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Talcott parsons e la teoria funzionalista, Sintesi del corso di Storia Del Pensiero Sociologico

sintesi del capitolo rivolto a parsons del libro: "il pensiero sociologico"di f.crespi

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 10/06/2016

pinza94
pinza94 🇮🇹

4.5

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Scarica Talcott parsons e la teoria funzionalista e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Pensiero Sociologico solo su Docsity! TALCOTT PARSONS E LA TEORIA FUNZIONALISTA Talcott Parsons (1902-1979) è il padre della teoria struttural-funzionalista. Il sociologo americano ha dedicato l’intera sua vita di studioso all’ambizioso disegno di sviluppare una teoria generale dell’azione sociale che potesse comprendere nel suo ambito tutti gli elementi essenziali presenti nella dinamica sociale, orientando la ricerca sui principali problemi che incontrano i diversi sistemi sociali. Nella copiosa produzione di Parsons vengono generalmente distinti tre periodi: 1. Primo periodo. Egli si ricollega alla grande tradizione teorica della sociologia europea; 2. Secondo periodo. Egli formula la sua teoria generale dell’azione e del sistema sociale; 3. Terzo periodo. Egli applica il suo schema teorico, apportandovi continue precisazioni, ai vari settori concreti della realtà sociale. LA TEORIA GENERALE DELL’AZIONE SOCIALE Parsons ha percepito sin dall’inizio la necessità di ricondurre l’analisi dei fenomeni sociali particolari a un paradigma concettuale generale di riferimento che permettesse di stabilire una linea di continuità tra i risultati del gran numero di ricerche empiriche che fin dagli anni Venti avevano visto la luce negli Stati Uniti. Secondo Parsons, l’osservazione della realtà sociale può progredire soltanto se è orientata da uno schema teorico sufficientemente ampio da consentire l’interpretazione di fatti sociali, che rischiano altrimenti di rimanere opache e spogli di significato. Nella sua relativa autonomia, la teoria svolge pertanto un ruolo attivo di promozione e chiarimento della ricerca empirica . Il sociologo americano infatti considera che non esiste alcuna conoscenza empirica «che non sia, in qualche modo e in una certa misura, formata attraverso concetti». In quest’ottica tende a considerare le categorie concettuali, che egli stesso viene formulando, come universali e immutabili, anziché come punti di vista parziali costantemente rivedibili. Nel suo intento di sviluppare una teoria generale dell’azione sociale, Parsons assume una posizione critica sia nei confronti della tradizione utilitaristica, che considerava l’individuo come mosso soltanto dal calcolo razionale dei suoi interessi, sia nei confronti del determinismo proprio delle teoria marxiste, che tendevano a considerare l’agire individuale il semplice riflesso dei condizionamenti economici. Nell’opera La struttura dell’azione sociale (1937), il sociologo trae inizialmente dalla teoria di Max Weber il concetto di azione sociale, in quanto agire dotato di senso che tiene conto dell’agire altrui. Come in Weber, l’agire appare condizionato dai valori e dai modelli sociali proprio del contesti in cui esse emerge. In sintesi, Parsons definisce l’azione sociale distinguendo i seguenti elementi: • Soggetto. Può essere rappresentato da un individuo, ma anche da un gruppo o da una collettività; • Finalità. Il risultato futuro verso cui l’azione si orienta; • Situazione. Le condizione oggettive (senza possibilità di controllo da parte dell’attore) e i mezzi (con possibilità di controllo da parte dell’attore)entro i quali si sviluppa l’azione; 1 • Ordine simbolico. L’insieme delle rappresentazioni, dei modelli e delle regole culturali che orientano l’agire; Il sistema dell’azione, considerato nella sua forma più semplice, appare costituito, in Parsons, dai rapporti tra l’attore, la situazione materiale, le forme simboliche, e gli altri attori. D’altra parte, la stabilità dei rapporti di interazione tra attore e ambiente e tra i diversi attori sociali è assicurata dall’insieme dei modelli di comportamento (regole, norme) che, una volta istituzionalizzate a livello sociale, vengono interiorizzati dagli attori tramite il processo di socializzazione (apprendimento-educazione). Tali processi di istituzionalizzazione e interiorizzazione sono alla base dell’integrazione degli individui nel sistema sociale e fondano la possibilità di regolare le aspettative reciproche degli attori sociali in una condizione di doppia contingenza, ovvero in una situazione in cui ciascun attore, mentre si aspetta che l’altro si comporti in un certo modo, deve tener conto anche delle aspettative che l’altro nutre nei suoi confronti. SISTEMI D’AZIONE: SISTEMA DELLA PERSONALITÀ, SISTEMA DELLA CULTURA, SISTEMA SOCIALE Per analizzare la dinamica dell’agire sociale, Parsons ricorre al concetto di sistema, che egli ricalca sul modello del sistema in equilibrio di Pareto. Un sistema si costituisce quando vengono a stabilirsi relazioni privilegiate di interdipendenza tra più elementi, in modo tale che l’insieme di questi elementi può essere distinto da un altro insieme di elementi o da un altro sistema. Secondo il presupposto paretiano, ogni sistema è orientato alla propria conservazione e al mantenimento della propria coesione e del proprio equilibrio nel rapporto con l’ambiente esterno rappresentato sia dall’ambiente naturale sia dagli altri sistemi con cui entra in contatto. Un determinato sistema di azione può essere analizzato, secondo Parsons, come una unità sia dal punto di vista del suo rapporto con l’esterno, sia da quello dei problemi che nascono dall’esigenza della sua organizzazione interna. Inoltre, il sistema d’azione può essere considerato nei termini degli scopi che esso persegue, e dei mezzi di cui dispone: a partire dalle quattro categorie esterno/interno, scopi/mezzi, Parsons perviene alla definizione dei quattro imperativi o prerequisiti funzionali che ogni sistema d’azione deve risolvere per potersi mantenere in vita. Essendo imprescindibili per la sussistenza del sistema, tali imperativi rappresentano appunto la dimensione strutturale di base del sistema. I quattro imperativi funzionali vengono cosi individuati, secondo il modello che viene chiamato AGIL: • Adattamento – Adaptation. Tale funzione riguarda l’insieme dei rapporti tra il sistema e l’ambiente esterno; • Conseguimento degli scopi – Goal attainment. Tale funzione ha il compito di indirizzare il sistema verso i suoi scopi, selezionandoli tra i molti possibili e ordinandoli tra loro in modo che essi non turbino l’integrazione del sistema stesso; • Integrazione – Integration. Tale funzione permette di equilibrare reciprocamente i diversi elementi del sistema e i sottosistemi presenti in esso, armonizzandoli in maniera coerente tra di loro e controllando, anche attraverso sanzioni, le spinte che possono turbare l’unità del sistema stesso; • Mantenimento delle strutture latenti – Latency. Tale funzione assicura i valori, significati e le motivazioni necessari per orientare l’azione in modo adeguato alle 2
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