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Tasso: riassunto e opere, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Tasso: vita, opere, La Gerusalemme Liberata

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 23/02/2023

evalunam_
evalunam_ 🇮🇹

4.7

(3)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Tasso: riassunto e opere e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity!   TORQUATO TASSO   Luoghi della sua formazione: Sorrento, Palermo, Padova, Bologna… Testimonianze epistolari: racconta nelle sue lettere quelle che sono le sue “visioni”, le espressioni delle sue patologie, che lo identificano come poeta melanconicus. Ciò è fondamentale per capire l’irrequietezza della trama della Liberata.   Differentemente dal Furioso, in cui Ariosto vuole convalidare il valore delle tre edizioni del suo poema, questo non accade per Tasso: è una delle vicende filologiche più tormentate della nostra storia letteraria. Il concetto di volontà dell’autore entra in crisi, rivede certi aspetti sensuali della sua opera.   Ci sono punti dell’opera in cui la sensualità carnale - basti pensare agli episodi della maga Armida - che erano quelli, per Tasso, più motivo di riflessione e autocoscienza. Comincia un percorso complicatissimo in cui censura se stesso, manda a suoi amici, tra cui Scipione Gonzaga, il progetto da rivedere. Si percepisce la paura dell’Inquisizione, la volontà cortigiana di vedere stabile la propria posizione, senza essere allontanato dalla corte: elementi che mettono in crisi la volontà dell’autore.   Due fonti importanti di Tasso: •     L’Epistolario di Tasso, che non è diplomatico, come le lettere di Ariosto, e non è neanche un epistolario di tipo artistico, come quello di Bembo, destinato alla pubblicazione e volto a dare un’idea personale di sè —> è un epistolario autobiografico, in cui l’autore racconta in modo genuino ciò che gli avviene e che lo tormenta: ricostruzione della biografia intellettuale e umana dell’autore •     La Vita di Giovan Battista Manso, autore che aveva conosciuto tasso e che scrive una Vita di Torquato Tasso. La Vita aveva avuto una prima pubblicazione postuma dopo la morte di Manso, nel 1621. Manso era un amico di Tasso, e la sua biografia si basava su elementi di vita personale. Scrive insieme a Tasso il dialogo che affronta rapporto tra adulatore e amico.   La dimensione dell’ “umore nero” di Tasso. Manso scrive che Tasso " per soverchio di malinconia s'infermasse [.….]" e "in brieve la malinconia trapassó a delirio":; "il che suole assai sovente avvenire a coloro che patiscono di quella sorte di malinconia che da Greci e detta hypocondriaca, dagli Arabi mirarchia e da' Latini levamento de flati".   Un grande studioso della cultura del Rinascimento, Amedeo Quondam, che ha coniato anche il lessico dell’edizione Bur del Decameron, scrive a proposito della malinconia di Tasso:   Amedeo Quondam: "Questa malinconia consegue dal temperamento (temperamento= equilibrio degli elementi del fisico, verrà ripreso da Leopardi nel suo epistolario e da Alfieri nella Vita: ci sono umori che, se si combinano in maniera patologica, fanno prendere il sopravvento dall’amore distruttivo, che stravolge gli spiriti vitali) del Tasso, ma porta al delirio per il concorso di estenuanti studi, oltre che per le drammatiche vicende personali, fitte di noia e infermità. La biografia di Manso fonda, insomma, l'icona tassiana: una vita e una letteratura, geneticamente (per temperamento e per natura, cioè per ingenium - ha la stessa radice di ginium, “generare”), produttivamente (attraverso gli studi e le opere), drammaticamente (nel buio della malattia dell'anima e della mente), inscritte sotto il segno della malinconia".   [La condizione mentale di Tasso lo rinchiuderà, negli ultimi anni, nell’ospedale di sant’Anna.]   Pagina 1 di 14 L'intellettuale melanconico e "saturnino", destinato a diventare un mito romantico.   La malinconia tassiana affiora soprattutto nel dialogo Il Messaggiero, in T. Tasso, Dialoghi, a cura di E. Raimondi, Firenze, Sansoni, 1958. —> questo dialogo sarà la fonte di una delle Operette morali di Leopardi: Tasso e il suo genio familiare. Tasso, nella reclusione a sant’Anna, parlava con questo “genio familiare” [CIr. G. Leopardi nelle Operette morali: Tasso e il suo genio familiare.]   Malinconia di Torquato Tasso Contributo critico su questo tema, di Basile   Dentro alla scrittura de Il Messaggero, nei suoi dialoghi, Tasso stesso definisce la sua malinconia (chiamata dal poeta “maninconia”):   «la maninconia, la qual più tosto a l'idra cha la chimera potrebbe assomigliarsi, perch'a pena il maninconico ha tronco un pensiero che due ne sono subito nati in quella vece, da quali con mortiferi morsi è trafitto e lacerato. Comunque sia, coloro che non sana maninconici per infermità ma per natura, sono d'ingegno singolare, e lo son per l'una e l'altra cagione: laonde in parte vo consolando me stesso» (T. Tasso, Dialoghi, a cura di B. Basile, Milano, Mursia, 1991, 49-50).   Differenza tra idra e chimera: •     Idra = ha molteplici teste: rappresenta l’ossessione patologica, secondo la quale da un pensiero nero ne esce un altro •     Chimera = ha un solo volto, non rappresenta altrettanto adeguatamente la malinconia ossessiva di Tasso Stabilisce la straordinaria capacità intellettiva, contemplativa, fuori dal comune dei malinconici, il cui pianeta è Saturno. Tasso dice che è malinconico per entrambe le cause: per la predisposizione del suo ingegno e per l’infermità.   Agli accessi di furor malinconico si ricondussero I comportamenti patologici comportamenti difficili del poeta negli anni 1577-79 : i sintomi della malinconia che vengono descritti accuratamente nelle lettere da Sant'Anna (Ferrara) (la perdita della memoria, che in gioventù era prodigiosa), ma a questo tema Tasso dedica anche particolari letture (dai Problemata di Aristotele, alla la tradizione neoplatonica e ficiniana, ma anche testi francesi di Symphorien Champier di primo Cinquecento che leggeva nella malinconia i segni di un ingenium fuori dal comune)   Ci sono certi elementi che dovrebbero dare spiegazione di questa patologia di Tasso, e cerca nei suoi volumi una giustificazione della propria malinconia, come manifestazione d’ingegno.   Rappresentazioni della malinconia:   •     Melencolia (1514), di Albrecht Dürer —> la rappresenta ancor prima della malinconia di Tasso. Sopra alle ali della malinconia è parte del malinconico anche il tema della fugacità del tempo, e dell’impossibilità dell’uomo di cogliere beni duraturi in eterno. •     Saggio di Kubansky, Panofsky, e Saxl: Saturno e la Melanconia     Cosa sappiamo della volontà di Tasso come autore? Pagina 2 di 14 l’esemplare che legge Tasso: però, il nome di Erasmo viene cancellato del tutto, perchè era nell’Indice dei libri proibiti. Quando arriva questo esemplare, con il nome di un traduttore problematico, viene espunto il nome del traduttore. Venezia quindi è importante anche per il contatto con l’ambiente in cui la stampa si andava formando   •     Padova: è importante per la formazione giuridica (formazione che avevano quasi tutti i letterati dell’epoca, ed è un elemento che troviamo anche nella poesia), all'università di Padova dove approda nel 1560; ma dopo il primo anno di corsi, ottenne da Bernardo di passare agli studi letterari. A Padova frequenta i corsi di filosofia di Francesco Piccolomini e quelli di eloquenza di Carlo Sigonio (il cui De dialogo liber sarà centrale per i suoi Dialoghi).                                                Nel dialogo con Sperone Speroni vanno maturando invece le premesse teoriche sulla composizione poetica che troveranno espressione diretta ne I discorsi dell'arte poetica A Padova dove si rifugiò dopo una scorribanda bolognese prese parte all'Accademia degli Eterei (con il nome di «Pentito»). Le Accademie facevano prendere uno pseudonimo di nomi parlanti: quando Tasso fugge da Bologna, dopo questa pasquinata, entra nell’Accademia degli Eterei con il nome di Pentito perchè doveva pentirsi delle sue gesta bolognesi.   A Bologna Tasso partecipa alla vita culturale studentesca di Bologna, trasferitosi nel 1562 per seguire Carlo Sigonio, conoscendo letterati come Francesco Bolognetti e Stefano Santini. Pasquinata = discorsi irriverenti verso le istituzioni, solitamente religiosi (prende definizione da una statua di Pasquino a Roma, in cui la statua faceva delle tirate polemiche contro il papa). In questo caso si tratta di una manifestazione goliardica contro i docenti da parte di Tasso. Questa pasquinata (1563) di Tasso dovette suscitare molto scalpore, le camere di Tasso furono perquisite, e Tasso riuscì a fuggire prima di essere arrestato. Tutto ciò lo si legge nell’ epistolario stesso di Tasso. Questa pasquinata è una delle poche manifestazioni vitali di Tasso, prima del suo tormento interiore.   Si diresse a Mantova, poi verso la dimora dei Rangone, anch'essi amici del padre e da qui scrisse una lunga lettera alle autorità bolognesi (si legge in T. Tasso, Le lettere, a cura di C. Guasti, 5 voll., Firenze, Le Monnier, 1852-55, vol. I, 7 sgg.) nella quale, pur ammettendo di aver recitato i versi incriminati, tendeva a chiarire e sminuire le proprie responsabilità, con un tono forte, in qualche tratto persino velatamente ironico, che mostra in filigrana la natura vivace e sicura del primo Tasso.   •     Ferrara: al termine del primo anno di studi bolognesi, nell'estate del 1563, il «Tassino» (il padre era già famoso come Tasso, quindi si fa chiamare Tassino) raggiunse il padre a Ferrara ed ebbe occasione di dedicare una sere di sonetti d'encomio per il duca (come si legge in Rime, 744-48). In uno di questi periodi va collocato 'incontro del Tassino con una delle prime muse amorose, Laura Pepara a cui avrebbe indirizzato alcune delle sue rime. Tasso prese servizio presso il cardinale Luigi d'Este mentre la città preparava la feste per le seconde nozze di Alfonso I d'Este con Barbara 'Austria. L'eleganza della corte estense viene revocata nei Dialoghi. Qui alla memoria viva del poema ariostesco e si accostava una più recente fortuna delle «favole pastorali» (Guarini) . Qui il Tassino legò le proprie creazioni poetiche ai gusti della corte, da sempre attenta al teatro e all'organizzazione di spettacoli. In questo contesto prende forma il dramma pastorale Aminta.   Tasso “accademico e universitario”   Alla fine del 1567 gli venne affidata l'orazione inaugurale dell'Accademia Ferrarese ed entro quello stesso contesto, nel mesi successivi e comunque entro la fine del decennio, vanno inserite lezioni Pagina 5 di 14 dedicate ad un sonetto di monsignor Della Casa e a tre canzoni di Giovan Battista Pigna, entrambi casi dove poeti cinquecenteschi si misurano con i Fragmenta del Petrarca. Tali lezioni hanno poi stretti legami con la prassi poetica del Tasso delle Rime, conferendo alla loro stesura contributi ritmici e metrici. Formazione scientifica: nel 1574, per consolidarne posizione ed entrate, dunque la sua tranquillità economica, Alfonso I gli affido un incarico di insegnamento, la cattedra di geometria presso lo Studio di Ferrara.   Cr. il volume Torquato e Tasso e l'Università, Olschkhi, 1997.   [Scipione Pulzone, Ritratto del Tasso prima del 1573, Nizza, Muséè des Beaux]   Nell'ottobre del 1570 Tasso, al servizio del cardinale Luigi d'Este si recò in Francia. Prima di partire, il poeta lasciò una sorta di "testamento letterario" nel quale forniva un elenco dei suoi scritti, e i nomi di amici e maestri cui affidava le proprie opere (T. Tasso, Le lettere, a cura di C. Guasti, 5 voll., Firenze, Le Monnier, 1852-55, vol. I, 22-24). Qui, in Francia, viene in contatto con la Pléiade e la poesia del Ronsard (ricordati nel dialogo Il Cataneo overo de gli idoli e menzionato anche nell'Apologia in difesa della Liberata).   Nei mesi successivi al ritorno dalla Francia, cominciò la ricerca di una nuova «sistemazione», con viaggi a Roma e Urbino. All'inizio del 1572 passerà, ancora a Ferrara, ma ora alle dipendenze del duca Alfonso I (figlio di Ercole Il e Renata di Francia) per cui avrebbe dovuto portare a termine il poema su Goffredo di Buglione.   Il Tasso a lui dedicò la sezione encomiastica del poema, e l'invocazione già in apertura del canto I: Tu magnanimo Alfonso, il qual ritogli al furor di fortuna e guidi in porto me peregrino errante e fra gli scogli e fra l'onde agitato e quasi absorto, queste mie carte in lieta fronte accogli… (Liberata I, 4, 1-5).   Nella conclusione del poema di Ariosto, è il poema stesso che entra nel porto e si consegna alle dame e signori di corte. In questo caso è lui, Tasso, il pellegrino errante: c’è questa rappresentazione di sè, ha sottratto ai colpi funesti della Fortuna se stesso, che “errava”. Assurgere = rinascere   La genesi del poema   Va ricercata nelle centosedici stanze del Gierusalemme (1559-60) con dedica a Guidobaldo della Rovere, riutilizzate poi nei primi tre canti della Liberata. Gia queste prime ottave giovanili testimoniano l'interesse per l'argomento della I crociata, bandita da Urbano I nel 1095, recuperato poi in una scrittura più serrata e continua pochi anni dopo. •   Composto per la maggior parte nel periodo veneziano, sotto l'influenza dell'Amadigi di Bernardo, stampato a Venezia. Venezia è una città chiave per l’idea della prima crociata e della lotta tra saraceni, Turchi, e cristiani, anche perchè di lì a poco si sarebbero consumate battaglie importanti (si pensi alla battaglia di Lepanto) •   Legame con la cronaca vicina (il pericolo saraceno, le scorribande dei turchi che minacciarono molto da vicino Sorrento e la sorella Cornelia, molto avvertite in una città come Venezia. C’era stato un episodio di pericolo di rapimento per la sorella Cornelia. Pagina 6 di 14 •   Influsso di Danese Cataneo, nel cenacolo veneziano autore del poema L'amor di Marfisa, edito nel 1562, e in seguito di un poema celebrativo della vittoria di Lepanto)   La biblioteca di Tasso (i postillati barberiniani):   La possibilità per il Tasso a Venezia di reperire cronache storiche e opere sulle crociate, di cui il florido mercato veneziano era assai ricco, in particolar modo a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta: qui lesse l'Historia, di Guglielmo Tiro, (volgarizzato nel 1562) che ricoprì un ruolo centrale nella ricostruzione storica della Gerusalemme. E ancora a Venezia dovette leggere l'Historia di Roberto Monaco (volgarizzata nel 1552) e il De rebus gestis Francorum di Paolo Emilio (edito nel 1549); e infine le Etiopiche di Eliodoro, stampate nel 1559, fondamentali per la costruzione del personaggio di Clorinda e la e la trama romanzesca del poema.   Il XII canto della Liberata ha delle fitte allusioni a Eliodoro: la figura di Clorinda, ma anche varie caratteristiche che risalgono al racconto delle Etiopiche. Quando Arsete, colui che aveva allevato Clorinda fin da bambina, quando Clorinda lascia le sue armi abituali, nel XII canto, per non essere riconosciuta dal nemico, capisce che Clorinda va incontro, in questo modo, alla morte. Lotta tra Tancredi e Clorinda: eros e thanatos. Arsete, per impedirle di andare incontro alla morte, inizia a raccontarle la storia della sua vita, che riprende proprio le storie di Eliodoro nelle Etiopiche. Gli elementi narrativi nel racconto di Arsete, dunque, fanno riferimento alle storie di Eliodoro.   Fasi compositive dell’opera   Nel 1566 la stesura aveva raggiunto il canto VI;   Si ipotizza che i canti di Armida (XIV-XVI) e la parentesi di Erminia tra i pastori (VII) abbiano stretti rapporti anche cronologici con sezioni dell'Aminta, mentre alcuni manoscritti forniscono per i canti IX e XII versioni diverse, e anteriori, rispetto a quelle vulgate.   •     Tasso annunciava di aver terminato il poema nell'autunno del 1574, poema che era anche stato letto in privato al duca Alfonso e alle principesse. •     Nel 1579 in appendice ad una raccolta di rime edita a Genova (Scelta di rime di diversi eccellenti poeti) appariva il solo canto IV, mentre nell'estate 1580 un'edizione largamente parziale del poema sarà stampata a Venezia, per iniziativa di Celio Malespini.   Una composizione tormentata   La prima redazione del poema fu terminata alla fine del 1574 con il titolo di Goffredo. Il Tasso coinvolse nella revisione del testo amici e letterati sia dell'Italia settentrionale, sia a Roma (Scipione Gonzaga, Sperone Speroni, Flaminio de' Nobili, Silvio Antoniano e Pietro Angeli da Barga). Tasso inviava i canti, accompagnandoli con giustificazioni delle scelte compiute, e i revisori li rimandavano indietro corredati da appunti e critiche che spesso sconfortavano e irritavano il poeta.   Tasso era desideroso di approdare alla stampa, ma pur accogliendo alcune critiche al poema e accettando di riscriverne delle parti, difendeva le sue scelte di invenzione poetica avvalendosi del ricorso all'Allegoria. Esigenza di continui approfondimenti teorici nei Discorsi dell'arte poetica: cronologicamente riferibili agli ani 1562-1564, vengono letti pubblicamente nel 1570 all'Accademia Ferrarese, anche se stampati solo nel 1587. La diffusione della Poetica di Aristotle alimenta il dibattito teorico con il circolo aristotelico patavino (Carlo Sigonio) ed è incentrato sul rapporto trail verisimile e il meraviglioso, sul legame Pagina 7 di 14 Ottave: orchestrazione scenografica di conflitti esistenziali, in cui i poli opposti non si conciliano mai, vengono rappresentati nel loro dramma, nel loro farsi uno diverso dall’altro.   I PERSONAGGI   Opposti a quelli di Ariosto, che non hanno caratterizzazione psicologica: qui i personaggi, invece, hanno assoluta centralità e grande spessore psicologico. Siamo in una dimensione totalmente opposta. “Rinascimento inquieto” (E. Raimondi) à mette in crisi un’ideale di Rinascimento solare, positivo. I personaggi hanno anche qualche tratto autobiografico.   1576 à il canto XII era stato letto pubblicamente di fronte a un consesso di letterati, aprendo un dibattito destinato a infuocarsi. Provoca riflessioni infuocate da parte dei letterati.   C’è una sorta di destino segreto a cui vanno incontro i personaggi della Liberata.   Tasso-lettore à Il Plutharco del Tasso (Il nome di Erasmo è cancellato, perché il suo nome è nell’Indice dei libri proibiti) à ha sottolineato parti del testo che gli interessavano, e l’indicazione NTA sta per “nota” Dialogo del Manso: dove va a ricostruire questa lettura. MANUALE TORQUATO TASSO • crisi del Cinquecento: incertezze, Controriforma • irrequietezza • 2 fasi: - letteratura per educare i lettori, pubblico ampio - letteratura come espressione diretta della verità filosofica, pubblico ristretto ed elitario Biografia • nasce: 11 marzo 1544, a Sorrento • padre Bernardo: poeta e cortigiano di professione, dichiarato ribelle dalle autorità di Napoli e obbligato a migrare in Francia, seguito dal figlio Torquato —> cercano poi ospitalità presso le diverse corti: permette a Tasso di manifestare un precoce ingegno, entrando in contatto con ambienti intellettuali • 1565: Tasso entra al servizio del cardinale Luigi d’Este, entrando a far parte della corte di Ferrara • viaggio in Francia con Luigi d’Este —> al suo ritorno, nel 1571, passa al servizio del duca Alfonso II come cortigiano stipendiato • metà degli anni Settanta: rapporti con la corte estense più tesi —> irrequietezza, comportamenti che irritano Alfonso II (si sottopone spontaneamente a un esame presso l’inquisitore a causa di incertezze in materia di fede religiosa). • marzo del 1579: a causa di un’esplosione di rabbia incontenibile, viene fatto rinchiudere da Alfonso II nell’ospedale di Sant’Anna a Ferrara: reclusione forzata fino al 1586 • il forzato soggiorno influì sulla personalità del poeta, e contribuì a mutare la sua concezione della letteratura. Nel periodo della reclusione vanno alle stampe, senza il consenso del poeta, alcune sue opere, tra cui la Gerusalemme Liberata • luglio del 1586: per intercessione di Vincenzo Gonzaga, principe di Mantova, Tasso abbandona finalmente la reclusione a Sant’Anna, e si sposta a Mantova, dove rimane un anno, poi andando a Roma e a Napoli Pagina 10 di 14 • intensa attività letteraria: nuova idea di privilegiare la presentazione del vero —> il poeta dev’essere portatore di verità filosofiche e teologiche • muore: 25 aprile 1595, a Roma Opere • IL RINALDO • 1562 • poema cavalleresco, che racconta la gioventù dell’eroe Rinaldo • è una sorta di prequel del Furioso • legame con i modelli antichi: - si rifà alla Poetica di Aristotele - diletto come elemento essenziale del discorso letterario - racconto di un’unica vicenda narrativa (modelli classici) - minima presenza del narratore - 12 canti (modello: Eneide) • modello cavalleresco: ritratto dell’eroe protagonista • I DISCORSI DELL’ARTE POETICA • 1562-1564 • definisce le regole del nuovo poema epico-cavalleresco • tentativo di mediare le forme assunte dal poema moderno e le regole della Poetica di Aristotele. • 3 libri: - inventio, affronta il tema del miglior soggetto per un poema eroico - dispositio, si sofferma sulle strategie narrative da adottare per orchestrare un racconto drammatico - elocutio, ricerca di uno stile magnifico • verosimile = principio che deve guidare la scelta della materia. Il poeta deve trattare un argomento vero, storicamente fondato, lontano dalla memoria dei lettori, per poter inserire elementi di fantasia • il meraviglioso: dev’essere ancorato alla fede cristiana • unità mista: media la necessità di un unico eroe, ribadita nella Poetica, e la moltiplicazione di storie dei poemi moderni —> racconto centrato su una sola storia, che accolga una serie più articolata di episodi • stile magnifico: lo stile epico deve assorbire elementi lirici e tragici • LE RIME GIOVANILI • 1565: 13 sonetti tassiani in una raccolta di rime di autori toscani • 1567: 42 testi nel Rime de gli Academici Eterei • Tasso compone 1700 liriche nel corso della sua vita • Giovanni Della Casa: figura centrale per Tasso, campione di una propensione verso lo stile grave capace di consentire un affrancamento dall’ideale armonia della poesia petrarchesca • si misura con i modelli canonici, Petrarca e Bembo, ma li supera tramite il ricorso all’esempio dellacasiano • L’AMINTA • 1573 • favola pastorale composta per la corte ferrarese Pagina 11 di 14 • inquadra il racconto entro coordinate aristoteliche di marca grafica, e fa riferimenti intertestuali con il mondo letterario classico —> genere misto: la tragicommedia • ambientazione: boschi nei pressi di Ferrara • 5 atti, tutti chiusi da un coro • trama: storia dell’amore contrastato tra la ninfa Silvia, che inizialmente lo rifiuta, e il pastore Aminta, i cui consiglieri sono rispettivamente Dafne e il pastore Tirsi, più maturo. Aminta salva Silvia, che sta per essere violentata da un satiro. Aminta poi pensa erroneamente che Silvia sia morta, e si getta da una rupe. Silvia, saputo ciò, tenta anch’essa di suicidarsi, ma alla fine Aminta era sopravvissuto e i due dichiarano il loro amore, e si ha il lieto fine. • amore interpretato con contraddizioni • coro del primo atto: celebrazione dell’età dell’oro • contrapposizione tra natura edenica dei tempi remoti e la corruzione della condizione umana attuale, dovuta all’”onor” che costituisce una censura alla libertà di espressione e della sensualità. • ambigua armonia • LA GERUSALEMME LIBERATA • I DIALOGHI • Tasso, presso l’ospedale di Sant’Anna, scrive lettere, rime di carattere encomiastico (per ingraziarsi i committenti) e dialoghi • genere dialogico: inteso da Tasso come una rappresentazione teatralizzata di un conversare mirato a esporre punti di vista dottrinali e intellettuali —> momento speculativo • non si ricerca il vero, ma si ribadisce il carattere probabilistico di ogni verità • la figura dello stesso Tasso compare quasi sempre nei dialoghi, dietro la maschera del cosiddetto “Forastiero Napolitano” • il fine è di accoppiare la filosofia e l’eloquenza • autoritratto di un poeta filosofo • IL RE TORRISMONDO • 1582: Tragedia non finita, completata e in parte riscritta nel 1587 • cinque atti canonici, con soggetto inusuale, che non attinge né alla storia antica né al mito classico, bensì a una storia del Nord Europa • trama: rapporto tra re di Svezia, Germondo, e il suo amico più stretto, Torrismondo. Germondo ama Alvida, principessa di famiglia nemica a quella di Germondo. Torrismondo lo aiuta chiedendo Alvida in sposa, per poi cedergliela, ma se ne innamora, quindi propone a Germondo di sposare piuttosto sua sorella Rosmonda. Quest’ultima, però, si rivela non essere la vera sorella di Torrismondo, che è invece Alvida: rapporto incestuoso già consumato, finisce che Torrismondo e Alvida si suicidano • influenza di modelli classici: Edipo Re di Sofocle (tema dell’incesto) • dissidio tra amicizia e libera affermazione di sé • LA GERUSALEMME CONQUISTATA • negli ultimi mesi a Sant’Anna, riprende il lavoro sul suo poema, profondamente ripensato • 1593: pubblicato con il titolo di Gerusalemme conquistata • ripensamento degli assetti complessivi del discorso letterario (ruolo della verità) • non modifica il soggetto, ma agisce sulla struttura narrativa: elimina alcune parti, soprattutto di carattere amoroso, soprattutto le parti criticate (storia d’amore tra Tancredi ed Erminia, vicenda di Armida si conclude con la condanna della donna) Pagina 12 di 14
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