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Storie di vita di artiste europee, Schemi e mappe concettuali di Sociologia

riassunto - riassunto

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2015/2016

Caricato il 16/05/2016

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Maria_Pia.Carotenuto 🇮🇹

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Scarica Storie di vita di artiste europee e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia solo su Docsity! STORIE DI VITA DI ARTISTE EUROPEE Introduzione Tutte le artiste hanno in comune il riconoscimento e il successo ottenuto durante la loro vita, ma che poi è stato dimenticato e distorto dalla storia delle arti e sfumato nel tempo. L’autrice mette in evidenza la forza rivoluzionaria che queste artiste offrono al contesto sociale e all’arte in quanto donne. L’arte è sociale perché dipende dal gruppo di chi costituisce il mondo dell’arte e anche perché la stessa è soggetta al giudizio del pubblico, senza il quale non esisterebbe. L’arte dà origine ad un processo di comunicazione che ha a vedere con << lo spettacolo sensibile>>. 1. Premessa La storia delle donne nelle arti è l’indicatore di un’identità sociale cancellata dalla storiografia affermatasi nell’Europa dell’800. L’analisi dei percorsi biografici infatti, rivela come, a partire dal Medioevo, le donne siano state attive e protagoniste nelle arti, presenti nelle recensioni, autorevoli, stimate, attente testimoni della società a loro contemporanea. La condizione sociale della donna nelle arti fu una condizione particolare e privilegiata, perché nate in una famiglia di artisti venivano introdotte ed educate a una professione, mentre spesso coloro che entravano in convento esercitavano la propria vocazione di scrittrici e musiciste in diverso modo, ma non per questo meno incisivo. Le diverse storie contenute nel libro narrano la vita e le opere di Hildegard von Bingen, Francesca Caccini, Mary Wollstonecraft, George Sand, Lou Andreas Salomè, Elke Mascha Blankenburg. La ricerca condotta è di tipo esplicativa ed esplorativa e si presenta come un’indagine che ha: ✓ Percorso le storie di vita e le opere di artiste di diversi periodi storici; ✓ Individuato le artiste poco note che costituisco fasi di passaggio della storia sociale delle arti; ✓ Ripercorsole vite di queste artiste; ✓ Analizzato le storie di vita delle artiste più note, come George Sand e Lou Andreas Salomè, con l’intento di smentire pregiudizi; ✓ Individuato le tipologie di artiste; ✓ Analizzare e compredere il perché non abbiamo fatto storia ✓ Interpretato, sulla base dell’analisi qualitativa, la sinergia tra opera e l’indentitò sociale di ogni artista. 2. La ricerca Si tratta di artiste vissute in periodi storici differenti, ma accomunate tutte da caratteristiche sociali uniformi. Non sono conosciute da un largo pubblico perché censurate dalla critica delle arti dell’800 e del 900, quando, invece, ognuna di loro raggiuse il proprio apice artistico e intellettuale. Nella vita di ognuna di loro la tradizione artistica/intellettuale trasmessa viene superata, creando nuove espressioni artistiche unite spesso a una vita privata e sociale ribelle ai costumi dell’epoca. Una caratteristica dominante e comune è quella della VITA privata intrecciata alla storia sociale, all’attivismo nel mondo politico e intellettuale del proprio tempo. Si deve porre attenzione sull’INFANZIA di queste artiste caratterizzata da una salute malferma, raccontata nelle biografie come un’infanzia malinconica, solitaria, vissuta in un mondo fantastico, oppressa dai costumi dell’epoca. Sarà sicuramente questa una delle ragioni fondamentali per essersi dedicate in età adulta a riflessioni e pubblicazioni sull’educazione delle fanciulle. Tra di loro, Mary Woolstonecraft, George Sand, Lou Andreas Salomè sono ricordate e stigmatizzate da alcuni stereotipi: amanti, donne da facili costumi, psicopatiche/visionarie; ma paradossalmente il loro coetanei hanno ammirato e valorizzato, scindendo il giudizio della vita privata dal merito dello loro opere. Ripercorrendo le loro vite non si è svolta un’analisi estetica delle opere ma bensì da una ricerca dei dati della storiografia, da fonti officiali e non, per comprendere ripercorrendo il vissuto, il ‹‹quotidiano›› di queste vite, il perché non abbiano fatto storia. Perché le loro opere, la fama della quale godevano, non sia giunta a noi. L’immagine trasmessa attraverso i testi letterari più conosciuti (es in Italia: Promessi Sposi, I Malavoglia ecc.) è quella di una donna con ruoli tradizionali, tacendo sulla produzione di tutte quelle donne che vissero l’arte, la politica, l’indipendenza economica con determinazione, con forza e ribellione. La donna è stata lasciata ai margini della società. ‹‹Si sa che tutto il lavoro creativo è esclusivamente prerogativa degli uomini›› si legge in un manuale di storia di musica del 1882. La donna non può essere creativa, la natura stessa glielo impedisce. Le ambizione artistiche, per la maggior parte delle donne, non furono stimolate, ma soffocate. Infatti, le scelte di una donna dell’antichità nel 900, se non nasceva in una famiglia di artisti, ma se aveva comunque la fortuna di nascere in una famiglia agiata poteva seguire due vite: sposarsi o entrare in convento. Si trattava delle famiglie più ricche, aristocratiche, perché erano le uniche capaci di offrire un’istruzione alle proprio figlie e in questa istruzione le arti erano considerate spesso un passatempo, il decoro e la fortuna di una futura moglie. È nella società di corte che le famiglie, soprattutto se di musicisti, facevano apprendere la musica alle loro figlie, così le cantanti iniziarono a viaggiare in Europa e con loro anche le scrittrici. • Fu l’opera scritta da Fracesca Caccini, la prima opera italiana a essere stata rappresentata all’estero. Si affermò come compositrice, ma a un certo punto non si hanno più notizie della sua vita. • Poi ci furono donne che grazie a pseudonimi maschili suscitarono scalpore e visibilità. Aurore Dupin nacque nel 1804 e divenne George Sand nel 1832, questo è noto, ma i suoi scritti non sono altrettanto noti. • Camille Claidel osò intraprendere la via della scultura, la più maschile delle arti, fu la modella e lavorò con Auguste Rodin, ne divenne l’amante e rappresentò nella scultura i desideri erotici delle donne. Fu abbandonata dalla sua famiglia e da Robin, questo bastò per cancellarla. Rodin divenne ricco e famoso, Camille scivolò nell’isolamento, il suo rifiuto del compromesso non le permise più di scolpire. Eppure ‹‹lo sapevano tutti che scolpiva come un angelo››. Oggi la sua storia si ripresenta come quella di un genio maledetto- altro concetto esclusivamente maschile- per questo le donne il cui lavoro rivelava genialità erano dichiarate anomali, e nel migliore dei casi asessuate. Per questi motivi difficilmente sia le donne che gli uomini hanno acquisito una coscienza storica sul ruolo della donna nei diversi ambiti da quello economico, al politico, all’arte. genitori la promisero a Dio; ed ecco che ad 8 anni visse in una cella Benedettina del convento di Disibodenberg, dove fu educata dalla badessa Jutta di Spanheim (quando morì Hildegard prese il suo posto). La prima visione la ebbe a 5 anni, e ne descrive ogni immagine dandole un significato. È così che si sviluppano le sue concezioni cosmologiche, teologiche e antropologiche grazie alla capacità di vedere l’invisibile nel visibile. Quindi la sua è una mentalità simbolica, secondo la quale ogni realtà ha un altro significato che va oltre il contenuto immediato. A 38 anni prende i voti nel Monastero Benedettino, ma aveva ancora una capacità linguistica mediocre e insufficiente per scrivere la teologia. Infatti, arriva all’età di 40 anni senza ancora aver espresso i suoi saperi sulle visioni, lei stessa confessa di “..avere una lingua impotente a pronunciare, a meno che non sia lo Spirito Divino ad insegnarle come narrare queste esperienze..”. pensò che questa incapacità fosse una punizione divina e se ne ammalò finche non decise di parlarne. Aveva confidato le sue visioni a Jutta e a San Bernardo, grazie al quale Papa Eugenio III si convinse dell’autenticità delle visioni e fu così che Hindegar venne sempre più conosciuta nel mondo cristiano; inoltre le venne ordinato dal Papa di riferire tutto ciò che riceveva dallo Spirito Santo. A questo scopo, non conoscendo perfettamente tedesco e latino, scelse dei collaboratori. Divenne, quindi, PROFETESSA. Le venne permesso anche di tenere le prediche, scritte da lei, di fronte al popolo, cosa molto rara per una donna; il suo scopo e compito profetico era quello di rivolgersi a uomini e donne per guidarli verso il bene. Per lei, profetizzare, cioè conoscere la verità, non significa capire e annunciare il futuro agli uomini, ma consiste nella lettura e nella comprensione dei testi che si può ottenere solo con la sapienza, dono di Dio. Un giorno, annunciò di aver avuto l’ordine da Dio di trasferire le sue 18 monache a Rupertsberg, dove dopo 15 anni fondò il monastero di Eibingen; i monaci non glielo permisero e lei si ammalò nell’immobilità e nel mutismo. Fu grazie alla marchesa von Stade, madre di Riccarda una sua monaca, che comprò il terreno di Rupertsberg per fondare il monastero. Il quale le permise di far cultura. Nonostante il tempo e la fatica nell’amministrazione del monastero, Hildegard continuava a comporre musica e a scrivere libri religiosi(Scivias, Conosci le vie del Signore) ma anche medico-scientifici (Physica e Causae et curae), scrisse anche un alfabeto alternativo: Lingua ingota. La sua vita come scienziata era messa in ombra dal suo compito di profetessa; ma per quanto riguarda la musica sviluppò idee avanzate, proponendo di integrare la musica strumentale al canto umano. Mentre si dedicava alla medicina compose 70 canti che uniti al Ordo Virtutum(suo dramma musicato) formarono la Symphonia. Il manoscritto più antico è del 1170-1180, contiene i canti di Hildegard, i quali sono posti gerarchicamente in base ai loro soggetti, la linea melodica è unica (tipica del Canto Gregoriano) e caratterizzata dal ritmo irregolare; combina testo e musica. Attraversò il ruolo della donna e la funzione sessuale non senza contraddizioni: concedeva alle donne mestruate di poter entrare in chiesa ma non a uomini e donne che hanno avuto polluzioni notturne (l'emissione involontaria e non controllata di liquido seminale)Accettò di pensare la donna più fredda dell’uomo ma più fragile e delicata, che non indossa armi e con una forza fisica minore dell’uomo, e quindi considerata come “sesso debole”; ma ella riconosce nella donna la forza del vento, la condizione biologica materna. Ma Hildegard non poté sfuggire al suo destino: una salute fragile e l’impossibilità di istruirsi come un uomo. Nonostante la salute precaria continuava scrivere e dettare le sue opere il latino, una volta imparato, e a viaggiare per predicare pubblicamente. Nel 7 ottobre 2012, venne proclamata santa da Papa Benedetto XVI. Hildegard fece della sua religiosità un’arma per una battaglia da condurre per tutta la vita, che consisteva nel scuotere gli animi e le coscienze del suo tempo. Secondo CHARLES ROSEN: Le vite di queste artiste, come nel caso di Hildegard, non sono diffuse ne presenti nei libri di storia, questo perché la loro produzione venne proibita, e risuscitarle non darebbe loro la giustizia che meritano, perché la loro storia verrebbe solo distorta. FRANCESCA CACCINI Premessa: per molto tempo, nei primi secoli di vita della chiesa cristiana, le cantanti non poterono esibirsi in pubblico; la musica era una pratica esclusiva di monaci e musicisti di professione: solo gli uomini potevano diventare Maestro di Cappella o Maestro di Corte. Le donne venivano iniziate e istruite alla musica solo nei conventi e nelle famiglie di musicisti. Queste avranno scritto molta più musica di quanto si può immaginare, ma seguendo la storia non ci sono compositrici, non ci sono state e non ci saranno mai (frase di Sir Thomas Beecham). La vita: nacque a Firenze nel 1587, da una famiglia di musicisti: il padre, Giulio Caccini musico di corte, cantante e compositore, la sorella Settimia era cantante come anche la madre Lucia e in seguito la sua matrigna. Il padre era uno dei più illustri musicisti nel nuovo genere musicale: il melodramma; egli faceva parte della Camerata dei Bardi, cenacolo di umanisti che si formò intorno al conte Bardi, accomunati dal desiderio di rinnovare la musica dallo stile polifonico e monodico con lo scopo di ristabilire il legame tra suono e parola. Francesca fu allieva del padre che la istruì nel canto, nella composizione ma anche nelle lettere; scriveva poesie in latino e in volgare, apprese le lingue straniere, ma cantava soprattutto in spagnolo e francese. Durante un soggiorno a Parigi insieme al padre e alla sorella, venne notata per la sua voce e richiesta alla corte del Re da Marie dei Medici, ma nonostante il padre fosse d’accordo il Granduca di Toscana non accordò. Anche i Gonzaga tentarono di averla ma il Granduca di nuovo non acconsentì. Francesca suonava il liuto il chitarrineto e il clavicembalo poi all’età di 18 anni iniziò a comporre. Nel 1607 entrò ufficialmente al servizio della corte e divenne la musicista più pagata. Si esibì in importanti avvenimenti al Palazzo Pitti e al di fuori della Toscana. Dal 1608 al 1614 fu molto attiva nella vita di corte e partecipò anche ad esecuzioni di musiche sacre svolte nella Chiesa di San Nicola di Pisa. Intorno al 1619 aprì anche una scuola di canto, e si sentì subito parlare delle sue allieve. Nessuna sua poesia è giunta fino a noi, ebbe grande fama e successo come cantante ma anche come compositrice: iniziò a musicare le poesie di Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del Grande Michelangelo, il quale ricevette spesso l’incarico di aiutare Francesca Caccini a scrivere i libretti per musica. Buonarroti fu per lei una guida preziosa, soprattutto dopo la morte di suo padre Giulio. Si sposò con il cantante Giovan Battista Signorini, matrimonio di poca importanza, non era un uomo geniale e faceva parte della musica da camera. Anche dopo il matrimonio rimase al servizio dei Medici insieme alla famiglia e a suo marito. Nel 1621 ebbero Margherita, la prima figlia, anche lei destinata a diventare una cantante. Dal 1622 la Caccini inizio a firmarsi con il cognome del marito, trascurando il cognome paterno. Grazie a Francesca Caccini per la prima volta viene rappresentata all’estero un’opera italiana, che rappresenta, inoltre, l’origine del melodramma: La liberazione di Ruggero dall’isola di Alcina; composta dopo la morte del padre e caratterizzata dal contrappunto, metodo non approvato da esso. In quest’opera venne, in un certo senso, ridimensionato lo scopo morale della favola. Ella infatti è stata definita da Antonio Magliabecchi come fiera e irrequieta. Dopo quest’Opera Francesca ebbe una discussione con il poeta di corte, Andrea Salvadori, il quale si rifiutò di scrivere libretti per lei. In seguito la discussione continuò tramite la musica e la poesia, a causa di ciò si iniziò a pensare al suo carattere come poco accattivante, infatti fu definita vendicativa e dispettosa. Dal 1700 la sua fama decelera, ma più tardi, nel 1800 viene riscoperta. È stata criticata dal musicologo Ugo Goldschmidt, il quale dice che la sua musica è stata sopravvalutata, in quanto la sua musica è misera e definisce l’Opera La liberazione di Ruggero come un Balletto. Alla fine del 1626 il marito muore e si perdono le tracce anche di Francesca. Non ci sono documenti che testimoniano la sua morte ma si ipotizza che morì nel 1645. PATRICIA ADKINS CHITI afferma che ella poté sviluppare il proprio talento solo all’interno della famiglia e della corte, perché solo in questi ambienti poteva averne l’opportunità. Che un autore può avere talento e una buona formazione ma se non ha la possibilità di ascoltare i suoi lavori in breve tempo non potrà mai esprimere al meglio la sua qualità, né sopravvivere né vivere grazie ad essa. Ecco il motivo della sua assenza nella memoria dei nostri giorni. Le sue composizioni sono cadute nel pregiudizio che ha impedito la conoscenza delle sue opere e che ancora ne ostacola la diffusione. MARY WOLLSTONECRAFT Premessa: In Inghilterra si distinguevano le prime scrittrici, tra cui Aphra Bhen, Jane Austen, Virginia Woolf etc. ma ne fu dimenticata una: Mary Wollstonecraft. Forse è accaduto volutamente a causa del suo stile frettoloso e aggressivo. Scriveva con rabbia, i suoi libri sono disorganici e contorti perché è lei stessa ad essere in conflitto con il suo destino. È una pedagogista, scrittrice e femminista. La vita: nacque nel 1759 a Spitalfields (Londra).Visse la sua infanzia nelle campagne inglesi, con una famiglia poco stabile: il padre era aggressivo e alcolizzato, non era in grado di gestire l’economia della famiglia ed in seguito a vari debiti e alla perdita dell’eredità ricevuta dal padre costrinse la famiglia a cambiare città continuamente finché non morì la moglie nel 1780; la madre era distratta e sottomessa al marito, il quale spesso la picchiava. Grazie alla distrazione della madre, Mary, poté giocare come e quanto era permesso ai fratelli e ricevette un’educazione da lei stessa definita non convenzionale. L’istruzione si fermava alla lettura delle preghiere, fu una domestica ad insegnarle a leggere, non insegnavano a scrivere, per cui lei si esercitò da sola. Non era molto considerata in famiglia, ma più avanti sarà lei a diventarne la guida e a prendersi cura di essa, perché in base a quanto detto da suo marito William Godwin, che scrisse di lei in seguito alla sua morte, Mary era vittima del desiderio di fare del bene. A 19 anni andò a vivere a Londra dove lavorava come dama di compagnia, voleva una vita indipendente. Ma dopo due anni a causa della malattia della madre dovette tornare per prendersi cura di lei. Dopo la sua morte la famiglia si disgregò e Mary si trasferì da Fanny, Frances Blood, una sua cara amica. Grazie alle sue tre sorelle e a Fanny, nel1783 a 24 anni, aprì una scuola femminile a Newington Green, dove insegnavano a leggere, scrivere, dipingere, ricamare. In questa comunità conobbe un gruppo di Dissenters (membri di un corpo religioso: pedagoghi, filosofi, riformisti), in particolare fu per lei una guida il reverendo Richard Price. Conobbe anche le opere di James Burgh e i suoi pensieri pedagogici che sostenevano un’istruzione uguale per maschi e femmine. Ma questa esperienza terminò per la malattia di Fanny; Mary la seguì dal marito a Lisbona dove rimase per un anno, dove frequentò intellettuali inglesi, fino alla morte di Fanny (1786). Rientrata a Newington Green aiutò la famiglia di Fanny a tornare in Irlanda e mantenne le sue sorelle facendo la scrittrice, il suo sogno. Nel 1787 pubblicò una specie di manuale riguardante l’educazione delle bambine fin dalla nascita. Questo perché lei condivideva l’empirismo lockeiano secondo cui la mente è una tabula rasa e quindi l’ambiente e l’educazione sono fondamentali per la formazione dell’individuo. Inoltre in seguito all’osservazione delle allieve della sua scuola osservò che non erano inferiori al sesso maschile. Più avanti conobbe l’editore Joseph Johnson, grazie all’attività svolta nella sua rivista, Mary, conobbe i grandi dell’Illuminismo dai quali fu molto influenzata(Voltaire, D’Alembert, Diderot, Rousseau). La scuola fallì per problemi economici, quindi Mary si trasferì a Dublino dove venne assunta come governante da una famiglia aristocratica. Durante questo periodo lesse libri di filosofia per imparare italiano e francese ma era ugualmente insoddisfatta, perché non riuscì ad adattarsi facilmente in quanto considerava l’aristocrazia come Louise nacque nel 1861 a San Pietroburgo, era un giorno importante per le Russia: l’emancipazione dei servi della gleba, avvenimento che avrebbe portato grandi cambiamenti politici ed economici in tutta Europa. Il nome Salomé proviene dal termine ebraico shalom che significa pace. Suo padre, Gustave von Salomé era un generale di stato maggiore, mentre la madre, Louise Wilm era figlia di un ricco industriale tedesco. Vivevano di fronte al Palazzo di Inverno, dove Louise visse in un castello al riparo dalla miseria, ignoranza e malattia caratteristiche della società di quel tempo. Louise è sempre stata un’autodidatta. Era profondamente attaccata al padre a discapito della madre, tant’è che questo legame influenzò molto la sua vita, infatti durante l’infanzia la figura paterna si fondeva con la fede in Dio buono e paterno, a cui rivolgersi quando se ne ha il bisogno. Amo la balia come fosse sua madre, dal quale ereditò l’attaccamento alla Russia e alla semplicità dei russi; mentre ricorda le discussioni agghiaccianti con la madre, la quale era distante e severa. Nella sua autobiografia scrisse che da bambina era sempre tendente all’introversione, alla solitudine, all’immaginazione e all’intuizione, quindi aveva creato un mondo suo, con personaggi e storie fantastiche, tutto veniva condiviso solo con Dio. Queste sono state caratteristiche che l’anno accompagnata tutta la vita. Solo dopo la morte del padre, nel 1879, si allontanò dalla chiesa. Prima che il padre morisse, lei conobbe il pastore protestante Hendrik Gillot, il quale divenne una figura di riferimento dopo la sua morte. Gillot le chiede anche di sposarlo ma lei rifiutò per il divieto di incesto tra padre e figlia. Louise decise di allontanarsi dalla famiglia per viaggiare e studiare in altri paesi, a questo scopo chiese a Gillot di convincere la madre per farla andare a studiare all’Università di Zurigo, la quale fu d’accordo ma non aveva il passaporto in quanto aveva abbandonato la Chiesa ortodossa, cos’ Gillot ribattezzo Louise con Lou. La loro storia d’amore venne scritta nel libro Ruth. Nel 1880 si iscrisse all’Università di Zurigo dove studio filosofia, teologia e storia dell’arte. Lou temeva il matrimonio perché aveva notato che impediva lo sviluppo intellettuale di una donna, lei mirava ad un matrimonio basato sull’eguaglianza, fraternità e comprensione. A Zurigo soffrì di tubercolosi, i medici le dissero che se non avesse cambiato città probabilmente sarebbe morta, fu così che insieme alla madre si trasferirono a Roma da Mawilda von Meysenburg, intellettuale femminista appassionata agli ideali della giustizia sociale, che si impegnò per affermare i diritti della donna agli studi superiori. Lou scrisse l’ Inno alla vita durante la malattia, il quale è rimasto nella storia perché, dopo incontro con Nietzsche, lui scrisse l’ Inno al dolore. I due stabilirono un buon rapporto, lui vedeva in lei l’unica persona in grado di diventare la sua discepola e interprete del suo pensiero. Nietzsche le chiede due volte di sposarla ma lei rifiutò e le propose la convivenza con Paul Rée, anche lui innamorato di lei. I tre viaggiarono per l’Europa, vissero come fratelli. Dopo due anni termino il rapporto con Nietzsche, invece con Rèe durò cinque anni, vissero a Berlino come amici. Nel 1894 Lou pubblicò un libro su Nietzsche: Nietzsche. Una biografia intellettuale e l’anno dopo pubblicò il primo romanzo: Alla ricerca di Dio; questo romanzo fece girare il suo nome e gli permise di collaborare con diverse riviste curturali. Il rapporto con Rée terminò quando Lou si fidanzo e sposò, nel 1887 in un matrimonio bianco, con Friedrich Carl Andreas, suo professore di lingue orientali. Vedeva in lui una figura paterna; negò rapporti carnali e volle essere libera di viaggiare e frequentare uomini e donne liberamente. Così viaggio per l’Europa sia in compagnia che in solitudine. Il loro matrimonio durò 43 anni, terminò con la morte di Andreas a 84 anni. Lou iniziò a pubblicare con il cognome Andreas Salomè. Ad Andreas dedicò il libro Figure femminili, ispirato da Hendrik Ibsen. Con questo libro lei abbandonò la metafisica e si dedicò più alla psicologia. Lou venne ricordata da Nietzsche come una donna priva di pudore per ciò che riguarda se stessa e i motivi delle proprie azioni, infatti nel 1890 non c’erano donne che si esprimessero così liberamente pensieri ed emozioni. Per la Salomé anche il corpo deve essere libero, infatti lei vestiva in modo semplice ma era comunque vista come un’antifemminista e un’eretica. Ma lei in realtà non intendeva parità di diritti con gli uomini come sinonimo di rinuncia alla femminilità. Tre suoi romanzi portarono a mal interpretare la biografia dell’autrice: Ruth, amore impossibile tra maestro e allieva; Fenicka, una giovane artista perde la capacità di amare; infine, Das Haus, la protagonista ha il desiderio di essere sottomessa alla volontà maschile. Nel 1894 pubblicò anche Gesù l’ebreo, René Maria Rilke lo ha letto, i due si conobbero nel 1897 e tra loro si creò uno “sposalizio arcano”, misterioso. Lei è stata uno stimolo intellettuale per lui. Durante un loro viaggio in Russia, fu ispirata a scrivere: Rodinka, un ricordo di Russia. Il loro amore si trasformerà in amicizia per volontà di Lou; rimasero in contatto fino alla morte del poeta nel 1926. Nel 1901 Lou ebbe un esaurimento nervoso, a detta del dottore Zemek Pineles, a causa del senso di colpa in seguito alla notizia del suicidio di Paul Rée. Tra il dottore e Lou era già nata un’intesa, lei rimare incinta e lui le chiese di sposarlo e perciò doveva andare a parlare con il marito per il divorzio, ma lei decise di abortire e da lì rinunciò alla maternità. Prima dell’incontro con Freud scrisse un libro intitolato l’Erotismo, contenente intuizioni confermate dallo psicanalista. Per Lou l’amore sessuale è un bisogno fisico, e alla base della pulsione sessuale si trova il desiderio dell’unione totale: la procreazione; ma, a causa del pensiero che gli organi sessuali sono riservati solo per la procreazione, spesso si prova vergogna nell’atto. Lou è interessata alla sottomissione e al narcisismo, secondo lei l’unione fisica totale è sottomissione totale, cosa che per l’uomo è impossibile perché con la fusione totale sviluppa la conoscenza della propria identità. Secondo il suo pensiero, l’amore sessuale, la creazione artistica e la fede religiosa sono aspetti della forza vitale, quella erotica e sessuale. L’amore sessuale non deve essere abusato né vissuto meccanicamente, ma usarlo come una forza rigeneratrice della vita. Ecco perché mirava alla libertà sessuale nel matrimonio, in un periodo e contesto storico che condannavano questa possibilità e scontrandosi con l’istinto di possesso dell’uomo. A 50 anni, Lou Andeas Salomé cercò Freud, al quale chiese di divenire sua allieva e di partecipare al gruppo sel suo ex allievo Alfred Adler: lui acconsentì. Inizio una forte collaborazione e un’intensa amicizia. Salomé abbandonò pian piano la letteratura per avvicinarsi alla psicoanalisi. Partecipò al primo Congresso della società psicoanalitica di Vienna nel 1911, in seguito affermò che l’inconscio le stava offrendo tutte le risposte alle sue domande e che tutto iniziava ad essere più chiaro e ad avere un senso. Lei disse di essersi avvicinata alla psicoanalisi per la curiosità di comprendere l’instabilità della persona artistica. Per Salomé, l’inconscio (Es) era il narcisismo, mentre l’Io deve far in modo di sfogare la libido e il narcisismo sarebbe stato la soluzione alla repressione della società in modo che gli impulsi possano essere guidati liberamente nel mondo sociale. Il narcisismo deve avere un equilibrio. Grazie ad esse si sviluppa l’energia vitale creatrice. Durante il rapporto con Freud dedicò tutte le giornate al lavoro di psicoanalista avendo fino a 10 pazienti, tant’è che Freud si preoccupò. Per Lou la psicoanalisi era un mezzo per acquisire visioni più profonde e non per risolvere i conflitti interiori. Lei lavorò a Konigsberg, tornata a Gottinga aprì un suo studio dove trattò ogni tipo di disturbo psichico. Ideò anche un’opera teatrale in forma di favola: Il diavolo e sua nonna, in cui il diavolo muore e torna a Dio. Per lei l’amore vince su tutto. I suoi interessi teorici erano le condizioni limite dell’anima umana che nell’artista inducono a creare un’opera d’arte mentre nel santo all’incontro con Dio. Fin dall’infanzia cercava la fede, ma giunse ad affermare che il piacere più grande dello spirito coincide con le pulsioni erotiche. Nel 1926, in occasione dei 70 anni di Freud, scrisse in suo onore: Anale e sessuale e altri scritti psicoanalitici, dove affermava che la psicoanalisi era riuscita a risolvere ciò che per la filosofia era rimasto irrisolto. Scrisse anche Il mio ringraziamento a Freud. Salomé affrontò molte malattie, ma continuava a incontrare intellettuali e a ricevere pazienti. Il rapporto tra Freud e Lou concluse con la morte nel sonno di lei nel 1937, all’età di 76 anni. La Gestapo sequestrò la suo biblioteca in quanto aveva praticato la “scienza ebrea” e quindi gli scritti erano “opere di ebrei”. Fu collocata nella tomba del marito con nessuna lapide a segnalare la sua presenza. ELKE MASCHA BLANKENBURG Premessa: nel 900 molte donne hanno studiato come autodidatte perché i maestri non le accettavano nelle loro classi. In Occidente fin dal 1500 sono sempre stati i compositori a dirigere le proprie opere, a partire dal 1700 compositori e compositrici hanno diretto sempre più spesso suonando il clavicembalo o il violino in spalla, inoltre vi furono continui scambi tra direttori d’orchestra e compositori. Dopo il 1850 si afferma la professione del direttore d’orchestra distinta da quella del compositore, che dirigeva e faceva seguire le proprie musiche; pratica affermata nel 1900. Sono ruoli occupati principalmente da uomini e quando sono donne, fa notare la direttrice d’orchestra Elke Mascha Blankenburg, cosa molto rara ma non impossibile, non ne troviamo oltre i 55 anni, sono per la maggior parte giovani e belle, le anziane non riescono ad imporsi; al contrario degli uomini che arrivano anche ai 90 anni e oltre. Secondo la Blankenburg il problema delle donne è che non vengono promosse e sostenute, non vengono aiutate dai maestri. Per questi motivi fondò l’Internationaler Arbeitskreis Frau und Musik. Alcune donne che si sono imposte nella direzione d’orchestra sono: Antonia Brico, Mary Davenport Engberg, Elisabeth Kuyper, Carmen Campori Bulgarelli etc. In Italia sono Silvia Massarelli e Nicoletta Conti a dirigere importanti orchestre. Per rompere questa barriera tra uomini e donne, quest’ultime crearono orchestre tutte al femminile come la Vienna Ladies Orchestra diretta da Josephine Weinlich, o anche la Philadelphia Symphony Orchestra diretta da F. Lheman. Gli Stati Uniti sono il paese più democratico per quanto riguarda le donne come direttrici d’orchestra, ce ne sono 52, due delle quali sono afro-americane. La vita: è nata nel 1943 a Mindelheim. Si è diplomata nel 1969 in musica sacra, direzione di coro e direzione d’orchestra, perfezionandosi a Vienna con Hans Swarowsky. Nel 1970 ha fondato il coro Koelner Kurrende con cui ha vinto dei premi. Dirigeva 4 concerti l’anno presso la Koelner Philarmonic. Nel 1978 fondò il circolo culturale “Donna e Musica” che ha come scopo la pubblicazione di musiche per coro e orchestra di donne compositrici come Fanny Mandelssohn e Marianna Martinez. Nel 1989 fondò la Biblioteca Internazionale di Musica di Compositrici. Nel 1986 diede vita alla Clara Schumann Orchester Koeln, prima orchestra sinfonica femminile. Nel 1996 fondò in Italia l’Accademia Europea Francesca Caccini e l’Orchestra Clara Schumann. Nel 2007 viveva a Berlino, dove fondò il Forum Artistico. Nel 2009 pubblicò il saggio Rose per Fanny Mendelssohn. Nel 2011 stampò il primo romanzo: Tanstenfieber, Febbre da Tastiera. In seguito si dedicò solo alla scrittura a causa dell’abbassamento dell’udito. Il suo ultimo progetto era quello di scrivere un’autobiografia ma morì nel 9 marzo 2013. Le interviste servono a raccogliere la sua storia. AMBIENTE FAMILIARE: Suo padre era arruolato come tutti gli uomini della famiglia, la padre era il suo unico punto di riferimento per ogni cosa, dalla religione all’educazione sessuale. La nonna era una cantante e la madre era una pianista per cui è crescita con la musica fin dalla gravidanza. Ha avuto un’adolescenza ricca d’arte. Studiò pianoforte a 6 anni, il violino a 12, a 18 la tromba, cantava in un coro e subito dopo le chiesero di dirigere. Finita la scuola studiò musica sacra. Non voleva fare la stessa vita infelice della madre, la quale ha lasciato gli studi di musica perché dopo il matrimonio ed i figli il marito non voleva che suonasse per gli altri ma solo per la famiglia. Infatti il padre scoraggiò anche Mascha, la sua paura era quella che dopo il matrimonio non sarebbe più andato bene come lavoro. Non era incoraggiata da nessuno però il suo professore le disse che aveva talento e le consigliò di diplomarsi in direzione d’orchestra. Iniziò ad insegnare ai bambini e fare qualche concerto. Ebbe il primo concerto a 27 anni. I MAESTRI DI MUSICA: Mascha era appassionata di danza, ma allo stesso tempo doveva occuparsi degli studi scolastici normali e di pianoforte. La sua priorità era il ballo, finì a 19 anni; iniziò a suonare il pianoforte con la madre a 6 anni e termino a 14, poi continuò con un’insegnate più severa. Era interessata a molte cose ed era un sacrificio occuparsi di una sola, la sua seconda natura era scrivere, mentre il suo studio era la musica. L’incontro con il primo maestro d’orchestra fu duro, Swarowsky si rifiutava di ascoltarla essendo donna, la mise anche alla prova cambiandole brano senza avviso, ma nonostante tutto lei insistette. Lui cedette e la introdusse come alleva effettiva, su 60 erano solo 18 gli effettivi. Già da tre anni lavorava con il coro, Mascha decise di difendersi dai pregiudizi invece che lasciare la passione come la madre. LA RICERCA MUSICALE: ottenne i primi strumenti di giudizio ed interpretazione dalla madre. Decise di studiare musica sacra in quanto persona religiosa. L’amore per Dio le era stato trasmesso dalla madre. Il suo
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