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Storia: Riassunto Repubblica di Weimar e Commitern, Sintesi del corso di Storia

riassunto u6 libro "Storia e Identità 3"

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 02/03/2020

ilaria_c
ilaria_c 🇮🇹

4.4

(20)

22 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia: Riassunto Repubblica di Weimar e Commitern e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! UNITA’ 6: Una partita a 3: democrazia, nazifascismo, comunismo 1. L’ascesa di Hitler e la fine di Weimar Negli anni 30 si giocò nel mondo un enorme partita che coinvolse tre schieramenti di potenze e forze politiche e ideologiche: le democrazie di radici liberali, le diverse forme di fascismo, e il comunismo. La liberal-democrazia risultava in un primo momento la forza più debole, indebolita dalla crisi del 29, mentre il fascismo, con la sua ideologia violenta e razzista, e con la sua capacità di inquadrare le masse e di pianificare l'economia, raggiunse il suo massimo successo così come fece il comunismo che seppe affermarsi, dimostrando grandi capacità espansive, conquistando intellettuali prestigiosi, e poi anche nazioni, come la Cina. Negli stessi anni in cui gli Usa si stavano affermando come leader del mondo democratico, così la Germania, reagendo alla crisi economica sceglieva un altra strada, divenendo cioè il paese che meglio rappresentava la soluzione autoritaria e razzista al disastro socialdemocratico. Il crollo della fragile democrazia di Weimar coincide con l'acutizzarsi della depressione e con l'impennata della disoccupazione. Nel 29 morì Gustav Stresemann, che aveva conservato l'alleanza fra i centristi del partito cattolico e i socialdemocratici (s.p.d). Aveva condotto la Germania fuori dalla grave crisi economica e politica del 23 e aveva fronteggiato il tentato colpo di stato di hitler e fatto riacquistare alla Germania un posto di pari dignità fra le potenze europee. Gli scontri con la Francia si erano acquietati, la Rurh era stata recuperata, il debito si stava arginando. Alla sua morte, i nazisti si dimostrarono in grado di mettere d'accordo le nostalgie della vecchia elitè monarchica e lo smarrimento dei contadini e dei ceti medi. I nazisti, che disponevano della più forte organizzazione paramilitare, le SA "squadre d'assalto", guidate da Hitler, un capo di straordinaria efficacia oratoria, che aveva dimostrato un'assoluta determinazione nel portare avanti il proprio progetto. La Grande crisi e la crescita della disoccupazione fornirono a Hitler l'opportunità di presentarsi come l'unica forza politica capace di proporre un governo "veramente nazionale", volevano salvaguardare il paese dal caos del bolscevismo, e voleva riarmare il paese nonostante i trattati di Versailles. Alle elezioni politiche del 30 i nazisti ottenere più di 6 milioni di voti, e i loro deputati passarono da 12 a 107 superando i comunisti e piazzandosi come secondo partito dietro i socialdemocratici. Alle presidenziali del marzo 1932 si presentò come candidato ottenendo il 37% dei voti e mettendo fuori gioco il leader comunista Ernst Thalmann, se la giocò con il monarchicho uscente Paul von Hindeburg che fu rieletto però al ballottaggio. La Germania era in preda alla confusione politica. A sinistra, socialdemocratici e comunisti non solo non facevano fronte comune, a destra e nelle altre sfere dell'esercito, alcuni pensavano di rovesciare la repubblica e di instaurare una dittatura di tipo militare senza ricorrere a Hitler e ai nazisti. In novembre ci furono altre elezioni politiche generali. La forza elettorale dei nazisti calò ma rimasero di gran lunga il primo partito tedesco, seguito dai socialdemocratici. Così, il 30 gennaio 1933, Hindemburg nominò cancelliere Hitler, con l'incarico di formare un nuovo governo. Saliva al potere dunque in maniera perfettamente legale. Il suo primo appello alla nazione restò nei limiti della legalità, ma nella pratica la dittatura venne subito organizzata. In febbraio il palazzo del parlamento a Berlino fu distrutto da un incendio. La polizia arrestò un giovane olandese squilibrato, appartenente al partito comunista e il nuovo regime ne trasse il pretesto per dichiarare fuori legge il partito, per scatenare una repressione poliziesca radicale contro qualunque forma di opposizione, e per emanare una serie di leggi eccezionali che limitavano la libertà di stampa e di riunione. Il regime godeva di un consenso crescente, infatti alle elezioni del 33 ancora relativamente libere i nazisti raggiunsero il 44% dei suffragi, che sommati agli 8% dei nazionalisti costituivano una maggioranza assoluta. I nazisti si arrogavano la rappresentanza esclusiva degli interessi nazionali e quindi gli altri venivano dichiarati nemici e perdevano il diritto di esistere. Nei mesi successivi tutti i partiti furono quindi sciolti e i sindacati divennero docili strumenti di controllo dei lavoratori nelle mani del governo. La chiesa di Roma, in cambio di qualche concessione nella materia di insegnamento, firmò addirittura un concordato. Lo stato fu epurato da gli elementi considerati infidi, a cominciare dagli ebrei. Nell'autunno del 33 le elezioni vennero ripetute , questa volta con lista unica, e hitler ottenne quel plebiscito che si attendeva, i nazisti superarono il 92% con poco più di tre milioni di voti. L'anno seguente giunse il momento di una resa dei conti all'interno del partito nazista stesso. La SA “squadre d’assalto" divenute ormai una milizia enorme avevano raggiunto una forza eccessiva all'interno dello stesso regime. Erano malviste dunque dalla destra autoritaria tradizionale e dalla Wehrmacht, le forze armate. Il loro comandante Ernst Rohm, dopo la presa di potere vagheggiava una seconda rivoluzione, ma hitler vi si opponeva, rendendosi conto che il consolidamento del suo regime non poteva fare a meno dell'appoggio dei ceti dirigenti tradizionali e dell'esercito. Così il 30 giugno 1934 lo stato maggiore hitleriano organizzò un agguato passato alla storia come "la notte dei lunghi coltelli”. In occasione di un loro raduno, Rohm e una settantina di ufficiali delle SA furono trucidati dalle SS, le squadre di protezione di hitler. Furono uccisi anche due alti ufficiali del Wehrmacht, eppure l’esercito non si ribellò. Alla morte di Hindenburg, un mese più tardi Hitler assunse la carica di presidente, quindi di capo delle forze armate, oltre che di cancelliere. 2. Il terzo Reich come sistema totalitario compiuto Il ministro degli interni e dunque tutto l’apparato repressivo fu controllato inizialmente da Herman Goring, ma dopo l’eccidio delle SA l’organizzazione di tutte le forze di polizia passo al capo delle SS Heinrich Himmler, che nel 35 organizzò la Gestapo, la polizia segreta. Le SS e la Gestapo rappresentarono i 2 bracci dell’apparato repressivo totalitario e finirono per costruire una sorta di stato nello stato. La società tedesca venne così radicalmente militarizzata. Il processo di nazificazione investì i bambini e i giovani inquadrandoli dentro organizzazioni paramilitari, la principale era la Gioventù hitleriana. Erano tenuti a svolgere attività manuali, il nazionalsocialismo portava così a compimento il progetto autoritario e ottocentesco del disciplinamento integrale. Il progetto di nazificazione comportava un enorme propaganda. Il protagonista di tale opera fu Joseph Gobbels, ministro della propaganda e dell’informazione. Gli intellettuali furono inquadrati in un’organizzazione a livello nazionale, il Senato della cultura, di cui Gobbels ne assunse la presidenza. Libri di stampo democratico o ebraici furono arsi in roghi pubblici. Tutti i mezzi di comunicazione di massa, come la radio o il cinema vennero utilizzati massicciamente. L’arte moderna, giudicata degenerata fu bandita dai musei e molti intellettuali presero la via dell’esilio. La cultura divenne un susseguirsi di grandiose manifestazioni, la ginnastica collettiva veniva usata per esempio, per sottoporre il popolo a disciplina militare, per imporre un’identità di gesti che doveva simboleggiare l’unità dei pensieri. A Berlino furono organizzate le Olimpiadi del 36 con grande successo propagandistico anche a livello internazionale. L’economia venne pianificata: un primo piano quadriennale si pose come scopo, quello di sanare la miseria delle masse rurali. Un secondo piano di eliminare la disoccupazione, che venne davvero eliminata perché uno sforzo gigantesco si concentrò sull’industria bellica. Raddoppiò la dimensione finanziaria media delle aziende e raddoppiarono i profitti. Tuttavia gli sforzi del regime si concentrarono anche su una messa appunto di una reta autostradale, e fu concepita un’automobile utilitaria, la macchina del popolo (Volkswagen). Il ministro dell’economia Hjalmar Schacht lanciò un controllo rigido delle importazioni e un regime sostanzialmente autarchico. Da quando il partito nazista fu dichiarato unico partito di Stato, partito e stato si identificarono. Veniva considerato alto tradimento qualunque gesto di chi perseguiva l’organizzazione di un altro partito. Il regime nazista assunse così il titolo di terzo Reich (impero), un impero non di durata momentanea ma che mirava alla definitiva distruzione sia del capitalismo liberale sia della democrazia e nello stesso tempo alla costruzione di un regime dispotico destinato a trasformare l’umanità e a restituirle i valori gerarchici che la storia moderna aveva distrutto. 3. Le leggi razziali L’intenzione del partito nazista non era solo di rimuovere il popolo ebraico ma anche quello di affermare il dominio della razza ariana. Hitler lo aveva scritto nel “Mein Kampf” e Himmler lo assumeva come criterio per arruolare le SS. Vennero costituiti alcuni centri di riproduzione della razza, nei quali uomini e donne volontari, con un albero genealogico di provata stirpe ariana dovevano generare figli perfetti. Diverse migliaia furono i bambini che nacquero all’interno di laboratori di genetica razziale. La principale minaccia erano gli ebrei. Gli ebrei non erano molti ma dopo la prima guerra mondiale immigrarono dalle comunità chiuse e povere dell’Europa orientale in un periodo terribile di fame e miseria ma molti erano anche colti, ricchi e potenti. Il germe dell’antisemitismo, presente da secoli, attecchiva con facilità nel dramma della crisi generale del sistema capitalista. superiore. I lager contribuirono inoltre all’enorme sforzo di industrializzazione dei piani quinquennali e della produzione bellica attraverso il lavoro forzato dei detenuti. Dopo aver ripreso la resistenza alla collettivizzazione delle terre e aver avviato i piani dell’economia, Stalin si rivolse a rinnovare gli apparati governativi. La repressione si abbattè su gli stessi membri del partito. Gli anni 36-38 furono i più cupi del terrore staliniano, scatenato in grande scala fin dal misteriosa assassinio di Sergej Kirov, segretario del partito di Leningrado, il cui assassinio offrì al dittatore il pretesto per intensificare la persecuzione dei suoi rivali durante il periodo delle cosiddette “grandi purghe“, che decapitarono il partito bolscevico e lo privarono definitivamente di qualunque dialettica politica interna. Un processo tenutosi a Mosca nel 36 condannò alla fucilazione 16 dirigenti bolscevichi accusati di essere dei trotzkisti. Dopo aver eliminato i suoi oppositori di sinistra, Stalin si rivolse contro la destra del partito di cui aveva in precedenza avuto l’appoggio. L’esponente più illustre era Bucharin, che considerava ancora valida l’esperienza della Nep, di cui aveva dato un’interpretazione estensiva in senso liberale, tendente a ripristinare in parte l’iniziativa privata, e per questo fu accusato di voler ricostruire il capitalismo. Finito sotto processo, accettò di confessare crimini che non aveva commesso pur di non arrecare al comunismo quello che gli sembrava un danno terribile. Sapendo che il suo destino era comunque segnato, egli sperava almeno di salvare i familiari, in ogni caso nessun comunista della sua generazione poteva accettare l’idea di difendersi attaccando il partito. Venne fucilato nel 38. Le vittime delle “grandi purghe” furono molte centinaia di migliaia, forse milioni. Oltre che dal punto di vista umano e politico, le conseguenze furono devastanti sul piano sociale ed economico, venne spazzata via un’intera classe dirigente, che era stata faticosamente ricostruita dopo la rivoluzione, tecnici, scienziati e intellettuali. Nello stesso modo vennero decimati anche gruppi dirigenti degli altri partiti comunisti rifugiati nell’Urss, sospettati di dissenso. Il partito comunista, ormai monolitico, privo di qualunque dialettica politica interna, si riconosceva interamente nel suo capo che divenne una specie di figura paterna, oggetto di un vero e proprio culto della personalità che si accentuò in chiave nazionalista durante la seconda guerra mondiale. 6. Il comintern e la strategia dei fronti popolari Fino all’avvento del nazismo in Germania, l’internazionale comunista aveva fatto poca differenza fra i suoi avversari della destra tradizionale i socialisti della sinistra riformista. Dalle fila socialiste erano venuti, oltre al menscevico Kerenskij, il ministro tedesco Gustav Noske, e Mussolini. Perciò i socialdemocratici sembravano nemici dei rivoluzionari comunisti e tanto il fascismo quanto la socialdemocrazia non erano altro che varianti dell’oppressione borghese contro la classe operaia. Addirittura si era coniato il termine sociale fascismo per denunciare la subdola natura del riformismo dei socialisti, che del resto ripugnavano i comunisti con la stessa moneta, considerandoli un pericolo gravissimo per la democrazia. L’ascesa di Hitler al potere cambia radicalmente i rapporti fra comunisti e socialisti perché fu subito chiaro che la divisione del movimento operaio aveva aperto la strada al successo dell’estrema destra. Il nazismo riconciliò socialiste e comuniste, blocco l’azione politica di entrambi e dimostrò che non solo la rivoluzione comunista ma anche le riforme sarebbero state precluse in Europa dall’avanzata del fascismo. Ho corse però del tempo per la realizzazione di questa riconciliazione. Il linguaggio dei comunisti rimase ancora per più di un anno rigidamente settario intransigente, rendendo facile al fascismo sbarazzarsi di avversari così divisi fra loro. Tuttavia nel 34 erano fermati patti di collaborazione fra i partiti socialisti e comunisti francesi, italiani e spagnoli. Subito dopo, l’intero commintern Decise di modificare la propria strategia. Alcuni fra i suoi massimi dirigenti presero l’iniziativa di proporre la creazione di fronti popolari in ogni paese, vale a dire alleanze in funzione antifascista tre comunisti, socialisti e democratici radicali con l’obiettivo di difendere la democrazia e combattere il fascismo. La politica dei fronti popolari si adattava benissimo alle teorie staliniani della rivoluzione per tappe e della difesa della patria del socialismo, secondo cui prima si doveva combattere il fascismo impedirgli di aggredire l’unione sovietica. In base a questa strategia, anche nei paesi coloniali, la lotta anti-imperialista e la liberazione nazionale devono dare la precedenza all’antifascismo. In altre parole l’alleanza con inglesi e francesi in funzione antifascista non deve essere inclinata da un possibile intervento in favore dei movimenti mi pentisti che nascevano dalle loro coloni. In tal senso si pronunciarono i comunisti francesi quando nel 36 divenne la forza di governo nella Francia colonialista, dichiarando che il diritto dei popoli all’indipendenza non implicava l’obbligo di inserire la liberazione nazionale nell’agenda politica immediata. E fin troppo evidente che interessi dei popoli colonizzati venivano in questo modo abbandonati e che radicamento comunista nei paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina veniva reso difficilissimo. In realtà gli indirizzi della politica del com interna erano sempre più determinati dagli interessi dell’unione sovietica come grande potenza. Particolarmente significativa Fu devoluzione delle relazioni con la Germania, con la quale i sovietici stabilirono un asse tra i paesi sconfitti e trattati ingiustamente dagli accordi di pace. Fin dal 22, con un trattato stipulato a Rapallo in occasione di una conferenza economica internazionale, l’unione sovietica e la Germania avevano riattivato le loro relazioni di buon vicinato. La Germania non ancora Hitler Jana ma percorsa da violente tensioni antidemocratiche, rappresentava un alleato paradossale per lux, se si considera la mutilazioni territoriali inflitta la Russia dal trattato di Brest-Litovsk e il fatto che il forte partito comunista tedesco era in quel momento escluso dalla legittimità costituzionale. Tuttavia, rispetta la Germania come nei confronti di altri paesi, la politica di Stalin non era fatto finalizzata a sostenere la rivoluzione comunista ma esclusivamente rafforzare l’Urss. L’Urss e rinunciava quindi a sostenere la rivoluzione comunista in terra tedesca e consentiva la Germania di ricostruire clandestinamente la Wehrmacht Sul suolo sovietico, eludendo le clausole del trattato di pace. In cambio i sovietici ricevevano dei tedeschi aiuti economici e tecnologie.
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