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Svevo e Pirandello, italiano, Appunti di Italiano

Riguarda la vita e il pensiero di due autori, Svevo e Pirandello

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 15/01/2023

Ilariamonceri
Ilariamonceri 🇮🇹

4.5

(2)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Svevo e Pirandello, italiano e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALO SVEVO Biografia: Svevo nacque a Trieste nel 1861. Fu mandato in Germania per studiare e per intraprendere la carriera lavorativa del padre. A 17 anni tornó a Trieste e si iscrisse alle scuole superiori col sogno di diventare scrittore, cominció così a comporre testi drammatici. Nel 1892 morì suo padre e Svevo pubblicò il suo primo romanzo, dal titolo Una vita. Nel 1898 uscí il suo secondo romanzo, Senilità. Anche questo romanzo fu un totale insuccesso e Svevo, deluso, decise di non scrivere più. Nel 1905 conobbe James Joyce, uno dei più grandi romanzieri europei del Novecento, con il quale divenne amico. Nel 1908 fu tra i primi in Italia a conoscere la teoria psicoanalitica di Sigmund Freud. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, l'industria del suocero entrò profondamente in crisi e Svevo, tornò a dedicarsi alla letteratura. Dal 1919 mette mano sul terzo romanzo, La Coscienza di Zeno che fu pubblicata nel 1923. Nel 1928 morì a causa di un incidente stradale. La cultura di Svevo: Alla base dell'opera letteraria di Svevo vi è una robusta cultura filosofica, per primo conobbe Schopenhauer, che affermava un pessimismo radicale, poi Nietzsche da cui trae l’idea del soggetto come pluralità di stati e infine conobbe Darwin, autore della teoria evoluzionistica. Influenzato da quest’ultimo Svevo fu indotto a presentare il comportamento dei suoi eroi come prodotto di leggi naturali immodificabili, non dipendenti dalla volontà, peró seppe anche cogliere come quei comportamenti avessero le loro radici nei rapporti sociali,e fossero quindi non prodotto di natura, ma storico. In tal modo arrivava a mettere in luce la responsabilità individuale dell'agire. Svevo assunse un atteggiamento critico, influenzato dal pensiero marxista, in base a quanto si può capire dai suoi romanzi, da quella corrente di pensiero lui riprese la percezione dei conflitti di classe che percorrono la società moderna, di conseguenza egli non ci dà l'anatomia di una psiche in astratto, ma di una psiche che è tale perché è collocata in un dato contesto: i conflitti e le ambiguità dei suoi eroi non sono i conflitti e le ambiguità dell'uomo in assoluto, ma del borghese di un determinato periodo della storia sociale. Sul piano letterario gli autori che ebbero più peso nella formazione di Svevo,furono i romanzieri realisti francesi dell'Ottocento, Balzac, Stendhal, Flaubert. Dal Flaubert di Madame Bovary, in particolare,sembra aver preso la descrizione critica del piccolo borghese. Infatti il "bovarismo" è tipico degli eroi dei suoi due primi romanzi, Alfonso Nitti ed Emilio Brentani (senilitá e una vita) Flaubertiano appare anche l'atteggiamento di lucida critica nei confronti di quei due personaggi. La critica però di questi personaggi risulta in realtà un'autocritica. Riprende Zola, ma anche Paul Bourget, autore di romanzi psicologici. La lingua: La scrittura sveviana tende a riprodurre il modo di esprimersi dei personaggi, specie nelle zone in cui vengono resi i loro discorsi interiori. Ciò vale per Una vita e per Senilità, che sono narrati in terza persona, ma domina il discorso indiretto libero, dove si riflette il modo di esprimersi del personaggio, e ancor di più vale per La coscienza di Zeno, che è in prima persona, narrato da Zeno stesso. Una vita: Il titolo originario doveva essere "Un inetto" ma fu ritenuto poco accattivante. L'inettitudine è una debolezza, un'insicurezza psicologica che rende l’eroe “incapace alla vita”. Qui la narrazione è “fuori campo”, è presente infatti un narratore che si riferisce ai personaggi con la terza persona. Il lettore vede le cose come le vede Alfonso, di conseguenza conosce solo le cose che anche il protagonista sa. Trama: Il protagonista è Alfonso Nitti, un giovane che si trasferisce dalla campagna a Trieste trovando lavoro come impiegato presso la banca Maller. Frustrato dall'ambiente lavorativo e dai suoi sogni di diventare un letterato illustre, viene accolto nel salotto intellettuale di Annetta, la figlia del dirigente della banca. Così Alfonso, inizia a fare la corta ad Annina, che viene sedotta, riuscendo ad arrivare al matrimonio e a cambiare la sua condizione sociale ma inspiegabilmente si tira indietro, con la scusa della madre malata e torna al suo paese. Quando ritorna in città, Annina sta per sposarsi con un altro, e si sente sollevato per non esser caduto trappola di un amore finto e crede di aver raggiunto una superiorità spirituale che lo aiuterà a scrivere il libro che aveva sempre voluto scrivere. Continua a non riuscire a sopportare la vita lavorativa e tutte le umiliazioni, come l'essere stato spostato presso un ufficio di minor importanza, reagendo in modo scomposto, ovvero, minaccia il capo e scrive ad Annetta chiedendole di vedersi per chiarire, ma la famiglia Maller interpreta la lettera come un ricatto e all'appuntamento si presenta il fratello della ragazza che sfida Alfonso a duello, e quest'ultimo convinto che Annetta lo voglia morto, si uccide. Analisi: Il tema del piccolo-borghese che tenta di emanciparsi da una situazione di subalternità sociale è tipico del romanzo naturalista. La novità sta nel fatto che le cause del fallimento oltre ad essere legate alle leggi darwiniane sulla selezione naturale per la vita nella società, sono anche soggettive e psicologiche perché Alfonso è un INETTO che si trova bloccato tra sogni di grandezza e senso di inferiorità, è incapace di integrarsi con il mondo borghese in cui vive ma non sa contrapporsi ad esso. Come si può ben notare alcuni elementi ricordano la vita di Svevo stesso,a trent'anni piccolo impiegato e scrittore dilettante. Già in questo romanzo comincia a delinearsi quel rapporto tra letteratura, scienza e filosofia, che sarà caratteristico di tutta l'opera di Svevo. La cosa importante è che queste teorie vengano in aiuto allo scrittore per mettere in discussione le idee dominanti. In questo romanzo la contaminazione di teorie darwiniane e schopenhaueriane permette a Svevo di rappresentare la crisi dell'identità di un individuo succube, inetto, incapace di adattarsi. Il romanzo diventa così uno strumento di conoscenza di analisi psicologica, in contrapposizione con la moda estetizzante diffusa in Italia. Il romanzo termina così in chiave apocalittica, con una riflessione di Zeno sull'uomo costruttore di ordigni, che finiranno per portare ad una catastrofe cosmica. Il narratore della vicenda, è chiaramente un narratore inattendibile, di cui non ci si può fidare. L'autobiografia in essa contenuta è tutta un tentativo di autogiustificazione di Zeno, che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti col padre, con la moglie, con l'amante, con Guido; si tratta di autoinganni determinati da processi profondi ed inconsapevoli con i quali Zeno, cerca di tacitare i sensi di colpa che tormentano il suo inconscio. Zeno non è solo un oggetto di critica ma anche un soggetto, al contrario di Emilio; la sua diversità e la sua malattia funzionano da strumento straniante nei confronti dei cosiddetti sani e normali. IL FUMO Zeno, inetto alla vita, è sotto la tutela del dottor S, è consapevole di essere un inetto ma deve trovare un alibi che lo giustifichi, alla fine lo trova nella malattia che, secondo lui, deriva dal fumo che avvelena il suo organismo. Infatti vuole smettere di fumare per essere un uomo forte ed equilibrato, però è dubbioso per il fatto di non voler scoprire la verità dietro al fumo. Le cause del suo vizio sono nell'infanzia, ovvero nel come ha iniziato a fumare: Iniziò rubando al padre, questo gesto indica la volontà del ragazzo di appropriarsi della forza virile del padre. Fumare è un rituale che conferma ed esalta la sua dignità di uomo, schiacciato dalla figura paterna. L'amico con cui Zeno parla, gli dice che in lui sono presenti 2 persone in lotta fra loro: La prima che comanda (super io, è il padre) La seconda che è schiava della prima. Quindi la questione di "Zeno che vuole smettere di fumare ma non riesce" è soltanto il conflitto fra queste 2 persone -> OGNI TENTATIVO DI SMETTERE INCREMENTA IL SUO DESIDERIO. La malattia del fumo nasconde un'altra malattia, LA MALATTIA DELL'UOMO, quella di essere incapaci di raggiungere un fine. LA SALUTE MALATA DI AUGUSTA Zeno proclama il proprio amore per la moglie, ma anche la propria ammirazione per la sua perfetta "salute", la volontà di diventare come Augusta, la speranza che il matrimonio possa assicurare anche a lui una salute simile a quella della moglie. Questo rivela nell'inetto, nel malato, un disperato bisogno di integrarsi nella società borghese, di essere "normale": ed essere normale, nella società borghese, significa essere un buon padre di famiglia e un uomo d'affari. Dietro le dichiarazioni d'amore e di ammirazione per Augusta, dietro al desiderio di somigliarle, si intravedono sentimenti ben diversi. Il ritratto che Zeno traccia di lei rivela diffidenza, disprezzo e ostilità. Nella presentazione di Zeno Augusta appare un perfetto esempio di "'normalità' " borghese: per lei tutto ha un posto stabilito, certo (è abitudinaria). Augusta mostra la sua "sanità" nel rimanere nei rituali del presente e nel negare a se stessa alcune cose di cui una persona dovrebbe essere consapevole (morte). Per Augusta Zeno rappresenta uno dei punti di riferimento su cui costruisce la propria routine e su cui basa la sua salute. Augusta, proprio perché ha bisogno per la sua sanità di aver accanto a se un marito come riferimento, una volta seppellito Zeno, cercherà qualcun altro. LUIGI PIRANDELLO Biografia: Nacque a Girgenti nel 1867. Aveva già iniziato una sua produzione letteraria, scrivendo poesie e tragedie. Pirandello lavoró anche per il cinema, scrivendo soggetti per film. Nel 1910 ebbe il primo contatto con il mondo teatrale, tra il 16 e il 18 scrive e rappresenta una serie di drammi che modificarono il linguaggio della scena del tempo (Pensaci Giacomo!). Questi erano gli anni della guerra, che incisero sulla sua vita. Nel 1920 il suo teatro cominció a conoscere il successo di pubblico e nel 21 i “Sei personaggi in cerca d’autore” rivoluzionano il linguaggio drammatico. La visione del mondo: Alla base della sua visione del mondo è presente una concezione vitalistica, affine alla filosofia di Bergson; infatti noi crediamo di essere “uno” per noi stessi, ma siamo in realtà tanti individui diversi a seconda di chi ci osserva (ognuno ci da una “forma”). Ognuna di queste forme è una maschera che noi stessi ci mettiamo. (Flusso di trasformazioni). A causa di queste trasformazioni nemmeno l’IO è unico, ma si divide. La società moderna provoca questa spersonalizzazione (in un mondo meccanico l’uomo viene meno). Chi prende consapevolezza di questa dispersione ha un grosso senso di solitudine. Per Pirandello la societá è una grossa mascherata (buffonata), è falsa e c’è un bisogno di autenticitá. Se è una finzione, significa che è una trappola, e la famiglia ne è un esempio (carattere opprimente anche in questo contesto). Da tutto questo pessimismo, c’è una fuga nell'irrazionale, nell’immaginazione o nella follia. La poetica: Pirandello utilizza l’umorismo ; tramite questa tecnica l’opera si compone di una parte storica e una teorica. Nelle opere umoristiche la riflessione non si nasconde; nasce il sentimento del contrario (esempio: se vedo una vecchietta con i capelli tinti e tutta bella, avverto che sia il contrario di ciò che dovrebbe essere una vecchia signora. Questo “avvertimento del contrario” è il comico, ma se interviene la riflessione, suggerisce che la signora si veste così solo per tenere giovane l’amore del marito, questo è il “sentimento del contrario”). Poesie e novelle: Poesie: Mal giocondo, Pasqua di Gea. Novelle: Scrisse novelle per tutto l’arco della vita e le raccolse in volumi. Progettó una sistemazione globale in 24 volumi intitolato “novelle per un anno”, durante la sua vita furono pubblicati 14 volumi, 1 fu aggiunto postumo (una giornata). La raccolta non riesce a individuare un ordine determinato, sembra quasi riflettere la visione globale del mondo di Pirandello, un mondo non ordinato. UN’ARTE CHE SCOMPONE IL REALE La poetica di Pirandello è racchiusa nel saggio dell’umorismo. Nelle sue opere umoristiche troviamo il sentimento del contrario e l’avvertimento del contrario; nel primo caso Pirandello utilizza un esempio, quello di una vecchia signora tutta agghindata, vedendola subito avvertiamo che la donna è l’opposto di ciò che dovrebbe essere, pertanto questa sarebbe la parte umoristica; la seconda parte invece è quella che scaturisce nel lettore la riflessione, riflettendo infatti possiamo arrivare a capire che quella donna probabilmente soffre a vestirsi in quel modo e che forse c’è un motivo per cui lo fa, in questo caso il motivo è mantenere l’amore del marito più giovane a se. IL TRENO HA FISCHIATO Belluca è un uomo scrupoloso, mite, umile; puntuale, sottomesso al lavoro dai colleghi e sempre servizievole. La sua vita scorre monotona tra la routine domestica e la carriera lavorativa. I suoi colleghi e il capoufficio non hanno molta stima o particolare considerazione di lui, e anche la sua famiglia sembra non valorizzarlo affatto. Se la situazione lavorativa è sempre deludente e umiliante, quella familiare è a dir poco complessa: sua moglie, sua suocera e la sorella della suocera, sono tutte non vedenti e vivono nella sua casa, insieme alle 2 figlie vedove con i loro 7 bambini. Belluca è ora ricoverato in un ospedale psichiatrico. Ha avuto un brutto crollo e un giorno che sembrava essere un giorno qualunque, sul posto di lavoro si è letteralmente scagliato contro il proprio capoufficio. Tra le grida sconclusionate di Belluca si ode uno strano verso: il fischio del treno. È lo stesso che l’uomo continua a ripetere di averlo sentito nella notte e che lo ha trascinato via lontano. Il fischio di quel treno nel cuore della notte spalanca per Belluca prospettive nuove e mai esplorate e lo mette di fronte alla totale mancanza di evasione e leggerezza nella sua vita. Il protagonista comprende l’importanza, di tanto in tanto, di concedersi dei momenti di libertà e evasione da tutto, fosse anche nel mondo del sogno e della fantasia. IL FU MATTIA PASCAL / LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA IDENTITA’ E LA SUA CRISI Mattia è un uomo che da poco dopo la morte del padre ha iniziato a vivere una vita monotona e con pochi soldi da parte; come lavoro fa il bibliotecario e vive con la moglie a casa della suocera, la quale non prova simpatia nei suoi confronti. Stanco di tutto Mattia decide di partire e tentare la fortuna come aveva fatto il padre, il desiderio si avvera e per qualche tempo si gode la sua vita. Quando decide di tornare alla sua vecchia vita, apprende da un giornale la notizia che sia stato dato per morto, prende l’equivoco al balzo e decide di allungare la sua vacanza, trasferendosi a Roma sotto una nuova identità: Adriano Meis. Inizialmente tutto va per il meglio, fino a quando si rese conto di non poter vivere con una falsa identità, non poteva sposare la donna che aveva conosciuto e non poteva nemmeno denunciare il furto subito, decise così di tornare nella sua città Natale, inscenando un suicidio. Torna nel suo paesino con il nome “IL FU Mattia Pascal”, arrivato lì scoprì però che la moglie aveva sposato un suo vecchio amico e a lui non era rimasto altro che il suo vecchio lavoro e andare a trovare qualche volta la sua tomba portando dei fiori. UNO, NESSUNO E CENTOMILA / NESSUN NOME
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