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Tema di Italiano Primo Levi, Guide, Progetti e Ricerche di Italiano

In questo tema si parla della personificazione di Primo Levi, parlando di lui in 1 persona, come se stesse raccontando lui la storia.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 04/08/2023

giovdygavdi
giovdygavdi 🇮🇹

2 documenti

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Scarica Tema di Italiano Primo Levi e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Italiano solo su Docsity! Tema di Italiano Giordano Gardini Classe 1I Traccia scelta: scrivi una storia ambientata in Italia negli anni successivi al 1938: dovrai narrare la storia di un/a ragazzo/a che, essendo vittima delle persecuzioni delle leggi razziali, è costretto ad affrontare con la famiglia una serie di peripezie, dalle quali esce completamente trasformato e ha maturato una profonda riflessione sulle assurde conseguenze dell’intolleranza. Primo Levi e la persecuzione Eravamo una famiglia molto legata alla tradizione ebraica anche se mio padre, uomo di grande cultura, non era strettamente osservante. Insomma andavamo in sinagoga solamente per le feste più importanti. Io sono nato a Torino il 31 Luglio 1919 e all’età di 11 anni mi iscrissi al Ginnasio D'Azeglio di Torino e successivamente frequentai il liceo. In classe ero l'unico ebreo, però non avvertivo alcuna differenza, casomai qualche curiosità, senza preconcetti. A quel tempo eravamo immersi nella retorica del fascismo, in una propaganda sulla magnificenza e sulle grandi realizzazioni del regime. Nei riguardi di noialtri ebrei non si avvertiva nessun astio, almeno fino all’alleanza con la Germania. Poi arrivò il 1938, in cui ci fu la visita di Hitler e Mussolini. Ricordo bene Torino: imbandierata di manifesti sulla propaganda del fascismo dappertutto. Prima delle leggi, però, arrivò quella rivista, "La difesa della razza", in cui si proclamava che la razza italiana "ariana" non doveva contaminarsi con altre razze. Come un fulmine a ciel sereno, da un giorno all'altro, mi trovai completamente estromesso dalla vita che era stata mia fino a quel momento, senza più il diritto di stare insieme agli altri. In quel momento cambiò tutto: non potevamo avere la radio in casa, né persone di servizio di razza "ariana", non potevamo nemmeno iscriverci a una società sportiva, oppure andare per qualche giorno al mare; ma soprattutto ricordo i nostri documenti, su cui cominciò a essere stampata la dicitura "di razza non ariana". Nel 1941, nonostante le difficoltà nel trovare un relatore per la mia tesi, mi laureai con lode con una tesi in chimica. In quel periodo venni assunto in maniera illegale da un'impresa ma nel 1942 mi trasferì a Milano insieme alla mia famiglia, avendo trovato un impiego migliore presso una fabbrica svizzera di medicinali. Il trasferimento a Milano non fu facile: i tedeschi andarono di case in case e portarono gli ebrei nei campi di concentramento. In quel momento decidemmo di abbandonare la nostra casa e di sparire. Proprio sparire...questo dovevamo fare. Ci rifugiammo in un palazzo colmo di persone convinti di essere finalmente al sicuro. Restammo lì per 11 mesi, un tempo di vita che non è stata vita. Non potevamo uscire di casa, dovevamo parlare a bassa voce e camminare di soppiatto. Un giorno i tedeschi e i fascisti andarono a casa nostra, sfondarono la porta e portarono via tutto ciò che poterono: fu tremendo, non si sapeva se da un giorno si sarebbe arrivati all'altro. Mio padre e mia madre furono catturati ma io riuscì a scappare. Con o senza famiglia ho peregrinato di luogo in luogo in cerca di un posto in cui soggiornare per un po’ di tempo: ero da solo a combattere contro la crudeltà dell’uomo. Tutti i miei amici “non ebrei” si erano allontanati da me perché è sempre facile essere amici di chi è sulla cresta dell’onda, ma non di quelli che sprofondano inesorabilmente. Dopo l’8 Settembre 1943, mi rifugiai in montagna con altri ragazzi e bambini che, proprio come me, avevano perso la propria famiglia. Pensavo spesso ai miei genitori: all’affetto della mamma e al tono saccente del papà.
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