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Rivoluzione Ungherese del 1956 e Guerra di Kippur: Due Crisi Internazionali, Prove d'esame di Storia Politica

Due importanti crisi internazionali: la rivoluzione ungherese del 1956 e la guerra di Kippur del 1973. La prima fu causata dalla volontà di liberarsi dall'influenza sovietica in Ungheria, mentre la seconda fu un conflitto tra Israele, Egitto e Siria per i confini del '67. Entrambe le crisi portarono a conseguenze politiche e economiche significative.

Tipologia: Prove d'esame

2017/2018

Caricato il 14/06/2018

Cris252
Cris252 🇮🇹

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Scarica Rivoluzione Ungherese del 1956 e Guerra di Kippur: Due Crisi Internazionali e più Prove d'esame in PDF di Storia Politica solo su Docsity! CRISI UNGHERESE 1956 l 23 ottobre 1956 scoppia a Budapest la rivoluzione ungherese, anche detta rivolta ungherese o insurrezione ungherese. La sommossa aveva come obiettivo la liberazione dall’influenza che l’Unione Sovietica esercitava sul paese dopo la fine della seconda guerra mondiale. Con la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, alcuni paesi dell’Europa comunista avevano iniziato a ribellarsi all’URSS. Dopo la Germania dell’Est e la Polonia, il 23 ottobre 1956 fu la volta dell’Ungheria. L’insurrezione ebbe inizio da una dimostrazione pacifica organizzata da un gruppo di studenti. La manifestazione si trasformò presto in una vera e propria protesta contro la dittatura di Mátyás Rákosi, cui seguirono scontri con la polizia segreta e i militari sovietici. Furono milioni gli ungheresi che si riversarono nelle strade e i rivoltanti, nel giro di pochi giorni, iniziarono a prendere il controllo delle principali istituzioni. Imre Nagy fu nominato primo ministro e divenne il simbolo della rivolta. Dopo quattro giorni di combattimenti a Budapest e in tutto il paese, il 28 ottobre venne annunciato un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe sovietiche. Il 1 novembre Nagy annunciò il ritiro dell’Ungheria dal Patto di Varsavia e chiese all’ONU di porre la questione ungherese all’ordine del giorno. Intanto il capo del governo sovietico,non potendo accettare di mettere in subordinazione il potere di Mosca, ordinò l’intervento militare, appoggiato da tutti i paesi del campo socialista, inclusa la Jugoslavia e la Cina. Il 4 novembre l’esercito entrò a Budapest con i carri armati ed ebbe inizio la repressione sovietica. Incursioni aeree, bombardamenti e interventi di carri armati durarono fino al 9 novembre, quando i Consigli di studenti, lavoratori e intellettuali si arresero definitivamente. Negli anni successivi alla rivoluzione i sovietici ripresero il controllo, conducendo arresti ed esecuzioni e costringendo molti cittadini ungheresi ad abbandonare il paese. Imre Nagy fu processato e giustiziato nel 1958. Al governo fu posto Kadar, dirigente non stalinista ma federe all’Urss, che avviò la normalizzazione del paese. GUERRA DI KIPPUR La guerra dello Yom Kippur (solenne festività religiosa ebraica) iniziò il 6 ottobre 1973 con l’attacco di Egitto e Siria contro Israele. ​Quella del Kippur fu la più grande guerra combattuta in Medioriente fino a quella del Golfo e portò a alla crisi petrolifera del 1973, un blocco economico delle esportazioni di petrolio nei paesi occidentali che aggravò molto la crisi economica che in quegli anni aveva cominciato a colpire Europa e Stati Uniti. Alla base del conflitto ci fu uno dei problemi ancora attuali e irrisolti nella questione israeliana, cioè i confini del ’67. Si tratta di quei territori che Israele annetté in seguito alla Guerra dei sei giorni, un attacco preventivo lanciato da Israele contro Egitto, Giordania e Siria nel 1967. In seguito a questa brevissima guerra, Israele conquistò il Sinai,la parte di Giordania a occidente del fiume Giordano e Gerusalemme est .A portare alla guerra, nel 1973, furono Anwar Sadat, dittatore egiziano, Hafez al-Assad, dittatore siriano, in quanto l’Egitto e la Siria attaccarono Israele, che si trovò in grave difficoltà e riuscì a respingere l’offensiva solo pagando un altissimo prezzo in termini umani ed economici. Ma la guerra di Kippur ebbe conseguenze che non si limitano solo al territorio meridionale, poiché la crisi petrolifera contribuì alla paralisi della Comunità Europea, che non riuscì, durante gli anni successivi alla guerra, a predisporre un comune piano economico volto alla ripresa delle economie degli Stati membri. Diversamente, i singoli Stati comunitari reagirono isolati, ricorrendo all’aumento degli investimenti e praticando una politica, incidendo sulla spesa pubblica, aumentando il deficit nazionale. La ripresa fu possibile agli inizi degli anni Ottanta, quando la congiuntura economica internazionale era ormai mutata. Tuttavia, la frattura, che la guerra dello Yom Kippur aveva provocato nel rapporto tra Stati Uniti e Paesi europei, rimase un segno incancellabile nella storia delle relazioni politiche tra Nuovo e Vecchio Continente. Oltre all’uso dell’arma del petrolio, gli Stati non potevano più importare la quantità di greggio di cui avevano realmente bisogno, bensì una quantità diversa, decisa dai Paesi arabi dell’OPEC e venduta ad un prezzo più elevato di quello del periodo precedente alla guerra dello Yom Kippur. Tale misura fu applicata a tutti i Paesi europei, con l’eccezione della Francia.Infatti, i Paesi europei della NATO non avevano accettato l’invito degli Stati Uniti ad intervenire in sostegno di Israele, con la giustificazione che la copertura di difesa stabilita nel Patto Atlantico non interessava quella del conflitto dello Yom Kippur. Questa giustificazione per quanto corretta dal punto di vista formale, celava, a malapena, il timore nutrito dagli altri Paesi della NATO di future ritorsioni economiche che avrebbero potuto attuare i Paesi arabi dell’OPEC. In particolare, la Francia si faceva promotrice, all’indomani della guerra, di un nuovo dialogo con il mondo arabo senza interferenze da parte degli Stati Uniti. In questo modo, la Comunità Europea cercava di ricucire con i Paesi dell’OPEC gli strappi del conflitto, mettendo da parte gli Stati Uniti e suscitando le pesanti parole di Kissinger, che prevedeva «gravi conseguenze» per l’Europa. Il Segretario di Stato, subito dopo la fine del conflitto, aveva iniziato un’imponente attività diplomatica, caratterizzata da trattative bilaterali (prima fra Siria ed Israele e poi fra Egitto ed Israele), che si concluse il 31 maggio 1974 con la dichiarazione di disimpegno militare da parte della Siria, dell’Egitto e di Israele. I dettagli dell’accordo prevedevano la suddivisione del territorio delle alture del Golan tra Siria ed Egitto, sotto la supervisione dell’ONU. Allo stesso modo, una parte del Sinai rimaneva ad Israele e l’altra all’Egitto, con lo schieramento di forze dell’ONU, per il controllo del rispetto degli accordi.(accordi di Camp David). HELSINKI 1975 La ​Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa​, aperta ufficialmente il 3 luglio 1973 a ​Helsinki e proseguita a Ginevra dal 18 settembre 1973 al 21 luglio 1975, si concluse il 1 agosto 1975 nella capitale finlandese alla presenza degli Alti Rappresentanti di 36 Stati: tutti quelli europei, compresa l’Unione Sovietica, più gli Stati Uniti ed il Canada. Obiettivo della CSCE, era il “miglioramento delle relazioni reciproche tra gli Stati”, tale da “assicurare condizioni nelle quali i loro popoli possano godere di una pace vera e duratura, liberi da ogni minaccia o attentato alla loro sicurezza”. La distensione Est–Ovest, la volontà di stabilizzazione in Europa e gli interessi economico-commerciali, furono gli elementi sui quali fu possibile costruire un’intesa, sintetizzata nell’Atto finale. L’Atto finale della CSCE enunciava una «Dichiarazione sui Principi che reggono le relazioni tra gli Stati partecipanti». In essa, era riconosciuto il “diritto di ciascuno Stato all'uguaglianza giuridica, all’integrità territoriale, alla libertà ed indipendenza politica”, nonché il diritto di “scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale, nonché quello di determinare le proprie leggi e regolamenti”.
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