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Storia romana - Dalle origini alla fine della monarchia, Sintesi del corso di Storia Romana

Breve riassunto dalle origini di Roma fino alla fine della monarchia. Utile anche per studenti delle superiori.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 06/10/2018

Lisa17
Lisa17 🇮🇹

4.7

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Scarica Storia romana - Dalle origini alla fine della monarchia e più Sintesi del corso in PDF di Storia Romana solo su Docsity! Capt. 1 - La Roma delle origini Le narrazioni storiografiche sulle origini di Roma risultano compromesse in quanto i tre storici antichi che ne parlarono in modo più approfondito nelle loro opere, Tito Livio, Diodoro Siculo e Dionigi di Alicarnasso, vissero in età cesariano-augustea, quindi a secoli di distanza. Per lungo tempo infatti i romani affidarono la memoria storica collettiva a trasmissioni orali e immagini. Le uniche registrazioni scritte dei principali eventi pubblici erano scritte a cadenza annuale dai pontefici su una tavola imbiancata e venivano conservate nella Regia che però fu distrutta nel 390 a.C. I documenti vennero poi ricompilati e pubblicati in 80 libri dal pontefice Muzio Scevola nel 130 a.C. col titolo di Annali Massimi. Le informazioni erano di carattere religioso, militare e giudiziario e riflettevano la successione stagionale dei tempi comunitari scanditi in base ai lavori agricoli, alle guerre, e alle incombenze civili. Le prime tracce di insediamenti stabili nel sito della futura Roma risalgono al 9-10 secolo a.C. con micro- comunità di etnia paleo latina stanziate sui colli Palatino ed Esquilino; le abitazioni erano posizionate in altura in quanto le pianure erano zone paludose (conseguente diffusione di epidemie) ed erano capanne di forma ovale fatte di legno, fango e frasche. Tale forma è comprovata da numerose urne sepolcrali che rappresentavano proprio la casa, simbolo della famiglia ritenuta elemento fondante della società. L’economia era di tipo silvo-pastorale. I luci sacri erano i luoghi abitati dagli déi, mentre il rex nemorensis era il custode di un’area sacra a Diana. La figura del pastore era dunque molto importante, tanto che ad essa era legato anche il mito della fondazione grazie alle figure di Romolo, Remo e Faustolo. L’agricoltura era legata a forme di sussistenza e fino a tutto il 5 secolo a.C. l’unico cereale coltivato era il farro. Sembra che non vi fosse la proprietà privata per vari motivi: gli oggetti presenti nelle tombe indicavano differenze in base ad età e sesso, ma non rivelavano nulla circa dislivelli patrimoniali. Questo suggerisce un tipo di società egualitaria se si aggiunge anche l’esistenza di due istituzioni: l’ager publicus (cioè il territorio acquisito in seguito alla conquista militare e reso successivamente proprietà comune) e L’ager compascuus (cioè la parte di proprietà fondiarie pubbliche in cui i proprietari delle terre confinanti potevano far pascolare il gregge). Per quanto riguarda l’organizzazione politica, si ritiene che ci fosse una regalità pre-statale connessa all’aspetto sacro (re = re-sacerdote del bosco sacro a Diana). La fondazione di Roma è collocata intorno all’8 secolo a.C. e in età imperiale Varrone ne fissò la data nel 753 a.C. Per tutti gli storici antichi si trattò di un nuovo insediamento su suolo vergine. La figura di Romolo simboleggiava la disciplina, l’ordine e la regola, mentre Remo un modello di vita selvaggia. L’uccisione di quest’ultimo venne sfruttata dai nemici di Roma per sottolineare la sua vocazione alla prevaricazione, ma in realtà ci sono varie versioni per spiegare questa parte del mito: c’è chi interpreta il fratricidio come presenza di una violenza salvifica iniziale presente in tutti i miti riguardanti la nascita, chi lo interpreta come rimozione della componente selvaggia e chi come rito di sangue finalizzato alla sacralizzazione del confine. chiamato pomerio (post murum). Un’importante scoperta archeologica avvenuta nel 1988 ha confermato la nascita di Roma durante l’8 secolo a.C. grazie al ritrovamento di quattro muri, il più antico dei quali databile tra il 730 e il 720 a.C. Esiste però un’altra ipotesi relativa alla fondazione di Roma secondo la quale esistevano già dall’età del bronzo due diversi gruppi di allevatori stanziati sui tre colli Palatino, Esquilino e Celio, che a metà dell’8 secolo a.C. si sarebbero progressivamente aggregati: tale fusione viene chiamata sinecismo. Questa ipotesi è avvalorata da alcuni ritrovamenti archeologici risalenti all’età del bronzo e alla festa del Settimozio, celebrata dai pastori insediati sui tre colli. Tale insediamento era dovuto a vari fattori: la natura facilmente difendibile delle alture, la vicinanza al Tevere e la posizione in corrispondenza della via Salaria, considerata il crocevia di vie di comunicazione per importazione ed esportazione di merci, in particolar modo del sale, prodotto preziosissimo poiché utilizzato per la preparazione e conservazione dei cibi e per l’integrazione nutrizionale del bestiame. Uno stimolo al cambiamento fu dovuto ad antichi rapporti col mondo greco che porto nuovi saperi come la coltivazione di vite e olivo e l’introduzione della scrittura: il più antico testo scritto, non solo nel Lazio ma in tutta l’Italia, risale infatti al primo quarto dell’8 secolo a.C. ed è un’iscrizione graffita su un vaso di produzione locale, probabilmente in alfabeto greco. Capt. 2 – La Roma dei re La Roma delle origini aveva un governo monarchico durato ininterrottamente dalla fondazione della città fino al 509 a.C., data della cacciata di Tarquinio il Superbo. La presenza di figure regali è comprovata da diversi indizi: la presenza di edifici o istituzioni la cui denominazione faceva riferimento alla figura del re (es. Regia, sede del pontefice massimo in origine probabilmente residenza del re); la presenza nel calendario di date in cui era lecito per il re convocare il popolo in assemblea; prove epigrafiche (es. il cippo del foro romano menziona nel suo testo due volte questa carica); la presenza di quella che probabilmente era la dimora dei primi re scoperta in seguito a scavi archeologici sul colle Palatino. Secondo la tradizione letteraria si sarebbero succeduti 7 re: Romolo, Numa Pompilio , Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo. Gli studiosi si sono interrogati circa la storicità di tali figure: a favore vi sono la verosimile sequenza onomastica (i personaggi della saga romulea esibiscono un unico nome come si conviene per clan poco numerosi, mentre i re successivi presentano una formula binomia dovuta alla comunità allargata nella quale dovevano essere evitate omonimie) e la non appartenenza di quasi nessun sovrano a famiglie con importanti ruoli politici in età storica (evitando quindi il sospetto di aspirazioni auto-celebrative); a sfavore vi sono l’eccessiva longevità dei sovrani (che potrebbe però essere spiegata con la rimozione di figure meno significative in favore di quelle più importanti) e la tipizzazione delle prime figure regali che secondo questa ipotesi simboleggerebbero i tre poteri – legislativo, religioso e militare - che compongono la sovranità (Romolo fondatore delle istituzioni civili, Numa Pompilio di quelle religiose, Tullo Ostilio re guerriero per eccellenza e Anco Marcio che in quest’ottica riassumerebbe i tre predecessori). Il re aveva competenze religiose svolgendo la funzione di mediatore tra uomini e dèi per assicurare la pax deorum. Gli dèi non avevano storie personali o miti, non si manifestavano attraverso testi rivelati, né promettevano una vita ultraterrena: essi avevano sfere di competenza ed esigevano un culto fatto di sacrifici, preghiere e rituali collettivi. La religione romana costituiva il fondamento della società che aveva dei comuni valori condivisi detti mos maiorum. Il re aveva inoltre il comando in capo all’esercito e l’imperium, cioè il potere in ambito militare di esercitare a guerra. Infine il re amministrava la giustizia, e aveva il diritto di concedere che il condannato si appellasse al popolo per chiedere la grazia, non potendo concederla lui stesso. Quella del re era una carica vitalizia ma non ereditaria, per cui alla sua morte il potere tornava al senato e al popolo. Il senato era un’assemblea ristretta che aveva la funzione di consiglio del re, costituita da circa 100 membri chiamati patres che si distinguevano per anzianità e autorevolezza. Avevano la facoltà di promuovere autonomamente iniziative politiche. L’assenso del senato era necessario per il re, specie per promuovere campagne militari. Il senato interveniva inoltre alla morte del sovrano quando nominava a sorte fra i suoi membri un interrex temporaneo per 5 giorni nel frattempo che il popolo designasse il nuovo sovrano. Il re non aveva la facoltà di promulgare o cambiare leggi ma poteva solo eseguirle, il potere di deliberare spettava al senato e all’assemblea dei cittadini. Il popolo era diviso in 3 tribù gentilizie, Tities, Ramnes e Luceres: alcuni interpretano tale suddivisione in chiave etnica, altri in base alle funzioni (i Tities erano dediti alle attività agricole, i Ramnes agivano in ambito politico e religioso e i Luceres erano i guerrieri). Per quanto riguarda la popolazione maschile ogni tribù era suddivisa in 10 curie, i cui membri chiamati Quiriti rappresentavano il corpo civile dei romani. In caso di guerra ogni tribù forniva al comando dei tribuni dei soldati 100 cavalieri e 1000 uomini di fanteria. La somma delle curie costituiva i comizi curiati: il Comizio era la più antica assemblea romana e aveva il potere di deliberare provvedimenti in materia di diritto familiare, aveva potere in ambito religioso, la facoltà di approvare o esprimere dissenso circa proposte formulate dal re e la lex curiata de imperio con cui ogni anno investivano il re del comando militare e approvavano la designazione di un nuovo re. Tuttavia tale assemblea perderà progressivamente i suoi poteri. Roma fu sempre contraddistinta dalla multietnicità. Infatti sembra che Romolo, per popolare la città appena nata, concesse il diritto d’asilo cioè la possibilità di risiedere nel nuovo insediamento, condividere i diritti politici e partecipare alla distribuzione dei bottini di guerra. Emblematico è anche l’episodio del ratto delle sabine, simbolo della fusione fra latini e sabini evidente dall’affiancamento di Tito Tazio a Romolo e dall’alternanza di re latini a re sabini. Nella seconda metà dell’8 secolo a.C. avvenne lo spostamento di
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