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Stratificazione, classi sociali e mobilità, Dispense di Sociologia

Il concetto di stratificazione sociale, ovvero il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società, e i suoi aspetti distributivo e relazionale. Vengono inoltre presentate le teorie della stratificazione sociale, tra cui la teoria funzionalista, la teoria del conflitto e la teoria dello squilibrio di status di Lenski.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 26/09/2023

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federica-fortunato-4 🇮🇹

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Scarica Stratificazione, classi sociali e mobilità e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! Capitolo 7 Stratificazione, classi sociali e mobilità I sociologi hanno ripreso e aggiunto un aggettivo al termine “stratificazione” così da introdurre nel linguaggio scientifico e comune una nuova espressione, ovvero, quella di stratificazione sociale. In modo particolare usato per indicare il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società e i suoi aspetti: - Aspetto distributivo: analizza la sfera economica in quanto riguarda l’ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi di una società; - Aspetto relazionale: ha a che fare con i rapporti di potere esistenti fra gli attori sociali; Con il termine “strato” indichiamo un insieme di individui o di famiglie che godono delle stessa quantità di risorse (ricchezza prestigio) o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere. Molti sociologi ritengono che il fenomeno della stratificazione sociale sia un fenomeno universale, tanto che anche le società più semplici sono caratterizzate da disuguaglianze strutturate basate sul genere o sull’età, tanto che gli uomini hanno più prestigio delle donne così come gli anziani più dei giovani. Nonostante ci sono società che presentano queste disuguaglianze di genere e di età, sono società egualitarie dal punto di vista delle risorse materiali di cui dispongono le famiglie. Queste società sono quelle di caccia e raccolta. Gli antropologi hanno individuato due motivi principali che fanno sì che queste siano società egualitarie: 1. Nomadismo: ostacola l’accumulazione di risorse; 2. Principio di reciprocità: porta a condividere con gli altri le poche cose che si hanno e permette di massimizzare le poche risorse; il sociologo americano Gerhard Lenski ha tentato di individuare le condizioni che favoriscono le disuguaglianze sociali. Mettendo a confronto diversi tipi di società è arrivato alla conclusione che le società industriali presentano maggiori disuguaglianze rispetto a quelle di caccia e raccolta. Secondo egli ciò dipende da due fattori: - La produzione del surplus economico: le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza crescono all’aumentare del surplus economico (fu con le società agricole che si iniziò a produrre il surplus economico-> cioè a produrre una quantità di risorse superiore a quelle necessarie per la sopravvivenza dei produttori diretti e le loro famiglie); - Concentrazione del potere politico: la disuguaglianza di distribuzione cresce anche all’aumentare della concentrazione del potere politico; Teorie della stratificazione sociale La riflessione sociologica sul fenomeno della stratificazione sociale ha maturato diverse interpretazioni e teorie, dove i sociologici sostengono punti di vista differenti. Sono tre teorie: 1. Teoria funzionalista; 2. Teoria del conflitto; 3. Teoria dello squilibrio di status di Lenski; 1. La teoria funzionalista si ispira all’approccio di Durkheim, fu formulata da Kingsley Davis e Wilbert Moore per poter spiegare le caratteristiche universali della stratificazione sociale. Per i suoi sostenitori l’esistenza delle disuguaglianze sociali è un elemento inevitabile e necessario per un buon funzionamento della società. Le argomentazioni dei funzionalisti possono essere sintetizzate in quattro punti: • Non tutte le posizioni/mansioni presenti in una società hanno la stessa importanza funzionale, in quanto alcune sono più rilevanti di altre per l’equilibrio e il funzionamento del sistema sociale e richiedono capacità speciali; • Il numero delle persone che possono occupare le posizioni più rilevanti è limitato e scarso in quanto le persone non sono dotate di quelle capacità che possono essere convertite in quelle competenze speciali; • La conversione delle capacità in competenze implica sacrifici e un lungo periodo di addestramento per chi si sottopone; • Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici è necessario dar loro compensi materiali e morali, in modo che godano di un livello di reddito e prestigio superiori; 2. La teoria del conflitto nega che la stratificazione sociale svolga una funzione indispensabile per la sopravvivenza del sistema sociale ma ritengono che le disuguaglianze esistano perché i gruppi sociali che se ne avvantaggiano sono in grado di difenderle dagli attacchi di altri, in una situazione di conflitto continuo. Tuttavia, ci sono due impostazioni diverse una che si richiama a Marx e una a Weber. • La teoria di Marx ritiene che: la storia sia essenzialmente la storia di lotte di classe tra sfruttatori e sfruttati e la stratificazione sociale è lo strumento creato e tenuto in vita da una classe per proteggere e promuovere i propri interessi economici; La base delle classi è nella sfera economica ma questo non significa che le differenze di classe devono essere cercate nella "dimensione della borsa” e che tutto si riduca alla contrapposizione tra ricchi e poveri. L’elemento essenziale delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società-> ad esempio nella società borghese la forma più importante di proprietà è costituita dal capitale industriale e le due classi principali sono: la borghesia che possiede i mezzi di produzione e controlla il proletariato che hanno solo la forza lavoro. Per Marx le classi sono dei raggruppamenti omogenei di persone che hanno le stesse abitudini sociali e lo stesso livello di istruzione e consumo, sono soggetti collettivi che vivono e pensano allo stesso modo. Secondo Marx le classi sono degli attori storici solo potenzialmente. Egli distingue tra classe in sé (un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione) e classe per sé (gli stessi individui prendono coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe); • La teoria di Weber ritiene che le fonti delle disuguaglianze e i principi fondamentali di aggregazione degli individui andassero ricercati in tre sfere diverse: 1. Sfera economica: gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni formando delle classi sociali; 2. Sfera della cultura: gli individui seguendo comuni interessi ideali e danno origine a ceti; 3. Sfera politica: gli individui si associano in partiti o in gruppi di potere per il controllo dell’apparato di dominio; egli non si allontana da Marx nella definizione di classe ma il criterio di fondo dell’appartenenza a una classe è diverso poiché per Marx è la proprietà o meno dei mezzi di produzione, invece, per Weber è la situazione di mercato. I mercati sono tre: - del lavoro (si contrappongono la classe operaia e gli imprenditori. La classe operaia vende la forza lavoro, invece, gli imprenditori la acquistano); - del credito (si contrappongono debitori e creditori); - delle merci (si contrappongono consumatori e venditori). L’aumento del numero dei posti di lavoro a bassa qualificazione non è avvenuto nella stessa misura in tutti i paesi e in tutti e tre settori. Questo si è verificato in maniera significativa nei servizi al consumatore (ristoranti) e minore nei servizi sociali (salute, istruzione) mentre non si è verificato nei servizi alle imprese nei quali si sono moltiplicati i posti di lavoro ad alto livello di qualificazione. La sottoclasse Alcuni sociologi hanno osservato che nei paesi occidentali come negli Stati Uniti si è formata e si sta sviluppando una nuova classe che è chiamata “sottoclasse” (underclass) costituta da tutte quelle persone che si trovano in uno stato permanente di povertà e dipendono dall’assistenza pubblica in quanto non sono in grado di procurarsi da vivere con un’attività economica legale. Vi sono due concezioni prevalenti circa i caratteri e le condizioni della sottoclasse: - Culturalistica: secondo la quale questa classe è costituita da tre gruppi: ragazze madri, persone espulse dalla forza lavoro e delinquenti. Lo sviluppo di questi gruppi dipende dalle politiche sociali e al welfare state. Ovvero, la sottoclasse è figlia del welfare state e la vizia; - Strutturalistica: ritiene che la sottoclasse è frutto non della dipendenza dal welfare state, ma di una debolezza di fondo dell’economia (mancanza di posti di lavoro che diano un reddito sufficiente per vivere); i poveri in Italia oggi Quanti sono i poveri in Italia oggi? La risposta dipende dal significato che assegniamo alla povertà. Infatti, economisti e sociologi distinguono tra: - Povertà assoluta: rientrano coloro che non dispongono delle risorse minime necessarie per soddisfare un insieme di bisogni essenziali; - Povertà relativa: si riferisce alle risorse di cui dispone una famiglia rispetto a quelle della popolazione di cui essa fa parte. Quindi questa è un indicatore di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi; l’importanza delle classi sociali Vi sono alcuni sociologi che ritengono che concetto di “classe sociale” non è più utilizzabile per capire la realtà delle società contemporanee; altri invece lo ritengono importante per l’analisi delle società contemporanee, in quanto criterio significativo di strutturazione delle disuguaglianze e ancora oggi l’appartenenza ad una classe influisce su molti aspetti della vita di un individuo. Senza divisione in classi sociali non vi sarebbe più una forte disuguaglianza nella distribuzione delle risorse economiche fra gli individui e le famiglie o per lo meno la disuguaglianza, sarebbe oggi minore di un tempo. Ma nella realtà le cose non stanno così. Nell’affrontare la questione bisogna tenere distinto il reddito dal patrimonio: - Il reddito è quello che gli individui e le famiglie ricavano dalle più varie fonti (salari, profitti, rendite); - Il patrimonio invece è costituito da tutti i beni mobili e immobili posseduti dagli individui o dalle famiglie; Uno dei metodi più usati per misurare le disuguaglianze nelle distribuzione delle risorse economiche consiste nel calcolo dell’indice di Gini che viene espresso in una scala da 0 a 1-> 0 indica la perfetta uguaglianza e con 1 la massima disuguaglianza. La mobilità sociale La mobilità sociale è ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe ad un altro. I sociologi distinguono: 1. Mobilità orizzontale; 2. Mobilità verticale; 3. Mobilità ascendente; 4. Mobilità discendente; 5. Mobilità intergenerazionale; 6. Mobilità intragenerazionale; 7. Mobilità di breve raggio; 8. Mobilità di lungo raggio; 9. Mobilità assoluta; 10. Mobilità relativa; 11. Mobilità individuale; 12. Mobilità di gruppo; La mobilità sociale orizzontale è il passaggio di un individuo da una posizione sociale ad un’altra nell’ambito dello stesso livello. Invece la mobilità sociale verticale è il passaggio da una posizione sociale ad un’altra superiore, questa è una mobilità sociale ascendente, o a una posizione sociale inferiore e questa è una mobilità sociale discendente. Si tratta sempre di mobilità a lungo raggio quando avviene tra strati o classi molto lontani. Come avviene più spesso queste classi o questi strati sono vicine allora è mobilità sociale a breve raggio. La mobilità intergenerazionale indica il cambiamento di posizione socioeconomica di un singolo individuo all’interno dell’arco di vita. Invece, il cambiamento di posizione socioeconomica rispetto alla generazione precedente è la mobilità intragenerazionale. La mobilità assoluta indica il numero complessivo di persone che si spostano da una classe all’altra. La mobilità relativa indica il grado di eguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. In una società c’è completa uguaglianza nelle possibilità di mobilità quando la classe di origine degli individui non esercita alcuna influenza sui loro destini sociali e tutti hanno le stesse possibilità di scendere o salire lungo la scala della stratificazione. Inoltre, se il cambiamento è di un singolo individuo allora è mobilità individuale, se di un intero gruppo allora è una mobilità collettiva. Quali effetti ha la mobilità sociale sugli individui, sulla loro percezione del mondo, sui loro valori, sui loro comportamenti, sulle loro relazioni? Vi sono due ipotesi: - Ipotesi dello sradicamento sociale; - Ipotesi dell’acculturazione o risocializzazione; la prima ipotesi ritiene che la mobilità è un percorso, doloroso e difficile, che può generare tensioni e squilibri. Secondo Durkheim, bruschi aumenti di mobilità (sia ascendente che discendente) producono delle situazioni di anomia che facilitano i suicidi. Per Sorokin, la mobilità sociale, oltre ad avere degli effetti positivi, ne ha anche di negativi: favorisce la superficialità, riduce l’intimità e fa aumentare l’isolamento sociopsicologico degli individui. Due sono le risposte più frequenti delle persone mobili: - Superconformismo ai valori della classe di arrivo: nei casi di mobilità ascendenti, gli individui tentano di integrarsi al meglio nella nuova classe e di farsi accettare dagli altri; - Rifiuto assoluto dei valori della classe di arrivo: nei casi di mobilità discendente, il soggetto rifiuta di aderire agli usi e ai modi di agire della nuova classe, considerando, molto spesso, questa situazione come transitoria; La seconda ipotesi, la risocializzazione, ritiene che nel passaggio da una classe all’altra, l’individuo: - Ridefinisce, necessariamente, la propria identità sociale; - Muta il proprio modo di pensare e di agire, però, non è un mutamento radicale ma gradualmente il soggetto ridefinisce sé stesso, abbandonando a poco a poco i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova.
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