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teologia 1 con Pellegrini parte da non frequentanti, Sintesi del corso di Teologia II

teologia 1 con pellegrini composta da sunto dei due libri più il terzo da non frequentante con solo le pagine indicate in bibliografia dei tre manuali

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 20/12/2017

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

4.2

(30)

35 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica teologia 1 con Pellegrini parte da non frequentanti e più Sintesi del corso in PDF di Teologia II solo su Docsity! TEOLOGIA 1 1)ASSAGGI BIBLICI I vangeli non raccontano la totalità della vita di Gesù, i vangeli di Marco e Giovanni iniziano dal battesimo di Gesù verso i 30 anni invece quelli di Luca e Matteo riportano anche l’infanzia ma con pochi dettagli oltre a quelli della nascita. Prendono il nome di vangeli solo dopo la seconda metà del II secolo, ognuno aveva un nome per sé, il nome odierno gli viene dato per identificare un genere letterario a sé, una teologia narrativa d’accoglienza per i fedeli; essi sono solo 4 poiché nella storia c’è stato un discernimento da altri testi sulla vita di Gesù, considerati apocrifi distinguendoli dai canonici. Storicamente il primo fu Marco 70d.C. poi Matteo e Luca 90d.C. infine Giovanni 100d.C. infatti i primi 3 hanno una struttura simile (sinottici) e l’ultimo più sofisticata perciò è detto 4° vangelo, il primo pare essere un fonte per il secondo ed il terzo poiché riportano le medesime esperienze più alcuni episodi invece Giovani segue una propria strada. Essi sono riconosciuti dalla chiesa al contrario degli apocrifi che tentano d’aggiungere rivelazioni prima nascoste poi svelate ma sono solo letture popolari e sentimentali non veritiere, non ispirati da Dio. Fino al XVIII secolo venivano letti senza preoccupazione dell’origine, s’aveva solo una fiducia del senso letterale e spirituale ma con l’illuminismo vengono poste domande critiche analizzandone le storie di stesura; ma è anche nel nuovo testamento che troviamo info sulla stesura, l’evangelista Luca fornisce dettagli preziosi spiegando come dagli avvenimenti accaduti fra loro e Gesù si è creata una sorta di comunità cristiana con tradizioni fondate sulle prediche degli apostoli. Il Dei Verbum del concilio vaticano 2° ha creato una risposta adeguata alla domanda critica riguardo a natura ed origine, viene scritto che: i vangeli sono di tre livelli ossia i fatti di Gesù, la predicazione apostolica e la redazione; gli atti non vanno intesi storiograficamente ma solo sugli insegnamenti del Cristo e del suo mistero; la predicazione apostolica è una testimonianza oculare e fondamentale importanza ha la ripresa di tali avvenimenti in prospettiva però post pasquale ossia dopo la resurrezione sotto la guida dello spirito santo; tradizioni nate dalle predicazioni orali piano piano divenute scritte ed omogenee che sfociarono in liturgie nelle successive comunità; sono fonti per gli agiografi che crearono la teologia. Il come leggerli è offerto dalla commissione biblica del ’93 detta interpretazione della bibbia nella chiesa. L’ermeneutica studia l’esperienza nel comunicare ed in questi scritti è però presente il mistero che delimitano la conoscenza umana infatti l’unica dinamica suggerita è leggerli immedesimandosi nella dinamica rivelatrice del testo. Il vangelo di Matteo è scritto in aramaico essendo più antico e nel nuovo testamento ci sono conferme dell’esistenza di Matteo si dice che sia possibile che l’abbia scritto lui ma vi sono fratture fra l’originale e le traduzioni che ci impediscono di imputarlo tale con certezza. Rimane il più lungo e vi sono avvenimenti rari dell’infanzia di Gesù con allegati 5 discorsi ed infine l’esperienza col risorto. Esso s’apre con la genealogia che indica appartenenza ad Israele come messia, i suoi genitori sono verginali e legali, successivamente si narra dei magi, la fuga in Egitto e del massacro di Betlemme di Erode quindi il ritorno finale a Nazareth. Un tratto unico è un dialogo fra Giovanni e Gesù prima del battesimo dove è il Cristo che lo domanda a Giovanni inneggiando al valore della giustizia intesa come etica divina che fu molto cara a Matteo, si vede l’identità figliale di Gesù. Successivamente si parla della Galilea regione in cui Gesù opera dove albergano molti pagani dove iniziò il suo annuncio come portatore delle promesse d’Abramo a Israele e qui ha luogo il primo discorso riportato che spiega la presenza di 8 beatitudini identificate con la giustizia e l’astensione da atti di lesione al prossimo come fa Dio; nei capitoli che seguono sono narrati eventi taumaturgici di Gesù che cura e placa la natura coi miracoli, esso termina con l’episodio di Cesare di Filippo nel quale vi sono gli ultimi discorsi dove Pietro indica Gesù come figlio di Dio e Gesù indicherà Pietro come custode della sua Chiesa, dopo la rivelazione agli apostoli spetta il silenzio ed il cammino per Gerusalemme per rivelarsi e l’ingresso nella città avviene con la purificazione nel tempio e qui ha luogo il discorso escatologico sulle verità ultime dove condanna chi non lo crede e lo vuole condannare. Il vangelo di Marco ha 5 caratteristiche: fu scritto da Giovanni detto Marco, per la comunità cristiana di Roma, sulla testimonianza di Pietro, dopo il martirio e senza ordine preciso. Si deduce che egli non era dei 12 e manco un discepolo di Galilea, molti identificano Marco come colui che vi era durante l’arresto di Gesù poiché è l’unico che riporta tale fatto, poi si aggregò a lui Barnaba probabile parente. È il più sensibile riguardo all’identità di Gesù comprendente del mistero, nucleo del credo stesso. È importante il primo verso riportante Gesù figlio di Dio e già si parla della sua identità e subito dopo abbiamo tre eventi in successione: la predicazione di Giovanni Battista, battesimo e le tentazioni nel deserto; il battesimo è fondamentale essendo il Giordano molto lontano ma Gesù ci andò lo stesso per farsi battezzare da Giovanni ed il motivo è la condivisione dei peccati con l’uomo dando origine all’epifania a te io mi compiaccio; dopo viene dichiarato che il tempo è compiuto col regno di Dio qualificandolo come il Cristo del regno d’Israele dove regno indica il suo popolo, il battesimo è l’investitura ufficiale, prende così avvio il ministero in Galilea dove guarisce malati e fa miracoli in nome di Dio offrendosi come pastore. L’episodio di Cesarea segna una svolta qui Pietro afferma che Gesù è il Cristo e vale a dire che egli è colui che porterà a compimento le scritture e salverà gli israeliti sollevando i mali. La sequenza che prosegue è identica al primo vangelo: annuncio della passione e risurrezione, viene dato a Pietro un ordine, di tornare indietro e tracciare il corretto cammino; il cammino verso Gerusalemme di Gesù è pieno di insegnamenti ed egli svela la sua vocazione messianica che non ha politiche ma solo direttive da Dio ed è una rivelazione per i discepoli nel tempio, ciò segna l’epilogo e l’inizio della passione dove ci colpisce la sua obbedienza a Dio, essa è un calvario che termina con il sollevamento in croce che porta ad un centurione ad esclamare che egli è davvero figlio di Dio per la prima volta, nessun discepolo riuscì a raggiungerlo ma sapranno poi che egli è resuscitato e li attende in Galilea e così termina il vangelo senza il racconto del sepolcro. Il vangelo secondo Luca scritto da un medico non del primo gruppo dei discepoli e di origine greca e dal nuovo testamento s’evince che è anche l’autore degli atti degli apostoli dove si narra dei viaggi di Paolo un suo compagno di missione. Anche in Luca abbiamo la parte dell’infanzia seguito dal mistero in Galilea della benedizione ma l’episodio di Cesarea qui è molto meno dettagliato, si parla solo del suo avvio al cielo e della tradizione apostolica, alcuni studiosi parlano di teologia storica di Luca: tempo della chiesa che segue quello di Gesù che crea visioni cristiane. Si apre con un proemio ossia una presentazione dello stesso autore dell’opera inoltre gli scritti sull’infanzia seppure scarni sono testimonianza di Maria, s’esordisce con l’annuncio della nascita seguiti da Gesù al tempio (mostra continuità con Giovanni); Luca inserisce in più tra il battesimo (non vi è menzione di Giovanni) e il deserto la genealogia di Gesù, qui dice che il diavolo dopo il puerile tentativo di tentare Gesù se ne va sconfitto. Abbiamo un episodio programmatico che apre il mistero di Galilea nella sinagoga di Nazareth dove egli presenta il suo mistero riconducibile a 3 sezioni: l’unzione dallo spirito santo, l’annuncio della parola di Dio e il martirio per il suo popolo; il ministero di Galilea è per Luca un attuarsi del verbo e qui vi è l’incontro con la donna peccatrice che volge al discorso della pianura che invita tutti gli uomini alla compassione di Dio, prende vita il fenomeno della Parenesi Lucana ossia far proprie le esperienze del Cristo durante il cammino verso Gerusalemme dove entrerà e si proclamerà messia. Grossa importanza ha ora l’episodio dell’ultima cena dove realizza una nuova alleanza col sangue di vino, il testo prosegue con dialoghi coi discepoli soprattutto con Giuda che verrà imputato di futuro tradimento, qui spiega il valore del suo sacrificio, famosa è la frase “perdonali perché non sanno ciò che fanno”; la conclusione è dettata dall’affidamento cieco alla morte ed al padre già vissuta il giorno prima sul monte degli ulivi. Ultimo capitolo racconta la pasqua del messia che sarà lui stesso a tramandare agli eredi come salvezza dell’umanità. Nel libro degli atti Luca delinea come prende forma la salvezza di Gesù e come si radica nell’impero di Roma. Il vangelo secondo Giovanni, figlio di Zebedeo fratello di Giacomo, fu molto amato da Gesù e ciò è confermato da parecchie testimonianze d’incontri nelle sacre scritture che lo vedono protagonista di intense esperienze, la stesura avvenne grazie ad un esperto conoscitore del greco sotto la guida di Giovanni che aveva scopo di condurre a credere il più possibile in Cristo. Il testo è differente dai primi, non vi è traccia di parabola raccontata nei sinottici, utilizza una terminologia persino tutta sua mentre il corpo si presenta con un prologo diviso in due parti: libro dei sogni e libro della gloria, per evidenziare prima le parole di Gesù e poi per esaltare la rivelazione della passione, fattori che rendono il prologo di una ricchezza insondabile fatta di amore per l’uomo. Qui Giovanni Battista è visto come il precursore e testimone poiché vede una colomba scendere verso di lui che lo imputa come battezzatore del Cristo, non è presente poi la parte delle tentazioni nel deserto. Il primo miracolo raccontato è quello della trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana in Galilea; segue un dialogo con Nicodemo in cui spiega come Dio compie una trasfigurazione dell’io che lo rende credente, succeduto a sua volta dal dialogo con la samaritana al pozzo nel quale Gesù le parla dell’acqua viva ossia l’acqua di Dio che dona la vita e redime dal peccato. Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è il segno per mostrarsi come pane della vita e come dono dal cielo fatto per l’uomo come eucarestia; ultimo prodigio di Gesù raccontato è la resurrezione di Lazzaro: Gesù ha lasciato che morisse della malattia per far capire che chi crede non avrà mai morte per resuscitarlo poi in seguito. Dopo la giunta a Gerusalemme per pasqua egli si raduna per l’ultima cena coi discepoli e recita un testamento spirituale come nucleo d’addio e pone la comunione agli apostoli finché s’arriva poi al calvario dove Giovanni legge un cartello in molte lingue che avverte che Pilato condanna Gesù e nella morte Giovanni ci vede simboli come la sete di Gesù che dopo che tutto è compiuto ama ancora per portare il verbo o l’acqua che gli cade col sangue segno dello spirito santo. Ultimi versi parlano dell’incontro poi coi discepoli dove esorta a credere a tutti pur non avendo visto poiché confermato dal sacrificio di Gesù e invita a guardare colui che è stato trafitto. 2)GESÙ CRISTO FIGLIO DEL DIO VIVENTE -Cosa dicono di Gesù di Nazareth? Il Cristianesimo è comprensibile solo a partire da Gesù Cristo che ne è l’essenza stessa. Si può definire Cristiano chi ha con Gesù un rapporto interpersonale profondo, che si può suddividere in 4 momenti che sono: conoscere, credere, professare, seguire. Come primo passo bisogna conoscere chi è Gesù Cristo, partendo dalle testimonianze storiche che ci parlano di lui. Il passo successivo per avvicinarsi a Gesù consiste nel credere in lui con fiducia. Da sempre la fede cristiana è stata professata; senza questo carattere non potrebbe dare origine alla “comunità dei credenti” e confrontarsi con gli uomini e con la storia. Tutto ciò non basta, la fede e la sua professione devono diventare norma di vita e di prassi e tradursi in un seguire concretamente Gesù giorno per giorno. Secondo il criterio della coerenza Gesù compie i miracoli per annunciare il regno di Dio e sono i “segni” che ne manifestano la presenza già operante. -Chi è Gesù di Nazareth? Gesù desidera che siano gli altri a scoprire la sua vera identità e ad esprimere il risultato di questa scoperta. a Gesù interessa, in primo luogo, annunciare il regno di Dio. Gesù intende essere il Messia umile, che percorre la strada poco popolare della croce, che siede a mensa con i peccatori, i pubblicani, che non cerca il successo attraverso azioni strepitose. Gesù è, inoltre, più che Messia. È figlio stesso di Dio. Esistono 3 manifestazioni “indirette” della persona di Gesù: a) Gesù accampò delle pretese straordinarie nel proporre il suo messaggio a nome di Dio (l’autorità della “Parola” di Gesù e la sua coscienza); b) Gesù manifestò con il suo agire, la straordinaria coscienza di essere il Salvatore inviato da Dio (Gesù sedie a mensa con i peccatori, compie miracoli, agisce anche di sabato, chiede agli uomini di decidersi per Dio); c) Gesù ebbe con il Padre una relazione filiale unica ed incomparabile, alla pari (Gesù si rivolge a Dio chiamandolo Abba o padre nostro). -“Segno di contraddizione” Kierkegaard parlò di “scandalo della fede” riferito all’uomo-Dio. Lo scandalo per eccellenza del Cristianesimo per il filosofo danese è: “Che un uomo particolare sia Dio, dica di essere Dio, si presenti come Dio”. Lo scandalo dell’antichità: Celso un autore giudeo del II sec. attaccò il Cristianesimo e la figura di Cristo che considera un abile impostore che si sarebbe guadagnato autorità con le arti magiche. Per l’autore giudeo nessun figlio di Dio è sceso e scenderà mai sulla terra. Lo scandalo moderno Nel ‘600 e durante l’Illuminismo tedesco e francese si riteneva che Gesù non è figlio di Dio. Lo scandalo degli ebrei: Gesù non può essere accettato da un ebreo credente come Messia e Figlio di Dio in senso cristiano. Per l’ebraismo resta l’insormontabile scandalo dell’incarnazione. Lo scandalo dei buddhisti: I buddhisti non accettano l’idea che Cristo sia il Salvatore del mondo. Lo scandalo dell’islam: L’islam vede Gesù come un profeta dalla natura umana e non divina. Considerazioni finali: solo chi ha fede in Cristo sarà salvato, difatti un giorno disse “Beato chi non si scandalizzerà di me”. La morte di Gesù in croce testimonia l’atto di chi ha amato sino alla fine i suoi fedeli dando la propria vita ad essi. La morte di Gesù è simile a quella dei profeti e dei martiri. -La risurrezione Senza la risurrezione il Cristianesimo non sarebbe mai nato. Gesù sarebbe rimasto un personaggio come Buddha, Confucio, Socrate. Grazie alla risurrezione Gesù conferma la sua missione divina sulla fede elevando la storia umana ad un nuovo significato Universale. Senza risurrezione non c’è fede e non esisterebbero i Vangeli. Non è facile comprendere la risurrezione cristologica, visto che è un “dato” che sfugge alle nostre esperienze abituali. Storicamente questo fatto è stato oggetto di negazione e rifiuto. Nel corso del ‘700 nascono diverse teorie che ritengono la risurrezione un inganno: 1. La teoria della frode (S. Reimarus): in cui si ritiene che gli stessi discepoli frustrati nella loro speranza avessero rubato il cadavere mettendo in circolazione la falsa notizia della sua risurrezione, appellandosi al sepolcro vuoto. 2. La teoria della sottrazione: in cui i discepoli stessi attribuirono la scomparsa del cadavere agli ebrei, o come trasferimento in un altro luogo da parte di Giuseppe di Arimatea o addirittura inghiottito in una voragine durante un terremoto. 3. La teoria della morte apparente: sostiene che Cristo non era morto quando venne rinchiuso nel sepolcro ma si trovava in stato di catalessi. 4. La teoria delle visioni (D.F. Strauss): ritiene che la risurrezione di Gesù sarebbe il risultato di visioni soggettive e del pensiero mitico. Le molteplici e diverse testimonianze del nuovo testamento sulla risurrezione di Cristo vengono suddivise in 3 gruppi: professioni di fede e inni; kerygma o predicazione missionaria; narrazioni evangeliche. Professioni di fede e inni: sono pubbliche e attestano che Gesù è risorto da vivente, proclamate soprattutto nella liturgia o davanti ai tribunali. Kerygma o predicazione missionaria: costituisce la trama di fondo di molti scritti del nuovo testamento e soprattutto dei vangeli. Il kerygma sostiene che la fede cristiana è un’adesione a Gesù il quale è vissuto in mezzo agli uomini, è morto ed è stato risuscitato. Le narrazioni evangeliche: sono i racconti evangelici che annunciano il Cristo risorto. a. I racconti sulla scoperta del sepolcro vuoto: in cui i 4 evangelisti parlano di un’esperienza avuta da alcune donne presso il Sepolcro la mattina di Pasqua, ma nonostante alcune divergenze i dati storici contengono due fatti: la tomba è stata trovata vuota e che i primi testimoni del sepolcro vuoto sono le donne. b. I racconti sulle apparizioni: i vangeli presentano le manifestazioni di Cristo risorto come vere “apparizioni” e non come “visioni”. -Il significato della risurrezione di Cristo È fondamentale sapere se la risurrezione del Signore è un avvenimento storico realmente accaduto, perché se no (come dice San Paolo) “se Cristo on è risorto, è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede”. Secondo il nuovo testamento Gesù risorto non muore più. Egli vive per sempre nella Gloria del Padre, è il Signore della storia, contemporaneo a tutti gli uomini e a tutti i tempi. La risurrezione di Cristo è un avvenimento escatologico. La testimonianza del nuovo testamento afferma che: la risurrezione di Cristo è un fatto reale carico di significato ed è il frutto della potenza di Dio. La risurrezione di Gesù ha lasciato tracce con le apparizioni, con la profonda trasformazione dei discepoli e con la nascita della comunità cristiana. La risurrezione è vista dagli apostoli come la risposta divina all’ingiustizia umana che lo aveva condannato. Con la risurrezione Cristo sta alla destra del Padre. Credere nella risurrezione significa credere a Qualcuno che opera in noi e per noi. -Che cosa pensavano di Gesù i primi cristiani? Il sorgere della cristologia esplicita: la risurrezione manifesta con certezza agli apostoli chi è Gesù. Dopo che erano stati sconvolti dallo scandalo della croce, essi riprenderanno fiducia nel Signore e capiranno più a fondo il mistero della vera identità di Gesù: egli è il figlio di Dio, venuto nel mondo come servo e ora glorificato come Signore. La cristologia non è stata semplice da accettare, dato che il mondo giudaico e quello pagano si opponevano alla diffusione del Cristianesimo: il mondo giudaico era troppo legato al monoteismo e vietava severamente ogni rappresentazione di Dio e riteneva fosse impossibile per l’uomo mortale vedere Dio. Il mondo greco-romano separava l’umanità dalla divinità. Invece il Cristianesimo si qualifica e si distingue per un’irruzione di Dio nella storia estremamente umile, disadorna e povera, completamente diversa da quella attesa, al punto da non essere riconosciuta. Il comportamento dei primi cristiani verso Gesù Cristo: vedevano nel Cristo risorto il disegno salvifico compiuto da Dio sull’umanità e sulla storia e si riferivano con un’autentica professione di fede fatta di azioni e di comportamenti, più che di parole. Per essi Cristo risorto è il Vivente. Per lui si vive, si soffre, si muore. Gesù è il centro della vita della comunità: a lui ci si rivolge nella preghiera. In Cristo risorto si pone la speranza dei credenti di risuscitare, di avere la conversione e la remissione dei peccati. I primi cristiani soffrono e muoiono per Cristo: Stefano, il primo martire cristiano, esprime la sua fede nella divinità di Cristo nel momento in cui viene processato e condannato alla lapidazione. Gli sviluppi ulteriori della cristologia del nuovo testamento: all’origine di ogni riflessione su Gesù Cristo (cristologia) c’è la sua parola, la sua azione, la sua morte e la sua risurrezione. La ricerca esegetica contemporanea per individuare e approfondire la cristologia del nuovo testamento segue un cammino di 3 tappe: a) individuare l’origine della cristologia nelle parole e nelle azioni di Gesù (“cristologia indiretta”). b) individuare le tradizioni di Gesù presenti nelle comunità primitive. c) esaminare la cristologia dei vari scritti del nuovo testamento che raccolgono le tradizioni di Gesù (lettere di San Paolo). La ricerca scientifica sul nuovo testamento è oggi in grado di dire ai credenti che la loro fede in Cristo riposa su basi storicamente solide. 3)LE PARABOLE EVANGELICHE PARABOLE DI LUCA: Il samaritano: un dialogo fra Gesù ed un dottore di legge che domanda al maestro come si ottiene la vita eterna il quale rispose di dare una lettura alle leggi ed egli lo fece recitando: amerai il tuo Dio ed il tuo prossimo come te stesso, Gesù annui compiaciuto. Il legislatore domandò chi intendeva con prossimo e Gesù spiegò: un uomo scendendo da Gerusalemme a Gerico incappò nei briganti che lo picchiarono e lo derubarono lasciandolo a terra agonizzante, per caso di lì un sacerdote e vistolo così decise di oltrepassarlo e così fece anche un levita, invece l’unico che si fermò era un samaritano che giunto accanto al morente ne curò le ferite e lo porto in una locanda. A fronte del racconto Gesù chiese chi era il prossimo, il dottore rispose colui che ebbe compassione, Gesù concluse esclamando: va e fa lo stesso. Questo racconto sottolinea il nucleo della fede che ha duplice polo: l’amore verso Dio e verso il prossimo. Al dottore non fu sufficiente la risposta, si chiedeva se il prossimo fu un correligioso o un giusto, Gesù disse che ciò non formula una casistica e non va trasposto. Lo schema è sempre domanda e contro domanda di Gesù per dimostrare che egli non risponde e basta ma veicola la morale autonomamente verso la verità. La questione ora si sposta sul perché del mancato aiuto delle altre due figure, Gesù parla di sacerdote poiché egli si è guardato dallo sporcarsi col sangue che era considerato impuro, Gesù suggerisce che l’osservanza culturale non deve distrarre dell’essenziale; al contrario invece i samaritani erano considerati impuri quindi Gesù scegliendo la sua figura dimostra che la bontà non ha confini, l’insegnamento di Gesù è solo incentrato sull’amare non su chi amare. Cristo rimandando la domanda di chi è cosa, sposta l’attenzione sulle identità degli esterni e della propria. Le parabole della misericordia: d’innanzi a pubblicani e peccatori egli recitò 3 parabole: 1) un uomo che ha 100 pecore ne perde una e lascia le altre sole per cercare quella smarrita finché quando la trova se la carica e la porta con le altre a casa e contento raduna gli amici e fa una festa. Ciò per indicare che c’è più gioia anche per un solo peccatore ritornato che per 99 giusti che stanno già nella retta via. 2) una donna che perde una dracma ma riassetta tutta casa e ritrovandola chiama le amiche per rallegrarsi della scoperta. Sta ad indicare che c’è gioia anche per un solo peccatore che si converte. 3) un uomo con due figli si sentì dire da uno di dividere il suo patrimonio e dargli ciò che gli spettava, il padre lo fece ed il figlio partì e visse in dissipatezza scialacquando tutte le sue ricchezze finché una carestia lo costrinse a emigrare ancora per pascolare porci e sfamarsi col loro cibo ma poco dopo, rientrato in sé, riconobbe il suo peccato e decretò di tornare a cada per prostrarsi al padre ed essere usato come servo, però quando arrivato a casa il padre lo vide, ebbe compassione, lo accettò e fece imbandire una festa consumando il loro vitello più grosso poiché suo figlio morto era tornato in vita; durante i festeggiamenti arrivò l’altro figlio e si adirò affermando che lui era sempre stato fedele e non aveva mai ricevuto doni invece per il fratello scriteriato è stato sacrificato il vitello migliore ed il padre rispose che ciò che è mio è sempre stato anche tuo, ora è festa poiché bisogna rallegrarsi per un fratello che era morto ed ora è di nuovo in vita. Le parabole sono divise in due quadri: le prime due fanno da apertura alla terza, hanno diversi termine ma medesima conclusione per la gioia alla riconversione; la terza si divide anch’essa in due momenti che terminano sempre con il rallegramento per ciò che è andato perso ma poi ritrovato. Gesù le narra a peccatori durante le cene e ne fu accusato di essere amico ma egli voleva esprimere la misericordia creando così duplice effetto: lui cerca i peccatori e loro cercano lui. L’immagine della pecora è molto vicino alle genti, egli si mostra come pastore, il quadro scandito è la gioia del ritrovamento infatti si chiude esclamando che vi sarà più gioia per uno convertito che per molti, la conversione è vista dal punto di vista di Dio non del convertitore e su ciò che egli fa per riconciliare a sé i perduti, è una metafora di Dio e i peccatori. La seconda parabola è una ripetizione della prima e ciò è molto usato per ribadire le cose. La terza differisce poiché da ogni punto di vista è primaria la figura del padre, i figli si scontrano evidenziando netti contrasti ma il padre non ha rimostranze inizia subito una festa per celebrare il ritorno, per coloro che ascoltano è importante udire questi insegnamenti relativi ai figli in quanto veicola alla non degradazione ed al riscatto verso la dignità necessaria. Il premio dato non è per merito ma ciò fa adirare comunque l’altro figlio, vi sono i giusti e coloro che sbagliano e vanno ricondotti e ciò fa celebrato, egli ascolta le ragioni del figlio e amando tutti i figli vuol celebrare i suoi averi compiacendosi con entrambi e lo si nota dalle parole ciò che è mio e sempre stato tuo, rivolta al figlio in collera. Anche il fatto che il peccatore si offra come servo del papà è una metafora del comportamento di Dio stesso. PARABOLE DI MARCO: Uscì il seminatore a seminare: il panorama che fa da sfondo alle tre parabole del 4 capitolo è la riva del lago lungo la quale si accalca una grande folla e Gesù ne è di fronte nell’atteggiamento del maestro che insegna. La frase “chi ha orecchi per ascoltare ascolti” allude ad un ascolto attento dove “orecchio” sta per intelligenza. La parabola racconta la storia di una sola semina, dello stesso seminatore, dello stesso seme, degli stessi gesti, della stessa fatica, e tuttavia gli esiti sono diversi. Al centro della parabola c’è il seme non sulle sue qualità bensì sulla sua sorte. Fuori metafora: le 4 vicende del seme rappresentano gli esiti diversi dell’unica seminagione fatta da Gesù. Struttura della parabola: i primi 3 quadri sono la storia di un fallimento ripetuto, solamente nell’ultimo quadro si legge che il seme, caduto sul terreno buono, porta molto frutto. La situazione in cui va collocata è quella di una fatica che sembra spesso inutile e di un insuccesso della parola che pare totale, o quasi. Tuttavia la parabola evidenzia che è certo che una parte del seme frutta, dunque è un invito alla fiducia, è rivolta ai predicatori, mira all’atteggiamento (la fiducia) che l’annunciatore della parola deve assumere. La fiducia del contadino insegna a guardare oltre i fallimenti, per rendersi conto che la parola del regno è qui già ora. La spiegazione della parabola del seminatore sembra trasformarsi in allegoria, nella quale ogni tratto ha il suo corrispondente: il seme è la Parola, i 4 terreni sono i diversi tipi di ascoltatori, gli uccelli sono l’immagine di Satana, il terreno sassoso è l’uomo facile all’entusiasmo e volubile, le spine le molte passioni che soffocano il cuore dell’uomo. L’attenzione si sposta dalla parola
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