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Storia universale della natura e del cielo, Prove d'esame di Filosofia

RIassunto ed Analisi filosofica dell'opera kantiana "Storia universale della natura e del cielo"

Tipologia: Prove d'esame

2015/2016
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Caricato il 11/03/2016

frepalmieri
frepalmieri 🇮🇹

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Scarica Storia universale della natura e del cielo e più Prove d'esame in PDF di Filosofia solo su Docsity! STORIA UNIVERSALE DELLA NATURA E TEORIA DEL CIELO di Immanuel Kant La cosa interessante è che K sembra unire le posizioni di P e S , è un testo pre-cristico, troveremo la dimensione della bellezza, dell'ordine ed amronia della natura, una dimensione estetica che si ritrova anche nel F, il bell'ordine della natura, la loro armonia in modo tale che l'anima stessa ne viene toccata. Nell'anima sorge meraviglia e attrazione verso il bello, c'è un piacere nell'anima nella contemplazione del bello. Proprio come nel F quando si descrive la bellezza di certe fisionomie e si giunge all'elemento della attraiozne, questi stessi elementi tornerano anche in questo testo di K. Anche in K c'è l'esaltazione della bellezza, che rapisce l'anima e la porta in una dimensione altra. Entra in gioco l'intelletto, ma anche un senso di piacere nell'ammirare l'ordine della natura. Elemnto duqnue che lo avvicina a Platon.e Allo stesso tempo c'è però una presenza di Spinoza. Perchè anche K come S è innanzitutto indagatore della natura, scienziato che vuole indagare la natura secondo le prooprie leggi, in modo rigoroso, proprio prendendo spunto dagli scienziati. K cerca di approfondire l'analisi scientifica delle leggi che regolano la vita del cosmo e l'universo e lo farà seguendo i principi di Newton applicandoli in campi in cui lo stesso N non lo aveva applicato ovvero al sistema solare, ai pianeti. Duqnue c'è anche ispirazione scinetifica in K , ed è una dimensione che non cura la dimensione estetica. Lo scienziato non va a agudare la bellezza del cosmo ma come le leggi fisiche siano possibili, come operino nella determinazione dei fenomeni. Non è l'ideale estetcio che lo guida ma la determinazione dei fenomeni. Il K di questo saggio senza dubbio si presenta come uno scienziato . Pur accettando il punto di vista estetico nell'esame della natura, accompagna poi questo punto di vista con l'indagine rigorosa. Un K in parte vicino a platone in parte vicino a S , quasi fosse l'emento di connessione tra le prime due figure. Ma come fa K ad unire questi due punti di vista? Da un lato l'estetica e dall'altro la sicenza? K unisce i due punti di vista dicendo che porprio attenendosi al punto di vista rigorosamente scinetifico è in grado di mettere in luce la bellezza della natura. L'ememento estetico è successivo al primo elemnto che è quello della scienza. Allora si dovrebbe dire che S rappresenta per lui il punto di riferimento iniziale, che mantiene nel modo più rigoroso mentre l'estica si aggiunge a questa dimensione scientifica. Il primo elemnto è il presupposto del secodno. E' importante sottolineare questo perchè in tale periodo lo scienziato doveva difendere le sue proprie posizioni nei confronti della metafiscia alla cui base vi era un dio creatore. Lo scienziato che si fosse attenuto ad un punto diverso dalla religione poteva essere sottosposto a censura e persecuioni. Il tema estetico si collega alla metafisica perchè il dio creatore crea con ordine misura , regole. Le leggi del cosmo che derivano da una volontà dicvina creatrice sono leggi rivolte al bene. Il dio creatore indirizzava le cose al bene. Le cose che vi erano , vi erano perchè atte a rappresentare la perfezione divinia, la capacità di Dio di creare secodno ordine, e queste cose erano rivolte anche alla creatura più perfetta sulla terra che era l'uomo. Duqnue vi era questo nesso tra religione e ricerca scientificia che fino a questo periodo rimane cmq molto forete. MA gia spinonza nell'etica inizia a sottolineare che la ricerca scientifica bandisce il discorso dell cause finali. E K in questo testo riprende proprio tale posizione. Nello stesso tempo però ritorna al punto di vista del metafisico che desidera esaltare la bontà divina mostrand che porprio le leggi della natura indagate dalla scienza mostra come il cosmo sia ordinato in modo amronioso e rivolto verso il bene. Duqnue K si muove su una linea sottile tra la scienza della metafisica. E' un K scienziato che non abbandona ancora la metafisica. Duqnue da un parte si porta dietro la tradizione metafisica medievale , come quella espresse poi da Volfe e su cui K aveva studiato, e per altro verso però i grandi apporti della scienza del seicento e del settecento. E' un K che da un lato ha presente Galileo, Newton , la tradizione scientifica, e dall'altro è erede della metafisica ( Cartesio). Duqnue non opta in maniera netta ne per l'una ne per l'altra ma le unisce insime. Troviamo in lui l'esperienza metafisica intesa sia come esperienza a cui pemrette l'accesso la scineza sia l'esperienza a cui permette l'accesso il sentimento dell bello e l'ordine della natura. Duqnue scienza e metafisica, spinoza e platone, determinazione scientifica dei fenomeni e ricerca del bene a cui tende la natura in quanto creata da Dio. Tutte cose che si mescolano tra loro in K. L'opera apparve anonima, K non mise il suo nome sul frontespizio. Come mai non lo mise ? Il fatto è che si trattava di un saggio audace, azzardato, porpio perchè prendeva le mosse dalla conoscenza scinetifica dell'universo, radicalizzava le leggi di Newton, utilizzandole per spiegare anche il modo in cui si è formato l'universo stesso. Duqnue un opera che sembrava presentarsi quasi come un opera di una ateo. Di un autore che indagava la natura prescindendo dall'ipotesi di un Dio creatore dell'universo. Un opera che poteva essere censurata e poteva muivere a censure l'autore stesso che si fosse presentato come sostenitore della sue ide.. Dunque K non firma la sua opera. E' un Kant giovane che insegna all'università, insegna sia filosofia che geografia della terra. ( non aveva un vero e porprio titolo di profesore) K dava molta importnanza a questa opera che invece non ebbe risonanza al punto tale che lo stesso K più tardi in un altro testo del 1763 “l'unica dimostrazione possibile per provare l'esistenza di Dio” penserà bene di riassumere in questo testo le tesi porposte nel 55 per ripresentalre ai lettori dato che non erano state prese in considerazione, ripresentandole in forma sintetica. Come è risaputo, il K dei primi anni, il K pre-critico abbiamo diversi testi , ha scritto inftti dei saggi originali dando semmpre prova di essere un pensatore innovati. Il K pre-critico è dunque un K molto interessante. Presenta sempre delle idee nuiove , brillanti , scrivendo con uno stile più accattivante delle critiche. Invece nel prectitico, seguendo autori inglesi e francesi, ha abilità di scrittura notevoli. Duqnue è interessante tenere presente questa fisionomia del K pre-critico che è interessanre perchè appunto si resenta già come un pensatore innovatore. ( alcuni studiosi hanno messo in rilievo un possibile rapporto e ripresa di Spinoza da parte di Kant, e nel testo del 73 in una nota si cita Spinoza, ma non ci sono altri riferimenti diretti, sicuramente c'è un eco dell'atteggiamento spinoziano, anche per l'utilizzo del metodo, infatti per esempio K dirà all'inizio del testo che si potrebbe pensare che queste cose le abbia scritte un ateo, lo sfondo storico fa pensare alla sua vaga illusione alla figura di S accusato di ateismo, in quanto c'è lo stesso approccio spinoziano alla natura che doveva essere indipendente dal dio creatore. Duqnue c'è la possibilità di unfluenza di Spinoza ma non poi nel passo successivo in K inserisce la metafisica nella scienza. Ma nel primo passo della ricerca senza dubbio c'è l'approccio spinoziano/ sicuramente ci sono poi le figure di Volfe , Cartesio scienziato che scrive sul mondo, e poi Leibneiz) Democrito , secondo cui tutto si è originato da un incontro casuale degli atomi. Il tutto ben ordinato, così felice, cosi bello, armoni e perfetto non può essere fonte di solo caso. LA materia nel suo sitema è infatti sottoposta a Leggi necessarie. Duqnue tutto ciò non avviene per caso ma necessariamnete di virtù di leggi che relgolano la materia. Duqnue questo sviluppo della materia ha in se la più “splendida testimonianza della dipendenza della natura da quell'Essere originario che racchiude in se non soltanto la fonte di tutti gli esseri, ma ANCHE DELLE PRIME LEGGI che ne regolano l'attività”. “LA CAUSA DI TUTTO NON PUO' CHE ESSERE DIO PERCHE' LA NATURA, PERSINO NEL CAOS, NON PUO' PROCEDERE ALTRIMENTI CHE CON ORDINE E REGOLARITA'”. Duneu dice K , le mie “idee innocentissime” spero non vengono lette come fonte di ateismo in quanto quello che tento di esprimere è invece un legame tra quanto dimostrerò e quanto all'origine di tutto ci sia Dio. Oltre questo dubbio però, nota K, un altro problema che mi si potrebbe porre è come sia possinile che l'intelletto umano possa arrivare a concepire tale ordine e le sue leggi. K risponde dicendo che se ci pensiamo bene il motivo è evidente. I corpi celest infatti , sono masse rotonde, ossia POSSEGONO LA FORMA PIU' SEMPLICE che possa avere un corpo di cui si cerchi l'origine. E' facile duqnue immaginare come si siano formati a partire dalla materia e dai movimenti di repulsione e di attrazione che generando un movimento di rotazione hano dato vita a delle forme circolari. A questo punto , dice , si può dire con una celebre frase di Voltaire “ DATEMI DELLA MATERIA E IO VI COSTRUIRO' UN MODO”. Ossia datemi della materia e io vi dimostrerò come deve sorgere un mondo, porprio perchè a partire dalla materia forita essa delle forze su menzionate, è facile comprendere l'ordine del cosmo. “Non c'è dunque da meravigliarsi se oso affermare he la formazione dei corspi celsti, le cuse dei loro movimenti, e di tutta l'attuale costituzione dell'universo verranno messi in luce prima ancora che si sia rousciti a conoscere esaurientemente e con chiarezza il modo di prodursi , su basi meccanche , un filo d'erba o un bruco.” Dimostato ciò procede poi spiegando riassuntivamente la composizione dell'opera che è suddivisa in tre parti e menzionando per ogni parte i punti salienti delle sue teorie. K nella prefazione cerca di metere alla luce i punti della scienza e della religione. Questo sforzo kantiano di conciliare le due prospettive è interessante. Ci sono due tesi di carettere diverso che K cerca di rendere compatibili. Gia nella prefazione di questo testo giovanile , k vuole cercare un punto di vista in grado di amronizzare contrasti, armonizzare delle posizioni che sembrano diverse e che invece possono trovare un accordo. K dice che le leggi della scienza devono essere studiate al di fuori del sapere religioso , ma all'origine cmq delle cose della scienza c'è Dio. La scienza duqnue può essere ricondotto al punto di vista religioso. Però k ci tiene a mantenere l'indipendenza della scienza. Anche se si sforza a dimostrare la verità della religione, ciò nonostante mantiene cmq l'indipendenza della scienza rispetto alla religione. Questa differenza tra religione e scienza viene anche proprosta come punto di vista dell'uomo di fede e dello sciettico. Infatti nella critica della ragion pura k parla del punto di vista dogmatico, e quello invece critico della metafisica. Quindi anche qui K utilizza gia questo stesso terminie di scetticismo per indicare il punto di vista che critica metafisica e quindi anche la religione. Duqnue K fa una sorta di abstract in cui indica i temi fondamentali a cui poi segue l'esposizione. Il testo è diviso in tre parti, la prima molto breve, la secodna invece è il cuore dell'opera , la terza di tipo etico , e poi la conlcusione. (E' interessante ancora soffermrsi sulla prefazione, abbiamo detto che K si sforza di conciliare nella prefazioni i punti diversi della scienza, la quale con il suo metodo che indaga secondo le leggi e il metodo, e la religione che invece indaga sull'armonia della natura. Lo sforzo kantiano di conciliarle è interesante perchè mette in luce un aspetto che K continuerà a mettere anche successivamente. Per esempio anche nella critica della ragion pura, quando parla della antinomie. Si contrapporranno nelle antinomie due tesi di carattere diverso che K si sforzerà di rendere compatibili. Quello che è interessantre è che gia nella prefazione di questo testo del 1755, 30 anni prima della pubblicazione della critica pura, è interressante vedere come gia qui K voglia cercare un punto di vista in grado di armonizzare contrasti, delle posizioni che sembrano radicalmente diverse e che invece possono trovare un accordo. K dice che leggi della scienza devono essere analizzate indipendentemente dalla religione, Ma proprio esse che poi dimostrano l0armonia dell'universo portano a confermare che all'origiine di tutto ci sia dio. Duqnue la scienza può esssere ricondotto alla religione. Dio , l'nintelletto infinito, viene ad essere la fonte della leggi della natura. Cmq K ci tiene a mantenere l'indipendenza della scienza sforzandosi al contempo di dimostrare la veridicità della religione. Duqnue indipendenza della scienza e al tempo stesso un richiamo alla religione. Questa differenza tra religione e scienza viene anche proprosta nel senso di rapporto tra la fede e lo scettico. Ricordiamo infatti che nella pura appare il contrasto tra il punto di vista che K chiama dogmatico, il valore di conoscenza della metafisica, e lo sciettico che invece critica la metafisica. Scietticismo come corrente filosofica che critica la metafisica e duqnue anche la religione. C'è anche una ltro tema che si deve sottolineare , che è quello della teodicea, termine leibneziano, teodicea ovvero giustizia/giustificazione di Dio. Leibneiz aveva pubblicato nel 1710 dei saggi che K aeva letto. Testi letti e rielaborati anche da Volfe di cui K leggeva i manuali che erano diffusi nelle università. Qui , nel saggio del 55 si può notare vicinanza di K a L perchè anche lui parla dell'armonia del tutto e del bene a cui è indirizzato a tutto. Il bene per gli uomini, per le creature viventi. Pur riconoscendo anche i mali che affligono l'uomo. Questi mali venivano però racchiusi in una visione ottimistica da L e la stessa cosa fa K. Come i venti che soffiano nelle regioni calde. Tutto questo accade perchè anche se la spigazione di questi fenomeni è scientifica, c'è però anche un fine a cui i fenmeni tendono, come l'abiltabilità di quei luoghi e tutto questo è voluto da un creatore. E questo lo accomuna con L. Questo aspetto lo ritroviamo anche nel 1756 , ci sono una serie di scrittti sul terremonto di Lisbona. Questo terremoto aveva distrutto quasi completamente la città. I pensatori del tempo si posero il problema di come conciliare questo evento con una visione ottimistica. Tra i più grandi critici di L vi fu Voltaire, che criticà il saggio L dicendo che nulla giustifica il punto di vista secondo cui le cose sono indirizzate verso il bene, perchè vediamo morte, mali catastrofi che affligono coloro che non hanno colpa. Anche nel Candido V critica fortemente L. Candido è un personaggio vissuto in germania che poi la deve abbandorae ed ha tutta una serie di incontri in cui sperimenta la sofferenza. ' accompagnato nel suo viaggio da Panglos che rappresenta il filosofo leibneziano che cerca sempre di fargli vedere il bene anche li dove c'è sofferenza. Ma Candindo non si lascia coinvolgere e ,alla fine, dice: non poniamoci più problemi come quello della teodicea che non possiamo risovlvere, andianko nel giardino e lavoriamo. Non possiamo risolvre i problemi del tutto, possiamo solo dire che in senso etico il nostro compito è quelllo di migliorare il modo in cui viviamo. Interessane è il fatto che K nel 56 è dalla partr di L. Riprende quanto scritto nel 55 e appunto indagando le ragioni del disastrio di Lisbona non si pone il problema della finilità e dice che questo rientra nella realtà cosmica. Ancora nel 59 “considerazioni sull'ottimismo” , anche in questo caso K accetta il punto di vista di L, il tutto è bene, Forse i signoli elementi sembrano presentare l'elelemnto negativo, ma preso nel tutto , tale insieme è bene. Questo però sarà rinnegato agli inizi degli anni 60, e a questo punto non dice più che tutto è bene anzi mette in risalto l'importanza dei fatti empirici che devono esseri indagati nel loro proprio di presentarsi senza tener conto di come possono rientrare in un tutto armonioso. K abbandona L e diventerà un critico della metafisica di L. Come mai? K è diventato grande lettore di Hume e Rouseeau , che gli mostraranno l'importanza della cose e del loro modo di configurarsi, del modo di presentarsi dei fatti. La moralizzazione dell'uomo, l'etica non appartiene al piano scientifico. Duqnue H lo attira al piano della esperienza e dall'altro R che gli sottolinea la diff tra etica e scienza, e capisce che il fine dell'uomo non ha nulla a che vedere con la nostra concezione dell'universo. L'etica è inipendete dalla metafisica e dal sapere scientifico. Questo attegiamento di K lo porta lontano dalle posizioni del 55 , perchè nel K delle cristiche si distingue dal K precendete. LA legge morale è indipendente dal fenomenico. ) PARTE PRIMA Abbozzo di una costituzione sistematica delle stelle fisse, ovvero molteplicità dei sistemi stellari. Ovvero K sta ipotizzando una molteplicità di galassie, la galassia che inisialente indica la via lattea, poi per estensione tale termine è stato indicato anche per dire le stelle fisse e i sistemi stellari. La galassia a cui appartiene il sistema planetairo è solo una delle innumerevoli galassie. Il sistema planetario appartiene alla via lattea cui la quale a sua volta appartiene al sistema delle stelle. K stesso dirà che non siamo altro che un piccolo corpo nell'isnieme dell'universo. La terra , se si tiene presente questo sistema infinito non è altro che un “granello di sabbia”. Dopo questo titolo così sconvolgente, anche se K non è il rpimo ad ipotizzarlo, gia Giordano B aveva posto l'inifità dei modni. Però K lo fa tenendo le scoperte scientifiche.K collega il discorso religioso con il piano della sicenza. distanza che intercorre tra la stella e il suo centro è molto maggiore ripstto a quella che c'è per esempio tra sole e terra. ∙ Difetto di percezione (distanza da occhio dell’osservatore) Siamo troppo distanti per perceripire questo tipo di movimento. Poi approfondendo l'argometno K parla di NEBULOSE. All'epoca di K le nebulose erano certi fenomeni che venivano percepiti nel cielo di luci che non formavano un insime compatto ma sembravano rarefarsi nell'atmosfera, erano opache. La nebulosa , dice K è anche essa sistema di stelle, costellazioni, galsassie. E cita a tal proprosito Mopertui, uno scienziato il quale aveva indagato le nebulose. Già M aveva affermato che queste nebulose fossero dei corpi celseti e non apertura verso il metafisico come allora si stoneva. Solo sosteneva che fossero delle stelle di dimensioni enormi. Per K invece non erano stelle di dimensione spropositata, semplicemnte erano altre galassie, altri sistemi di stelle, che essendo più lontani dal nostro sitema planetario ci apparivanoa ancora meno visibili e più opache. Duqnue sono anche esse delle galassie, che funzionano nello stesso modo di quella a cui noi apparteniamo ma semplicemnte sono più distanti. Infine si arriva alla conlusione di questa prima parte . Pag 73 La tesi che abbiamo esposto delle stelle fisse e nebulose , via latea, ci presenta una infità del cosmo , infinita quanto l'infinità di DIo. Quindi K conclude con queste parole poetiche, infati si dice che K in questo testo è un po scienziato e poeta, e dice che l'animo si stupisce di fronte la grandiosità di questo cosmo. Dunque l'uomo con la postenza della scienza di fronte a tanta bellezza dovrà continuare a scoprire non solo ciò che vi è nell'universo più lontano ma anche nel modno più vicino. Dice K che molto ancora dovra essere scoperto del nostro stesso sitema planetario, come per esempio potrebbe darsi l'esistenza di un altro pianeta oltre Saturno. PARTE SECONDA Stato rpimitivo della natura, formazione dei corpi celesti, cause dei loro movimento e delle loro relazioni sistematiche, sia nel mondo planetario in particolare, sia in rapporto a tutto il creato. Come K stesso ci consiglia , prima di iniare la lettura della seconda parte è bene partire dall'8 capitolo della stessa CAPITOLO OTTAVO Prova complesiva dell'esattezza di una teoria meccanica sull'ordinamento dell'universo in genere e della certezza della presente in particolare. Partendo da questo ultimo capitolo si può costruire con maggiore chiarezza il percorso da lui seguito. In questo capitolo sin dal titolo K ci fa capire che si porprone due cose diverse: -teoria meccanica dell'ordinamento dell'universo, che può essere provata con certezza -In particolare poi offre la sua poropria teoria meccanica dell'ordinamento dell'universo. Questa teoria meccanica viene introdotta da una polemica di K contro i materialisti antichi che pensano che il modno sia creato a caso. Ma non solo i materailisti antichi dici K quelli da cui discostarsi, ma anche quei teologi che ritengono che ogni fenomeno della natura si basi sulla volontà divina. Come se ogni volta che ci trovassimo di frotne ad un evento naturale dovessimo ricorrere all'intervento divino. In realtà dobbiamo rintracciare le cause dei fenomeni e questo lo può fare la ragione. Non bisogana ricorrere ogni volra l'azione divina, come se l'0azione divina fosse sempre la causa dell'azione . Cosi possono pensare solo coloro i quali sono pignir. Troviamo infatti una polemica contro la filosofia pigra, ovvero di quegli indagatori della natura che invece ricercare le cause dei fenomeni ricorrono a dio. Questo modo di ragionare non fa neanche onore alla teologia perchè è come se si supponesse che il creato che ha un ordine e una armonia, fosse invece abbandonato all'irrazionale e dio ha bisogno ogni volta di intervenire per porre ordine dove ordine invece non c'è. Se invece supponiamo che la natura abbia un ordine allora noi capiamo meglio come l'intelligenza dicvina sia alla base dei fenomeni naturali. K mostra come sia più conacente all'ente sommo come creatore il fatto di aver creato una realdà ordinata e razionale piuttosto che abbandonata. Pag 155 Duqnue bisogna abbandonare queste ipotesi false , questi pregiudizi per potersi fondare invece su connvinzioni inconfutabili: - -teoria meccanica dell'ordinamento dell'universo, che può essere provata con certezza -In particolare poi offre la sua poropria teoria meccanica dell'ordinamento dell'universo. Tutto il cosmo ha avuto origine da cause che noi possiamo comprendere attraverso la ragione. L'ipotesi di K è quella di applicare le leggi di attrazione e repulsione newtoniane alla materia ordinata che si presenta sotto forma di un caos, di un insieme di particelle che non hann ancora il loro ordine, in modo tale che poi attraverso le leggi di attrazione e repulsione, questo materiale cotico trova forma. Si crearono così il nostro sitema planetario e cosi anche gli altri sistemi planetari come la via lattea e anche le stelle fisse. C'è una unica legge che vale per tutti i corpi celesti, sia quelli che formano il nostro sistema solare che agli altri infiniti sistemi. K suppone che questi movimenti dei corpi sono dovute da due forze diverse, attrazione che porta i corpi di unirsi eè controbilanciata da una forza di repulsione, e avviene che il movimento circolare sia dovuto proprio a questa forza ordinata. Invece di provocare al caduta di un certo aglgomerato di materia verso un altro corpo celeste, la forza di repulsione lo mantenne distanze. E queste forze fecero si che questi corpi ebbero movimenti circolari. Nel punto 1. LA prima prova che K adduce della verità della sua teoria è il movimento dei pianeti. K spiega che tutti i pianeti sono dotati di due movimenti: rotazione inotrno al poprio asse rotazione intorno al sole Tutti i pianeti hanno questi movimenti e girano tutti da ovest verso est. Questa è la prima dimostrazione che ci sono leggi naturali ben definite che regolano la natura. Nel punto 2 Si parla della velocità dei pianeti, velocità che dipenda dalla ditanza o vicinanza in cui trova un pianeta rispetto al sole. Più è cvino e più è veloce, e viceversa. Poi successivamente K introduce una tematica singolare rispetto a quanto aveva afermato prima. Fino ad ora aveva parlato di una perfezione della natura del cosmo. Ora invece il introduce il tema della IMPERFEZIONE. Ci sono infatti nel cosmo alcuni riferimenti di imperfezione. K cita Platone a P 159 il quale diceva nel Timeo che il creatore formava l'uiverso avendo sempre l'occhio rivolto al mondo intellgibile in cui si presentavano delle misyre ben determinate. Il demiurgo, mediatore ,tra cielo con le se sue idee che presentano numero e idee perfette, e il caos della materia primogenia. Il demiurgo Ha potit creare il modno dando forma lla materia promogenea perchè aveva l'occhio rivolto verso io mondo delle idde. Duqnue dice K il demiurgo fa della geometreia. Ma come spiegare allora che nell'atronomia si fosse venuti ad elementi che avevano in se l'imperfezione? K ci dice che i difetti sono il segno di una sovrabbobdanza pag 159 K ritiene che porprio le imperfezioni, gli elementi che rappresentano eccezioni alla regola , non contrastano la misura razionale ma sono il segno di una realtà infinita che si crea continuamente. (Più avanti K dira più avanti della distruzione di sistemi planetari che poi si formano di nuovo a partire dalgi elementi caotici in cui si è risolta la distruzione dei corpi celesti ) Duqnue lìimperfezione c'è ma non smentisce la bontà divina. A pag 160 K procede il ragionamento richiamandosi a Newton e dice che N non aveva potuto spiegare l'orogine dell'universo dal punto di vista meccanico perchè non aveva il concetto di una materia originaria. N aveva davanti presente la nozione di uno spazio vuoto tra i pianeti, oppure la materia era talmente sottile che non si poteva pensare da essi la costituzione dei corpi celesti. K invece sostituisce a questo spazio vuoto la nozione di una materia esistita porima che si formasse lo spazio vuoto. E' lo scienziato che attraverso un lavoro di pensiero retrocede ai primordi, all'origine dell'universo e pensa a questa materia iniziale. a quei corpi che ora chiamimao pianeti, modellati e ordinati in un det modo graqie porprio a tali forze. Duqneu la configuraiozne che oggi vediamo deriva dall'equilibrio di questa materia . “La natura ll'inizio della creazione era grezza e informe. Tuttavia anche nelle proprietà degli elementi che formano il caos è rintacciabile il segno della perfezione che deriva dalla loro stessa origine, in quanto il loro essere è una conseguenza dell'idea eterna del divino”. Dunque una volta aglgomerata tale materia viene attratta da un corpo che genera la cosidetta forza di gravità , cjhe nel nostro sistema è il solo. Se tali corpi fossero semplicemnte catturati da tale forza di attrazione cadrebbero sul sole stesso, ma essi possiedono anche un porprio impulso , un poorio moto che li fa muovere in modo rettilieneo, e attwtti dunque dal solo, con le forze contrastanti di attrazione e repulsione danno vita ad un movimento rotatorio e ruoteranno sia su se stesse che intorno al solo. Tali moviementi ri rotazione e rivoluzione variano a seconda della distanza che ognuno di essi ha con il sole, Inoltre il percorso che essi si trovano a compiere è differente. Quelli più vicini hanno un movimento più circolare perchè sono attratti con forza maggiore e quindi generano un percorso più ristretto che vanno a percorrere. Quelli più lontani, riveno una forma motlo differente, ed essendo meno attrati e avedo anche più spazio intorno a loro a dispoziione generano un movimento che dicvine sempre più ellittico. CAPITOLO SECONDO Diversa densità dei pianeti e rapporti tra le loro masse Duqnue abbiamo mostrato come le masse di materia essendo attratte dalla forza di gravità del sole vengono attratte verso di esso fino al momento in cui non viene un raggiunto un equilibrio tale da fornirgli una certa stabilità. Ora volgiamo vedere come in che modo in base alla loro densità ( massa) vengono a disporsri. E L ci spiega che quelle con massa maggiorre vengono di conseguenza attratte in maniera più forte verso il movimento di cadua in direzione del sole , impiegano più tempo per trovare il loro equilibrio e lo raggiungono ad una distanza più vicina al sole. Quelle al contrario , che hanno denistà minore saranno attratte con una forza più debole e raggiungeranno il loro equilibrio ad una maggiore distanza rispetto al sole. Duqneu è in base alla densità della materia che essa si troverà più lontana o più vicina al sole. Poi dice K che in realtà se osserviamo bene il sistema , ci rendiamo conto che alcuni piani sono costituiti da più materie diverse , anche con dicversa densità. Questo perchè oltre quanto descritto poco sopra, c'è un altro fattore che influenza l'ordine delle masse nel sistema. Tale ordine è infatti inlfuenzato anche dalla posizione di origine che le materie avevano all'origine nella dimensione caotica. Quelle che infatti, pur possedendo magari densità minore, erano più vicine al sole originariamente, vi sono rimaste anche dopo pur possendendo densità diversa. Di norma però, sottoliena il fisolofo, più la materia è densa più si trova vicina al sole e viceversa. Oltre la densità dei pianeti è anche importante tenere presente i rapporti che hanno tra loro le masse dei pianeti. Abbiamo detto che più sono densi più sono vicini. A contrario invece per la massa, più il pianeta è vicino al sole più la massa è minore più è lontano più la massa è maggiore. Questo però subisce alcune varizioni. Infatti quando un pianeta viene a trovarsi vicino ad un altro di massa maggiore, subirà una riduzione e risulterà molto più piccolo di quanto avrebbe consentito la sua distanza dal sole. Come ad esempio Marte che stando vicino a Giove , che è il pianeta più grande, ne ha subito la sua influenza perdendo gran parte della sua massa risultando molpo più piccolo di quanto avrebbe dovuto essere. Lo stesso Saturno ha subito influenza da Giove perdendo anche lui una parte della massa. Duqneu tutto questo dimostra che l'ordine e la conformazione dei pianeti non è ne casuale ne tantomeno voluta escluvamente da un volere divino. Ma il tutto è regolato da delle leggi ben precise che ne stabiliscono il loro essere. ( duqnue ci sono delle leggi determinate da dio secondo le quali si è venuto a fromare il tutto, ma non un ordine prestabilito voluto da Dio). CAPITOLO TERZO Eccentricità delle orbite planetarie e origine delle comete Kant sottolinea l'aspetto dell'eccentricità dei pianeti, icendoci che appunto da quanto detto possiamo comprendere che l'eccentricità dei pianeti è più elevata nei pianeti più distante e meno elevata in quelli più vicini. Tale eccentricità è ciò che contraddistingue porpio le comete. Le comeme sono delle masse che vengono a generarsi nella parte più distante del sistema solare. Esse sono dei residui di particelli che sono rimaste vaganti nella zona più lontana dal sole. La loro particolartià dice K è appunto quella della eccentricità perchè essendo cosi distanti la hanno in maniera davvero accentuata anche rispoetto ai pianeti a loro più vicini quali Giove e sarturno. In base a quetno detto nel capitolo precendente si potrebbe pensare che queste comete sia foate da una quantità elevatissima di materia, e che siano estremamente giganti. In relatà è tutto il contrario perchè esse sono delle piccole parti che seguono un movimento circolare e compiono un moviemnto di rivoluzione su una priria orbita. Nei movimenti sono duqnue simili ai pianeti ma la loro composizione è nettamente diversa. In relatà esse sono composte da mteriale sottile e leggero, cosi leggero che impiega tantissimo tempo prima che si unisca una parte con l'altra, provocando cosi tante piccole formazioni piuttosto che una grande . Ed è porpio questa loro particolarità che ce le fa vedere come formate da una coda. Se loro fossero composte da una gradìnde massa, quando passano vicino al sole non subirebbero alcun effetto, cosi come non lo subiscono i pianeti. Esendo invece composte di materiale cosi leggero, nel momento in cui si trovano a passare nel punto della loro orbita più vicino al sole, quest'ultimo gli porvoca un effetto di dilatzione con il vento solare, che appunto gli sgretola la parte più esterna che da vita ad una coda. Duqneu dice K , a differenza di quanto pensavano gli antichi che la loro coda fosse da intendere come una profezia, è la loro natura cosi particlare che le fa strutturare in questo modo particolare, di massa più coda. CAPITOLO QUARTO Origine dei satelliti e moto dei pianeti attorno al loro asse L'origine dei satelliti intorno al sole deriva dagli stessi sitemi che fanno formare i pianeti e li fanno ruotare intorno al sole. Ovvamiamente gli unici pianeti che possiedono dei satelliti sono quelli che sono più distanti dal sole che hanno una maggiore massa. In questo modo , trivandosi in una posizione particolare del sistema, si trovano ad avere dei satelliti. I satelliti vengono a generarsi con la grande forza di attrazione che questi pinaeti esercitano sulle partuicelle a loro circostante. Tali particelle, passando vicino ai pianeti che generano una grande forza, ne vengono attratti ( deviando la loro traiettoria che li porterebbe ad essere atratti dal sole). Raggiungono il loro equilibrio di forze , e come per i pianeti inrono al sole, anche essi iniziano a ruotare nello stesso verso del pianeta e ne descrivono poi intorno ad esso un'orbita. E' duqnue naturale che Saturno abbia più pianeti , poi giove e poi la terra , e si comprende il perchè marte , nonnostante sia distante dal sole nmon abbia satelliti in quanto la sua massa come detto è di molto più piccola ridpetto ai pianeti vicini. Per quanto riguarda il movimento che i pianeti stessi compiono intonro al porprio asse, questo movimento viene ad originarsi sin dalla prima massa del pianta, che segue un movimento che per causa delle forze esercitate dal sole va da ovest ad est, e duqnue tutte le altre parti di materia che vi si legano andranno poi a seguire per le stesse forze di attrazione questo movimento. Kant aveva poi compreso che i moviment di rotazione inotnro al prorio asse erano diversi a secodna del pianeta che si prendeva in considerazione e allo stesso modo che ogni pianeta aveva queesto asse inclinato in modo differente. Non ha potuto però ricondurre una legge specifica a questi casi, in quanto non sembravano seguire lo stesso ordine come quello della massa o della denistà. Ha perrò compreso che i fattori che determinao la rotazione e l'inclinazione dell'asse, non sono solo dati dalla forza di attraizone e di repulsione ma siciramente da fattori come la costituzione della materia del pianeta, il tempo che esso ha impiegato per formarsi, gli scconvolgimenti che esso ha subito nel corso della sua formazione ecc. Ma egli stesso ci dice di non poter esporre nulla di più a riuguardo. CAPITOLO QUINTO Origine dell'anello di Saturno e calcolo della rotazione diurna del pianeta in base al suo rapporto con l'anello. Nel quinto capitolo K analizza poi Saturno ed in particlare la presenza di un anello intorno ad esso. Come quanto detto per le comete, Saturno per la posizzione che occupa, senza dubbio deve essere una infinità di modni vedranno la loro luce. Questo, dice K, può essere anche pensato come un semplice pensiero della mia immaginazione , ma come prova di questo , anche a partire da ciò che è più vicino al nostro sguardo, e duqnue a partire dalla terra stessa, ci sono dimostrazioni che attetano la fecondità della natura, “che non essendo altro che l'attuarsi dell'onnipotenza divina, non ha limiti” Tutto ciò lo troviamo a pag 136-137 K ragiona per analogia, come noi sulla terra vediamo che le terre vengono soommerse da maremoti e poi spunta un isola, oppire che le montagne abbassano il loro livello, oppure certi vulcani spuntao fuori dal terreno, e generano cataclismi , terremoti che fanno cambiare la conformazione geografica. Allora dice K, tutto questo potrebbe accadere nelll'universo infinito, ci possono essere sistemi stellari che tramontano e altri che si generano. Il materiale che poi si disperde da ogni distruzione darà poi luoghi attraverso leggi di attrazione e repulsioni, a nuovi mondi , nuovi pianeti, creando cosi nuove reltà. Ma tutto questo è confacente alla bonta divina? K dice di si .Quello che a noi appare eterno e che facciamo per esempio corrispondere al Sole, potrebbe essere passeggero perchè stiamo parlando cmq di corpi materiali che possono avere inizo e fine. A noi tutto questo movimento dei pianeti, può sembrare un movimento eterno. In reltà siamo in presenza di cose finite che potrebbero essere distrutte e cose nuove potrebbero nascere da questa distruzine. Duqnue il Dio creatore , non lo ha creato una volta per tutte. Non c'è un universo dato e configuarto, ma è una forza creatrice continua, Dio è colui che è al fondamento di costruzioni e creazioni, che è alla base della formazione e distruzione dei mondi. Per questo K parla di infinità dei mondi. Duqnue ogni costituzione sistemtica , a causa delle conseguenze di caducità insite in essa, a lungo andare porta inevitabilemete alla distruzione, allora anche la particella più piccola che è data pensare, nel corso dell'eternità, deve avere un attimo in cui questo progressivo venir meno delle parti avrà esaurito ogni moto. Ogni cosa , dice K , vedrà prima o poi la sua fine. Ma non dobbiamo rimpiangere il tramonto di un mondo come se fosse una vera e propria perdita della natura. Mentre alcune parti pagano il tributo della caducità, la natura, si concerva intatta in tutta la sua perfezione, attraverso innumerovoli nuove produzioni. “Quale immensa quantità di fiori ed insetti viene distrutta in una sola giornata di freddo, (..) eppure ne sentiamo cosi poco la mancanza!”. Facciamo duqnue che i nostri occhi si abituino a queste spaventose catastofi e le guardino con una sorta di compiacenza. La natura, manifesta gia dalle parti più piccole del suo sitema questa legge del suo procedere prescrittale universalmente da un destino eterno . Semba duqnue che la fine imposta ai mondi , cosi come a tutte le cose della natura, sia sottoposta ad una certa legge. Secondo tale legge, cosi come la produzione e la formazione dei corpi vicini al centro dell'universo hanno avuto inizio per prime, anche la fine, verrà per loro prima che per gli altri. Diq ui poi il disfacimento e la distruzione si estenderanno gradualmente alle maggiori distanze, affinchè ogni mondo , che ha portato al termine il suo periodo di esistenza, venga infine sepolto in un unoco grande caos. Da questa materia che rientra nel caos si andranno poi a rigenerarealtri mondi, seguendo le stesse leggi meccaniche. Appendice al capitolo settimo Teoria univesrale e storia del Sole in genere Si fa l'ipotesi che il sole stesso possa spegnersi. Il sistema planetario stesso potrebbere morire a causa del venir meno dell'astro che ne è il centro. Queste sono tutte ipotesi che K introduce a partire dalla sola forza del pensiero, ma sono tutte ipotesi che poi sono state confermate. Kant intoroduce tale appendice ponendosi tale questione: Per quale motivo il centro di un qualsiasi sitema viene occupato da un corpo incandescente? Il nostro sistema planetario ha come corpo centrale il Sole e le stelle fisse che vediamo, con ogi probabolità, sono centri di altri sistemi simili. Per capire come mai nella formazione di un sistema il corpo che funge da centro d'attrazione debba essere un corpo infuocato, ci si può soltanto richiamare al modo di produzione di un corpo cosi come lo abbiamo trattaa in precedenza. Come abbaimo detto tutte la materia è attrata dalla forza di gravità del sole. La materia che riesce a compensare le forze e trovare un equilibrio non cade su di esso ma si ferma in un determinato spazio e assume un detemrinato modo. Le particelle più leggere invece che non riescono a trovare tale equilibrio cadono direttamente sul Sole. Ora poiché porrio queste parti più lggere e volatili sono anche le più adatte ad alimentare il fuoco, vediamo allora che il corpo centrale del sistema ottiene , attraverso il loro apporto, il privilegio di diventare una sfera fiammante, vale a dire un sole. Invece, la materia più pesante e inerte, che è priva di particelle ifiammabili, fa dei pianeti masse fredde e morte, inadatte ad incendiarsi. Quest'apporto di materie tanto leggere è anche la ragione per la quale il Sole ha conseguito una densità specifica quattro volte superiore alla sua. E' proprio la mescolanza di elementi di specie più pesante e densa con quelli di specie più leggera e volatile che rende adatto il sole a conservare la violenza delle fiamme che divampano sulla sua superficie. Nonostante ciò, i chiari segni della caducità si manifestano anche in questo inestimabile fuoco, posto dalla natura a fiaccola del mondo. Il venir meno meno delle sostanze più leggere e sottili, che, disperse dalla violenza del calore, non si rigenerano più e vanno ad accrescere la materia della luce zodiacale, l'accumularsi di sostanze incombustibili o già arse e da ultimo anche la mancanza di aria determineranno la fine del sole; la sua fiamma si spegnerà e al suo posto, che ora è il centro della luce e della vita di tutto l'univrrso, subentreranno le tenebre eterne. Molto bello è il capoverso seguente in cui K parla di certi fenomeni che accadono nel Sole stesso, questa stella che illumina i pianeti che gli girano intorno. K immagina questi fenomeni che avvengono all'interno di questo astro, che immagina che avvengono perchè senzan dubbio non li ha pottuti vedere e li descrive cosi: “ Si consenta infine all'immaginazione di rappresentarsi da vicino un oggetto così meravigliosamente singolare come un sole che arde. Si vedranno al primo sguardo vasti ocenai di fuoco che innalzano le loro fiamme al cielo, temepste furiose, il cui impeto raddoppia la violenza dei primi, i quali, fluttuando al di sopra delle loro sponde, ora ricoprono le regioni più elevate dell'astro, ora ripiombano nei loro confini: rocce arse , la cui immersione ed emersione tra il flusso degli elemnti infuocati provoca l'alterno apparire e scomparire delle machcie solari: densi vapori soffocanti che , sollevati dala violenza dei venti, vanno a formare nuvole nere che ricadono in rovesci di pioggia, riversandosi come fiumi incandescenti dalle cime della terraferma solare nelle valli fiammeggianti. (..) un anatura che anche nel più terribile stato di rovina opera ancora per la bellezza del modno e per il bene delle creature.” Se duqneu i centri di tutti i grando sistemi di mondi sono corpi infiammati, a maggior ragione bisogna ritenere che lo sia il corpo centrale di quel sistema smisurato che è formato dalle stelle fisse. A pag 148-149 Siamo più in una dimensione fantascientifica. Si riprende l'ipotesi di Writhe, astronomo che aveva pensato che le stelle fisse fossero un sistema ordinato. E si riprende l'ipotesi che riguarda il luogo di Dio. Dal momento che la metafisica di K si accompagna alla scienza che viene prorposta riguardo al cosmo, Alllora K unisce ipotesi scientifiche a quelle teologiche che riprende da W. E' il LUOGO FELICE centro dell'universo infinito. Qui K ci parla dell'ipotesi teologica che si accompanga a quella sttronomica. Il sole che è centrale nel sistema delle stelle fisse, sta a rappresnetare anche il centro morale dell'universo. E' un essere divino. Una sorta di sole corpo materiale che però alcuni astronomi raffigurano come il divino stesso, centro di atttrazione di tutto l'universo. Un luogo divino , felice nell'universo che ttrae a se tutto il bene dell'universo, lasciando distanti da se , attraverso la forza di repulsione, tutto ciò che non pouò essere considerato bene. Ma K si distanzia da questa posizione. Per lui nell'infinità dell'universo la divinità è presente ovunque alllo stesso modo: ovunque si trovino nature capaci di distaccarsi dalla dipendenza delle cose create ed elevarsi as una comunanza con l'essere supremo. Dunque, dice K, se io senza condividere la posizione entusiatica dell'inglese W, devo ipotizzare i diversi gradi di perfezione del mondo spirituale, non posso fare altro che tenere presente la costituzione dell'universo e le leggi che lo regolano che fino qui ho esposto. Sualla base di quesro infatti afferma che la classe più perfetta delgi esseri dotati di ragione sarò da ricercare sarà da ricercare lontano da questo centro piuttosto che vicino ad esso. La perfezione della creatura dotata di ragione, nella misura in cui dipende dalla natura della materia in cui si trova costretta, dipende molto dalla sottigliezza del materiale il cui influsso determina la rappresentaizione del suo mondo e la sua creazione in esso. Perciò, se ammettiamo che, conformemente al rapporto che vige nel nostro sistema, le specie più dense e pesanti della materia si trovino vicino al centro della natura, mente quelle più leggeri e sottili si trovano a più grandi distanze, allora è facile trarre le seguenti conseguenze. Gli esseri pesanti dovranno essere inclusi nelle classi inferiori; viceversa, col crescere delle distanze da questo centro comune, la perfezione del mondo spirituale, crescerà gradualmente. In effetti, se si considera che il centro dela natura segna l'inizio della sua formazione a partire dalla materia bruta e i suoi confini con il caos, la specie di esseri più bassa e più imperfetta, che costituisce l'inizion del genere appartenente al mondo spirituale, va posta in quel luogo che bisogna identificare come il luogo di origine dell'ntero universo, per popolare poi, in una stessa progressione, tutte le infinità del tempo e dello spazio con gradi infinitaente crescenti di perfezione delle capacità di pensiero, e in tal modo avvicinarsi lentamente alla meta della perfezione suprema, ossia la divinità,ma senza poterla raggiungere. E' come se vi fosse una scala degli esseri. Sulla Terra tale scala va dagli esseri più elementari a quelli più intelligenti. Ma procedendo su questa strada si puà costruire una scala degli esseri planetari. Dalla terra verso Saturno, oppure andando verso i pianeti più vicino al sole . E allora ecco che K ci dice che è un bene che l'uomo sia posto nella posizione intermedia perchè proprio questo permette all'uomo di scegliere. 178-179 C'è un passo molto bello su Giove. K spinge le sue riflesioni sul modo in ci è strutturato il corpo umano fino alle questioni del sonnno e della veglia. Se un abitante della terra andasse su Giove dato che li il giorno dura solo 10 ore, come potrebbe vivere un essere terrestre con solo 10 ore di luce? Non avrebbe tempo di fare tutte le cose che di soltio fa per vivere sulla terra. L'alternarsi del giorno e della notte permette all'uomo di lavorare, riposarsi, pensare in modo adeguato. Duqneu tutto è orfìdianto secondo le leggi della natura, ogni costa ha un suo posto e una sua composizione non perchè Dio ha voluto dargli un privelgio, ma semplicemnte eprchè tutto rispetto la perfione delle leggi della natura che dio stesso ci ha dato. L'uomo non deve pesare che il privilegio di stare nella via mediana gli sia data da dio perchè dio a riservato all'uomo una posizione milgiore. Smeplicmente ha quel determinato luogo e quella conformazione perchè segue le leggi naturali. Al tempo stesso non deve però sentirsi inferiore rispetto ai saturnini o gioviani. Pag 183. Il fatto che l'uomo sia posto nella condizione intemedia fa si che esso possa avere una sua libertà, possa scegliere. Perchè quelle creature che sono esseri puramente spirituale aderisono in modo spontaneo alla giustizia divina, entrano in modo spontaneo a far parte dell'armonia dell'universo, aderiscono al'intellletto infinito di Dio. I corpi più rozzi invece non sarebbero ingrado di elevarsi ad una situazione diversa, sono partatia compiere movimenti che sono solo materiali. La particolarità dell'uomo è porprio quella di trovarsi in una posizione che da un lato lo può portare ad aderire alla corporeità, e per altro verso sembra essere guidato dallo spirito. Dipende allora da lui se vuole collocarsi tra le creature di venere o mercurio, o gli abitanti di giove e saturno dotate di forte capacità spirituale. Duqnue tutto è inserito in una serie interrota di gradi, e ogni mebro rimanda ad una altro grazie ad una eterna armonia. Le perfezioni divine si sono rivelate chiaramente in tutti i loro gradi, e negli esseri inferiori non sono meno magnifiche che in quelle sublimi. Duqnue K a partire dalla sua descrizione del sistema planetario, ne ricava anche un sistema etico. E' tipico del 700 che l'uomo si misuri con realtà diverse dalla proprie, con diversi mondi e diversi esseri diversi con cui l'uomo si confronta. Secondo K comunque l'eccellenza dell'uomo, il punto più alto a cui esso può giungere è la conoscenza della natura , delle cose, è il suo spirito teoretico a rappresentare la sua più alta facoltà. Qui K è scienziato e metafisico, ma in etica sostiene che le nature più nobili e dotate di menet più penetrante sono quelle che riescono a comprendere e contemplare l'universo e a chiarire a se stesse della natura dell'universo. Qui K è sostenitore di un etica che considero lo scineziato come più vicino a Dio perchè comprende la reltà infinita del cosmo alla cua base c'è l'intelletto infinito. Questo intlletto infito orgigine del creato che ha le proprie leggi. Quando lo scienziato comprende le leggi del creato comprende, comprende anche il modo di funzionare della creazione infinita giungendo vicino a dio. Allora l'immortallità dell'anima , che K analizza lla fine del testo, riguarda l'anima umana intesa come capacità che ha l'uomo di giugnere a questo livello sommo, di conoscenza di un universo infinito. Il destino dell'uomo nella vita futura è la conlusione del testo e tale conclusione riporta proprio l'immagine del cielo stellato. Lo sguardo rivolto verso il cielo stellato da alle anime che giungono a comprende l'amornia del cosmo, da una sorta di piacere, estetico, paicere nel guardare questo spettacolo. Ci si allontana dalla terra e si giunge a cogliere la realtà di dio in questa infinità di mondi. Questo tipo di etica K lo abbandonerà presto. Siamo nel 1755, e K leggendo Rousseau avrà modo di differenziare il modno dalla sicenza a quello dell'etica. Non bisogna essere porofond scienziati o profodni indagatori della natura per cogliere una relgola morale. Era stao R a differenziare il mondo morale da quello delle scienze. Quello della scienza appartiene alla facoltà teoretica del'uomo. Mentre le sue capacità morali sono indipendenti dalla facoltà teoretica. L'etica nonha bisongo della metafisica per essere sostenuta. E allora ecco che K a partire dal 1762 quando R publbica l'emilio, il contrato sociale, ecc egli inizia a differenziare tra l'etica e la scienza, e il sapere metafisico, e porrà accanto all'eccellenza dello scienziato l'eccellenza delle nature etiche che possono appartenere alla comune umanità. Nache coloro che non sono sicneziati sono ingrado di essere guidati da una legge morali. L'etica planetarai che K aveva quindi introdotto, non sarà più affermata. Ciò che però resterà sarà l'idea del'uomo sospeso tra intelligibile e sensibile. L'uomo non è copro rozzo ma nenanche completamente spirituale. Duqnue K abbanfona l'idea che l'uomo per compredere la sua strada, il suo modo di concepirsi, la sua morale, non dovrà più comprendere il suo posto nell'universo, non occorre a lui l'essere scienziato. Però sicuramente resta l'idea dell'uomo come corpo e spirtio. Duqnue In questa parte terza c'è l'idea della terra che occupa una posizione intermedia all'interno della schiera dei pianeti . Gli abiatnti più vicini al sole sono caratterizzati da una costituzione fisica più rozza a causa del calore del sole. Quelli invece più lontani hanno un corpo sottile, più raffinato perchè non riceve il calore forte da parte del sole. Questa idea del cosmo di K può essere messa in parallelo con l'immagine che Dante propone nella Divina commmedia, D ci parla dell'uomo che nel suo viaggio dall'infermo al purgatorio e paradiso attraversa un processo di movimento che va da una certa posizione che lo vede alle profondità della terra fino ad arrivare poi nei cieli. Si può vedere infatti una nalogia che vengono porproste dai due pensatori. In entrambe i casi c'è l'idea che l'uomo si trova in una posizione mediana. Da un lato si può procedere verso una natura più lontana dal divino, oppure elevarsi verso una sfera divina. Dallla posizione mediana si può andare verso la natura bruta oppure verso la natura spirituale. Nei due casi l'uomo figura composto coe spirito e materia. L'uomo può assumere le vesti di essere privo di spirito e quello invece riveestito dallos pirito stesso che abbandona la parte materiale. Ci sono però delle differenze di riferimento rispetto al sistema, che per Dante è tolemaico e in K è quello copernicano. La terra intonro alla quale girano le stelle è il modello cosmologico a cui D fa rifemriento, invece il sole come centro del sistema planetario è il punto di riferimenro di K Nel caso di D il vivere sulla terra porta o alo sprofondarsi sulla terra oppure elvarsi verso i cilei. In K la terra nella posizione mediana , si può andare verso la natura rozza del sole o qella spirituale di saturno. In queste metafore si uò notare come muta l'eleemto del calore. Nel caso di K è proprio l'allontanamento dal sole che porta ad assumere l'idea di natue spirituali. Allontanandosi dal sole si vive una vita più angleica. C'è l'immagine che non ha bisongo di calore, un intelletto umano che rendendosi angleico si allontana dall'elemento del sole. Una luce più soffusa. Nella metafora di D invece l'andare verso le nature angeliche si accompagna lla metafora della luce del fuoco. Più si va verso i cieli più c'è il sole che li illumina. L'elemento solare è molto importante. E' interessante però questo tenre presente la gruadulità, la scala degli esseri viventi. C'è una gerarchia degli esseri, dal livello più basso, delle piante , poi delgli animali e poi dell'uomo, e poi infine le nature angleiche. Ci sono gradi diversi di reltà delgi esseri viventi. Oltre questo una questione interessante è la questionde lle amorte. L'elaborazione kantian potrebbe essere infatti letta come una risposta al problema della morte. Potrebbe essere una base del problema della morte , dell'immortaità dell'anima. Nella conlcusione infatti si parla proprio dell'immortalità dell'anima. CONLCUSIONE Anche qui , K mette un po le ani avanti dicendo di nuovo che lui sta solo facendo delle ipotesi. La domanda qui è: chi è l'uomo? Non lo sappiamo, nonostante nella terza parte abbia proprio parlato dell'uomo. Ma cmq questo non poetrta ad avere delle certezze. Si può però spinti dalla brama di sapere , si può fare un po di luce. Forse l'anima non acquisisce la sua immortalità porprio dalla visione dell'universo, chissà che proprio nella idea dell'universo infinito non possiamo noii giungere ad affermare l'eternità stessa dell'anima. Forase un giorno l'anima che soppravivve alla morte del corpo giungerà a quel divino a quel luogo come cento dell'univeros che da impulso al tutto., al primo creatore il punto da cui ha origine tutto. Forse l'anima si avvicinerà a questo punto? Noi gia sulla terra facciamo l'ipotesi dell'universo infinito e già da qui con tali ipotesi ci rendiamo conto che l'anima ha origine immortale altrimenti non giungeremo a fare certe idee. Se l'anima è capace di tanto forse il suo destino non è legato alla terra. Certo se dovessimo basare la speranza nella vita futura su queste specualzoni che sono parte dell'immaginazione, e K non lo nega, certamente la nostra speranza sarebbe molto esile. E tuttavia proprio queste ipotesi possono far pensare ad una possibilità dell'anima di abbandoare la terra e ricongiungersi , una volta abbandonato al corpo, a Dio. E poi troviamo la conclusione con la famosa immagine del cielo stellato. Qui K , dopo aver assunto l'aspetto dello scienziato e de teologo sembra quasi assumere l'aspetto del mistico. Qui mancano le parole. Non possiamo fare altro che esprimere un nostro sentimento di percezione del sublime che si apre al nostro sgurado quando guardiamo il cielo stelalto. Però questo sentimento non trova mai le parole adatte . E' talmente indicibile, profondo, sfiora l'ipossibilità delle parole umane, che non possiamo fare altro che esprimere tale sentimento con parole improprie che non possono rispecchiare il nostro setniemnto. Duqnue questo è il sentimento di un anima nobile che si richiama al cielo stellato. psiritualità, sorretto da un elemento matrìeriale esile che fa pensare ai saturnini, alle creature purmanete spirituali il cui corpo non è pensante. MA in questo paese vivonoa cnhe delle creature che assomigliano agli umini ma sono più rozze. Sono creature rozze portate a fare delle azioni che non hanno alcuna manifetazione di intelleggenza. Sono solo mossi da istinti. Allora Gullivwer fa delle riflesisoni sulla natura dell'uomo che sembra essere situtata nel'elemento intermendio tra le nature dei cavalli spirituali, e questi uomini rozzi. E' interessant vedere come questo testo molto diffuso, ha questa raffiguraione dell'uomo come figura intermedia. Andando poi avanti un altro testo interessante è la “La grande catena dell'essere”. Artur Lovejoy L'autore indaga questa espressione della grande catena dell'essere per cercare il significato in varie epoche sotriche, dall'antichità al medioevo fino all'800. E' interessante vedere come ci sia una gradualità degli esseri umani. Da quelli più semplici alle più intellettuali, dall più materiali alle più spirituali. Queta gerarchia, scala degli esseri, è presente duqnue nella sotreia della filosofia universale, da Paltone fino al primo 800, fino ad hegel. Ci sono varie pagine del testo dedicate anche al testo kantinao del 55. In particlare nel capitolo 6 intitolato “La catena dell'essere nel 18 secolo, e il posto del ruolo dell'uomo nella natura”. Per sommi capi ciò che riporta l'autoe è prima di tutto il porre il problema di come mai all'epoca di Bacone la scienza speriemntale, il tema della catena delgi esseri, come è accaduto che si sia ampiamente diffuso? C'è questa idea metafisica della scala degli esseri che gignge fino a Dio che viene a diffondersi in un periodo in cui si afferma la scienza moderan. Come mai non è stata abbandonazta? Perchè veniva incontro alla riflessione che riguardava la filosofia come indagine sull'uomo. L'illuminismo ha interesse infatti per l'uomo, per le sue capacità, per i fini che esso si porprone. E allora si ricorda come molti autori e poeti inglesi quali Pope e Edison , citati da Kant, e poi quelli francesi come Diderò, abbiano ripreso questa idea. E poi c'è anche Kant che riprendono questa idea. Ci sono dei punti interessanti sottolienanti rispetto a questo principio della catena. – Il primo è che si fa attenzione al fatto che ogni creatura è ciò che deve essre. Ogni creatura ha in se stessa il suo proprio fine, la sua porpria giustificazione. Ongi elemnto ha un suo ruolo nel comso. C'è un principio ordinatore generale, ma ogni elemnto che rientra in questo ordine generale, ha un suo ruolo, un asua giustificazione, ha un suo luogo e scopo. Questo è un lemento sottolienato. – Poi c'è l'ememento dell'uomo come anello intemedio, l'uomo è visto come punto di connessione tra materiale e spirituale, e su questo punto Lovejoy si sofferma citandi anche il testo di Kantianìmo – E ancora un altro elemwnto interessante riguarda la questione delle cosneguenze politiche. LA conseguena politica è che dal momento che la catena degli esseri è formata secondo una certa gerarchia, allora viè un atteggimento fortemente conservatore . Infatti per esempio Pope dice che il ricco e il pvero hanno una funzione determinata del cosmo. Duqnue questo principio di amronia del cosmo, di una misura che regge le cose, dal punto di vista politico e sociale si esprime in una difesa della situazione esistente. Ogni creatura che vive ha un suo porprio luogo. Allora anche una società staratificata ha una sua porpria giustificazione. E duqnue nota Lovejoy che per es Pope ha questo aspetto di conservatorismo. Conservatorismo che vuoole esaltare la capacità dell'uomo però si essere libero e di poter elevarsi in questa classe sociale. Era un conservatoreimso però consapevole della capacità dell'uomo di poter scegliere il rporpio destino. Però nell'ambito delle capacità che uno ha, il tutto risulta ordinato in modo armonioso. ( Dunque non è un conservatoriamo atto a difendere la posizione aristocratica) Duqnue l'ineguaglianza è giustificata da questo ordine. Quando K separerà il piano della scienza da quello teologico e quello dell'etica a quello della metafisica, introdurrà nella sua visione etica introdurrà un principio democratico per cui la legge morale appartiene a tutti. Il principio morale appartiene alla natura stessa della morale dell'uomo al di là dlela facoltà teoriestica. K sarà influenzato in questo da pensatori di idee illuministiche e che saranno grandi guide della rivoluzione francese. K quindi si distaccherà da queste idee del 55 per riprederle e darne una nuova visione. Ora vediamo più da vicino a partire da questa opera del 55 viene poi a svilupparsi il pensiero kantino. Abbiamo visto innanzittuto come questo testo non sia un unicum ma come esso si insercisca all'interno di un contesto in cui il rapporto tra scienza e teologia, metafisica e teologia vengano ad unirsi. Adesso invece vediamo qualcosa di più tra il rapporto del giovane Kant e quello maturo. Prima di parlare del percorso di Kant, è interessante vedere il problema della censura. Infatti si nota come nel testo che la premessa iniziale tra la concordanza tra teologia e scienza, venga un po messa da parte insistendo infatti sull'asetto scientifico. Nasce infatti il sospetto nel lettore che tale prefazione non sia altro che un modo per non essere censurato. Tale problema lo accomuna molto a Cartesio, e al discorso del metodo dove nella 5 parte riassume quanto aveva scritto nell'opera chiamata il Mondo. Era un'opera del 1633, era un trattato di scienza , fisica ed astronomia, Nel 35 viene condannato Galileo tanto che Cartesio decide di non pubblicare l'opera perchè da buon cattolico non voleva entrare in contrasto con l'autorià ecclesiatica. Duqnue decide di non pubblicarlo. Però nel 37 quando publbica il trattato del metodo, nella 5 parte esprime le tesi dell'oper Il mondo. Ed è interessante vedere come egli si esprime. Cartesio dice che le idee che presenta non sono idee che presentano questo modndo, ma racconta quello che potrebbe avvwenire se Dio volesse creare un modno nuovo. E' una ipotesi che lui sta racocntando, un asotria, della possibile origine di un mondo non nostro, ma un altro mondo. E questo un modo abile che Cartesio utilizza per non incorrere nella colpa. Ma evidente che Cartesio parli del nostor mondo. Però presenta le cose come se invece di parlare del nostro modno, delgi astri ecc, si parlasse di un caso ipotetico, presentamdo il modo in cui essi si potrebbero originare. Duqnue un modo per far si che non si censuri il testo. Cartesio sa bene che poteva avere questo problema e ricorre ad una narrazione ipotetica dell'universo. E formulerà poi una ipotesi molto simile a quella che K riprende. Suppoe al materia, delle leggi, che ci siano dei modi di interagire dei pianeti tra loro che fanno si che il sisitema solare abbia assunto una tale conformazione. Duqnue questo problema della censura era già presente al tempo precedente a Kant. Questo testo di Cartesio appare infatti postumo alla sua morte e K lo conosceva. Passiamo ora a vedeer come questa opera che abbiamo preso in considerazione di Kant facendo riferimento a due testi di due introduzioni molto importanti., Una è quella di Kassirer. E un altra è l'introduzione di Augusto Guerra. Kassirer ci parla di questo saggio del 55. Un punto interessante che Kassirer tratta è che nell'evoluzione del suo pensiero, si può dire ch lo stesso kanr segue un percorso che egli stesso indica in un saggio “come orientrsi nel pensare” del 1876. E Kant in questo saggio dice che ci sono tre modi diversi di orientarsi. Il primo è l'orientamento nello spazio. Orientarsi nel senso spaziale e geografico Una persona per capire dove si troa dovrà sapere per esempio dove sono i punti cardinali. In queasto modo si orienta nello spazio geografico. Poi però nell'orientamento K fa un passo oltre e dice che c'è un altro orientamento L'orientamento matematico: che non riguarda le direzioni dei punti cardinali ma riguarda l'orientamento che avviene anche la buio, in cui teniamo presenta la collocazione di un certo punto nello spazio. E' lporientamento che Kant chiama maetatico. Poi c'è l'orientamento logico. E nota Kassirer che l'orientamento logico è quello della critica . L'oggetto di indagine è la ragione dell'uomo. Io mi oriento se so cosa è scienza, cosa è metafisica., Duqnue si passa dal'orientamento spaziale a quello matematico a quello logico. Secodno Kassirer il saggio del 55 di Kant si colloca nel secondo punto. Kant nel 55 passa al ragionamento analogico, alla immaginazione. Passa dall'ossrvazione empirica e geografica delle primissime opere, a quella poi del ragionamento analogico affidandosi all'immaginazione e all'ipotesi scientifica. Infine poi K passerà alla terza fase nel 1770 in cui K poi si occupa della critica della ragione. E' duqnue interessante vedere come Kassire ponga kant all'interno di quearo quadro. 7 K passa dal'empiria, all'elemento matematico e poi infine assume le parti del filosofo critico. C'è duqnue un percorso poi che Kant stesso ha espresso nella sua opera del 1786 quando spiegaherà il modo in cui bisogna orientarsi nella relatà. Questo è il percorso che l'uomo deve seguire per orientarsi , che prima è puramente empirico, di percezione immediata verso le cose evidenti, poi da qui l'empirico è solo una base per giungere alla matematica che ci idnca come pabbondare l'empiririco e analizzare uno spazio costurito matemticamente, e poi infine K va alla ricerca di che cosa è vero e su cosa non lo è, su cosa si fonda la verità dei nostri giudizi. E allora bisogna analizzare la nostra ragione. Nel 55 duqnue ci troviamo nella fase in cui K cerca di superare l'empiria. Ma come mai poi dall'orientamento matematico del 55 si arriva all'analisi dei poteri dela ragione. Il punto cristio sta per kassirer nella critica alla telogia. Kant si domanda se sia legittimo parlare di Dio inrelazione al comso. Possiamo noi affidare la prova dell'esistenza di dio alla nostra visione della natura di un tutto rmonioso? Kant nel 55 aveva detto che a partire dalla perfeione della natura giungendo a dire che Dio è creatore di questo universo infinito. Allora ecco che Dio viene concepirto come il punto di origine di questo cormo armonioso. Si può supporre che ci sia una ragione pratica alla base di questi imperativi incondizionati. E' l'uomo come essere intelligibile, noumenico che comprende questi precetti che nascono dalla sua stessa razionalità Ma K si pone allora il priblema se tutto questo non sia una illusione. Come faccimao a mostrare la validità di questi imperativi. Cosi nella terza parte K affronta il problema della deduzione, della giustificazione della legge morale. Su cosa si fonda la legge morale a partire dalla quale noi abbiamo come indicazioni di agire i comandamenti categorici? SI cosa si fonda la deduzione, la giustificazione la prova? K dirà allora che dato che nella critica della ragione pura si è mostrata la pensabilità del mondo intelligibile, per quanto non sia sia potuta mostrare la conoscibilità, però possiamo ammetttere il pensiero del modno intelligibile, ecco che è sufficiente il solo pensiero per mostrare come la legge moralre possa avere una sua validità . Pensare l'uomo come apprtenente al regno dei fini , pensare l'uomo come un essere intelligibile, un essere che sfugge alle condizioni naturali, pensare ad un regno dei puri esseri razionali. Se si può pensare questo , anche se non è accertabile sul piano scientifico, ma pensare che un regno intelligibile ci sia come un regno dei fini, questo prova la validità della legge morale. LA validità dell'etica che proprone imperativi categorici. L'idea del noumenico, delle creature spirituali, ha duqnue un ruolo ancor aimportante nella riflesioine kantiana. Non è l'uomo sospeso tra mercurio e venere, ma il regno dell'uomo è quelllo degli esseri razionali in cui viene ad avere valore l'etica e si può dedurre la legge morale. MA K rielabora molto le sue opere Infatti nella critica della Ragione pratica del 1788 K ritorna sulla idea della legge morale e si domanda , Ma se si pensa che il regno dei fini sia alla base del regno morale, non stimo presupponenndo alla legge morale qualcosa che è puramente ipotetico? E' sufficiente il pensiero di un regno dei fini per mostrare la validità della legge morale? Non è questo stesso pensiero ingiustificato e provato a sua volta dalla validità della legge morale? Come può la legge morale esssre prodotta dal nosrto pensariero del regno dei fini se poi è il nostro stesso pensiero del regno dei fini ad essere valido perchè vi è la legge morale? E' il pensare la mertafisica che fonda l'etica oppure è l'etica che ha una sua sussistenza di per se e ci porta piuttosto verso la metafisica? E allora ecco che nel'88 K rinuncia alla deduzione della legge morale. K dirà che la legge morale non si può dedurre ma è un fatto della ragione. Allora avviene questo ulteriore rovesviamento rispetto a quanto detto prima per cui viene ad essere la stessa etica la base di tutto quello che si riferisce alla metafisica. Dio , l'immortalità dell'anima, la finalità dell'universo, tutto questo verrà a dipendere dal'etica. K rinuncerà ad ogni pensiero dellla metafisica che entra in gioco a goistificare l'agire dell'uomo. E' l'etica che gostifica l'agire dell'uomo. Che cosa ne è a questo punto dell'uomo come essere intelligibile che permeetteva il pensiero dll'etica. Ora avviene che è porpro l'etica il fondamento da cui si giunge alla relatà dell'intelligibile. La metafisica viene dedotta e giustificata dala legge morale, che è indenducibile e si prova per il fatto stesso che la ragione è di per se pratica. Allora l'uomo come essere intelligibile ha valore etico ma si distacca dalla metafisica ed ha un suo senso metafisco solo a partire dall'etica. Allora tutta la relgiione che K costruirà successivamente come anche nella critica del giudizio, avrà come suo femro presupposto il pensiero dell'uomo in quanto essere intelligibile che mostra la sua razionalità etica porprio a partire dalla stessa ragione pura pratcia senza che ci sia un fondamneto metafisico. Tutto ha origine e significato a pratire dall'etica. Il pensare l'arte, la relgione, la finalità della natura, tutto avrà come loro base il pensiero dell'uomo come essere intelligibile in quanto agente da punto puramnete morale che non è altro che l'effetto della ragione pura pratica su di se. Non è duqnue abbandonato l'uomo come intemredio ma si presenta come situazione come uomo noumenico e fenomenico si contrapporrano. L'uomo fenomenico è l'uomo che appartiene alla natura indagata dalla scienza, l'uomo noumenico sarà l'io che obbedisce alla ragione pura pratica. Per cocludere questo percorso non si può non parlare dell'Opus Postumum. Quando K mori lasciò un manoscritto a cui aveva lavorato in tarda età, nelgi ultimi anni di vita. Si è notato come questa opera avesse due aspetti diversi. Da un aparte K si porproneva il passaggio dai principi metafisci della natura alla metafisica. Si è reso conto che c'era un lacuna nella sua dottrina della natura, e questa e questa lacuna era rappresentata dal fatto che mancava l'anello intemedio che portava dalla metafisica della natura, all'indagine sui fenomeni indeterminati. Bisognava costruire una mediazione tra l'indagine metafisica e l'epersimento scientifico. Bisognava stabilire dei concetti che fungevano da mediazione tra questi due apsrtti metafisici e l'esperimento scientifico. Però K mano a mano che cercava di procedere verso questo intento era portato ad indagare anche il sistema nel sui complesso cioè non solo la scienza e metafisica ma anche l'etic l'arte ecc, nel tentativo di costruire un sistema di tutto ciò che aveva indagato i poteri della ragione. Quindi era portato a rivalutare tutti i principi della sua filosofia trascendentale. Infatti come suggerisce un penatore attuale , è come se K avesse in programma due testi non più uno perchè mentre lavorava al passaggio dei fondamenti della scienza alla metafisica, rivedeva al tempo stesso i principi della sua filosofia trascendentale. Allora ecco l'ultima svolt. L'uomo come essere intelligible, nel momento in cui si afferma come essere etico, non può non entrare in relazione con Dio, E allora kant in questi frammenti, fa una differenza parlando dell'uomo i rapporto a dio, tra dio come oggetto e dio come persona. Dio come oggetto è ciò a cui l'uomo pensa , dio è oggetto del pensare. Si pensa Dio. E' l'idea che sorge a partire dall'etica. Il pensniero di dio stesso a cui conduce l'etica. La ragione dell'etica rimane al centro della costruione della metafisica a partire dall'etica. Però c'è anche un altro modo di rapportare l'uomo che agisce eticamnete a dio, ed è quando dio viene pensato come il santo. Essere vivente, il dio vivente. Non lidea di dio oggetto ma il soggetto, colui che è giusto buono e santo, con il qauale chi obbedisce al comandamento ertico entra in relazione . Dio come archetipo dell'agire etico. E questa è la svolta che abbiamo come ultima che viene attuata da Kant. Ecco che l'essere intelligibile dell'uomo non è solo quello che ci appare sul terreno etico. L'essere intelligibile si presenta come colui agendo in senso etico nel momento stesso in cui obbedisce al comandamento etico prende a modello colui che è santo , ovvero dio. Duqnue l'essere intellligbile ritorna non solo in collegamente all'etico ma ad uetica che entra in stretta relazione con la metafisica in cui la metafisica viene ad essere inserita all'intenro della stessa etica. Prima si giugneva alla metafisica dall'etica. Nell'opus postum si integra etica e metafisica.
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