Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

sublime specchio di veraci- Alfieri, Appunti di Letteratura Italiana

riassunto sublime specchio di veraci- Alfieri con alcune informazioni sull'autore

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 21/06/2023

marika-lanzolla
marika-lanzolla 🇮🇹

5

(1)

6 documenti

1 / 2

Toggle sidebar

Anteprima parziale del testo

Scarica sublime specchio di veraci- Alfieri e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Vittorio Alfieri Sublime specchio di veraci detti Alfieri è un preromantico, in quanto nella sua concezione del mondo sono già presenti molti elementi tipicamente romantici. D’altronde i romantici ebbero una grandissima ammirazione per Alfieri, che in alcuni casi sconfinò in vera e propria venerazione. Tale ammirazione, a nostro avviso, è ben motivata, non solo perché egli deve essere considerato il più grande autore di tragedie della nostra letteratura, ma anche perché la sua fu una personalità di eccezionale rilievo. Il tema principale che troviamo nelle tragedie alfieriane non è (come molti credono) la libertà politica, ma la libertà morale. Per Alfieri la libertà politica era solo un aspetto – anche se essenziale – della libertà morale, che per lo scrittore era l’unico fondamento della dignità degli uomini. Perciò non si può ridurre il teatro di Alfieri ad un celebrazione pura e semplice della libertà politica, poiché Alfieri tendeva a privilegiare la necessità dei suoi eroi di difendere la libertà morale in primo luogo dalle loro stesse passioni: secondo Alfieri la forma più sublime di eroismo alla quale può aspirare l’essere umano è l’intransigente difesa della libertà morale, non solo dai pericoli che provengono dalla realtà avversa e dalla malvagità degli esseri umani, ma anche dalle passioni presenti nell’animo dell’eroe tragico, passioni che tendono a renderlo uno schiavo senza catene. Quindi nelle tragedie alfieriane i protagonisti devono in primo luogo fare i conti con giganteschi conflitti interiori, quasi sempre senza via di uscita; e ciò, anche se la libertà politica rivestiva grandissima importanza – in alcune tragedie occupa un posto di assoluta preminenza, in quanto si basano quasi interamente sul conflitto tra tirannide e libertà. Analisi del testo Contenuto nella prima parte delle Rime che raggruppa i componimenti dal 1776 al 1788, Il sonetto CLXVII è datato 9 giugno 1786. Noto come Sublime specchio di veraci detti, è un autoritratto in versi che inaugura un costume, quello del componimento autodescrittivo, che si sviluppa tra i poeti dell'Ottocento romantico, tra i quali Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni. Il primo verso si apre con un'invocazione al sonetto stesso: indicato in una metafora come uno specchio altissimo, "sublime", di dichiarazioni sincere, questo deve mostrare tutte le caratteristiche  peculiari dell'autore. La descrizione comincia con una elencazione di connotati fisici che occupa interamente le due quartine: "capelli, or radi in fronte, e rossi pretti;/lunga statura, e capo a terra prono; | [...] giusto naso, bel labro, e denti eletti" (vv. 3-4/8). Alfieri si descrive come un uomo dai capelli rossi ormai radi, alto e a testa china, (una caratteristica quest'ultima che detta una prerogativa dell'animo), corporatura snella e gambe diritte, carnagione bianca, occhi azzurri, aspetto sano, naso proporzionato, belle labbra e denti bianchi, uguali. Il volto, pallido come quello di un re sul trono, o meglio di un tiranno costantemente in ansia per la conservazione del potere, rivela gli aspetti più vari del suo carattere: rigido e brusco, può divenire buono e arrendevole, pur restando adombrato, anche se mai malevolo. Perennemente in lotta con se stesso, spesso malinconico ma talvolta sereno, a volte si considera un eroe ("Achille"), altre volte un vile ("Tersite"). L'ultimo verso ("uom, se' tu grande, o vil? Muori, e il saprai") introduce il tema della morte, un argomento che ricorre spesso nelle Rime, ma in chiave agonistica: la morte rappresenta l'ultima sponda che separa l'uomo dalla conoscenza del suo vero valore. L'Alfieri dà appuntamento a sé stesso al cospetto di un'inevitabile sentenza che pare rappresentare l'ultimo atto di una vita titanica, nella quale la paura maggiore sembra essere quella della comprensione della propria reale statura. Le terzine preannunciano, attraverso le antitesi, il tono drammatico di quest'ultimo verso in cui il trapasso assume lo stesso significato che vale per i protagonisti suicidi delle sue tragedie (primo fra tutti Saul): un incontro con il proprio essere e la propria realtà morale. Parafrasi “Oh sublime specchio che esprimi cose vere, mostrami il corpo e il la mia anima quale io sono: capelli o radi in fronte, oppure del tutto fulvi; alta statura ma con gli occhi rivolti a terra; [in atto di meditazione]. Di corporatura esile e con degli stinchi lisci; dalla pelle bianca, con gli occhi azzurri e dall’aspetto accettabile; il naso come si deve, delle belle labbra e denti di bella fattura; dal volto diafano, più pallido di un re seduto sul suo trono. A volte dai modi duri, acerbi, a volte disponibile e mite, sempre preso da ira, ma mai maligno; la ragione ed il cuore in me in continuo conflitto. Per la maggior parte del tempo triste, e a volte assai contento, ora un uomo di grande sentire come Achille e ora brutto e vile come lo era Tersite; uomo, sei grande o meschino? Se muori, avrai la risposta”. Commento Il sonetto fa parte delle Rime e segue la costruzione tradizionale ABAB/ABAB/CDC/CDC. Il poeta si rivolge al componimento stesso che sta scrivendo, invitandolo ad essere per lui non una vana ricerca di rime, ma 1
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved