 capitoli. Specifica la funzione dell’insegnante e del dirigente scolastico (art.9); obbligo condizioni igiene, salute e protezione degli studenti e operatori scolastici (art.12); per le scuole private, dovere di trasmettere i propri bilanci alle autorità; sistema 6-3-3-4 con istruzione obbligatoria dai 6 ai 15 anni di età, anche per i disabili ai quali verrà garantita assistenza (art.6,16,22); attivazione di corsi serali per la scuola media (art44); autorizza le università ad attivare corsi ecc (art.53); diffusione di asili nido per bambini 3-6 anni (art.80)
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