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TEATRO DELL'ASSURDO E BECKETT, Appunti di Letteratura Inglese

Dettagliata descrizione dello scenario nel quale nasce il teatro dell'assurdo e date più importanti da ricordare nella letteratura inglese del tempo. Particolare focus su Samuel Beckett e spiegazione/ risposta a domande importanti riguardanti ''Waiting for Godot'' e ''Krapp's last tape''.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 22/11/2022

TiL93
TiL93 🇮🇹

4.8

(4)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica TEATRO DELL'ASSURDO E BECKETT e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Introduzione al 1900 Generalmente si suole far coincidere l’inizio del Modernismo con la morte della regina Vittoria I (1901) e la sua fine con il termine della 2 Guerra Mondiale (1945). Un’epoca dunque che vede due importantissime date limite avere luogo: con la morte di Queen Victoria decade anche la precedente Victorian Age, caratterizzata principalmente da progresso tecnologico e scientifico ma forte arretratezza dal punto di vista sociale; con la fine della guerra mondiale assistiamo ad un’epoca di forte crisi morale e di valori e di desolazione su portata mondiale. Dopo essere stato inquadrato ed utilizzato come mero oggetto o vuota risorsa da impiegare nella guerra, l’essere umano ora sta acquisendo chiara coscienza di sé in tutta la sua complessità psicologica e si pone al centro dell’universo con le sue emozioni, le sue sensazioni ed il suo sentire interiore che non hanno mai trovato posto nel mondo e che sono state represse ed illuse cotinuamente. La rappresentazione collettiva ed oggettiva crolla ed apre nuovi orizzonti a nuovi metodi di rappresentazione della realtà stessa: la soggettività. Nonostante determinati aspetti psicologici siano ovviamente intrinseci agli esseri umani, è solo a partire dal 1900 che vengono studiati con lo scopo di comprenderne il funzionamento. Nasce lo studio della psiche umana, la psicologia, con Sigmund Freud. Evidente è dunque come la centralità dell’essere umano sia ora il punto di partenza dal quale riprendere a costruire una nuova società che riemerge dalle macerie, dalla desolazione più totale mai vista in tutta la sua storia. L’uomo è padrone del suo palcoscenico, del suo mondo. Non a caso, nel teatro, il novecento si apre con la rivoluzione copernicana nella centralità dell’attore: il teatro della parola si trasforma in un teatro di movimento, di azione fisica ed emozione interpretativa e con l’avvento delle avanguardie storiche nacquero nuove forme di teatro: il teatro della crudeltà di Artaud, la drammaturgia epica di Brecht ed il teatro dell’assurdo di Beckett e Ionesco. Parliamo di un teatro post-guerra, dunque volto a mettere in scena l’alienazione dell’uomo contemporaneo e la sua crisi, l’angoscia e l’impossibilità di ogni comunicazione espressa attraverso situazioni e dialoghi surreali. La quotidianità viene disintegrata e inserita in maniera scomposta per creare comicità e tragicità al contempo. Il teatro del 900: l’assurdo Conflitti tipici del teatro classico: dissidio con l’assoluto in contrapposizione al valore umano adesso viene riscritto in chiave grottesca. L’eroe tragico è tragico perché si scontra con una situazione imposta in cui non può perdere ma nonostante ciò ci prova in maniera eroica e gloriosa in quanto solo nella sconfitta l’essere umano riconosce il valore dell’assoluto, cioè una forza contro la quale nulla può. Nel grottesco, di fronte a questo assoluto, l’uomo non assume più la posizione nella quale è posto nel mezzo di uno scontro ma si focalizza sull’assoluto riconoscendo la propria limitatezza di fronte ad esso e lo deride. Il gesto della risata null’altro è che una dissacrazione che ribalta completamente la figura dell’eroe: come ad esempio in ‘’Romolo il grande’’ ,il quale di fronte ai barbari, decide di ritirarsi per dar da mangiare alle galline, contrapponendo una situazione eroica alta ad una quotidiana e bassa. La chiave è nella comprensione dell’uomo in un assoluto che attua un meccanismo cieco volto a riprodursi indipendentemente da chi ha davanti e dunque non si può riflettere su un qualcosa che ha valore di postulato e non può essere contraddetto. L’uomo, per spezzare questa catena, si sottrae da questo meccanismo rompendo l’equilibrio con l’assoluto. Dato che l’assoluto è un qualcosa di ciclico e che non può essere vinto, l’unico modo che l’eroe tragico ha di spezzare questo continuum è quello di rifiutarsi e di imporre il proprio procedimento nella veste di uomo finito: un procedimento che ha un suo inizio ed una sua fine. Il grottesco spicca per la sua caratteristica forma tendente all’iperbole, all’esagerazione, assurdità: corpi che non possono muoversi o che si muovono senza logica. In Beckett, per esempio, possiamo notare nei protagonisti di ‘’Finale de partie’’ che hanno le gambe ma che escono a turni da bidoni e non possono muoversi. C’è possibilità ma inazione e non compimento di essa. In kafka, nelle metamorfosi, il protagonista diventa tutto ad un tratto un insetto rivoltante che sa di essere mostruoso per gli altri ma a sè stesso non appare come tale in quanto si narra dal suo punto di vista: vi è ironia nell’assurdo e anche nel grottesco, dril’incongruenza e la percezione di essa caratterizzano il teatro suddetto. La definizione di teatro dell’assurdo viene coniata da Martin Esslin in riferimento ad un titolo di una sua pubblicazione del 1961 nella quale esplicita la propria visione sul lavoro di autori dell’esistenzialismo in funzione all’assurdità dell’esistenza umana che non ha alcun raziocinio. Le caratteristiche peculiari del teatro dell’assurdo sono il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale e la disintegrazione della struttura tradizionale (trama di eventi/ concatenazione/ scioglimento). Gli eventi sono legati tra di essi solamente attraverso una flebile traccia ( stato d’animo od emozione) che dà luogo ad una serie di eventi privi di logica ed apparentemente senza alcun significato degno di nota. I dialoghi sono volutamente senza senso , colmi di ripetizioni e capaci di suscitare il sorriso proprio per l’assurdità che giace in essi nonostante il senso tragico aleggi sui personaggi. Tra i maggiori esponenti del teatro dell’assurdo ricordiamo Samuel Beckett, Ionesco, Harold Pinter. SAMUEL BECKETT Samuel Beckett è stato il maggior esponente del teatro dell’assurdo, ponendo in scena un unico enorme dramma: quello del fallimento dell’uomo in tutta la sua concretezza, nella sua incapacità di generare rapporti in cui amore e libertà possano coesistere. Il tempo assume una caratteristica fondante delle sue opere e si presenta come impossibilità di vivere un presente felice in quanto ancora si guarda al passato come una scatola piena ma oramai chiusa o perchè ci si logora attendendo un futuro del tutto incerto che ci distoglie dall’attenzione del momento stesso in cui si ha consapevolezza di sé. Nasce nel 1906 in Irlanda da una famiglia protestante e conduce una vita piuttosto solitaria e mai sotto ai riflettori, asserendo che il suo lavoro non ha bisogno di essere spiegato e dobbiamo trovarne la chiave in esso. Essendo all’interno di un paese a maggioranza di WFG che sono totalmente privi di azione e di ambiguità. Riporta lucidamente la condizione dell’essere umano, una condizione volta a perire e sempre soggetta ad infelicità. L’unico elemento che può salvare i protagonisti da questo vuoto destino è la risata, argomento comico per eccellenza, che può portare a spezzare questo meccanismo ma anche la morte, come vediamo chiaramente nei tentativi di impiccagione sull’albero. È importante sapere chi è Godot se gli stessi personaggi non lo sanno? No,non è quello il punto. Ciò che conta è concentrarsi su ciò che c’è non su ciò che non c’è. È importante notare come il rimando al passato arrivi subito nel testo, e di conseguenza anche il sentimento di rassegnazione. Ciò non si fa solo aggrappandosi ad un passato immaginato, costruito o ricostruito in quanto con la memoria si tende a ricostruire tutto 🡪 memoria storica. Confronto con il passato e con ciò che si vorrebbe essere. Beckett, nonostante sia etichettato come autore della tristezza, aggiunge in questa piece anche un briciolo di speranza: Godot non arriva ma lo si aspetta ugualmente anche se tutto sembra dire che non arriverà mai. Il passare del tempo è condizione umana, ed è sottolineato dalla frequente frase ‘’I’m going’’ che implica azione ma che poi non ne scaturisce. La parola diventa solo riempitiva nel tempo, così da dare illusione che sia passando più velocemente. All’inizio degli anni ‘30 Beckett scrisse un saggio su Proust, riguardo il tema del TEMPO 🡪 mostro a due teste, della dannazione e della salvezza. Il tempo amministra queste due possibilità opposte e contrarie. Come se i personaggi fossero prigionieri del tempo. Nelle prime pagine di questo suo saggio parla dello ieri, perché non siamo più soltanto affaticati e stanchi ma siamo altri, siamo qualcos’altro rispetto a ieri. Interessante come Beckett definisca lo ieri una calamità, rispetto a cui noi siamo cambiati. I nostri pensieri legati allo ieri non sono più validi per il nostro ego di oggi in quanto appartengono al nostro io di ieri. Quindi l’identificazione del soggetto con l’oggetto del suo desiderio non è più attuabile. Estragon e Vladimir fanno riferimento a cose del passato che non corrispondono più al presente. Poi Beckett parla della MEMORIA VOLONTARIA, lontana dalla realtà e soggetta all’immaginazione, soggetta agli stati d’animo dell’individuo. Non identificandosi più con le proprie idee nel presente, si vanno a modificare quelle idee anche nel passato. La saggezza non sta nel soddisfare i propri desideri ma nell’ablazione/rimozione, sottrarsi al desiderio e uscire da questa schiavitù. Il risultato di ciò è l’ABITUDINE, che lega il genere umano alla propria esistenza: la ripetizione delle azioni mediante la quale cerchiamo di sfuggire dall’oscurità della realtà, si cerca di controllare una realtà ansiogena che ci pone di fronte delle situazioni non prevedibili, l’abitudine invece è un qualcosa di prevedibile. Vladimir: l’abitudine è la più grande a far perdere la sensibilità. Riprendendo Schopenhauer Beckett dice che la vita oscilla tra la sofferenza e la noia/ennui Qual è il rimedio a questa ottundità dei sensi? Memoria involontaria, non controllata dai sensi. Quando un odore, un sapore ci fa venire in mente dei ricordi che pensavamo aver dimenticato. Tutto ciò ci dà una scossa e ci fa svegliare dall’intorpedimento e dalla noia. L’amicizia potrebbe essere un espediente sociale che prende l’essere umano per noia. In questo caso quindi si tratta di una necessità. Ha a che fare con l’espiazione del peccato originale: essere nati. Beckett sembra voler dimostrare come la salvezza sia un qualcosa legato al caso, ne fa una questione matematica, e non tanto legato alla fede. ‘’Non disperare uno dei ladroni è stato salvato, non essere presupponente uno dei ladroni è stato dannato ‘’ l’entità assoluta è indecifrabile, può dare la grazia o può condannare alla pene 🡪 dell’inferno in maniera del tutto arbitraria, perché questa dottrina derivata dalla dottrine di Sant’agostino ci mette di fronte alla teologia del FORSE in cui ci sono delle qualità drammatiche fondamentali, ci lascia nella possibilità e nella probabilità. Quando entrambe le cose (=salvezza e dannazione) sono possibili, il tutto diventa inesplicabile. In questo passaggio ci dimostra come la salvezza diventi una questione sempre più complicata, visto che comunque solo 1 dei 4 evangelisti parla di quest’episiodio della salvezza del ladrone. Pg.16 Improvvisamente succede qualcosa, entrano due nuovi personaggi che sembrano 🡪 rappresentare il rapporto servo padrone. Questi due personaggi sembrano essere una trasposizione di ciò che Vladimir e Estragon avevano detto prima. Pg.17 impossibilità di comprensione e volontà di sovrapporre la propria impressione/idea 🡪 su ciò che ci appare di fronte nella vita ( i due pensano che Pozzo sia Godot) Pozzo uomo di potere e sicuro di sé, ottimismo miope, che detiene un potere 🡪 illusorio.Uomo moderno.Sicuro di sé e presuntuoso inizialmente Lucky tenuto al 🡪 guinzaglio. Più volte è stato fatto notare come i due potrebbero rappresentare anche il rapporto tra mente e corpo, intelletto asservito alle esigenze del corpo. Pozzo riconosce Vladimir e Estragon come esseri umani, come propri simili. Pg.18 Si passa da un momento in cui Vladimir e Estragon all’arrivo di Pozzo e Lucky dicono 🡪 di conoscere Godot, entità che decide il tempo e il luogo. Rimanendo lì in attesa che lui si manifesti. Ad un momento in cui loro sembrano rinnegare di conoscere Godot. Estragon dice addirittura che non lo riconoscerebbe nemmeno se lo vedesse. L’illogicità serve proprio a far emergere una domanda come ‘’Who is Godot’’ Il fatto che Godot rimanga all’esterno, escluso fa si che lui poi sia tutto. Quello che interessa noi e quello che interessa a Beckett non è tanto quello di descrivere le aspettative che si hanno nei confronti di chi sia o di cosa faccia Godot, quanto piuttosto ciò che succede aspettando, nel frattempo. Da questo punto di vista sono più interessanti i pensieri e le riflessioni che si fanno nel frattempo quando piuttosto descrivere ciò che sarà il risultato dell’attesa che in realtà non finirà mai. Non si può rischiare la possibilità di poter incontrare Godot. Monologo di Lucky versione grottesca dell’intellettuale e dell’accademico, non solo perché🡪 preferisce il delirio ma proprio per il modo in cui asserisce determinate affermazioni, sembra crederci. Il suo discorso inizialmente tende a prendere le forme di quelle disquisizioni in cui si cerca di attestare l’esistenza di Dio. Dio che ha la barba bianca e appare imperturbabile e privo del potere di parlare, afasia-atambia-apatia. Il monologo di Lucky fa riferimento al modo di sminuire il contesto in cui si vorrebbe inserirlo, ovvero quello accademico con quella che è la comicità tipica classica. Il messaggio che emerge è che se un Dio esiste è comunque assente, non risponde agli esseri umani. Perché l’autore distingue tra pause e silence? Pg.41 dialoghi che si susseguono in modo rapido solo per la necessità di fare conversazione. Vladimir: unless they’re not the same… È per questo che non ci ricordiamo di quelli di ieri, perché non sono gli stessi, sono cambiati in quanto il tempo li ha consumati infatti nel secondo atto Pozzo è cieco e Lucky non parla. Considerazione filosofica sul passaggio del tempo. Primo atto si chiude con la visita del bambino, a cui chiedono informazioni su Godot. Il racconto e la descrizione di ciò che è successo è per opera di Vladimir e Estragon che mettono in bocca le parole al ragazzo. Il ragazzo dice anche che Godot picchia il fratello ma non lui; anche qui vi è il rimando all’azione del caso, chance. pg. 47: rimando alla bibbia, Estragon va scalzo e dice che così faceva anche Cristo, si è paragonato in tutta la sua vita a lui. L’atto si chiude con Estragon che dice ‘’Shall, we go?’’ ma alla fine rimangono li fermi, come era già successo altre volte. Vladimir è preoccupato di essere ed esistere, preoccupazione incentrata sull’esistenza e sull’essere percepito dagli altri come esistente. "Io e Estragon esistiamo realmente?” Rapporto di Beckett con la pittura: immagine dei due vagabondi che si trovano in un luogo isolato prende ispirazione da un dipinto che aveva visto e che amava, dipinto di Friedrich chiamato “Due uomini davanti la luna”. Viandanti che contemplano la luna e la luce della luna, luce molto importante in Waiting for Godot ma ancor di più in Krapp’s last tape. Concentrazione su un aspetto visivo dei personaggi, non solo nella scena ma anche nei movimenti che dovevano rappresentare alla perfezione i vari sentimenti da loro affrontati quali la solitudine o la volontà di andare via. - Act 2 - Vladimir che canticchia una filastrocca nonsense, finita la filastrocca inizia a muoversi sul palco, non avendo uno scopo preciso ma solo per il gusto di muoversi, quasi febbricitante. una moglie accanto che avrebbe attenuato il suo senso di fallimento. Attenuato, non interrotto. Un fallimento dunque che persiste anche nella scelta non fatta. Abbiamo visto come Krapp avesse tentato nel tempo di ribellarsi delle pulsioni umane più basse quali desiderio carnale per avvicinarsi allo spirituale ed al trascendente. La compresenza dei due principi opposti è la fonte di ogni male nell’uomo, perciò Krapp rinuncia alla carne per dedicarsi ad un piacere spirituale: l’opera magnus, ossia fare a meno di bere e lasciar stare il sesso, rappresenta alla rinuncia di un mondo materiale ed alla scelta dell’ascetismo che dovrebbe portare alla salvezza ed a liberare la luce dentro noi. Ma come Cascetta scrive nel suo saggio, lo spazio scenico si identifica con un limitato cerchio di luce: luce dell’intelletto e della coscienza dello scrittore .È un’illusione che si possa separare il corpo dallo spirito, la luce dall'ombra e il Krapp che vediamo a 69 anni sembra quasi essere inconsapevole dell'impossibilità e dell'inutilità di compiere questo → è coraggioso da parte sua non voler avere dei rammarichi, dei rimorsi = è doloroso far riaffiorare quei ricordi = porta all'incisione dell'ultimo nastro = è l'ultimo perché? Ne abbiamo altri? È l'ultimo in assoluto? Non possiamo saperlo. Il fatto che rallenta e manda avanti le registrazioni è come se allungasse dei momenti lasciandoli in una condizione a metà: come se questi ricordi giacessero sul bagnasciuga e pertanto è come se stoppando e mandando avanti si rendesse conto di aver fatto un errore, e fa sempre male rendersene conto. Non a caso l'ultima parola che produce, che il vecchio Krapp dice è “ lyiing down across her”(?). In questi momenti : farewell to love, la morte della madre, il memorable equinox = momento epifanico in cui il Krapp scrittore avrebbe voluto essere partito = gli si è rivelata la sua missione che tuttavia rimane sempre in bilico tra luce e ombra, e alla fine vediamo come questo alla fine si riveli una illusione che lascia l'amaro in bocca. In questo play, Beckett sembra adottare la dottrina manicheista : uno stato in cui spirito e materia erano separati e la materia era contenuta in un mondo di femminile oscurità = la morte della madre = passaggio in cui erano ancora separati = la palla nera, il cane bianco, inizia la mescolanza: palla lasciata al cane. Poi c'è il presente in cui si mescolano ma in cui il processo dell'azione redentrice è già in atto = memorable equinox=momento in cui si verifica il processo della separazione redentrice = tensione verso lo spirito, e poi il momento in cui questa separazione è avvenuta completamente → è quello dell'addio all'amore = farewell to love = in quel momento Krapp sembrerebbe appunto essersi portato verso questo riconciliazione tra spirito e carne → avrebbe voluto tenere separati dall'inizio questi aspetti, non commettere il peccato etico proprio del manicheismo = mescolare i due opposti. Col manicheismo sembrerebbe come se Beckett avesse voluto approfondire un aspetto dualistico della religione: quello dell'anima che è la parte di sé che l'essere umano condivide ma che è caduta in un mondo malvagio fatto di materia (corpo) e che si può salvare tramite esercizi spirituali (intelletto) che in Krapp si identifica con la scrittura, ossia conoscere il vero sé e la propria anima per recuperare la vera identità oscurata dalla mescolanza della materia. Krapp, nonostante riascolti i nastri, non ha percezione di sé nel presente ed è pronto a denigrare ed insultare il sé giovane senza avere la capacità di fare lo stesso con il sé del presente che è sempre compiacente e pronto a giustificare le scelte che hanno portato alla condizione presente. L'unica via verso la salvezza, secondo il manicheismo, è la conoscenza. = ritorna il tema della salvezza. Prendere troppo alla lettera il parallelismo col manicheismo, non è il senso della lettura di Krap: Beckett non voleva fare una esemplificazione della religione manicheista attraverso la scrittura di Krapp. Ovviamente i temi fondamentali del manicheismo ci sono = astinenza, confessione ( il registrare i nastri = confessare a se stesso). È importante leggere Waiting for Godot e Krapp’s last tape perché possiamo rintracciare da qui la lettura di altre questioni: il discorso sul ruolo dell'autore, sul ruolo dell'intellettuale nella società = è una critica che Beckett fa verso la tradizione proustiana = Beckett ne segna il fallimento nel presente,secondo la propria ottica ( fallibilità della memoria...).
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