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Sviluppo sostenibile e diritti umani, Appunti di Economia Politica

Riassunto Completo della parte generale del corso: - riassunto del libro integrato con gli appunti e anche i file aggiuntivi del professore

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 27/01/2022

Biljana99
Biljana99 🇮🇹

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Scarica Sviluppo sostenibile e diritti umani e più Appunti in PDF di Economia Politica solo su Docsity! CAPITOLO 1 COSA SI INTENDE PER SVILUPPO? Per crescita ci riferiamo l’incremento della ricchezza di un Paese, generalmente misurato attraverso il PIL Per sviluppo, invece, si intende il processo di trasformazione del paese che prevede un miglioramento del livello di benessere della popolazione. Lo sviluppo comprende non solo un aumento del reddito (quindi una crescita), ma anche un incremento generale del livello di dotazione sociale e culturale del paesi → quindi analizza variabili sia quantitative sia qualitative. → miglioramento del welfare e di impiego più efficiente delle capacità produttive I principali fattori dello sviluppo sono: 1) Capitale fisico 2) Tecnologia(=qualità del capitale) 3) Fattore demografico e capitale umano 4) Istituzioni: le “regole del gioco” Il capitale fisico ovvero ai macchinari che vengono utilizzati nelle diverse fasi del processo produttivo. Se il capitale fisica aumenta, significa che le imprese stanno effettuando maggiori investimenti per nuove attività produttive. Aumentano gli investimenti di capitale fisico, cresce l’occupazione, si produce nuovo reddito e questo dà impulso ai consumatori, che a loro volta fanno aumentare la produzione e, di conseguenza, rendono necessari l’acquisto di nuovi macchinari e l’impiego di nuovo a forza lavoro. È un processo virtuoso che si autoalimenta: La tecnologia Il fattore tecnologico rappresenta uno dei cardini non solo della crescita, ma anche dello sviluppo. Infatti i paesi avanzati sono quelli dotati delle tecnologie più avanzate che mettono anche il servizio della produzione. Non a caso il volume delle esportazioni ha elevato contenuto tecnologico è proprio uno degli elementi che vengono associati a un paese sviluppato ovvero a un paese avanzato. Sotto il profilo della dotazione tecnologica tuttavia vi sono due elementi che corre considerare: • Il tipo di tecnologia utilizzata • Il trasferimento di tecnologia da un paese all’altro 1-quando osserviamo il progresso tecnologico di cui molti paesi avanzati hanno avuto esperienza abbiamo un esempio di quella che Joseph Schumpeter che chiamava l'innovazione incrementale ovvero, il progresso aumento del capitale fisico più investimenti per la produzione aumento produttività dei lavoratori più reddito più consumi tecnologico si è basato sulle innovazioni interiori che sono state sviluppate a partire dalla prima innovazione radicale e ciò ha condotto a un certo tipo di dotazione tecnologica di cui oggi beneficiano i produttori e consumatori dei paesi avanzati. Le tecnologie utilizzate dai paesi in via di sviluppo sono invece caratterizzato da un inferiore capacità produttiva e anche da una minore sostenibilità ambientale. Sotto il profilo della tipologia di tecnologia adottato dai diversi paesi l'attuale disparità appare difficilmente comprensibile. 2-dal momento che ora possediamo le tecnologie nei paesi avanzati non sarebbe possibile trasferirle ai paesi emergenti? Non dovrebbero esserci ostacoli oggettivi infatti alcuni dei più riusciti i progetti di cooperazione internazionale si basano sul trasferimento di tecnologia, oltre il capitale monetario. Alcuni paesi emergenti tuttavia hanno un vincolo legato all'assenza delle infrastrutture necessarie per supportare la tecnologia. In un processo di trasferimento efficace e infatti importante che la tecnologia sia affiancata da un trasferimento di conoscenze e di competenze che sono quelle necessarie per esempio l'utilizzo e alle sua manutenzione. Il principale ostacolo chi è realmente si incontra è di natura economica duepunti i paesi emergenti non possiedono i mezzi necessari per acquistare le tecnologie che pure consentirebbero loro di rendere più efficace ed efficiente il sistema produttivo. La tecnologia che viene trasferita e spesso desueta ovvero non di ultima generazione con evidenti ripercussioni anche sulle emissioni ambientali. Il fattore demografico Voi possiamo individuare due tipi di società: paesi emergenti e paesi avanzati. Queste due società fanno parte di due modelli di produzione diversi. Infatti i paesi emergenti sono caratterizzati da società agricole in cui la produzione è labour intensive, ovvero caratterizzata da un massiccio utilizzo della forza. e questo è un modello che è stato tradizionalmente adottato anche dai paesi avanzati prima della rivoluzione industriale ed è anche modello attuale di produzione di numerosi paesi emergenti nei quali non è ancora compiuto la transizione verso la produzione industriale. Nei paesi avanzati invece la ricchezza viene prevalentemente prodotta grazie alla produzione di servizi che è un processo capital intensive, ovvero ad alta intensità di capitale fisico ma anche di capitale umano. Sotto il profilo demografico il tasso di natalità si sta riducendo e infatti in molti paesi avanzati, tra cui l'Italia, la proporzione generazionale è sbilanciata a favore delle fasce di età più anziane. Un'altro tipo di capitale importante e il capitale umano che viene inteso come lo stock di conoscenze, competenze e abilità di un individuo. È intuitivo che vi ha una relazione diretta tra livello di istruzione medio di una popolazione e il capitale umano di un paese : al fine di accumulare capitale umano, i paesi hanno il compito di supportare e rafforzare quanto possibile il settore dell'istruzione a tutti i livelli appunto in questo processo sono le istituzioni a svolgere un ruolo centrale rendendo davvero la formazione uno dei nodi focali non solo della crescita ma anche dello sviluppo di un paese. (vedi esempio India) Le Istituzioni Le istituzioni rispondono al problema della scarsità delle risorse perché in ogni sistema economico le risorse non sono infinite e questo è uno dei fattori cardine dell'economia politica. Infatti le istituzioni hanno proprio lo scopo di garantire sia che le risorse siano adeguatamente allocate utilizzate, sia che vengano rispettati alcuni principi fondamentali per la riuscita di un sistema capitalistico come per esempio il diritto di proprietà. Ciao consentirà di ridurre i cosiddetti costi di transazione ovvero una quota elevata dei quali è legata alla necessità per gli agenti economici di reperire informazioni. Se le istituzioni sono efficienti, i costi di transazione si riducono o si minimizzano: lo stato stabilisce un insieme di regole codificate che abbattono questi costi e migliorano la vita dei cittadini contribuendo i processi di crescita e di sviluppo punto nella nostra prospettiva il ruolo che le istituzioni ricoprono e di garanzia dei diritti virgola di istruzione e sanità che è una parte fondamentale del benessere della popolazione intera e quindi della trasformazione strutturale di un paese che identifichiamo come sviluppo. COME SI MISURA LO SVILUPPO? Cina: unico paese presente sia nella graduatoria dei paesi con PIL più elevato sia quella dei paesi con maggiore tasso di crescita RANKING – PIL PRO CAPITE Quando in un paese il PIL pro capite è modesto à si produce poca ricchezza Colonna sinistra: paesi che nel 2019 mostrano livello PIL pro capite più elevato (paesi Nord del mondo) -> Italia 28° posizione Colonna destra: valori PIL pro capite più basso NON SOLO PIL: Al PIL si rimprovera il fatto di essere un di un indicatore che nasconde le disuguaglianze, infatti quando osserviamo il valore del PIL di un paese non sappiamo nulla di come quella ricchezza venga distribuita al suo interno. Non possiamo ricavare tali informazioni nemmeno dal pil pro capite. Stessa cosa vale per il tasso di crescita del PIL: infatti quando si registra un aumento del PIL dell' 1% non possiamo sapere se questo incremento abbia portato benefici soltanto a una parte di popolazione o se siano generalizzati. Alcuni criticano l'identificazione stessa tra ricchezza materiale quindi il possesso di beni e servizi virgola e l'effettivo il livello di benessere degli individui. Infatti il PIL include nel calcolo anche i beni che in realtà non conducono a un incremento di benessere, per esempio, un aumento diffuso della criminalità di un paese porterà un aumento del PIL grazie all'incremento delle spese in sicurezza e sanità . Infatti possiamo dire che il benessere non può essere unicamente identificato con il possesso di beni, infatti dipende in parte e soprattutto da fattori extra materiali ovvero che non sono oggetto di scambio con una contropartita monetaria: amicizia rapporti sociali fede religiosa eccetera. in secondo luogo quando misuriamo la produzione nazionale attraverso il PIL teniamo conto esclusivamente delle transizioni ufficiali che vengono registrate nella contabilità nazionale. le attività che non vengono contabilizzate sono definite informali e possono dividersi in attività per la sopravvivenza e attività irregolari. • Le attività per la sopravvivenza: sono diffuse soprattutto nei paesi più poveri dove la popolazione si dedica all'autoproduzione e all'autoconsumo. Ma anche nei paesi avanzati le prestazioni di lavoro nell'ambito di un'attività a conduzione familiare non registrati ufficialmente o il lavoro di cura non retribuito spesso svolto dalle donne nei confronti dei figli, dei malati o degli anziani, rientrano nelle attività non contabilizzate. • Le attività irregolari comprendono o il settore sommerso: queste attività sono per loro natura legale, ma non vengono sottoposte ad alcun adempimento normativo o fiscale. Il cosiddetto lavoro in nero o il settore illegale: Questa attività invece non possono essere contabilizzate perché avvengono proprio al di fuori della legge, come la produzione e la vendita di stupefacenti. Se il PIL venisse calcolato correttamente si dovrebbe includere sia nel settore legato alla sopravvivenza sia quello irregolare. Tuttavia dal momento che queste grandezze non vengono misurate il PIL di fatto risulta sottostimato. Indice di sviluppo umano – human development index Come abbiamo detto misurare lo sviluppo è complesso, molto più che misurare la crescita economica. infatti lo United Nations Development Program adottato a partire dal 1993 lo Human Index, anche se si tratta di un indicatore già sviluppato nel 1990 da un economista pakistano. Pur partendo dal pil questo indice ampio le dimensioni analizzate introducendo due variabili che possiamo utilizzare come indicatore di sviluppo nelle aree chiave della salute e dell'istruzione. Lo Human development Index è una media aritmetica ponderata di tre indicatori: aspettativa di vita alla nascita, il livello di istruzione della popolazione e il PIL pro capite a parità di potere d'acquisto. Il livello di istruzione e la somma ponderata dell'indice di alfabetizzazione degli adulti e l'indice di scolarità lorda, ossia la alfabetismo e le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado. i tre indicatori hanno tutto il medesimo peso, 0,333, e l'indice assume valori tra zero e uno, con uno che coincide con il valore massimo di benessere possibile. Ehi in questo modo si introducono tre elementi fondamentali per lo sviluppo umano : Un'esistenza dignitosa, la conoscenza, una vita lunga e sana. al primo posto nel 2019 per lo sviluppo umano troviamo la Norvegia, seguita da Svizzera Irlanda e Germania. In generale nella prima colonna troviamo esclusivamente paesi avanzati, ovvero paesi al reddito elevato. Infatti i paesi più ricchi sono anche quelli coi governi gestiscono un ammontare di bilancio pubblico più elevato e quindi sono in grado di fornire servizi migliori e più numerosi alle proprie cittadine e ai propri cittadini. CAPITOLO 2 TEORIE DI CRESCITA BASATE SULLA INDUSTRIALIZZAZIONE MODELLO DI KEYNES la teoria generale di Keynes pure le basi per una visione dinamica dell'economia: l'elaborazione teorica si pone in contrasto con le posizioni classiche e neoclassiche: secondo lui il sistema economico non è in grado di autoregolarsi quindi virgola in assenza di azioni deliberate, il mercato da solo non è capace di condurre i paesi da una condizione di povertà ha una condizione di benessere e abbondanza. Keynes ci propone un'osservazione del funzionamento dell'economia capitalistica in circostanze di crisi, essendo testimone della grande crisi statunitense del 1930. dalla sua posizione testimonia l'incapacità del mercato di rispondere adeguatamente attraverso i meccanismi di stabilizzazione automatica. Ed è proprio grazie a keynes che il sistema di produzione capitalistico viene messo in discussione. vi sono alcuni punti di contatto tra il pensiero di Marx e quello di Keynes perché entrambi considerano il capitalismo come un processo la cui finalità non è il benessere collettivo bensì il profitto concentrato nelle mani di pochi. IL MODELLO DI HARROD-DOMAR Si basa su due ipotesi principali: • l’economia produca un unico bene, che può essere utilizzato sia per i consumi sia per gli investimenti. • la funzione di produzione sia a coefficienti fissi Parte dalla condizione keynesiana di eguaglianza a livello aggregato tra la produzione e la domanda globale Y=C+I Y= reddito C= consumi I=investimenti • la spesa per consumi è una quota costante del reddito, • la propensione al risparmio è definita come 𝑠 = 1 − 𝑐 otteniamo quindi: I=sY. Da questa nuova equazione capiamo che • l’accrescimento della capacità produttiva attraverso l’accumulazione del capitale richiede che una parte del reddito sia risparmiata e dunque accantonata per questo scopo. • tutto il reddito risparmiato si trasformi automaticamente in spesa per investimento, Secondo Harrod ipotizza che gli investimenti e il modo in cui gli imprenditori prendono le loro decisioni relative all’accumulazione del capitale segue il principio dell’acceleratore (K=vY) e otteniamo quindi 𝐼 = ∆𝐾 = 𝑣∆𝑌 v=acceleratore (capitale/prodotto) L’espressione ci dice che la variazione dello stock di capitale, cioè l’investimento, è proporzionale all’incremento della domanda globale. Inserendo ora nell’equazione di equilibrio tra domanda e offerta aggregata si ottiene agevolmente la immediata il tasso di crescita del reddito, che risulta essere pari a (Tasso di crescita del reddito) 𝜟𝒀 𝒀 = 𝒔 𝒗 = 𝒈𝒈(𝑻𝑨𝑺𝑺𝑶 𝑫𝑰 𝑪𝑹𝑬𝑺𝑪𝑰𝑻𝑨 𝑮𝑨𝑹𝑨𝑵𝑻𝑰𝑻𝑶) Quindi i fattori che determinano la crescita economica sono solamente due: 1) il tasso di risparmio 2) il parametro v. La relazione tra il saggio di risparmio e il tasso di crescita è di proporzionalità diretta→ Se un’economia vuole elevare il saggio di crescita, la “strada maestra” è quella di ridurre i consumi in favore dei risparmi. Il secondo elemento, che determina il saggio di crescita, è un parametro di natura tecnologica, che misura l’intensità capitalistica di una economia. quale deve essere il tasso di crescita dell’economia per garantire il pieno impiego del lavoro? Introduciamo anche Tasso naturale di crescita gn: se si parte da una situazione di pieno impiego, essa sarà mantenuta nel corso del tempo. Se il reddito Y < gn allora aumenta la disoccupazione. L ‘ economia è governata dalle forze autonome del tasso garantito e del tasso naturale, che fra di loro non hanno alcuna relazione dal momento che dipendono da elementi del tutto differenti, si possono rilevare tre possibilità 1) gg=gn → il sistema cresca in maniera stabile e senza disoccupazione 2) gg<gn → disoccupazione crescente. Gli interventi di politica economica devono mirare ad aumentare il saggio di risparmio, assicurando che vengano effettuati maggiori investimenti. 3) gg>gn → una crescita della popolazione lavorativa, per cui si ha inizialmente una riduzione della disoccupazione. Una simile situazione può perdurare fino a quando la disoccupazione non venga riassorbita. La politica economica può allora puntare ad una riduzione della propensione al risparmio, in modo da ricondurre gg verso gn conclusione: In definitiva, il modello di Harrod-Domar appare poco incoraggiante. Se da un lato si dimostra l’esistenza di un tasso di crescita d’equilibrio che assicura una crescita stabile dell’economia, dall’altro il sistema economico risulta fortemente instabile e anche una piccola differenza tra il saggio di crescita garantito e quello naturale determina delle forte oscillazioni che tendono ad ampliarsi senza interventi correttivi di politica economica. MODELLO DI ROSTOW: la teoria della crescita per stadi L’accumulazione di capitale nel settore industriale è il motore della crescita: più capitale significa maggiore domanda di lavoro e la conseguente migrazione di popolazione dalle aree rurali a quelle urbane industriali. L’offerta di lavoro è, perché tutto questo funzioni, perfettamente elastica (almeno all’inizio). Voi la curva marginale del lavoro nell'agricoltura a causa dell'eccesso di lavoro presenta un tratto orizzontale. All'inizio il salario nell'agricoltura e minore a quello dell'industria perché c'è un incentivo a migrare nel settore industriale. Gli imprenditori investono tali profitti nuovi macchinari a parità di salario (w) (-> La curva si sposta verso destra) realizzando comunque profitti. Man mano che lavori si spostano al settore industriale, il surplus di lavoro svanisce e quindi la produttività dei lavoratori agricoli e loro salario non sarà più costante ma aumenterà (da LT in poi aumenta), fino a che il salario m coinciderà con w nel punto F1 e questo punto si chiama turning point. quindi, venendo meno l'incentivo monetario dato dalla presenza di salari più alti i lavoratori non sono più interessati al trasferimento da un settore all'altro. Un fattore interessante è rappresentato dal fatto che, al fine di dare vita a nuovi investimenti nel settore industriale, viene utilizzato proprio il surplus di forza di lavoro. MODELLO DI SOLOW: modello di crescita neoclassico L’approccio di Solow è un modello aggregato, in cui si produce un unico bene omogeneo che può fungere sia da bene di consumo sia da bene di investimento. Il prodotto finale, Y, è realizzato con l’ausilio dei due tradizionali fattori di produzione: il capitale, K, e il lavoro, L. 𝑌 = 𝐹(𝐾, 𝐿) È una funzione di produzione differenziabile e omogenea di primo grado: essa presenta dei rendimenti di scala costanti. Se il lavoro e il capitale vengono incrementati in una certa proporzione, anche il prodotto aumenterà della stessa proporzione. Riscrivere le variabili in termini pro capite: 𝑌/𝐿 = 𝐹(𝐾/𝐿, 1) secondo la quale ciò che è rilevante ai fini dell’attività produttiva è la quantità di capitale che ogni lavoratore può utilizzare. La ultima funzione è una funzione differenziabile, crescente in k e concava (figura): questo significa che il prodotto marginale è sempre positivo ma questo incremento risulta via via decrescente, segnalando che le condizioni di produzioni diventano più difficoltose. Il prodotto finale viene in parte consumato e in parte utilizzato per incrementare il capitale a disposizione dell’economia, attraverso il canale del risparmio. Considerando in maniera più approfondita quest’ultima voce, è opportuno distinguere l’investimento netto da quello lordo, il quale comprende, a sua volta, la quota di capitale che va a rimpiazzare gli impianti che si logorano o deprezzano nel corso del processo produttivo. Se indichiamo con il parametro δ il tasso di deprezzamento del capitale, l ammortamento sarà pari a δK. Indicando con ΔK (Kt-1 - Kt) l’investimento netto e con I quello lordo, otteniamo ΔK = I – δK che diventerà ΔK = sF ( K,L) – δK. Riscrivendola in termini pro capite dove k rappresenta la quantità di capitale per lavoratore, cioè K/L. ∆𝒌 = 𝒔𝒇(𝒌) − 𝜹𝒌 L’equazione costituisce l’equazione dinamica fondamentale del modello di crescita neoclassico. La variazione del capitale, Δk, viene a dipendere dalla differenza tra due termini: sf(k) -> risparmio δk -> ammortamento. 3 situazioni: 1) se sf(k) > δk → ecomomia accumula capitale e il capitale per lavoratore aumenta a sua volta 2) se sf(k) < δk →risparmio è cosi basso che non si riesce a far fonte all’ammortamento ed il capitale per lavoratore diminuisce 3) se sf(k) = δk → il risparmio copre appena l’ammortamento, k pro capite invariato economia stazionaria Il valore di capitale stazionario Ks Si ottiene ponendo a zero l'equazione: 𝑠𝑓(𝑘𝑠) = 𝛿𝑘𝑠 La funzione del risparmio ha andamento analogo alla funzione di produzione ma risulta spostate verso il basso in misura la propensione media al risparmio. la intersezione tra la funzione di risparmio e la retta δK indica lo stato stazionario nel quale il capitale pro capite è costante (ks). per i valori minori di ks il tasso di crescita è positivo, l'economia cresce e si muove verso il suo punto di Stato stazionario. mentre per il valore maggiori succede l'opposto. Conclusione: questo teoria mette in luce che il sistema tende a ks in maniera automatica in caso di squilibrio tra risparmi e investimenti e pertanto non è necessario l'intervento dello Stato. Solow introduce una nuova variabile H → progresso tecnico il quale rappresenta lo stato di conoscenze tecnologiche che conduco ad un aumento del lavoro e un suo miglioramento esogeno ovvero si diffonde in modo spontaneo ed automatica in tutti i settori dell’economia ∆H/H= g → tasso di crescita annuo della tecnologia. Il progresso tecnico è l’unico elemento in grado di spiegare la crescita economica nel lungo periodo. Senza di questo la crescita del reddito pro capite declinerebbe fino ad annullarsi a causa della produttività decrescente del lavoro MODELLO DI ADAM SMITH: la divisione del lavoro Ottimista: crescita economica Per Smith la divisione del lavoro rappresenta l’unico fattore di progresso economico. La crescita è legata all’espansione dei mercati → se i mercati si espandono aumenta la competizione e si determina una riduzione dei costi. Teoria che privilegia la prospettiva dell’offerta puntando sulla terra e forza lavoro come fattori di produzione Rendimenti di scala crescenti = un certo incremento dei fattori presi insieme produce un aumento più che un aumento del prodotto finale Per Adam Smith la divisione del lavoro rappresenta sostanzialmente l’unico fattore di progresso economico ( anche progresso tecnologico..). l’espansione del mercato diventa essa stessa un fattore di progresso e crescita → per lui non è possibile individuare un agente economico che sia univocamente responsabile della divisione del lavoro. Opera: La ricchezza delle nazioni -> 1776 Questa teoria predilige la prospettiva dell’offerta, puntando su due fattori di produzione: la terra e la forza lavoro. Quindi un incremento di questi due fattori determina la crescita. MODELLO DI RICARDO: il settore agricolo Pessimista Enfatizza i rendimenti decrescenti → a un certo punto la crescita si deve fermare perché il prodotto cresce all’aumentare del fattore di produzione ma in maniera sempre minore. La sua teoria della crescita è incentrata sui fattori dal lato dell’offerta (produttori) con focus sul settore agricolo. Per lui le condizioni produttive in agricoltura sono cruciali per determinare il livello di crescita economica ¡ Accumulazione diversa nei paesi a seconda della fertilità della terra à spiega la differenza di crescita tra paesi ricchi e poveri attraverso il concetto di variabilità della fertilità della terra La sua teoria si incentra sui fattori del lato dell’offerta, ovvero dei produttori, con focus sul settore agricolo. Secondo lui, le condizioni produttive in agricoltura rappresentano il fattore cruciale per determinare il livello di crescita economica e l’elemento “ fertilità della terra” che determina il differenziale di crescita tra paesi ricchi e paesi poveri. Quindi, si basa su un approccio duale: 1) i paesi dotati di terre fertili 2) i paesi con livello di fertilità è più basso L’accumulazione di capitale causa un incremento nella popolazione che lavora e quindi aumenta la domanda di beni agricoli → aumentano i salari ma anche i prezzi. La crescita del capitale e della popolazione si arresta non appena i salari e i profitti raggiungono il loro livello naturale di lungo periodo. Se poi il progresso tecnico o l’importazione di beni non riesce a contrastare e riequilibrare gli effetti dei ritorni decrescenti nell’agricoltura nazionale, il processo di crescita economica si interrompe. Il coefficiente di gini è un indicatore utilizzato per stimare la disuguaglianza nella distribuzione di una variabile. Il valore del coefficiente è compreso tra zero e uno, allo zero corrisponde una situazione di perfetta equità distributiva, quindi un paese caratterizzato da una condizione in cui l'unica persona detiene la totalità delle ricchezze ha un coefficiente pari a uno. Il coefficiente di gini si basa sulla curva di lorenz. → l'indice è rappresentato dal rapporto tra l'area A Ehi e la somma delle aree A e B. 𝑨 (𝑨 + 𝑩) = 𝟎 < 𝒄𝒐𝒆𝒇𝒇 < 𝟏 • nel caso di equi distribuzione l’area A è nulla, Ehi in quanto coincide con la retta e l'indice vale zero • nel caso invece di massima concentrazione allora l'area B è nulla e l'indice vale uno CURVA DI KUZNETS In un articolo del 1955 l'economista statunitense kuznets verifica la relazione tra crescita economica di un paese e la distribuzione del reddito. Ehi egli afferma che in una fase iniziale di abbandono della produzione artigianale a favore di quella industriale tende ad aumentare per poi ridursi progressivamente Voi natura afferma che il reddito medio della popolazione rurale è generosamente modesto rispetto a quello della popolazione urbana è che Ciononostante le aree urbane si caratterizzano per una maggiore ineguaglianza. L’incremento della popolazione urbana si traduce in incremento della componente di disuguaglianza della popolazione. Critiche: egli elabora la propria teoria sulla base di un'analisi delle serie storiche della disuguaglianza in tre paesi Inghilterra, Germania e Stati Uniti in un determinato arco temporale. infatti la sua ipotesi non viene confermata se viene messa alla prova su altre serie storiche di dati relativi ad altri paesi o ad altri anni di riferimento. inoltre rischia di essere tanto ottimista al punto di diventare fuorviante: se si ritiene che la disuguaglianza tende a zero nel medio periodo allora non viene reclamata la necessità di affrontarla adeguatamente anche con misure di politica economica ovvero con l'intervento dello Stato, ma nemmeno questa tesi viene confermata. COME SUPERARE LA POVERTÀ? Mancanza di un sistema economico capace di rispondere ai bisogni fondamentali dei cittadini. RUOLO DELLO STATO: Lo stato affronta il tema delle disuguaglianze in genere attraverso manovre di politica fiscale per esempio utilizzando i trasferimenti monetari o prelevando più denaro alla popolazione più ricca per destinarlo alla popolazione più povera attraverso le tasse. lo stato si fa carico di prelevare il reddito attraverso le imposte e le tasse e di traverso la spesa pubblica e i trasferimenti. la redistribuzione del reddito non solo aiuta dal punto di vista delle condizioni delle persone delle fasce più disagiate ma aiuta anche al contenimento del conflitto sociale. Voglio un reddito è solo uno degli aspetti della disuguaglianza ed è per questo motivo che le politiche distributive dello Stato possono anche non prevedere unicamente i trasferimenti monetari quanto piuttosto interventi sull'istruzione pubblica, sulla sanità e così via. Povertà assoluta e povertà relativa Quella che si misura con la soglia di povertà o con l'indice MPI e quella che possiamo definire povertà assoluta. si tratta di un concetto di povertà che separa gli individui in due gruppi: i poveri e i non poveri. all'interno di ciascuna categoria non si proceda a un'ulteriore confronto di reddito, si individua il confine tra i due gruppi tracciando la linea della soglia di povertà che individua il paniere minimo di beni necessari a sostenere i bisogni primari e l'efficienza fisica di un individuo. tale insieme di beni e detto paniere di riferimento o paniere significativo. il concetto di povertà relativa va oltre alla determinazione della soglia minima di povertà e introduce invece un limite relativo di povertà legato alla posizione che l'individuo assume rispetto ai parametri significativi nella società in cui vive. si tratta di un concetto particolarmente utile nei paesi più avanzati nei quali la sussistenza e spesso garantite ma il reddito può rappresentare un parametro su cui si innesta la discriminazione sociale: in questa prospettiva era considerata povere la persona che dispone di un reddito più basso rispetto al reddito medio della collettività nella quale vive. Possiamo misurarla generalmente rapportando il reddito di un individuo con il reddito medio della sua realtà di appartenenza. un individuo avrà più possibilità di percepirsi come povero a parità di reddito vivendo nella zona urbana di un paese avanzato dove i redditi medi sono più elevati, piuttosto che in un'area rurale di un paese emergente. In Italia l'Istat definisce la povertà relativa come la condizione in cui si trovano le famiglie che hanno un livello di spesa per consumi inferiore a una soglia convenzionale di povertà. La piramide dei bisogni fondamentali di Maslow: In base alla sua teoria gli individui agiscono in modo da soddisfare i propri bisogni ordinati gerarchicamente come possiamo osservare nella tabella. Egli ipotizza una piramide che presenta una suddivisione in 5 livelli: nel livello più basso alla base troviamo i bisogni più diffusi quelli più elementari e i primi a essere soddisfatti. Nel livello più alto al vertice troviamo invece i bisogni più sofisticati → prima di soddisfare una categoria di bisogni devono essere soddisfatte tutte le categorie precedenti. Bisogni fisiologici: Sono bisogni essenziali per la sopravvivenza dell'individuo: fame sete e sonno. questi bisogni vengono definiti primari in quanto di prima necessità per l'individuo. Bisogni di sicurezza: questi bisogni rispecchiano il desiderio di proteggersi rispetto a pericoli esterni. con questa categoria si passa da un ambito strettamente personale come i bisogni fisiologici ha un ambito lievemente ampliato dove l'individuo rivolge i propri bisogni fuori di sé ovvero nel territorio nel quale agisce. Bisogni di appartenenza: l'individuo amplia ulteriormente il proprio ambito considerando la propria sfera sociale perché avverti il desiderio e il bisogno di un riconoscimento da parte degli altri individui che appartengono alla propria comunità. Bisogni di stima: a questo punto rivolge nuovamente l'attenzione su se stesso ma posizionandosi in una sfera più elevata relativa alla considerazione di sé. infatti qui troviamo sia bisogni di autostima sia bisogni di eterostima. i bisogni di autostima riguardano la necessità per l'individuo di avere fiducia in se stesso e i suoi più intimi desideri di indipendenza, mentre gli altri sono relativi al riconoscimento dello status il rispetto da parte degli altri Bisogni di autorealizzazione: con questo bisogno l'individuo esprime un desiderio di sviluppo continuo delle proprie potenzialità e un'espansione della propria realizzazione Teoria delle capabilities Teoria di Amartya Sen e altri studiosi. In questa teoria è di fondamentale importanza il ruolo assunto dalla libertà l'individuo per raggiungere un elevato livello di benessere deve prima soddisfare i suoi bisogni fondamentali e poi realizzare le sue soggettive potenzialità, libero di scegliere cosa essere cosa fare. quindi il benessere qualcosa di più della ricchezza monetaria e anche della soddisfazione delle preferenze individuali. l'approccio delle capabilities si pone criticamente rispetto alla valutazione dello sviluppo basato unicamente sul PIL consapevole che il fattore fondamentale dello sviluppo sia fare in modo che le persone abbiano più possibilità per effettuare delle scelte. soltanto l'uguaglianza delle capacità individuali può portare a un redistribuitiva. Questo è quello che Sen definisce con positiva: la libertà per ciascun individuo di dire perseguire i propri progetti di vita obiettivo irraggiungibile se le persone sono private delle capacità di accesso ai funzionamenti fondamentali quali essere nutrite, avere un riparo, ricevere un'educazione… anche rimanere in vita per un tempo ragionevole ottenere rispetto del prossimo sono esempi di funzionamenti La difficoltà di questo approccio risiede nel fatto che non è possibile definire a priori le capacità e i funzionamenti. Questa metodologia si fonda sul concetto neoclassico, che il benessere sia soggettivo e basato sulle preferenze individuali. Alcuni economisti criticano l'approccio in quanto non si presta a misurazioni metriche empiriche. Coordinamento mondiale per contrastare la povertà La Banca Mondiale nel Report Poverty and Shield Prosperity 2022 fornisce una serie completa di indicazioni per rispondere in maniera efficace alla crisi della povertà in una prospettiva di breve periodo. Queste indicazioni richiamano alla necessità che si ridisegna una governance condivisa per il superamento della povertà. Ecco le misure proposte: 1. Al primo posto troviamo l'urgenza di colmare l'attuale distanza tra l'aspirazione, le ambizioni della politica e risultati concreti che essa riesce a ottenere. Le aspettative spesso disattese dei cittadini e delle cittadine di fronte alle politiche articolate dei vari livelli di governo rappresentano il primo ambito nel quale intervenire secondo le indicazioni della Banca Mondiale. Inoltre, è necessario valutare in alcuni casi con maggiore perizia, quali possono essere i risultati concretamente conseguibili. E non secondariamente, occorre stimare quali gruppi beneficeranno delle politiche messe in atto. 2. Il secondo ambito di intervento riflette la necessità di migliorare i processi di apprendimento e la raccolta di dati. L'abbiamo sperimentato drammaticamente con la crisi della pandemia COVID-19: Covid-19: La raccolta dati è fondamentale per poter gestire qualsivoglia fenomeno. 3. La terza misura è relativa alla creazione di un sistema di prevenzione di pronta risposta di fronte ai fenomeni che possono amplificare la povertà. Sotto questo profilo è necessario un ripensamento complessivo. Perché è fuor di dubbio che le misure di prevenzione abbiano un ritorno esiguo in termini Se consideriamo il valore del capitale umano, in quanto fattore vitale dello sviluppo economico, possiamo osservare che sia Europa che Cina (due dei principali attori economici dei secoli passati durante l'epoca della prima rivoluzione industriale) hanno perseguito in modo eguale la formazione dei loro cittadini. Una nota che distingue, tuttavia, le due entità (e, potremmo dire, ha permesso il "'successo europeo" nella prima rivoluzione industriale) è la differente costituzione delle due aree geografiche e nazionali. Dove la Cina era (ed è ancora oggi) un'entità nazionale e politica unica, con una pianificazione centralizzata anche per il percorso di formazione dei suoi cittadini, l'Europa (prima della sua unificazione, ma tuttora) è un'entità composta da numerose nazioni. Ogni nazione europea ha scelto un differente percorso e quindi ha contribuito a creare, nella nostra regione, uno scenario di pluralità di formazione che ha permesso di generare pensatori con differenti approcci operativi nel risolvere problemi e sviluppare nuove forme di pensiero e tecnologie. → Il fattore “religione”: Per quanto la maggioranza dei cittadini europei, durante la prima rivoluzione industriale, fosse cristiana, vi erano, come oggi d'altronde, differenti approcci: cattolici, protestanti ecc. Anche in questo caso la coesistenza di diverse impostazioni, più o meno focalizzate su studi scientifici, ha giocato a favore dell'intera Europa creando differenti linee di pensiero. In Cina, invece, il credo dominante era uno e incontestato, per lo più. In questo caso un pensiero monolitico ha permesso lo sviluppo di un pensiero coerente ed eguale in buona parte della nazione. Mill e i costi di transazione: Nel libro terzo sui Fondamenti e limiti del lassez-faire o del principio del non-intervento, Mill mette a fuoco il principio liberista secondo il quale l’attività dei pubblici poteri deve essere limitata perché il singolo è il miglior giudice dei suoi interessi. Tuttavia molti sono i casi in cui l’interferenza governativa è giustificabile, e tra di essi rientra anche l’offerta di istruzione. Mill si muove all’interno dell’argomento smithiano delle esternalità positive per cui ci sono alcune opere di pubblica utilità che non verrebbero mai realizzate in vista del tornaconto individuale. Questo accade perché i privati non hanno le risorse necessarie oppure i costi sono troppo elevati rispetto al tornaconto previsto. Mill non tratta degli effetti benefici dell’istruzione sul piano di un maggior progresso sociale e culturale. In coerenza con il suo credo liberista e di stampo utilitarista mette in luce ulteriori aspetti della complessità dell’istruzione come bene economico. Osserva Mill: “Non possono essere giudici competenti della cultura coloro che non la possiedono. Coloro che avrebbero maggiore necessità di diventare più saggi e migliori, generalmente non lo desiderano, e, se lo desiderassero non sarebbero capaci di trovare la via per diventarlo basandosi solo sul loro giudizio.” La scelta della quantità ottimale dell’istruzione comporta dei costi aggiuntivi, rispetto a quelli che sono richiesti per beni ordinari scambiati sul mercato, che derivano dal fatto che il consumatore non è in grado di conoscere con esattezza le caratteristiche del bene in questione. Queste risorse spese nella fase di contrattazione per la verifica della qualità e le caratteristiche del bene sono i costi di transazione. Si tratta di costi che non dipendono dalla produzione del bene ma piuttosto sono legati alla fase di contrattazione. Ronald Coase, premio Nobel per l’economia nel 1998: il mercato è un meccanismo di scelta estremamente efficiente quanto i costi di transazione sono molto bassi, ma tende a diventarlo di meno, mano a mano che questi aumentano. Quando i costi di transazione sono elevati, gli scambi tendono ad uscire dal mercato e vengono regolati attraverso l’attività amministrativa. Per Mill, nel caso dell’istruzione elementare la difficoltà principale consiste nel fatto che i genitori non sono in grado di valutare l’importanza dell’istruzione per i loro figli, e qualora lo fossero, probabilmente non avrebbero i mezzi per farvi fronte. Questo aspetto problematico costituisce un tipico costo di transazione. La conclusione di Mill è che in campo educativo vi è la necessità di un ampio intervento pubblico. Per Mill bisognava passare ad un sistema scolastico facilmente accessibile a tutti. Nel saggio del 1859, On liberty, Mill ritornerà su questo tema, ribadendo la necessità di un intervento economico dello Stato in campo educativo, ma esprimendo delle perplessità sul fatto che debba essere anche gestita dallo Stato. Istruzione = strumento per raggiungere delle finalità diverse da quelle di un incremento della produttività. → costituisce una delle più importanti eccezioni alla regola del lassez-faire; la domanda di istruzione non deve dipendere dalle forze di mercato. Rilevanti costi di transazione che impediscono ai genitori di fare la scelta migliore per i loro figli. Poiché il danno che deriverebbe da un basso livello di scolarità è molto elevato, anche Mill optava per un abbandono del principio del lassez-faire e per una legittimazione dell’intervento diretto dello Stato. La possibilità, pur accennata, di un contributo diretto alle famiglie per sostenere la spesa scolastica non ha trovato alcun riscontro pratico sia per delle ragioni di carattere economico, che di carattere sociale nella formazione dei sistemi scolastici nazionali. CAPITALE TERRITORIALE Definizione Territorial Outlook( OECD,2001): i fattori che compongono la ricchezza del territorio (attività, paesaggio, patrimonio, know-how). Esistono due tipi di asset (documento OCSE): 1. Materiali e tradizionali (economici e geografici) 2. Immateriali e derivati da fattori culturali e sociali INDUSTRIAL COMMONS Gli industrial commons si riferiscono alle risorse naturali che sono presenti in un dato territorio, quali aria, acqua, terreno abitabile e coltivabile. → possiamo definirli “beni della comunità” A essi aggiungiamo una serie di asset (sotto forma di capacità operative e conoscenze) che permettono alla comunità di crescere e prosperare. Una serie di competenze derivate che permettono di collegare la comunità ad altre comunità, una serie di competenze rilevanti (come le attività commerciali e manifatturiere) che ulteriormente di collegare le comunità ad altre comunità. RUOLO DELL’INNOVAZIONE NELLO SVILUPPO: L’innovazione, concepita come asset intangibile, deve essere intesa come l’intera contaminazione di un tessuto sociale e demografico, non solo ricerca e sviluppo. ASSET IMMATERIALI NELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Rivisitazione della Piramide di Maslow dall’economista Manfred Max-Neef che ci permetta di comprendere meglio il posizionamento dei valori, o necessità, materiali (cibo, proprietà ecc.) e di quelli immateriali. L’economista elabora una matrice di bisogni e fattori di soddisfazione degli stessi. Differenza con Maslow, gerarchizzazione dei bisogni → Egli individua nove bisogni: sussistenza, protezione, affetto, comprensione, partecipazione, riposo, creazione, identità, libertà. Rivisitazione della Piramide di Maslow dall’economista Manfred Max-Neef: Comprendere meglio il posizionamento dei valori, o necessità, materiali (cibo, proprietà ecc.) e di quelli immateriali. Tra i 9 bisogni, la sussistenza è l’unico che rientra nel mondo dello sviluppo sostenibile. La necessità di avere una sensibilità evoluta nei confronti del proprio ambiente diventa una necessità condivisa. -> questo asset è decisamente immateriale FILE: I BENI PUBBLICI Definizione: Seguendo la definizione di Samuelson un bene pubblico è un bene di cui tutti possono godere in comune, nel senso che il consumo di ciascun individuo non comporta alcuna sottrazione del consumo dello stesso bene da parte di un altro individuo. Sono rivali ma non escludibili Non rivalità: il consumo di un bene pubblico da parte di un individuo non implica l'impossibilità per un altro individuo di consumarlo allo stesso tempo. Un esempio classico di bene pubblico è la difesa nazionale. Se lo Stato crea un sistema di difesa tutti i cittadini ne potranno beneficiare e, soprattutto il fatto che ne benefici un altro individuo non significa dover sostenere costo aggiuntivi. Il costo marginale dell'offerta di un bene non rivale a soggetti successivi al primo è nullo. Non escludibilità: una volta che il bene pubblico è prodotto, è difficile o impossibile impedirne la fruizione da parte di consumatori (si pensi ad esempio all'illuminazione stradale). Un volta prodotto, ne beneficiano tutti. La non escludibilità può essere di due tipi: tecnica ed economica. Un esempio di escludibilità tecnica è costituito dalle trasmissioni radiofoniche e televisive. La non eslcudibilità economica trova origine non in motivazioni tecniche bensi nel costo troppo elevato da dover sostenere affinché qualche individuo venga escluso dall'utilizzo o dal beneficio di un determinato servizio o bene pubblico. Fra le due categorie polari -beni privati e beni pubblici puri- esiste una varietà infinita di beni e servizi in cui si combinano in diversa proporzione e in diversa intensità le due caratteristiche di rivalità e di escludibilità. - Esempio di bene tariffabile è ad esempio un 'autostrada i cui servizi, nei limiti della congestione, sono non rivali ma possono essere escludibili a prezzi non proibitivi. - Un esempio di bene comune è invece, una riserva di pesca i cui servizi possono essere resi rivali, nel senso che ciò che è pescato da un individuo non può essere preteso da un altro, ma non escludibili. Quindi, poiché i beni pubblici puri sono rari -sebbene includano importanti casi quali il sistema dei diritti di proprietà o la difesa nazionale, nel gergo degli economisti il termine bene pubblico è in genere riferito a beni pubblici impuri, o pubblici soltanto con riferimento a un particolare sottoinsieme di consumatori. È importante al riguardo osservare che un bene pubblico può essere fruito da parte dell'intera società, laddove un bene che è utilizzato soltanto da un suo sottoinsieme dovrebbe essere considerato un bene collettivo. C'è da sottolineare, inoltre che il concetto di bene pubblico non ha nulla a che fare con il fatto che esso venga prodotto e offerto dallo stato; i suoi connotati riguardano esclusivamente le caratteristiche intrinseche del bene. La caratteristiche di cui sopra, in modo particolare di non-escludibilità pongono fondamentalmente dei problemi circa la determinazione della domanda, della fornitura sufficiente c del finanziamento di un bene pubblico. SVILUPPO SOSTENIBILE SVILUPPO SOSTENIBILE Sviluppo sostenibile, quello sviluppo che include nei fattori di crescita, oltre a quello economico anche ambientale, delle risorse sociali. In questi anni l'uomo ha gestito male il patrimonio ambientale, Risorse limitate \risorse non rinnovabili e le risorse rinnovabili. Gestione delle risorse- 4 Tipi di capitale: 1) Capitale economico: capacità produttiva complessiva di un'economia che si realizza nel processo di produzione 2) Capitale ecologico: Lo stock di risorse che determina la qualità dell'ecosistema. • Conferenza di Ginevra del 1979 all'interno della quale è stato lanciato il World Climate Program. I paesi europei, gli Stati Uniti hanno siglato un protocollo sull'inquinamento atmosferico transnazionale. • 1992, si tiene la Conferenza di Rio de Janeiro. Hanno partecipato 183 paesi ed è divenuto una pietra militare nel processo istituzionale di gestione della sostenibilità anche in ragione dell'elevato numero di documenti prodotti. -> Dichiarazione di Rio e Agenda XXI • Conferenza di Kyoto nel 1997 che prevedeva la sigla congiunta da parte dei paesi industrializzati di quelli in via di sviluppo, nella consapevolezza che l'obiettivo della sostenibilità ambientale fosse conseguibile solo grazie alla condivisione da parte di tutti i soggetti. Il protocollo però cadde nella sostanza nel 2001, a seguito della fuoriuscita degli Stati Uniti. CAPITOLO 7 DEFINIAMO LA GLOBALIZZAZIONE La globalizzazione attuale va intesa come un processo di espansione della produzione che si è accompagnato a una crescente divisione internazionale del lavoro. Questo processo è stato guidato dal tentativo delle grandi imprese multinazionali di massimizzare il profitto, ricercando dove possibile costi di produzione e di manodopera più contenuti. I dati evidenziano che, a seguito della globalizzazione, sia i paesi più poveri (i cosiddetti paesi emergenti) sia quelli avanzati hanno visto migliorare i propri standard di vita, Tuttavia, permangono sostanziali differenze tra i benefici ottenuti. Infatti, grazie alla globalizzazione, i paesi più ricchi, delocalizzando le imprese nazionali, ottengono evidenti benefici, legati in particolar modo ai fattori di produzione: riduzione dei costi grazie all'applicazione di salari più bassi, vantaggi di natura fiscale (concessi alle imprese straniere dai governi dei paesi emergenti proprio al fine di attrarne gli investimenti), contesto normativo meno stringente in materia sia ambientale che sindacale, solo per fare qualche esempio. Sul fronte opposto, i paesi emergenti beneficiano della globalizzazione grazie, per esempio, all'incremento dell'occupazione, all'aumento della produzione (anche legata alla catena dei fornitori), in molti casi perfino alla nascita di una classe media, nonché a un miglioramento diffuso negli standard di vita. Al contempo, occorre evidenziare come la globalizzazione non abbia condotto unicamente a esiti positivi, in particolar modo per quanto riguarda i paesi emergenti. Infatti, mentre è indubbio che la presenza sul territorio di aziende estere (prevalentemente di multinazionali) abbia contribuito a ridurre la disoccupazione e, in alcuni casi, a ridimensionare la quota di popolazione in condizioni di povertà estrema, i dati dimostrano (in linea con la fase iniziale della curva di Kuznets) che tale processo ha anche determinato un incremento delle disuguaglianze non solo tra i paesi avanzati e i paesi emergenti, ma anche all'interno degli stessi paesi emergenti (= trappola della povertà). Ruolo delle multinazionali: il ruolo delle multinazionali che delocalizzano nei paesi emergenti all'interno della catena (del valore)sta diventando sempre più sofisticato, in quanto queste stesse imprese stanno trasferendo la produzione non più solo del settore manifatturiero ma anche di quello dei servizi. Questo fattore, così come molti altri affrontati nel presente volume, contribuisce a evidenziare la palese unidirezionalità del rapporto che lega i paesi avanzati ai paesi emergenti. Fattore tecnologico: non vi è dubbio, infatti che l'avanzamento delle tecnologie abbia contribuito per esempio a ridurre i costi di trasporto e di comunicazione, rendendo di fatto possibile il fenomeno della globalizzazione. In concomitanza con l’affermassi della globalizzazione, abbiamo assistito a una compressione graduale sia del tempo che dello spazio, resa possibile proprio dall’utilizzo della tecnologia, applicata al commercio e agli investimenti internazionali e al coordinamento della produzione globale. BENEFICI SCAMBIO INTERNAZIONALE - TEORIE A.SMITH RICARDO VON HEBERLER HAMILTON Ricchezza delle Nazioni (1776) Principi di economia politica e dell’imposta (1817) The Theory of International Trade (1936) Hamilton’s Famous Report on Manufactures Principio del vantaggio assoluto Teoria del vantaggio comparato Teoria del costo comparato Strategia di sostituzione delle importazioni Le politiche commerciali: ➔ Adam Smith: il principio del vantaggio assoluto I benefici derivanti dallo scambio internazionale vengono trattati dalla teoria economica classica sin dagli albori, grazie al principio del vantaggio assoluto introdotto da Adam Smith nel suo volume “La ricchezza delle nazioni” del 1776. Il pensiero di Smith a tal proposito può essere riassunto come segue, utilizzando le sue parole: «Se un paese straniero può fornirci un bene a un prezzo inferiore a quello che potremmo riuscire a realizzare noi stessi, sarebbe meglio acquistarlo da lui in cambio di una parte della nostra produzione, orientando quest'ultima verso prodotti per i quali godiamo di un vantaggio di qualche tipo». Pertanto, secondo Smith, il vantaggio assoluto è uno dei possibili benefici derivanti dalla decisione di abbandonare l'autarchia e optare per lo scambio. In un sistema semplificato, nel quale si prendano in considerazione due soli paesi e due soli beni, grazie al vantaggio assoluto che ciascun paese detiene nella produzione di un determinato bene, avviene, con un processo quasi naturale, una specializzazione produttiva a livello internazionale che garantisce un aumento netto dibenessere in entrambi i paesi coinvolti ➔ Ricardo: la teoria del vantaggio comparato I beneficio derivante dallo scambio viene successivamente approfondito da David Ricardo (Principi di economia politica e dell'imposta, 1817), anche in questo caso prendendo a modello un sistema con due paesi e due beni. Secondo l'autore, lo scambio tra tali paesi può condurre a vantaggi reciproci anche laddove uno dei due sia meno efficiente rispetto all'altro nella produzione di entrambi i beni (ovvero, abbia uno svantaggio assoluto). • Gottfriend von Haberler: la teoria del costo comparato Oltre un secolo dopo, Gottfried von Haberler (The Theory of International Trade, 1936) rivede la teoria del vantaggio comparato in termini di costo-opportunità. Secondo questa teoria, anche nota come teoria del costo comparato, il costo di un bene può essere misurato in termini dell'ammontare di un secondo bene che si è disposti a sacrificare per liberare le risorse necessarie a produrre un'unità aggiuntiva del primo bene. • Hamilton: la strategia di sostituzione delle importazioni Nella realtà, molti paesi emergenti, soprattutto in una primissima fase di sviluppo, hanno temuto le conseguenze derivanti dagli scambi internazionali in misura ben maggiore rispetto a quanto non ne abbiano abbracciato i benefici. Ciò li ha portati ad adottare strategie di protezione dell'industria nazionale che erano state già teorizzate nel 1791 da Alexander Hamilton ("Alexander Hamilton's Famous Report on Manufactures") e che in qualche misura si contrappongono ai principi del vantaggio comparato e del vantaggio assoluto. La strategia di sostituzione delle importazioni prevede una chiusura al commercio internazionale, in particolar modo per quei settori nei quali è in fase di sviluppo l'industria nazionale. In questo modo, la domanda interna deve necessariamente rivolgersi a produttori nazionali, con ripercussioni positive anche in termini di PIL e occupazione. Nelle sue elaborazioni successive, la strategia di sostituzione delle importazioni si è rafforzata anche in ragione di alcuni nodi problematici relativi agli scambi commerciali tra paesi avanzati e paesi emergenti. In particolar modo, si è evidenziata la disuguaglianza nella distribuzione dei profitti derivanti dagli scambi tra le due suddette categorie. In questa condizione di disparità, i sostenitori della strategia di sostituzione delle importazioni affermano la necessità di evitare un laissez-faire che condannerebbe i paesi più poveri a rimanere fornitori globali di beni di prima necessità (ma a più basso valore aggiunto, come i beni agricoli), senza la possibilità di conseguire un livello di reddito più elevato, avvicinandosi a quello dei paesi avanzati. Apertura dei mercati internazionali Anche per questi motivi, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, le politiche commerciali hanno iniziato progressivamente a orientarsi sulla crescente apertura ai mercati internazionali. In effetti, il processo di globalizzazione ha consolidato una relazione, osservabile nei paesi avanzati, tra la crescita economica e il progressivo abbattimento delle "barriere" al commercio internazionale, ovvero delle misure adottate da alcuni governi al fine di limitare, o eliminare tout court, gli interscambi commerciali da e verso l'estero. Le barriere alle importazioni e alle esportazioni sono varie, ma possono essere ricomprese all'interno di due ampie categorie: le barriere tariffarie e quelle non tariffarie. - Le barriere tariffarie più note sono quelle che vengono applicate alle importazioni e alle esportazioni. Un esempio sono i dazi antidumping, ovvero quelli che si applicano ai beni di importazione che fanno ingresso nel paese quando il loro prezzo di vendita è (volutamente) inferiore a quello dei produttori nazionali. L'ipotesi alla base è che il prezzo adeguato del bene sia quello che viene fissato all'interno del mercato nazionale. Pertanto, la fissazione di prezzi diversi e in particolare sensibilmente più bassi viene considerata come una manovra di concorrenza sleale da parte dei produttori esteri e si ritiene, di conseguenza, giustificata l'adozione di contromisure protezionistiche. - Per quanto riguarda le barriere non tariffarie, quelle più comunemente utilizza te sono i vincoli normativi, i vincoli agli investimenti, le restrizioni alle doganali gli interventi diretti dei governi. I vincoli normativi (molto utilizzati anche dall'Unione Europea) consistono nell'applicazione di leggi che riguardano i prodotti esteri ai quali è consentito l'ingresso sul mercato nazionale. Un'ulteriore tipologia di barriera non tariffaria è rappresentata dalle restrizioni doganali. Nel dettaglio, le restrizioni doganali prevedono, per esempio, la richiesta anticipata di depositi o le procedure di valutazione o di classificazione doganale. Apertura mercati internazionali in tempo di crisi Durante periodi di crisi i governi nazionali tendono ad adottare misure protezionistiche riducendo l’esposizione internazionale del paese Osservare: • Crisi anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso • Crisi del 2009 • Anno 2018: la quota degli scambi sul PIL mondiale non ha ripreso un percorso di crescita sostenuta RUOLO DELLE ISTITUZIONI Obiettivo condiviso dalle teorie sullo sviluppo: rintracciare i fattori che possono determinare o agevolare un processo di crescita e sviluppo economico. → attore fondamentale nel processo di sviluppo: le istituzioni. La Banca Mondiale fornisce annualmente un indice denominato Worldwide Governance Indicators (WGI) che misura la qualità della Governance ed è suddiviso in 6 macrocategorie: 1. Possibilità di espressione e responsabilità: percezione sulla possibilità per ogni cittadino di partecipare al processo di selezione del proprio governo, libertà di espressione, associazione, dei mezzi di comunicazione 2. Stabilità politica e assenza di violenza: percezione sulla possibilità di instabilità politica e/o di violenza associata alla politica, ivi inclusi atti di terrorismo 3. Efficacia governativa: percezione sulla qualità dei servizi pubblici e il loro grado di indipendenza da pressioni politiche, sulla qualità e sulla credibilità 4. Qualità normativa: percezione sulla capacità del governo di formulare e implementare politiche e normative solide Il principio della nazione più favorita prevede invece che ogni paese membro non possa applicare agli altri paesi membri condizioni peggiori rispetto a quelle previste per il partner commerciale più favorito tra i paesi membri. Questo principio che punta verso l'equità di trattamento e in particolare modo vantaggioso per il paese in via di sviluppo. Un'ulteriore innovazione apportata dalla Gatt: il divieto di imporre sia quote sia limiti quantitativi agli interscambi commerciali. WTO Nel 1955 World Trade Organization, il cui scopo è quello di sostenere l'ampliamento del commercio a livello mondiale grazie all'abbattimento progressivo delle barriere commerciali di tipo sia quantitativo sia qualitativo. La necessità di creare un nuovo organismo deriva dall'incapacità del gatto di dar vita a un'organizzazione internazionale del commercio, anche a causa dell'opposizione degli Stati Uniti. (Rammentare che la World Trade Organization non è un'organizzazione delle Nazioni Unite, pur avendo uno statuto speciale. Di fatto i trattenendo stretti rapporti con l'Onu.) La governance della World Trade Organization è affidata alla Conferenza dei ministri, composta dai rappresentanti di tutti i paesi partecipanti. Con la sua Costituzione Introduce alcuni elementi di novità: • È aperta a tutti gli Stati del mondo, anche paesi in via di sviluppo e a, quelli che appartenevano al blocco sovietico. • Inizia regolamentare alcuni settori che prima non erano stati presi in considerazione, come l'agricoltura, la proprietà intellettuale e il commercio dei servizi. • Ridefinisce le regole e le procedure per la risoluzione delle controversie. La prima Conferenza dei Ministri si tiene a Singapore nel 1996 con l’obiettivo di incrementare gli scambi e ridimensionare alcune distorsioni del mercato. BANCA MONDIALE La Banca Mondiale è un'organizzazione internazionale che opera con gli obiettivi del sostegno allo sviluppo e della riduzione della povertà. Viene istituita nel 1945, inizialmente con il nome di Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo. La sua Costituzione avviene contestualmente a quella del Fondo monetario internazionale nel quadro degli accordi stabiliti nell'ambito della conferenza di Bretton Woods. La Banca Mondiale si occupa nelle prima fase della ricostruzione dei paesi colpiti dalla Seconda guerra mondiale. Una volta terminata la ricostruzione economica dei paesi europei e del Giappone, l'obiettivo dell'azione dell'intervento si è spostato sui paesi in via di sviluppo, con un focus particolare sul capitale sociale, sul capitale umano, sulle espansione e il consolidamento del settore privato e sulla gestione delle variabili macro- Economiche da parte dei governi nazionali. Gli strumenti finanziari della Banca Mondiale sono molto raramente sotto forma di dono. Al contrario, viene fatto un'esplicita richiesta di garantire da parte dei governi nazionali, che ne beneficiano dell'assistenza della Banca Mondiale relazione all'effettiva realizzazione degli obiettivi previsti dai progetti finanziari. Attualmente aderiscono la Banca Mondiale ben 188 paesi. La sua struttura interna è costituita da 5 istituzioni, ovvero: 1) La Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo. (IBRD) 2) L'Associazione internazionale per lo sviluppo. 3) Lo società finanziaria internazionale. 4) Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti. 5) Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti. Il Presidente della Banca Mondiale eletto dal Consiglio dei governatori e la carica durata quinquennale IBRD La Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo: Fondata nel 1945 Obiettivo: promuovere la ricostruzione dei paesi colpiti dal secondo conflitto mondiale Attualmente sostiene lo sviluppo, dei paesi a medio reddito e in gravi condizioni, attraverso la concessione di crediti ordinari IDA L'Associazione internazionale per lo sviluppo: Istituita nel 1960 -> Ne fanno parte 172 paesi membri L’IDA fornisce cooperazione finanziaria anche a quei paesi che non possiedono le caratteristiche necessarie per beneficiare dei prestiti erogati dall’IBDR prestiti senza interesse, periodo di restituzione più ampio. IFC Lo società finanziaria internazionale: Creata nel 1956 Obiettivo: promuovere la crescita del settore privato nei PVS Attualmente 184 paesi vi hanno aderito MIGA Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti: Costituita nel 1988 Conta 177 paesi membri MIGA si occupa della promozione e del supporto del settore privato, incoraggiando l’investimento privato delle imprese estere verso i paesi più poveri (come assistenza legale, pubblicità o assicurazione degli investimenti) ICSID Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti: Fondato nel 1966 Obiettivo: riferimento internazionale per la risoluzione dei contenziosi tra investitori stranieri e paesi ospiti Attualmente 155 paesi vi hanno aderito (ratificato solo da 147) FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE Istituito nel 1945 (ambito Conferenza Bretton Woods) ed è composto da 188 paesi membri. Il principale organo decisionale: Consiglio dei Governatori (composto1 governatore per ogni paese) Il Comitato monetario e finanziario internazionale, che ha il compito di definire gli indirizzi strategici del Fondo monetario internazionale, è composto invece dai governatori dei 24 paesi che maggiormente contribuiscono all’assetto finanziario del Fondo. Della struttura organizzativa del fondo fa parte anche il Consiglio esecutivo, composto da 24 membri e che amministra l'ente a cui nel 2001 è stato affidato all'Ufficio di valutazione indipendente una struttura permanente interna della FMI Che esercita funzioni di vigilanza e controllo. Obiettivo: promuovere e supportare le relazioni monetarie e finanziarie internazionali Dagli anni Ottanta, al FMI si domanda la gestione delle crisi finanziarie mondiali Accordo Stand-by (SBA), in uso già dal 1952 uno degli strumenti più noti del FM CAPITOLO 9 CONCETTO DI DEBITO - un soggetto (il debitore) chiede in prestito un altro soggetto (il creditore) una somma di denaro che dovrà essere restituita in un periodo di tempo convenuto tra le due parti -> alla cifra dovuta si dovrà aggiungere di solito, ma non è obbligatorio, un interesse Il problema con il debito insorge quando un individuo, un'azienda o uno Stato non può restituire il denaro ricevuto e gli interessi accumulati - man mano che la complessità del soggetto indebitato aumenta, gli asset in suo possesso tendono ad aumentare e diventare più diversificate DEBITO E INTERESSI ETERNI O DEFAULT SOVRANO Esistono solo due modi in cui una nazione può gestire il proprio debito: mantenerlo e cercare di ridurlo, o dichiarare il fallimento Il credito Le ultime due epoche storiche (1450-1971 e 1971-oggi) sono i due periodi dove si concentrano la quasi totalità degli indebitamenti sovrani relativi ai fallimenti Identifichiamo 8 principali periodi storici di esplosione di prestiti e relativi fallimenti: • Inizi decennio del 1820: eventi legati ai nuovi Stati indipendenti latino-americani e ad alcune nazioni europee • Decennio del 1830: eventi legati a Stati Uniti, Spagna e Portogallo • Dal 1860 a metà decennio del 1870: eventi legati ad America Latina, Stati Uniti, nazioni europee, impero ottomano ed Egitto • Da metà a fine decennio 1880: eventi legati a Stati Uniti, Australia e America Latina • Decennio che precede la prima guerra mondiale: eventi legati a Canada, Australia, Sud Africa, Russia, impero ottomano, Stati balcanici e alcune nazioni dell’America Latina • Decennio del 1920: eventi legati a Germania, Giappone, Australia, Canada, Argentina, Brasile e Cuba • Decennio del 1970: eventi legati ad America Latina, Spagna, Iugoslavia, Romania, Polonia, Turchia, Egitto, Indonesia e alcuni Stati africani • Decennio del 1990: eventi legati ad America Latina, paesi emergenti asiatici, ex repubbliche sovietiche dell’Est Europa Cause boom di prestiti: • § 1820: fine delle guerre napoleoniche in Europa e nascita di nuove nazioni indipendenti in America Latina • § 1920: fine della prima guerra mondiale e conseguente ricostruzione di intere aree • § 1960-70: decolonizzazione dell’Africa e conseguente indipendenza di molti nuovi Stati africani Crisi del 1973 – 74 Le banche che prestavano soldi a paesi ricchi di risorse petrolifere pensavano che il debito sovrano non fosse in alcun rischio. Pensavano che il prezzo del petrolio sarebbe rimasto alto continuando a crescere. Molti di questi prestiti non vennero utilizzati per investimenti strutturali ma per operazioni di cassa e per mantenere gli standard di vita pre-crisi. Recessione del 1981 – 81 Gli interessi suoi prestiti iniziarono a salire e la domanda di materie prime dei paesi indebitati declinò. -> non riuscirono a ripagare i debiti e gli interessi. Soluzione FMI: prestare ulteriore denaro ma solo agli Stati che accettavano le sue riforme strutturali.ù VALORIZZAZIONE DEL DEBITO L'approccio del Fondo monetario internazionale, di norma da per assunto che l'instabilità finanziaria di una nazione sia causata da elementi endogeni. Per questo motivo i programmi di aggiustamento che esso propone sono ammirati a risolvere i problemi interni. Lo standard operativo del Fondo monetario internazionale, consiste 1) nella prima fase in cui i programmi di aggiustamento strutturale evidenziano capacità produttiva come performance economica critica, 2) a cui segue la proposta di misure per elevare il potenziale output economico e aumentare la flessibilità di fattori e beni verso il mercato. L'esposizione del sistema economico produttivo della nazione, indebitata ai mercati internazionali, è un passaggio vitale per rendere la produzione nazionale più efficiente. → In pratica i programmi implicano riduzione di sussidi statali verso la produzione di cibo, tagli di personale, spesa nel settore pubblico, eccetera. Tutte queste modifiche vanno di solito colpire le classi più povere della nazione indebitata, generando talora proteste rivolte. La nuova via della seta: A partire dal 2008, la scelta del governo cinese stata di utilizzare queste vaste risorse di liquidità in modo più strutturale. Il grande progetto conosciuto come nuova Via della seta, è un programma di ambizioni mondiali: una serie di rotte su terra mare che collega i cinema con tutto il blocco euroasiatico. Prestiti da parte della cina e “trappola del debito” Questa ambizione corrisponde a una strategia di prestiti massicci che il governo cinese ha ipotizzato per molti paesi che non potevano permettersi di partecipare finanziariamente ai progetti. A questi prestiti si aggiungono quelli che la Cina ha varato per numerose nazioni africane. – conseguenza -> trappola del debito(Un metodo di pressione psicologica e geopolitica che implica che il paese debitore debba comportarsi, agire come desidera il paese creditore.) CASO STORICO: I VALUTE FUNDS/FONDI AVVOLTOIO Fondi avvoltoio operano nel mercato dei titoli in difficoltà: Forme di debito come buoni del Tesoro di uno Stato che, se considerate irrecuperabili, vengono venduti sul mercato secondario con un forte sconto. Sul valore nominale. Questi fondi acquistano il debito da precedenti creditori che non riescono a recuperare quanto loro dovuto. La loro strategia implica far valere le proprie ragioni davanti al tribunale e richiedere il pagamento di tutto il dovuto oltre interessi e penali. Per esempio, il Fondo statunitense FG Hampstead tenta di ottenere una proprietà dell'ambasciata del Congo a Washington per ottenere la comprensione, almeno parziale di un debito con la Repubblica democratica del Congo. APPROFFONDIMENTO DEBITO PUBBLICO DINAMICA DEL DEBITO PUBBLICO In termini formali la dinamica del debito pubblico è data dalla seguente equazione: 𝑩𝒕 = 𝑩𝒕−𝟏 + 𝒊𝑩𝒕−𝟏 + 𝑮 − 𝑻 Bt-1 = stock di ieri iBt-1 =spesa per interessi G-T = saldo primario (G=spesa pubblica;T=tasse) A parole, lo stock del debito pubblico di oggi, dipende dallo stock di ieri 𝐵𝑡−1, dalla spesa per interessi 𝑖𝐵𝑡−1 , e dal saldo primario, 𝐺 − 𝑇 considerato sempre nell’anno corrente. Quindi per ridurre il debito devo attuare una politica fiscale restrittiva, oppure la spesa per interessi si deve ridurre. Per esempio lo stock del debito non cresce più se: 𝒊𝑩𝒕−𝟏 = 𝑻 − 𝑮, e dunque l’avanzo primario è pari alla spesa per interessi. Introduciamo ora la crescita economica. La legge di crescita del PIL è la seguente: 𝑌𝑡 = 𝑌𝑡−1(1 + 𝑛), cioè il PIL cresce al tasso n. Dividiamo lo stock del debito per il PIL dell’anno corrente: 𝐵𝑡 𝑌𝑡 = 𝐵𝑡−1(1 + 𝑖) 𝑌𝑡 + 𝐺 𝑌𝑡 − 𝑇 𝑌𝑡 Otteniamo dunque l’ espressione in termini di rapporto con il reddito nel modo seguente: 𝑏𝑡 = 𝐵𝑡−1(1 + 𝑖) 𝑌𝑡 + 𝑔 − 𝑡 Il primo termine del lato destro deve essere riportato allo stesso anno nel seguente modo: 𝑏𝑡 = 𝐵𝑡−1(1 + 𝑖) 𝑌𝑡−1(1 + 𝑛) + 𝑔 − 𝑡 Otteniamo quindi: 𝒃𝒕 = 𝒃𝒕−𝟏 (𝟏 + 𝒊) (𝟏 + 𝒏) + 𝒈 − 𝒕 Questa espressione considera tutti gli elementi della dinamica del rapporto debito/PIL. In particolare la crescita economica riduce questo rapporto e quindi migliora la finanza pubblica. LA LEGGE DI BILANCIO: è un documento preventivo attraverso il quale il governo comunica il Parlamento, le spese pubbliche e le entrate previste per l'anno successivo in base alla legge vigente. -> Per legge il livello del debito pubblico deve essere inferiore al 60% del PIL, mentre il disavanzo del 3%. Se le entrate le uscite sono pari, non si ha deficit e quindi il bilancio è in pareggio. EVASIONE FISCALE: quanto il contribuente tenuto a pagamento di una imposta si sottrae del tutto o in parte all'obbligo tributario. L'imposta o tributo è di carattere generale, un prelievo coattivo della spesa di una parte di ricchezza per sostenere la spesa pubblica. Mentre la tassa è un'entrata legata a un servizio che la persona richiede. Come per esempio le tasse universitarie. Chi evade di solito? Dove c'è molta autoliquidazione, ovvero per i lavoratori che da soli si fanno la dichiarazione dei redditi. 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑎𝑔ℎ𝑖 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑝𝑎𝑔𝑎𝑟𝑒 = 𝑇𝐴𝑋 𝐺𝐴𝑃 lo Stato però, in materia di politica fiscale non è autonomo perché è regolato dal FISCAL COMPACT, un patto di bilancio europeo. CAPITOLO 10 CHE COS’E LA COOPERAZIONE Legge 125/2014 sulla Riforma della Cooperazione: “Rimettere in ordine soggetti, strumenti e modalità di intervento e principi di riferimento maturati nel frattempo nella comunità internazionale. Adeguare il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo ai modelli prevalenti nei paesi partner dell'Unione europea. La nuova legge indica gli obiettivi della cooperazione nello sradicamento della povertà, riduzione delle disuguaglianze, affermazione dei diritti umani e dignità degli individui nella prevenzione dei conflitti e nel sostegno ai processi di pacificazione. È prevista l'adozione di un documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, approvato dal Consiglio dei ministri di ogni anno. In Italia la politica di cooperazione contribuisce anche per il tramite delle comunità di immigranti presenti sul territorio nazionale, Alla delineazione di politiche migratorie condivise. Sul versante esterno, l'approvazione dei processi di sviluppo da parte dei paesi beneficiari indicati nella nuova legge come uno dei presupposti per l'efficacia degli aiuti che non possono, neppure in forma indiretta, essere utilizzati per finalità militari.” Se consideriamo la cooperazione internazionale nell'economia avanzate da emergenti, le possiamo verificare in quattro cluster: 1) Cooperazione multilaterale. 2) Cooperazione bilaterale. 3) ONG 4) Fondazioni e altri attori privati. LA COOPERAZIONE MULTILATERALE Partecipata con un interesse a livello nazionale -> Esiste un masterplan a cui tutti gli Stati che contribuiscono alla realizzazione di un progetto si allineano. I 17 Sustainable Development Goals, SDG, elaborate dalle Nazioni Unite durante gli accordi di Parigi (2015) contengono forti richiami a valori comuni. 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile Sconfiggere la povertà. Imprese, innovazione e infrastrutture. Sconfiggere la fame. Ridurre le disuguaglianze. Salute e benessere. Città e comunità sostenibili. Istruzione di qualità. Consumo e produzione responsabili. Parità di genere. Lotta contro il cambiamento climatico. La vita sott'acqua. Pace, giustizia e istituzioni solide. La vita sulla terra. Partnership per gli obiettivi. acqua pulita e servizi igienico sanitari. Lavoro dignitoso e crescita economica. Energia pulita e accessibile. Per quante 17 punti sono apparentemente oggettivi e impossibili da non condividere, riconoscere come fondamentali si hanno dibattiti sulla loro applicazione e sul loro significato. Es concetto energia pulita → Per quanto riguarda l'energia elettrica, il termine pulito può essere riferito all'assenza di emissioni nocive. Se pensiamo alla combustione di carburanti fossili, le relative emissioni, è facile dedurre l'inquinamento che questo metodo di produzione energetica implica. Quindi si può ipotizzare che i pannelli solari e pale eoliche possono essere soluzioni ideali. Tuttavia, lo stesso discorso potrebbe valere per le soluzioni di energia nucleare, in particolare la fissione, attualmente l'unica diffusa. Le centrali nucleari non emettono nulla, salvo vapore acqueo, quindi sono pulite. Se però consideriamo l'intero ciclo di vita delle stazioni nucleari, comprendiamo che la loro energia non è del tutto pulita. Soggettività interpretativa degli obiettivi da raggiungere. → smart city Immaginiamo una città moderna, una vera Smart City. Il concetto di Smart City implica un'oretta è pressoché capillare di sistemi di sensori che di fatto mappa nei comportamenti di ogni cittadino. Apparentemente è Index of Global Philantrophy Lo Hudson Institute, una think tank del stampo neoliberista sin dal 2007 pubblica The Index of Global Philantrophy: Già nelle prime edizioni mappa che il totale erogato da privati dai soli Stati Uniti a quasi 35. Dopo circa 10 anni, la cifra erogata solo da fondazioni private, considera gli Stati Uniti si è assestata mentre tutto il settore privato occidentale supera di poco i 64 miliardi. Ehi, però si può ipotizzare con una certa sicurezza che l'ammontare delle donazioni sia più alto di quello ufficialmente rilevato. Gli aiuti privati: questione etica L'evoluzione di un approccio privato agli aiuti porto con set via alcune incognite molto preoccupanti, quantomeno dal punto di vista etico. Si può ipotizzare che una Fondazione filantropica possa essere una sorta di cavallo di Troia per sfruttare un mercato in via di sviluppo grazie a positivi e relazioni costruite seguito di solidarietà? Tesi di Prahalad e Hart Il loro concetto è alla base di una parte delle iniziative filantropiche, specialmente delle fondazioni originata da grandi multinazionali. Il loro tesi è che nel momento in cui grazie agli aiuti, la popolazione dei paesi emergenti esce da una condizione di povertà, puoi diventare appetibile in termini di mercato globale. Da questo pensiero sono nate negli ultimi anni differenti iniziative che vedono gli aiuti come uno strumento legato fortemente al concetto di ritorno di investimento. es Acumen Fund: invece dipendere dai semplici economici ricerca, piccoli imprenditori nei villaggi rurali nell'islam dei paesi poveri e quando combinazioni debiti in azioni, investimenti cerca di scalare le loro attività. Quest'approccio apre la strada, non visione molto più di mercato anche nel settore degli aiuti. Ora, infatti appare uno scenario dove l'aiuto potrebbe arrivare solo a chi se lo merita e può dare i ritorni di investimento oppure se non in un ottica esclusivamente economica. Il mondo della finanza L'ultima evoluzione di questo scenario la descrive l'articolo di Breamer del 2015 sullo standford social innovation review. La continua ricerca di una politica di corporate social responsibility da parte delle aziende. Ho spinto la finanza verso lo sviluppo di prodotti che abbiano un impatto sulla società. Goldman Sachs, Morgan Stanley, JPMorgan Chase -> attivate per gestire in crescita sostenibile, aiutare i paesi del terzo mondo sulle malattie più comuni Filantrocapitalismo La teoria che sottenda questo approccio è la sua definizione che il capitalismo neoliberista è un meccanismo di redistribuzione delle ricchezze superiore a ogni altra forma di distribuzione. La povertà, quindi, diviene solamente un problema da risolvere. I filantro-capitalisti Ottengono anche un elevato vantaggio di immagine perché investire (o annunciarlo di averlo fatto) miliardi a favore di aiuti per i paesi poveri è un modo per legittimare ulteriormente la propria ricchezza agli occhi dei cittadini comuni. Criticità del modello: unito ad altre condizioni fiscali particolari, rischia di portare un approccio standard con cui la filantropia strumentalizza la cooperazione allo sviluppo all'interno di una più ampia strategia aziendale filantropica. CAPITOLO 12 Criticità della globalizzazione • Impatto della globalizzazione sull'inquinamento. • Disboscamento per sostituire le foreste con coltivazioni estensive. (olio di palma) • Prezzo di trasferimento di prodotti, servizi tra differenti sedi della stessa multinazionale e relativa evasione-elusione fiscale • Paradisi fiscali che facilitano il finanziamento di terrorismo e altri crimini internazionali quali schiavismo e sfruttamento Crisi economica e nazionalismi Crescente disoccupazione nella classe media occidentale. Creazione di numerosi partiti e movimenti politici che si richiamano a una maggior indipendenza economica delle singole nazioni portando all’affermazione di partiti e leader politici nazionalisti -> si limitano a lavorizzare la rabbia della popolazione per loro scopi Necessità di una nuova evoluzione dell’attuale globalizzazione.
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