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Stratificazione Sociale: Teorie Funzionaliste, del Conflitto e dello Squilibrio di Status, Appunti di Sociologia

Una panoramica delle teorie sociologiche riguardanti la stratificazione sociale, incluse le teorie funzionaliste di Durkheim, Devis e Moore, il marxismo di Marx e Weber, e la teoria dello squilibrio di status di Lenski. Le teorie vengono esaminate in relazione alla disuguaglianza sociale e la sua funzionalità nella società.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 02/08/2022

Melicarl
Melicarl 🇮🇹

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Scarica Stratificazione Sociale: Teorie Funzionaliste, del Conflitto e dello Squilibrio di Status e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Lez. 6 Stratificazione, classi sociali e mobilità Il concetto di stratificazione porta alla mente una condizione di sovrapposizione tra strati diversi, in sociologia quando parliamo di stratificazione, l’aggettivo sociale ci dà un’idea chiara, ci stiamo riferendo non ad un processo geologico, ma stiamo parlando di come la società è strutturata, è divisa. La stratificazione Implica che al suo interno vi saranno disuguaglianze strutturali, ovvero l’insieme di strati diversi saranno tra loro disuguali, l’uno diverso dall’altro. La sociologia ha studiato il sistema di disuguaglianze strutturali di una società, ha studiato il modo in cui una società si struttura e lo ha fatto tenendo conto di 2 aspetti: Primo aspetto riguarda la distribuzione di ricchezza e prestigio nella società, è l’ASPETTO DISTRIBUTIVO: implica che possiamo distinguere gli strati sociali asseconda della quantità di risorse materiali, quindi economiche o asseconda di quelle simboliche che fanno riferimento al prestigio di uno strato rispetto ad un altro. Questo è uno degli aspetti della stratificazione. L’altro aspetto è quello relazionale, implica quelli che sono i rapporti di potere fra gli attori sociali, all’interno di uno strato. Possiamo distinguere gli strati non solo per accumulo di ricchezze di prestigio ma anche rispetto alla quantità di relazioni che quell’individuo ha. IL SISTEMA DELLE DISUGUAGLIANZE STRUTTURALI DI UNA SOCIETÀ NEI SUOI PRINCIPALI ASPETTI: DISTRIBUTIVO: RIGUARDANTE L’AMMONTARE DELLE RICOMPENSE MATERIALI E SIMBOLICHE OTTENUTE DAGLI INDIVIDUI E DAI GRUPPI DI UNA SOCIETÀ. RELAZIONALE: CHE HA A CHE FARE CON I RAPPORTI DI POTERE ESISTENTI FRA GLI ATTORI SOCIALI. STRATO: I NSIEME DI INDIVIDUI O DI FAMIGLIE CHE GODONO DELLE STESSA QUANTITÀ DI RISORSE (RICCHEZZA PRESTIGIO) O CHE OCCUPANO LA STESSA POSIZIONE NEI RAPPORTI DI POTERE. La sociologia si è chiesta se le disuguaglianze sociali e quindi la stratificazione sociale fosse un fenomeno nuovo o fosse sempre esistita, molti hanno affermato che la disuguaglianza sociale, è qualcosa di universale. Esiste anche nelle società semplici, dove seppur all’interno di quella società non esistessero differenze per ricchezza o prestigio, esistevano disuguaglianze relative ad altri aspetti come genere ed età. È emerso che nelle società di caccia e raccolta erano tendenzialmente egualitarie per due motivi: -il nomadismo: ostacola l’accumulazione di risorse; -il principio di reciprocità: porta a condividere con gli altri le poche cose che si hanno e permette di massimizzare le poche risorse. Queste società sono diverse da quelle che si sono succedute, infatti il sociologo americano Gerard Lenski, realizzò una ricerca e provò ad individuare le cause che favorivano le disuguaglianze sociali, analizzò tutti i tipi di società per un arco temporale che ricopriva tutta la società. Vide che le condizioni che favorivano le disuguaglianze potevano essere ricondotte a 2 fattori: la disuguaglianza c’era quando vi era un SURPLUS ECONOMICO quando c’era una crescita di ricchezza rispetto alla società precedente. Altro fattore riguardava la CONCENTRAZIONE DEL POTERE POLITICO, la disuguaglianza cresce all’aumentare della concentrazione del potere. La sociologia studia la stratificazione sociale, studia le disuguaglianze sia esse di tipologie diverse e possiamo affrontare il modo in cui alcuni sociologi hanno interpretato il fenomeno della stratificazione sociale, possiamo far riferimento per esempio: -teoria funzionalista, dove il richiamo è a D., -teorici del conflitto, Marx e Weber -teoria dello squilibrio di status di Lenski TEORIA FUNZIONALISTA, il padre è Durkheim, vicino al fenomeno della stratificazione due importanti studiosi che sono stati Devis e Moore hanno formulato questa ipotesi, tesi secondo cui la disuguaglianza sociale è qualcosa che serve alla società, qualcosa di funzionale che serve a rendere stabile la società. La principale necessità funzionale, che spiega la presenza universale della stratificazione, è l’esigenza sentita da ogni società di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale. Per gli autori l'esistenza delle diseguaglianze sociali è un fatto necessario al buon funzionamento della società. le argomentazioni dei funzionalisti possono essere sintetizzate in quattro punti: 1. Non tutte le posizioni presenti in una società hanno la stessa importanza funzionale, è chiaro che se pensiamo al lavoro esistono lavori più funzionali di altri. 2. Il numero delle persone che possono occupare le posizioni più rilevanti è limitato e scarso, le posizioni al vertice non sono per tutti. 3. la conversione delle capacità in competenze implica sacrifici e un lungo periodo di addestramento 4. Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici è necessario dar loro compensi materiali e morali, in modo che godano di un livello di reddito e prestigio superiori TEORIA DEL CONFLITTO, già il nome richiama alla mente il conflitto, questi autori non erano convinti del fatto che stratificazione e disuguaglianze fossero indispensabili nella società, ma ritengono che esistano perché i gruppi sociali che se ne avvantaggiano sono in grado di difenderle dagli attacchi degli altri. La contrapposizione tra le classi di cui parla Marx, quindi il rapporto dialettico tra proletari e coloro i quali posseggono i mezzi di produzione, è una disuguaglianza che deve essere superata, poiché è all’interno di quella posizione subalterna che, coloro i quali appartengono alla classe più elevata marciano e continuano a marciare per quanto riguarda tutte le sfere della vita sociale. Egli si rende conto che le disuguaglianze all’interno di una classe e rispetto ad una determinata sfera, che è la sfera economica si riversano in tutte le altre sfere della vita dell’individuo. Egli dice che la storia è essenzialmente la storia di lotte di classe tra sfruttatori e sfruttati e la stratificazione sociale è lo strumento creato e tenuto in vita da una classe per proteggere e promuovere i propri interessi economici. In ogni società l’asse portante delle classi si trova nella sfera economica, ma questo non significa che le differenze di classe devono essere cercate nella "dimensione della borsa” e che tutto si riduca alla contrapposizione tra ricchi e poveri. L’elemento essenziale delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società. Secondo la teoria di Marx le classi sono dei raggruppamenti omogenei di persone che hanno lo stesso livello di istruzione, lo stesso livello di consumo, le stesse abitudini sociali, gli stessi valori e le stesse credenze, la stessa concezione della vita del mondo. Secondo Marx le classi sono degli attori storici solo potenzialmente. Egli distingue tra classe in sé (un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione) e classe per sé ( gli stessi individui prendono coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe). Weber, teorico del conflitto, la sua teoria per quanto riguarda la stratificazione non parte solo ed esclusivamente dall’economia, quindi dal possesso o meno dei mezzi di produzione ma è una teoria che comprende più dimensioni. Egli diceva che le fonti delle disuguaglianze sociali devono essere ricercate non solo nella sfera economica ma anche nella sfera della cultura e in quella politica. E infatti emblematica è la sua introduzione del concetto di ceto, mentre Marx ci ha parlato di classe sociale, Weber introduce il concetto di CETO, è un insieme di individui che hanno in comune il fatto di trovarsi nella stessa sfera della cultura, sono comunità di persone con uno nuova classe di persone, che svolgono lavori a bassissimo livello di qualificazione (macjobs ossia mac deriva da mcdonald e job vuol dire lavoro, sono i lavori che possiamo definire occasionali, svolti oggi da giovani e studenti, sono lavori in cui si può entrare con facilità ed altrettanta facilità si può uscire). L’aumento del numero dei posti di lavoro a bassa qualificazione si è verificato in maniera significativa nei servizi al consumatore (ristoranti, bar, lavanderie..) e minore nei servizi sociali (salute, istruzione, cura degli anziani) mentre non si è verificato nei servizi alle imprese nei quali si sono moltiplicati i posti di lavoro ad alto livello di qualificazione. Un’altra categoria è quella dell’Underclass: tutte quelle persone che si trovano in uno stato permanente di povertà e che, non essendo in grado di procurarsi da vivere con un’attività economica legale, dipendono dall’assistenza pubblica (fino a questo momento per spiegare la stratificazione abbiamo preso in esame le persone che lavorano). Vi sono due concezioni prevalenti circa i caratteri e le condizioni della sottoclasse: Culturalista e Strutturalista. Concezione culturalista: La sottoclasse è costituita da tre gruppi (particolarmente diffusi nella popolazione di colore): ragazze madri, persone espulse dalla forza lavoro, delinquenti. Questi gruppi sono disincentivati a emanciparsi da questa loro condizione dalle politiche sociali liberali e dal welfare state. Lungi dall’aiutare la popolazione povera a darsi da fare per uscire dal suo stato, le riforme sociali hanno favorito il formarsi nella sottoclasse di atteggiamenti di rassegnazione, di cinismo e di demoralizzazione. La sottoclasse è “la figlia” indisciplinata di un padre che si prodiga di viziarla: il welfare state. Sono individui che si adagiano sulle spalle dello stato. Concezione strutturalista La sottoclasse è frutto non della dipendenza dal welfare state, ma di una debolezza di fondo dell’economia. Il problema della povertà è quello della mancanza di posti di lavoro che diano un reddito sufficiente per vivere (declino dell’industria manifatturiera, che assorbiva un gran numero di lavoratori neri e immigrati). I POVERI IN ITALIA OGGI: la povertà è aumentata molto in Italia, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo. La pandemia dal punto di vista sociale ha troncato le nostre relazioni, ma ci ha segnato anche dal punto di vista economico. E infatti molte attività hanno dovuto chiudere, c’è stato l’emergere durante il periodo della pandemia di una nuova categoria di povertà, i cosiddetti nuovi poveri, coloro i quali si affiancano alle categorie di povertà che l’Italia conosce: immigrati, ragazze madri, soggetti con lavoro saltuario. Questa nuova povertà è formata anche soprattutto per esempio da piccoli commercianti, coloro i quali hanno provato ad aprire attività commerciali ma hanno dovuto chiudere a causa della pandemia. Soggetti che come testimonia Caritas Italiana non si erano mai recati in centri di ascolto caritas, che caritas non aveva mai conosciuto prima della pandemia e hanno dovuto richiedere supporto non solo economico ma anche e soprattutto psicologico. Il rapporto caritas testimonia che questi sono i soggetti che più hanno bisogno, coloro che hanno timore nel chiedere aiuto. La povertà si può distinguere in POVERTA’ ASSOLUTA E RELATIVA. Povertà assoluta: condizione di chi non dispone delle risorse minime necessarie a soddisfare i bisogni essenziali. Mancanza di cibo, vestiario. Povertà relativa: riferita alle risorse di cui dispone una famiglia rispetto a quelle della popolazione di cui fa parte, varia a seconda dei paesi, a seconda della condizione generale dello stato. Alcuni si chiedono se sia ancora utile parlare di CLASSE SOCIALE, è oggi più che mai oggetto di un contraddittorio tra chi ritiene che: concetto di classe sociale non è più utilizzabile per capire la realtà delle società contemporanee. E chi ritiene che Il concetto di classe sociale sia ancora utile per l’analisi delle società contemporanee, nonostante gli enormi cambiamenti avvenuti in questi ultimi decenni. Negli ultimi decenni, nella società, sono avvenuti numerosi cambiamenti e l’importanza del lavoro è diminuita MA la classe sociale rimane un criterio significativo di strutturazione delle disuguaglianze. Se la divisione in classi sociali avesse perso gran parte della sua importanza, non vi sarebbe più una forte disuguaglianza nella distribuzione delle risorse economiche fra gli individui e le famiglie o per lo meno la disuguaglianza, sarebbe oggi minore di un tempo. Ma nella realtà le cose non stanno così. Nell’affrontare la questione bisogna tenere distinto il reddito dal patrimonio. Il reddito è quello che gli individui e le famiglie ricavano dalle più varie fonti (salari, profitti, rendite). Il patrimonio invece è costituito da tutti i beni mobili e immobili posseduti dagli individui o dalle famiglie. MOBILITA’ SOCIALE: il concetto di mobilità si lega ovviamente a quello di disuguaglianza, povertà, perché attraverso la mobilità sociale può cambiare il proprio status, la propria posizione, e quindi la possibilità di potersi muovere da uno strato, da un ceto, da una classe sociale a un’altra. Abbiamo diverse tipologie di mobilità che possiamo considerare in sociologia, prima distinzione : - orizzontale e verticale; quella orizzontale indica il passaggio di un individuo da una posizione sociale a un’altra nell’ambito dello stesso livello. (artigiani o commercianti che diventano impiegati). Quella verticale indica il passaggio di un individuo da una posizione a un’altra. - ascendente e discendente; Possiamo parlare di mobilità verticale ascendente da un livello più basso a uno più alto e viceversa discendente da un livello più alto a uno più basso - intergenerazionale e intragenerazionale; La mobilità intragenerazionale indica il cambiamento di posizione socioeconomica di un singolo individuo all’interno dell’arco di vita. La mobilità intergenerazionale indica il cambiamento di posizione socioeconomica rispetto alla generazione precedente. - di breve e di lungo raggio; La mobilità di lungo raggio indica che il cambiamento è avvenuto fra strati o classi molto lontani. La mobilità di breve raggio indica che il cambiamento è avvenuto fra strati o classi contigue. - assoluta e relativa; La mobilità assoluta indica il numero complessivo di persone che si spostano da una classe all’altra.La mobilità relativa indica il grado di eguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. - individuale e di gruppo. La mobilità individuale si riferisce agli spostamenti verso l’alto o il basso di un singolo soggetto. La mobilità collettiva si riferisce agli spostamenti verso l’alto o il basso di un intero gruppo (una classe, uno strato, ecc.) La mobilità è sicuramente un diritto può avere conseguenze positive o negative, ci sono due ipotesi rispetto agli effetti che la mobilità ha sugli individui: Ipotesi dello sradicamento sociale, dice che in effetti la mobilità è un percorso doloroso, difficile, sopratutto se pensiamo ad un soggetto proveniente da una famiglia povera che vuole emanciparsi, raggiungere livelli più alti, deve lottare contro una società che funziona per raccomandazioni o altro tipo di meccanismi. Durkheim diceva che Bruschi aumenti di mobilità (sia ascendente che discendente) producono delle situazioni di anomia e queste ultime facilitano i suicidi . Sorokin invece affermava che La mobilità sociale, oltre ad avere degli effetti positivi, ne ha anche di negativi: favorisce la superficialità, riduce l’intimità e fa aumentare l’isolamento sociopsicologico degli individui Ipotesi dell’acculturazione o risocializzazione Nel passaggio da una classe all’altra, l’individuo: - Ridefinisce, necessariamente, la propria identità sociale - Muta il proprio modo di pensare e di agire Questo mutamento non è repentino e radicale: Gradualmente il soggetto ridefinisce se stesso, abbandonando a poco a poco i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova. Due sono le risposte delle persone mobile: Superconformismo ai valori della classe di arrive - Casi di mobilità ascendente - gli individui tentano di integrarsi al meglio nella nuova classe e di farsi accettare dagli altri Rifiuto assoluto dei valori della classe di arrivo - Casi di mobilità discendente - Il soggetto rifiuta di aderire agli usi e ai modi di agire della nuova classe, considerando, molto spesso, questa situazione come transitoria
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