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Tecnologie e qualità parte seconda, Dispense di Merceologia

Scienze della moda e del costume Roma La Sapienza

Tipologia: Dispense

2020/2021
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Caricato il 24/04/2021

MartinaCesa
MartinaCesa 🇮🇹

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Scarica Tecnologie e qualità parte seconda e più Dispense in PDF di Merceologia solo su Docsity! COSMETICA: scienza che si occupa del miglioramento o mantenimento del corpo e della bellezza. UN PO’ DI STORIA PREISTORIA Origini cosmesi nella preistoria, infatti disegni rupestri rappresentano figure umane con viso o corpo dipinti; studi dimostrano che arte del tatuaggio è usata fin dagli albori dell’umanità. Si presume che i nostri antenati decorassero proprio corpo per scopi rituali più che per estetica. Le sostanze usate erano tutte facilmente reperibili: rocce calcaree, carbone e ocra. È probabile anche che venissero usate sostanze profumate che avevano compito di manifestare la presenza intangibile della divinità. È documentata anche l’arte di somigliare alla preda per aspetto e odore; le pitture sulle rocce in appositi santuari celebravano riti propiziatori per la caccia truccandosi da cervi o da bisonti. SUMERI E BABILONESI Caricavano il trucco di valenze sacre, che trovavano espressione in molti inni dedicati alla Dea Madre. Rimangono tracce del vissuto quotidiano: probabilmente le donne avevano pettinature elaborate e si dipingevano gli occhi. Recipienti per conservazione unguenti erano raffinati e belli, smaltati o in vetro. Ingredienti usati erano di origine naturale. Alla regina Semiramide sono attribuite ricette per preparazione di maschere di bellezza. Si dice facesse bagno nella birra per rendere fresca e elastica la pelle e che coltivasse nei giardini pensili le piante per la cura del suo corpo. EGIZIANI Sono esempio che più si avvicina all’epoca moderna per culto della bellezza e attenzione per dettagli. Uomini e donne, di qualsiasi status sociale, usavano abitualmente antimonio come base per pittura occhi e kajal per unghie mani e piedi. I vasetti erano di materiali preziosi e sopra c’erano istruzioni per uso chiarissime. Gli ingredienti venivano confezionati dai sacerdoti; principalmente usati per processo di mummificazione erano inoltre usati per massaggiare corpo dei vivi dopo bagno e proteggerlo da sudorazione. GRECI In età classica il corpo era bello solo se ogni sua parte era proporzionale rispetto all’intero; unico modo per migliorare corpo imperfetto era l’esercizio ginnico, mentre trucco era inizialmente bandito, pericoloso per mantenimento equilibrio delle leggi della natura. Con il tempo la cosmesi finì per accompagnare ogni manifestazione della vita. Ellenici furono maestri nell’arte del massaggio: oli profumati erano usati da uomini e donne per ungere corpo e capelli dopo il bagno e durante banchetti. Avevano inoltre passione per profumi, che venivano scelti e preparati in modo da associare un’essenza ad ogni parte del corpo. Molta attenzione riceveva anche la capigliatura ed era diffuso l’uso di tinture vegetali per capelli. ROMANI Con conquista Grecia i romani imparano a curare il corpo, assumendo canoni estetici e usanze degli sconfitti: la cosmesi. I cosmetici usati dalle donne avevano preparazione giornaliera elaborata un gruppo di giovani schiave specializzate in queste pratiche, le cosmetae, applicavano prodotti supervisionate da una donna anziana, ornatrix, seguendo cerimoniale adeguato. Venivano usate paste depilatorie e nei artificiali, tinte azzurre per capelli e tinte oro per barba e capelli. Sapone non era conosciuto a Roma, Poppea era famosa per bagni nel latte di asina, venivano usati come detergenti soda, creta o farina di fave, il corpo dopo il bagno era massaggiato con olio di oliva per proteggersi dal freddo. Rito preferito dai romani fu quello delle terme. DAL MEDIOEVO AL RINASCIMENRO Con avvento cristianesimo e caduta impero d’occidente, la ricerca della spiritualità si sostituì a quella della bellezza fisica: i cosmetici vennero disprezzati e considerati simbolo di lussuria, quindi abitudini estetiche delle donne condannate come peccaminose. Con epoca feudale si riscopre buon gusto grazie a diffusione modello cortese dei castelli franco-provenzali, che portò a recupero valori come quello di bellezza. Igiene personale e cura corpo subirono maggiori cambiamenti. Igiene corpo si trasformò in una faccenda senz’acqua: pulizia e ordine della biancheria sostituirono quella della pelle, con affermazione di cipria e profumo. Acqua assunse connotazione negativa e vicina a concetto di impurità, popolazione persuasa a non lavarsi e a credere che unico modo per proteggersi da malattie fosse quello dell’aerazione. Bagni pubblici aboliti poiché rappresentavano luoghi di perdizione morale (pasti, bevande ed intrattenimento) e vi era paura che raggruppamento potesse favorire contagio malattie. Secondo medici corpo bagnato era vulnerabile e sano se asciutto. Con negazione acqua la società abbiente rispose curando corpo nelle parti visibili maggiormente come viso e mani. Cipria e profumo irrinunciabili poiché avevano proprietà afrodisiache e terapeutiche. Con rinascimento torna culto corpo e gusto del piacere: corpo torna a essere oggetto di esaltazione e ai cosmetici venne dato ruolo nel portare l’apparire a una dimensione necessaria ed essenziale affinché possa compiersi affermazione dell’individuo in quanto tale. Toilette diventò momento di reale sacralità e cerimonia dell’alta mondanità. È l’epoca di Caterina de Medici, fautrice bellezza barocca e ambasciatrice modello italiano all’estero. Italia diventa centro eleganza e buon gusto: da qui partirono nuovi dettami moda e più originali formule di prodotti di bellezza. Magrezza era associata a bruttezza e povertà, mentre prosperità è simbolo di bellezza ed eleganza. Arti cosmetiche si svilupparono grazie a diffusione della stampa. PARIGI Dal 1600 centro della cosmesi, moda, eleganza, parrucchieri, acconciature complicate, nei finti si sposta a Parigi. Cosmetici considerati alla stregua di filtri d’amore, con uso spropositato e ridicolo in alcuni casi. Mentre massa incolta considerava immorale la cosmesi, l’élite lo reputava indispensabile per raggiungimento massima bellezza fisica. Presa Bastiglia segna fine dell’uso del rosso sul viso, della parrucca incipriata: ostentazione ed eccesso delle persone di corte rappresentò una delle cause che portò alla Rivoluzione. In Inghilterra arrivò emissione di un decreto secondo il quale qualsiasi donna che avesse conquistato marito grazie a capelli finti, tacchi alti e profumo sarebbe stata considerata una strega e matrimonio ritenuto nullo. IL ‘700 E L’800 Rivoluzione francese e ascesa borghesia portano nuovi modelli di vita e costume più discreti. Nel ‘700 ancora di moda era il pallore: cosmetica barocca lascia posto a naturalità viso. I corpi femminili venivano mostrati, mentre cosmetici divennero un modo per manifestare la loro identità di classe. Acqua torna ad essere utilizzata pur non perdendo del tutto simbolismo negativo. Nell'800 classe borghese era distinta da proletariato per pulizia e scrupolo d’igiene. XX SECOLO Nel XIX secolo la regina Vittoria definì trucco una maleducazione, volgare e usato da attori e prostitute. Le geishe usavano rossetto rosso fatto con petali di cartamo o zafferano, anche per dipingere sopracciglia e occhi. Dalla seconda guerra mondiale in poi diffusione cosmetici si fece EMULSIONI Sono miscele omogenee di sostanze grasse e sostanze acquose e sono forme cosmetiche più usate, apprezzate anche in campo alimentare (mayo, gelati, creme), farmaceutico e chimico (smacchianti, antiparassitari, insetticidi). Emulsioni cosmetivhe possono essere fluide (latti) o cremose (creme) e in base alla composizione delle sostanze contenute svolgono sulla cute azione detergente, idratante, nutriente. La miscelazione è resa possibile da agenti emulsionanti e i principali tipi di emulsioni sono: • Olio in acqua (O/A): l’olio risulta disperso nell’acqua, la fase acquosa si trova in percentuale superiore e l’emulsione presenta caratteristiche idrofile. Sono usate in maggioranza per prodotti solari, creme dedicate alle pelli grasse, secche o senescenti. ACQUA 75% - OLIO 20% - EMULSIONANTI 5% Idrodispersibilità, facile stendibilità, rapido assorbimento, sensazione di freschezza. • Acqua in olio (A/O): acqua dispersa in olio, fase oleosa si trova in percentuale superiore e l’emulsionante ha caratteristiche lipofile. Costituiscono creme più ricche e grasse delle precedenti. OLIO 30-40% - ACQUA 50-65% - EMULSIONANTI 5-10% Presentano buone proprietà emollienti e idrorepellenti, risultano leggermente untuosi, facile stendibilità, formazione su pelle di film lipidico. • Emulsioni multiple: costituite da O/A disperse in olio (O/A/O) oppure da A/O disperse in acqua (A/O/A). • Moderne tipologie di emulsioni: acqua in silicone (A/S). OLEOLITI Concentrato oleoso di piante fresche o essiccate poste in un contenitore di vetro, ricoperte di olio e lasciate macerare per un certo periodo di tempo. Queste formule una volta applicate su pelle formano film oleoso occlusivo. Il fatto di contenere sostanze oleose riduce rischio contaminazione microbiologica (spesso no conservanti), ma aumenta probabilità ossidazione e irrancidimento (necessità antiossidanti). Oleoliti comuni sono oli neonati, oli capelli, oli massaggio e oli solari. PASTE Cosmetici caratterizzati da presenza elevata di componenti polverosi che non si sciolgono e sono incorporate come tali in una sostanza base che può essere acqua gelificata o sostanze grasse. Paste possono essere dentifrici, preparazioni protettive. POLVERI Preparate a partire da miscele di sostanze di origine minerale, alle quali si possono aggiungere anche farine o amidi derivazione animale. Polveri diffuse sono talchi, ciprie, ombretti, terre. Presenza di ingredienti funzionali o oli essenziali ne migliora le caratteristiche. UNGUENTI Preparati farmaceutici per uso esterno, costituiti da miscuglio untuoso a base di grassi: burro, oli, cere, oli essenziali. Se sono presenti sostanze acquosa si definiscono come sospensioni. Usati poco in cosmesi (solari waterproof e burro cacao), trovano impiego in settore farmaceutico. Sostanza base può essere cera d’api e burri (karité). OLI COMPOSTI Più oli e burri miscelati tra loro costituiscono preparato con potere idratante e grassante, ma può essere usato per veicolare oli essenziali ed estratti liposolubili da applicare con massaggio. PRINCIPALI FUNZIONI COSMETICHE Cosmetici in base all’attività che svolgono a livello cutaneo possono svolgere tre diverse funzioni: igienica, eutrofica ed estetica. Le diverse funzioni dei prodotti possono essere usate indipendentemente l’uno dall’altro che coesistere. FUNZIONE IGIENICA Igiene importante per mantenimento salute pelle e bellezza. Ambiente in cui viviamo è minaccia per nostro mantello cutaneo: inquinamento, polvere, agenti atmosferici uniti alle sostanze che vengono prodotte dall’organismo sono causa di impurità. Queste impurità costituiscono terreno fertile per microrganismi patogeni e inoltre possono impedire normali funzioni cutanee. Funzione igienica ha scopo di eliminare sporco dalla superficie epidermica rispettandone caratteristiche fisiologiche. Bagno locale o generale costituisce da sempre operazione principale nella pratica igienica e della cosmesi. All'acqua vengono associati cosmetici che facilitano pulizia viso e corpo: saponi, creme e latti detergenti, shampoo e dentifrici. FUNZIONE EUTROFICA Deriva dal greco: buon nutrimento. Questa funzione può definirsi come proprietà posseduta da svariati prodotti della cosmesi di mantenere lo stato dei tessuti nelle migliori condizioni. Questa funzione si distingue dal farmaco che invece agisce su superficie non sana per guarirla. Cosmetico eutrofico è prodotto che mantiene corretto stato tessuti apportando sostanze che svolgono azione di supporto ai normali eventi fisiologici che si verificano in una pelle. Numero delle sostanze a funzione eutrofica ad oggi è enorme. Si parlerà pertanto di sostanze restitutive, isodermiche e istofile, come proteine, grassi, vitamine, oli essenziali, fanghi termali e derivati vegetali. FUNZIONE ESTETICA Azione estetica può influenzare vista e olfatto; un profumo gradevole e attraente, un trucco armonioso e sofisticato aiutano a esaltare personalità o camuffare inestetismi. Prodotto in questo caso assume mezzo artistico, in quanto l’applicazione può essere interpretata diversamente. PRINCIPALI AZIONI COSMETICHE • Abbronzante: principio che accelera processo di sintesi della melanina, favorendo rapida e intensa abbronzatura. • Abrasiva: riduce con azione meccanica le asperità della cute, asportando cellule cornee in fase di desquamazione. • Acidificante: mantiene o ripristina acidità fisiologica cutanea, favorendo conservazione mantello idrolipidico naturale. • Ammorbidente, emolliente: azione svolta da sostanza idrofile, lipofile e sebosimili, al fine di mantenere o rigenerare mantello idrolipidico epicutaneo, limitando l’inaridimento e l’eccessiva desquamazione dell’epidermide. • Anticellulite: prodotto preventivo-coadiuvante, per prevenire o attenuare inestetismi cellulite. • Antirughe: mantiene levigata pelle prevenendo insorgere rughe. • Antisolare: assorbe parte della radiazione violetta proteggendo dai fenomeni reattivi conseguenti a esposizioni. • Antisudorale, antitraspirante: riduce lume del poro sudorale, diminuisce localmente entità sudorazione. • Autoabbronzante: reagisce chimicamente con cheratina dello strato corneo formando complesso colorato, che dona abbronzatura anche senza esposizione solare. • Addolcente, lenitivo: attenua irritazioni di varia natura. • Decorativa: per trucco viso, perioculare, labbra e unghie. • Deodorante: previene o inibisce degradazione delle secrezioni sebacee e sudorali, impedendo formazione odori. • Depilante: degrada peli superflui. • Filmogena: crea sulla cute pellicola superficiale, scopo protettivo. • Idratante: apporta allo strato corneo principi naturali presenti nel fattore idratante naturale cutaneo, favorendo mantenimento tasso ottimale di umidità delle cellule epidermiche. • Protettiva: protegge epidermide contro danni di fattori ambientali. • Schiarente: conferisce aspetto più chiaro a capelli o migliora effetto delle macchie pigmentarie dell’epidermide. • Seboregolatrice: normalizza la cute in caso si eccessiva secrezione sebacea o anormale composizione del sebo, data la sua proprietà di regolare attività delle ghiandole sebacee. • Stimolante: finalità di tonificare e migliorare irrorazione microcircolo, per risolvere inestetismi dovuti a una pelle atonica, devitalizzata e stanca. • Tonificante: conferisce tono, compattezza e freschezza dell’epidermide. COSMECEUTICA Cosmetico e farmaceutico: sostanze che si presentano con forma farmaceutica-cosmetica e che applicate su cute come cosmetico hanno azione farmaco-simile. I prodotti cosmeceutici anno efficacia superiore rispetto a comuni cosmetici ma non possono essere paragonati a farmaci. Contengono sostanze antiossidanti o acidi. Un prodotto di questo tipo per legge non dovrebbe esistere perché non può avere sia azione di farmaco sia di cosmetico. NUTRACEUTICA Deriva da fusione di due termini: nutriente e farmaceutico. Alimenti nutraceutici vengono definiti anche alimenti funzionali, pharma food o farmalimenti. Un nutraceutico è alimento-farmaco ovvero alimento salutare che associa a componenti nutrizionali selezionati per caratteristiche quali l’alta digeribilità e l’ipoallergenicità, le proprietà curative di principi attivi naturali di comprovata e riconosciuta efficacia. Si dovrebbe fare distinzione tra nutraceutico e alimento funzionale: il primo di riferisce a singola sostanza con proprietà medicamentose presente nell’alimento, il secondo termine tende a identificare l’intero cibo che presenta proprietà benefiche. Esempi sono probiotici, antiossidanti, acidi grasso polinsaturi, vitamine. Nemmeno questo termine è presente nella legislazione italiana. INDUSTRIA COSMETICA: PROCESSI DI PRODUZIONE Industria svolge ruolo di primo piano nello sviluppo del prodotto, settore guidato dalla scienza e altamente innovativo. Programmi di R&S approfondiscono tutti aspetti della bellezza e benessere, dalle indagini sui comportamenti consumatori e aspirazioni di bellezza ai metodi di sviluppo sostenibile. Questo aiuta a sviluppare migliori ingredienti in ambito sicurezza per uomo e ambiente, e per creare poi prodotti che rispondano alle sempre mutevoli aspettative dei consumatori. Svantaggi: burocrazia, formalismo e alti costi iniziali! Possiamo dividere il concetto di qualità in due macrocategorie. 1. Qualità percepita è rivolta direttamente all’utilizzatore finale; 2. Qualità nascosta è rivolta ad altre parti interessare della filiera cosmetica (aziende clienti, fornitori, pubbliche amministrazioni, ecc.) La qualità percepita si divide: • Qualità pretesa: rappresenta punto zero, al disotto del quale il prodotto viene giudicato negativamente. È un concetto freddo, che non stimola il successivo acquisto. Es.: prodotto non produce irritazione, non ha cattivo odore. • Qualità attesa: quello che il consumatore si aspetta dal prodotto. È determinata dal vissuto soggettivo, dal prezzo, dal marchio, dalla comunicazione (promesse). Si tratta di concetto tiepido: genera soddisfazione o insoddisfazione in base alle risposte e influenza il successivo acquisto. Comunicazioni troppo spinte tendono a deludere; i prodotti di posizionamento alto sono vincolati ad una qualità altissima. • Qualità latente: è colpo di fulmine inaspettato, soddisfa esigenze che il consumatore aveva latenti e inespresse. È qualità calda, spingerà al riacquisto. È difficilmente prevedibile in corso di progettazione. CONTROLLO QUALITà Applicazione controllo qualità consiste nell’assicurarsi che il prodotto sia conforme ai requisiti espressi dal cliente effettuando tutti i controlli, le prove e le misurazioni necessarie per eliminare quei prodotti che non corrispondono ai requisiti espressi nelle specifiche. Inizialmente approccio focalizzato solo al prodotto finito. -> alti costi produzione <- Dagli anni 30 si implementa sistema controllo qualità sistemico, che copriva tre momenti della vita di un’organizzazione: 1. Ingresso materie prime per non immettere in produzione materiali non conformi 2. Durante processi produttivi: sui semilavorati 3. All'atto del collaudo: sui prodotti finiti Prodotti non conformi saranno soggetti ad azione correttiva. I pionieri di quest’approccio: ✓ Industrie alimentari con GMP + HACCP (hazard analisys & critical control points) ✓ Industrie farmaceutiche con GMP e recentemente il Quality by Design (QbD) Dal controllo alla gestione della qualità: il cambiamento del concetto di qualità è il frutto dello spostamento della attenzione dal prodotto al cliente. Il cliente diventa il giudice ultimo della conformità dei prodotti che è concepita come rispondenza all’uso; conformità alle esigenze dell’utilizzatore. CONTROLLO vs GESTIONE DELLA QUALITà EVOLUZIONE QUALITà o Gestione qualità: rendere operativo sistema che permetta di ottenere il massimo dei risultati con minimo dei costi (efficacia ed efficienza). o Miglioramento continuo: per governare processi e soddisfare i clienti, lo strumento è l’applicazione del miglioramento continuo che sta alla base della gestione della qualità. o Politica per la qualità: espressione delle intenzioni dell’azienda la quale mira a dare istruzioni in materia di qualità dei prodotti e dei processi, spiegando ciò che il management ha intenzione di fare relativamente alla qualità. OGNI FEEDBACK è FONDAMENTALE PER IL MIGLIORAMENTO AZIENDALE E QUINDI LA COMPETITIVITà. I costi della gestione qualità sono legati alla formazione e alle impostazioni di controllo del processo. PRINCIPALI FIGURE DELLA QUALITà Direzione: • È il coordinatore del SGQ, fornendo supporto e assistenza al QA nella stesura della documentazione, della sensibilizzazione e motivazione del personale. • Predispone il necessario per riesame della direzione. • Esegue attività di analisi, valutazione e misurazione del SGQ. • È braccio destro dell’alta direzione. • Controlla fornitori. • Riferimento per aspetti di controllo e gestione dei processi, nonché sviluppo delle azioni di miglioramento. Fase trasmissione dati è processo delicato che coinvolge la funzione di industrializzazione. È opportuno che in questa fase le figure coinvolte nel processo di progettazione si riuniscano per il già citato Riesame della progettazione. Partecipano al Riesame della progettazione: • Responsabile progetto (manager di prodotto) • Laboratorio (formulatori e responsabili) • Progettazione degli elementi di packaging • Ufficio tecnico legislativo • Industrializzazione • Controllo qualità • Direzione tecnica LE CONDIZIONI AL CONTORNO AZIENDA E PERSONALE Flussi personale interno e ospite devono essere controllati. Il personale operativo nei reparti dovrà avere percorsi prestabiliti che comprendono locali per cambio indumenti e calzature. Azienda deve prevedere locali di lavoro e stoccaggio a temperatura controllata e ventilazione forzata. I pavimenti ideali sono costituiti da strati uniformi di materiali sintetico, con limitati punti di giunzione (crescita microbica) con parti in pendenza e scarichi dell’acqua di lavaggio. L'housekeeping è determinante non solo al fine del controllo microbiologico: un ambiente pulito e ordinato è lo specchio della mentalità aziendale, filo guida di atteggiamenti dei dipendenti ed è un ottimo biglietto da visita nel caso di visite di clienti o ispezioni delle autorità competenti. I MACCHINARI Per garantire conformità microbiologica (condizione affinché prodotto cosmetico sia sicuro) è importante che tutta la filiera produttiva sia controllata. Tutti i macchinari e le attrezzature che vengono a contatto con il prodotto sfuso devono avere le seguenti caratteristiche: − Struttura in acciaio inox 316 lucidato a specchio; − Assenza di angoli e fessure, dove la sporcizia si annida facilmente; − Possibilità di cleaning in place (pulizia locale). Dopo ogni produzione le macchine devono essere puntualmente lavate e sanitizzate con sistemi documentati, validati e controllati a spot. Nei periodi di inattività, occorre garantire che non si creino ristagni di acqua e procedere prima dell’utilizzo a ulteriore pulizia e sanitizzazione. L’ACQUA DI PROCESSO Acqua è componente principale di quasi tutti i prodotti cosmetici. Acqua di processo deve pertanto rispondere a caratteristiche chimico fisiche e microbiologiche tali da non creare problemi al prodotto cosmetico. L'acqua di processo dovrà essere deionizzata, in quanto presenza di ioni può generare formazione di sali che alterano il colore del cosmetico. Il flusso d’acqua deve essere continuativo e organizzato in tubature con curvature dolci e senza strozzature. LA RICERCA IN CAMPO COSMETICO è FINALIZZATA PRINCIPALMENTE A MIGLIORARE I PRODOTTI SOTTO TRE ASPETTI: QUALITà: le aziende puntano a migliorare l’aspetto qualitativo dei prodotti, per esempio sviluppando nuovi ingredienti o nuove tecnologie produttive, capaci di soddisfare il consumatore. Oggi persone chiedono prodotti che siano tante cose insieme: efficacia, piacevolezza, profumazione, facilità d’uso. SICUREZZA: produttori prestano maggiore attenzione alla tutela del consumatore, per questo investono anche sul miglioramento della sicurezza dei prodotti. È grazie a questa attività che è stato possibile realizzare cosmetici con formulazioni adatte anche alle pelli più sensibili. EFFICACIA: industria cerca di soddisfare aspettative consumatori sull’efficacia dei cosmetici. Per questo, si dedica alla ricerca formulativa e chimica, in modo da sviluppare prodotti che siano il più vicino possibile alle esigenze dei consumatori. L’INDUSTRIA COSMETICA TENTA DI RAGGIUNGERE I TRE OBIETTIVI PERCORRENDO STRADE DIVERSE: • Privilegia ricerca di nuove materie prime, adatte a essere usate nei cosmetici e capaci di potenziarne le caratteristiche, sotto vari profili; • Lavora allo sviluppo continuo di nuove formulazioni, ossia modi diversi per combinare i vari ingredienti oppure nuove combinazioni di sostanze o differenti quantitativi di sostanze; • Sviluppa nuove tecnologie di packaging. Non si tratta esclusivamente di strategie di marketing come si potrebbe pensare in apparenza. Infatti, migliorando il contenitore di un cosmetico, si facilita anche il consumatore ad utilizzarlo al meglio e si può rendere più efficace il prodotto stesso; • Si impegna a progettare nuove tecnologie per la produzione dei cosmetici, che siano più rispettose dell’ambiente e della salute umana e diano risultati migliori sotto il profilo della qualità; • Mette a punto nuovi metodi per verificare l’efficacia e la sicurezza del prodotto. In questa direzione si inserisce l’impegno dell’industria nella messa a punto di test alternativi alla sperimentazione sugli animali. REGOLAMENTO (CE) 1223/2009 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO DEL 30 NOVEMBRE 2009 SUI PRODOTTI COSMETICI LE NOVITà DEL REGOLAMENTO 1223/2009 SUI PRODOTTI COSMETICI LA REGOLAMENTAZIONE DEI COSMETICI IN EUROPA ED IN ITALIA • 1976: direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici • 1986: legge 713/86 “norme per l’attuazione delle direttive della comunità economica europea sulla produzione e la vendita dei cosmetici” • 2009: regolamento 1223/2009 sui prodotti cosmetici o Assicurare un elevato livello di tutela della salute umana o Corretto funzionamento del mercato interno NUOVO REGOLAMENTO COSMETICO: 1223/2009 Attuale regolamento rappresenta naturale evoluzione della normativa europea sui cosmetici, che negli scorsi anni ha fornito le regole per assicurare la sicurezza dei prodotti e del consumatore, che nel corso degli anni è stata oggetto di numerosi aggiornamenti che l’hanno modificata per adattarla ai cambiamenti e ai miglioramenti intervenuti nel settore. La direttiva 76/768/CEE era già considerata una normativa completa e tutelativa, tanto da essere stata presa ad esempio da altri paesi, come la maggioranza dei paesi del Sudamerica, gli stati dell’ASEAN, l’Arabia Saudita, il Sudafrica, la Turchia, ecc. Tuttavia, l’azione di miglioramento è avvenuta con il nuovo regolamento 1223/2009 sui cosmetici, che ha sostituito completamente la direttiva 76/768/CEE e suoi emendamenti. Il regolamento 1223/2009 sui prodotti cosmetici fornisce la definizione comune di prodotto cosmetico e contiene una serie di disposizioni che garantiscono la sicurezza del cosmetico sotto vari punti di vista (dal metodo di fabbricazione al contorno degli ingredienti, dall’obblio delle informazioni da dichiarare in etichetta alle valutazioni eseguite da un esperto) Essendo il regolamento rivolto a tutti gli stati membri, esso prevede che alcune informazioni riportate in etichetta siano riportate nella lingua ufficiale del paese in cui il prodotto viene commercializzato. Va chiarito che i cosmetici fabbricati, etichettati e distribuiti secondo le regole della L. 713/1986, presenti sul mercato alla data del 11 luglio 2013, possono continuare ed essere distribuiti ed utilizzati dai consumatori e dagli operatori che li impiegano nella loro attività personale fino al loro esaurimento. OBIETTIVI DELLA SEMPLIFICAZIONE Eliminare incertezze e le inconsistenze legali dovute ai 55 adattamenti dal 1976 ad oggi ed alla mancanza di un chiaro set di definizioni. Armonizzare le disposizioni già esistenti in materia al fine di evitare le sempre maggiori divergenze fra gli stati membri legate ad adozioni nazionali che introducono diposti diversi che portano non ad una maggiore sicurezza ma solo ad un maggiore peso amministrativo e normativo. Garantire la sicurezza dei cosmetici all’interno del processo di innovazione del settore. Tenere conto dei progressi e dei cambiamenti avvenuti nel settore. Rafforzare e chiarire le attuali norme sulla sicurezza dei cosmetici. ASPETTI SALIENTI Le modifiche sono state introdotte a partire dall’11 luglio 2013 e il recepimento in tutti gli stati membri è automatico. A cambiare è prima di tutto la modalità della legge stessa: ✓ Le direttive non vengono adottate al momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ma devono essere recepite dai singoli stati membri entro una data prestabilita. Nel farlo, un paese può anche apportare modifiche al testo, che però non devono ostacolare la libera circolazione delle merci; ✓ Il regolamento ha applicazione immediata e vincolante per tutti gli stati membri. PILASTRI FONDAMENTALI DELLA NORMA UE → Ampia definizione di cosmetico, che non ammette una categoria intermedia fra cosmetici e farmaci. → Un sistema di controllo in-market da parte degli stati membri. RELAZIONE SULLA SICUREZZA DEL PRODOTTO COSMETICO CSPR: Cosmetic Product Safety Report (allegato I) Regolamento prevede una serie di disposizioni specifiche sulla sicurezza, considerata uno dei temi principali di tutta la legge. Pertanto, è stato inserito un allegato I in cui sono descritti gli aspetti legati alla sicurezza del prodotto con l’intento di identificare le eventuali fonti di pericolo chimico, microbiologico e tossicologico del cosmetico, in relazione alla sua destinazione di impiego e all’esposizione prevista. Lo scopo è raggiungere uno degli obiettivi della commissione europea: mantenere elevato livello di protezione del consumatore fornendo chiara indicazione su come deve essere dimostrata e documentata la sicurezza dei cosmetici. VALUTAZIONE DI SICUREZZA (art. 10) Per dimostrare conformità di un prodotto il PR garantisce che i prodotti siano stati sottoposti alla valutazione della sicurezza sulla base delle info pertinenti e che sia stata elaborata una relazione sulla sicurezza dei prodotti cosmetici a norma dell’allegato I. Valutazione della sicurezza dei prodotti cosmetici di cui all’allegato I, parte B, è eseguita da persone in possesso di diplomi o altri documenti attestanti qualifiche formali ottenute in seguito al completamento di corsi universitari teorici e pratici in campo farmaceutico, tossicologico, medico o analogo, o discorsi riconosciuti equivalenti da uno stato membro. OBBLIGHI DELLA PR Assicurare conformità ai seguenti requisiti: • Sicurezza (art 3) • GMP (art 8) • Valutazione della sicurezza (art 10) • Documentazione informativa sul prodotto (art 11) • Campionamento e analisi (art 12) • Notifica (art 13) • Restrizioni applicabili alle sostanze negli allegati (art 14) • Sostanze CMR (art 15) • Nanomateriali (art 16) • Tracce di sostanze vietate (art 17) • Sperimentazione animale (art 18) • Etichettatura (art 19(1), (2), (5)) • Dichiarazioni relative al prodotto (art 20) • Accesso del pubblico alle informazioni (art 21) • Informazioni sugli effetti indesiderabili gravi (art 23) • Informazioni sulle sostanze (art 24) VIGILANZA Inoltre PR deve gestire cosmetovigilanza e riferire eventuali effetti indesiderati a autorità sanitarie. Questo implica rafforzo dei controlli sul mercato, dato che molte aziende del settore lavorano conto terzi. In questi casi la nomina di un soggetto esterno può permettere di trovare una soluzione che venga incontro alle esigenze di molti Brand, i quali non vogliono far conoscere al mercato che si avvalgono di fornitori a cui demandano in outsourcing l’intera produzione e confezionamento del prodotto (identificazione nella catena di fornitura). TRACCIABILITà Per garantire quella del prodotto, la PR deve poter identificare i distributori ai quali fornisce il prodotto cosmetico, per un periodo di 3 anni dalla data in cui il lotto è stato messo a disposizione del distributore; lo stesso vale anche per tutti gli altri operatori della catena di fornitura. In caso di non conformità di prodotto, la PR adotterà provvedimenti per rendere conforme il prodotto, ritirarlo dal mercato o richiamarlo in fabbrica in tutti gli stati membri in cui il prodotto è disponibile. Per quanto riguarda prodotti conformi al regolamento ma che comunque presentano rischio grave per salute, spetterà all’autorità nazionale competente adottare tutti i provvedimenti necessari per ritirare, richiamare o limitare la disponibilità di tale prodotto sul mercato. VIGILANZA PER L’APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO Applicazione regolamento e vigilanza sul mercato rimane a carico degli stati membri. L'obiettivo della vigilanza è garantito da strumenti già introdotti dalle direttive precedenti: ossia serie di limitazioni sull’impiego di ingredienti nei cosmetici. Attraverso appositi elenchi allegati al testo della norma, vengono proibite alcune sostanze, per altre vengono fissati limiti di utilizzo, inoltre vengono individuati quali filtri UV, quali coloranti e quali conservanti sono ammessi nei cosmetici. Se un produttore ha intenzione di usare una sostanza che non è compresa in nessuno degli allegati allora non ha limiti prefissati di utilizzo, posto che ne valuti la sicurezza. Quali autorità sono deputate al controllo a livello nazionale? Con attuazione del nuovo regolamento si prevede che i principali operatori sul territorio nazionale deputati ad aiutare il Ministero della Salute nell’opera di vigilanza continueranno ad essere: le Aziende Sanitarie Locali (ASL) e i Nuclei Anti Sofisticazione (NAS) dei Carabinieri. SPERIMENTAZIONE ANIMALE (art. 18) Regolamento vieta sperimentazione nell’UE, il divieto riguarda: • Prodotti finiti • Ingredienti • Combinazioni di ingredienti È vietata anche immissione su mercato europeo di: • Prodotti cui formulazione finale sia stata oggetto di sperimentazione • Prodotti contenenti ingredienti o combinazioni di ingredienti che siano stati oggetto di sperimentazione Sperimentazione animale dovrà essere sostituita con metodi alternativi. NORME DI BUONA FABBRICAZIONE (GMP) (art. 8) Stati membri dovranno effettuare attività vigilanza tramite analisi documentazione di prodotto e test fisici di laboratorio. Dovranno verificare applicazione principi di fabbricazione (es: linea guida ISO 22716). Articolo 8 del regolamento stabilisce che nella fabbricazione devono essere rispettate le pratiche di buona fabbricazione, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno e un livello elevato di tutela della salute umana. Anche vecchie direttive stabilivano importanza di seguire le pratiche di buona fabbricazione, senza dare indicazioni in proposito. Il nuovo regolamento stabilisce che le norme di riferimento per buona fabbricazione sono quelle pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Fino al 10 luglio 2013 era richiesta la conformità alle norme GMP, senza avere un riferimento a specifiche GMP; Dall’11 luglio 2013 è richiesta conformità alle norme GMP, ma nessuna specifica GMP è obbligatoria; Si presume la conformità alle norme se l’azienda applica lo standard armonizzato (EN ISO 22716:2007) tuttavia le autorità potrebbero richiedere la dimostrazione della sua applicazione. In pratica il rispetto dell’articolo 8 è obbligatorio ma non è richiesta la certificazione. SOSTANZE VIETATE (CMR) Le sostanze CMR (cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione) possono essere ammesse solo se verificate dall’SCCS (scientific committee for consumer safety) e comunque sono definite condizioni estremamente severe per l’impiego di tali sostanze. Allegati al regolamento riportano un elenco di sostanze il cui impiego nei prodotti cosmetici è vietato o limitato. Sono inoltre vietati alcuni coloranti, conservanti e filtri UV. La notifica deve contenere informazioni riguardanti: dimensioni delle particelle, proprietà fisiche e chimiche, stime delle quantità, profilo tossicologico, ecc. INFORMAZIONI SUI NANOMATERIALI (art. 16) Nanomateriale è ogni materiale insolubile o biopersistente e fabbricato intenzionalmente avente una o più dimensioni esterne, o una struttura interna, di misura da 1 a 100 nm. Nell'elenco esposto sulle confezioni dei cosmetici dovrà figurare presenza di nanomateriali con dicitura nano tra parentesi. Nel regolamento si definiscono le modalità per informare la commissione europea sull’impiego di queste sostanze nei cosmetici ed i consumatori sulla presenza di queste sostanze nei prodotti (etichetta). I cosmetici contenenti nanomateriali sono notificabili dalla PR della commissione in formato elettronico sei mesi prima dell’immissione sul mercato. Per i prodotti cosmetici immessi sul mercato prima dell’11 gennaio 2013 la PR doveva effettuare notifica tra 11 gennaio e 11 luglio 2013. Per i prodotti che contengono nanomateriali elencati negli allegati del regolamento non è necessario provvedere alla nanonotifica. ETICHETTATURA (art. 19) I cosmetici possono essere immessi sul mercato soltanto se il contenitore a diretto contatto con il prodotto e l’imballaggio secondario riportano indicazioni obbligatorie, che devono essere scritte in caratteri indelebili e in modo facilmente leggibile e visibile. In etichetta i produttori devono riportare: 1. Nome e indirizzo del responsabile dell’immissione sul mercato del prodotto; 2. Contenuto nominale al momento del confezionamento, ossia la quantità di prodotto presente; 3. Numero del lotto di fabbricazione; 4. Paese d’origine per i prodotti fabbricati in paesi non membri dell’UE; 5. Funzione del prodotto, a meno che risulti dalla presentazione dello stesso; 6. Precauzioni particolare per impiego; 7. Elenco ingredienti del prodotto nell’ordine decrescente di peso al momento dell’incorporazione (che comprende anche eventuale indicazione delle sostanze identificate come possibili allergizzanti) ETICHETTATURA CODICI INCI (nomenclatura internazionale degli ingredienti cosmetici) Insieme di regole che descrivono metodi, attrezzature, mezzi e gestione produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati. Sviluppate in primo luogo per i prodotti farmaceutici, la loro applicazione si estende a tutti i prodotti “health related”, come alimenti, dispositivi medici, derivati biologici e cosmetici. Le GMP costituiscono lo sviluppo pratico del concetto di assicurazione della qualità, attraverso descrizione delle attività dello stabilimento basata sul solido giudizio scientifico e sulle valutazioni dei rischi. FONDAMENTI DELLE GMP Controllo finale dei prodotti farmaceutici e cosmetici è necessariamente statistico (e quasi sempre di tipo distruttivo), di conseguenza non è sufficiente. La qualità di un prodotto deve essere costruita durante il processo di produzione, tenendo sotto controllo non solo il risultato finale, ma anche le varie fasi di produzione. PERCHE LE GMP ❑ Mantengono processo sotto controllo ❑ Prevengono contaminazioni ❑ Prevengono mix up ed errori ❑ Permettono risparmio sui costi ❑ Assicurano un prodotto sicuro e di qualità LE ATTIVITà GMP • Documentare ogni aspetto del processo, attività e operazione; • Utilizzare personale che abbia ricevuto un’apposita formazione; • Occuparsi attivamente di pulizia e sanitizzazione; • Verificare con regolarità il buon funzionamento degli strumenti e dei macchinari; • Conoscere e controllare processi; • Gestire reclami. REGOLAMENTO CE N. 1223/2009 ARTICOLO 1: il regolamento stabilisce norme che ogni prodotto cosmetico immesso sul mercato deve rispettare, al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno ed un livello elevato di tutela della salute umana. ARTICOLO 8 - Buone Pratiche di Fabbricazione: 1. Nella fabbricazione dei prodotti cosmetici sono rispettate le le buone pratiche di fabbricazione al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi di cui all’articolo 1. 2. Qualora la fabbricazione avvenga conformemente alle pertinenti norme armonizzate, i cui riferimenti sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’UE, si presume il rispetto delle buone pratiche di fabbricazione. La norma armonizzata pertinente per il settore cosmetico è la UNI EN ISO 22716:2007 “cosmetici - pratiche di buona fabbricazione (GMP) - linee guida sulle pratiche di buona fabbricazione”. REGOLA TECNICA È documento emanato da autorità, che riporta i requisiti tecnici di un prodotto, come i livelli di qualità o adeguatezza per l’uso e le misure. La sua osservanza è obbligatoria. Si può quindi dire che la regola tecnica è un documento impostato analogamente alla “norma tecnica” reso però cogente (il rispetto è cioè obbligatorio) da un organismo avente potere legislativo o regolamentare (parlamento, governo, ministeri, regioni, comuni). NORMA La norma è la specifica tecnica approvata da un organismo riconosciuto a svolgere attività normative per applicazione ripetuta o continua, la cui osservanza non sia obbligatoria. ✓ Le norme sono volontarie ✓ Sono basate sul consenso e sulla trasparenza ✓ Ogni cinque anni vengono sottoposte a riesame COS’è UNO STANDARD È un documento, approvato da un ente riconosciuto (IOS e FDA), che fornisce le regole, linee guida o specifiche tecniche per lo svolgimento di alcune attività. La conformità ad uno standard si chiama certificazione ed assicura che le performance, che di solito sono variabili, diventino ripetibili. Una norma può definire: • Requisiti di prodotto, processi, servizi, sistemi qualità. • Requisiti per accreditamento dei sistemi qualità aziendali da parte degli organismi che li vogliono attuare. • Metodi di prova per la verifica della conformità alle norme • Modalità di misura, prova e taratura di apparecchi e strumenti Le norme vengono usate per: • Guida per la gestione • Certificazione/accreditamento aziendale • Qualificazione ed esigenze contrattuali ORGANISMI DI NORMAZIONE 1. Organismi sopranazionali: ISO (international organization for standardization 2. Organismi continentali: FDA (food and drug administration) 3. Organismi nazionali: per l’italia l’UNI ISO: organismo leader nel mondo per lo sviluppo degli standard. • Emette standard volontari per tutti i campi tecnici tranne per quello elettrico ed elettronico che sono coperti da IEC e quello dell’information technology che è coperto da ITU-T • Per quanto riguarda qualità, ISO sviluppa gli standard di riferimento per le organizzazioni che vogliono certificarsi FDA: è ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. • Tra gli strumenti controllo sono previsti sia valutazioni prima della messa sul mercato che il monitoraggio post-commercializzazione • È presieduta da un commissario che viene nominato dal presidente degli USA e confermato dal senato UNI: ENTE NAZIONALE ITALIANO DI UNIFICAZIONE Associazione privata senza scopo di lucro, svolge attività normativa in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario ad eccezione di quello elettrico ed elettrotecnico. CAMPI DI ATTIVITà ISTITUZIONALI • Elaborare norme: vengono sviluppate da organi tecnici ai cui lavori partecipano tutte le parti interessate assicurando, in tal modo, il carattere di trasparenza e condivisione. • Rappresentare Italia nelle attività di normazione mondiale ed europeo (ISO e CEN) per promuovere armonizzazione delle norme ed agevolare gli scambi di prodotti e servizi • Pubblicare e diffondere le norme tecniche ENTI DI CERTIFICAZIONE IN ITALIA: ACCREDIA − Ente italiano di accreditamento – unico organismo nazionale autorizzato dallo stato. − Mediante Accredia l’Italia si è adeguata al regolamento UE in cui ogni stato deve avere un ente certificatore riconosciuto. − Accredia certifica tutti gli enti di certificazione ed esegue audit annuali diretti per i laboratori di prova, di taratura e per la sicurezza alimentare. − Il marchio Accredia è garanzia di qualità operativa in conformità ai più stringenti requisiti internazionali. − Redige regolamentazioni tecniche e gestionali in surplus alle richieste normative. FASI OER IL CONSEGUIMENTO DELLA CERTIFICAZIONE 1. Implementazione attraverso una Gap Analysis, i cui obiettivi sono: a. Valutare conformità dell’organizzazione e della produzione alle GMP descritte dalla ISO 22716 b. Pianificare attività e i tempi per adeguamento 2. Audit di certificazione, svolto attraverso due distinte fasi: a. Verifica preliminare dell’adeguatezza dell’organizzazione b. Valutazione dell’implementazione e dell’efficacia del sistema di gestione dell’organizzazione 3. Emissione del certificato di attestazione, con validità triennale. 4. Audit di sorveglianza per verificare che il sistema di gestione risponda nel tempo ai requisiti dello standard e tenda al miglioramento continuo. 5. Rinnovo dopo 3 anni per confermare il miglioramento continuo e l’efficacia dell’intero sistema di gestione. Se da un lato l’implementazione di un modello di gestione di buone prassi può rappresentare per le aziende in fase iniziale un costo, nel medio termine esso si piò rivelare un’opportunità: • Si aprono possibilità di nuovi mercati • Si avvia una catena di gestione del valore con benefici diretti e indiretti FASI DI COSTRUZIONE DI UN SGQ ▫ Individuazione obiettivi della qualità ▫ Conoscere requisiti della qualità ▫ Coinvolgere persone in gamba ▫ Pubblicizzazione interna ed esterna aziendale ✓ Ricezione ✓ Identificazione e stato ✓ Rilascio ✓ Conservazione ✓ Nuova valutazione ✓ Qualità dell’acqua utilizzata in produzione ISO 22716 6.4.4 L’identificazione delle materie prime e dei materiali di confezionamento deve contenere le seguenti informazioni: a) Nome prodotto indicato sulla bolla di consegna b) Nome prodotto, come indicato dalla società, se diverso dal nome dato dal fornitore e/o il suo numero di codice c) Data o numero di ricezione, se del caso d) Nome fornitore e) Riferimento al lotto indicato dal fornitore e quello imposto alla ricezione, se diverso UNI EN ISO 22716: PRODUZIONE Ad ogni fase dei processi di fabbricazione e confezionamento, si dovrebbero assumere opportune misure per produrre un prodotto finito che soddisfa le caratteristiche definite. Processi di fabbricazione: • Disponibilità documenti pertinenti • Controlli all’avvio • Assegnazione numero di lotto • Identificazione delle attività di produzione • Controllo di processo • Conservazione del prodotto sfuso • Rifornimento materie prime Processo di imballaggio: • Disponibilità dei documenti pertinenti • Controlli all’avvio • Assegnazione numero di lotto • Identificazione line di confezionamento • Verifiche della apparecchiatura di controllo in linea • Controllo di processo • Rifornimento dei materiali di imballaggio • Identificazione e gestione del lavoro in corso UNI EN ISO 22716: PRODOTTO FINITO I prodotti finiti dovrebbero soddisfare i criteri di accettazione definiti. Conservazione, spedizione e resi dovrebbero essere gestiti in modo da mantenere la qualità dei prodotti finiti. ✓ Rilascio ✓ Conservazione ✓ Spedizione ✓ Resi UNI EN ISO 22716: LABORATORIO DI CONTROLLO DELLA QUALITà I principi descritti per personale, locali, apparecchiature, subappalti e documentazione si dovrebbero applicare al laboratorio di controllo della qualità. Il laboratorio di controllo della qualità è responsabile di garantire che siano eseguiti i controlli necessari e pertinenti, nell’ambito della propria attività, volti al campionamento e alle prove, in modo che i materiali siano rilasciati per l’uso e i prodotti siano rilasciati per la spedizione solo se la loro qualità soddisfa i requisiti dei criteri di accettazione. ▫ Metodi di prova ▫ Criteri di accettazione ▫ Risultati ▫ Risultati che non rientrano nelle specifiche ▫ Reagenti, soluzioni, campioni di riferimento, terreni di coltura ▫ Campionamento ▫ Campioni conservati UNI EN ISO 22716: RIFIUTI I rifiuti dovrebbero essere smaltiti in modo tempestivo ed igienico ❖ Tipi di rifiuti ❖ Flussi ❖ Contenitori ❖ Smaltimento Il flusso dei rifiuti non deve incidere sui processi di produzione e di laboratorio. I contenitori devono essere adeguatamente identificati. UNI EN ISO 22716: AUDIT INTERNO Audit interno è strumento designato a monitorare l’attenuazione e lo stato delle presenti Pratiche di Buona Fabbricazione per i prodotti cosmetici e a proporre opportune azioni correttive. Approccio: → Personale competente specificamente designato, dovrebbe condurre l’audit interno in modo indipendente e dettagliato, regolarmente o su richiesta. → Tutte le osservazioni fatte durante l’audit interno dovrebbero essere valutate e condivise con i responsabili direzionali competenti. Seguito: → Il seguito dell’audit interno dovrebbe confermare il completamento o l’attuazione soddisfacenti dell’azione correttiva. UNI EN ISO 22716: DOCUMENTAZIONE Ogni azienda dovrebbe determinare, progettare, installare e mantenere aggiornato il proprio sistema di documentazione, appropriato alla struttura organizzativa e al tipo di prodotti. Per preparare e gestire i documenti può essere utilizzato un sistema elettronico. La documentazione è parte integrante delle pratiche di buona fabbricazione. Pertanto obiettivo della documentazione è quello di descrivere le attività definite nelle presenti linee guida al fine di correlare la cronologia di tali attività e prevenire rischi di interpretazione, perdita di informazioni, confusione o errori inerenti alla comunicazione verbale. • Tipo di documento • Redazione, approvazione e distribuzione • Revisione • Archiviazione APPLICAZIONI GMP NELLE AZIENDE COSMETICHE ITALIANE Principali risultati relativi alle aziende produttrici italiane nell’anno 2018 o 59,7% segue GMP o 58,1% possiede certificazioni (non solo GMP) o 50,3% sensibile a maggiore formazione interna o 42,9% sensibile a valutazione proprie attività o 94% è opportuno un sistema conforme a ISO ISO 22716: BENEFICI Non è possibile stabilire tempi e costi necessari ad ottenere l’attestazione ISO 22716, in quanto dipendono da serie di fattori, tra cui n° di collaboratori e sedi oggetto della verifica ed eventuale pregressa presenza di sistemi di gestione. Strumento di supporto al miglioramento della gestione dell’azienda, può distinguersi dagli altri produttori: − Verificare conformità sistema di gestione ai nuovi requisiti − Preparare e facilitare ispezioni di legge da parte delle autorità sanitarie − Dimostrare ai portatori di interesse che l’organizzazione e la produzione sono conformi alle pratiche di buona fabbricazione − Ottenere fiducia del consumatore − Assicurare l’accesso a tutti i mercati europei e mondiali − Migliorare efficienza operativa e immagine dell’azienda ISO 22716: CONCLUSIONI I concetti fondamentali da applicare si possono sintetizzare in: ☺ Controllo del processo ☺ Formazione del personale ☺ Ambiente sfavorevole alla contaminazione del prodotto ☺ Gestione delle materie prime e dei materiali di confezionamento ☺ Sistema documentale ☺ Catena responsabilità ☺ Autocontrollo Implementazione delle GMP in una struttura di produzione comporta un notevole impegno di risorse umane e finanziarie e richiede tempo. Soprattutto comporta cambio mentalità, in quanto controllo del processo di produzione non si può basare soltanto sull’esperienza del personale operativo, ma deve essere ottenuto costituendo un razionale che abbia un solido fondamento scientifico, deve essere supportato da un sistema  Ecocert: l’ente che dal 1991 certifica sia prodotti naturali che biologici. Nato in Francia, è un’organizzazione che ha sedi in 24 nazioni. Con la dicitura “cosmetici ecologici e biologici” è necessario che la percentuale degli ingredienti naturali sia almeno il 95%. Inoltre, almeno il 95% delle sostanze vegetali utilizzate deve essere di origine biologica. Il restante 5% degli ingredienti viene scrupolosamente controllato, così come l’uso di minerali, acidi organici, sali e altre materie prime innocue. Ecocert vieta inoltre l’uso di profumi sintetici, conservanti sintetici, coloranti organici sintetici, oli minerali e altri prodotti petroliferi, glicole propilenico e altri glicoli, Sls, Sles e altri etossilati, siliconi e altri ingredienti sintetici e materie prime testate sugli animali. Con la seconda etichetta “cosmetici biologici”, i requisiti sono meno rigidi: almeno il 50% degli ingredienti di un determinato prodotto devono derivare da agricoltura biologica.  Ecolabel UE: marchio europeo di qualità ecologica che contraddistingue prodotti e servizi che, pur garantendo elevati standard, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita, tenendo anche conto della durata della vita media dei prodotti e della loro riutilizzabilità e della riduzione degli imballaggi e del loro contenuto di materiale riciclato. I criteri ecolabel riguardano anche aspetti importanti sociali ed etici dei processi produttivi. COSMOS Cosmetics Organic Standard è lo standard unico europeo per le certificazioni dei prodotti cosmetici naturali e biologici. È stato fatto un grande passo avanti con l’entrata in vigore di questo disciplinare, che definisce e regolamenta il cosmetico biologico, condiviso e approvato da tutti i principali enti certificatori europei. Se si acquistano prodotti europei fare attenzione dunque che ci sia uno dei loghi di questi enti. I principi base di Cosmos, che definiscono un cosmetico “naturale” sono rigorosi e prevedono due livelli distinti di certificazione: ✓ Una per prodotto biologico, ✓ Una per prodotto naturale. In Francia l’ente che certifica sia prodotti naturali che biologici è Ecocert; in Germania Bdih; in Inghilterra c’è Soil Association; in Belgio opera Bioforum; infine in Italia l’ICEA. Scopo di Cosmos non è solo quello di garantire sugli ingredienti ma anche quello di assicurare che tutto il ciclo produttivo sia sostenibile, dalle materie prime alla confezione. Cosmos rilascia due tipi diversi di certificazione: Cosmos Organic per i cosmetici biologici e Cosmos Natural per quelli naturali. • Secondo lo standard Cosmos Organic, un prodotto cosmetico può essere certificato solo se: o Almeno 95% ingredienti ottenuti da processi fisici è biologico; tale percentuale corrisponde al 20% sul cosmetico finito (il 10% se si tratta di un detergente) poiché dal calcolo è esclusa l’acqua; o Gli ingredienti ottenuti da processi chimici non superano il 30%. • Cosmos Natural certifica invece i cosmetici che non contengono più del 2% di ingredienti di sintesi. Nella formulazione di un cosmetico certificato Cosmos non è ammesso l’uso di nanoparticelle, ingredienti OGM e ingredienti che prevedono la mutilazione o la soppressione di animali. Non sono inoltre consentiti trattamenti di irradiazione sulle materie prime. Per quanto riguarda i test sugli animali, sono consentiti quelli sui singoli ingredienti ma non sul prodotto finito, come stabilito dalla legge. CERTIFICAZIONI COSMETICI BIOLOGICI DEI PRODOTTI ITALIANI In Italia i prodotti di bellezza possono essere certificati da Icea oppure dal CCpb, riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura. Ci sono alcuni prodotti che sono marchiati anche AIAb. L'associazione dell’agricoltura biologica garantisce l’assenza di OGM, applica restrizioni per uso di sostanze chimiche e richiede l’eco-compatibilità del confezionamento. Esistono anche dei prodotti biologici che non sono 100% bio. Per questi l’unico obbligo è contenere sostanze naturali almeno al 95%. L'iter di certificazione si articola in 4 fasi principali: 1. Valutazione iniziale dei prodotti e del processo produttivo che prevede la valutazione della composizione dei prodotti per i quali è richiesta la certificazione, nonché della conformità di materie prime tramite le schede tecniche di tutti i componenti. Per tutti gli ingredienti biologici è richiesta la certificazione rilasciata da enti di controllo e certificazione autorizzati. Sono inoltre richiesti i test di conservabilità microbiologici (challenge test) e test clinici di tollerabilità cutanea (patch test). 2. Verifica ispettiva in situ volta ad accertare l’effettiva conformità dei prodotti ai requisiti richiesti dal disciplinare; la corretta organizzazione e gestione dei processi di fabbricazione e delle procedure interne suscettibili di compromettere la conformità del prodotto stesso; il rispetto dei criteri ambientali pertinenti. 3. Emissione del certificato di conformità sulla base delle info e dei dati raccolti nell’ambito del processo di valutazione e verifica. Il certificato riporta l’elenco dei prodotti certificati ed è distinto in relazione alla classificazione dei prodotti ECO BIO COSMESI e COSMESI NATURALE. 4. Sorveglianza annuale che comprende periodiche ispezioni presso le unità produttive, centri di magazzinaggio e distribuzione dei prodotti al fine di verificare il mantenimento delle condizioni di conformità. Icea svolge prelievi e analisi di prodotto sia presso gli stabilimenti di produzione che nei punti vendita. COSMETICI BIODINAMICI Anche i cosmetici biodinamici devono rispettare determinati standard per poter essere certificati: l’elenco delle sostanze vietate e dei processi di produzione non consentiti è infatti identico per i cosmetici biologici e per quelli biodinamici. Principale differenza tra i cosmetici biologici e quelli biodinamici è che questi ultimi devono contenere una quantità minima di ingredienti provenienti da coltivazioni biodinamiche. Demeter è un’associazione che si occupa di certificare prodotti alimentari e cosmetici biodinamici: il marchio viene rilasciato a livello internazionale e garantisce che gli ingredienti contenuti nei cosmetici certificati provengano da coltivazioni biodinamiche. In particolare, i prodotti cosmetici possono essere certificati come biodinamici se contengono almeno 90% di ingredienti provenienti da coltivazioni biodinamiche. AGRICOLTURA BIODINAMICA Agricoltura biodinamica considera la terra e l’uomo come parti integranti del cosmo, sensibili alle sue regole e alle sue influenze. L'azienda biodinamica si prefigge l’ideale di divenire un’unità biologica autosufficiente, dove terra, vegetazione, animali e uomo sono in perfetto equilibrio e contribuiscono l’uno al sostentamento dell’altro. Al pari dell’azienda biologica, si mantiene in relazione con l’ambiente circostante, rispettando la biodiversità e gli spazi abitati dagli animali selvatici. Con metodo biodinamico, agricoltura è in sintonia con la natura, con la terra e con gli uomini. La concimazione, la coltivazione e l’allevamento sono attuati con modalità che rispettano e promuovono la fertilità e la vitalità del terreno e allo stesso tempo le qualità tipiche delle specie vegetali e animali. Secondo il metodo biodinamico, la fertilità e la vitalità del terreno devono essere ottenute con mezzi naturali: compost prodotto da concime solido da cortile, materiale vegetale come fertilizzante, rotazioni colturali, lotta antiparassitaria meccanica e pesticidi a base di sostanze minerali e vegetali. I tre principi della biodinamica sono: 1. Mantenere la fertilità della terra; 2. Rendere sane le piante in modo che possano resistere alle malattie e ai parassiti; 3. Produrre alimenti di qualità più alta possibile. DISTRIBUZIONE E MERCATO COSMETICO VALE 4,4 MILIARDI LA FILIERA DELLA BELLEZZA MADE IN ITALY Il make-up della maggior parte delle donne del mondo parla italiano. Lavorando dietro le quinte per i più grandi marchi del beauty una schiera di aziende italiane esporta più dell’80% della produzione di make-up, ma anche creme e prodotti per i capelli a colpi di innovazione. Chiamarli terzisti è riduttivo dal momento che si tratta di realtà che sono diventate vere e proprie partnership strategiche che pensano e realizzano collezioni personalizzabili e formule per la skincare e l’haircare e le presentano ai clienti anticipando le tendenze a colpi di innovazione e brevetti di proprietà. Il tasso di investimento medio in R&S del 7% sul fatturato è un valore più alto della media nazionale dell’industria made in Italy. Dai produttori di macchinari ai formulatori fino ai produttori di packaging primario, si tratta di un universo composto da 450 aziende – distretto lombardo – per oltre 4,4 miliardi di euro di ricavi, 20 mila addetti occupati a un tasso di investimento in ricerca e sviluppo doppio rispetto alla media del settore manifatturiero italiano. IL POLO TECNOLOGICO DELLA COSMESI Più di 60 aziende, nell’area di Crema, con fatturato aggregato di 600 milioni e 2500 dipendenti: nato nel 2005 come aggregazione di imprese del settore cosmetico, dal 2014 il Polo tecnologico della cosmesi è diventato un’associazione senza fini di lucro. Rappresenta le aziende operanti nel settore: dalla produzione di cosmetici e di packaging al confezionamento per terzi, alla progettazione e produzione di macchinari ed impianti fino ai servizi. A fare la parte del leone nella filiera sono i formulatori conto terzi. Dalla Lombardia arriva più del 70% del giro d’affari con una quota export del 42%. Il tasso di crescita degli occupati è del 6,5% contro lo 0,8% dell’industria manifatturiera. Il settore ha dimostrato grande vitalità imprenditoriale: il 38% delle realtà ha infatti meno di dieci anni e performa meglio della media del settore con indebitamento inferiore e redditività maggiore. Canale che mostra progressi sensibili e costanti è la farmacia e l’erboristeria, le cui merceologie sono in parte vicine a quelle della farmacia. Il consumatore si aspetta il “valore aggiunto” e il farmacista deve saperlo offrire, anche quando parla di benessere e bellezza. Uno degli errori è la mancata valorizzazione del reparto cosmetico che meriterebbe ben altra considerazione e spazio rispetto a quelli troppo spesso riservatigli. La costante crescita di questo mercato dimostra che i consumatori trovano in questo canale una risposta qualificata e professionale ai loro problemi. Problemi che raramente sono riconducibili al mero aspetto estetico. Aziende come Lierac, La Roche, Vichy Avene, Sant’Angelica, propongono prodotti di altissima qualità tecnologica che spaziano in tutte le categorie merceologiche cosmetiche. I prodotti proposti sono privi di profumazione e garantiscono un’alta tollerabilità. I risultati positivi conseguiti da questo canale testimoniano il fatto che i consumatori hanno premiato la qualità e il servizio dell’offerta. La farmacia negli anni si sta orientando sempre di più verso il mercato. Le strategie di marketing devono tenere conto delle necessità della gente, delle loro aspettative, dei maggiori bisogni di salute fisica e bellezza del corpo che manifestano, portando le persone ad orientarsi: • Da una parte, verso vanali di facile e immediato raggiungimento • Dall'altra, a professionisti qualificati, nel caso di consumatori più esigenti ORGANIZZAZIONE SPAZI IN FARMACIA Vanno prese in considerazione la spazialità, le risorse umane da impiegare, la resa sull’investimento. Due temi che condizionano il risultato finale dettato dall’esigenza di misurare la resa sull’investimento:  Spazialità, per definire sistemi di vendita più remunerativi e premianti  Store atmosfere/store image, per creare presupposti di identità aperta ai consumi, che sono comunicati dall’ambiente che si è creato. SPAZIALITà Insieme di sensazioni già vissute, riprodotte in un dato ambiente con una precisa destinazione d’uso, promosse da luce, calore, odore, colore e così via. Si potrebbe definire come una dimensione impalpabile che ciascuno vive in modo diverso, a seconda della percezione del mondo che sino a oggi lo ha circondato. In farmacia spazialità è condizionata dalla tipologia del contenitore, cioè dalle caratteristiche della farmacia stessa: si associano elementi tangibili e intangibili che devono dominare la scena, quali: assortimento, sistemi di vendita, specializzazione, store atmosfere, store image. Per far vivere la spazialità occorre considerare una serie di elementi: + Visibilità: ogni reparto relativo al settore commerciale deve essere messo nella giusta evidenza, attraverso lo studio del display merceologico + Viabilità: deve creare attenzione e interesse verso il cosmetico, i percorsi in farmacia diventano le vie d’accesso per raggiungere sia il banco etico sia i comparti del parafarmaco + Attrattività: viene attivata da esposizione corretta, attraverso gli strumenti del merchandising di base e promozionale e i servizi. La superficie della farmacia assegnata alla vendita è il primo capitale che il farmacista mette a disposizione per lo sviluppo del punto vendita. La superficie media di vendita del parafarmaco, da porta a banco, è di 32,5 mq e la superficie media riservata per la logistica e i servizi risulta di 86,5 mq. La spazialità condiziona la tipologia della farmacia e consente due possibili sviluppi: − Introduzione comparto cosmetico, trasforma farmacia da tradizionale involutiva a tradizionale evolutiva; − Introduzione reparto cosmetico, che trasforma il p.v. da tradizionale evolutivo plus a polifunzionale, con i servizi potenziati. STORE ATMOSFERE E STORE IMAGE Store image: parametri concorrenti a costruzione della store image in farmacia sono identificati nei mezzi che creano “emozione”, cioè è l’immagine complessiva del p.v. percepita dal cliente. Per ottenere questo ci si avvale di materiali e sistemi arredativi: pavimentazione, illuminazione, layout, controsoffittature, comunicazione visiva, gentilezza personale, ecc. Store atmosfere: il p.v. non può essere considerato semplice contenitore o spazio espositivo. Atmosfera è linguaggio silenzioso, subliminale della comunicazione. Viene percepita attraverso i sensi e non attraverso processo di valutazione dell’offerta di tipo razionale-economico. Per creare un negozio di salute che sia percepito come tale dal cliente-paziente bisogna valutare l’assortimento, display merceologico, merchandising, allestimento vetrine, servizi offerti, consiglio, ecc. Eventuale box cosmetico o cabina estetica possono essere inseriti in farmacia in sinergia con il reparto cosmetico o il reparto della cura del sé, promuovendo cultura cosmetica e a supporto della vendita dell’assortimento. Si definisce cabina cosmetica/estetica, una struttura, adibita allo scopo, che non risulti inferiore a 6 mq, altrimenti si parla di box cosmetico o corner cosmetico: 6mq solo viso, 9 mq viso e corpo; altezza 3 mt. La superficie deve garantire sicurezza, mobilità, confort per colei che opera e colei che riceve il servizio. I CANALI SPECIALIZZATI: ERBORISTERIA Canale attraente e con possibilità di sviluppo: segmento che asseconda le opzioni di una domanda molto attenta al benessere. Vi è oggi ricerca stile di vita corretto, al quale si aggiungono prodotti in armonia con la natura. Il quadro generale ci mostra come i consumatori si stiano orientando su canali alternativi e tendano a scelte sostitutive di quelle tradizionali. Profonda trasformazione abitudini consumatori, ed è a queste nuove opportunità che si stanno adattando le strategie di investimento delle imprese. CANALI PROFESSIONALI DELLA COSMESI Propensione a frequentazione e alla spesa risultano in crescita, grazie anche a presenza di nuovi attori: progressiva affermazione di una serie di operatori un po’ fuori del mercato tradizionale di riferimento del comparto. È il caso delle terme, delle Spa e delle grandi catene alberghiere con un punto di attenzione al beauty e al wellness. Sempre più vanno affermandosi grandi strutture operative, caratterizzate da logica di posizionamento e di evoluzione del mercato che necessitano di essere ridefinite. CATENE PROFUMERIE Mercato cosmetici e profumi è stato rivitalizzato dalla forte espansione di formule distributive come catene di profumerie allargate all’igiene personale e le catene commerciali organizzate di profumerie, come Marionnaud, La Gardenia, Douglas, Limoni, Sephora, ecc. Queste formule hanno trasformato la piccola profumeria in un business moderno e rappresentano canale più dinamico, con tassi crescita superiori anche al food moderno. E-COMMERCE NEL SETTORE COSMETICO Il commercio virtuale ha caratteristiche che non lo rendono idoneo allo scambio di tutte le specie di prodotti-servizi. Vendita cosmetici online riscuote successo, con economicità e interattività chiavi di successo di Internet. Internet è mezzo comunicazione più economico che esista, rapportato al potenziale di pubblico che riesce a raggiungere. Imprenditori e aziende più piccole possono entrare in concorrenza sullo stesso terreno delle grandi imprese. FRANCHISING Importante è immagine aziendale legata al marchio, soprattutto per franchising, per le quali anche il design ha ruolo importante. Queste aziende presentano un layout espositivo identico in tutti i p.v., in modo che il cliente si identifichi con marchio a prescindere dal luogo in cui il p.v. è dislocato. Estensione e capillarità della rete distributiva sono fattori critici da non sottovalutare, soprattutto nelle grandi città, dove è necessario sfruttare punti strategici, dove si crea maggior concentrazione di pubblico (Kiko, Bottega Verde, Yves Rocher, L’altracosmesi, Qstudio Make-UpP). QUALI PRODOTTI VENDE UN MAKE UP SHOP I trucchi sono protagonisti degli shop, dove si possono trovare varietà ampia e versioni diverse per ogni prodotto a prezzi diversi. Si deve puntare sulla varietà, perché più cose si espongono e più si solletica la curiosità delle clienti, invitandole a provare nuovi prodotti. Per ampliare l’offerta si possono inserire anche i prodotti per i capelli. MONOMARCA O MULTIMARCA? Nel caso monomarca la scelta obbligata è il franchising perché si aderisce a progetto già avviato. L'offerta è ampia, in entrambi i casi sono previsti tutti i prodotti, solo che chi ospita più marche dovrà avere spazio espositivo più ampio. I negozi Kiko hanno dimensioni ristrette, ospitano prodotti solo della linea della casa produttrice. Al momento della scelta fra uno e l’altro tipo di negozio bisogna considerare tipo di impegno e qualità di risorse da destinare all’attività. PERSONALE MAKE-UP SHOP Non si tratta di una commessa classica, ma di figura dinamica, svolge attivamente ruolo di consigliera, anche quando non richiesto. L'addetta alle vendite dello shop non aspetta che i clienti chiedano indicazioni, ma si avvicina spontaneamente per indicare le novità, promozioni, offerte e nuovi prodotti. Non insistenti, le più brave arrivano a diventare punti di riferimento per clienti che tornano per farsi consigliare da quella che è ormai una persona di fiducia. Bella presenza è irrinunciabile, il personale funge un po’ da vetrina: trucco e parrucco devono palesare l’uso di prodotti presenti in negozio, specie quelli appena arrivati. Per abbigliamento è preferibile divisa non troppo formale per creare immagine di uno staff. STRADA O CENTRO COMMERCIALE? Affitto negozio in strada o in centro commerciale è ben diverso. Per la strada poi bisogna distinguere fra centro e periferia, strada principale e secondaria. Nel redigere il business plan si deve tener presente anche questa variabile. In C.C. è garantita visibilità, ma allo stesso tempo è richiesto pari esborso economico e maggior impegno in termini di tempo. Gli orari dei negozi del C.C. sono più lunghi e spesso sono luoghi di aggregazione per giovani. DOVE COMPRARE LA MERCE Dai fornitori dipende la riuscita dell’attività. Un ritardo nella consegna della merce crea danno di guadagno e immagine al negozio. Soluzione migliore è crearsi ventaglio di opportunità: giro di grossisti e distributori per stock, e un mercato degli outlet specializzati nel settore, così da avere più possibilità. LE IMPRESE COSMETICHE ITALIANE IN UN SETTORE ETEROGENEO Le prime 20 società italiane per fatturato, rappresentano circa il 33% del comparto mostrando una marginalità in linea con la media del settore. Nel mondo, le prime 3 società rappresentano il 30% del comparto. UNO SGUARDO SUL 2027 IL TREND DEL CONSUMO DI COSMETICI NEL 2027 Distribuzione della previsione – totale cosmetica: Quota di soggetti che ritengono che il consumo aumenterà è simile ma ripartita in modo diverso in termini d’intensità: tra gli acquirenti di prodotti di cosmetica la previsione di una forte crescita nei prossimi 10 anni è doppia rispetto alle imprese mentre oltre metà delle aziende si aspetta un trend crescente ma con prudenza. Previsione di aumento – confronto tra consumatori e imprese per categoria di prodotto: L’unica categoria sulla quale le imprese sono più ottimiste dei consumatori è creme solari. Per tutte le altre categorie le imprese sono più prudenti in fatto di crescita rispetto ai consumatori. 1 PREVISIONE: consumo prodotti cosmetici in Italia aumenterà nei prossimi anni, in misura diversa per le diverse categorie. 2 PREVISIONE: innovazione punta verso il naturale e cerca l’efficacia; consumatori si aspettano prodotti Bio, Economici ed Ecologici mentre le guardano con maggior interesse ai temi della Sicurezza e della Lunga Durata. Cosmetica del futuro in tre parole – le novità attese nelle principali categorie di prodotto: innovazione, efficacia e naturale; mentre consumatori insistono su biologico, economico ed ecologico, le imprese sono più interessate ai temi della sicurezza e della lunga durata. 3 PREVISIONE: packaging bio-degradabile, più contenuto che contenitore, ma anche capaci di conservare prodotto a lungo e sempre acquistabili come ricarica di un contenitore. Cosmetica del futuro in tre parole – consumatori vs. operatori del settore: pratiche, riciclabili e biodegradabili, ma mentre consumatori insistono su dimensioni ed estetica, le imprese sono orientate su funzionalità ed essenzialità/minimalismo del pack. Innovazione nel packaging – confronto consumatori e imprese: imprese credono nello sviluppo della tecnologia sulle confezioni (Qrcode integrati nel pack) e dei materiali (preservare contenuto e 100% biodegradabile). Consumatori invece vorrebbero poter acquistare sempre prodotti in doppio formato e pack con incorporati strumenti di diagnostica. 4 PREVISIONE: negozio del futuro è digitale ma non è solo online; grazie a nuove tecnologie, il negozio del futuro sarà più efficiente e più consulente. Processo acquisto nella cosmetica: i luoghi nel 2027 – negozi tradizionali, virtuali, altro: 3/10 ritiene che fra 10 anni acquisteranno solo online e marginalmente in modo tradizionale. Quantità simile ritiene che fra dieci anni continuerà ad acquistare i prodotti in modo prevalentemente tradizionale. Quota maggiore è composta da acquirenti multi-canale, persone che immaginano di utilizzare i due canali, on e off, con stessa frequenza. Luoghi acquisto prodotti cosmetici nel 2027 – composizione % per sesso: uomini acquisteranno maggiormente online e le donne canale tradizionale e utilizzo bilanciato dei due canali. Negozio tradizionale cosmetica 2027 – innovazioni attese nel negozio fisico: imprese si concentrano su automazione del processo di vendita, consumatori cercano attraverso tecnologia di avere consigli e prodotti personalizzati. E-commerce della cosmetica 2027 – innovazioni attese nel negozio virtuale: le tecnologie che puntano all’efficienza, evidenziate dalle imprese per il negozio tradizionale, sono più sentite dai consumatori quando si parla di acquisti online. 5 PREVISIONE: touchpoint digitali guadagnano importanza; imprese sanno di dover presidiare i punti importanti del percorso di acquisto dei consumatori: in futuro lo faranno di più sul web e sui social senza dimenticare passaparola e presenza nei punti vendita. 6 PREVISIONE: macro-trend di prodotto; prodotto cosmetico del 2027: eco e bio-friendly, etico e personalizzato. Sviluppo industria cosmetica: i macrotrend: per i consumatori produzione sostenibile prevale su intensiva, priorità rispetto ambiente su estetica confezioni, personalizzazione rispetto a prodotti di massa. Per le imprese produzione sostenibile prevale su intensiva, specializzazione prodotti prevale su prodotti tutto in uno, personalizzazione prevale rispetto a prodotti di massa. 7 PREVISIONE: attenzione a rispetto e sostenibilità; rispetto per corpo e vincoli etici in tema sociale e ambientale. Sostenibilità si declina in ecologia, economia circolare, sobrietà uso risorse. Sensibilità al tema cresce con età. Sostenibilità ed ecologia: 70% consumatori dichiara “la produzione sostenibile e attenta all’ambiente e ai vincoli etici” è un trend che guiderà lo sviluppo della cosmetica nei prossimi 10 anni. COSMETICI NATURALI: fatturato 950 milioni euro, 9,0% del fatturato cosmetico italiano. 8 PREVISIONE: macro-trend economici e commerciali; la globalizzazione è qui per restare e il made in Italy è risorsa preziosa. 9 PREVISIONE: cosmetica italiana ha un futuro promettente davanti a sé. PROFUMI LA STORIA Oriente sembra essere la culla dei profumi. Usato in occasioni di sacrifici rituali. Bruciati in onore degli Dei, i profumi esalavano fumo odoroso che si levava verso il cielo, da qui origine parola profumo, che deriva dal latino “per fumus” e cioè attraverso il fumo. Bruciando sostanze odorose gli uomini si attiravano le grazie divine. Profumo purifica corpo e mente ed è descritto come unico senso che dà piacere all’anima, mentre tutti gli altri sensi danno il piacere al corpo: quindi il profumo avvicina a Dio, ma è anche segno di onore e di riconoscenza. Odori gradevoli scongiuravano anche le malattie ed ostacolavano peste ed epidemie. PERSIA, CULLA DEL PROFUMO Primi a ricorrere al profumo sono i Medi, antenati dei Persiani, popolo di maghi e scienziati. Per loro il profumo, oltre a soddisfare bisogno igienico e a scongiurare epidemie e malattie, ha significato metafisico e religioso: fumo prodotto da legni e resine contribuisce con moto ascensionale, a mettere in comunicazione gli umani e i loro dei. EGITTO, TRA SACRO E PROFANO Qui, più di 5000 anni fa, sacerdoti bruciano aromi in onore di Ra, il Dio Sole. Il profumo fa da tramite alle aspirazioni umane nell’aldilà. Emblematico il rituale dell’imbalsamazione: alla morte del faraone, il corpo è sviscerato, pulito con olio di pino, riempito di essenze come mirra, cassia e cedro e avvolto in bende impregnate di olii aromatici. Cleopatra o valorosi guerrieri cominciarono a spalmare il corpo con unguenti profumati. Alla connotazione sacrale si aggiunge quella profana: profumarsi entra a far parte della routine cosmetica quotidiana di nobili, cortigiani e funzionari. Fra i sessanta componenti del kyphy, celebre profumo egizio, ci sono gelsomino, rosa, coriandolo, mirra, nardo, incenso, mentre le donne del popolo si accontentano dell’olio di ricino profumato, quelle più agiate mostrano una vera adorazione per cannella, rosa e gelsomino. Uomini abbondano abluzioni, vengono cosparsi dalle schiave con lozioni e unguenti profumati. ROMA IMPERIALE Entrando in contatto con Egizi e Greci, guerrieri romani si avvicinano gradualmente al profumo, fino a cospargersi di unguenti fragranti praticamente in ogni momento della vita pubblica e privata. Abitudine originata anche dalla necessità di coprire gli odori corporei, poco gradevoli a causa di una scarsa igiene personale. A Roma si diffonde abitudine di usare il profumo per incrementare il piacere della buona tavola. I banchetti diventano vere e proprie orgie gustative e olfattive. Ci si sofferma • Potere: usare profumo raffinato era segno di potere sociale. Status simbol che può essere paragonato all’indossare abito di alta sartoria o guidare Ferrari. • Identità: odore o profumo fa riconoscere una particolare persona. • Aristocratica: per lungo tempo è stato prerogativa delle classi più ricche che avevano a disposizione saponi e profumi. PSICOLOGIA DEL PROFUMO Fondata sul potere suggestivo che i profumi della natura possiedono. Dipende da psicologia dell’olfatto, cioè effetto che odore produce su sistema nervoso e su psiche umana in modo costante e prevedibile, come dimostrato da psicoaromaterapia. Memoria olfattiva è talmente primordiale che associa ad un odore un’immagine emozionale. Quando odore è risentito dopo anni, memoria olfattiva attiva il sistema endocrino per riprodurre con i neuro-chimici l’emozione e stato d’animo che accompagnò l’odore nel passato. Guy de Maupassant: “il profumo di una donna nel tempo è un ricordo più struggente di una sua fotografia”. PROFUMI E INCONSCIO: MEMORIA OLFATTIVA Olfatto considerato erroneamente senso incerto e labile. Scienza conferma ruolo importante specialmente in meccanismi del ricordo: a livello cerebrale si creano i ponti mnemonici che creano associazione tra odore e sensazione o stato d’animo. Memoria olfattiva determina i nostri comportamenti e risposta a situazioni. Ogni fragranza diffusa in modo opportuno permette di stabilire particolare associazione tra odore e stato d’animo. Risultato olfattivo di ciascuna fragranza dipende anche da interpretazione personale olfattiva e della propria pelle che, a seconda dell’acidità, può far variare interpretazione della fragranza stessa. MARKETING OLFATTIVO I sensi sono i punti principali del marketing sensoriale e sono principalmente cinque a cui si aggiunge il sesto senso visto come capacità cognitiva innata ma che deve essere sviluppata. Nel mondo dei mercati grazie a combinazione dei cinque sensi il prodotto comunica con gli allestimenti e costruisce atmosfere particolari che emozionano e invitano i clienti nel mondo della marca. Marketing ha riconosciuto nel valore aggiunto il modo di differenziarsi dalla concorrenza ammettendo che i cinque sensi e le esperienze di marca attirano consumatore a provare un senso di appartenenza e di fedeltà alla marca. In futuro solo connettendo consumatore a marca a livello sensoriale si riuscirà a proiettare proprio prodotto o impresa davanti alla concorrenza. Stimolare impulso acquisto è fondamentale: per farlo si agisce sia su aspetto fisico prodotto, con packaging accattivante (maggior parte dei ricordi è legata ad immagini), ma è fondamentale catturare attenzione e costruire poi affezione al prodotto. CUSTOMER SATISFACTION --> FIDELIZZAZIONE Marketing olfattivo è disciplina del marketing sensoriale che studia applicazione profumi e interazione con sfera emozionale di chi li percepisce. Si basa su impiego di particolari fragranze studiate con obiettivo di alimentare diverse emozioni nelle persone, agendo su psiche dei clienti, influenzando comportamento d’acquisto o associare ricordo del marchio ad un particolare aroma. Permette di associare al brand o prodotto/servizio particolare fragranza che rimarrà impressa nella memoria, creando rapporto di fidelizzazione. Sono state indagate diverse dimensioni dell’ambiente tra cui musica, pulizia e ordine, luce, colore, affollamento e olfatto. Nell'intento di sedurre consumatore o aumentare produttività dipendenti, alcune imprese si sono ispirate ai principi dell’aromaterapia interessandosi al carattere stimolante o rilassante degli odori. Nelle boutiques di LV di Parigi, tra la pelletteria di lusso bruciano candele all’aroma di pelle. SONY: profumo di vaniglia e mandarino nelle 36 boutique concept store. HOTEL SHERATON: diffonde nelle sale mix di gelsomino, garofano e fico. DOUBLETREE: aroma dolce di biscotti al cioccolato, tipici americani. ODOUR LOGO --> MARCHIO OLFATTIVO Candeggina Ace Gentile acquistata e ricordata per suo profumo. TOUR DI JOVANOTTI: 5 odori differenti come sottofondo a 5 canzoni. SHISEIDO: propone nuvole aromatiche per aumentare produttività dipendenti. Profumo di limone al mattino per dare energia, profumo di rosa per relax dopo pranzo, essenze agrumate per dare energia nelle ultime ore del pomeriggio. VOLKSWAGEN E MERCEDES: atmosfere olfattive grazie a uso di aromi appropriati. In questo contesto di crisi è importante che tecniche innovative del marketing olfattivo, sensoriale, emozionale si affermino in ogni settore. Approccio di tipo sensoriale rappresenta risposta vincente. Valore aggiunto del prodotto/servizio si percepisce durante tutto processo di avvicinamento, selezione, scelta e decisione di acquisto. Acquisto non è semplice fruizione di un servizio o di un prodotto, bisogna renderlo un’esperienza gradevole, appagante, da ricordare. Tutto questo rende possibile un confronto ed un’affezione particolare al prodotto (fidelizzazione del cliente). La presenza di un odore piacevole ha influenza positiva sulle valutazioni, sulle risposte del cliente e del dipendente e che migliori il processo di erogazione del servizio. COME NASCE UN PROFUMO? Dietro la miscela di sostanze vi è un esperto detto naso che i profumi li crea di mestiere. È un’attività antica; avere un buon naso è un talento innato che presuppone capacità di memorizzazione e composizione. In un profumo si mettono assieme anche centinaia di note e spetta al naso il compito di trovare la loro giusta combinazione restituendo una vera sinfonia del piacere. Ingredienti di un profumo sono: essenze, oli, alcol ma anche e soprattutto la sensibilità e l’emozione che contraddistinguono il vero naso e artisan parfumeur. Principali attori mondo profumeria sono profumieri o nasi, stilisti alta moda e di prêt-à-porter. PROFUMIERI O NASI Imprenditori che hanno fondato aziende dedicate esclusivamente alla creazione di prodotti cosmetici. • Più famoso e longevo è Guerlain. Marchio storico profumeria francese, dinastia presente sul mercato dal 1828. Oltre 250 fragranze. • Lancôme, maison fondata nel 1935 da Armand Petitjean, è oggi gioiello gruppo L’Oréal. • Estée Lauder imprenditrice statunitense di origine ungherese. Crea società cosmetici nel 1946, ed è ora regina del mercato americano. • Helena Rubinstein, origine russa, fonda casa cosmetica a New York nel 1908. • Altri: Coty, Elizabeth Arden, Caron. HAUTE COUTURE Nasce metà ottocento come risposta alle duplici esigenze di creatività e di business, d’ideazione e di pianificazione razionale che condizionò, sin dalla sua nascita lo sviluppo del sistema moda. • Paul Poiret, sarto inventore della Couture, è primo a comporre profumi insoliti per accompagnare abiti e ad inviare carte e ventagli profumati per presentazione sue collezioni. Nel 1920 lancia elegante Les Parfums de Rosine. • Chanel, detta Coco, è legata a Chanel N°5 (1921), profumo più conosciuto al mondo, nel 1986 il più venduto. • Dior affermava che i suoi primi ricordi di infanzia legati alle donne non sono vestiti ma profumi. • Altri: YSL, Givenchy, Kenzo, Paco Rabanne. PRET – A – PORTER Agli inizi degli anni 80 ogni marchio avente una qualche forma di notorietà nel campo della moda, design o fabbricazione e commercializzazione di accessori, si lanciò nella creazione di un profumo. Tra 1986 e 1996 numero di nuovi prodotti presenti su mercato quadruplica, fino a raggiungere 50ina di lanci annui. • 1979 Cacharel creò Anais Anais, primo profumo di marchio prêt-à-porter, nell’84 fragranza più venduta in Francia. • CK entra nel mercato della profumeria nel 1985 con Obsession, seguito da CK One, eau de toilette unisex tra le più vendute. • Giorgio Armani inizia nell’82 con Armani fragranza femminile cui dopo due anni seguirà quella maschile. Maggior successo è Acqua di Giò del 1994. • Altri: Cartier, Bulgari, Hermès, Van Cleef & Arpels, Burberry. • Alcuni marchi abbigliamento sportivo o motori hanno creato proprie linee cosmetiche: Lacoste, Nike, Adidas, Harley-Davidson, Jaguar, Ferrari, Lamborghini, Bugatti. FAMIGLIE DI PROFUMI: PIRAMIDE OLFATTIVA Costituita da 3 livelli e permette di illustrare sviluppo temporale delle fragranze, ossia visualizza il grado di evaporazione dei componenti e della persistenza delle fragranze presenti nel profumo stesso. • Note di TESTA: fragranza più volatile e fresca dei profumi, quella che determina il primo impatto con il nostro sistema olfattivo ed emana un profumo leggero ed effimero. Il suo effetto dura circa 10 minuti in quanto associate ai composti volatili; si possono trovare sostanze come: limone, mandarino, arancio, salvia, lavanda o rosmarino. • Note di CUORE: elementi più persistenti e quelli che conferiscono il vero carattere al profumo, tanto che durante la prova occorre attendere almeno 10 minuti per capire se il profumo piace e se provoca un effetto piacevole a contatto con la nostra pelle. Generalmente troviamo sostanze quali: rosa, mughetto, chiodo di garofano o cannella. • Note di FONDO: rappresentata da fragranze meno volatili dei profumi, cioè da quelle che possono addirittura rimanere sui tessuti dei capi d’abbigliamento per più giorni. Legni, muschi, note ambrate, vaniglia, spezie, note animali, ecc, evaporano con sensuale lentezza e possono persistere per giorni. Esprimono la personalità del profumo che ne genera la fedeltà nell’uso. 1. Messaggero personalità; 2. Usare campioncini profumeria; 3. Se vuoi acquistarne uno non spruzzare il proprio prima di uscire di casa; 4. Spiega alla commessa cosa cerchi; 5. Non provare profumo diretto su pelle, usa cartoncini e aspetta qualche secondo prima di annusarlo; 6. Se qualche profumo suscita interesse in te provali sul polso. Aspetta qualche secondo e annusalo a qualche centimetro di distanza. Massimo tre profumi alla volta, dopodiché olfatto non recepisce più nuove profumazioni; 7. Vanno vaporizzati su corpo a 10 cm distanti senza sfregare polsi; 8. Fuori dalla profumeria a distanza di qualche ora si percepiranno note di cuore e note di fondo che influenzeranno acquisto; 9. Profumo giusto crea alchimia con pelle; 10. Giorno dopo avrai idee chiare e non potrai sbagliare; 11. Se non riesci a trovare fragranza giusta, recati in una profumeria che crea profumi personalizzati. BUSINESS PROFUMI Maggiori business disponibili sul mercato, perché uso profumo è diventato stile di vita ed abitudine. Lo dimostrano migliaia di profumi presenti sul mercato internazionale, e continua nascita nuove fragranze che industria ci propone ogni anno, per lo più con la firma di grandi marchi dell’alta moda. Perché i profumi di marca costano così tanto? A parte costo per produrre profumo di qualità, ci sono ferie di passaggi e quindi serie di oneri da sostenere prima di arrivare a consumatore finale: circuito commerciale. CIRCUITO COMMERCIALE • Produzione; • Distributore nazionale; • Rete commerciale (rappresentanti e direttori commerciali); • Punto vendita al dettaglio Ognuno ha margine di guadagno. A questi passaggi di base si aggiungono altri costi che vanno ulteriormente a incrementare il prezzo al consumatore finale: pubblicità e promozione. - Pubblicità è uno fattori che maggiormente concorrono a formazione del prezzo. Si pensi a costo per la presenza su quotidiani, riviste specializzate, televisione. - Predisposizione di materiale promozionale (dépliant, cartellonistica, tester da banco, campioni di prova). MIGLIORI PROFUMI DELLA STORIA • Cologne N°4711, 1792. Profumo più vecchio ancora in commercio. Formula creata da monaco come dono di nozze per Wilhelm Mulhens che cominciò a produrre la fragranza. 4711 è numero civico del palazzo dove Mulhens distillava la sua fragranza. Lui era unico autorizzato a miscelare ingredienti. • Mitsouko, Guerlain 1919. Evoca toni del Giappone, che fa da sfondo alla storia d’amore tra una ragazza giapponese sposata all’Ammiraglio Togo che ama segretamente un ufficiale inglese durante la guerra tra Russia e Giappone. • Chanel N°5, Chanel 1921. Più famoso nel mondo, profumo da donna che sa di donna. Bouquet composto da 80 ingredienti, naturali e artificiali, dalla persistenza senza precedenti. Ancora oggi mantiene flacone austero ed essenziale. • Arpege, Lanvin 1927. Creato per la figlia, provetta musicista. Fragranza che racchiude l’amore di una madre per la figlia, ritratte sul flacone che danzano. • Joy, Jean Patou 1929. È passato alla storia con il titolo di profumo più costoso al mondo. Patou ne fece simbolo di rivincita negli anni bui dopo la grande depressione. Elegante e pregiato il flacone, rare e lussuose le essenze: per 30ml occorrono 10600 gelsomini e 28 dozzine di rose. • Eau d’Hermes, Hermes 1951. Creata da profumiere francese Edmond Roudnitska, con note speziate ma delicate. Viene paragonato al profumo di una nuova borsa Hermes di pelle. • Anais Anais, Cacharel 1978. Dedicata alle teenager e alle giovani hippy. Rivela dualità della donna, tenera e vivace ma anche maliziosa e intrigante. • Opium, YSL 1977. Rappresenta spirito trasgressivo dello stilista francese. Si ispira alla Cina imperiale, che da subito attira polemiche per la scelta del nome. • CK One, Calvin Klein 1994. Un famoso unisex. Ideato da lui in persona ispirandosi allo stile grunge e alla rivolta culturale per la parità sessuale. Profumo fresco e minimale da diventare essenza simbolo degli anni 90. • J'Adore, Dior 1999. Il più nominato e premiato dell’ultimo decennio, è l’espressione divertente che Dior si lasciava sfuggire davanti un abito perfetto. Le linee sensuali e le curve del flacone ad anfora ne fanno un profumo leggendario: essenza femminilità assoluta in un ricco bouquet fruttato e floreale. ALTA PROFUMERIA Il settore ha registrato sostanziale crescita negli ultimi anni anche grazie all’apertura di nuovi mercati: Asia, Medio Oriente, Sudamerica e Russia, nuovi lidi del mercato per i profumi di lusso. Tra le grandi marche si è scatenata una corsa alla creazione di fragranze esclusive che si accompagnano ai grandi classici. Clive Christian ha messo a punto fragranze uniche che si basassero su prodotti rari dell’ex impero britannico. N°1 da donna gelsomino indiano, vaniglia di Tahiti e rosa centifoglia. N°1 da uomo sandalo indiano e gelsomino Sambac. CLIVE CHRISTIAN N°1 Pure Parfum ha segnato primato di profumo più costoso al mondo. Bottiglia da 30ml è puro cristallo con pietra preziosa incastonata. Ogni anno ne vengono realizzate solo 2000 confezioni. I profumi della maison inglese si presentano come i più costosi al mondo. Valore oscilla tra 400 euro e i 12000 euro. PROFUMI PIù STRANI DEL MERCATO - Profumo di pompe funebri: Demeter Fragrance Library produce moltissime essenze. Questa mescola fiori, cere e incensi. - Profumo all’aragosta: sempre la DFL. Ci sfugge il perché qualcuno vuole profumare di aragosta. - Burger King Flame: replica il profumo del loro hamburger, il Whopper, e viene presentato come arma di seduzione. - Profumo alla cannabis.
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