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tema tipologia A, V. Alfieri, Rime, Sublime specchio di veraci detti, Esercizi di Italiano

A, V. Alfieri, Rime, Sublime specchio di veraci detti ANALISI TESTO: comprensione e analisi produzione

Tipologia: Esercizi

2021/2022

Caricato il 12/08/2023

giorgia-gennari-2
giorgia-gennari-2 🇮🇹

4.3

(13)

86 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica tema tipologia A, V. Alfieri, Rime, Sublime specchio di veraci detti e più Esercizi in PDF di Italiano solo su Docsity! TIPOLOGIA A V. Alfieri, Rime, Sublime specchio di veraci detti Sublime specchio di veraci detti, mostrami in corpo e in anima qual sono: capelli or radi in fronte, or rossi pretti; lunga statura, e capo a terra prono; sottil persona in su due stinchi schietti; bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono; giusto naso, bel labbro e denti eletti; pallido in volto più che un re sul trono: or duro, acerbo, ora pieghevol, mite, irato sempre, e non maligno mai; la mente e il cor meco in perpetua lite: per lo più mesto, e talor lieto assai, or stimandomi Achille ed or Tersite. uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai. Comprensione e analisi 1. Fai la parafrasi del sonetto. Specchio sublime che dici la verità; mostrami quali sono la mia anima e il mio corpo: capelli ormai sfoltiti e rossi: alta statura, e chinato con la testa rivolta verso terra: persona minuta sorretta da due gambe genuine; pelle pallida, occhi azzurri, di bell’aspetto; naso dignitoso, bella bocca e buona dentatura; viso più pallido rispetto a quello di un re seduto sul suo trono: o irremovibile, freddo, o flessibile, caldo; sempre irritato, ma mai cattivo; la ragione e l’amore sono continuamente in conflitto: soprattutto triste, talvolta felice; una volta apprezzabile come Achille, alle volte come Tersite. Uomo, sei grande o meschino? Se muori e lo scoprirai. Infatti la morte rappresenta la sua via di fuga. 2. A chi si rivolge il poeta nel verso iniziale? Quali possibili interpretazioni si possono dare di questo incipit? L’autore inizialmente si riferisce testualmente allo specchio, chiedendogli una descrizione dell’aspetto esteriore e interiore. Probabilmente si pone a sé stesso la domanda, cercando di trarre conclusione da qualcosa di meno evidente rispetto all’aspetto fisico: i conflitti interiori e il suo cambiare continuamente atteggiamento. Altrimenti potrebbe rivolgersi a una figura spirituale al quale si affida, che può essere sia Dio, sia una persona che fisicamente è venuta a mancare, ma alla quale egli è legato. Personalmente sostengo che parli con sé stesso. 3. Elenca i particolari fisici che il poeta menziona nel testo. Nel testo si descrive come un uomo alto, un po’ esile dai capelli poco folti rossi. Ha il viso e la pelle pallidi, gli occhi azzurri, denti perfetti, buon naso e belle labbra. In complesso lo ritiene un aspetto piacevole. 4. Perché l’autore si paragona ad Achille e a Tersite? Che cosa rappresentano questi due personaggi? Alfieri, come solito nei suoi testi, trova sempre conflitto e in questo caso è un conflitto interiore che prende in causa proprio lui. A volte si sente come Achille, uomo bello, orgoglioso, forte, coraggioso, fiero, dignitoso, un eroe (il migliore) da cui prendere esempio. Altre volte si paragona a Tersite, esteticamente brutto e malcurato, colui che viene ritenuto il peggiore in quanto continuamente spaventato, codardo e soprattutto timido. 5. Vi sono versi legati da enjambement? Come risulta il ritmo della lirica? 6. Il ritratto morale che Alfieri fa di sé stesso quali caratteristiche mette in luce? Prevalgono i pregi o i difetti? Ti sembra un autoritratto realizzato in maniera oggettiva e distaccata oppure dettato dal sentimento e dalla passione? Alfieri si rappresenta con un carattere ricco di contrasti, quasi non riesce a definirsi in modo deciso, ma una caratteristica è l’opposta dell’altra. In certi momenti è deciso, irremovibile, freddo, in altri è più comprensivo e flessibile. È pensante e dubbioso, si trova in conflitto tra ragione e sentimenti ed è sempre arrabbiato, ma mai perfido. Credo che la sua descrizione sia sincera e soggettiva, quindi ha cercato di mostrare come vede se stesso e le sue contrapposizioni che non gli permettono di fornire una descrizione precisa. Produzione • Quale parallelo è instaurato dal critico tra la vita e l’opera di Alfieri? • Perché il poeta, pur figlio del suo tempo, con le sue opere va oltre la cultura del Settecento? • Quali sentimenti e stati d’animo lo inducono a scrutare l’interiorità dell’uomo? • Nel sonetto Sublime specchio… al quale il critico accenna alla fine del passo in cui parla delle rime, si possono trovare conferme del pessimismo alfieriano che nasce dallo scontro tra l’ideale e il reale, tra la fiducia e la delusione. In quali versi in particolare? Il parallelo tra vita e opere di Alfieri avviene nel momento in cui il poeta si pone in entrambi i casi un obiettivo: nella vita tenta di raggiungere il tipico ideale di eroe, mentre nella scrittura punta alla tragedia, che sfrutta per descrivere onestamente la vita in modo oggettivo, ma anche soggettivo e i conflitti che ne sono protagonisti. Alfieri si discosta dalla tipica poetica del suo periodo storico perché decide di non rispettare le regole imposte dalla letteratura, perché la vera letteratura è rappresentare la verità, in tutti i suoi aspetti e dei quali, secondo lo scrittore, prevalgono spesso quelli negativi (per questo i suoi scritti finiscono sempre in tragedia). L’analisi dell’interiorità dell’uomo deriva dalla presenza di determinati sentimenti che lo perseguitano (la solitudine, la malinconia, la paura, l’ansia dell’immensità e della piccolezza), che sono tipici di ognuno, ma dai quali si fatica a trarre una conclusione. Il pessimismo alfieriano inizia a intravedersi quando non giunge conclusione alla sua descrizione, ma diventa evidente nell’ultimo verso in cui ancora si chiede se l’uomo in fin dei conti è un essere buono o malvagio e cita come unica soluzione, o forse via di fuga, la morte.
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