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Sviluppo territoriale, economia dell’ambiente, esame politiche territoriali, Appunti di Geografia Economico Politica

Una panoramica storica della regionalizzazione dello stato, esplorando le diverse interpretazioni della regione, il rapporto tra stato e regioni, i meccanismi di regionalizzazione e le crisi della rappresentazione territoriale. Vengono analizzati i processi di regionalizzazione in italia, la globalizzazione e la sua influenza sulle regioni, il concetto di capitale sociale e la sua importanza per la cooperazione economica.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 06/05/2024

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Scarica Sviluppo territoriale, economia dell’ambiente, esame politiche territoriali e più Appunti in PDF di Geografia Economico Politica solo su Docsity! -le società interagiscono con le risorse in diversi modi→ ciò dà origine ad un processo di differenziazione territoriale -lo sviluppo non è soltanto l’incontro tra esseri umani e spazio fisico, ma esistono diverse possibilità→ questo dà origine a disparità nei livelli di sviluppo tra territori diversi -il modo in cui le società creano delle istituzioni politiche per il controllo e l’esercizio del potere dà vita a disegni territoriali diversi tra di loro, che rispondono ad obiettivi diversi -il processo di urbanizzazione negli studi urbani contemporanei dà origine a diversi paradigmi: • Nuove forme dell’urbanizzazione: ➢ reti urbane→ strutture policentriche in cui i nodi urbani sono interconnessi tra loro dando vita a strutture organizzative che riproducono i vantaggi economici delle economie di agglomerazione, ovvero la concentrazione fisica di attività in una scala più estesa ➢ world e global cities ➢ city-regions→ formazione urbana che si estende a una dimensione regionale→ sono tipiche della prima fase della globalizzazione ➢ urbanizzazione planetaria→ processo estensivo di espansione dell’urbano in territori che tradizionalmente non associamo al fenomeno urbano→ con urbanizzazione si intende un processo che produce condizioni urbane negli stili di vita e infrastrutture che spesso non sono visibili agli esseri umani • Nuove epistemologie dell’urbano: ➢ Superamento del cityism→ superamento della visione astratta di un modello urbano in un territorio circoscritto determinato da un confine netto→ è una visione inadeguata a cogliere la complessità contemporanea ➢ Global urbanism→ critica post-coloniale e pensiero de-coloniale caratteristiche spaziali dello sviluppo -c’è un’interconnessione tra i diversi spazi terrestri dovuta a caratteri fisico-climatici comuni -la differenziazione si verifica sulla base di fattori oggi indipendenti dalle condizioni generali come specializzazione economica, estrazione di valore -le risorse materiali, l’azione umana e il divenire storico giocano un grande ruolo nello sviluppo Interpretazioni dello sviluppo territoriale -è necessario individuare la natura del processo di sviluppo→ sviluppo vs crescita -esistono diverse teorie dello sviluppo→ modernizzazione, strutturalismo, dominanza- dipendenza Politica e politiche nella dimensione territoriale -gli interessi materiali ed economici strutturano forme di alleanza tra organizzazioni e attori che condizionano le politiche e le trasformazioni territoriali→ non si tratta di un processo neutro, ma dell’incontro tra interessi diversi -tale processo avviene in diverse scale: • multiscalarità→ gli attori operano a più scale • transcalarità→ gli attori operano contemporaneamente alla scala globale, locale e ai livelli intermedi -ad oggi la logistica è diventata il fulcro della produzione industriale→ gli operatori della logistica sono grandi gruppi transnazionali che agiscono in modo asimmetrico con i poteri locali -si sviluppa progressivamente un approccio critico che rifiuta le epistemologie quantitative→ inizialmente si cercava di avvicinare le scienze sociali alle scienze dure, mentre recentemente l’approccio è diventato più critico -nessun attore è neutrale e gli interessi spesso non sono quelli generali, ma rispecchiano una specifica burocrazia Il ruolo di città e regioni nell ‘ascesa del capitalismo -le città e le regioni sono state protagoniste nell’ascesa del capitalismo -tuttavia, in passato le aree urbane più popolose erano considerati centri manifatturieri e serbatoi di manodopera→ il processo di urbanizzazione è stato sostenuto dal processo di industrializzazione -molti dei settori industriali italiani si trovano al Sud→ parte dello sviluppo industriale al Sud è avvenuto grazie alla presenza di politiche pubbliche -le forze capitalistiche agiscono anche grazie alla mediazione degli apparati istituzionali, ovvero dello Stato attraverso la spesa pubblica, i progetti di trasformazione urbana, l’edilizia universitaria Imprenditorialismo -l’imprenditorialismo si nutre anche di relazioni non economiche→ si tratta di un modo di essere→ vi è una centralità della cultura imprenditoriale che permea la struttura sociale e i valori di carattere etico -lo sviluppo locale è frutto di un legame sociale che genera una tendenza alla collaborazione per favorire lo sviluppo -l’imprenditorialismo è evidente nel modo in cui le città hanno modificato il loro approccio alle politiche urbane→ inizialmente vi era un approccio Keynesiano, ma successivamente si assiste ad una privatizzazione del welfare, a partnership tra il settore pubblico e privato→ si crea un modello da seguire in cui il privato è sempre più centrale→ le città incorporano la visione delle imprese -l’abbandono del Keynesismo a favore del neoliberismo avviene in tre fasi: • Processi alla scala locale→ privatizzazione del welfare, partnership tra pubblico e privato • Processi multiscalari→ fine del Nation-state • Circolazione di politiche urbane, ramificazione delle alleanze tra città Capitale cognitivo -le città sono concentrazioni eterogenee in cui non conta solo l’accumulazione di conoscenza, ma anche la varietà del sapere -questo porta ad un livello sempre più sofisticato di capitalismo→ Schumpeter parla di città come luoghi di innovazione (milieux innovateurs) → vi è uno spillover di conoscenza grazie alla presenza delle economie di agglomerazione -Scott ha studiato le city regions, mentre Florida inventa il concetto di classe creativa e Glaeser effettua un’analisi urbana con una forte influenza neoclassica TESTO INTEGRATIVO: CITIES IN GLOBAL CAPITALISM -urbanizzazione e urbanismo sono componenti essenziali del processo capitalista, ma hanno un significato diverso: • Urbanizzazione→ espansione degli ambienti urbani • Urbanism→ lo stile di vita degli abitanti delle città -le città hanno contribuito allo sviluppo del capitalismo non soltanto in qualità di centri manufatturieri e riserve di manodopera -la globalizzazione è caratterizzata dall’espansione dell’urbanizzazione e la coesistenza di differenti egemonie nel pianeta→ ciò ha dato origine a tre emergenze storiche: potere finanziario, imprenditorialismo e capitale cognitivo -la relazione delle città con la finanza è dimostrata dalla prevalenza del settore immobiliare e dei mutui -l’imprenditorialismo è espresso nella forma di governance imprenditoriale -le città diventano centri di creazione di conoscenza→ ciò è dovuto all’intensità delle relazioni socioaffettive Potere finanziario -il fenomeno urbano precede il capitalismo→ il capitalismo non può esistere senza città -Pirenne afferma che la formazione del capitalismo era associato con l’ascesa delle città nell’Europa Occidentale e delle classi imprenditoriali→ secondo Pirenne le caratteristiche essenziali del capitalismo potevano essere individuate dal XX secolo in Italia con le città di Venezia, Genova e Firenze -successivamente, il pensiero di Pirenne è stato reinterpretato secondo l’idea della long durée, in particolare dagli esponenti delle scuole Annales francesi e dalla system analysis negli USA→ Braudel ha sistematizzato la tesi di Pirenne, sostenendo che il capitalismo nasce con l’accumulazione di capitale nel XIII in Italia da parte delle città- stato→ il capitalismo è un modo di accumulazione e di regolamentazione e non solo di produzione -Peter Taylor sostiene che le città contemporanee, in quanto concentrazione di servizi economici, sono cruciali per la riproduzione del capitalismo basato sulla generazione di conoscenza necessaria per il funzionamento dell’economia -secondo Taylor, l’ascesa degli stati territoriali dal XVI secolo ha fornito una risposta al declino di Antwerp e Genova→ la dominanza di Amsterdam si è verificata in seguito all’indipendenza dell’Olanda -negli anni ’90 l’avvento della globalizzazione, caratterizzata da città potenti e stati- nazione impotenti, è stato percepito come il ritorno all’era antecedente alla pace di Westphalia -Arrighi ha identificato quattro cicli di accumulazione: il ciclo genovese, quello olandese, quello britannico ed il ciclo statunitense→ durante ogni ciclo si alternano fasi di espansione materiale, in cui il commercio e la produzione si espandono, e fasi di reinvestimento finanziario -Arrighi sostiene che le città-stato abbiano avuto un ruolo centrale nei primi due cicli di accumulazione del capitale, prima dell’avvento del nation-state e della Rivoluzione Industriale, periodo in cui le città diventarono centri manufatturieri -negli anni ’80 c’è stata una fase di finanziarizzazione in seguito alla crisi di sovraccumulazione del secolo precedente -la teoria dei tre circuiti del capitale di Harvey introduce il circuito di accumulazione di capitale grazie alla produzione e al commercio, tale capitale viene investito nel secondo circuito, ovvero quello immobiliare e delle infrastrutture, infine il terzo circuito riguarda la ricerca, lo sviluppo e l’istruzione→ questo processo è mediato dallo stato e dalle istituzioni finanziarie -in La Révolution Urbaine, Lefebvre afferma che, a mano a mano che il primo circuito di produzione industriale inizia a rallentare, il capitale si sposta verso il secondo settore, ovvero quello immobiliare -secondo Harvey le crisi di sovraccumulazione non sono affrontate soltanto con un cambiamento di circuito del capitale, ma anche con un differimento spaziale e temporale→ questa teoria è abbracciata dagli studi di geografia orientati al Marxismo, che si sono sviluppati tra gli anni ’70 e 80’ e che sono tornati in auge con la crisi finanziaria globale del 2008→ prima della crisi finanziaria il settore immobiliare stimolava la crescita dell’economia capitalista -a partire dall’inizio degli anni 2000 l’accumulazione di capitale è diventata sempre più dipendente dalla speculazione finanziaria legata al settore immobiliare→ la deregolamentazione del settore dei mutui ne ha provocato un’espansione -Harvey sottolinea le radici urbane della crisi economica globale, evidenziando il legame tra le città e la finanziarizzazione nelle società capitalistiche neoliberali -il fenomeno della finanziarizzazione può essere osservato da tre diverse prospettive: • Un regime di accumulazione del capitale sostenuto dall’incremento dei profitti derivante dalle attività finanziarie • Un meccanismo nel funzionamento del capitalismo contemporaneo • Una forza che pervade i settori della vita sociale -dal declino del Keynesismo, le città non sono più i luoghi di mediazione tra attori in conflitto (la classe operaia e quella dirigente), di redistribuzione e allocazione della spesa pubblica e nemmeno di accumulazione di surplus→ la definizione di Harvey non cattura l’effetto del capitalismo sulla politica→ la finanziarizzazione fa sì che i cittadini vengano sfruttati e si indebitino a causa di soggetti imprenditoriali potenti→ il capitalismo ha una doppia natura, in cui coesistono lo sfruttamento e la mobilizzazione produttiva della vita Capitale cognitivo -alla fine degli anni ’90 si verifica la rivoluzione della network society, caratterizzata dall’utilizzo di tecnologie di informazione dell’economia e società capitalista→ ciò permetteva di superare i confini dei settori economici -Peter Hall vede la forza dell’innovazione tecnologica come un fattore determinante delle trasformazioni contemporanee del capitalismo e nell’urbanizzazione→ sottolinea l’importanza del modo in cui le città accumulano differenti forme di conoscenza, informazione e capacità intellettuali→ le città si affermano come luoghi di accumulazione della conoscenza -inizialmente le innovazioni tecnologiche del capitalismo erano considerate secondo la teoria dei business cycle e della distruzione creativa di Schumpeter, ma dagli anni ’90 questa teoria viene reinterpretata, introducendo il concetto della città come milieu innovateur -le economie di agglomerazione all’interno dei cluster industriali regionali ad alta intensità di tecnologia favoriscono gli spillover di conoscenza -Scott sottolinea il ruolo del contesto istituzionale nell’innovazione tecnologica attraverso l’espressione capitalismo cognitivo e culturale→ l’insieme di economie ad intensità di conoscenza altamente differenziata dal punto di vista economico e sociale, che emerge in un contesto di crescita delle città regioni come attori politici -Scott e Storper criticano la teoria di Florida, Glaeser e Moretti che assume che il lavoro segue i luoghi e che i governi dovrebbero migliorare le condizioni di vita delle città che influenzano la mobilità dei lavoratori altamente qualificati, soddisfacendo attraverso l’attrazione culturale dell’urbano i bisogni dei membri della classe creativa -secondo Hall, Castells e Scott è necessario considerare il processo di innovazione come il risultato delle traiettorie di sviluppo economico urbano e della mobilizzazione di un insieme complesso di attori e driver economici (esempio: presenza di università, il ruolo del governo) -il capitalismo cognitivo sottolinea la maggiore valorizzazione della vita umana nel cambiamento delle dinamiche di accumulazione del capitale -secondo Hardt e Negri si tratta di un processo di appropriazione del commonwealth urbano grazie alle esternalità positive -l’attività imprenditoriale diventa un processo di cooperazione sociale, i consumatori sono inclusi nel processo di creazione dei beni -la tecnologia genera anche un aumento delle disuguaglianze -in questo contesto emergono le economie del Sud globale, in particolare in India e in Brasile→ si verificano anche collaborazioni tra paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati attraverso il filantrocapitalismo -viene introdotto il concetto di entrepreneurial slum in cui la povertà è considerata come una tipologia di capitale e i soggetti in condizioni di povertà come imprenditori creativi -esistono due principali prospettive da cui osservare il fenomeno dell’urbanizzazione globale: • Processi di polarizzazione→ ci si concentra su alcuni poli, attraverso il profilo del comportamento degli attori spaziali che si insediano in alcuni poli urbani dello spazio planetario, ovvero le città→ sono entità limitate, contrassegnate da confini→ sono individuabili come punti di particolare densità funzionale→ i centri urbani sono caratterizzati da un insieme di funzioni diversificate • Processi estensivi→ l’urbanizzazione è interpretata come una serie di fenomeni che non hanno dei limiti ben definiti→ questa visione continua fa emergere problemi di misurazione→ non vi sono confini né di tipo funzionale (c’è una sovrapposizione di funzioni economiche diverse) né amministrativo→ riguardano gli operational landscapes e l’urbanizzazione diffusa: ➢ Operational landscapes→ strutture che non hanno aspetti bucolici che gli esseri umani legano al paesaggio (bellezza), ma sono regioni agricole asservite alla grande industria globale dell’alimentazione→ non c’è l’immagine del contadino, ma soprattutto grandi imprese agroindustriali che dominano vasti appezzamenti con agricoltura monocolturale, servendo non soltanto il mercato alimentare ma anche quello dei biocombustibili→ sono luoghi che fanno parte dell’urbano perché sono soggiogati ad un processo di continua estrazione di risorse verso le estensioni urbane→ si tratta di processi di urbanizzazione che non hanno confini ➢ Urbanizzazione diffusa→ per molti anni alcune aree periferiche sono state considerate come non urbane→ sono state caratterizzate come aree suburbane, con una rappresentazione di stili di vita che non sono urbani→ queste aree hanno assunto delle funzioni che non rientrano più soltanto nell’abitare, ma che riguardano anche lo sprawl (consumo di suolo), il consumo di risorse fondiarie, la moltiplicazione di fonti inquinanti→ sono aree ad altissimo impatto ambientale→ l’habitat delle persone si mischia con componenti produttive→ non c’è una distinzione netta tra l’urbano e il rurale, anche dove non vi sono costruzioni -i processi estensivi di urbanizzazione non hanno caratteristiche dominanti che li distinguano rispetto ai poli urbani Polarizzazione -città e spazi regionali in cui sono radicate possono essere interpretate in due modi: • Città come spazi guida della globalizzazione→ sono concentrazioni di funzioni rare, con alto valore aggiunto→ vi è una dominanza delle città in quanto fari culturali di uno stile di vita→ la globalizzazione è uno stile di vita instillato dai grandi poli globali→ queste concentrazioni urbane ad oggi non sono più presenti nel vecchio mondo, ma si sono spostate altrove • Transnazionalismo→ la globalizzazione, attraverso la circolazione di idee, stili di vita, rende sempre più omogenea l’esperienza urbana, che rende le aree urbane tutte uguali (tuttavia i territori reagiscono alla globalizzazione in maniera diversa) Il contesto internazionale -il contesto è quello della transizione internazionale post-fordista→ il fordismo si è affievolito, pur lasciando le proprie tracce in alcune aree -l’era post-fordista è caratterizzata da: • Nuova divisione internazionale del lavoro, ovvero una divisione di competenze macroeconomiche→ ad oggi la fabbrica del mondo è la Cina • Si è dispersa e delocalizzata la produzione dall’Occidente al Sud e all’Est • Si afferma una terziarizzazione e finanziarizzazione soprattutto delle società capitaliste avanzate Globalizzazione come concentrazione -la globalizzazione può essere interpretata come un processo di diffusione di elementi specializzati, ovvero delle aree urbane che racchiudono le principali funzioni terziarie→ uno degli aspetti principali è la specializzazione funzionale delle città -si affermano i global production networks→ global supply chains che impongono nuove forme di organizzazione dello spazio, che ruotano intorno alle funzione della logistica per garantire una continua alimentazione dei processi di produzione e consumo orientata a rispondere ad una domanda sempre più segmentata ed impaziente→ si ricorre ad una forma di organizzazione decentrata della logistica per Urbanizzazione planetaria -il fenomeno urbano contemporaneo non può essere compreso tramite un modello generale valido in qualunque momento→ è necessaria una collocazione spaziale e temporale -vi è una diatriba tra due visioni opposte del fenomeno urbano: • Alcuni studiosi propongono una visione dell’urbano basata sull’agglomerazione economica, grazie alle economie di localizzazione, con benefici universali: ➢ Economie di scala→ sono interne all’impresa→ sono vantaggi in termini di costo determinati da un aumento della quantità prodotta ➢ Economie di localizzazione→ sono esterne all’impresa→ sono vantaggi della co-localizzazione delle imprese in un unico luogo→ l’impresa è vista come un elemento di un settore produttivo ➢ Economie di urbanizzazione→ sono esterne all’impresa→ le città arrecano benefici sotto il piano della formazione, delle infrastrutture, che non hanno un costo diretto per le imprese • Altri autori invece si oppongono alla visione della città come elemento perimetrato che si possa replicare ovunque (ovvero la visione del citysm) → il citysm è una reminiscenza dello sviluppo spaziale del capitalismo che la cultura occidentale tende a rende universale→ questi autori propongono di: ➢ Utilizzare il termine urbano, invece che città→ per evitare la concezione secondo cui la città è un elemento che rimane sempre uguale a se stesso nel tempo ➢ Porre fine al citysm ➢ Interpretare l’urbano come un’entità frammentata→ si parla di una dispersione di frammenti che sono difficilmente riconducibili a uno schema spaziale determinato Dalla città all’urbano -il fenomeno urbano non può essere interpretato come una condizione singolare che deriva da una serie di replicazioni di una specifica condizione socio-spaziale -il termine “città” persiste in un contesto ideologico mainstream e nella vita di tutti i giorni, ma in realtà l’urbano è un fenomeno più complesso L’abbandono del citysm -è necessario abbandonare l’assunzione che l’urbano e il rurale sono contenitori spaziali distinti rispettivamente per la società e la natura→ società e natura sono sempre più ibridate tra di loro -un tempo le campagne erano la sede della manodopera, che successivamente si è spostata nelle città -oggi non è più presente una distinzione netta della forza lavoro tra campagna e città -allo stesso modo, recentemente si è creata una distinzione tra le città e le aree suburbane→ le città secondarie e le aree suburbane hanno assunto la stessa concezione di villano che era assegnata a coloro che vivano in campagna→ si diffonde una letteratura secondo cui ciò che accade fuori dalle città non sia urbano -alla fine degli anni ’70 si assiste ad una suburbanizzazione a causa di alcuni fenomeni: • Crisi energetica • Crisi geopolitica • Elevato livello di emergenza ambientale delle aree urbane→ causato dall’elevata densità di popolazione e l’assenza di una misura per il contenimento delle emissioni inquinanti→ dagli anni ’70 le città diventano la principale fonte di inquinamento, rendendo alcune zone invivibili • Crisi socioeconomica delle città→ esempio: New York si trova in una condizione di bancarotta fiscale • Fattori di carattere raziale→ esempio: a New York si verifica il fenomeno del white flight: la popolazione bianca si sposta verso i sobborghi per non condividere lo spazio urbano con gli immigrati • Diffusione dell’automobile→ gli spostamenti diventano più facili -dai residenti della città la suburbanizzazione è vista come un fenomeno non urbano, ma da chi vive nei sobborghi è vista come una fuga→ le città vengono viste come la sede del crimine, dello sporco, dell’inquinamento; mentre nei sobborghi si può godere di aria pulita, giardini Un processo frammentario di produzione di luoghi -la crescita del capitalismo urbano richiede la frammentazione dello spazio urbano e della società→ questo nasconde disuguaglianze e conflitti, che possono essere ricondotti alla crescita urbana dominata dalle leggi dell’economia di mercato, che producono frammentazione -l’accesso alle case è sempre più difficile per le famiglie→ le famiglie sono costrette a lasciare le aree urbane, in cui sono presenti i servizi finanziari avanzati -il meccanismo urbano è soggetto ad una forma speculativa di trasformazione funzionale che incide sulla struttura del mercato immobiliare e che porta con sé disuguaglianze crescenti -si assiste ad una privatizzazione delle infrastrutture e dei servizi→ la cittadinanza attiva diventa l’occasione per propagare un’egemonia dell’ideologia di privatizzazione dello spazio -è possibile identificare due fasi all’interno della globalizzazione: • La gestazione (1973-1989) → vi è una crisi economica nei paesi occidentali ed in seguito si afferma un nuovo paradigma dell’economia, ovvero il neoliberalismo, soprattutto nel Regno Unito e USA→ nascono grandi processi di rigenerazione urbana per rispondere alla progressiva liberazione delle aree industriali generata dalla crisi produttiva con nuove funzioni di carattere terziario, soprattutto a Londra • L’ascesa (1989-2008) → dalla caduta del muro di Berlino fino alla crisi di Lehman Brothers Le crisi regionali -la globalizzazione è caratterizzata da una serie di crisi regionali: • Svalutazione della lira e della sterlina nel 1992→ esclusione di UK e Italia dal sistema monetario europeo • Crisi economica del Sudest asiatico del 1997→ inizia con la bancarotta della Tailandia, la cui moneta era ancorata al dollaro, come previsto dalla politica monetaria dettata dal Fondo Monetario Internazionale • Crisi valutaria in Russia nel 1998→ durante la fase di transizione dal socialismo al capitalismo, la grande industria energetica russa viene acquisita da pochi grandi capitani di industria→ il rublo era ancorato al dollaro e viene svalutato • Crisi economica dell’Argentina nel 1999-2001→ l’economia era vincolata con una parità tra peso e dollaro • Esplosione delle dot-com (imprese digitali) del 2001→ le imprese digitali quotate in borsa offrivano servizi di diverso tipo ed il loro valore era salito vertiginosamente -le crisi si producono a distanza molto ravvicinata tra di loro Turbolenze globali -si sono verificate anche delle crisi globali che non hanno carattere economico: dipendono dai poli di riferimento → considerare gli aggregati di comuni interconnessi consente di analizzare fenomeni al di fuori del comune, in termini più estensivi -un’analisi che utilizza l’indice di intensità relazionale rivela che c’è una correlazione molto significativa tra l’intensità relazionale e il Covid→ è molto probabile che la mobilità interna di un territorio sia alla base di una maggiore mortalità→ si tratta di uno degli effetti più vistosi della globalizzazione -zoonosi→ passaggio di specie di virus dagli animali agli umani→ con l’urbanizzazione planetaria è sempre più possibile il contatto tra animali portatori di virus e umani Crisi permanente: ecologia urbana del cambiamento climatico -viviamo in una condizione di crisi permanente -l’ecologia urbana nasce a seguito dei movimenti ecologisti degli anni ‘70/80→ prima c’era una divisione tra l’urbano e la natura -l’ecologia urbana sostiene diverse argomentazioni: • Le città non obbediscono a leggi di sviluppo comparabili a quelle che concernono gli organismi fisici→ le città non possono essere rappresentate come un organismo vivente • La natura è implicata nella forma urbana, non soltanto grazie alla presenza di alberi e parchi, ma anche grazie all’acqua sotterranea • La città è il prodotto di un processo metabolico socio-ambientale -le crisi ricorrenti potrebbero essere il segnale di uno spostamento verso un nuovo paradigma -si sviluppano piattaforme digitali per l’affitto a breve termine che rendono più difficile affittare una casa più a lungo termine→ c’è una distorsione del mercato immobiliare -la nozione di regione è di origine greca→ alcuni autori hanno provato a descrivere lo spazio e la Terra→ Anassimandro rappresenta la Terra come un cilindro che può essere diviso in parti uguali, per raggiungere una sorta di equità, da cui deriva l’armonia della condizione esistenziale degli umani -altri autori più attenti alla natura caotica dell’universo, lo descrivono come un insieme di atomi -molti autori rappresentano lo spazio come un elemento molto ordinato→ emergono i primi tentativi di mettere in relazione l’ordine sociale con l’ordine spaziale→ la società si organizza dal punto di vista politico, dandosi delle istituzioni e producendo degli atti che definiscono delle regole di uso dello spazio→ le politiche territoriali sono politiche pubbliche che hanno a che fare con il territorio -le regioni diventano spazi in cui sono insediate comunità di un certo tipo→ la regione diventa un concetto antropico e amministrativo→ ci sono delle norme che valgono per i residenti della regione -vi sono alcuni momenti importanti nell’evoluzione del concetto di regione: • XVII secolo→ vi è una produzione straordinaria di cartografie→ l’Ancien Régime è la fase storica in cui si sente il bisogno da parte dei poteri di disegnare il mondo→ la messa in discussione dell’autorità del Papa che si pronunciava anche su questioni come la natura del mondo fa sì che emergano nuove visioni del mondo che corrispondono ad una trasformazione della società in seguito alle scoperte dettate dalla necessità di espandere i mercati a causa dell’espansione demografica→ questo determina la necessità di cartografi a servizio del principe→ il trattato Geografia Universale di Varenius, prodotto in seguito alla Pace di Westfalia, individua tre proprietà che caratterizzano la terra: ➢ Celestiali→ leggi che governano l’universo→ espresse in forma matematica Il primo esempio di ordinamento sociale che si combina con quello spaziale è la riforma della polis greca verso il V secolo. Clistene osserva la regione dell’Attica, che può essere divisa in tre grandi componenti di natura fisica: la componente costiera (Paralia), la componente centrale (Mesogeia) e la città (Asty). La Paralia si basa su attività legate alle risorse marine, la Mesogeia ha una funzione agricola e la città ha un ruolo direzionale e terziario. Per creare una società ordinata in cui prevalga isonomia (uguaglianza rispetto alla legge), si stabilisce che la popolazione dell’Attica si suddivisa in dieci tribù che fanno riferimento a tre trittie. Ogni tribù viene divisa in tre trittie e ad ogni trittia viene assegnata una parte di territorio agricolo, costiero e urbano, per garantire a tutte le tribù di avere accesso alle stesse risorse. In questa logica non rientrano gli stranieri e gli schiavi. ➢ Terrestri→ affermazioni generali che esprimono leggi generali di formazione della Terra→ non riguardano altri astri ma la Terra in sé→ si esprimono attraverso la scienza ➢ Umani→ descrizioni non scientifiche→ è difficile definire delle leggi universali→ occorre un approccio induttivo di tipo qualitativo→ la geografia politica non può essere descritta dal pensiero scientifico, perché l’Europa aveva subito un periodo di guerre quasi continue→ gli esseri umani tendono a territorializzare lo spazio a scapito di altri e questo li porta a sconvolgere continuamente il proprio mondo • Per evitare di scontrarsi con la mutevolezza dell’ordine politico dello spazio, durante l’Illuminismo si diffondono gli studi delle regioni sulla base di caratteristiche naturali → l’Illuminismo prova ad utilizzare la scienza esatta→ lo spazio può essere suddiviso sulla base della natura, dell’idrografia e dell’orografia→ l’ambiente naturale è centrale nel condizionare le forme di vita associate→ secondo questo pensiero a diverse fasce climatiche corrispondono società diverse, che si sono dovute adattare a tali specificità→ si tratta di un determinismo geografico→ tuttavia, vi è la possibilità che gli esseri umani possano interagire con l’ambiente, modificandolo→ in realtà, ci sono delle differenze anche all’interno della stessa fascia climatica Definizioni di regione -esistono differenti definizioni di regione: Con l’Illuminismo vi è il sovvertimento dell’Ancien Régime, in modo da forgiare l’uomo. Lo spazio deve essere configurato per rendere più efficienti le attività umane. La Francia è divisa in dipartimenti (a cui si ispirano le province italiane). I dipartimenti prendono il nome di elementi naturali presenti nel territorio. Si fa tabula rasa del passato storico e politico in modo sistematico. Lo spazio viene ridisegnato sulla base della centralità di alcuni elementi idro- e oro-geografici, in modo da rendere tutto uguale. Nessun dipartimento prende il nome di città importanti. I dipartimenti sono definiti come il territorio dato da una linea perimetrale che definisce un insieme di punti raggiungibili nello stesso tempo a partire da un centro ideale, si tratta di linee isocrone. I confini sono definiti in modo oggettivo. • Approcci critici→ teorie interpretative che mettono in luce come le regioni derivino da pratiche e discorsi che derivano da una visione politica e culturale, che appartiene ad alcuni gruppi sociali→ gruppi sociali elaborano definizioni che diventano comunemente condivise, ma si tratta di costrutti sociali, impregnati di giudizi di valore (Lefebvre) → nel momento in cui territorializziamo lo spazio gli diamo un impronta non necessariamente condivisibile da tutti, ma che appartiene al gruppo egemone che elabora una visione generale della società Si tratta della Terza Italia, ovvero quell’Italia che, soprattutto a partire dagli anni ‘70, si manifesta in modo diverso rispetto al triangolo industriale del Nord-Ovest dell’Italia. È una via di mezzo tra lo sviluppo industriale basato su economie di scala e grandi imprese che caratterizza il triangolo industriale ed il mezzogiorno, considerato come un territorio arretrato e caratterizzato da un’organizzazione economica non al passo con i tempi. Nella Terza Italia sono presenti piccole e medie imprese, organizzate in distretti Marshalliani, interdipendenti. Quest’area è situata in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Emilia-Romagna, Marche che ora sono in crisi tanto da poter avere accesso al fondo di coesione europeo. Lo studio individua un corridoio di sistemi urbani costituiti da poli medi dal punto di vista della popolazione, che unisce il Sud dell’Inghilterra al cuore della Pianura Padana, passando per la Germania renana. Questa è una parte dell’Europa più ricca delle altre in cui non sono presenti grandi città (a parte Londra). Le grandi capitali (eccetto Londra) sono fuori dal corridoio. Lo studio sottolinea l’importanza dell’Italia centro-settentrionale. L’analisi crea dei costrutti spaziali ad hoc per spiegare il fenomeno in atto. Sono costrutti soggettivi, non costruiti in base ad un approccio universale. Essi incidono fortemente sulle politiche pubbliche e non restano confinati all’analisi di alcuni ricercatori. In alcuni casi il Nord-est viene rappresentato come l’insieme di Trentino, Friuli e Veneto, mentre in alcuni casi comprende anche l’Emilia- Romagna. Non c’è una chiara definizione di confini. La regione nella tradizione classica e moderna Omogeneità -la regione è qualcosa di omogeneo→ è caratterizzata da una compresenza di confini e autorità che fanno rispettare norme all’interno dei confini -la regione è la porzione di spazio entro cui si esercita l’autorità di un rex -il potere si appropria di uno spazio e tende ad escludere ciò che non è omogeneo rispetto alle proprie caratteristiche (valori culturali, lingua) → all’interno dello spazio si esercita un’autorità riconosciuta dalla popolazione -la divisione in regioni risponde alla necessità di mettere ordine nel mondo -ogni principe professa un credo ed il popolo si adegua→ questo atteggiamento è simile all’atteggiamento della cultura romana che considerava barbari coloro che vivevano al di fuori dei confini, però l’Impero Romano dal punto di vista della cultura era in grado di acquisire elementi del pantheon esterno -vi è una frontiera tra l’ordine razionale del corpo sociale della res publica e il disordine primitivo circostante -con la Pace di Westfalia emergono gli stati territoriali Monoscalarità -la scala geografica è considerata un contenitore geografico in cui si sviluppano processi non trasferibili ad altre scale • Scala cartografica→ riduzione in scala per rappresentare il mondo sulla mappa→ rapporto tra un segmento o un’unità di misura lineare sulla carta con un segmento proprio della realtà fisica • Scala geografica→ contenitore definito da un aggettivo (urbana, regionale, nazionale, internazionale) come se fossero contenitori annidati l’uno dentro l’altro→ ma i processi contenuti all’interno non possono passare da un punto all’altro, possono stare solo dentro il contenitore -le regioni sono viste come oggetti monoscalari definiti su una visione euclidea, cartesiana e westfaliana dello spazio: • Spazio fisso • Perimetrato • Auto-contenuto • Predeterminato La regione oggi -la regione non si esprime più in termini di superficie delimitata, ma in termini di flussi di tensione→ i flussi di persone attraversano lo spazio e coesistono nello spazio -lo spazio non è più un oggetto statico, ma è caratterizzato da cambiamenti→ è un concetto dinamico caratterizzato da eterogeneità e multiscalarità L’eterogeneità Nel periodo fordista -la regione è uno spazio organizzato attorno a un’identità funzionale: • Visione funzionalista • Spazio astratto→ non c’è attenzione a caratteristiche politiche e orografiche • Gerarchia→ visione orientata allo Stato-nazione→ le regioni sono considerate braccia per distribuire risorse di investimenti nei territori, ma partendo da una visione elaborata dal centro • Centralità dello stato Dopo il periodo fordista -l’Europa apre le economie al libero scambio→ questo porta ad una compressione delle compagini dello Stato westfaliano→ a questo fenomeno contribuiscono anche i poteri emergenti (regioni) dal basso, che tendono a comprimere lo stato nazionale Il governo francese creò metropoli regionali per controbilanciare il potenziale attrattivo storicamente esercitato dalla metropoli di Parigi. L’obiettivo è concentrare in molti poli decentrati le capitali regionali, le funzioni di ricerca e servizi collettivi rilevanti. Questa teoria dei poli di crescita è stata anche alla base delle politiche per il riequilibrio territoriale del Sud effettuate dal governo italiano. Si individuano dei poli propulsori della crescita, perché dotati di organizzazione economica più avanzata, su cui far convergere risorse pubbliche. Vi è la convinzione che il rafforzamento di alcuni poli competitivi possa attirare nuove risorse attraverso lo spostamento della popolazione in cerca di lavoro, che determina un rafforzamento cumulativo, che nel lungo periodo dovrà permettere ai flussi di crescita di uscire dai poli beneficiando anche le aree circostanti. Non è una visione statica ed omogenea, ma dinamica. -alcuni autori cercano di costruire una cornice teorica di riferimento in cui far rientrare i comportamenti di tali regioni -fino agli anni ’70 molti Stati europei avevano esercitato un ruolo centrale nella regolazione dell’economia nazionale→ lo Stato non erogava solo servizi pubblici, ma era anche imprenditore e azionista di maggioranza di grandi imprese industriali→ per lungo tempo si è parlato di capitalismo di Stato -la matrice scientifica di questi studi è impregnata da teorie di sviluppo regionale istituzionaliste→ teorie che concentrano la propria attenzione sul fatto che le regioni che riescono ad avere particolare capacità organizzativa e una propulsione a uno sviluppo economico competitivo sono quelle che presentano una condizione di spessore istituzionale -nel linguaggio comune le istituzioni sono gli organi di governo della società, ma nel linguaggio dell’istituzionalismo economico sono istituzioni tutte le norme scritte, regole implicite, consuetudini all’interno di una società per garantire la maggiore efficienza possibile nel comportamento degli attori economici→ le istituzioni garantiscono il buon funzionamento dell’economia, ma non sempre derivano dal potere pubblico -secondo questi autori la presenza di istituzioni ben consolidate garantisce una fluidità nello scambio economico, dando origine ad un tessuto istituzionale fatto di routine collettive, luoghi di incontro tra soggetti economici→ in questo contesto il capitale sociale è particolarmente forte→ esempio: il capitalismo tedesco è spesso basato su forme di condivisione delle decisioni tra lavoratori e imprenditori, infatti i lavoratori sono spesso presenti nel board dell’impresa, costituendo una forma di cogestione della produzione economica che garantisce un più diretto coinvolgimento dei lavoratori nei processi di produzione -questo dà vita a regimi locali orientati alla crescita, culturalmente favorevoli all’investimento industriale, a garantire un’efficienza nell’azione amministrativa a favore degli investimenti industriali→ molte politiche sono orientate a favorire l’efficienza del sistema produttivo -le principali debolezze di questa visione sono: • La totale indifferenza nei confronti del ruolo dello stato→ sembra che lo Stato non esista • La scarsa attenzione alle questioni di tipo identitario→ l’attenzione è principalmente incentrata sugli aspetti economici→ le dinamiche culturali sembrano del tutto estranee Lo svuotamento (hollowing out) dello Stato-nazione -Jessop critica la scarsa attenzione allo Stato da parte dei nuovi regionalisti economici→ Jessop si concentra sulla crisi dei sistemi di regolazione politica che si manifesta con la caduta del fordismo→ il fordismo ha uno specifico regime di accumulazione in cui la grande impresa capitalistica ha un ruolo centrale e uno specifico modo di regolazione politica caratterizzata dalla presenza di uno Stato nazione welfaristico keynesiano→ lo Stato si manifesta nei confini nazionali, offrendo servizi ai cittadini in modo da permettere loro di utilizzare parte del proprio reddito nei consumi e gli investimenti assumono un grande ruolo per stimolare l’economia→ lo stato è funzionale al buon funzionamento della macchina capitalistica -con la crisi del fordismo lo stato keynesiano subisce alcune modifiche: • Viene svuotato→ perde gran parte delle proprie funzioni • Governance multilivello→ distribuzione su più livelli politico-amministrativi del sistema decisionale, includendo grandi organizzazioni sovra-nazionali→ in realtà si dovrebbe parlare di government e non governance perché la governance fa riferimento alla presenza di soggetti non pubblici • Esistenza di un triplo livello di organizzazione politica→ sovranazionale, nazionale (stati nazione ma non più territoriali) e regionale (ma le regioni non sono sempre amministrative) -il pensiero globalista sostiene che questa sia la fine dello Stato nazione→ in realtà, vi è una crisi dello Stato nazione, ma non è una fine→ lo Stato Nazione esiste ancora, ma viene svuotato delle proprie funzioni a causa dell’UE e delle regioni La resilienza dello Stato -lo Stato mostra una particolare capacità di rispondere agli urti della globalizzazione, adattando le proprie strutture organizzative→ lo Stato guadagna una nuova forma in risposta ad una sollecitazione esterna -il potere statuale reagisce mettendo in atto le sue capacità dinamiche, muovendosi in diverse direzioni: • Verso l’alto→ lo Stato si unisce ad altre compagine statuali per creare regimi sovranazionali che gli garantiscano di avere comunque un ruolo decisionale→ esempio: UE • Verso il basso→ lo Stato cerca di venire a patto con i nascenti regimi locali che chiedono sempre maggiore autonomia→ esempio: Francia • Verso l’esterno→ lo Stato intreccia rapporti sempre più fitti con altre realtà esterne ad esso, mettendo in campo le sue istituzioni territoriali verso collaborazioni interregionali (sempre con la mediazione dell’UE) → vi è un ruolo sempre maggiore delle coalizioni di potere privato -i principali meccanismi dello svuotamento che danno origine al dinamismo dello stato sono: • Denazionalizzazione dello stato→ originariamente lo Stato Nazione è un organismo politico in grado di controllare in modo costante i propri confini senza condividere con altre istituzioni la gestione territoriale→ nello Stato Nazione il territorio è dello stato e nessun altro attore può rivendicare forme di sovranità sul territorio→ in questa epoca, invece, esistono altri organismi (FMI, UE) che obbligano gli Stati a seguire alcune regole, spodestando lo Stato→ si affermano altri attori che non fanno parte della Nazione1→ vi è un trasferimento di competenze verso l’altro e verso il basso • Destatizzazione del sistema politico→ passaggio dal government alla governance → perde peso la centralità delle istituzioni statali→ le decisioni sono sempre più frutto di scelte legate a meccanismi partenariali→ non vi è una perdita di potere dello Stato, ma lo stato deve condividere l’onere delle decisioni con altri attori • Internazionalizzazione dei regimi politici→ vi è un emergere sempre più pressante di comunità politiche transnazionali che aggregano soggetti che condividono gli stessi valori e che costituiscono contesti meta-politici in cui si configurano soluzioni a problemi collettivi che prendono corpo nelle politiche nazionali→ si tratta di circuiti meta-decisionali in cui si determinano delle misure che vengono applicate a tutti gli Stati→ c’è un trasferimento transnazionale di soluzioni a problemi collettivi che vengono imitati in tutti i paesi, come è avvenuto con le politiche di austerità in seguito alla crisi del debito La nascita delle regioni -le economie regionali sono sviluppate soprattutto in Europa→ le politiche dell’UE sono a favore dell’Euro-regionalismo, delle interdipendenze settoriali e regionali -le strutture di governance europea sono caratterizzate da una ristrutturazione dello stato che porta alla decentralizzazione di alcune funzioni, una maggiore enfasi sulla competitività regionale e partnership con vari attori -vi è una svolta istituzionale che porta ad un processo di decentralizzazione e devoluzione→ gli Stati delegano responsabilità alle regioni, ma non le risorse finanziarie e alle regioni sono devoluti congiuntamente poteri e risorse finanziarie 1 La Nazione è qualcosa che apparenta un certo numero di persone dal punto di vista dei comuni natali, mentre lo Stato è un’organizzazione politica con una particolare attenzione alla gestione di un territorio su cui esercita l’autorità assoluta del 1948, ma che soltanto degli anni ‘70 diventano anche organismi elettivi oltre che tecnici -le regioni appaiono come soluzioni funzionali a garantire una maggiore efficienza dello stato welfaristico keynesiano La terza crisi -l’ultima crisi si manifesta negli anni ’90 con l’emergere della globalizzazione→ le regioni assumono una serie di prerogative che ne fanno degli attori dell’economia internazionale, rafforzandone il ruolo di competitori a livello internazionale→ ciò produce forme di conflittualità tra i nuovi soggetti regionali che richiedono sempre più autonomia e gli Stati -questa crisi è segnata da tre fattori trainanti: • Ristrutturazione funzionale→ effetti oggettivi della globalizzazione sulla capacità degli Stati di mantenere compatta la propria struttura territoriale rispetto alle sollecitazioni provenienti dall’esterno→ fino agli anni ’90 gli Stati Nazione avevano funzionato come cuscinetti di protezione tra le economie nazionali e internazionali attraverso forme di protezione con barriere doganali, aiuti ai settori industriali, investimenti strategici in settori importanti→ gli Stati erano protettori delle economie domestiche rispetto alle fluttuazioni internazionali→ con la globalizzazione questa forma di protezione viene meno e le regioni si trovano direttamente a competere con altre regioni al di fuori del territorio nazionale→ i territori degli Stati Nazione tendono a frammentarsi→ si assiste a forme di disarticolazione e riarticolazione dei territori degli stati in risposta alle forze della globalizzazione→ le scelte di investimento delle multinazionali possono favorire alcune regioni creando ulteriori forme di disuguaglianza regionale ed i diversi territori possono reagire in modo diverso offrendo vantaggi agli investimenti esterni amplificando le disarticolazioni→ le regioni sono sempre più esposte alla finanza globale • Ristrutturazione istituzionale→ l’UE favorisce il processo di regionalizzazione delle economie→ la regione diventa il beneficiario principale delle politiche dell’UE→ soprattutto dopo Maastricht l’UE diventa un Europa delle regioni con politiche sempre più regionali • Mobilitazione politica→ nascita e consolidamento di movimenti di carattere regionalista che rivendicano autonomia→ esempio: Scozia, Catalogna, Veneto, Lombardia -capitale sociale→ è una dotazione degli individui e delle comunità che consiste nelle relazioni che gli individui hanno tra di loro in funzione della loro capacità di creare rapporti all’interno della società→ è utilizzato come indicatore della capacità di cooperazione economica basata sulla fiducia reciproca e sulla consapevolezza che gli individui hanno doveri civici di reciprocità -può essere interpretato come un indicatore di vantaggio economico che prende la forma di un’economia esterna -è una rete di relazioni che connettono soggetti individuali e collettivi→ può fortificare la fiducia e la cooperazione→ favorisce una migliore circolazione dell’informazione limitando dinamiche opportunistiche degli individui -il capitale sociale può esercitare anche un ruolo frenante dell’economia→ può impedire la competizione e creare accordi collusivi -il mercato non esiste in natura ed il suo funzionamento dipende dal modo in cui è regolato→ non può esserci concorrenza perfetta Riferimenti teorici -il primo ad evocare il capitale sociale in modo implicito è Weber -il tema viene ripreso anni dopo da Bourdieu, Coleman che coniò la nozione di capitale sociale comunemente adottata, Fukuyama e Putnam -Weber mette in evidenza come il capitalismo nordamericano sia stato favorito dalla cultura protestante→ il protestantesimo è portatore di valori etici sostenuti nel comportamento economico e sociale degli individui→ l’ammissione alla setta avviene con il riconoscimento di specifiche qualità morali degli individui→ Weber evidenzia come il sostegno della setta sia determinante nell’iniziativa imprenditoriale e nell’accesso al credito e al finanziamento perché crea dei valori reputazionali che facilitano lo scambio economico, riducendo i costi di transazione→ vi è un controllo informale da parte della comunità religiosa -il capitale sociale favorisce l’informazione e la fiducia grazie alle qualità morali, che limitano i comportamenti opportunistici -Weber distingue tra: • Capitalismo di mercato→ è quello moderno, basato sul funzionamento della legge, delle regole di comportamento, della burocrazia • Capitalismo politico o di rapina→ è caratterizzato da avventurismo e forme di predazione economica La codificazione del concetto a livello aggregato -esistono due principali correnti di pensiero: • Visione strutturale (Coleman) → osserva la maggiore dotazione di capitale sociale in un determinato contesto territoriale come l’esito delle relazioni sociali che ogni organizzazione e individuo può vantare→ ciò avviene se la dimensione politica permette la libera circolazione di idee da parte della società→ vi è il riconoscimento che c’è una genesi culturale del capitale sociale, ma allo stesso tempo questa condizione può essere influenzata e modificata dall’azione politica della società→ la società può ampliare la propria capacità di auto-organizzazione grazie al fatto che si è resa autonoma rispetto alla politica→ vi è una maggiore sensibilità alle barriere istituzionali • Visione culturale (Putnam, Fukuyama) → la disponibilità di cooperazione è l’esito di una cultura radicata in una particolare condizione storica ed è attribuibile ad alcuni territori che accumulano nel tempo una capacità di cooperare→ la dotazione è considerata come una condizione permanente ed immutabile→ dipende esclusivamente dalla storia→ la cultura è un retaggio 1. Capitalismo di mercato: buon funzionamento delle reti sociali e presenza di uno stato efficiente con un sistema amministrativo e legislativo ben definito. 2. Capitalismo di rapina: organizzazione molto forte delle reti sociali locali, ma lo stato è poco organizzato e favorisce l’interesse di alcuni gruppi collusi, tassando i gruppi sociali più fragili e subendo l’influenza di quelli più forti. Esempio: Russia post-sovietica 3. Sottosviluppo: scarsa capacità organizzativa della società e scarsa capacità tecnico burocratica dello stato. Prevale la lotta di tutti contro tutti. C’è sottosviluppo perché le risorse sono erose. 4. Capitalismo di stato: capacità tecnico burocratica dello Stato, ma minore capacità organizzativa dei territori. L’economia è condizionata dal ruolo regolatore dello Stato. Esempio: Francia -il processo produttivo tradizionale ha raggiunto altri mercati→ si è creata la società di consumo di massa che viene raggiunta in modo stabile da prodotti altamente standardizzati→ questo genera problemi per le imprese che producono questi prodotti durevoli→ le imprese devono trovare nuovi segmenti della domanda di beni di consumo→ si passa da una produzione standardizzata, alla ricerca per la differenziazione e la specializzazione dei prodotti→ questo si riverbera sulla struttura organizzativa spaziale delle imprese→ le imprese si organizzavano sempre di più in clusters e distretti costituiti da piccole o medie entità produttive che cooperano→ ci si concentra sempre di più sulle reti di imprese -si sviluppano le network entriprise→ imprese organizzate in modo reticolare con poli di produzione sempre più remoti -questi fattori generano una maggiore centralità dei costi di transazione, che aumentano sempre di più→ questo rende particolarmente preziose le aree in cui il capitale sociale garantisce una forte fiducia reciproca e una capacità di cooperazione→ il capitale sociale riduce i costi di transazione La dimensione politica e il capitale sociale -in questi contesti le istituzioni politiche si adattano alle relazioni sociali interconnesse→ c’è un rafforzamento delle capacità di cooperazione garantito da un sistema politico che permette agli attori economici di sviluppare le relazioni in un piano di autonomia e che introduce strumenti che possono facilitare le relazioni→ si tratta di una regolazione associativa Misurare il capitale sociale -Putnam pubblica un libro chiamato “La tradizione civica delle regioni italiane” → la visione culturalista viene utilizzata per spiegare le disuguaglianze territoriali in Italia -Putnam utilizza 4 indicatori, misurati a livello delle regioni amministrative: • Voto di preferenza→ ora è stato abolito per evitare l’acquisto di voti→ Putnam lo considera un fattore negativo • Partecipazione ai referendum→ è considerato un fattore positivo • Numero di lettori di quotidiani • Numero di associazioni sportive e culturali -Cartocci propone di misurare il capitale sociale con 4 indicatori, misurati a livello delle province: • Diffusione della stampa quotidiana • Livello di partecipazione elettorale • Diffusione di attività e associazioni culturali • Diffusione delle donazioni di sangue→ per misurare la solidarietà La figura di sinistra mostra come nel 1300 ci sia una compresenza di tradizioni repubblicane e tradizioni autocratiche. Nell’Italia settentrionale si individuano organizzazioni di tipo post-comunale (signorie, repubbliche oligarchiche che si formano dopo la fase democratica del comune medievale), caratterizzati da un’organizzazione oligarchica. I comuni sono diffusi principalmente in Emilia e Toscana. La fascia centrale, che copre le Marche, la Romagna e il Lazio rappresenta gli Stati pontifici. Il Sud Italia è costituito dal regno di Sicilia. La carta a destra mostra come il capitale sociale si distribuisce territorialmente lungo la penisola. Nei territori comunali o post-comunali è presente maggiore capitale sociale, grazie alla maggiore capacità organizzativa di tali territori. Al contrario, laddove sono presenti regimi autocratici, il capitale sociale si riduce. Per questo studio Putnam utilizza come unità la regione amministrativa, anche se Putnam si riferisce alla dimensione storica. Sarebbe stato meglio utilizzare le province. La maggiore quantità di capitale sociale (rosso più intenso) si trova nell’area del Centro-Nord Italia come per Putnman. Nel Piemonte occidentale il capitale sociale è ancora alto, ma leggermente meno rispetto al centro. Ci sono molti valori medi (color ocra) in Lombardia e Veneto. Ci sono dei valori sotto la media in Marche, Abruzzo, Sardegna. La provincia di Torino ha un elevato livello di capitale sociale. I casi più problematici sono nel Mezzogiorno. Il Centro-Nord Italia è molto diversificato, mentre il Centro- Sud è più omogeno. Antropocene -l’Antropocene segna un’era in cui l’uomo ha un ruolo fondamentale con le sue attività -l’urbanizzazione estesa non fa riferimento all’emergere della città come elemento unico, ma riguarda un processo planetario→ questo concetto è introdotto da Lefevre L’altopiano di Atacama -l’altopiano di Atacama è uno spazio urbano che non prevede insediamenti particolarmente densi, ma ha una densità abitativa bassa→ ha un ambiente ostile all’attività antropica -l’altopiano di Atacama è stato definito come “triangolo del litio” da parte delle compagnie estrattive→ vi è una particolare concentrazione di riserve di litio, sia per volume che per purezza, condivise tra tre sovranità statuali: Bolivia, Argentina e Cile -il litio ed i suoi derivati sono fondamentali per la transizione energetica ed in particolare per la produzione di batterie→ è necessario per accumulare energia per i sistemi che prevedono una distinzione tra la fase di accumulo e la fase di consumo dell’energia→ le fonti di energia intermittente, ovvero le rinnovabili, richiedono un immagazzinamento, che avviene tramite l’uso del litio -il processo di inserimento delle risorse di litio dell’altopiano nelle reti globali manifesta alcune forme di trasformazioni territoriale→ vi sono concessioni che permettono l’esplorazione delle miniere→ c’è un’espansione radicale delle concessioni -per studiare le città i metodi sono consolidati, mentre per studiare le forme estese di urbanizzazione è necessaria una sperimentazione di nuovi metodi -in questo caso l’urbanizzazione è stata studiata con un’etnografia mobile che segue le estrazioni di litio, lungo tutte le fasi -l’Altopiano di Atacama è caratterizzato da un clima desertico→ scarseggiano le precipitazioni, ma per produrre il litio è necessaria moltissima acqua -queste forme di urbanizzazione estesa non hanno a che fare con la costruzione di aree urbane e la concentrazione di capacità economica, ma riguardano la proliferazione di infrastrutture che hanno degli effetti su questi spazi • Materializza e trasforma in qualcosa di fisico il capitalismo globale→ i processi di economia globalizzata e capitalismo sono costituiti dal movimento di merci attraverso strutture fisiche • Dà forma al capitalismo globale→ la logistica è la base materiale che permette al circuito di capitale di diffondersi→ l’economia globale dipende da una catena di produzione che lega tutto il pianeta e quindi necessita la logistica→ si può produrre solo dove è presente la logistica La finanziarizzazione del real estate -la finanziarizzazione investe tutti i settori economici e soprattutto il real estate→ deriva dalla deregolamentazione finanziaria a partire dagli anni ’70-‘80→ si assiste al progressivo assorbimento di tutti i settori economici all’interno della finanza→ esempio: le materie prime diventano un asset che si contratta sui mercati internazionali, l’immobiliare diventa un asset di investimento in mano a investitori internazionali slegati dal contesto locale -c’è tanta domanda di logistica per trasformare l’economia in un sistema globalizzato→ vi è una crescita della domanda di spazi→ la finanza investe anche la logistica -siccome la logistica è un settore in grande crescita, i capitali investiti nella logistica sono molto lontani spazialmente→ i capitali degli investitori italiani non sono sufficienti per sviluppare la logistica necessaria nel Nord Italia, ma il capitale spesso proviene dagli USA, dagli Emirati e della Norvegia→ vi è una disaggregazione dell’economia globalizzata anche dal punto di vista degli investimenti -i capitali investiti nella logistica alimentano la crescita degli operational landscapes e degli hinterland -vi è un fenomeno di sprawl→ l’urbanizzazione non si diffonde in luoghi compatti, ma in luoghi distanti e non collegati→ ciò accade perché il capitale segue le opportunità di profitto e si concentra dove vi è più occasione per costruire La logistica nella political economy -la logistica ha un ruolo fondamentale nella political economy→ le forme della politica influenzano lo sviluppo economico e allo stesso tempo l’economia influenza le decisioni politiche -la logistica si sviluppa soprattutto in territori suburbani lontani dai centri urbani caratterizzati da grande sviluppo→ diventa una strategia di sviluppo territoriale che si basa sullo sfruttamento del terreno→ è una strategia fondiaria -questo fenomeno è spiegato da alcune teorie all’interno della political economy: • Teoria dei regimi urbani di Stone→ sviluppata nel contesto statunitense degli anni ‘80→ la produzione sociale, ovvero l’insieme di attori che interagiscono e producono il potere, proviene da attori del governo e attori del settore privato tramite risorse pubbliche e private→ il potere pubblico da solo non è in grado di ottenere soddisfazione e influenza e non possiede un budget sufficiente, dall’altro lato il settore privato possiede il budget necessario, ma non ha il potere di decidere→ si creano delle partnership tra queste due tipologie di attori→ questi sistemi di potere influenzano stabilmente la politica urbana per anni • Teoria della growth machine→ è una macchina basata sull’accordo tra attori pubblici formalizzati e attori non governativi per una crescita dell’espansione urbana→ si tratta di una costruzione fisica, in cui la dimensione immobiliare è fondamentale→ si passa da una forza autoritaria di imposizione (power over) alla mediazione degli interessi di diversi stakeholders (power to) e alla cooperazione (power with) -la crescita fondiaria ha necessità della politica per convincere il territorio che questa crescita sia benefica, dall’altro lato la politica è interessata a tale crescita per questioni di budget→ gli enti locali si trovano sempre più privati di trasferimenti dai governi centrali Gli hinterland della logistica nel Nord Italia -gli attori che costituiscono la growth machine del settore della logistica del Nord Italia possono essere individuati attraverso lo studio delle geografie relazionali, che mostrano le dipendenze tra i diversi attori, che riescono ad avere un’influenza soltanto congiuntamente e non da soli -esistono alcuni spazi core (esempio: Milano) e spazi marginali rappresentati dagli hinterland -gli attori fondamentali sono: • Gli investitori • Grandi agenzie immobiliari • Intermediari finanziari • Operatori logistici • Settore pubblico -la densità degli spazi logistici è molto elevata ad Alessandria e a Piacenza→ si tratta di un’area metropolitana regionale estesa→ anche la campagna contribuisce all’agricoltura intensiva -l’economia dipende dai servizi avanzati di Milano che prova ad affermarsi come alpha city→ città al vertice delle classifiche del mondo che possiedono molti servizi→ i territori attorno si trasformano -Alessandria è un’area post-industriale perché si trova in mezzo alle città dell’ex triangolo industriale (Milano, Torino e Genova) → ha una storia nell’industria dei trasporti e si trova all’interno del corridoio Genova-Rotterdam, che è importante per la logistica→ il territorio aspetta una rinascita attraverso le infrastrutture logistiche -Piacenza non ha una storia importante di trasporti e logistica negli anni della grande industria, ma è diventata il centro dell’economia italiana negli anni ’90 con l’arrivo di Ikea→ questa crescita è stata molto tumultuosa→ il territorio non aveva una particolare vocazione industriale; quindi, vi era molta disponibilità per costruire→ ad oggi si è in una condizione di saturazione a causa del logistic sprawl→ si cercano di espandere le industrie nei comuni vicini, perché lo spazio è stato esaurito -questi investimenti nella logistica passano attraverso l’alpha city, che permette di far arrivare soldi per costruire -alcune agenzie immobiliari molto grandi costituiscono un modo pratico per gli investitori stranieri o per gli operatori logistici globali per espandersi globalmente -anche i grandi gestori di fondi controllano gran parte del capitale→ circa il 90% del capitale proviene dall’estero La struttura del potere -vi è una struttura di potere che va dal capitalismo globale ai governi locali, saltando le scale di governo intermedie→ questo genera dei problemi nel governo del territorio→ il comune può avere interesse a promuovere posti di lavoro e la crescita -nella sua opera Economia e Società, Weber sostiene che la società possa essere definita in diversi modi, ma che ci sia un aspetto comune a tutte le definizioni, ovvero si tratta di un insediamento circoscritto costituito da un’area costruita compatta e distinta→ si può parlare di una città in senso economico solo nei casi in cui una popolazione permanente copre una parte essenziale dei propri bisogni quotidiani sul mercato locale con prodotti che la popolazione e quella dei dintorni ha fabbricato o comprato sul mercato→ vi è una forte concentrazione di domanda e di offerta→ è una visione socioeconomica -si susseguono poi studi di carattere socioeconomico descrittivo non critico con un’epistemologia liberale -solo negli anni ’70 si sviluppa un approccio critico→ Castells scrive un libro chiamato “La questione urbana, un approccio marxista” in cui sovverte l’approccio della scuola di Chicago, sostenendo che essa sia incapace di riconoscere che il suo sguardo è tutto interno alla visione capitalistica della città, che tende ad assolutizzare una forma della città che è storicizzata come forma del capitalismo→ Castells sostiene che viviamo in città la cui struttura è determinata dal capitalismo e dominata dalla società di consumi, a sua volta regolata dallo Stato e dagli attori privati→ secondo Castells lo Stato è tra i protagonisti della strutturazione della città così come appare nel mondo capitalistico, in quanto lo Stato produce le infrastrutture necessarie per il suo funzionamento→ in questo periodo, inoltre, lo Stato interveniva anche come imprenditore -Lefebvre, negli anni ’70, introduce per la prima volta il concetto di urbanizzazione del mondo→ la società è stata completamente urbanizzata→ una società urbana è una società che risulta da un processo di completa urbanizzazione, non inteso come un processo di mera costruzione di manufatti, ma come un sistema di valori culturali che informa i modi di vita e che si estende oltre i confini della città→ la città politica si evolve a città mercantile e poi a industriale, fino a quando si passa da una configurazione agraria ad una urbana→ l’urbanizzazione del mondo comincia con l’industrializzazione→ vi è un’implosione dovuta alla concentrazione urbana crescente alimentata da un esodo delle campagne con un’estensione delle fabbriche e un completo soggiogamento dell’agricolo nell’urbano ed un’esplosione→ è una visione evoluzionistica Oltre la concezione quantitativa della città -è difficile misurare la città, perché non è un concetto che può essere definito univocamente -lo statuto di città è qualcosa di qualitativo -le città oggi vengono viste come degli assemblaggi di fenomeni diversi fra loro, come il pendolarismo, le connessioni relazionali, problemi politici→ la città è anche attraversata da conflitti sociali, di relazioni, di flussi, di interconnessioni -la regione urbana è un assemblaggio di attori centrali, regionali e locali impegnati in un insieme di mobilitazioni politiche La post-metropoli di Soja -il termine metropoli in greco significa “madre di città” → nella civiltà greca, quando era necessario affrontare problemi di sovrappopolazione o si presentava uno squilibrio, la civiltà greca colonizzava territori al di fuori della giurisdizione, fondando colonie→ le colonie erano collegate alla città madre da vincoli commerciali, politico-istituzionali e culturali -la metropoli, quindi, non è una città grande -Soja scrive un libro intitolato post-metropoli→ la metropoli produce a propria immagine e somiglianza, anche in contesti lontani, degli insediamenti ispirati alla propria struttura→ il termine post indica un cambiamento rispetto alla città madre, mettendo in evidenza come il fenomeno dell’urbano debba essere osservato da diverse angolazioni complementari -osservando la città di Los Angeles, Soja osserva sei morfologie post metropolitane→ Chicago è una città concentrata, gerarchica caratterizzata dall’urbanizzazione industriale; mentre Los Angeles è l’opposto in quanto è più grande e diffusa: • Metropoli industriale post-fordista→ caratterizzata da un’organizzazione flessibile e la presenza di piccole e medie imprese interdipendenti→ Los Angeles è caratterizzata da una disaggregazione dell’assetto industriale fordista→ vi è una distribuzione pulviscolare dei centri urbani • Cosmopolis→ città regione globalizzata→ grandi regioni urbane globalizzate che ospitano funzioni centrali dell’economia mondiale→ esempio: multinazionali, aeroporti • Exopolis→ le città gigantesche (mega-cities), per ragioni di costi, diseconomie e esternalità negative prodotte dalla densità, tendono a espellere parti delle popolazioni e delle funzioni→ i soggetti espulsi colonizzeranno gli spazi attorno alla mega-city che sono ancora liberi→ questo produce dei processi di suburbanizzazione e di continua addizione→ esempio: nelle aree tra Novara e Verona prima proliferavano attività industriali espulse dalla cerchia urbana per mancanza di spazio e per ragioni di costi, successivamente le popolazioni si sono spostate e sub-urbanizzate per evitare l’inquinamento della città→ negli anni ’90 questo processo si intensifica dando vita alla città diffusa→ proliferazione di edilizia residenziale a bassa densità, spesso monofamiliare→ per un lungo periodo la città diffusa non è stata considerata come città, perché non ci sono centri culturali, piazze, che generano l’identità urbana→ tuttavia, questi fenomeni hanno degli effetti sull’urbanizzazione contemporanea→ esempio: l’aeroporto Orio al Serio era stato considerato come un’area suburbana per molto tempo, ma successivamente ha prodotto un’iper-urbanizzazione e generato una serie di funzioni terziarie • Città frattale→ città attraversata da disuguaglianze, segregazione sociale e fratture socio-spaziali→ esistono forti legami interni tra gruppi sociali, ma vi è poca capacità di scambio tra un quartiere e l’altro→ esempio: gated communities, ovvero modelli residenziali auto-segregativi • Arcipelago carcerario di fortezze→ la tecnologia e il digitale sono usate come forme di controllo sociale, oltre che per rendere più efficiente la macchina urbana • Una costellazione di Simcities iperreali→ la città contemporanea, nella sua vita quotidiana, vede crescere in modo esponenziale un uso dello spazio dominato dalle tecniche del digitale→ si creano degli spazi digitali che si aggiungono e amplificano gli spazi reali→ la vita reale si mescola con quella digitale→ si tratta di cyberspace Le tendenze dell ‘urbanizzazione planetaria di Brenner -Brenner scrive il libro “Implosion/explosion” → rappresenta le grandi aree di estrazione di valore, sia in senso fisico che figurato→ economia estrattiva→ soggetti che estraggono valore attraverso la rendita, senza aggiungere altro valore o restituire parte del valore -Brenner è l’inventore del concetto di urbanizzazione planetaria -l’urbanizzazione è continua -il fenomeno urbano è qualcosa di artificiale -in alcuni casi il fenomeno urbano è molto gerarchico→ esempio: Francia -Brenner decostruisce il vecchio paradigma dell’urbano attraverso il concetto dell’urbanizzazione planetaria→ si possono osservare tre tendenze dell’urbanizzazione planetaria: • Manifestarsi di nuove geografie caratterizzate da uno sviluppo spaziale diseguale e dicotomico→ spesso si manifestano tendenze opposte all’interno dello stesso spazio urbano→ l’ urbanizzazione esplosiva che colonizza spazi oltre l’attività tradizionale si contrappone alla stagnazione e alla perdita di funzioni→ alcune aree attraggono risorse dall’esterno, mentre le aree adiacenti carico fiscale e la spesa pubblica, affidando a soggetti diversi dallo stato l’assistenzialismo→ lo Stato diventa una struttura minimalista e fornisce solo alcuni servizi pubblici come la difesa pubblica che sono necessari al suo funzionamento -le città sono il deposito di elementi culturali tangibili che costituiscono un catalogo di idee e modelli che nutrono la cultura, ma la città è anche sede di attività economiche impregnate di aspetti culturali (le industrie culturali e creative) -il contesto in cui si sviluppa questo fenomeno è quello della crisi del fordismo, dell’indebolimento dello stato nazione welfaristico keynesiano e il resclaling della competizione dal livello nazionale a quello urbano Throsby e il capitale culturale -Throsby afferma che l’economia culturale può essere osservata in base a due aspetti: • Capitale culturale tangibile→ musei, monumenti • Capitale culturale intangibile→ idee, convenzioni, rituali, linguaggi -entrambi questi aspetti sono necessari per uno sviluppo urbano basato sulla cultura→ la cultura è usata sia come stock (beni statici), sia come flussi di servizi generati dai beni culturali→ il capitale culturale produce un flusso di servizi che possono essere consumati o usati per produrre altri beni -nel corso degli anni successivi alla guerra, l’interesse degli studiosi che si occupano degli studi urbani si è concentrato sulla cultura→ il concetto di cultura è molto ampio e non fa riferimento solo al capitale fisso urbano, ma è sempre più rilevante il tema della cultura come flusso circolante di informazioni che permeano le attività economiche urbane→ questi elementi sono la chiave di volta di processi innovativi→ la cultura è l’hummus dell’urbano come milieux innovateur→ il cuore innovativo dell’urbano è l’agglomerazione della metropoli Le intuizioni di Jacobs, Gleaser e Florida -Jacobs, Gleaser e Florida coltivano il concetto della cultura come fattore trainante dell’imprenditoria→ dà vita a industrie culturali e creative -secondo le teorie urbane convenzionali i luoghi si sviluppano grazie all’economia materiale, mentre Jane Jacobs aveva intuito come le città fossero in grado di attrarre persone creative, in grado di dare impulso al processo di crescita -Gleaser formulò la teoria del capitale umano→ le regioni e le città non crescono grazie alla riduzione dei costi, ma grazie alla presenza di una popolazione produttiva qualificata→ i clusters di imprese consistono in clusters di capitale umano -Florida scrive un libro intitolato “L’ascesa della classe creativa” → i creativi sono quella fetta della popolazione urbana dotata di particolari risorse cognitive misurabili attraverso il titolo di studio e il tipo di attività economica svolta, che contribuiscono allo sviluppo dell’assetto innovativo delle grandi città globali -secondo Florida, nelle città il mercato del lavoro è di maggiore spessore in quanto sono presenti più opportunità per carriere diversificate -secondo Florida la creatività può essere misurata attraverso il creativity index, che è composto dalle seguenti componenti: • Tasso di classe creativa sulla forza lavoro • Tasso di innovazione→ misurato attraverso il numero di brevetti pro-capite • Industrie high-tech • Diversità -Florida individua tre dimensioni urbane della creatività urbana: • Talento→ si misura attraverso il titolo di studio • Tecnologia→ si misura attraverso la presenza di imprese che innovano e di brevetti • Tolleranza→ misurata attraverso il numero di immigrati legali presenti nel mercato del lavoro urbano, il tasso di inclusività della comunità gay -tuttavia, è inverosimile che queste dimensioni siano realmente misurabili -esistono dei limiti metodologici all’approccio delle tre dimensioni urbane: • Non è detto che la struttura urbana sia sempre adatta al ruolo di contenitore della creatività • I fattori che portano allo sviluppo sono individuati in modo vago e non è chiaro il legame di causalità • Le infrastrutture culturali sono la ricetta per lo sviluppo -l’enfasi sulla cultura e la creatività porta alla strumentalizzazione della cultura e dell’arte -nasce una concezione dello sviluppo urbano basata sugli investimenti nella cultura→ questo si traduce in due tipi di azioni: • Azioni materiali→ riqualificazione di centri storici, nuove infrastrutture culturali, rigenerazione urbana, abbellimento della città, interventi sull’arte pubblica→ guggenheimificazione della società urbana • Azioni immateriali→ centri creativi, esibizioni e altri eventi, partnership tra pubblico e privato -secondo alcuni autori, se gli investimenti sono utilizzati per migliorare l’accesso all’arte e alla cultura, allora ci saranno dei benefici sulla città→ ci sarà un rafforzamento dell’immagine della città, la creazione di nuove attività economiche e il rafforzamento della coesione sociale→ esempio: Bilbao
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