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Vita e Opere di Dante Alighieri: Biografia e Poesie, Appunti di Letteratura Italiana

La vita di dante alighieri, dalla sua nascita intorno al 1265 fino alla scrittura di opere come 'la vita nuova' e 'la divina commedia'. Viene trattato il suo matrimonio infelice, la sua esclusione dalla vita politica, la sua scelta tra guelfi neri e bianchi, e la sua tenzone con foreste donati. Inoltre, vengono descritte le opere 'la vita nuova' e 'la divina commedia', inclusi i loro significati simbolici e letterari.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 15/01/2024

chiara-pitrelli
chiara-pitrelli 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vita e Opere di Dante Alighieri: Biografia e Poesie e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! DANTE ALIGHIERI LA VITA Dante Alighieri è stato un poeta, uno scrittore ma anche un politico italiano famoso in tutto il mondo, soprattutto per la Divina Commedia che rappresenta un vanto per la cultura italiana. Per convenzione, si ritiene che Dante sia nato intorno al 1265, anche se non si sa una datazione precisa. La nascita viene collocata tra il 21 maggio e il 21 giugno, sotto il segno dei gemelli. All'età di 12 anni Dante è promesso sposo di Gemma Donati, che sposa a vent'anni. Per i poeti del tempo è indicativo il fatto che Dante non abbia mai dedicato neanche una poesia a sua moglie; ciò sta a significare che egli non dovesse vivere un matrimonio propriamente felice. Dal loro matrimonio vengono alla luce tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia. Dante combatte come cavaliere, prendendo parte alle campagne militari dell'attivissima Firenze, al tempo in guerra con Arezzo e Pisa. Nel 1293 Dante fu escluso dalla vita politica. A tal fine seguendo le norme, si iscrisse a un'accademia delle arti. Dante scelse quella dei Medici e Speziali. Di cruciale importanza per la sua vita sarebbe stata la frattura all'interno del partito guelfo, che si sarebbe diviso tra guelfi neri, che sostenevano una politica conservatrice, quindi in mano agli aristocratici, e i guelfi bianchi, che invece proponevano una politica più moderna e popolare, infatti Dante si schierò con loro. Fu eletto priore nel 1300, ed egli ostacolò apertamente il Papa Bonifacio VIII, visto e trattato con un nemico. Insieme con agli altri pretori della città, l’ordine di esilio per otto guelfi neri e sette bianchi. Ne sarebbe conseguito un vero e proprio terremoto politico che avrebbe travolto anche lo stesso Dante. Il poeta provò sulla sua pelle anche un periodo di esilio e dopo diversi tentativi anche militare di tornare a Firenze, il poeta si trasferì alla corte di diverse famiglie della Romagna e poi in Lunigiana. Negli ultimi anni della sua vita si recò a Verona sotto l’invito di Cangrande della Scala. L’ultimo trasferimento dell’esule lo avrebbe poi portato a Ravenna, dove morirà tra la notte del 13 e 14 settembre 1321 a causa della malaria. La sua produzione di opere è vasta e fatta di opere celebri in tutto il mondo. LE RIME Le rime contengono poesie composte tra il 1283 e il 1307. Le rime racchiudono alcuni componimenti riconducibili a diverse fasi della vita dell’autore; perciò, hanno stili ed argomenti nettamente diversi. Questi componimenti sono raggruppati in 5 categorie:  Rime stilnovistiche, che risalgono al periodo della vita nuova, in cui il tema centrale è l’amore per la donna amata. Lo stile è elevato.  Tenzone con Foreste Donati, che comprende in totale sei sonetti (3 scritti da Dante e 3 da Donati). La tenzone è quella disputa poetica che si articola in linguaggi comici, insulti e volgarità.  Rime allegoriche e dottrinali, il cui tema dominante è l’impegno morale. La scelta di un tema impegnativo richiede uno stile ed un linguaggio elevato e ricercato.  Rime petrose, in cui il tema centrale è l’amore per una donna indifferente. La parola chiave è petra-pietra, che allude alla crudeltà dell’amata, ma anche al suo nome Petra. All’atteggiamento aspro della donna, corrisponde uno stile di scrittura realistico e brutale.  Rime dell’esilio, in cui i temi dominanti sono il carattere civile ed etico, nonché una critica alla civiltà comunale. Mentre rispetto alla propria condizione Dante si pone a volte con atteggiamento malinconico, fitto e risentito. LA VITA NOVA (1295) È un prosimetro (componimento misto di prosa e versi) scritto da Dante (47 capitoli) negli anni giovanili, probabilmente scritto subito dopo la morte di Beatrice. Si tratta di 31 liriche (tra quelle quelle scritte nel periodo stilnovista, 25 sonetti e 5 canzoni, due sono incomplete), scritte tra il 1283 e il 1291, in cui vien raccontata la vicenda amorosa tra lui e Beatrice fino alla sua morte e anche successivamente. L’opera viene anche definita (dallo stesso Dante) libello giovanile. Il titolo allude alla gioventù, periodo in cui l’opera fu scritta. Potrebbe anche significare ‘rinnovata dall’amore’. La vita nova è una rivisitazione in chiave allegorica della vicenda di Beatrice e al loro amore spirituale. L’opera contiene dei riferimenti che sembrano preannunciare la divina commedia. L’espressione ’vita nuova’ indica il periodo giovanile. Le prose che precedono e seguono le liriche hanno funzione narrativa, e raccontano la vicenda amorosa di Dante e Beatrice, sino alla sua morte. Molti passi in prosa costituiscono un commento al significato delle liriche. La trasfigurazione di Beatrice è in realtà la vicenda al centro di queste liriche; infatti, è vista come ‘’figura’’ di Cristo. LA VICENDA Dopo il proemio, Dante racconta il suo primo incontro con Beatrice, quando i due avevano entrambi 9 anni. La reincontrerà esattamente dopo 9 anni, iniziando poi a dedicarle una serie di poesie d’amore secondo il modello stilnovista della loda. In quel momento Beatrice gli dedica il suo saluto: cosa per cui Dante ha in sogno una visione di Amore. Per difendere però la segretezza del sentimento, il poeta inizia a scrivere sonetti che dedica però ad altre donne, cosa che gli fa perdere il saluto dall’amata; una nuova visione di Amore gli spiega che i suoi sentimenti sono troppo rozzi per quel sentimento così perfetto. Dante chiusosi in una dolorosa solitudine, arriva a capire che il raggiungimento della felicità consiste non nel ricevere qualcosa dalla donna amata, quanto nel donarle il proprio amore cantandone le lodi. Dante racconta poi della morte del padre di Beatrice, cui fa di seguito un’allucinazione in cui presagisce la futura morte dell’amata. La preannunciata morte di Beatrice apre alla parte conclusiva dell’opera: il dolore causato dalla perdita della donna amata è insuperabile, e nemmeno il dolore mostratogli da un’altra donna, riescono a distogliere la mente del poeta dal ricordo di lei, ormai descritta come ‘beata’. I capitoli finali dell’opera, descrivono Beatrice come ormai accolta nella Gloria eterna. fiume Acheronte, sulle rive del quale si trovano le anime di coloro che sono morti nel peccato e qui, in base alla gravità del peccato commesso, si decide la pena che dovrà subire l'anima per l'eternità. Lungo le pareti del cono, ci sono dei vasti cerchi sui quali trovano posto le anime dei dannati. Il male, cioè il peccato, secondo la fede cristiana nasce da tre atteggiamenti:  l'incontinenza (l'abbandono degli istinti naturali senza utilizzare la ragione);  la violenza (contro Dio, contro sé stesso e contro il prossimo);  la froda (compiere del male usando l'inganno). L’Inferno risulta diviso in tre grandi aree suddivise a loro volta da 9 cerchi. Lucifero è piantato nel fondo del baratro infernale e con le sue tre bocche tortura in eterno Giuda (traditore di Gesù e della Chiesa), Bruto e Cassio (traditori di Cesare e quindi dell'impero). Le pene inventate da Dante sono regolate dalla legge del contrappasso. Dal centro della terra Dante e Virgilio si arrampicano per uno stretto passaggio, fino ad arrivare alla superficie di Gerusalemme, dove si trova la montagna del Purgatorio, in cui vengono purificate le anime che hanno commesso peccati di poca importanza, prima di raggiungere la perfezione necessaria per accedere al paradiso. Per l'ordinamento morale, Dante si immagina 7 gironi, in ciascun dei quali si purifica uno dei 7 vizi capitali, e dove l'anima deve soggiornare per un tempo proporzionale alla gravità del vizio. Anche il Purgatorio ha un ordinamento tripartito: infatti fissata a un'ampia zona al di fuori del Purgatorio vero e proprio, l’Antipurgatorio, nella quale sono costretti a soggiornare coloro che si sono pentiti in ritardo, dunque chiamati negligenti, i 7 gironi sono divisi in tre zone. Il parametro fondamentale che viene assunto è quello dell'amore verso Dio, e gli spiriti penitenti sono collocati a seconda del vizio che ha reso imperfetto il loro amore. In cima al Monte del Purgatorio è collocato il Paradiso: lì Dante viene lasciato da Virgilio e incontra Beatrice. Beatrice condurrà Dante attraverso i 9 cieli che circondano la Terra. Alla base del Paradiso c'è una grande invenzione di Dante: le anime dei beati si trovavano nello stesso posto (nell'Empireo) e non sono divisi come nell'Inferno e nel Purgatorio. Infatti, Dante immagina che le anime scendano a incontrare il poeta nel cielo, che per sua virtù meglio rappresenta il carattere della loro vita terrena. Così, Dante riesce a stabilire ancora una volta una tripartizione dei cieli e delle anime, in base alla distribuzione tra coloro che si sono guadagnati il Paradiso grazie alle virtù proprie della vita mondana. Questa struttura ricalca la concezione astronomica dei tempi di Dante, secondo la quale la Terra si trova immobile al centro dell'universo. Attorno a essa si estende l'atmosfera terrestre limitata dalla sfera di fuoco, che segna il confine tra la parte corruttibile dell'universo, nella quale esiste la morte, le perturbazioni atmosferiche, ecc. Al di sopra della sfera del fuoco tutto è eterno, immutabile; si tratta delle nuove sfere celesti che ruotano e producono un suono armonioso. Al di sopra delle sfere celesti si trova l’Empireo, il cielo in cui si presentano i beati in forma di un vastissimo fiore con al centro le tre persone divine, Padre, Figlio e Spirito Santo, circondate da cori angelici. POESIA DI DANTE: Vita Nova, (Tanto gentile e tanto onesta pare) È uno dei più chiari esempi dello stile della ‘loda’ e della scuola stilnovista. L’intero componimento consiste di fatto in un elogio a Beatrice. Beatrice, grazie al saluto, dispensa la Grazia Divina, donando Beatitudine agli uomini. Dunque, la donna rappresenta quasi un'emanazione di Dio. Il poeta sceglie di non fornire una descrizione fisica: il suo intento infatti è quello di sottolineare l’aspetto spirituale e il fascino soprannaturale della Donna, che suscita sentimenti puri, come solo gli esseri di natura angelica possono destare. Dante si rifà alla figura della donna-angelo, concetto fondamentale della poesia dello Stil novo, e tramite il suo amore, c’è una perfezione morale che eleva a Dio. PARAFRASI È talmente nobile d’animo e tanto piena di decoro la mia signora, quando rivolge ad altri il saluto, che tutti rimangono in silenzio, tremanti, e abbassano lo sguardo, perché non hanno il coraggio di guardarla. Lei procede, sentendosi lodare, e sembra quasi che sia una creatura discesa sulla Terra per compiere un miracolo. Si dimostra così affascinante a chi la guarda che trasmette, tramite gli occhi, una dolcezza al cuore, tale che non la può capire chi non l'ha provata. Sembra che dalla sua fisionomia esca uno spirito dolce colmo d'amore che sussurra all'anima: Sospira. ANALISI L’aggettivo ‘gentile’ fa capo alla tradizione provenzale, in cui la donna è caratterizzata per le sue virtù, capaci di elevare gli uomini. La gentilezza coincide con la nobiltà d’animo. L’aggettivo ‘onesta’ coincide con l’atteggiamento decoroso della donna. Lo stesso termine donna significa ‘colei che domina’ (padrona). La parola chiave è per l’intero sonetto è la parola ‘pare’. Allo stesso anche il verbo ‘saluta’ è di fondamentale importanza per il componimento. Anche lo spirito che muove dalle labbra di Beatrice richiama la poetica degli spiriti vitali di Cavalcanti. Nel testo si trovano delle allitterazioni; a contribuire alla continuità fra i versi concorrono degli enjambements ‘si move uno spirito’. Tra le altre figure retoriche ricordiamo:  Endiadi ‘tanto gentile e tanto onesta’;  Iperbole ‘li occhi no l’ardiscon di guardare’  Metafora ‘d’umiltà vestita’;  Similitudine ‘par che sia una cosa venuta dal cielo alla Terra’;  Ipallage ‘mostrare’;  Sineddoche ‘labbia’ (per intendere meglio la figura di Beatrice) DALLA COMMEDIA: Inferno (canto V) Dante e Virgilio arrivano nel secondo cerchio dell’Inferno, dove risiedono le anime dei lussuriosi, soffermandosi nello specifico sulla vicenda di Paolo e Francesca, due amanti (cognati) morti tragicamente. I lussuriosi sono coloro che in vita hanno fatto prevalere i loro impulsi sessuali sulla ragione. Sulla soglia incontrano Minosse, il giudice infernale che ascolta le confessioni delle anime dannate giudicandole. Dopo Minosse, si ritrovano in un luogo buio, dove c’è una terribile bufera di vento che trascina i dannati. Tra queste anime dannate, punite così proprio perché nella loro vita sono stati travolti dalla bufera della passione (legge del contrappasso), incontra Paolo e Francesca. Si tratta di Francesca, moglie di Gianciotto Malatesta, signore di Rimini, mentre l’uomo è Paolo suo amante e suo cognato, entrambi uccisi dallo stesso Gianciotto, che finisce nella Caina (9 cerchio). Parla la donna, l’uomo ascolta in silenzio. Di fronte alle sue parole, Dante rimane turbato e abbassa gli occhi, chiedendo ai due la dinamica. Un giorno lei e Paolo stavano leggendo per divertimento le gesta di Lancillotto e, quando lessero il passo in cui il cavaliere bacia Ginevra, Paolo baciò Francesca. Mentre Francesca parla, Paolo resta in silenzio e piange. Dante è così turbato che perde i sensi e sviene. Dante si sente coinvolto nel peccato di queste anime, perché è stato egli stesso un avido lettore e produttore di letteratura amorosa. Dante con questa vicenda non vuole né risarcire i due amanti della loro morte, né giustificare il loro peccato; vuole piuttosto mettere in guardia tutti i lettori dai rischi insiti nella letteratura amorosa. Inferno (canto X) Dante si rivolge a Virgilio per sapere se gli è concesso di intrattenersi con qualcuna di quelle anime punite (le anime degli epicurei, cioè gli eretici; essi parlavano dell’anima come se fosse un qualcosa di corporeo che sparisse assieme al corpo alla morte della persona) nelle tombe infuocate; una di queste, sentendo l’accento toscano, gli chiede di sostare un poco. È il ghibellino Farinata e inizia un colloquio con Dante, che si trasforma in una breve discussione sull’interpretazione delle lotte tra le due opposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini a Firenze. Il dialogo viene interrotto da Cavalcante de’ Cavalcanti che ha riconosciuto Dante. Ricercato inutilmente il figlio Guido, degno secondo il padre di compiere anche lui quel prodigioso viaggio, piangendo chiede il motivo di tale assenza. Dante spiega di non essere stato scelto per i meriti poetici, ma la Grazia divina che Guido ha sdegnato; viene però frainteso da Cavalcante che deduce dalle parole di Dante la morte del figlio e, senza attendere replica, cade supino nella tomba. Farinata ha ascoltato, il colloquio e riprende l’argomento politico, dolendosi che i suoi non siano stati in grado di tornare a Firenze. Questa è d’altronde la sorte che attende anche Dante: annuncia quindi al poeta l’imminente esilio, vittima di quello stesso odio che rende i Fiorentini così cattivi contro di lui e la sua famiglia. Tra il poeta e Farinata c’è un confronto sugli eventi che hanno coinvolto la patria. Dante vuol poi sapere quale si il modo di conoscenza che i dannati hanno perché sembra non possiedano nozione
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