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Svevo, Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno, Appunti di Italiano

Nel testo sono riportate le informazioni riguardanti la vita di Svevo, la sua poetica e il suo pensiero, l'influenza delle idee marxiste, freudiane, darwiniane, schopenhaueriane, i suoi maestri letterari. In oltre sono presenti i romanzi: Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno (trama, impostazione narrativa, personaggi). Analisi dei seguenti testi: Le ali del gabbiano (Una vita); il ritratto dell'inetto, la trasfigurazione di Angiolina (Senilità); la morte del padre, la salute malata di Augusta, la psicoanalisi, la teoria di un'apocalisse cosmica (La coscienza di Zeno).

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 14/06/2023

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aurora-52 🇮🇹

3.6

(10)

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Scarica Svevo, Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 1. La vita ITALO SVEVO Ettore Schmitz (suo vero nome) nasce il 19 dicembre 1861 a Trieste, città di frontiera, caratterizzata dunque da influenze culturali diverse: tedesche, slave e italiane (questo fu un limite per il suo linguaggio perché a Trieste si parlava un italiano misto). Nel 1873 si trasferisce in Germania, a Würzburg per frequentare un istituto commerciale (Svevo si differenzia dagli altri scrittori per non essere un letterato puro, il suo non è uno studio letterario, ma tecnico e si dedica alla letteratura da autodidatta); così, impara il tedesco, si avvicina alla letteratura e alla filosofia leggendo Schiller, Goethe, Shopenhauer, e Shakespeare e inizia a collaborare al quotidiano triestino “L’indipendente” con racconti e articoli di argomento letterario. Nel 1880 l’attività commerciale del padre fallisce e lui sarà costretto ad abbandonare gli studi per lavorare come impiegato bancario fino al 1899 presso la Union Bank di Vienna; per trovare una via di fuga a questo lavoro per lui opprimente, inizia a scrivere il suo primo romanzo, Una vita, che esce a proprie spese nel 1892 (ma con data 1893) con lo pseudonimo Italo Svevo omaggiando così, grazie a questo nuovo nome, la cultura italiana e quella tedesca. Le mille copie dell’edizione di Una vita rimangono quasi del tutto invendute, ma, nonostante ciò, scrive il suo secondo romanzo Senilità, pubblicato ancora una volta a spese dello scrittore nel 1898. In occasione del funerale del padre (1892), lo scrittore incontra una sua lontana cugina Lidia Veneziani, figlia di un facoltoso proprietario di una fabbrica, che sposa nel 1896. Poco dopo Svevo lascia il suo posto in banca ed entra nella ditta di famiglia, per la quale viaggia spesso in Inghilterra, diventando in poco tempo un industriale di successo. Per studiare l’inglese, Svevo si rivolge ad un docente, l’irlandese James Joyce (1882-1941), che insegnava alla Berlitz School di Trieste e il loro rapporto si trasforma presto in una forte amicizia “intellettuale”: Joyce, dopo aver letto i suoi primi due romanzi, lo incoraggiò nella scrittura (1^ punto di svolta nella sua formazione). Successivamente nel 1908, Svevo inizia a leggere e studiare le opere di Sigmund Freud (1856-1939): lo scrittore accoglie la psicoanalisi in maniera critica, non la apprezza come terapia che guarisce l’uomo, ma come strumento conoscitivo per se stesso (2^ punto di svolta nella sua formazione). Scoppiata la Prima guerra mondiale, la ditta del suocero chiude temporaneamente, così Svevo ha tutto il tempo per potersi dedicare alla letteratura. Nel 1919 inizia a scrivere La coscienza di Zeno, che esce nel 1923 per la terza volta a sue spese; iniziano a comparire alcune recensioni positive e finalmente i suoi romanzi vengono riconosciuti come capolavori. Muore improvvisamente nel settembre del 1928, in seguito a un incidente stradale avvenuto nei pressi di Motta di Livenza, vicino Treviso. 2. Il pensiero e la poetica Svevo ha molti elementi in comune con altri scrittori nati nei territori dell’Impero austro-ungarico e molti sono i temi che condivide con questi: l’opposizione tra forti e deboli; il binomio salute-malattia; la famiglia intesa come istituzione borghese; la scrittura come strumento di autoanalisi. Secondo lo scrittore i momenti costitutivi dell’opera letteraria sono due: l’ispirazione (intuizione immediata) e la riflessione (elaborazione dei dati che l’ispirazione offre). Per spiegare i due momenti diversi utilizza due metafore: quella del faro per il primo momento (l’intuizione immediata è come il faro a intermittenza di notte che consente di vedere la strada da percorrere) e quella della formica per il secondo (la capacità di ritrovare la strada sfruttando la luce del faro). In base a questa metafora capiamo che la scrittura ha per Svevo uno scopo salvifico, un valore terapeutico, un fine pratico per comprendere perché sottrae la vita al flusso del tempo: attraverso la scrittura, ciascuno può capire meglio se stesso; per lo scrittore questa attività deve essere continua perché, solo ritornando più volte sullo stesso concetto, può pensare di arrivare a scoprirne il significato. È per questo motivo che tutti i personaggi sveviani sono scrittori; in Svevo la scrittura prende il posto della psicoanalisi: sin dai suoi primi scritti, lo scrittore mostra uno spiccato interesse per ciò che riguarda la componente interiore dell’uomo, anche prima di conoscere le teorie di Freud. Una componente fondamentale delle sue opere è il nesso esistente tra l’arte e la vita: la componente autobiografica è una costante nei suoi romanzi. Sicuramente la sua vita privata rappresenta per lui un pretesto, un punto di partenza per analizzare i comportamenti dell’uomo in generale: il suo scopo è quello di smascherare le debolezze, talvolta, attraverso una pungente ironia; Svevo mette al centro dei propri romanzi l’uomo ordinario e comune, privo di qualità,caratterialmente inetto. Il termine inetto deriva dal latino in + aptus e significa “non adatto”, è colui che è malato di inettitudine e incapace a vivere. È una figura presente in tutti e tre i suoi romanzi: nel primo arriva al suicidio (sconfitta dell’eroe); nel secondo il protagonista si chiude nella senilità sin da giovane (sconfitta dell’inetto); nel terzo, invece, l’inetto, che è Zeno, si dimostra un vincitore perché abbandona la terapia (l’inetto diventa sano e abbiamo la sconfitta dell’antagonista). Svevo opera un profondo rinnovamento della prosa narrativa italiana: usa il discorso indiretto libero nei romanzi e nei racconti narrati in terza persona; il linguaggio è semplice, ostile ai formalismi; la sintassi, talvolta, non è armoniosa essendo cresciuto tra il triestino, il friulano, l’italiano e il tedesco. - Marx: socialismo come critica sulla civiltà e attacco ai valori borghesi, non condivide le proposte politiche, la dittatura del proletariato, la collettivizzazione; - Darwin: autore della teoria evoluzionistica, basata sulle nozioni di “selezione naturale” e “lotta per la vita”, gli eroi di Svevo sono il prodotto di leggi naturali immodificabili, non dipendenti dalla volontà; - Schopenhauer: afferma il pessimismo radicale shopenariano, il quale indica come unica via di salvezza dal dolore la contemplazione e la rinuncia alla volontà di vivere, negatore della libertà di scelta (no noluntas); - Nietzsche: pluralità dell’io, quindi l’idea del soggetto non come salda e coerente unità, ma come pluralità di stati in fluido divenire (NO vitalismo dionisiaco); - Freud: rifiuto della psicoanalisi come terapia, che pretendeva di portare in salute il malato di nevrosi, Svevo predilige la psicoanalisi come strumento conoscitivo, capace di indagare più a fondo la realtà psichica (strumento narrativo). Svevo ha la consapevolezza che tutti i fenomeni, compresa la psicologia individuale, sono condizionati dalla realtà delle classi. I conflitti e le ambiguità dei suoi eroi, non sono i conflitti e le ambiguità dell’uomo in assoluto, ma del borghese in un determinato periodo della storia sociale. 3.La lingua: tracce del dialetto triestino e del tedesco la prosa si adatta alle tortuosità labirintiche della psiche tende a riprodurre il modo di esprimersi dei personaggi Alfonso ammira Macario perché è sicuro di sé, perché lo vede debole e spaventato: Alfonso, quindi, gli risulta indispensabile per far emergere la propria superiorità. Il senso del brano viene riassunto, nel finale, in una similitudine: una sorta di parabola, che raffigura la lotta tra gabbiani e pesci. Macario fa osservare ad Alfonso la grande efficacia del volo dei gabbiani, capaci di gettarsi nel modo più rapido e infallibile sulla preda: come se il piccolo cervello di quegli uccelli fosse progettato solo a quello scopo. Alfonso (come la gita in barca a vela ha appena dimostrato) possiede invece le qualità opposte a quelle dei gabbiani: il suo cervello, nutrito di studi e letture, gli è d’impaccio, anziché d’utilità, nella lotta per la vita. I soli voli a cui è adatto, come ironicamente commenta Macario, sono quelli poetici, voli, cioè, del tutto inutili. 6. SENILITA’ La vicenda: il protagonista è Emilio Brentani, trentacinque anni, vive in una società triestina, gode di una certa reputazione per il romanzo che ha pubblicato. Egli vive con la sorella Amalia; ha un legame di profonda amicizia con Stefano Balli, uno scultore, che compensa l’insuccesso artistico con le donne facili. Emilio sopraffatto dall'esistenza mediocre decide di cercare godimento nell’avventura, divertendosi senza impegnarsi con una donna: Angiolina. Di quest’ultima il protagonista si innamorerà, scoprendo la vera natura della fanciulla, che ha numerosi amanti. Cercherà di staccarsi dalla donna, fin quando ne risulterà disgustato da lei stessa rozza e volgare. Balli si interessa ad Angiolina e vi è un sentimento reciproco, ma anche Amalia è segretamente innamorata di Balli, quest’ultima si ammala di polmonite. Emilio scopre gli ennesimi tradimenti di Angiolina, la insulta violentemente, Amalia muore ed Emilio ritorna nel guscio della sua senilità. Emilio non coincide più con l’immagine dell’individuo borghese, libero, energico, attivo, legato alla famiglia e al lavoro produttivo, capace di crearsi il suo mondo con la sua iniziativa e volontà, ma incarna la figura in uno stato di crisi, che si traduce in impotenza psicologica ad affrontare la realtà esterna al nido domestico. Il protagonista trova appoggio nell’amico Balli, il quale dietro all'apparente forza, mostra una timida debolezza. ● Emilio = chiudersi vittimistico nella sconfitta e nell’impotenza; ● Balli = ha la fisionomia di piccolo superuomo, che maschera la debolezza con l’ostentazione della forza. Emilio Brentani è un tipo di inetto diverso rispetto ad Alfonso Nitti: passa molto tempo ad analizzarsi, ma è incapace di sentimenti autentici; egli, infatti, ha coscienza di essere privo di qualità, egoista e vanitoso e non è in grado di conoscersi fino in fondo. Il narratore è esterno e narra in terza persona, tuttavia, attraverso l’ironia mette in discussione la credibilità di molti pensieri di Emilio. Il tempo è lineare senza prolessi o analessi; lo stile utilizzato segna una netta evoluzione: c’è il ricorso al monologo interiore e al discorso indiretto libero. La strutture psicologica del protagonista ➢ analisi del protagonista: piccolo borghese effetto di un processo di declassazione, è un intellettuale debole, è un inetto. Emilio ha paura di affrontare la realtà, si è costruito un sistema protettivo che consiste nella rinuncia al godimento e alla mortificazione della vita (chiusura nel nido domestico). Resta in un sentimento di inquietudine, che nasce dal desiderio irrefrenabile di godimento. Emilio ha paura della donna e dell’appagamento sessuale e per questo sostituisce alla donna reale, una donna ideale. Pertanto trasforma Angiolina in una creatura evangelica e pura; ➢ immaturità psicologica del protagonista: fissazione ad una fase infantile dell’evoluzione psichica; ➢ la figura di Angiolina è simbolo della pienezza vitale. L'impostazione narrativa: - i fatti sono sistematicamente filtrati attraverso la coscienza del protagonista, sono presentati come li vede lui (il suo punto di vista è inattendibile); - intervento del narratore per argomentare, proporre giudizi, smentire e correggere la prospettiva del protagonista; - ironia oggettiva; - registrazione del linguaggio di Emilio. T2 Il ritratto dell’inetto da Senilità La menzogna La fisionomia del protagonista emerge subito dalle sue parole e dagli interventi del narratore. Il dato essenziale che lo caratterizza è la menzogna, egli mente, due sono i livelli delle sue menzogne: con i suoi propositi di procedere con cautela nella relazione, nasconde ad Angiolina il fatto che lei non potrà essere per lui più di un “giocattolo, dati i doveri a cui è legato; mente anche a se stesso, individuando come sue prime passioni la famiglia e la carriera, che in verità non esistono. Egli infatti non ha né moglie, né figli, vive con la nubile sorella, recita allo stesso tempo la parte di genitore e di figlio. La sua carriera consiste nella sua passione per la scrittura, ormai abbandonata da tempo, dopo che ha scritto un libro. Le maschere Il tratto primario di Emilio è costituito dalla sua falsa coscienza, dalla tendenza a costruire maschere gratificanti ai propri stessi occhi, poiché non vuol vedere chi è realmente: un romanziere fallito. Emilio ha paura di affrontare la vita, la vede piena di pericoli, perciò rinuncia a vivere, ad essere felice, si rinchiude nel nido familiare come se fosse il suo guscio protettivo. In verità più che una condizione senile, la sua appare una condizione di immaturità infantile. Narrazione: eterodiegetica, il narratore non si eclissa T4 La trasfigurazione di Angiolina da Senilità Nell'ultimo capitolo del romanzo si esaurisce definitivamente ogni tentativo di riscossa o cambiamento da parte del protagonista. Emilio, precocemente invecchiato e prostrato dai tradimenti di Angiolina, prima assiste al capezzale la sorella morente, le cui condizioni psichiche erano state aggravate dal suo comportamento con Angiolina e con Balli. Poi, rimasto solo, in questo brano tenta di riannodare i fili della sua griglia vita quotidiana. La sua mente non riesce però a liberarsi del ricordo delle due donne: anzi, nel sogno giunge a costruire una nuova, ibrida figura femminile, che combina miracolosamente le qualità di Angiolina (la bellezza, la passionalità) e quelle di Amalia (la pudicizia, il riserbo, la timida dolcezza). Temi: uno squallido ambiente di vita familiare, la costante distanza tra sogno e realtà, l'idealizzazione della figura femminile, l'affidarsi ai ricordi come mezzo di sopravvivenza. Emilio sta provando a esistere senza Angiolina. Torna perciò all'attività letteraria, come mezzo di compensazione per sostituire ciò che gli manca. Talora si avvicina ad altre donne, ma senza effetti positivi: non riesce a tornare alla vita, rimane un inetto. Quando gli viene comunicato che Angiolina è fuggita con un altro uomo, con una frase enfatica e solenne ma calzante sintetizza la sua situazione: <<M'è fuggita la vita>>. Riassume così ciò che davvero è stata, per lui, Angiolina: non una persona con cui instaurare un rapporto, ma una creazione immaginaria, l'incarnazione di un elemento vitale. Poi Emilio si reca a casa di Angiolina, dove viene a contatto con la volgarità della famiglia Zarri. Il ruolo che si era assunto di saggia guida e precettore della fanciulla (Aveva tentato di correggere Angiolina e di segnarle la via retta) viene demistificato dai baci tutt'altro che infantili della sorella Angiolina. Emergono qui tutta l'ambiguità, la sensualità, la bassezza di quella casa in cui Angiolina era vissuta. Negli ultimi capoversi Svevo ci svela le illusioni che Emilio appronta per continuare la sua vita falsificando la realtà dei ricordi. Ai suoi occhi, Angiolina continua a incarnare la fondamentale simbologia legata alla vitalità, alla salute (quella che manca a Emilio); contemporaneamente, però la donna subisce, sempre nella mente del protagonista, una metamorfosi strana, in quanto assume anche altre due connotazioni: - da una parte s'identifica con Amalia, appena scomparsa, assumendo quindi caratteri di tristezza, purezza, come su un altare; - dall'altra incarna gli ideali del socialismo: per quel suo sguardo sempre rivolto verso l'orizzonte, cioè verso l'avvenire da cui ci partivamo i bagliori rossi. Il narratore segnala la falsa coscienza del protagonista, che definisce letterato ozioso. Inoltre, nota ironicamente il contrasto fra sogno e realtà: Emilio trasforma infatti Angiolina in una creatura spirituale e nobile; le attribuisce la pensosità, l'altezza del sentire, l'intelligenza, tutti i connotati che la ragazza, volgare e godereccia, non ha mai avuto. Angiolina diviene la personificazione del pensiero e del dolore; e se prima si era detta avversa al socialismo, ora ne diviene l'emblema. Il narratore smaschera così, senza concedere più alibi, tutte le menzogne che Emilio si è costruito attorno alla figura di Angiolina. Ma quest'ultimo autoinganno è necessario a Emilio per poter pacificare, nel sogno, i contrasti che ancora lo agitano. Identificando Angiolina e Amalia, egli costruisce una figura in cui ammortizzare i due aspetti della femminilità che apparivano inconciliabili ai suoi occhi: la passione e l'affetto, il godimento e la purezza. Angiolina che è stata finora soltanto una donna amante, adesso può assumere anche le fattezze tristi e pensierose di Amalia, che ha sacrificato la sua vita per il benessere dei membri della famiglia.
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