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tema sulla fortuna di Boccaccio, Temi di Italiano

prova svolta sul tema della fortuna in Boccaccio

Tipologia: Temi

2019/2020

Caricato il 10/12/2021

camilla-frabetti-1
camilla-frabetti-1 🇮🇹

5

(2)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica tema sulla fortuna di Boccaccio e più Temi in PDF di Italiano solo su Docsity! Camilla Frabetti PROVA 2 Le forze che guidano le azioni degli uomini secondo Boccaccio sono tre: l'amore, la fortuna e l'ingegno. Propria del nuovo mondo mercantile è l’idea che la realtà sia dominata da una forza esterna e imprevedibile, la fortuna, che possiamo chiamare anche “caso”. Questa causa l’imprevedibilità dei fatti umani, che prescindono dalla volontà dell’uomo, ma che se gestiti nel migliore dei modi, la Fortuna può essere usata a proprio favore. L'idea di Fortuna era già presente nella coscienza medievale, ma essa era ritenuta una forza subordinata al superiore disegno della provvidenza divina. Dante infatti fa della Fortuna una “gerarchia angelica” che è preposta alla sfera delle cose terrene. Per Dante dunque la fortuna è un'intelligenza angelica che ha il compito di trasferire i beni materiali da un’individuo all’altro( ma anche da una famiglia all'altra e così via) per far si che gli uomini capiscano il carattere labile delle cose. AI contrario nella visione della società mercantile, il concetto che ha Boccaccio della fortuna è laico: questa diventa un complesso accidentale di forze, non regolato più da alcuna volontà superiore, ma che l’uomo può cercare di contrastare opponendole le risorse dell’intelligenza. Questa di Boccaccio è dunque una visione ormai laica, che non esclude la presenza di Dio nel mondo, ma che ritaglia una sfera autonoma, quella dell'agire umano. Secondo questa visione la fortuna è la risultante oggettiva di una serie multiforme e complessa di forze e di agenti, naturali e sociali. Essa può manifestarsi attraverso fenomeni naturali oppure attraverso il combinarsi imprevisto di azioni umane. La fortuna può essere avversa o favorevole, può contrastare o assecondare l'agire dell'uomo ed è un teme costante del Decameron. Come già detto precedentemente essa è la “grande antagonista” dell'industria umana (intelligenza umana), ovvero l'ingegno. Questo viene inteso come la capacità di analizzare una situazione e di adottare prontamente i comportamenti più idonei per raggiungere i propri obbiettivi. L'ingegno contempla una serie molto varia di sfumature: si va dalla capacità di penetrazione del reale e di adattamento alle situazioni, come abbiamo visto nel caso di Andreuccio da Perugia, all'astuzia dei furfanti, come avviene nella novella di Ser Ciappelletto. L'esito della lotta tra la fortuna e l'industria è mutevole e soprattuto imprevedibile, ma in diversi casi Boccaccio ci fa capire che l’uomo è in grado di modificare e fronteggiare una situazioni in partenza sfavorevole. Il tema dell'intelligenza viene affrontato da Boccaccio in varie novelle come quella di Andreuccio da Perugia, Nastagio degli Onesti, Chiccibio Fra Cipolla e Ser Ciappelletto. Nella prima novella, quella di Andreuccio, Boccaccio vuole raccontare la storia un un giovane e ingenuo mercante che in una sola notte diventa scaltro e furbo riuscendo alla fine ad avere la meglio. Dopo essere stato addescato da una prostituta nel mercato napoletano, Andreuccio viene derubato di tutto e si trova ad affrontare sempre più difficili. In tal senso, quello di Andreuccio è un percorso di formazione e di maturazione, che sulle onde della Fortuna permette al protagonista di acquisire una nuova consapevolezza della vita. In questo caso l'ingegno viene utilizzato in modo da volgere una situazione difficile a proprio favore. Quella di Nastagio degli Onesti, invece, è una novella che narra di un amore tormentato e di difficile realizzazione, che si conclude però in modo lieto, grazie all'ingegno del protagonista. Nastagio è innamorato, seppur non ricambiato, di una donna superbia. Per questo motivo egli fugge e si rifugia in campagna, dove ha una visione di un ragazza nuda inseguita da un cavaliere a cavallo. Questa visione ricorda quella della caccia infenale della Divina Commedia. Nastagio, che in un primo tempo aveva provato pietà per la ragazza, saputo i motivi del gesto del Cavaliere si ricrede e ingegnosamente invita a cena da lui l'amata le racconta la visione. Alla fine la donna decide di essere gentile con Nastagio e si sposano. Con questa novella Boccaccio pone l'intelligenza e la scaltrezza degli innamorati al centro della trama. La convocazione del banchetto si configura come il superamento di una prova, che permette al protagonista di migliorare la propria situazione. Infatti, invece che essere causa di ulteriori inutili spese, il banchetto è occasione di affermare l'intelligenza e l'arguzia di chi insegue i propri obbiettivi. In altre novelle come quella di Cisti Fornaio e Chichibio e la gru l'ingegno si esprime soprattutto attraverso la parola con risposte pronte ed argute. Nella novella di Chichibio il protagonista riesce, attraverso una intelligente risposta, a scampare un grande pericolo. Questa breve novella è basata sul motto di spirito finale con cui Chichibio, un’uomo di umili condizioni, riesca a placare l'ira del proprio padrone ed a evitare la punizione. Il tema principale è proprio l'arguzia di personaggi di bassa estrazione sociale che, grazie al loro ingegno e alla loro abilità verbale, riescono a comportarsi alla pari con i nobili. Questa novella è dunque dimostrazione di come l'ingegno si manifesti in molteplici modi e a prescindere dalla condizione sociale o persino dalla virtù. Un'altra novella che risalta questo aspetto è quella di Cisti Fornaio, in cui appunto Boccaccio esalta la virtù umana dell’intelligenza, grazie a cui i personaggi
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