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Temi cinematografici Kubrick, Appunti di Teoria Del Cinema

Temi cinematografici di Stanley Kubrick

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 28/03/2020

alessia-casieri
alessia-casieri 🇮🇹

4.5

(31)

11 documenti

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Scarica Temi cinematografici Kubrick e più Appunti in PDF di Teoria Del Cinema solo su Docsity! A un secondo stadio la regola serve a imbrigliare la violenza, a inserirla e bloccarla in una cornice di convinzioni. Il frame mentale all’interno della quale i comportamenti aggressivi vengono interpretati come gioco piuttosto che come vera e propria lotta. Le figure chiave del cinema di Kubrick sono a questo proposito il gioco e il duello. Questa dialettica tra regola e violenza che anima il gioco si ritrova in vari luoghi kubrickiani:  Il pugilato (Bacio dell’assassino; Barry Lyndon)  Il bigliardo (Arancia Meccanica)  Il ping pong (Lolita) Uno discorso a parte meritano gli scacchi, che fanno emergere un altro aspetto del gioco, quello del calcolo, che comunque convive con la violenza e l’aggressività. La figura del duello fa da punto di passaggio dal terzo al quarto stadio, rappresentato dalla più rigida meccanizzazione e regolazione della più cieca follia dell’istinto. È questo il significato della guerra in Kubrick: la guerra è un luogo astratto di manifestazione pura di emozioni e comportamenti, luogo di messa in scena di caratteri archetipici e comportamenti primordiali; la violenza è il primo di questi, un comportamento non singolo ma collettivo. Il gioco della guerra si manifesta nella meccanica della battaglia che è calcolo, ma anche grande parata rappresentativa. La guerra è anche il luogo dove si può osservare, il processo di meccanizzazione dell’individuo. Si giunge così al quarto stadio, cioè l’esplosione della violenza priva di regole. Anche se in Kubrick la violenza mantiene una parvenza di regole. Gli atti violenti di Alex in Arancia Meccanica vengono spesso rappresentati con la grazia e il ritmo di un balletto; o ancora lo stupro della ragazza su un palcoscenico teatrale. Ma in altri luoghi l’assenza di regole è del tutto esibita. Le marche stilistiche di Kubrick in questo caso sono tre:  L’uso della camera a mano, che distrugge uno spazio ordinato e regolare;  La costruzione decentrata dell’inquadratura, con anomale angolazioni della macchina da presa, dal basso verso l’alto o viceversa.  L’uso del ralenti, che amplificando la temporalità dei gesti violenti permette di osservarli con atteggiamento quasi scientifico. (es. 2001: Odissea, la scena della scimmia con il bastone) Un aspetto speculare rispetto alla società che vuole meccanizzare gli individui, lo troviamo nelle macchine che tendono ad umanizzarsi, mostrando segni dell’istintualità umana: il sesso, la violenza, la vendetta. Da qui l’atteggiamento pessimistico nei confronti della tecnologia da parte di Kubrick: egli si riaggancia al mito dell’automa. Nel rapporto uomo-macchina, la macchina si pone nei confronti del suo creatore come un golem impazzito, che pretende l’assoluto controllo delle proprie azioni. La società di Kubrick è una società priva di valori umanistici, priva di un concetto di individuo. Da qui, la sostituzione nei suoi film e nei suoi personaggi di un’etica di valori che non si basa sull’opposizione bene-male, bensì sull’etica di calcolo-convenienza. Il personaggio si troverà a decidere se un’azione a cui la volontà lo guida gli è “permessa” e consigliata come gioco (valore logico) o gli è “prescritta” come serietà (valore etico). Il medium è metafora: il cinema e la crisi della ragione occidentale. Abbiamo esaminato cosa Kubrick costruisce “al di là” dello schermo, nei mondi da lui rappresentati, ora dobbiamo comprendere cosa avviene “al di qua” dello schermo, cioè come l’autore configuri mediante i suoi film un’esperienza di fruizione dai tratti caratteristici. I film di Kubrick si inseriscono nei differenti generi del cinema americano classico. Per capire le caratteristiche dell’esperienza cinematografica costruita da Kubrick, il punto di partenza sarà il confronto con i caratteri dell’esperienza cinematografica classica. Questi caratteri sono sostanzialmente tre: 1. In primo luogo, l’esperienza cinematografica classica si basa sul sistema dei generi, nel senso che il genere del film funziona come sistema di condizionamento delle aspettative dello spettatore, che apprestandosi a guardare un film, può sapere in anticipo in quali ambienti si svolgerà, quali trame saranno affrontate, quali le forme espressive adottate e così via. 2. In secondo luogo, si tratta di un’esperienza caratterizzata dalla continuità e dalla omogeneità: le rappresentazioni dello spazio e del tempo, i ritmi del discorso filmico, le transizioni di montaggio ecc… 3. In terzo luogo, si tratta di un’esperienza caratterizzata dalla trasparenza: l’immagine è completamente funzionale al racconto, in modo che ci sia un contatto immediato tra spettatore e il mondo testuale, mette direttamente a contatto lo spettatore e il mondo che si presenta all’interno dello schermo, un mondo che sembra essere lì in modo diretto. Caratteri dell’esperienza cinematografica di Kubrick: 1. Kubrick riprende i generi cinematografici classici con tutto il sistema di aspettative che essi comportano per lo spettatore. Egli usa questi generi in modo particolare, preoccupandosi di non aderire completamente ai loro schemi ma piuttosto di saggiare la possibilità di deformarli fino al limite della riconoscibilità del genere stesso. In questo modo lo spettatore viene spiazzato, le sue aspettative vengono infrante, creando così un continuo spaesamento. La visione di un film di Kubrick consiste in una catena di piccoli shock, di particolari che stonano con il contesto. 2. Per quanto riguarda il tempo di va dalle forme complesse di flashback a enormi salti temporali. Un discorso analogo va fatto per lo spazio: anche qui lo spettatore viene spiazzato in quanto viene portato da una visione controllata e distaccata dello spazio, ad una visione ravvicinata e frammentata. Da una visione oggettiva ad una visione soggettiva e viceversa. 3. Se l’esperienza classica era esperienza diretta di un mondo visto e dunque un’esperienza di trasparenza, in Kubrick tale trasparenza è costantemente minacciata da zone di opacità. Racconto e immagine entrano in tensione, e sul visto prende il sopravvento il visibile: l’immagine “pura” con tutta la sua forza di suggestione. In questo contesto il cinema contemporaneo sembra interessato a recuperare alcune istanze del cinema delle origini, ovvero cercando sempre meno di raccontare e sempre più di mostrare, passare dal racconto verso la fotografia cinematografica. Troviamo espressa in Kubrick una teoria della contraddizione sempre crescente; un conflitto che nasce e cresce tra le immagini e ciò che esse dicono. Uno conflitto tra il film e il cinema, tra la significazione (che è racconto) e la visione (che è percezione). Questo conflitto è la forza stessa del cinema, la sua energia che si sviluppa da una lotta tra ciò che le immagini significano e ciò che invece mostrano. Se lo scollamento rispetto al cinema classico c’è, è pur vero che Kubrick rifiuta i procedimenti nettamente anticlassici di altri autori moderni. Trasparenza e opacità, prevalenza del racconto e rivendicazione del peso dell’immagine pura sono dunque compresenti. Se l’esperienza spettatoriale del cinema di Kubrick si configura come un’esperienza della crisi del regime spettatoriale classico, e se il regime classico era un regime del pieno e diretto controllo e autocontrollo dello spettatore sull’universo narrativo e sulla propria esperienza di fruizione, ecco che ritorna al livello
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