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Storia politica del Giappone contemporaneo volume II, Sintesi del corso di Storia dell'Asia

Riassunti dettagliati del volume 2. Esame di politica e istituzioni del Giappone contemporaneo con il prof. Gustavo Cutolo e Noemi Lanna

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 01/03/2021

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Scarica Storia politica del Giappone contemporaneo volume II e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Asia solo su Docsity! 1 Storia politica del Giappone contemporaneo - Volume II Dalla prima alla seconda fase dell’occupazione americana (1947-1948) Introduzione Già a partire dalla spartizione della Germania (Potsdam Conference 16 luglio - 2 agosto 1945) e con l’olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) si era scatenata una “dichiarata” Guerra Fredda tra USA e alleati, da una parte, e URSS, dall’altra. Tale tensione-contrapposizione si acuì con il crescente ruolo egemonico sovietico sugli stati satellite. Questi ultimi furono considerati da Wiston Churchill come una “Cortina di Ferro”. Secondo George F. Kennan, ministro consigliere presso l’Ambasciata statunitense a Mosca, l’Unione Sovietica viveva ancora in un accerchiamento capitalistico antagonista con il quale a lungo termine non poteva esserci una coesistenza pacifica permanente. Tale convinzione fu fondante per la dottrina del cosiddetto “containment”. Kennan descrisse questa situazione nel “Lungo Telegramma” inviato in risposta ad una richiesta da parte del Tesoro circa il non sostegno Sovietico ai neonati World Bank e International Monetary Found. Kennan sarà considerato uno dei principali artefici della politica estera statunitense tra il 1947 e il 1950. Ad accrescere i timori verso un’affermazione comunista in Europa e in Estremo Oriente furono diversi fattori: la crescita elettorale dei partiti comunisti in Francia e Italia, la Guerra civile in Grecia (marzo 1946-49), la questione dei Turkey Sraits (agosto 1946) e l’escalation della guerra civile in Cina dal 1946. Nel dicembre del 1946 Truman, riconoscendo il Governo Nazionale della Repubblica di Cina come governo legale, dichiara un impegno ad assistere il governo cinese nella rioccupazione delle aree liberate e il disarmamento e il rimpatrio degli invasori cinesi. Infine, non appena la Cina si fosse mossa verso la pace e l’unità, sarebbe stato pronto ad assisterla sotto il punto di vista economico e in altri modi. Nel frattempo il generale George Marshall (1880-1959) aveva cominciato già nel dicembre del 45 una missione alla ricerca di punti negoziali tra il Guomintang e il Partito Comunista di Cina. Ciò per una Cina unificata e democratica sotto il Governo nazionale e per la cessazione della guerra civile. Con l’inizio del nuovo anno, l’azione dell’amministrazione statunitense sarà rivolta ad un rafforzamento e all’espansione della sfera di influenza americana. Il 12 marzo del 47 il Presidente degli USA, in riferimento alla situazione greca e turca, annuncia al Congresso ciò che verrà ricordata come la Truman Doctrine. La politica USA verrà da questo momento indirizzata al supporto economico e militare di persone libere che resistono ai tentativi di sottomissione da parte di minoranze armate o da pressioni esterne. L’8 maggio il sottosegretario di Stato Dean G. Acheson (1893-1971) fa appello ad una ricostruzione dei fronti Europa-Asia e Germania-Giappone. Il 22 maggio il Congresso approva gli aiuti a Grecia e Turchia per un ammontare di 250 milioni di dollari. Il 5 giugno, alla Harvard University, il neo-nominato segretario di Stato George Marshall sottolineando la necessità di implementare un programma di ripresa economica dei Paesi Europei, annuncia il Piano Marshall. L’European Conference for Economic Reconstruction (Parigi, 12 luglio - 22 settembre 1947) ne è il primo passo con la formalizzazione nel marzo del 48. Il National Security Act viene emanato nel 26 luglio 47 in sostituzione all’Office of Stategic Service (OSS) che era operativo durante la Seconda Guerra Mondiale. Tale emanazione comporta l’istituzione della CIA (Central Intelligence Agency) nel 18 settembre 1947. Ciò consente di condurre operazioni segrete. Nel frattempo il blocco sovietico dà vita al Kominform (Ufficio di Intelligence dei partiti comunisti e laburisti europei) sulle ceneri del disciolto Komintern. In Giappone, pochi giorni dopo l’annuncio della Dottrina Truman, il Supreme Commander acconsente alla partecipazione ad una conferenza stampa ufficiale su invito dei corrispondenti esteri. Essa sarà la prima press conference ufficiale di Mac Arthur da quando è iniziata l’occupazione americana. Il 17 marzo, in presenza di un gruppo di giornalisti e corrispondenti riuniti nella sala del Foreign Press Club di Torkyo, il Generale terrà il suo discorso che verrà commentato il 20 marzo da “The Nippon Times” che, vicino alle forze dell’occupazione, elogia MacArthur, la sua forza brillante e il grande significato storico senza precedenti di questo grande personaggio. Celebrando il lavoro svolto dallo SCAP, il Supreme Commander annuncia che il processo di demilitarizzazione può ritenersi completato e che sono state gettate le basi per la sua democratizzazione politica e sociale (punti programmatici dell’US Initial-Surrender Policy for Japan e obiettivi dei vincitori). Così l’occupazione potrebbe terminare entro un anno e mezzo. A questo punto rimarrebbe aperta una terza e ultima fase relativa ad una rinascita economica ostacolata dalle restrizioni economiche imposte dagli USA e dai suoi alleati. Di conseguenza è indispensabile avviare al più presto negoziati finalizzati alla firma di un trattato di pace che consenta al Giappone di assumere un ruolo sovrano negli affari internazionali una volta eliminate le restrizioni imposte dai vincitori e dopo un temporaneo regime di 2 controllo della Nazioni Unite. Il Supreme Commander concluderà il suo intervento affermando che il problema americano in Asia è di tenere in alto il Giappone. La Stampa americana parla di un Generale desideroso di fare ritorno in patria in relazione alla possibilità di concorrere alla nomination presidenziale per il Partito Repubblicano. al di là di tali commenti, le affermazioni di MacArthur sono rivolte ad un’accelerazione dei tempi della fine dell’occupazione americana suggerendo di lasciare la complessa questione della rinascita economica alla capacità della Nazione di riposizionarsi in un contesto internazionale che ne riconosca la sovranità. Tuttavia, tale desiderio non si realizzerà in brave: l’occupazione si protrarrà ben oltre gli auspici del Supreme Commander. Vedremo l’arco temporale dei due governi di coalizione Socialista-Democratico guidati da Katayama Tetsu e Ashida Hitoshi. Si tratterà di un breve periodo di transizione che per i vincitori dovrà tradursi nella realizzazione di un Giappone partner affidabile nello scacchiere geopolitico asiatico; ciò darebbe continuità e si discosterebbe dalla fase precedente e cioè il reverse course (gyaku kōsu). Per i vinti, invece, dovrà segnare il sostanziale perseguimento degli obiettivi già delineati durante la prima fase dell’occupazione americana (rinascita socio-economica della Nazione, difesa dell’identità nazionale, termine in un lasso di tempo il più breve possibile dell’occupazione am.). L’incontro e l’interazione tra questi due “mondi” in una fase storica così peculiare va analizzata tenendo presenti variabili culturali contrapposte: dualismo vs monismo organico, etica assoluta vs etica relativa, approccio ideologico vs approccio pragmatico, individualismo vs comunitarismo, universalismo vs particolarismo; il tutto tenendo presente gli ambiti politico-giuridici ed economico-sociali dei due mondi. Ciò va ad ovviare i limiti delle principali tendenze ideologiche negli studi di questo periodo quali: la visione universalizzante-occidentalizzante della teoria della modernizzazione, la tensione ideologizzante dei shinpoteki rekishika (storici progressisti) - solo parzialmente superata dagli studi empirici giapponesi-, nonchè la lettura proposta dal developmental state approach. Capitolo I - La coalizione di governo Nihon Shakaitō (Partito Socialista del Giappone) e Minshutō (Partito Democratico). Il governo Katayama (24 maggio 1947 al 10 marzo 1948) Le elezioni politiche del 20 e 25 aprile del 1947 vedono lo Shakaitō come partito di maggioranza relativa con una rappresentanza parlamentare di 47 consiglieri al Sangiin (Camera dei Consiglieri) e di 143 rappresentanti allo Shūgiin (Camera dei rappresentanti). Il premier Yoshida, prendendo atto della sconfitta elettorale del Nihon Jiyūtō (Partito Liberale del Giappone) e della sua compagine governativa, e sotto pressione dello SCAP ansioso di sanzionare con l’epurazione politica il ministro delle Finanze Ishibashi Tanzan, esprimerà l’intenzione di lasciare ai vertici del partito di maggioranza il compito di dar vita a un nuovo esecutivo. Come per la nascita del primo governo Yoshida, anche per la formazione del gabinetto Katayama occorrerà molto tempo. Ora il fattore determinante sarà prevalentemente di natura interna all’establishment politico nazionale. 1.1 La formazione del governo Katayama Il 27 aprile 1947 l’Asahi Shinbun organizza una tavola rotonda alla quale parteciperanno i segretari generali dei vari partiti. Quì, il socialista Nishio Suehiro manifesterà una certa prudenza nell’avanzare immediatamente una candidatura socialista alla carica di primo ministro a causa di una possibile reazione da parte del Partito Liberale e del Partito Democratico. La strategia migliore, secondo lui è quella di conferire a Yoshida la premiership per formare una coalizione di unità nazionale composta dai quattro partiti Liberale, Democratico, Socialista e Partito della Cooperazione del Popolo. Agli inizi di maggio il Comitato centrale del Partito Socialista rimetterà nelle mani del comitato esecutivo centrale il compito di sondare la possibilità di realizzare un governo di coalizione formato da tutte e quattro le principali forze politiche o in alternativa che escluda il solo JiySūtō data la tensione interna al partito stesso per posizioni politiche radicali espresse ad esempio da un esponente dell’ala sinistra che si era fermamente dichiarato contrario ad ogni ipotesi di coalizione in difesa dei principi socialisti. Al contempo nel Partito Democratico si delineano due indirizzi discordanti: un gruppo capeggiato dall’ex premier Shidehara Kijūrō favorevole ad un governo di coalizione tra i due soli partiti Democratico e Liberale; dall’altro quello di Ashida propenso ad una coalizione più ampia che includa anche il Partito Socialista. Il 9 maggio, su invito dello Shakaitō si terrà il vertice dei quattro partiti: Katayama Tetsuo e Nishio Suehiro per il Partito Socialista; Yoshida Shigeru e Ōno Banboku per il Partito Liberale; Ashida Hitoshi e Saitō Takao per il Partito democratico e Miki Takeo e Okada Seiichi per il Partito della Cooperazione del Popolo. In apertura dei lavori verrà deciso di procedere verso la formazione di un esecutivo di coalizione quadripartita a guida socialista. 5 1. Su proposta del Keizai verranno selezionati, per importanza, prodotti del settore industriale ai quali si applicheranno prezzi al consumo accresciuti di 65 volte (eccezione il carbone 45) rispetto al biennio 1934-36. Tali aumenti verranno istituzionalizzati come “fascia di stabilizzazione”. 2. Assicurati i sussidi dal Ministero delle Finanze, guidati dal 25 giugno da Kurusu Takeo, al differenziale dei prezzi per beni quali carbone, acciaio e fertilizzanti per compensare le perdite dei settori strategici e rilanciare la produzione. Costituiranno il 21% e il 24% delle spese dello Stato negli anni 1947-48 3. I salari in crescita di 28 volte rispetto all’anteguerra 4. Appelli ai meno abbienti ad una disciplina nei consumi, eliminando sprechi e lusso per accrescere la propensione al risparmio. Tali misure consentiranno una relativa stabilità di prezzi tra l’agosto del 47 e il maggio del 48. Incremento mensile del 4% rispetto al precedente 24%. Wada Hiroo (al tempo responsabile del Keizai) pronosticherà che nel successivo novembre le famiglie potranno sostenersi senza indebitarsi e/o ricorrere al mercato nero. La seconda direttrice del nuovo governo è indirizzata a dare continuità al piano di priorità della produzione avviato dal precedente governo dando però il via alla nazionalizzazione delle industrie carboniere. ancor prima dell’elezione del primo ministro, nel vertice dei 4 partiti del 16 maggio, Nishio Suehiro ha redatto un documento nel quale si afferma che “per superare la crisi economica saranno istituiti controlli di stato” e che “per incrementare la produzione verrà adottata una politica di assoluta priorità e saranno adottati controlli di Stato sulle industrie strategiche”. Il non aver specificato le modalità del controlli consentirà di ottenere un ampio consenso su tale indirizzo. Tuttavia, il primo giugno, nella conferenza stampa del ministro del Commercio e dell’industria Mizutani, questi avanzerà l’idea di procedere alla nazionalizzazione delle industrie carboniere come misura permanent posticipando la riorganizzazione degli altri quattro settori strategici (acciaio, fertilizzanti, energia elettrica e cantieristica). Il giorno dopo, il governo Katayama confermerà tale linea politica e ancora il 3 giugno Mizutani ribadirà la necessità dei controlli di Stato per le miniere di carbone per svilupparne altre, assicurare capitali, facilitare la distribuzione di materiali, accrescere l’efficienza nella gestione e produzione del settore. Anche Wada Hiroo sottolinea tali necessità. Sia Mizutani che Wada stanno lavorando al piano per la nazionalizzazione dell’industria carboniera, ma con posizioni divergenti in merito alla struttura di comando e controllo. Per Mizutani dovrebbe essere affidata alla specifica divisione ministeriale; per Wada al Keizai antei honbu. Il 28 giugno l’esecutivo approva, senza aver risolto le divergenze, le Linee generali per la Sekitan kokka kanri yōkō (nazionalizzazione delle industrie carboniere) come misure permanenti per quelle imprese che non hanno raggiunto il minimo di produzione di 30 milioni di tonnellate di carbone. Il realtà lo stesso Nishio Suehiro non ne è entusiasta. Ancor più contrari sono 90 membri del Partito Democratico che sono pronti a presentare una petizione contraria alla proposta di istituire un organo decisionale composto dai lavoratori e dal capitale. Tale proposta era stata avanzata dai vertici del Partito Socialista, dello stesso Democratico e de quello di Cooperazione del Popolo. Il Partito Liberale, che ha promesso un atteggiamento cooperativo al governo Katayama, assumerà un atteggiamento critico che si evidenzierà nel comunicato rilasciato nel 3 luglio. Richiamando all’autoconsapevolezza e il senso di responsabilità dei lavoratori, il rapporto evidenzia la necessità di evitare iniziative che possano incrinare rapporti tra lavoro e capitale o che possano determinare scontri di interesse e contrapposizioni ideologiche proprio durante la ricostruzione economica nazionale. I proprietari delle miniere di piccole e medie dimensioni si opporranno al limite minimo produttivo, pena la nazionalizzazione. Tra esse, la Lega degli operatori del carbone del Kyūshū. Tra le organizzazioni sindacali del settore si ricorda la Federazione nazionale dei lavoratori delle miniere (Zen Nihon tankō rōdō kumiai - abb. Zentan) affiliata al Congresso di tutti i sindacati dell’industria (Zen Nihon sangyōbetsu rōdō kaigi - abb. Sanbetsu). La Zentan ha assunto una posizione critica nei confronti del limite di produzione in quanto limite all’ideale completa e immediata socializzazione delle industrie carboniere. La Zentan ha una posizione dominante tra i lavoratori del settore rispetto alla Federazione giapponese del lavoro (Nihon rōdō sōdōmei - abb. Sōdōmei) e agli indirizzi politici proposti dal Partito Socialista; tale predominanza indica una tendenza sempre più ideologizzante del problema determinando una frattura tra gli stessi lavoratori e tra questi e il management. L’ideatore del keisha seisan hōshiki, Arisawa Hiromi afferma che la priorità in questa fase è la ricostruzione economica in quanto interesse nazionale piuttosto che le rivendicazioni della classe operaia. Perciò si auspica la 6 cooperazione tra i soggetti direttamente impegnati in tale progetto (lavoro, capitale e Stato). Arisawa Hiromi ribadirà questa teoria trent’anni dopo a Okita Saburō, uno dei più influenti kanchō ekonomisuto (economista-burocrate) del dopoguerra affermando inoltre di non aver mai avuto intenzione di nazionalizzare le industrie poiché le miniere di carbone in Giappone già operavano sotto direttive governative. La proposta di legge verrà trasmessa alla Dieta in settembre e per superare la posizione critica di alcuni del P. Democratico sull’istituzione del comitato per la produzione del carbone, se ne lasceranno vaghe le caratteristiche. Inizialmente la Legge fu bocciata nella varie Commissioni delle Camere, ma nel dicembre del 1947 l’iter legislativo si concluderà con l’approvazione della Legge sulla nazionalizzazione temporanea delle industrie carboniere (Rinji sekitan kyōgyō kanri hō). Quest’ultima sarà effettiva dal primo aprile dell’anno successivo e prevederà, per un tempo limitato di tre anni, la nazionalizzazione di quelle industrie carboniere che non avranno raggiunto il minimo di produzione di 30 tonnellate. Lo scontro sulla normativa determinerà effetti negativi per la stabilità politica. Le votazioni alla Camera dei rappresentanti del 25 novembre registreranno l’opposizione di 24 parlamentare di P. Democratico, tutti della fazione di Shidehara. Sette parlamentari, considerati ispiratori della “ribellione”, verranno espulsi e di conseguenza altri 20. Questi, insieme a Shidehara, daranno vita il 28 novembre ad una nuova formazione politica, il Dōshi kurabu (Club di persone con eguali idee) indebolendo la forza politica del Minshutō. La posizione dello SCAP verrà espressa solo alla trasmissione della proposta di legge alla Dieta. La normativa sarà accolta in quanto misura di emergenza e quindi temporanea derogando alla predisposizione critica di MacArthur e parte del suo staff. 1.3 La pressione statunitense per il deconcentramento economico e la reazione giapponese Il 1946 è stato caratterizzato dalla continua pressione statunitense per lo scioglimento dei zaibatsu culminata con le raccomandazioni della Missione Edward e valutate rigorose dai vertici della Economic and Scientific Section dello SCAP. Ha infine assunto risvolti punitivi con l’epurazione di esponenti del mondo economico nazionale. Al contempo, la controparte giapponese si dedicava alla rilettura del processo di “liquidazione” (seisan) voluto dai vincitori come “riassetto” (seiri) delle holdings; e anche l’imprenditoria nazionale si riorganizzava dando vita alla Keidanren (Federazione degli Affari). Mentre avveniva ciò, alcuni dei principali zaibatsu (Mitsui, Mitsubishi e Yasuda) alla fine di settembre del 46 iniziarono a preparare la documentazione per avviare il processo di “liquidazione”: nominare i liquidatori, revisionare i conti, trasmettere tali atti allo SCAP per poi essere inoltrati alla Commissione. Nell’ottobre la Commissione per la liquidazione delle holding company avrà in deposito un primo trasferimento di titoli di proprietà di Mitsui, Mitsubishi, Yasuda, Sumitomo e Nakajima. Nella primavera del 47 verrà eretto il primo edificio normativo che riguarda le politiche antitrust e la tutela del libero commercio. L'iniziativa è, in origine, condotta dall'Antitrust Legislation Branch dell'Antitrust and Cartels Division dello SCAP durante il governa Yoshida. Posey T. Kime, responsabile di tale Branch dall'ottobre 46, basandosi sulla legislazione statunitense sviluppatasi dal 1890 con lo Sherman Antitrust Act e le indicazioni fornite dalla Missione Edwards, rilascia nell'agosto del 46 un primo documento. Quest’ultimo, esaltando la libera competizione come stimolo per il progresso industriale, introduce controlli su fusioni e acquisizioni, e sanzioni pecuniarie e detentive per coloro che: 1. abbiano posto in essere monopoli e cartelli 2. abbiano condotto iniziative per la loro formazione 3. abbiano concluso accordi finalizzati a frenare il libero commercio Le istituzioni deputate a svolgere tali controlli e a sanzionare pene saranno un triumvirato indipendente dal governo, composto da un vice ministro della Giustizia, su proposta del primo ministro e conferma della Camera dei consiglieri, insieme a due assistenti, e una specifica Corte antitrust. Il "Kime draft" verrà inviato alle autorità giapponesi che replicheranno nel mese di settembre con un memorandum nel quale si sottolineerà che le misure suggerite sono così radicali da non poter essere equiparate persino alla normativa in vigore negli Usa con un’economia altamente sviluppata. Il governo giapponese teme che una sua rigida applicazione in un Giappone impegnato nella ripresa economica, potrebbe annullare gli obiettivi della proposta legislazione e produrre risultati nocivi all’interesse nazionale. La critica del Governo giapponese sarà fondata sulla convinzione che una leale e libera concorrenza non possa essere considerata l’unica soluzione ai problemi economici. Questo perché la pianificazione economica e i controlli statali sono indispensabili per la regolamentazione dell’economia e la prevenzione allo spreco dato che le risorse sono insufficienti rispetto alla popolazione. Inoltre, il tentativo di risolvere eventuali disparità di potere negoziale (con divieti alle partecipazioni azionarie, alle acquisizioni di asset e alle fusioni tra concorrenti come prescritto nel "Kime draft"), viene respinto nel memorandum. In breve, il "Kime draft" verrà considerato "inaccettabile" dalle autorità giapponesi che annunciano 7 l'intenzione di istituire una commissione per lo studio di una normativa da istituite non prima di due o tre anni. Nel dicembre 1946, due mesi dopo l'insediamento di Lester N. Salwin, che a differenza del suo predecessore non avrà conoscenze specifiche in materia antitrust, il governo Yoshida informa di aver nominato i 9 membri della Commissione di studio (scelti tra i parlamentari). Questa componente, formalmente politica, dovrà essere affiancata da 8 consiglieri professionalmente esperti, mentre i funzionari governativi svolgeranno compiti di segreteria. Verranno poi trasmesse "linee generali" fondanti al fine di anticipare eventuali ulteriori imposizioni da parte dello SCAP che ha già intimato l'emanazione di una legislazione in materia. Tale piano enfatizza, a differenza del "Kime draft", la sensibile predisposizione giapponese a considerare prioritario il benessere economico. In altre parole, la normativa antitrust, intesa come articolato legislativo di politica economica e non come attribuzione di diritti, dovrà porre, in primo luogo, le basi per il consolidamento e lo sviluppo dell'economia nazionale. In relazione ai provvedimenti che riguardano la condotta degli operatori economici, il documento giapponese specifica il divieto di "irragionevoli freni al commercio" (es. cartelli, boicottaggi, esclusione dal mercato, restrizioni da applicare ad imprese distintamente indicate, ripartizione delle rotte di trasporto, restrizioni sull'adozione di innovazioni tecnologiche) che determinano impedimenti ad una leale competizione (es. intimidazioni o coercizioni nei confronti di clienti dei concorrenti, dumping, ingerenza su fonti di forniture o di credito dei concorrenti, imposizioni di prezzi, riduzioni basate sulla condotta responsabile di ridurre in modo sostanziale la competizione o tendere a creare monopoli, adulterazione e rappresentazione fuorviante del marchio di fabbrica). Tali prescrizioni, a differenza della bozza statunitense, non dovrebbero riguardare il commercio estero. Anche in merito alle misure strutturali sono presenti differenze tra le indicazioni dell'Antitrust and Cartels Division e quanto proposto dalle autorità giapponesi. La prima considererà la monopolizzazione come "illegale" in assoluto; la seconda farà riferimento alla monopolizzazione irragionevole quindi fusioni, concentrazioni, acquisizioni di asset di società tra loro concorrenti saranno vietate qualora responsabili di "irragionevole monopolizzazione". L’appianamento di sostanziali disparità di potere negoziale tra i concorrenti riguarderà ciò che genera "monopolizzazione irragionevole", mentre le istituzioni deputate dovranno compiere "azioni necessarie ad eliminare le disparità" li dove esse siano "indesiderabili per 1'interesse nazionale". In definitiva, la "monopolizzazione irragionevole" è intesa non in relazione agli aspetti strutturali delle imprese bensì al potere di "limitare eguali opportunità per il libero sviluppo delle imprese". Infine, in relazione alle caratteristiche e alle funzioni delle istituzioni preposte al controllo e alle sanzioni, la posizione giapponese diverge da quella statunitense lì dove si propone l'istituzione di una commissione antitrust, non indipendente bensì supervisionata dal ministero della Giustizia, e una corte di giustizia ordinaria che applicherà pene (non specificate) ad "irragionevoli monopolizzazioni e impedimenti" ad una leale competizione. Ciò non prima di aver dato opportune raccomandazioni a quelle imprese che non si sono attenute alle disposizioni. Per Salwin, il piano risulterà incompleto, debole e rudimentale nella sostanza e nello scopo rilanciando in ambito negoziale il Kime draft. La parte giapponese presenterà un documento che evidenzia i punti deboli della legislazione statunitense. A questo punto ci sarà la prima bozza della “Legge concernente il divieto dei monopoli privati e la protezione del lecito commercio” presentata allo SCAP il 4 febbraio del 47 che specifica che la normativa riguarderà quelle imprese che, contrarie all’interesse nazionale sono rivolte a condurre attività che, escludendo o controllando l’operato di altri imprenditori, determineranno freni alle attività imprenditoriali (monopolizzazione irragionevole) o freni al commercio quali contratti e/o accordi reciprocamente limitanti. Le misure riguardano accordi sui prezzi, sull’output, sul volume delle vendite, relative a limitazioni allo sviluppo tecnologico, ai prodotti, ai mercati, allo sviluppo di impianti o apparati, all’adozione di nuove tecnologie o metodi di produzione. Un’agenzia detta “Commissione Antitrust”, di 7 membri in carica per 5 anni, dovrà far rispettare la legge conducendo ispezioni attraverso convocazioni testimoniali, esame dei libri contabili, ecc.. Ancora una volta, la bozza non farà riferimento al commercio internazionale. La clausola di “interesse nazionale” diventa diventa la motivazione centrale per la valutazione della legalità o meno di fusioni o acquisizioni. Infine c’è da dire che senza la decisione finale della commissione, la corte sanzionatrice non potrà attivarsi. Altri punti riguarderanno temi di discussione tra le parti. In particolare la mancanza di riferimenti all’intercorporate stockholding e ai cartelli internazionali, nonché disposizioni riguardanti fusioni considerate dagli statunitensi troppo permissive. Sul primo tema le autorità giapponesi avanzeranno l’idea di considerare illegali le “pure holding companies” lasciando all’agenzia l’autorità di consentire o meno “mixed holding-operation companies”. Sul secondo richiameranno a precedenti disposizioni normative che hanno gi vietato accordi internazionali su prezzi e output, lasciando all’agenzia valutazioni in merito. Sul tema delle fusioni, invece, si propone che l’agenzia abbia la facoltà di approvare o meno le richieste preventive di procedere a fusioni. 10 L’1 settembre del 47 nascerà il ministero del Lavoro capeggiato dal socialista Yonekubo Mitsusuke. L’ufficio per le problematiche sul lavoro femminile e minorile farà fronte al problema di dover nominare un responsabi idoneo e uno staff femminile competente nonostante l’assenza di donne tra i ranghi dei funzionari pubblici. La scelta ricadrà su Yamakawa Kikue segnalata da Katō Shizue. Grazie all’emanazione della Legge per la stabilità del lavoro (Shokugyō antei hō) e della Legge per i sussidi di disoccupazione (Shitsugyō hoken hō), il ministero del Lavoro: ● sarà responsabile dell’amministrazione e implementazione delle politiche di lavoro a livello nazionale e locale; ● dovrà erogare indennità per disoccupazione e per infortuni sul lavoro ● prendere parte a ideazione, implementazione e supervisione dei programmi dei corsi di formazione; ● sarà responsabile della formazione e supervisione degli standard lavorativi, delle linee salariali e del miglioramento delle condizioni delle donne e dei minori; La Commissione centrale per le relazioni di lavoro (Chūō rōdō iinkai) dovrà risolvere le controversie nazionali nel settori privato. La struttura amministrativa aveva già subito modifiche alla fine della Guerra del Pacifico con il governo Higashikuni e alla istituzione del ministero del Lavoro; ma nel settembre del 45 la rivisitazione del sistema prende le mosse su iniziativa delle stesse autorità. Altempo l’Ufficio legislativo verrà istruito per mobilitare le proprie risorse nello studio della riforma ed elaborarne un piano. Il 13 novembre il governo Shidehara approva un programma di riforma con le seguenti linee guida: ● esemplificazione e unificazione dei kanmei (titoli dei funzionari) sino ad allora utilizzati ricomponendo l'intero comparto amministrativo sotto due principali qualifiche, jimukan (funzionari amministrativi) e gikan (funzionari tecnici); ● abolizione della distinzione tra kōtōkan (funzionari di alto rango) e hanninkan (funzionario di rango ordinario, nominati dei singoli ministri nell’esercizio del loro potere di delega); ● sostituzione dei titoli di chokuninkan (funzionari pubblici che ricevevono la lettera di nomina a firma del Tennō e del primo ministro, ma non partecipavano alla cerimonia di investitura nella residenza del Tennō; tra essi: i vice ministri, i capi dipartimento, i capi divisione anziani) e soninkan (funzionari nominati dal primo ministro in base al potere di delega in nome del Tennō; tra essi: i capi divisione, gli assistenti capo divisione, i responsabili del dipartimento tasse, i capi delle stazioni di polizia), e hanninkan con titoli indicanti distinzione di grado rispettivamente varianti dal primo al terzo [ikkyū (primo grado), nikyū (secondo grado), sankyū (terzo grado)]; ● introduzione di un sistema retributivo unificato che distribuisca premi in base al servizio prestato e al merito, prescindendo dal rango o dal grado; ● limitazione della frequenza delle riassegnazioni affinchè ogni funzionario svolga il proprio servizio per un periodo di tempo prestabilito che, in generale, sarà di almeno due anni; ● incremento di assegnazioni delle cariche attraverso selezione mediante esami; ● revisione del sisterna di esami al fine di migliorarne i criteri, indicando il riesame delle discipline concorsuali, un maggior equilibrio tra conoscenze teoriche e pratiche (a tal fine si prevede che le commissioni esaminatrici siano composte da professionisti provenienti dal settore pubblico e privato), l'istituzione di un sistema di apprendistato preconcorsuale; ● training di alcuni mesi per i nuovi assunti presso istituzioni governative o private (è prevista l'assistenza di istituzioni accademiche); ● introduzione di kansatsukan (ispettori) per ciascun ministero, responsabili di monitorare la performance del settore amministrativo di loro competenza e studiare i modi per migliorare le condizioni degli impiegati accrescendo efficienza ed equità; ● introduzione di un sistema di valutazione della performance amministrativa a cui saranno soggetti i funzionari di secondo e terzo grado in relazione a promozioni, aumenti salariali e premi. La logica che ispirerà le autorità giapponesi sarà improntata al rinvigorimento di componenti fondanti per una buona amministrazione quali equità, merito, efficienza, efficacia di un servizio eticamente assunto e funzionalmente teso alla realizzazione di obiettivi di interesse nazionale individuati (non solo nel breve, medio e lungo periodo) e perseguiti attraverso un processo di mediazione dei distinti interessi di parte (ricerca del più ampio consenso possibile tra le diverse componenti sociali e politiche). A tale processo si affianca l'assunzione di specifiche competenze tecniche. Tali componenti, che segnano autorevolezza e prestigio detenuto dall'intero comparto 11 amministrativo, saranno riscontrabili in quelle iniziative avanzate, ad esempio, durante il primo governo Konoe (giugno 1937- gennaio 1939), riflettendo il peso specifico ad esse attribuito. L'azione delle autorità giapponesi relativa alla rivisitazione del sistema burocratico sarà anteriore alle iniziative intraprese dallo SCAP, a dimostrazione di un’attenzione su tale tematica rispetto ad altre issue. Un primo richiamo ad essa da parte dello SCAP si avrà il 25 gennaio del 1946 con le annotazioni del responsabile della Government Section, Courtney Whitney: “la burocrazia imperiale è stata uno dei pilastri del Giappone totalitario. Ora che la cricca militare è rotta e la cricca finanziaria vacilla, la sola burocrazia rimane intatta, il suo potere è relativamente più grande che mai. Nel tumulto della politica, ha superato con successo i suoi ex alleati, militari ed economici, il legalismo formale e l'arretratezza tecnica del servizio civile giapponese hanno contribuito notevolmente al moderno sviluppo dello stato di polizia giapponese.” Cinque giorni dopo seguirà il documento della Public Administration Division della GS. Il 30 gennaio del 46 il tenente Milton J. Esman presenta su richiesta di Whitney un memorandum in cui si avoca una riforma complessiva del sistema burocratico sotto la direzione del Headquarters (quartier generale): afferma che l’attuale burocrazia è incompetente a gestire una società democratica moderna; la riforma della pubblica amministrazione dovrebbe continuare a essere un interese attivo e una priorit della Gs. Le annotazioni dello SCAP rifletteranno la realtà vissuta dall’esperienza degli USA mentre il dibattito sul ruolo della burocrazia nella vita democratica del Paese rispecchierà la cultura politica statunitense. Secondo Andrew Jackson, settimo Presidente degli Stati Uniti d'America, dal 1829 al 1837, i compiti amministrativi dovrebbero essere assegnati al comune cittadino (doctrine of simplicity) il cui requisito è l’essere sostenitore politicamente fidato (spoils doctrine). Il suo convincimento rafforzerà l’idea della politica come ricerca dell’affermazione e implementazione delle idee e degli interessi in quanto interesse nazionale; la “pubblica amministrazione” è motore dell’assetto democratico-liberale ed elemento qualificante. A tale concezione si affiancherà l'impossibilità di vedere avverata la completa separazione tra “politica e “ burocrazia” affinché si controbilancino. La prima per assunzione custodisce e difende la propria natura di parte, ma non deve elevarsi da tale natura mediando i diversi interessi e le diverse visioni per armonizzarle. La seconda invece è ora politicamente indipendente, impersonale, esperta e portatrice di “competenze neutrali” che devono superare il particolare e realizzare il generale. Alle indicazioni della GS replicheranno le autorità giapponesi. In febbraio , la Direzione affari legislativi trasmetter alla GS un programma di riorganizzazione del comparto amministrativo presentato come “uno primo squarcio nel sistema tradizionale”. Il documento ripropone i temi elaborati in novembre e verrà accolto dallo SCAP con riserva sottolineando la necessità di procedere verso riforme generiche e fondamentali. Il primo aprile del 46 i punti programmatici verranno tradotti in due ordinanze: l’Ordinanza sulla nomina e la classificazione dei funzionari (Kanri nin’yō jokyū rei) e l’Ordinanza sul salario dei funzionari (Kanri hōkyū rei). Nel frattempo la GS considera la possibilità di formalizzare una direttiva sulla riforma della pubblica amministrazione che possa inquadrare le autorità giapponesi lungo le linee desiderate pressando il ministero delle Finanze nel farsi portavoce della richiesta dell’invio di una commissione di esperti americani sul territorio giapponese. Il 3 maggio il ministro dell Finanze del governo Shidehara, Shibusawa Keizō, trasmetterà alla Divisione finanza della ESS la lettera con la richiesta degli esperti in due punti specifici: salari e indennità alla luce del programma indicato di riclassificazione del personale. Il conflitto di competenze tra il ministero delle Finanze e la Direzione affari legislativi verrà superato con le scuse formali di Shibusawa e l’accettazione da parte dell’ufficio legislativo di confrontarsi con il team di esperti americani appositamente inviati dallo SCAP. In novembre sbarca in Giappone la United States Personnel Advisory Mission to Japan guidata da Blaine Hoover, Presidente della Civil Service Assembly of United States and Canada. La Missione Hoover, con scarse conoscenze della realtà giapponese e composta da 4 membri, avrà il compito di disporre un programma di riforme sistematiche sulla scorta delle osservazioni dello SCAP. Il suo lavoro dovrebbe essere affiancato dal Dipartimento analisi per la pubblica amministrazione (Gyōsei chōsabu) che il governo Yoshida istituisce ad ottobre sotto la giurisdizione del primo ministro. L’impegno della Hoover M. tuttavia sarà teso a controllare il lavoro del Gyōsei chōsabu escludendolo dall’elaborazione di una bozza della nuova legge sul pubblico impiego. Dopo oltre 5 mesi di lavoro, la missione presenterà i risultati in due report: il primo, provvisorio, il 24 aprile; il secondo, definitivo, alla data del termine della missione, 16 giugno 1947. Le valutazioni del sistema amministrativo giapponese ricalcheranno le considerazioni già espresse dallo SCAP: ● Durante l'occupazione sono stati compiuti incredibili progressi nella democratizzazione del Giappone attraverso la revisione della costituzione, dell'economia e del sistema educativo. Tuttavia, la burocrazia del 12 Giappone è feudale: i ranghi superiori sono popolati quasi esclusivamente da uomini che sono stati educati e istruiti in un concetto di servizio all'Imperatore che, come sovrano, godeva di tutti i diritti, incluso quello di governare gli altri senza rendere conto al popolo dei suoi atti. La burocrazia superiore si crogiolava con l'Imperatore nel godimento della sovranità e dei privilegi in uno stato che è stato governo di uomini piuttosto che di leggi. E questi uomini sono qui oggi. Sebbene la loro incompetenza in quanto funzionari pubblici costituiscono la burocrazia ai suoi livelli di controllo. Hanno denaro, influenza, formazione legale, scarsa comprensione e sono distanti dai processi democratici. Vogliono disperatamente mantenere il loro posto di lavoro e lo status ufficiale. Attualmente sono in grado di sabotare qualsiasi tentativo di riforma attraverso i canali amministrativi esistenti. La riforma della burocrazia giapponese implica la completa transizione da una burocrazia di tipo feudale a democratica. Nel primo report, invece, verranno avanzate tre raccomandazioni: 1. la creazione all'interno del governo giapponese di un'agenzia centrale del personale; 2. le azioni per garantire l'emanazione della proposta legge nazionale sul servizio pubblico, fornendo standard di amministrazione del personale a livello di servizio in base ai quali si potrebbe stabilire un servizio di merito orientato democraticamente e promuovere l'efficienza del servizio; 3. l'istituzione della Civil Service Division nella GS per consigliare il comandante supremo delle potenze alleate su programmi, politiche e procedure relative alla riforma del sistema del personale del governo giapponese. Il primo giugno sarà istituita la Civil Service Division capeggiata da Blaine Hoover che dopo 10 giorni trasmetterà al governo Katayama il testo di legge sulla pubblica amministrazione con l’ordine di non apportarne modifiche e di tradurlo in lingua giapponese entro poche settimane. Aldilà dell’arroganza di Hoover e delle difficoltà linguistiche, le perplessità degli organi competenti giapponesi (Direzione affari legislativi e Dipartimento ricerche sulla pubblica amministrazione) si incentreranno sullo status speciale e i poteri conferiti alla National Personnel Authority, sul divieto di sciopero per i dipendenti della pubblica amministrazione e nell’aver contemplato il Tennō nella classe special government service (tokubetsu shoku) insieme ai primi ministri, ai ministri di Stato, agli ambasciatori, ai giudici. Trasmessa a tutti i ministri ed agenzie governative affinché possano esprimere le loro opinioni in merito, la bozza tradotta in giapponese verrà accompagnata da un memorandum datato 24 giugno 1947 nel quale vengono espressi i seguenti punti ritenuti oscuri e problematici: ● chiarire se la National Personnel Authority sia un organo indipendente o soggetto a supervisione del primo ministro, esplicitando lo status giuridico dell'Authority in conformità con il dettato costituzionale; ● mancanza di disposizioni riguardanti lo status dei funzionari pubblici a garanzia di licenziamenti arbitrari, preferendo che i principi di base vengano chiaramente definiti nel dettato legislativo al fine di inquadrare gli eventuali regolamenti emanati dalla Authority in materia; ● definire le relazioni di potere tra l'Authority, la Dieta e la Corte suprema dato che nella bozza in lingua inglese i summenzionati regolamenti emanati dalla Authority sono indicati come aventi forza di legge, non soggetti a controlli giurisdizionali; ● escludere dalla categoria di funzionari pubblici il Tennō, i dipendenti della Corte Reale, i kensatsuchō (pubblici ministeri), i professori; l'organizzazione e le finanze della National Personnel Authority dovrebbero essere riconsiderate, eliminando quelle disposizioni che conferiscono uno status speciale al presidente e ai commissari della Authority e quelle concernenti le sue finanze; ● chiarire il significato di avanzamento di carriera mediante esami, dato che si ritiene rischioso disciplinare ogni avanzamento di carriera in base ai soli risultati degli esami; ● rivedere, necessariamente, le disposizioni relative allo sciopero dei dipendenti pubblici; ● le disposizioni concernenti le punizioni devono essere esemplificate ed esplicitate rispettando il principio che ogni crimine e pena deve essere fissata per legge (zaikei hōtei shugi); ● la struttura della legge dovrà essere modificata conformandosi allo stile legislativo giapponese; ● revisione della bozza di legge affinché la nuova normativa possa essere applicata anche ai dipendenti degli enti locali. Il 26 giugno la bozza tradotta, insieme alle annotazioni, verrà inviata alla Civil Service Division con la speranza di una maggiore collaborazione da parte delle autorità statunitensi per adattare il testo allo specifico giapponese. A conferma della non collaborazione di Hoover, il 3 luglio questi replicherà chiedendo alle autorità giapponesi di presentare una bozza che preveda i cambiamenti entro soli 4 giorni, prima della sua partenza il 10 luglio. Tale 15 amministrazione. Il memorandum del 18 luglio 1946 redatto da John M. Maki, al tempo in servizio presso la GS, afferma che la riorganizzazione del Ministero degli Affari interni è un problema fondamentale legato in modo assoluto al raggiungimento degli obiettivi politici dell'occupazione e si raccomanda: di mantenere una stretta supervisione sulla riorganizzazione; che vengano apportati cambiamenti di base nelle sue strutture e che molte delle sue funzioni vengono completamente rimosse il governo centrale. Insoddisfatto dei risultati, Tilton continuerà la sua campagna devoluzionista ribadendo alla fine di luglio la necessità di implementare “una revisione completa in materia di supervisione e questioni disciplinari da parte del Ministero degli Affari interni nel governo locale". In autunno, il ministero, per formare un nuovo sistema prefetturale con governatori qualificati come rappresentanti locali, istituisce il Consiglio di ricerca per gli enti locali composto da membri della Dieta, rappresentanti delle sei maggiori città, esperti di vari settori quali finanza, istruzione, industria, welfare e lavoro. Alla fine del febbraio del 47, dopo il depotenziamento del Ministero degli Interni (con l’abrogazione dell’Ordinanza con la quale il Dicastero detiene il controllo sui tonarigumi, a loro volta aboliti), il Consiglio presenterà un report. In esso si suggerisce la necessità di abrogare i vigenti codici dei governi locali per sostituirli con una normativa sull’autonomia locale unificata e si specifica che l’istituzione e la soppressione di enti locali dovranno essere funzioni riservate al Ministero degli Interni. Inoltre, in relazione a come gestire funzioni di interesse nazionale a livello prefetturale, si sottolinea la necessità di implementare supervisioni e controlli a livello nazionale con leggi e ordinanze. Dunque l’organizzazione dei governi locali, nonostante ne esistano di diversi tipi, è determinata dalla Legge sull’autonomia locale, e funzioni e supervisione sono inquadrate da leggi e ordinanze. Inoltre, dovrà essere preservato il rango superiore delle prefetture (piuttosto che le municipalità) e la funzione di supervisione attribuita al M. degli Interni nonostante la rivisitata qualifica dei governatori. Su quest’ultimo punto la GS chiederà una riduzione delle funzioni di supervisione e controllo del M. degli Interni. Inoltre, con la presentazione alla Dieta della bozza di Legge sulle autonomie locali il 15 marzo, lo SCAP si concentrerà su due temi: 1. abrogazione del potere degli Interni di licenziare i governatori (attribuendo alle Corti l'impeachment nei confronti di questi) 2. modifiche minime alla normativa che prescrive l'autorità dei ministeri competenti a supervisionare e indirizzare i responsabili degli enti locali nell'implementazione di quelle fanzioni nazionali a loro delegate La Governmental Section presenterà un memorandum il 30 aprile dopo l'emanazione della Legge sulle autonomie locali e in concomitanza con le elezioni dei rappresentanti degli enti locali (nelle quali l’ampio successo degli ex governatori soddisferebbe la necessità di preservare competenze e legami con la loro originaria istituzione nazionale di appartenenza in questa fase della storia del Paese). Nel memorandum gli Interni sono considerati "il punto focale per il controllo centralizzato all'interno della struttura mentale del Giappone" e viene evidenziata l'urgenza della sua "decentralizzazione" attraverso "un piano di riorganizzazione” che dovrà essere predisposto non oltre il primo giugno. In risposta il Ministero tenterà di mantenere competenze sui governi locali e le loro finanze facendo richiamo alla difesa super partes degli interessi delle diverse autonomie locali, tutela possibile solo se condotta a livello nazionale, prevenendo e risolvendo conflitti tra i vari uffici dei diversi ministeri. Così, il 20 giugno il governo Katayama approva uno schema che, preservando la gran parte della struttura, ne modifica il nome in Minseishō (ministero degli Affari Civili). Lo stesso Ufficio per gli affari locali sarà rinominato in Ufficio per gli affari generali (Somukyoku). ll giudizio negativo della GS sulla proposta delle autorità giapponesi determinerà nuovi contatti tra le parti. In breve tempo il Dipartimento analisi per la pubblica amministrazione produrrà un nuovo programma nel quale se da un lato sarà previsto lo scioglimento del dicastero, dall'altro verrà prospettata l'istituzione di una commissione per gli affari locali presieduta da un ministro di Stato che ne erediterebbe le funzioni ad esclusione di quelle concernenti il capitolo finanze degli enti locali (trasferite al Ministero dell Finanze). Dopo l’approvazione di questo schema da parte della GS il 27 giugno, il governo Katayama ne farà parte lasciando in sospeso la faccenda delle finanze degli enti locali. Alla metà di settembre, tuttavia, mentre la Dieta sta deliberando la legge, la GS, modificando la sua precedente posizione, avanza obiezioni. Si procederà, quindi, a delineare una nuova legge che, prevederà la fine del Naimushō, 16 il trasferimento di alcune funzioni del Dipartimento affari locali ad un Dipartimento affari interni (tempo limitato) e altre alla Commissione nazionale per la gestione delle elezioni e alla Commissione finanze locali. Il lancio dell'agenzia di stampa Reuters annuncerà per il 31 dicembre la soppressione del M. degli Interni secondo il disegno di legge sponsorizzato da MacArthur e approvato il giorno prima dalla Dieta. Qui il M. è giudicato come uno degli strumenti di maggior oppressione del recente passato che regolamentando e controllando lo Stato, lo shintoismo e la polizia locale, ha diretto la vita delle masse e le ha tenute in catene per molti decenni. La stessa GS sarà soddisfatta dello scioglimento mentre una delle questioni aperte rimarrà l’articolato relativo all’autonomia finanziaria degli enti locali. Agli inizi del gennaio 1948, in vita ancora il governo Katayama, la Commissione sulle finanze locali proporrà di inserire disposizioni di base concernenti la struttura delle finanze locali all'interno della Legge sulle autonomie locali al fine di determinare i rapporti tra governo centrale e governi locali in merito. Principio fondamentale sarà quello di separare, nei limiti del possibile, le spese nazionali da quelle locali. Le funzioni performate dai governi locali verranno, quindi, suddivise in nazionali, locali, congiunte e i loro costi dovranno essere sostenuti a livello nazionale, locale o congiunto (in quest'ultimo caso la percentuale dei sussidi gravanti sul bilancio nazionale dovrà essere determinato con leggi ad hoc). La stessa Commissione sulle finanze locali manterrebbe, poi, la propria funzione consultiva in relazione alle emanazioni di leggi e decreti legge in materia, nonché durante l'iter di formazione del bilancio nazionale. Il progetto verrà, in particolare, osteggiato dal ministero delle Finanze che dovrà affrontare anche la questione di come coprire le spese relative alla promessa concessione di una indennità a favore dei pubblici dipendenti, ritardando la emanazione della Legge sulle finanze locali che verrà approvata dalla Dieta nel luglio 1948, sotto il governo Ashida. 1.5 La revisione dei Codici penale e civile Durante il governo Katayama verrà espletato l’iter di modifica parziale del Keihō (Codice penale) del 1907 e di revisione del Minpō (Codice civile) del 1896. Mentre nei due rami della Dieta si svolge il dibattito sulla Costituzione Shōwa, in Commissione speciale è in corso lo studio di specifiche parti dei codici al fine di renderli conformi al dettato costituzionale ed evitare un vuoto normativo (l’art. 98 della C. Shōwa sancisce che tutte le leggi esistenti all’atto dell’entrata in vigore della costituzione stessa, 3 maggio 47, e contenenti principi difformi da quelli sanciti da essa sono da ritenersi abrogate e non valide). Presieduta dal primo ministro Yoshida, affiancato da Kanamori Tokujirō in qualità di vice presidente, la Commissione redigerà alla fine di ottobre del 1946 la bozza di legge di revisione parziale del Codice penale che lo stesso responsabile delle riforme sull'ordinamento giudiziario giapponese per lo SCAP, Alfred Oppler, ricorderà come un atto legislativo avanzato in cui c’erano poche disposizioni incompatibili con i nuovi principi costituzionali. Il documento prevederà l'abolizione del crimine di adulterio, sancito nel Keihō del 1907 con l'assegnazione di pene solo per la donna coniugata e per il suo amante (escludendo che l'infedeltà di un uomo spostato con una donna nubile possa essere penalmente perseguibile), in accordo con il principio di "eguaglianza dei sessi nel matrimonio" espresso nell'Articolo 24 della Costituzione Shōwa. Per quanto riguarda la parte relativa ai crimini contro la Casa Reale [alto tradimento (Articoli 73 e 75 del Codice) e lesa maestà (Articoli 74 e 76 del Codice)] si adotterà la formulazione: “Nelle disposizioni relative ai crimini contro la Casa Reale chiarire il significato dei crimini di lesa maestà nei confronti del Tennō e della Famiglia Reale. In relazione a quest'ultima issue, il responsabile della GS, per le vie brevi, ordina al ministro della Giustizia Kimura di procedere all'eliminazione dei summenzionati articoli del Codice penale con la motivazione che in accordo con lo spirito della Costituzione Showa non sarebbe più possibile concedere una speciale protezione solo al Tennō e ai membri della Casa Reale in quanto contraria all’art 14 che stabilisce l’eguaglianza di tutte le persone di fronte alla legge. La replica del governo giapponese non tarderà ad arrivare. Il 27 dicembre, Yoshida invia al Supreme C. una lunga lettera che contiene tre punti fondamentali: ● In primo luogo, sottolineando l’elevato e nobile status del Tennō in quanto simbolo dello Stato e dell’unità del popolo e la valenza etica della sua figura, afferma la necessità di mantenere nel nuovo Codice gli articoli riguardanti i reati di alto tradimento e lesa maestà nel rispetto della tradizionale fedeltà ad esso che è sempre 17 stata difesa dalla Nazione, sin dalla sua fondazione. Per tutte queste ragioni il Tennō è il fulcro di ossequio da parte della Nazione, per cui, secondo l'etica giapponese è del tutto naturale che un atto di violenza contro la sua persona debba essere considerato di natura sovversiva nei confronti dello Stato, meritevole di censura morale e pene più severe rispetto a quelle per ogni altro atto di violenza contro un comune individuo. Similmente agli atti di violenza contro parenti e antenati, considerati meritevoli di pene più di quelle previste per un atto di violenza nei confronti di un comune individuo. ● In secondo luogo, lo stesso vale per i membri della Cara Reale poiché un membro della Casa Reale dovrebbe essere collocato in uno status diverso da quello del comune individuo in quanto detenente un’importante posizione riguardo la successione al Trono. ● In terzo luogo, il fatto che tutti i Paesi con un sistema monarchico, come l'Inghilterra, prevedano misure speciali per gli atti di violenza contro la persona del Sovrano dimostra, in modo inconfutabile, quanto sia giusto. ● Di conseguenza, Yoshida ritiene che il mantenimento degli Articoli 73 e 75 del Codice penale obbediscano ai sentimenti o all'etica della nazione giapponese. Infine spera che alla luce delle sue asserzioni tale questione riceva la dovuta attenzione Yoshida dovrà attendere quasi due mesi prima di ricevere da MacArthur una risposta. Il 25 febbraio il Supreme Commander replicherà sui tre punti esposti dal premier: 1. Considerare il Tennō come simbolo dello Stato e dell'unità del popolo e affermare che abbia diritto a una protezione giuridica maggiore e non inferiore rispetto a quella di tutti gli altri cittadini (che nell'insieme costituiscono lo Stato stesso) violerebbe il concetto fondamentale espresso nella nuova Costituzione secondo cui tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge 2. MacArthur ritiene che ci siano ancora meno basi per razionalizzare una posizione speciale per gli altri membri della famiglia imperiale. L'elevazione di questi a uno status superiore ai sensi della legge potrebbe essere interpretata solo come una discriminazione basata sull'origine familiare, la cui essenza è ripugnante all'emergere di una società libera e democratica 3. Non esiste alcuna disposizione statutaria in Legge britannica paragonabile agli articoli 73 e 75 del codice penale giapponese Alla posizione ferma dello SCAP non farà seguito alcuna replica da parte delle autorità giapponesi. Il successivo governo Katayama trasmetterà, il 26 luglio 1947, alla Commissione giustizia della Camera dei rappresentanti il testo con le modifiche al Codice penale, eliminando ogni riferimento ai crimini contro il Tennō e la Casa Reale. La motivazione di ciò verrà data dal vice ministro alla Giustizia Sato Tōsuke: ● Questi afferma che si è presa questa decisione considerando che la presenza di tali disposizioni [nel nuovo Codice penale] sarebbe state oggetto di preoccupazione per le forze dell’occupazione in quanto parte della questione della democratizzazione giapponese. Il governo di coalizione Social-Democratico vuole precisare che la cancellazione è stata eseguita per ordine dello SCAP consapevole dell’alzata di scudi non solo dei rappresentanti del Jiyutō. Tra questi Kitaura Keitarō, in sede parlamentare, solleverà dei dubbi sul reale gradimento di tale “scelta” da parte dell’opinione pubblica. La sua azione si concretizzerà alla fine di settembre con la presentazione di un emendamento che manterrà il crimine di lesa maestà in riferimento al solo Tennō senza modificare l’entità delle pene. L’emendamento verrà bocciato il 3 ottobre in Commissione. I successivi tentativi della leadership del Jiyutō nel convincere lo SCAP a tenere il crimine di lesa maestà non avranno successo. Il Keihō verrà emanato il 26 ottobre 1947. Oltre ai summenzionati punti, saranno riesaminate le sanzioni inerenti la calunnia a mezza stampa e la diffamazione mentre verrà mantenuta la pena capitale per crimini efferati (applicata essenzialmente per stage, pluriomicidio e omicidio volontario). in chiave procedurale verranno ampliati i diritti degli imputati e dei testimoni e saranno ridimensionati i poteri dei giudici in fase processuale. In relazione al Minpō l’interesse dello SCAP si concentrerà sulla revisione dei Libri IV (Famiglia) e V (Successione). Per affermare la necessità di riformare il sistema della famiglia in quanto equo nei diritti degli individui di entrambi i sessi, il 13 febbraio del 1946 verrà comunicata la “MacArthur Constiturion” alle autorità giapponesi. Soltanto così gli aspetti normativi che riguardano kazoku seido (sistema familiare) presenti nel Codice riceveranno un impulso alla revisione. 20 4. il coordinamento (mantenendo un certo grado di centralizzazione) tra le forze di polizia locali attraverso scuole di polizia nazionali, uffici di acquisizione ed elaborazione dati, l'istituzione di specifiche unità investigative e detentive. Le proposte della Metropolitan Police Mission saranno trasmesse dal generale Charles A. Willoughby, responsabile della G-2, e dal colonnello Howard E. Pulliam, a capo della Public Safety Division, alle autorità giapponesi con l'indicazione di farle proprie e presetarle alla GS dello SCAP, sensibile ad un completo e radicale decentramento del sistema di polizia. In risposta, utilizzando in parte i report, alla fine di febbraio 1947 il governo Yoshida propone un progetto di riforma che, condannando le funzioni improprie e l’eccessiva centralizzazione del sistema passato, esprime timore per un’affrettata riorganizzazione e sottolinea l'opportunità di non modificare la struttura di controllo delle forze di polizia sin quando i funzionari degli enti locali abbiano dimostrato efficienza nelle attività di auto-governo, Le condizioni di instabilità in cui versa la Nazione esigerebbero, infatti, l'utilizzo di forze di polizia come autorità stabilizzante nelle mani del governo. Ne consegue la richiesta dell'aumento degli effettivi da 94.000 a 125.000 unità. Il piano proposto dalle autorità giapponesi segnerà la reazione critica della GS che con Courtney Whitney richiama ad un sistema decentralizzato dato che mantenere la centralizzazione dei poteri significa ripudiare i principi alla base dell’Occupazione e della Nuova Costituzione. Al contempo, il piano evincerà le divergenze all’interno dello SCAP tra la GS e la G-2 poiché quest’ultima è favorevole ad un corpo di polizia centralizzato (come la Gendarmerie francese) con i compiti di sedare disordini civili e contrastare la minaccia comunista. Tale divergenze assumono una forma definita quando Whitney presenterà un progetto che prevede l'istituzione di forze di polizia separate e per ciascuna città con più di 5000 abitanti, ascrivendolo al ministro della Giustizia del governo Katayama, Suzuki Yoshio. Willoughby, dopo aver incontrato Suzuki, si affretta a sconfessare il responsabile della GS affermando che il piano è opera della stessa GS e non trova sostegno alcuno da parte delle autorità giapponesi. Lo stesso primo ministro, prendendo le distanze da quanto indicato da Whitney, nei serrati contatti avuti dalla fine di agosto con il generale MacArthur, tendenzialmente più vicino all'indirizzo proposto dalla GS dichiara di essere propenso a seguire i suggerimenti indicati dalla Mission presentando, agli inizi di settembre, i due programmi discussi in Commissione: un cosiddetto “progetto progressista" e un "progetto conservatore". Il primo ipotizzerà il trasferimento dei corpi di polizia nelle sei principali città e prefetture, lasciando alcune funzioni tecniche al governo centrale e limitando il controllo da parte del primo ministro nei soli casi di emergenza. Il secondo contemplerà l'implementazione di un corpo di polizia metropolitana per le città con una popolazione superiore ai 200.000 abitanti da inglobare nel corpo di polizia nazionale a sua volta di gran lunga più numeroso e importante. La conseguente mediazione politica operata dal governo Katayama su i due indirizzi, sottoposta all'approvazione dello SCAP, prevederà un corpo di polizia nazionale di 30.000 unità e uno di polizia municipale di 95.000 unità per le città con popolazione superiore ai 200.000 abitanti, pronosticando, altresì che, nel tempo e con gradualità, il sistema di polizia municipale possa essere esteso alle città con una popolazione superiore ai 50.000 abitanti. La posizione del Supreme C. è formalizzata il 16 settembre 47 con una lettera a Katayama. In essa: ● Volontà di dar vita a forze di polizia "autonome" in ogni comunità con più di 5.000 abitanti (1.605 unità autonome e finanziariamente indipendenti, contro un singolo, unificato sistema di polizia strutturato in 118 unità locali) con una componente di 95.000 effettivi. ● Si ipotizza, per i centri rurali e piccole città con meno di 5.000 abitanti, non capaci di sostenere finanziariamente forze di polizia autonome, l'istituzione della Polizia nazionale locale (Kokka chihō keisatsu) di 30.000 effettivi organizzata a livello prefetturale e centralizzata a livello nazionale svolgente funzioni quali addestramento, comunicazioni, elaborazioni dati. Nei casi emergenziali quest'ultima potrà intervenire su disposizione del primo ministro e ratifica della Dieta. ● Viene suggerita la supervisione e il controllo da parte di commissioni di sicurezza pubblica (kōan inkai), formalmente non politiche, i cui membri, indicati dal primo ministro, dai governatori o dai sindaci, dovranno essere nominati dalla Dieta e dalle assemblee locali. Nonostante le perplessità e le resistenze delle autorità giapponesi sulla struttura parcellizzata del nuovo sistema di polizia e sulla sua natura decentralizzata voluta dallo SCAP, il 17 dicembre 1947 la Dieta approva la Legge di polizia (Keisatsu hō). In vigore dal successivo marzo la Legge ricalcherà quanto indicato dal Supreme Commander includendo un corpo di polizia femminile di 2000 unità, mentre i desiderata giapponesi vengono momentaneamente congelati per essere riproposti in tempi migliori. 21 1.7 I tentativi di avviare una conferenza di pace Nella conferenza stampa del 17 marzo 1947 MacArthur introduce pubblicamente la possibilità di dar seguito all'iter organizzativo per una conferenza di pace, presupposto alla firma in tempi brevi di un trattato con il Giappone. Il testo di un trattato di pace è, in realtà, oggetto di elaborazione da parte del Dipartimento di Stato dalla fine del 1946. Tra i componenti del team incaricato di stilare una prima bozza vi è Hugh Borton, allievo di Sir George Sansom ed esperto di storia del Giappone, in servizio presso il Dipartimento di Stato dal 1942 al 1948. Questi, in missione in Giappone e Corea nei mesi di marzo e aprile del 47, avrà modo di intrattenersi con il Supreme Commander. [Egli scrive di aver incontrato MacArthur nel suo ufficio poco dopo la sua dichiarazione. Alla luce della delicatezza dei contenuti e delle tempistiche di un trattato di pace, ha evitato di fare qualsiasi riferimento in pubblico ad esso e non ha inserito nel suo diario del loro incontro in merito alla proposta trattato. Dopo l’arrivo di Hugh Borton in Giappone [8 marzo], Atcheson aveva inviato a MacArthur una copia del progetto di trattato. Il generale era quindi consapevole dei contenuti quando parlava con il club di stampa. Hugh Borton dichiara che il generale lo accolto calorosamente e gli ha chiesto se fosse riuscito vedere i vari membri del GHQ e i leader giapponesi. Dopodichè ha spostato la conversazione sul trattato di pace e ha suggerito di tenere una conferenza di pace l’estate successiva "sotto la sua supervisione generale" a Tokyo in quanto punto neutrale. Ha aggiunto, tuttavia, che la firma formale del trattato non dovrebbe aver luogo fino a sei mesi dopo la conferenza per consentire il ritiro ordinato delle forze di occupazione sotto la sua guida. Secondo Hugh Borton la proposta più inaspettata di MacArthur è stata quella di dare ai giapponesi la possibilità di esprimere le proprie opinioni durante la conferenza e di poter votare. Quando Hugh Borton ha espresso la sua perplessità sul fatto che gli australiani e la Nuova Zelanda e probabilmente altri alleati sarebbero stati disposti a venire a Tokyo per una conferenza di pace, MacArthur ha risposto che, poiché gli australiani lo consideravano il loro "liberatore", poteva convincerli ad accettare. Hugh Borton aggiunge di aver espresso la convinzione che molti degli alleati, e probabilmente gli Stati Uniti, avrebbero obiettato sulla partecipazione giapponese alla conferenza, tranne che per firmare il trattato. Il generale MacArthur ha quindi insistito sul fatto che se alcuni degli alleati si opponessero a una conferenza di pace anticipata, gli Stati Uniti dovrebbero ignorare le loro opinioni. Secondo MacArthur un trattato di pace doveva essere firmato anche se l'Unione Sovietica avesse rifiutato di partecipare. Infine, conclude l’incontro affermando che c'era un urgente bisogno di un trattato che garantisse la pace nel mondo per più di venticinque anni, l'arco di tempo tra la prima e la seconda guerra mondiale. Quando Hugh Borton sta per andare via, MacArthur gli chiede di portare i suoi saluti al Segretario di Stato Marshall al suo ritorno a Washington. L’incontro era durato circa mezz'ora. Hugh Borton afferma che MAcArthur gli ha fatto un’impressione positiva, ma che la diplomazia e gli affari internazionali non sono il suo forte. Hugh Borton reputa ingenue le sue proposte secondo cui il Giappone avrebbe inviato un delegato alla conferenza di pace, quando la sua resa era stata incondizionata, sulla conferenza a Tokyo per poterla supervisionare.] Mac Arthur è quindi a conoscenza delle iniziative del Dipartimento di Stato, della loro evoluzione e di quanto elaborato nella prima bozza di trattato del 19 marzo 1947, anticipata nei giorni in cui Bolton è nella capitale giapponese, prima della conferenza stampa. Ulteriore conferma è data dalla lettera del 12 febbraio 1947 di George Atcheson Jr. (responsabile della Diplomatic Section dal 18 aprile 1946) durante le sue consultazioni in Washington con il generale John H Hilldring, Assistant Segretary of State for Occupied Arcas: [Atcheson scrive a MacArthur circa il colloquio con il generale Hilldring tenutosi la mattina stessa. In questa occasione, dice di essersi assicurato che nessuna discussione su un trattato con il Giappone venisse avviata senza una coordinazione con il Supreme C. Gli comunica che c'è un progetto di trattato in preparazione presso il Dipartimento di Stato, ma che gli è stato detto che è rimasto all'interno di un comitato del Dipartimento di Stato e che non è stato discusso con nessun altro Dipartimento del Governo. Il generale Hilldring afferma che è probabile che alla Conferenza di Mosca il Segretario rilascerà la dichiarazione secondo cui il governo degli Stati Uniti è disposto, in una futura Conferenza dei Ministri degli Esteri, a discutere la questione di quali macchinari dovrebbero essere istituiti per preparare un trattato con Giappone. Ma non è stato ancora deciso. Atcherson concorda cin il generale Hilldring che ritiene che, per quanto riguarda la procedura, sarebbe preferibile avviare la discussione di un trattato di pace nella Conferenza dei ministri degli Esteri e di tenerlo fuori dalla Commissione dell'Estremo Oriente.] 22 Inoltre, nella nota del 20 marzo 1947 indirizzata da Atcheson a MacArthur, si evince come, prima del 17 marzo, quest'ultimo abbia preso visione in particolare del Capitolo V della bozza di trattato: Infine, MacArthur nel Memorandum datato 21 marzo fa riferimento ai Capitoli V e VI della bozza chiarendo come egli ne sia a conoscenza. Il Memorandum riguarda le bozze dei capitoli V (Controlli intermedi) e VI (Disarmo e smilitarizzazione) di un trattato di pace con il Giappone in fase di preparazione da parte del Dipartimento di Stato, e il progetto di trattato sul Disarmo e smilitarizzazione del Giappone. I punti fondamentali di quanto espresso da MacArthur: 1. La nazione e il popolo giapponesi sono pronti per l'avvio di negoziati che conducano a un trattato di pace. Sono pronti perché il quadro per il governo democratico è stato eretto, sono state istituite riforme essenziali per rimodellare le vite e le istituzioni giapponesi per conformarsi agli ideali democratici e sono stati accordati i fondamenti della libertà umana. Inoltre sono pronti perché esiste un governo pacificamente incline e responsabile che può impegnare il Giapponene nelle imprese coinvolte in un simile trattato. 2. Il ripristino della pace è lo scopo principale. Dunque deve essere progettato, non semplicemente per estendere in forma modificata i controlli militari stranieri attualmente esistenti. Perché è vero che la democrazia è una cosa dello spirito: non può essere imposta come una minaccia, né con la forza. Perché è solo in condizioni di pace, con la massima libertà di cercare la propria salvezza, che il Giappone possa avere speranza di rilanciare la sua economia interna fino all’autosufficienza. Fino a quando ciò non accadrà, la responsabilità di coprire il deficit economico per sostenere la vita giapponese deve continuare a dipendere dal contribuente americano. Fino a quando ciò non avverrà, l'assorbimento degli ideali della democrazia, per quanto i semi siano piantati saldamente, procederà lentamente, perché l'ombra delle baionette straniere non favorisce una rapida crescita democratica. L'economia giapponese è sempre stata fondata sulla necessità di importare risorse alimentari per sostenere la vita. Tale necessità non è mai stata più reale di adesso. 3. Questo risveglio fino al punto di autosufficienza dipende dall'effettuazione di un trattato che preveda: il completo ritiro di tutti i controlli militari diretti; l'impegno del governo giapponese e delle persone di rispettare tutti i mandati relativi alla resa del Giappone e far avanzare l'istituto di riforme politiche, sociali ed economiche fondamentali, con il diritto riservato a ogni cittadino giapponese di fare appello alle Nazioni Unite. 4. La situazione implica più di una semplice impresa unilaterale, poiché il Giappone, secondo i termini della nuova Costituzione, ha reso la sua sicurezza futura soggetta alla giustizia e alla buona fede dei popoli amanti della pace nel mondo. C'è qui una sfida che tutte le altre nazioni devono accettare - una sfida alla forza morale di tutti gli uomini e le nazioni. Spetta quindi alle nazioni alleate, nello spirito di questa disposizione costituzionale, impegnarsi a garantire la neutralità del Giappone. Il Trattato di pace con il Giappone, entro i limiti delle condizioni di consegna, dovrebbe essere negoziato con i rappresentanti del popolo giapponese, non imposto loro. Tutti i poteri alleati direttamente interessati dovrebbero partecipare. Privo di scopi vendicativi, dovrebbe essere così composto in modo realistico per provvedere all'emergere qui di un sistema sociale dedicato alla pace, con opportunità economica, sociale e politica per il progresso della dignità e del benessere dell'individuo. Inoltre dovrebbe evitare disposizioni punitive o arbitrarie e complesse e, con i suoi termini, stabilire il modello per la pace futura tra i popoli del mondo. Dovrebbe enfatizzare la dignità dell'organizzazione delle Nazioni Unite come arbitro finale tra le nazioni del mondo per preservare la pace. Dovrebbe segnare il ripristino di una pace duratura basata sulla giustizia, sulla buona volontà e sul progresso umano. Alla luce di quanto detto, MacArthur chiede di modificare i progetti in conformità con i concetti da lui espressi. Nel Memorandum MacArthur ritorna con maggior accuratezza su quanto già affermato in conferenza stampa, marcando la sua diversa visione rispetto all'indirizzo del Dipartimento di Stato. Al tempo, l'orientamento dell'amministrazione Truman sarà rivolto a prevenire, attraverso un trattato da realizzarsi in tempi brevi, ogni possibile rinascita del potere militare in Giappone. A tal fine, i contenuti della prima bozza introdurranno una serie di limitazioni. Il Giappone non potrà avere una forza militare, né sviluppare ricerche in campo militare (incluso materiale fissile); non dovrà produrre e utilizzare aerei militari e civili; non potrà avere scorte di materie prime ad uso strategico. Inoltre, sarà prescritto un lungo periodo di controllo, 25 anni, da parte di un consiglio composto dagli ambasciatori dei paesi facenti parte della FEC. Il consiglio dovrà, poi, essere affiancato da una commissione ispettiva allo scopo di sancire ogni eventuale violazione delle direttive concernenti il processo di demilitarizzazione. 25 Questa tendenza si consoliderà con il nuovo anno. Lo stesso Supreme Commander, in gennaio, nella lettera inviata al Segretary of the Army Kenneth C. Royall confessa di aver ormai riposto ogni speranza di veder concluso in un futuro prossimo il trattato di pace, arenato a causa dei contrasti tra le Potenze Alleate; e richiama la necessità di spostare l'azione delle forze di occupazione dalla fase delle "riforme" a quella delle iniziative per la "ripresa" per un paese che, seppur sotto occupazione, dovrà vivere in una situazione di accordo di pace. Il viaggio di Kennan a Tokyo nel marzo del 1948 congela le iniziative riguardanti la conferenza di pace. Sul fronte giapponese tale questione, che ha l'obiettivo di porre termine all'occupazione nel più breve tempo possibile, è oggetto di attenzione pochi mesi dopo la fine del conflitto da parte del ministero degli Esteri. I1 21 novembre 1945 i vertici del Dicastero in relazione alle problematiche sulla stipula del trattato di pace istituiscono il Comitato per lo studio delle questioni attinenti il trattato di pace (Heiwa jōyaku mondai kenkyū kanjikai), composto da alti funzionari dei diversi dipartimenti con il compito di elaborare studi preliminari su questioni prioritarie. Il Comitato, nella prima riunione del 16 gennaio 1946, fisserà i principali ambiti di studio: problematiche di carattere generale (direttive di base concernenti la stipula del trattato, sviluppi futuri delle problematiche relative alla stipula del trattato, misure preparatorie di base, direttive generali relative ai contenuti del trattato, analisi comparativa dei contenuti del trattato predisposto dalle Potenze Alleate e i desiderata giapponesi); problematiche concernenti clausole politiche (politiche democratiche e antimilitarismo, previsione dei tempi di stipula dei trattati di pace in Europa, elezioni presidenziali negli USA nel 1948, analisi dell'evoluzione dei rapporti tra USA, URSS e Gran Bretagna) ed economiche, nonché relative l'amministrazione internazionale. I lavori del Comitato proseguiranno per circa quattro mesi. Il 22 maggio 1946 verranno presentati 5 elaborati. In essi si evince l'auspicio di vedere stipulato un trattato di pace equo nel più breve tempo possibile (intorno all'estate del 47), dopo il completamento di 3 fasi di studio che, iniziate nella prima metà del 1946, dovrebbero concludersi nell'autunno dello stesso anno con l'istituzione della Commissione preparatoria al trattato di pace (Heiwa jōyaku junbi iinkai). In relazione ai contenuti si sottolineerà, in particolare, la necessità che venga ripristinata la piena sovranità e il rispetto della propria indipendenza per un ritorno a pieno titolo del Giappone nella comunità internazionale, che sia garantito il diritto alla vita e alla sicurezza grazie all'istituzione di un sistema di sicurezza collettiva su scala regionale organata intorno ai paesi comprendenti la Far Eastern Commission. Per quanto concerne il mantenimento della pace e dell’ordine interno dopo la completa demilitarizzazione, si auspica l’istituzione di corpi di polizia armata o di unità per il mantenimento della pace e dell’ordine. Durante le fasi di studio saranno consultati gli atti preparatori e la documentazione dei lavori della Conferenza di pace di Parigi (29 luglio - 15 ottobre 1946) relativi all’Italia (firmato il 10 febbraio 47 e in vigore dal 15 settembre 47) e nella seconda metà di settembre verrà istituita una commissione speciale che, oltre a procedere negli studi sulle diverse tematiche, si impegnerà nel tradurli in lingua inglese. [Yoshida Shigeru ricorderà in uno scritto: se i termini di un trattato di pace sarebbero stati discussi tra le sole Potenze Alleate e quindi imposte al Giappone, si sarebbe dovuto scegliere quale paese avrebbe dovuto patrocinare la causa giapponese in sua assenza. Questo paese, doveva essere gli Stati Uniti, poiché essendo la nazione più direttamente impegnata nell'occupazione del Giappone ci si sarebbe naturalmente aspettato che essa giocasse un ruolo guida nella preparazione di un trattato di pace. Inoltre, a differenza di alcune Potenze Alleate che nutrivano ancora sentimenti di odio e diffidenza verso il Giappone, gli Stati Uniti avevano raggiunto un miglior grado di comprensione delle condizioni del Paese tanto da divenire più disponibili verso le sue aspettative e richieste. Fu chiaro, quindi, che vi era poca speranza di raggiungere una pace accettabile per il Giappone a meno che gli Stati Uniti perorassero la nostra causa durante i colloqui preliminari tra le Potenze Alleate. Affinchè gli Stati Uniti assumessero tale ruolo, tuttavia, era necessario che i loro leader avessero in loro possesso tutte quelle informazioni relative alle condizioni del Giappone nel dopoguerra e che fossero presentate in forma comprensibile alle autorità in Washington, ancora ignoranti di molti problemi. Quindi, già nell’autunno del 1946 era cominciata la compilazione in lingua inglese di tali informazioni, partendo da un esame delle presenti condizioni economiche e politiche del paese e con una particolare attenzione alle informazioni relative ai territori: il materiale presentato con riguardo alle sole questioni territoriali occupò sette volumi.] Nel clima di crescente aspettativa, dal marzo 1947 con l’intervento del Supreme Commander, il raggio di azione delle autorità giapponesi si amplia. Insieme al ministero degli Esteri, i lavori preparatori ad un trattato di pace coinvolgeranno altri i dicasteri (Finanze, Educazione, Agricoltura e Foreste, Commercio e Industria, Trasporti). 26 Alla fine di maggio saranno formalizzate le richieste giapponesi di massima: sufficiente considerazione dei desiderata giapponesi, conclusione del trattato di pace entro le linee prescritte dalla Potsdam Declaration nel rispetto del diritto internazionale e nello spirito della Carta Atlantica, opportunità di poter mettere in pratica le clausole del trattato sotto personale responsabilità giapponese, garanzia della sicurezza grazie all'attività delle Nazioni Unite, speranza di veder conclusi accordi su scala regionale, indipendenza economica e mantenimento di uno standard di vita dignitoso per la popolazione. Quindi, il 26 luglio, in concomitanza con la proposta statunitense indirizzata alle Potenze Alleate di dare seguito ad una conferenza, il ministro degli Esteri del governo Katayama, Ashida Hitoshi, pur consapevole delle resistenze sovietiche, si intratterà a Atcheson. In tale occasione verranno comunicati formalmente i desiderata del governo giapponese riassunti in un promemoria. Quest’ultimo, auspicando una gestione della conferenza di pace imparziale, alla quale possa partecipare anche il Giappone, per una pace condivisa, contemplerà i seguenti otto punti: 1. trattato di pace nel rispetto del diritto internazionale, nello spirito della Carta Atlantica ed entro le linee indicate dalla Potsdam Declaration 2. implementazione delle clausole del trattato sotto personale responsabilità giapponese; 3. adesione, in tempi brevi, alle Nazioni Unite per la sicurezza di una nazione disarmata; 4. sufficienti forze di polizia, numericamente proporzionate alla popolazione, per il mantenimento della pace e dell'ordine pubblico dopo il ritiro delle forze di occupazione una volta firmato il trattato di pace; 5. abrogazione dello status privilegiato per gli stranieri residenti in Giappone; 6. determinazione del territorio giapponese, incluse le isole minori, in base alla loro storia, etnia, economia e cultura; 7. in relazione agli indennizzi di guerra, si auspica una particolare attenzione affinchè essi non incidano sull'indipendenza economica del Paese e su di un livello di vita accettabile per la sua popolazione, inoltre ci si augura che si venga esentati dal pagamento di debiti relativi ai danni di guerra subiti dalle Potenze Alleate; 8. il non imporre misure restrittive ad attività economiche quali commercio, navigazione, pesca, per la rinascita del Giappone e la ripresa e la stabilità mondiale Due giorni dopo Ashida avrà un meeting con il generale Courtney Whitney, responsabile della GS, al quale consegnerà in via informale lo stesso promemoria presentato ad Atcheson. Dopo una rapida consultazione tra i due alti funzionari dello SCAP, il documento verrà restituito ad Ashida con l'indicazione che il Dipartimento di Stato considererebbe prematura l'iniziativa delle autorità giapponesi nella presente situazione internazionale quindi, e portatrice di conseguenze sfavorevoli per il Giappone. Ashida Hitoshi, insieme al primo ministro Katayama, incontrerà il 31 luglio il ministro degli Esteri australiano Herbert Vere Evatt, in visita a Tokyo. Il colloquio permetterà ai leader giapponesi di rimarcare che il Giappone è ormai un paese nuovo, democratico, pacifico, antimilitarista e teso a indirizzare ogni energia nella sua rinascita; di affermare la speranza di assumere un ruolo onorevole all’interno della comunità internazionale per la pace e la prosperità mondiale e di vedere concluso in breve il trattato augurandosi la pronta ripresa dei rapporti commerciali tra i due paesi. Quindi, l'11 agosto Ashida consegnerà a William Macmahon Ball, rappresentante australiano alla Conferenza in Canberra, i desiderata giapponesi presentati ad Atcheson e Whitney. La posizione del governo australiano in merito alle varie questioni concernenti il trattato di pace con il Giappone sarà precisata dal ministro Evatt il 13 agosto in una nota secretata e può essere riassunta in 11 punti: 1. Non dovrebbe esserci alcun ritardo nel procedere con la Conferenza di pace giapponese. In assenza di un accordo di pace, ci saranno tendenze crescenti per le questioni di importanza permanente da affrontare su base frammentaria o da rinviare. 2. Lo sforzo bellico dell'Australia le ha permesso di essere riconosciuta come capofila nell'accordo di pace. Essa ha guadagnato questa posizione con il suo sforzo bellico che, nelle parole del generale MacArthur, «ha contribuito incommensurabilmente» alla vittoria del Pacifico. 3. L'Australia accetta il principio democratico secondo cui, nonostante i loro vari contributi alla vittoria comune, tutte le nazioni che hanno avuto un ruolo sostanziale nella guerra del Pacifico dovrebbero essere rappresentate alla conferenza di pace. 4. La procedura di voto suggerita dagli Stati Uniti 2/3) è giusta e democratica e qualsiasi tentativo di applicare il sistema di veto sarebbe ingiusto e deve essere resistito. 5. L'accordo di pace per il Giappone non ha bisogno di essere un affare prolungato ma potrebbe essere completato nel 1948. In effetti i suoi fondamenti sono già stati accettati nella politica di base formulata dalla 27 Commissione consultiva dell'Estremo Oriente e successivamente confermati dall'attuale Commissione dell'Estremo Oriente che era uno sviluppo dei principi generali della dichiarazione di Potsdam. Le basi della pace sono state gettate anche attraverso il costruttivo lavoro pionieristico già svolto in Giappone dal generale MacArthur, a seguito del quale il disarmo militare è ora completato. 6. La politica di base della Commissione dell'Estremo Oriente prescriveva alcune misure: il disarmo fisico del Giappone, la rimozione di elementi militaristi e fascisti, il processo e la punizione dei crimini di guerra e la distruzione della capacità del Giappone di condurre la guerra. 7. La politica di base della Commissione dell'Estremo Oriente ha posto l'accento sui compiti positivi della costruzione di un Giappone pacifico e democratico. Ciò ha richiesto la riforma della vita sociale, politica ed economica del Giappone. Ad esempio, i sindacati dovrebbero essere attivamente incoraggiati e il sistema educativo liberalizzato. Questi compiti positivi sono necessariamente a lungo termine. 8. L'insediamento deve tener conto dell'Asia meridionale e del Pacifico nel suo insieme. Una pace dovrebbe essere stabilita in conformità con gli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite, una pace che dovrebbe garantire la sicurezza da future aggressioni e allo stesso tempo contribuire ad innalzare il tenore di vita di tutti i popoli del sud-est asiatico e del Pacifico. Il graduale sviluppo economico del Giappone dovrebbe far parte di un piano generale per il miglioramento economico dell'Asia orientale e sudorientale e del Pacifico nel suo insieme. Sarebbe ingiusto se la sua popolazione ottenesse privilegi e benefici negati ai paesi che ha devastato. 9. Per raggiungere questi obiettivi, un'autorità di vigilanza alleata dovrebbe essere istituita nel trattato di pace al fine di consolidare gli importanti guadagni già realizzati e garantire il rispetto delle disposizioni del trattato e in particolare per impedire qualsiasi ripristino di una possibile guerra. Inoltre, l'autorità di vigilanza dovrebbe avere tra le sue funzioni il coordinamento dell'economia giapponese con quelle delle regioni del Pacifico e dell'Asia orientale. 10. Il futuro del Giappone dipende in primo luogo dalla determinazione del potere alleato nel perseguire gli obiettivi stabiliti dalla Commissione dell'Estremo Oriente, e in secondo luogo dall'energia, dalla sincerità e dalla cooperazione degli stessi giapponesi nel portare avanti le grandi riforme programmate. 11. Il trattato di pace non dovrebbe essere vendicativo ma giusto e fermo. L'Australia desidera ottenere attraverso procedure democratiche di pacificazione una pace stabile e duratura nel Pacifico basata sulla sicurezza dall'aggressione e sul benessere di tutti i popoli del Pacifico. Questo grande obiettivo sarà possibile solo se la conferenza di pace viene accelerata, fornendo così un esempio di cooperazione alleata che dovrebbe aiutare anche nell’insediamento europeo finale. Il comunicato congiunto dei paesi del British Commonwealth presenti alla Conferenza di Canberra sarà incentrato sulle misure atte a scongiurare l’eventualità di un ritorno del Giappone a potenza militare, anche l'azione delle autorità giapponesi proseguirà con tenacia. Il 19 settembre Ashida ha l'opportunità di incontrare il neo nominato Under Secretary of the Army il generale William Henry Draper Jr., già vice presidente della rinomata banca d'investimento Dillon, Read & Co. L'obiettivo sarà quello di consolidare i rapporti con quella parte, più influente all'interno dell'amministrazione Truman e fuori di essa, volta a sostenere la rinascita economica del Giappone invertendo gli indirizzi manifestati, in particolare, da Pauley ed Edwards. Altro obiettivo è sondare il sostegno alle richieste giapponesi in tema di trattato di pace. Facendo leva sul convincimento espresso dallo stesso Draper circa l'eccessivo onere dei costi dell'occupazione per il contribuente americano il governo Katayama solleciterà iniziative finalizzate ad una conferenza di pace in tempi brevi, evidenziando, al contempo, le problematiche sul tema della sicurezza del Giappone post-occupazione. Gli stessi passi verranno fatti nei giorni seguenti nei confronti della Gran Bretagna e dell'Australia. Il 24 settembre il ministro degli Esteri incontrerà l'ambasciatore Alvary D. Gascoigne (1893-1970), rappresentante del governo britannico in Giappone, e il 2 ottobre il delegato del governo australiano Patrick Shaw. Quindi, il 15 ottobre il primo ministro Katayama, Nishio Suehiro e Ashida faranno visita al capo delegazione del Guomindang. Questi è rappresentante di un governo che esprime posizioni simili a quelle sovietiche riguardo alle modalità di voto (mantenimento del diritto di veto) e alla centralità decisionale delle principali quattro Potenze Alleate nella conferenza. Dunque Katayama sottolineerà l'azione concreta del governo nel costruire un nuovo Giappone democratico in base ai principi formulati nella Costituzione Shōwa, l'auspicio di vedere realizzata una conferenza di pace in tempi brevi e l'augurio della rinascita di relazioni basate sulla reciproca fiducia tra i due Paesi. Ashida invece, chiederà di riconsiderare la posizione assunta dal governo cinese rispetto agli indirizzi statunitensi sulla conferenza preparatoria. 30 legge in Commissione bilancio della Camera dei rappresentanti in linea con le volontà del Ministro. Qui, l'azione, in qualità di presidente della Commissione, del leader dell'ala sinistra del Partito Socialista Suzuki Musaburō, che ha già criticato tale misura come causa di una frattura tra l'utenza generale di tali servizi e gli impiegati governativi, diviene dirimente. Il 3 febbraio il premier Katayama sollecita l'ala sinistra del Partito Socialista ad assumere un atteggiamento propositivo nei confronti del governo pena lo scioglimento in massa dell'esecutivo. Tale sollecitazione verrà valutata da Suzuki come un comportamento intimidatorio nei confronti della Dieta. Il giorno seguente nella riunione del Comitato centrale esecutivo dello Shakaitō l'ala sinistra del Partito ribadisce di voler "mantenere la propria libertà di azione". Nel tentativo di ricercare una soluzione negoziale, Nishio Suehiro convocherà, il pomeriggio del 5 febbraio, i rappresentanti dei tre partiti di governo e Suzuki Musaburō che, tuttavia, nel ben mezzo del meeting lascerà gli astanti per ritornare in Commissione bilancio, precedentemente sospesa. Con un colpo di mano, data la presenza in Commissione solo dei membri del Partito Liberale, del Partito Comunista e della sinistra del Partito Socialista, il leader dell'ala sinistra dello Shakaitō farà approvare la mozione di ritiro della legge presentata dal governo e la sua riformulazione. Il 6 febbraio Wada riconfermerà la linea della Direzione generale per la stabilizzazione economica, trovando, ora, l'opposizione formale anche del ministro degli Esteri Ashida e del ministro delle Comunicazioni Miki. Il 7 febbraio il primo ministro ha ormai seriamente valutato la possibilità di porre termine alla sua esperienza governativa. Un ultimo tentativo di far recedere Katayama da una decisione già presa sarà esperito dal Supreme Commander nell'incontro del 9 febbraio, allorquando suggerirà, con ottimismo, un confronto parlamentare. Il 10 febbraio il governo Katayama rassegnerà nelle mani del Tennō le proprie dimissioni. [Nella comunicazione dell'Acting Political Adviser Sebald al segretario di Stato con la quale si informa Washington delle dimissioni del governo Katayama si sottolinea come le SCAP ritenga contrario al dettato costituzionale l'atto consuetudinario di presentare al Tennō le dimissioni di un governo] A seguito delle dimissioni, lo statement di MacArthur sarà improntato ad apprezzare la leadership coscienziosa e patriottica di Katayama, a riconoscere il duro compito del governo che si era trovato di fronte alle gravi dislocazioni politiche, economiche e sociali dovute alla guerra e alla sconfitta, ad asserire che l'occupazione continuerà a considerare tali questioni politiche interne come una responsabilità dei rappresentanti del popolo giapponese. Infine, nei colloqui con il rappresentante politico britannico in Giappone Alvary Douglas Gascoigne, Mac Arthur sosterrà che “Katayama era stato vittima della sua intrinseca modestia e patriottismo; aveva ripudiato la politica del suo partito per servire gli interessi della nazione; si era sforzato di trasformare in realtà la coalizione a quattro, ma aveva fallito a causa delle tattiche ostruttive ed egoistiche di Yoshida.” Capitolo II - La coalizione di governo Nihon Shakaitō e Minshutō (II). Il governo Ashida (10 marzo-15 ottobre 1948) 2.1 La formazione del governo Ashida Ricevuta la nota ufficiale con la quale verranno formalizzate le dimissioni del governo Katayama, Matsuoka Komakichi, Speaker dello Shūgiin ed esponente del Partito Socialista, si metterà al lavoro per indire una conferenza dei quattro principali partiti. Tale procedura verrà osteggiata da Yoshida Shigeru che durante i 10 mesi del governo Katayama si era impegnato a consolidare la sua leadership politica viaggiando per il Paese. Egli motiverà il suo rifiuto a partecipare alle consultazioni affermando che secondo il normale iter costituzionale, dopo un’elezione, il partito di maggioranza dovrebbe indicare il premier e formare l'esecutivo. Tuttavia, una volta che quest'ultimo avrà rassegnato le proprie dimissioni, l'unico percorso corretto dovrebbe è quello di assegnare ai partiti di opposizione il compito di indicare il premier e procedere alla formazione di un nuovo esecutivo. Dopo che la Dieta avrà eletto il premier del principale partito di opposizione, la persona designata dovrà iniziare a lavorare per la formazione di un governo che rifletta le proprie convinzioni, aprendo consultazioni con i vertici di un terzo o quarto partito, qualora lo ritenga necessario. Di conseguenza, essendo scorretto tenere un summit dei quattro partiti prima di aver espletato tale iter costituzionale, egli si rifiuta di partecipare al summit. Le considerazioni di Yoshida sono sostenute dal Jiyūto, secondo partito alla Dieta con una rappresentanza complessiva di 169 seggi, da formazioni politiche quali il Dōshi kurabu con una ventina di seggi, il Daiichi giin kurabu (Club dei membri della Dieta Daiichi) e il Nihon Nōmintō (Partito dei contadini), quest'ultimo istituito nel marzo del 1947 e presente al solo Shūgiin con otto rappresentanti. 31 Inoltre, sulla spinta del Dōshi kurabu è in programma la nascita di un nuovo partito nel quale si spera possa fare parte anche il Minshutō, trainato dal Taiyōkai (Società del sole), una formazione interna ad esso e con una componente parlamentare di circa 40 membri che presenterà posizioni politiche vicine al Dōshi kurabu. L'11 febbraio si terrà la conferenza preparatoria tra gli esponenti delle forze politiche. Tuttavia, sfumerà il desiderio di veder nascere il nuovo partito che veda al suo interno il Minshutō. Lo SCAP ritiene non ancora ultimata l'esperienza del "cabinet of majority". Condizionato da questa dichiarazione il Minshutō, dopo aver frenato l'azione del Taiyōkai, si attiva nel ridare vita ad un governo di coalizione con le stesse forze presenti nel governo Katayama. La mozione approvata il 16 febbraio dal Partito, da un lato richiama la necessità di formare un governo di "unità nazionale" composto dai 4 principali partiti dell'arco parlamentare; dall'altro indica in Ashida Hitoshi come successore di Katayama precludendo ogni possibilità di accordi con il Partito Liberale. I negoziati con lo Shakaitō evinceranno, inizialmente, la posizione contraria dell'ala sinistra che avanzerà la ricandidatura di Katayama. Ma, il rifiuto di quest'ultimo spingerà l'ala sinistra a riconsiderare l'iniziale posizione. Ritornando sui suoi passi, sosterrà la nomina di Ashida Hitoshi a primo ministro. Il 21 febbraio 1947 si svolgeranno le elezioni; i candidati sono Ashida Hitoshi e Yoshida Shigeru. I risultati dello Shūgiin sanciranno l'affermazione di Ashida con 216 voti a favore contro 180 per Yoshida su un totale di 421. Esito opposto avranno le votazioni al Sangiin dove si registreranno 101 voti per Yoshida e 99 per Ashida su un totale di 218. Poiché nessuno dei due candidati riuscirà, poi, ad ottenere i necessari 2/3 alle elezioni della conferenza bicamerale congiunta, come prescrive la Costituzione Shōwa, il risultato dello Shūgiin statuirà la vittoria di Ashida Hitoshi. Seguirà la legittimazione della designazione di Ashida da parte della GS che, richiamando l’eccezione di costituzionalità evidenziata da Yoshida Shigeru, valuterà come distorsione delle regole democratiche l'idea di assegnare al partito di opposizione il compito di formare un nuovo esecutivo nel caso in cui il precedente governo di coalizione si dimetta in massa. Il nuovo governo di coalizione sarà varato il 10 marzo. ● Ashida, primo ministro e ministro degli Esteri ● Nishio Suehiro, ministro di Stato senza portafoglio, assumerà la carica di vice-premier ● Kitamura Tokutarō (Partito Democratico) ministro delle Finanze ● Mitsutani Chōsaburō (Partito Socialista) ministro dell'Industria e Commercio ● Nagae Kazuo (Partito Socialista) ministro dell'Agricoltura e Foreste ● Okada Seiichi (Partito della Cooperazione del Popolo) ministro dei Trasporti ● Tomiyoshi Eiji (Partito Democratico) ministro delle Comunicazioni ● Hitotsumatsu Sadayoshi (Partito Democratico) ministro delle Costruzioni ● Takeda Giichi (Partito Democratico) responsabile del Welfare ● Morito Tatsuo (Partito Socialista) manterrà la carica di ministro dell'Educazione ● Katō Kanju ministro del Lavoro ● Nomizo Masaru, in qualità di ministro di Stato, presidente della Commissione finanze locali ● Kurusu Takeo, sostituisce Wada, responsabile della Direzione generale per la stabilizzazione economica In totale: 8 membri dello Shakaitō, 6 del Minshutō e 2 del Partito della Cooperazione del Popolo. Cinque giorni dopo la formazione del governo, il Jiyūtō e Dōshi kurabu uniranno le proprie forze per dar vita al Minshu Jiyūtō (Partito Democratico Liberale), eleggendo alla carica di presidente Yoshida Shigeru. 2.2 La visita di Kennan in Giappone: direttive per il cambio di rotta Dall’estate del 47 negli USA si sviluppa la tendenza a ridefinire le linee politiche da adottare verso i vinti. Nei circoli economici che nell'anteguerra avevano avuto rapporti con gruppi imprenditoriali giapponesi era già presente il timore di vedere distrutto il sistema economico a causa della rigidità di programma di deconcentramento. Quest’ultimo era stato proposto nei primi 24 mesi di occupazione. Altra causa era l’azione punitiva nei confronti degli esponenti del mondo industriale e finanziario nazionale con conseguenti riflessi negativi per gli stessi interessi statunitensi. Questo timore si acuisce dando corpo all'azione della cosiddetta "Japan Lobby". Al sostegno, già acquisito, della "Japan Crowd" si sommerà l’azione di agenti politici che all'interno del Congresso faranno valere la posizione critica nei confronti dei programmi inizialmente adottati in Washington. Spinti da 32 motivazioni geostrategiche, gli stessi vertici dell'amministrazione Truman abbracciano le posizioni di George Kennan, come testimonia lo speech del Secretary of the Army Kenneth Royall, il 6 gennaio 1948, al Commonwealth Club in San Francisco. Egli afferma: [Riguardo alle politiche di occupazione intraprese nel caso specifico del Giappone, immediatamente dopo la resa, gli obiettivi della nostra politica erano stati dichiarati: 1. Assicurare che il Giappone non tornerà più a minacciare la pace e la sicurezza del mondo 2. Stabilire il prima possibile un governo democratico e pacifico che svolgerà le sue responsabilità internazionali, rispetterà i diritti degli altri stati e sosterrà gli obiettivi delle Nazioni Unite L’idea di base era la prevenzione a una futura aggressione giapponese: ● prevenzione diretta, tramite il disarmo ● prevenzione indiretta creando un tipo di governo che difficilmente svilupperebbe di nuovo una guerra Il benessere del Giappone o la sua forza come nazione, era decisamente una considerazione secondaria alla protezione di noi stessi e secondaria al pagamento dei risarcimenti dei danni agli alleati vittoriosi Fin dall’inizio era stato chiarito che: "Il Giappone sarà autorizzato" (non incoraggiato) "a mantenere quelle industrie che sosterranno la sua economia e consentiranno risarcimenti ma non quelle che consentiranno il riarmo. È consentito l'accesso, non il controllo, alle materie prime. È consentita l'eventuale partecipazione giapponese al commercio mondiale." È comprensibile, e in accordo con i sentimenti e le opinioni del nostro popolo, che nel 1945 lo scopo principale dell'occupazione doveva essere la protezione contro un nemico che ci aveva attaccato brutalmente e che aveva commesso brutali atrocità contro le nostre truppe e i nostri cittadin. Da allora sono sorte nuove condizioni nella politica e nell'economia mondiale, nei problemi di difesa nazionale e nelle considerazioni umanitarie. Questi cambiamenti devono essere presi in considerazione per determinare il nostro corso futuro, ma va ricordato che sono sorti dopo che sono state messe in atto le politiche iniziali. Queste politiche sono state prontamente attuate. ● Entro pochi mesi tutte le unità giapponesi sciolte e tutti gli strumenti di guerra distrutti o isolati. ● Le principali organizzazioni militari giapponesi, le società segrete e terroristiche, abolite. ● Coloro che hanno formulato le politiche di conquista e aggressione rimossi da importanti posizioni politiche ed economiche. ● Le industrie belliche contrassegnate per essere rimosse (arsenali, impianti di munizioni privati, fabbriche di aeromobili, laboratori di ricerca militare, impianti di gomma e olio sintetici, installazioni navali e alcune macchine utensili elettriche, fabbriche di metalli ferrosi e altri). E presi impegni verso altre nazioni per il pagamento di risarcimenti con quegli impianti. ● Sciolte le concentrazioni di proprietà privata e potere economico. Per un lungo periodo la proprietà terriera era stata nelle mani di una piccola parte della popolazione. Il sistema era analogo a quello feudale dei secoli passati, e i "baroni della terra" usavano il loro potere per incoraggiare la guerra. ● Nel campo degli affari, lo Zaibatsu, o "cricche della moneta", dominava l'economia giapponese attraverso aziende e monopoli. Una dozzina di famiglie controllavano oltre il 75% del commercio, dell'industria e della finanza del paese. L'influenza sul governo di questi e di altri monopoli era illimitata ed erano collegati in modo inscindibile con i militaristi. Questo gruppo congiunto nel corso degli anni, e in particolare durante l'anno e un anno prima di Pearl Harbor, incoraggiò il Giappone verso la guerra e la distruzione. Sono stati presi provvedimenti per interrompere entrambi i tipi di concentrazione. Ai sensi di una direttiva emanata dal Supreme Commander, la Dieta giapponese emanò nell'autunno del 1946 una legge sulla riforma agraria in base alla quale, attraverso le commissioni locali sulla terra, i 5 1/2 milioni di famiglie di agricoltori giapponesi potevano acquisire terreni dagli attuali proprietari a un prezzo ragionevole e pagarlo per qualche anno. Questo programma sarà completato entro la fine del 1948. ● L'azione contro lo Zaibatsu proseguita e il suo controllo abolito. Sessantasette holding, con 4.000 filiali e affiliate, contrassegnate per la liquidazione. Le due maggiori holding, Mitsubishi e Mitsui, sono state chiuse. Altri dei più grandi sono stati quasi completamente liquidati. ● Il governo giapponese è stato incaricato di preparare una legislazione che vieta i cartel internazionali. Preparata e approvata una rigida legislazione antitrust e di deconcentramento. Mentre venivano presi questi provvedimenti, sorgevano nuovi sviluppi. Il Giappone non era mai stato in grado di fornire tutto il proprio cibo, né di produrre il necessario per altri bisogni di vita. Settantotto milioni di giapponesi occupano un'area più piccola della California, e di quell'area solo il 16% è in grado di coltivare. La popolazione è in enorme crescita. Si prevede che raggiungerà gli 84 milioni entro il 1951. L'attuale situazione problematica in Asia non lascia alcun alimento disponibile per l'importazione in Giappone. Senza cibo e altre necessità il Paese si troverebbe di fronte alla fame, alla malattia, ai disordini e alla perdita di speranze. In tali condizioni non potremmo raggiungere l’obiettivo 35 Il secondo incontro, 5 marzo, sarà preceduto dall'invio di uno statement predisposto da Kennan per MacArthur in cui si afferma che: ● C'è poca probabilità che un trattato venga concluso, ratificato dal numero necessario di stati e messo in atto in tempi brevi dunque ci si trova di fronte a un ulteriore lungo periodo, indefinito, durante il quale bisogna proseguire senza un trattato ● Le politiche occupazionali si basano sulla Dichiarazione di Potsdam. Gli obiettivi di quest’ultima erano però realmente pertinenti solo al periodo immediatamente successivo alla resa. ○ Hanno provveduto alla sicurezza degli alleati dall'aggressione giapponese. ○ Non prevedevano la sicurezza delle isole giapponesi dall'aggressione, palese o nascosta, dall'esterno. In ○ Sono stati sostanzialmente raggiunti, pertanto non possono più servire da guida per il futuro. ● A molti a Washington sembra che, in vista dello sviluppo della situazione mondiale, la nota chiave della politica occupazionale, da qui in avanti, dovrebbe risiedere nel raggiungimento della massima stabilità della società giapponese, affinché il Paese possa essere in grado di provvedere per sè una volta ritirata la mano protettiva. Dunque l'accento dovrebbe essere ora posto su: ○ una ferma politica di sicurezza degli Stati Uniti per quest'area, che prevede sia il prossimo periodo intermedio che l'eventuale periodo di pace, e che è stata progettata per dare ai giapponesi un'adeguata garanzia contro le future pressioni militari; ○ un intenso programma di ripresa economica; ○ un rilassamento nel controllo occupazionale, progettato per stimolare un maggior senso di responsabilità diretta da parte del governo giapponese e per dare al popolo giapponese maggiori opportunità di assimilare a modo suo le misure di riforma già introdotte. Nelle considerazioni addotte da MacArthur il 5 marzo vi è una critica nei confronti della FEC e riguarderanno: ● la difficoltà di poter modificare gli indirizzi politici dell'occupazione per le resistenze interne alla stessa FEC (leggi URSS); ● la centralità, in termini di sicurezza nazionale, dell'area del Pacifico nella quale Okinawa, in particolare, è considerata un punto fondamentale, sottolineando la necessità di un controllo unilaterale e completo delle isolo Ryükyü e rimarcando la manchevole passività da parte della FEC su tale issue; ● l'esigenza di sollecitare gli stati membri della FEC a rimuovere un diffuso sentimento anti-giapponese affinchè il Giappone possa sviluppare il proprio commercio estero, essenziale per la sua rinascita economica. Inoltre, il Supreme Commander preciserà come in realtà molto meno controllo era stato esercitato sul governo giapponese di quanto fosse previsto inizialmente poiché molti traguardi sono il risultato di iniziative giapponese. Sosterrà poi il completamento delle principali riforme. Infine, in merito al trattato di pace verranno espressi i dubbi sull'opportunità di siglarlo senza l'assenso dell'URSS. La replica di Kennan riguarderà in primo luogo il ruolo della FEC in tale nuova fase ritenuto sostanzialmente terminato con l'implementazione di quasi tutti gli item indicati nella Potsdam Declaration. Inoltre, afferma come non possa intendersi concluso il regime di occupazione e di controllo che ha lo scopo di traghettare il Giappone e le Potenze Alleate verso un trattato di pace. Sulla questione delle riparazioni di guerra, si converrà, sull'impossibilità e la pericolosità di applicare i rigidi piani predisposti: 1. per l'incapacità tecnica delle nazioni riceventi tali indennità di utilizzare funzionalmente eventuali impianti smantellati in Giappone 2. per i concreti ostacoli alla ripresa economica del Paese qualora tali strutture produttive non fossero riconvertite a scopi civili. Infine, il terzo colloquio con MacArthur si terrà il 21 marzo e vi parteciperà il generale Draper. Anche su tale incontro verrà redatto un report nel quale verranno menzionati, in particolare, i seguenti temi oggetto di discussione: 1. RIARMO DEL GIAPPONE: Draper sottolinea la tendenza all'interno del "War Department" verso l'istituzione di una piccola forza difensiva per il Giappone, per essere pronti nel momento in cui le forze di occupazione statunitensi lasciano il Paese. In risposta, il Supreme Commander ritorna sui tempi della firma del trattato di pace, ritenuti strettamente relativi alle informazioni date da Draper, ricordando l'iniziale posizione di Truman che ha annunciato pubblicamente il suo urgente desiderio di agire in anticipo per garantire un trattato. Questa opinione è sostenuta dall'Australia e dagli altri membri della FEC, ad eccezione della Cina e dell'URSS che 36 oltre ad assumere una posizione contraria, una volta avanzata la proposta di abolizione del diritto di veto, non sarebbe d'accordo con nessun trattato che stabilisca il Giappone come entità economica orientata verso gli Stati Uniti. Per MacArthur, che ha già espresso i propri dubbi sulla effettiva "entrata in vigore" di un trattato di pace senza l'assenso dell'URSS, tale impasse dovrebbe orientare gli Stati Uniti a profondere sforzi al fine di realizzare in tempi brevi una conferenza di pace, anche senza la partecipazione dell'URSS, in quanto strumento di pressione nei confronti di una nazione che dimostra il proprio isolamento dal consesso internazionale. Quindi, considerando la necessità di mantenere forze armate sul territorio giapponese, sottolinenando l'insufficienza dell'attuale contingente ad assicurare una adeguata difesa del Paese, rigettando l'ipotesi di un’amministrazione civile controllata del territorio, esprime il proprio dissenso con coloro i quali avanzano la possibilità di organizzare forze armate giapponesi per la ferma opposizione dei membri della FEC timorosi di un ritorno del militarismo, per la netta contrarietà ai principi che hanno ispirato l'azione dello SCAP, per i rilevanti costi gravanti su di un sistema economico che ha l'esigenza di rifondarsi, per lo spirito antimilitarista che pervade la società giapponese. Da ciò, giudicando maggiormente funzionale alla difesa del Giappone forze aeree, propone Okinawa, per la sua posizione geostrategica, come base per proteggere il Paese da attacchi esterni; 2. RIPARAZIONI DI GUERRA - Draper chiede di commentare il documento redatto dalla Overseas Consultant Inc. con il quale, rivedendo le richieste radicali proposte dalla Missione Pauley, si chiede di rimuovere solo gli apparati strettamente militari e non anche quelle industrie "war supporting" che dovranno essere, ora, escluse dal programma di riparazioni di guerra per mantenere, sostenere e sviluppare una capacità produttiva industriale idonea alla rinascita economica del Paese. In risposta, MacArthur afferma di non aver letto il report, ma di aver avuto contatti con coloro che hanno redatto il documento durante la loro visita in Giappone. Critico verso l'indirizzo politico delle FEC in quanto non realistico, egli sottolineerà, poi, il gravoso onere delle riparazioni di guerra già sopportato dai vinti. Poi celebrerà l'operato dello SCAP, grazie al quale la distruzione economica è stata evitata, e la piena cooperazione dei giapponesi. Confermerà poi che, ad eccezione delle attuali strutture belliche, in Giappone vi è un bisogno critico per ogni strumento, ogni fabbrica e praticamente ogni installazione industriale, proponendo di abbandonare del tutto il pensiero di ulteriori riparazioni 3. AIUTI MILITARI ALLA CINA- in merito ad un loro possibile incremento MacArthur riconosce che la situazione in Cina oggi si sta deteriorando, ma non la ritiene ancora disperata; così invita un rilascio immediato al governo cinese, di tutte le eccedenze militari statunitensi nell'Arca del Pacifico Una volta registrate le posizioni del Supreme Commander, Kennan formalizza le "Raccomandazioni relative alla politica degli Stati Uniti verso il Giappone", con la nota top secret PPS 28 del 25 marzo 1948, allegando i summenzionati report degli incontri, nonché le "Note Esplicative". Le "Raccomandazioni” verranno presentate suddividendole nelle seguenti sezioni entro le quali si articoleranno i diversi punti tematici: 1. TRATTATO DI PACE: tempi e procedure (nessuna pressione per concludere un trattato di pace in tempi brevi, negoziazione per introdurre la regola dei 2/3 o le procedure di voto adottate nella FEC), natura del trattato (non punitivo); 2. SICUREZZA - posizione delle forze tattiche statunitensi nel periodo anteriore al trattato (permanenza delle forze sul territorio giapponese nell'immediato futuro, avendo cura di ridurre al minimo il loro contingente, i costi gravanti sull'economia giapponese e l'impatto psicologico sugli occupati), disposizioni post-trattato (permanenza di tali forze sino all'entrata in vigore del trattato di pace rinviando a negoziati ultimati e in relazione al contesto internazionale e alla situazione interna qualsivoglia disposizione concernente la sicurezza militare del Giappone), Okinawa (mantenimento permanente delle installazioni militari sull'isola e sviluppo della sua base), marina militare (permanenza sino al trattato di pace delle attuali installazioni, potenziamento della base navale di Yokosuka che dopo l'entrata in vigore del trattato di pace potrà divenire base commerciale mentre Okinawa dovrà essere considerata anzata base navale, supponendo un controllo permanente), creazione di forze di polizia giapponesi (rafforzamento e riequipaggiamento delle attuali forze di polizia istituendo una forte ed efficiente guardia costiera, una organizzazione centralizzata, sotto la supervisione di esperti statunitensi e sul modello della FBI e State Army Navy Air Force Coordinating Committee); [Si noti come Kennan non seguirà la tendenza all'istituzione di un sistema di polizia altamente decentralizzato] 3. REGIME DI CONTROLLO - SCAP (pur non indicando al momento "qualsiasi grande cambiamento nel regime di controllo", si sottolinea come lo scopo delle sue operazioni debba essere progressivamente ridotto a un punto in cui la sua missione consisterà principalmente nell'osservazione generale delle attività del governo giapponese e nel contatto con quest'ultimo ad alti livelli su questioni di ampia politica governativa), FEC (pur affermando che al momento il governo degli Stati Uniti non si adopererà per porre termine alla sua esistenza, si evidenzia bisogna iniziare a scoraggiare la considerazione della FEC di nuovi documenti che non si riferiscono 37 strettamente all'esecuzione delle condizioni di consegna), Allied Council (mantenimento dell’istituzione e delle sue funzioni); 4. POLITICHE DI OCCUPAZIONE - rapporti con il governo giapponese (non interferenza né partecipazione diretta, da parte dello SCAP, ai lavori del governo giapponese, inibendo lo stesso a svolgere funzioni che normalmente sono di responsabilità delle autorità giapponesi e ribadendo che le sue funzioni debbano essere ridotte al più presto a quelle di supervisione generale con un particolare richiamo alla Economic and Scientific Section), programma di riforme (lo SCAP non dovrebbe ostacolare le misure di riforma dei giapponesi e non deve esercitare pressioni sul governo giapponese per ulteriori riforme legislative. Per quanto riguarda le misure di riforma già adottate o in corso di preparazione da parte delle autorità giapponesi, lo SCAP dovrebbe essere autorizzato a allentare la pressione sul governo giapponese in relazione a tali riforme e per consentire alle autorità giapponesi di procedere a modo loro con il processo di attuazione), epurazioni (graduale allentamento della politica di epurazione applicando criteri quali riabilitazione per coloro i quali sono risultati in posizioni "relativamente inoffensive" con possibilità di riassumere cariche pubbliche, riesamina dei casi, riduzione del periodo di epurazione), costi dell'occupazione (drastico abbattimento dei costi dell'occupazione gravanti sul Giappone e, nell'assoluta impossibilità, pagamento in dollari utilizzati per favorire le importazioni giapponesi), ripresa economica (obiettivo primario per gli Stati Uniti da realizzarsi attraverso la combinazione di un programma di aiuti a lungo termine, sforzi vigorosi e concentrati da parte di tutte le agenzie e dipartimenti governativi nel rimuovere qualsivoglia esistente ostacolo per la rinascita del commercio estero giapponese, facilitare la ripresa e lo sviluppo delle esportazioni, indicando il generale William Draper come principale referente), riparazioni di guerra (pur affermando che "il nostro governo non è disposto a consentire la rimozione di articoli di riparazione dal Giappone in eccesso rispetto al progetto esistente del 30% " come indicato dalla Overseas Consultant Inc, si sottolinea che tali "reparations", da completarsi entro il 1° luglio 1949 senza che vengano aggiunti altri impianti oltre quelli già indicati, non dovranno materialmente pregiudicare la rinascita economica della Nazione), questioni proprietarie (accelerazione, da parte dello SCAP, del ripristino delle proprietà dei soggetti degli stati membri delle Nazioni Unite sul territorio giapponese entro il 1° luglio 1949, prima dell'inizio dei negoziati finalizzati al trattato di pace affinché tali issue non rientrino nella fase negoziale stessa, necessità di una lista dettagliata dei beni patrimoniali giapponesi fuori dal territorio nazionale affinché essi non possano essere, eventualmente, reclamati dai membri della FEC nel contesto delle riparazioni di guerra), informazione ed educazione (abolizione della censura sull'ingresso di materiali letterari, abolizione della censura preventiva su ogni pubblicazione, fermo restando che lo SCAP potrà operare una "supervisione post censura", autorizzazione parte dello SCAP a tradurre e pubblicare in Giappone opere letterarie con copyright statunitense, trasmissione di un programma radiofonico dalla stazione radio statunitense in Saipan per lo sviluppo di una comprensione e apprezzamento delle idee americane, incoraggiamento degli scambi culturali tra studiosi, professori, scienziati, tecnici giapponesi e americani, maggiore spesa pubblica per l'istruzione), processo ai criminali di guerra (in particolare necessità di procedere in tempi brevissimi alla conclusione dei processi per coloro i quali sono stati imputati di crimini di guerra sotto la categoria A); 5. RAPPRESENTANZA DEL DIPARTIMENTO DI STATO - invio nella capitale giapponese di un "permanent Political Representative" del Dipartimento di Stato con il grado di ambasciatore. Le sue funzioni: consigliare il comandante su questioni politiche e riferire al segretario di Stato questioni riguardanti il Giappone. Il rappresentante politico godrebbe delle normali strutture per la comunicazione indipendente con il Dipartimento di Stato. Almeno nel periodo iniziale, non dovrebbe avere a che fare ufficialmente con il governo giapponese, anche se non ci sono restrizioni nei suoi contatti informali con i funzionari del governo giapponese. Le funzioni della Sezione diplomatica della GS dello SCAP saranno limitate a quelli di un protocollo e una sezione di collegamento per GHQ. A completare la documentazione elaborata da George Kennan saranno, le "Note esplicative" in cui: 1. Disposizioni per il post-trattato; 2. Ripresa economica; 3. Riparazioni di guerra; 4. Processo ai criminali di guerra. Sul primo tema Kennan, richiamando le considerazioni di MacArthur: 1. necessità della completa demilitarizzazione del Paese, 2. effettiva garanzia internazionale in termini di sicurezza del territorio giapponese con la permanenza di forze alleate anche dopo l'entrata in vigore del trattato, 40 Inoltre, verrà sottolineato come la mancanza di progressi nell'opera di ricostruzione industriale e la continua spirale inflativa, risolvibile con uno sviluppo della produzione, abbiano prodotto agitazioni nel mondo del lavoro e favorito l'infiltrazione di esponenti della sinistra comunista all'interno delle rappresentanze degli impiegati governativi. Come relazionato dallo stesso responsabile del Policy Planning Staff in occasione degli incontri con MacArthur, parte dei desiderata giapponesi convergeranno, anche se con finalità diverse, con quanto indicato nelle linee di politica economica suggerite sia da Kennan, sensibile a considerazioni geopolitiche, sia da Draper, ricettivo degli interessi del capitale statunitense. La revisione dei rigidi piani di smantellamento degli impianti industriali per le riparazioni di guerra si rapporterà alla riconsiderazione della rinascita economica del Paese. Quest’ultima nella prima fase dell'occupazione americana è stata ritmata dalla radicale ridefinizione del sistema stesso. Ora ci si muoverà dal rigoroso processo di deconcentramento industriale riproposto dalla FEC 230 e dall'azione punitiva nei confronti di esponenti del mondo imprenditoriale e finanziario nazionale. In particolare, il "Wall Street General", che ha già incontrato Ashida nel settembre 1947, architetta il rilancio del sistema economico attraverso: ● abbattimento delle quote fissate per le riparazioni di guerra; ● salvaguardia dei gruppi imprenditoriali funzionali ad una ripresa produttiva che si leghi con gli USA; ● implementazione dei programmi finalizzati alla rinascita del commercio estero il cui principale partner dovrà essere gli Stati Uniti; ● ripresa e sviluppo delle esportazioni: ● attivazione di programmi di aiuti di lungo termine e in scala decrescente; ● promozione di investimenti di capitali statunitensi in Giappone, premunendosi di sollecitare il suo interlocutore ad agire responsabilmente. Ottenere denaro per il Giappone dipende dal Congresso degli Stati Uniti il quale sarà più generoso se convinto che il Paese si stia impegnando al massimo nell'affrontare i problemi dell'inflazione, del commercio estero, ecc attraverso condizioni di scambio stabilite, aumento della produzione di cibo e altro. Ciò richiede una situazione politica calma Il 20 aprile il The New York Times darà conto del clima di ottimismo che si manifesta tra i giapponesi affermando leader del governo giapponese stanno dicendo alla gente che le peggiori difficoltà postbelliche della nazione sono finite e che gli standard di vita possono essere migliorati. Dichiarazioni si sono già avute, in particolare da quando il sottosegretario all'esercito William H. Draper, nella sua missione di Tokyo, il mese scorso, ha annunciato come politica del dipartimento il ristabilire dell'entità autoportante del Giappone. È chiaro che questi piani ora sono stati adottati dal governo di coalizione del premier Hitoshi Ashida. Oggi in una riunione a Osaka della Camera di commercio, nove dei più importanti ministri, tra cui il Premier, hanno presentato il loro programma a oltre un centinaio di dirigenti del distretto di Kansai. Le aziende giapponesi, nel frattempo, si affrettano a cambiare i loro piani di riorganizzazione in base alla legge sulla deconcentrazione economica. I membri della Draper-Johnston Mission per due settimane hanno scambiato opinioni con i leader dell'imprenditoria nazionale, come Ishikawa Ichirō, presidente della Keidanren e oppositore del deconcentramento economico, e con figure del mondo economico soggette a epurazione. Il Report trasmesso al segretario di Stato in data 26 aprile 1948, quale atto finale dei membri della Draper-Johnston Mission, formalizza il nuovo corso. Il documento di 22 pagine presenta: ● "Brevi note sulla situazione economica in Corea” ● "Summary" sulla completa demilitarizzazione del Paese, ● Progressi nel superare il "formely feudalistic country" per una nazione governata da istituzioni democratico-rappresentative ● Cooperazione dei giapponesi al processo di riforme, mettendo in risalto gli onerosi costi che gli USA sopportano nella gestione dell'occupazione militare ● Urgenza di rendere il Paese autosufficiente e, a tal fine, la necessaria assistenza statunitense Il documento si articolerà nei seguenti paragrafi: 1. "Analisi generale della situazione in Giappone", 2. "Materie prime e commercio estero", 3. "riparazioni", 4. "Posizioni e prospettive di investimenti esteri", 5. "Bilancio e politica commerciale estera", 6. "Commenti conclusivi" 41 Sottolinea l'impegno giapponese, con risorse umane e materiali: ● nel mantenimento delle forze armate e nella costruzione di piani di armamento ● nella gestione di politiche espansionistiche dall'anteguerra, rivedendo Inoltre menziona la disastrosa condizione in cui versa la nazione sconfitta: ● strutture abitative e industriali distrutte, ● assenza di una flotta mercantile, ● esigue risorse di materie prime, ● produzione agricola a bassissimi livelli e di generi alimentari insufficiente, ● finanza in disordine. Di conseguenza, si evidenzia l'accettazione da parte del governo americano delle proprie responsabilità, in quanto potenza occupante, nel mantenere l'ordine, stimolare le riforme, prevenire mali e agitazioni, aprendo la strada ad un nuovo corso fornendo alcuni elementi essenziali minimi senza i quali il Giappone non può diventare autosufficiente. In tale ottica, sarà necessario risolvere la carenza di materie prime essenziali al rilancio e allo sviluppo della produzione di beni attraverso l'aumento della produzione di quelle disponibili sul territorio nazionale (carbone, rame, cemento, legname) e l'importazione di quelle non disponibili (fibre tessili e pasta di legno per le industrie del cotone e di raion, minerali di ferro, manganese e carbone da stufa per l'industria del ferro e le acciaierie, bauxite per l'industria dell'alluminio, gomma, stagno, zinco, piombo per la fabbricazione di veicoli, attrezzi agricoli e macchinari, sale e prodotti chimici per impianti di fertilizzanti, petrolio). Inoltre, sarà necessario ricostruire le industrie che hanno subito danni dal conflitto, riconvertire il comparto finalizzato all'economia di guerra, procedendo ad una loro completa modernizzazione. A tal fine, dovranno essere, innanzitutto, riconsiderate le quote fissate per le riparazioni di guerra ritenute una minaccia alla ripresa industriale. Un confronto con i programmi avanzati rispettivamente dalla SWNCC 236/43 dell'8 aprile 1947, dal titolo "Rimozione riparazioni di impianti industriali e spedizioni mercantili dal Giappone", e dalla Overseas Consultants del febbraio 1948, evidenzia la netta riduzione proposta dal Report dell'ammontare, in milioni di yen, delle industrie e delle strutture militari di base destinate allo smantellamento e alla rimozione per le riparazioni di guerra. Dunque si dovrà: 1. Si dovrà, pertanto, ripensare la politica di deconcentramento economico proposta nella prima fase dell'occupazione. Tali riforme erano rivolte a diffondere la proprietà e il controllo dei piani produttivi in modo più ampio sviluppando una maggiore competizione. L’obiettivo era invertire la tendenza, presente dall'anteguerra, per la quale l'industria giapponese era dominata dal governo (industrie in territori conquistati di Taiwan e della Manuria) o da gruppi monopolistici privati (zaibatsu). Lo stato di incertezza dato da queste riforme, anche se ritenuto inevitable, dovrà essere superato avvalendosi delle indicazioni di un Comitato di revisione americano che dovrà controllare che i piani non incidano negativamente sulla produzione e sul programma in modo raggiungere la ripresa economica, e che la rottura dei meccanismi di Zaibatsu non porti alla crescita di monopoli governativi. 2. Contrastare le spirale inflativa attraverso: ● politiche monetarie restrittive (cessare di aumentare l'offerta di denaro e aumentare l'offerta di beni), ● maggiori controlli sull'andamento dei prezzi ● rispetto della parità del bilancio statale che si era aggravato per questi motivi: ○ duplicazione del numero degli impiegati dell'amministrazione centrale e locale dal 1945 e continui aumenti dei loro salari; ○ crescenti sussidi governativi elargiti ai settori primario e secondario; ○ inefficienza e conflittualità dell'agenzia preposta alla riscossione delle tasse e incapacità delle autorità nel combattere l'evasione fiscale; ○ costi dell'occupazione. 3. Migliorare il comparto dei trasporti e sviluppare il commercio con l'estero attraverso: ● eliminazione discriminazioni commerciali contro il Giappone, ● miglioramento della flotta marittima e aumento del suo tonnellaggio, ● semplificazione e snellimento delle procedure relative alle transazioni commerciali, favoredo i contatti diretti tra gli operatori economici, ● stimolo alle esportazioni di prodotti finiti al fine di compensare i costi delle importazioni di materie prime. 42 Non indifferente agli interessi statunitensi, il Report, dissonante con le indicazioni avanzate già da tempo dai vinti sull'esigenza di sviluppare settori strategici ad alta e innovativa tecnologia, dà, quindi, ampio spazio all'opportunità di un aumento delle importazioni di cotone statunitense (con aiuti finanziari ad hoc da parte del Congresso americano a favore del Giappone) per la crescita del ramo manifatturiero tessile, dato che l'industria cotoniera tessile potrebbe essere vitale nella creazione di una economia giapponese più sana. [C'è da osservare che, se da un lato il credito statunitense per l'acquisto di balle di cotone offrirà vantaggi diretti ai molti produttori, dall'altro, per i potenziali benefici alla rinascita della manifattura tessile giapponese, determinerà allarme nelle industrie statunitensi del settore che considerano, ora, il Giappone un futuro concorrente per lo stesso mercato interno americano. La pressione lobbista sarà indirizzata a far si che le esportazioni giapponesi di prodotti tessili vengano orientate verso i mercati asiatici con l'introduzione da parte del Congresso di misure protezionistiche. ] Infine, si farà richiamo alla revisione del sistema dei cambi attraverso: ● l’istituzione di un tasso di cambio definitivo non appena le condizioni monetarie ed economiche saranno sufficientemente stabili ● la modifica l'attuale tasso di cinquanta yen sul dollaro, noto come "tasso di cambio militare"e il suo uso dovrebbe essere esteso agli acquirenti di yen a fini educativi e missionari, per rimesse private e personali, per spedizioni di yen autorizzate di imprese straniere che svolgono attività commerciali in Giappone e a nuovo capitale straniero che può effettuare investimenti autorizzati in Giappone. Draper farà ritorno in patria agli inizi di aprile, attivandosi subito presso il Congresso. Grazie ai contatti con esponenti del mondo politico nazionale, tra i quali il senatore repubblicano Henry Styles Bridges, il Wall Street General lavorerà per ampliare il consenso sulle nuove direttive e ottenere, tentando di superare notevoli resistenze, aiuti finanziari per il Giappone all'interno del programma Economic Rehabilitation in Occupied Areas (EROA). Quest’ultimo è finalizzato alle importazioni di materiali per la ripresa economica in particolare delle industrie manifatturiere tessili, dopo il differimento dei tempi e la riduzione dell'ammontare ini- ziale di aiuti fissato con il programma Government and Relief in Occupied Areas (GARIOA). Il Congresso approverà il complessivo programma di aiuti finanziari per l'anno fiscale 1949 il 20 giugno 1948, dopo che l'amministrazione Truman ha acconsentito un credito di 60 milioni di dollari per l’acquisto di cotone grezzo. Nel frattempo, come anticipato dal “Report sulla posizione economica e le prospettive del Giappone e della Corea e le misure necessarie per migliorarle”, è giunto nella capitale giapponese il Consiglio di revisione della deconcentrazione. Composto da cinque membri e guidato da Joseph V. Robinson della Robinson Connector Company di New York. Il Consiglio, dal 4 maggio, analizzerà gli effetti, già prodotti o previsti, della vigente normativa sul deconcentramento economico. L'11 settembre i suoi partecipanti incontreranno la componente giapponese della Commissione per la liquidazione delle holding company che dalla fine di maggio, allegerita dalla pressione della Antitrust and Cartels Division dello SCAP grazie alla presenza del Board, ha potuto agire con maggior libertà. L'informativa di quest'ultimo concernerà i seguenti principi guida all'implementazione della normativa sul deconcentramento economico per le società contemplate nella lista elaborata dalla Commissione, il cui numero sarà, ora, di sole 100 unità rispetto alle 325 indicate in origine: ● nessuna disposizione dovrebbe essere emanata con riguardo alla normativa sul deconcentramento senza una chiara previa attestazione che la com pagnia conduca azioni rivolte a limitare la competizione o comprometta le possibilità di un'altra impresa di condurre le proprie attività imprenditoriali, in ogni suo rilevante segmento. Senza che vi sia conferma di ciò, la compagnia non farà parte di quelle soggette alle disposizioni vigenti in materia; ● il semplice possesso di linee di produzione indipendenti tra loro non è sufficiente a stabilire che una compagnia è una concentrazione eccessiva secondo quanto indicato dalla Legge n. 207; ● la presentazione di un piano volontario di riorganizzazione non sufficiente a conferire alla Commissione liquidatrice l'autorità di emanare disposizioni ai sensi della Legge 207; ● la Commissione liquidatrice potrà adottare nei confronti di una compagnia le misure previste dalla Legge n. 207 qualora sia inconfutabile la determinazione della compagnia stessa a essere una concentrazione eccessiva. La rimodulazione di quanto disposto dalla FEC 230 e dalla Legge n. 207 del 18 dicembre relativa all’ “Eliminazione delle eccessive concentrazioni del potere economico" verrà sinteticamente ripresa cinque giorni 45 salvaguardia delle minoranze, già istituite grazie all'impegno finanziario della comunità coreana residente e non osteggiate, sino ad allora, dalle autorità giapponesi. Il vincolo di dover seguire i programmi ministeriali sarà solo parzialmente mitigato dalla possibilità di attivare "curricula etnici" che prevedano corsi di storia e lingua coreana inquadrati, tuttavia, in ambito extracurricolare, da considerarsi, quindi, discipline aggiuntive e non sostitutive di quelle contemplate nei regolari programmi di studio. Tale indirizzo politico troverà la resistenza della Lega dei residenti coreani in Giappone, istituita nell’ottobre del 1945 e attiva su più fronti in difesa dei coreani residenti in Giappone. La lega dal gennaio 1948 avrà avviato negoziati con il governo Katayama e il suo ministro dell'Istruzione, Morito Tatsuo, possibilista circa l'esistenza delle "scuole etniche". L’opposizione all’ipotesi della loro sopravvivenza da parte della Civil Information and Education Section e la G-2 dello SCAP, convinti della giustezza della totale integrazione della comunità coreana nella società giapponese e della pericolosità di tali scuole in quanto potenziali per la crescita di giovani comunisti, non lascerà margini di negoziazione. Al ritiro della Lega dal tavolo delle trattative farà seguito la direttiva dello SCAP di chiudere le scuole etniche" con la forza. Il 31 marzo la provincia di Yamaguchi (Honshü) emanerà la prima ordinanza di chiusura, mobilitando le forze di polizia e aprendo la strada alle dimostrazioni di piazza che si diffonderanno in tutto il Paese. Il 23 aprile 15.000 manifestanti si raduneranno in Ōsaka per presentare una petizione al governatore. Il giorno seguente verranno occupati gli uffici della prefettura di Hyōgo in Kōbe. I dimostranti costringeranno il governatore a firmare un’ordinanza di riapertura delle scuole etniche. In risposta, lo SCAP proclamerà immediatamente lo stato di emergenza circoscritto e l'invio della Military Police a Kōbe sotto il comando del generale Robert L. Eichelberger, comandante dell'Ottava Armata. Questi, appena giunto, inquadrerà le "rivolte" come sollevazioni di matrice comunista. Nel frattempo, MacArthur avrà pubblicamente avanzato l'ipotesi di allontanare la comunità coreana imbarcandola "su una grossa nave come la Queen Elizabeth" alla volta della Corea. II 26 aprile nuove proteste vedranno 30.000 coreani manifestare in Kōbe. Contro di loro il generale Eichelberger ordinerà di aprire il fuoco ad altezza d'uomo: due morti e centinaia di feriti. Nei giorni seguenti la cosiddetta "rivolta di Köbe" la polizia giapponese e la stessa Military Police effettueranno perquisizioni e arresti tra membri della comunità coreana e tra i simpatizzanti giapponesi. Più di 1700 persone arrestate; i capi del movimento riceveranno pene tra i 10-15 anni ai lavori forzati o condannati alla deportazione. Faranno seguito le istruzioni dello SCAP ai governi locali affinché si attrezzino di strumenti normativi atti a prevenire e controllare le manifestazioni di piazza. In luglio la città di Fukui, devastata dal terremoto del 28 giugno (magnitudo 7.3 della scala Richter, 3.769 morti e 22.203 feriti, danni materiali = 36.184 edifici totalmente distrutti, 11.861 parzialmente, 3.851 incendiati), e la Municipalità di Osaka emaneranno ordinanze di pubblica sicurezza che limiteranno le libertà di espressione e di adunanza, assegnando alle forze di polizia il potere di autorizzare le manifestazioni. L'azione repressiva operata dallo SCAP e dalle istituzioni giapponesi continuerà. In agosto l'Ottava Armata mobiliterà le proprie truppe per porre termine all'occupazione degli studi della Casa cinematografica Tōhō in Yūrakuchō (Tokyo), occupazione iniziata in aprile e che vedrà coinvolti 1.500 tra attori, macchinisti e altro personale. La protesta riguarderà la rottura del contratto sindacale e il licenziamento di 1.000 impiegati. Il 13 agosto, su richiesta della dirigenza della Casa cínematografica, la Corte distrettuale di Tokyo emanerà un decreto di ingiunzione a liberare gli studi occupati dai dimostranti, mentre l'Ottava Armata, adducendo eventuali pericoli per gli americani, data la vicinanza degli studi cinematografici alla sede del Quartier General dello SCAP e alle residenze degli americani, presserà la Casa cinematografica affinché faccia formale richiesta di un intervento della polizia militare. Il 19 agosto le truppe americane con carri armati e blindati insieme ad un rilevante numero di poliziotti giapponesi, in tenuta antisommossa del tempo, entreranno negli studi cinematografici che verranno liberati dai manifestanti pacificamente. Circostanza di particolare rilievo che contribuirà all'erosione dei consensi nei confronti del governo in carica sarà, poi, la revisione della normativa sul pubblico impiego. Con il suo ritorno in Giappone, Blaine Hoover si porrà l'obiettivo di vedere revisionata la Legge sul pubblico impiego i cui contenuti sono ritenuti del tutto difformi dalle sue direttive. Al fine di reperire dettagliate informazioni sulla struttura, le funzioni, il personale chiave dei vari ministeri e agenzie governative, dati che gli permetterebbero di indirizzare le autorità giapponesi, Hoover, a capo della Civil Service Division dello SCAP, si attiva affinché venga istituita la Commissione temporanea del personale del pubblico impiego, prescritta, dalla summenzionata legge. Le informazioni fornite dalla Commissione presieduta 46 da Asai Kiyoshi, professore dell'Università Keio, saranno trasmesse allo staff della Civil Service Division che, tentando di superare le difficoltà linguistiche, si investirà del compito di indicare le modifiche da apportare alla Legge sul pubblico impiego. Nel maggio 1948 verranno completati.una serie di emendamenti. Poi, riprendono corpo l'idee di Hoover, sostenute dalla GS: ● riesaminare i criteri su cui si fonda il contratto collettivo per i dipendenti del pubblico impiego ● vietare gli scioperi per tutti i lavoratori impiegati nei servizi pubblici Ciò susciterà il disaccordo parziale, all'interno dello SCAP, della Labour Division della ESS favorevole al divieto di sciopero ma contrario a discutere il diritto dei lavoratori a negoziazioni collettive (garantito dall'Art. 28 della Costituzione Showa), e il dissenso degli esponenti di una sinistra giapponese significativamente presente tra i lavoratori del settore. La normativa dovrà riguardare due milioni e mezzo di lavoratori (di cui circa 1milione è occupato in imprese di servizio pubblico quali il settore delle ferrovie). Altamente sindacalizzato (circa il 40% del totale degli iscritti ai diversi sindacati si annoverano tra i lavoratori del pubblico impiego), tale comparto dall'inizio dell'estate del 1948 avrà dato seguito a frequenti blocchi, rallentamenti dell'attività lavorativa, rifiuti di ottemperare a straordinari, protestando per le basse retribuzioni salariali che di media ammonteranno a circa la metà delle retribuzioni del settore privato. In data 22 luglio MacArthur invierà al primo ministro Ashida una lunga missiva dal titolo "Modifica della legge nazionale sul servizio pubblico" avendo riscontrato delle inadeguatezze da correggere. La lettera esplicita la volontà di vedere revisionata la normativa sul pubblico impiego introducendo il divieto di sciopero per tutti i dipendenti pubblici. Di contro, per quanto riguarda la negoziazione collettiva, distinguendo tra coloro che sono impegnati nel servizio civile regolare e i lavoratori delle corporazioni pubbliche (ferrovie, monopoli del sale, della canfora e del tabacco), si contempla la possibilità che questi ultimi intrattengano negoziazioni collettive, al fine di condurre i quadri della Labour Division della ESS su posizioni meno critiche. 6 giorni dopo la missiva di MacArthur, la Civil Service Section dello SCAP invierà alle autorità giapponesi la direttiva concernente gli emendamenti da apportare alla normativa in vigore, in lingua inglese e giapponese. Verranno indicati i seguenti tre item ritenuti essenziali: ● ampliamento della tipologia soggetta alla nuova normativa modificando lo status di "servizio governativo speciale" in "servizio governativo regolare" per il Direttore generale dell'Ufficio legislativo di governo, per i vice ministri e per i consiglieri di ogni ministero, per gli operai e gli impiegati della Dieta, per il personale di alcune imprese governative, ecc.; ● rafforzamento dei poteri del Jinjiin (National Personnel Authority) che da Bureau esterno (gaikyoku) alle dipendenze dell'Ufficio del primo ministro diviene, ora, Bureau del governo, monopolizzando il potere di emanare regolamenti relativi all'implementazione dei requisiti standard in base alla legge nazionale sul pubblico impiego, senza previa approvazione del primo ministro, e acquisendo il privilegio del "doppio bilancio". Con quest’ultimo un’eventuale revisione da parte dell'esecutivo delle spese proposte dall'Authority dovrà essere sottoposta all'approvazione della Dieta che dovrà prendere in considerazione l'originaria richiesta della stessa Authority; ● introduzione di rigide misure sulla disciplina per tutti lavoratori del settore quali divieto di sciopero e altre tattiche conflittuale, divieto di svolgere attività in un partito politico, divieto di adempiere a qualsiasi funzione di natura politica ad esclusione del diritto di voto. Nonostante il tentativo di mediazione svolto dal Supreme Commander, i contenuti della direttiva lasceranno perplessi i vertici della Labour Division della ESS che riterranno l'indirizzo proposto da Hoover e da MacArthur un potenziale fattore di crescita del movimento comunista. Il responsabile della Divisione, James S. Killen, presenterà le dimissioni il 30 luglio. Anche all'interno della FEC il rappresentante dell'URSS farà sentire la propria voce dissidente, sottolineando come il Supreme Commander non sia autorizzato a emanare direttive difformi da quanto in precedenza stabilito dalla stessa FEC che ha autorizzato le organizzazioni sindacali rappresentanti di qualsivoglia settore lavorativo a condurre attività di natura politica, mentre i rappresentanti dei governi australiano e britannico saranno propensi a riconoscere alcune forme di arbitrato e negoziato collettivo. Infine lo stesso Dipartimento di Stato raccomanderà una maggiore flessibilità per i lavoratori delle imprese pubbliche. 47 Per parte giapponese, tre giorni dopo aver ricevuto la direttiva della Civil Service Section il governo Ashida, nelle more di una nuova legge, si affretterà ad emanare l'Ordinanza n. 201 con la quale, precisando che è stata promulgata in ottemperanza a quanto disposto dallo SCAP, verranno indicate le seguenti "misure temporanee": Articolo 1 Coloro i quali detengono lo status di dipendente del governo nazionale o degli enti pubblici locali, a prescindere dal fatto se siano di nomina o impiegati (di seguito riportati come dipendenti pubblici; la Commissione nazionale temporanea per il personale ha l'autorità di determinare, nei casi dubbi, se certe posizioni siano da annoverarsi o meno nel servizio pubblico) non avranno il diritto, da esercitare nei confronti del governo nazionale o degli enti pubblici locali, di contrattazione collettiva, come generalmente intesa con il suo carattere coercitivo, sostenuto dalla minaccia dello sciopero. Ai dipendenti pubblici o alle loro organizzazioni, tuttavia, non potrà essere negata la libertà, nei limiti della presente Ordinanza governativa, di negoziare con l'appropriata organizzazione del governo nazionale e dell'ente pubblico locale, nel senso di essere liberamente in grado di presentare individualmente o collettivamente, attraverso i propri rappresentanti, le loro rimostranze, opinioni, desideri, e lagnanze e sostenerle attraverso adeguati momenti per discussioni e presentazioni delle testimonianze. Tutti gli atti sinora presi dal governo nazionale o dagli enti pubblici locali relativi alle questioni del personale concernenti i dipendenti pubblici saranno validi purché non violino lo spirito delle limitazioni imposte dalla presente Ordinanza governativa o non siano stati presi in contravvenzione di tale limitazioni. Tutte le azioni di mediazione ancora pendenti in cui sono parti in causa il governo nazionale o gli enti pubblici locali saranno sospese. L'Autorità nazionale per il personale, d'ora in poi, sarà l'agenzia incaricata della protezione degli interessi dei funzionari della pubblica amministrazione. Articolo II Nessun dipendente pubblico potrà ricorrere allo sciopero o essere coinvolto in tattiche dilatorie o altre tattiche conflittuali tese a danneggiare l'efficienza delle attività del governo nazionale o degli enti pubblici locali. Coloro i quali agiscono in violazione delle disposizioni del precedente paragrafo, a prescindere dal loro status di dipendente pubblico, non potranno affermare i propri diritti derivanti da tale nomina o impiego nei confronti del governo nazionale o degli enti pubblici locali Articolo III Coloro i quali agiscono in violazione del primo paragrafo dell'Articolo II saranno condannati ai lavori forzati per un periodo non superiore ad un anno o al pagamento di una multa non superiore a 5000 yen In breve, il governo Ashida, pur riconoscendo ai dipendenti pubblici la libertà di presentare le proprie rivendicazioni, prescriverà il divieto della contrattazione collettiva, di sciopero o di qualsivoglia tattica tesa a ledere l'efficienza operativa delle istituzioni dei governi centrale e locale, guadagnandosi l'appellativo popolare di "governo yes-man". Proteste per l'abolizione delle "scuole etniche" e per la repressione condotta in particolare dalla Military Police verso essi, azione repressiva delle autorità di polizia e della Ottava Armata nei confronti delle maestranze della Casa cinematografica Toho, rimostranze dei dipendenti pubblici per il divieto della contrattazione collettiva e di sciopero. A tutto ciò si somma il malcontento dell'imprenditoria nazionale nei confronti del governo Ashida per i tentativi, anche se infine abortiti, del ministro delle Finanze Kitamura Tokutaro in primis di introdurre l'imposta sul valore aggiunto al fine di coprire la carenza di risorse finanziarie e in seguito, con il favore del governo, di far approvare l'imposta di bollo sulle attività commerciali e imprenditoriali. In contemporanea, lo scoppio di due casi giudiziari che vedranno coinvolti esponenti di altissimo livello del mondo politico e imprenditoriale nazionale darà il colpo di grazia al governo Ashida che in luglio registrerà un tasso di consenso popolare del solo 16%. Si inizierà con il "caso Nishio". Chiamato a testimoniare davanti alla Commissione investigativa sulle transazioni illegali di beni, il vicepresidente ammetterà di aver ricevuto nell'aprile del precedente anno da una società edile la somma di 500.000 yen, senza averla dichiarata, come donazione individuale, pur se di natura politica in quanto, al tempo, ancora segretario generale del Partito Socialista. L'accusa mossa nei confronti di Nishio, condotta dai partiti di opposizione e sostenuta dall'ala sinistra del Partito Socialista, si fonderà sul fatto che la questione richiamerebbe il dettato dell'Ordinanza governativa n. 328 prescrivente l'obbligo di relazionare finanziariamente qualsivoglia donazione finalizzata ad attività politiche. Il 24 giugno verrà, quindi, presentata una mozione di sfiducia nei confronti del vicepresidente che, tuttavia, il governo riuscirà a contrastare. La mozione verrà, infatti, respinta con 50 giapponesi letteratura di importazione, pur se "ciò non dovrebbe impedire allo SCAP di esercitare un'ampia supervisione post-censura e di impegnarsi in un controllo a sorpresa delle poste". Viene annunciata la messa in onda di programmi radio finalizzati "alla comprensione e apprezzamento delle idee americane" e si sottolinea l'importanza di incoraggiare gli scambi tra studiosi, scienziati, tecnici dei due Paesi per lo sviluppo delle relazioni culturali ed economiche. Infine, rimandando ad un successivo momento indicazioni sulle riparazioni di guerra, si prescrive che: a) Il potenziale di guerra economica del Giappone dovrebbe essere controllato da restrizioni allo stoccaggio ammissibile di materie prime designate strategichein Giappone. b) Il disarmo industriale giapponese dovrebbe essere limitato al divieto di fabbricare armi da guerra e aerei civili e a restrizioni temporanee alla produzione industriale che possono essere sostenute alla luce degli impegni già assunti dagli Stati Uniti in merito alla riduzione della guerra industriale potenziale In linea con le indicazioni presentate da Kennan, il Report, che traccerà la nuova agenda dell'occupazione statunitense, consacrerà il reverse course. Postfazione L’intervallo di 17 mesi tra il maggio 1947 e l’ottobre 1948 è denso di accadimenti che segnano la transizione tra la prima e la seconda fase dell’occupazione americana. In tale arco temporale gli Stati Uniti pongono le basi per introdurre elementi essenziali alla costruzione di un Giappone partner affidabile nello scacchiere geopolitico asiatico nel contesto della Guerra Fredda. Gli obiettivi dell’inizio dell’occupazione erano: 1. punire i responsabili dell'escalation militarista e della Guerra del Pacifico 2. disarmare e demilitarizzare il Paese 3. democratizzare in senso liberale le istituzioni politiche, sociali, culturali ed economiche del Paese Presenti ancora durante il governo Katayama, verranno ripensati alla luce del nuovo scenario internazionale. Con il sostegno degli esponenti del mondo politico, diplomatico e imprenditoriale statunitense vicini al Giappone per competenze ed interessi, George Kennan, principale artefice del cosiddetto "cambio di rotta", si focalizza, in particolare, sulla questione della rinascita economica del Paese. Egli valuta la gestione di essa da parte dello SCAP non del tutto funzionale agli interessi statunitensi. Di conseguenza, propone misure necessarie al rilancio economico della Nazione al fine di: ● prevenire, al livello sociale interno, una temuta avanzata delle forze comuniste, ● riattivare vantaggiosi rapporti economici con i vinti, ridimensionando i costi dell'occupazione. Le nuove politiche di occupazione, nello specifico, prevederanno: ● aiuti economici decrescenti in relazione all'andamento di crescita economica del Paese ● assistenza e sforzi da parte dei vari dipartimenti dell'amministrazione Truman per sviluppare gli scambi commerciali tra i due paesi ● ammonimento al deconcentramento del sistema economico giapponese - attuato fino ad allora. ● ridimensionamento di quanto prospettato dai piani relativi alle riparazioni di guerra ● graduale allentamento delle politiche di epurazione avanzando dubbi sulla valenza giuridica, in considerazione delle norme internazionali vigenti, delle condanne inflitte ai funzionari pubblici i cui processi assumono sempre più connotazioni di natura politica, dei ritardi processuali e della durata delle pene a loro comminate. L'impegno dei vincitori in tale ambito, "equilibrato" dall'invito a mantenere la funzione di supervisore delle attività dei vínti senza eccessiva ingerenza, dovrà, tuttavia, dilazionare nel tempo i negoziati diplomatici sulle varie issue concernenti il trattato di pace, rettificando quanto auspicato da MacArthur nel marzo 1947. Riguardo ai vinti è possibile notare la continuità data agli obiettivi ritenuti vitali sin dalla fine del conflitto: ● rinascita socio-economica della Nazione, ● difesa dell'identità nazionale, ● termine in un lasso di tempo il più breve possibile dell'occupazione americana. Al contempo, sono visibili, in determinati momenti, alcuni fattori che evidenziano la complessità della coalizione di governo Shakaitō-Minshutō, vista con favore dai vertici dello SCAP. 51 Non cessa però, l'opposizione delle autorità giapponesi alla pressione statunitense, presente per tutto il 1947. Nel campo delle riforme economiche, verso il deconcentramento del sistema economico- imprenditoriale nazionale in difesa dell'interesse nazionale, si propone, sotto la spinta dell'ala sinistra del Partito Socialista, di introdurre il criterio della nazionalizzazione delle industrie carboniere nel "piano di priorità della produzione". Tale richiesta, infine, viene solo parzialmente accolta con l'emanazione della normativa che sancirà la loro nazionalizzazione temporanea. La riforma della pubblica amministrazione è soggetto alle diverse opinioni di vincitori e vinti in merito alle caratteristiche fondamentali e al raggio d'azione del comparto burocratico rispetto a quello politico. Inoltre, deve tener conto anche delle posizioni critiche espresse dall'ala sinistra del Partito Socialista che ritiene accentuata la tendenza delle stesse proposte avanzate dalle autorità giapponesi ad affermare l'indipendenza e la neutralità dei burocrati, nonché il risalto dato alla loro efficienza tecnica, nel timore di non vedere superate sue peculiarità, e cioè espressioni di una natura feudalistica, sezionalistica e privilegiata. In ambito delle riforme sullo status e le funzioni degli enti locali: lo SCAP, al cui interno ci sono visioni discordanti, opererà una radicale pressione devoluzionista; mentre da parte giapponese vi sarà un programma di riforme tese a riequilibrare il rapporto tra governo centrale e enti locali. La mancanza di coesione della coalizione governativa, indispensabile per rispondere al meglio alle pressioni degli occupanti, segnerà la breve esistenza dei governi Katayama e Ashida. Il ritorno di Yoshida Shigeru alla guida della Nazione, però, traghetterà il Paese verso la fine dell'occupazione americana e darà nuova linfa alla rinascita del Giappone.
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