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Teologia 1 (da non frequentanti), Appunti di Teologia

Materia per l’esame di Teologia 1 da non frequentante, riassunto del libro “Il racconto di Marco” e del libro “L’abc della teologia”

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 04/09/2023

Giulimotta
Giulimotta 🇮🇹

4.8

(5)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Teologia 1 (da non frequentanti) e più Appunti in PDF di Teologia solo su Docsity! IL RACCONTO DI MARCO È il 2° vangelo—> è considerato il 1° scritto del genere evangelico. Il vangelo di Marco ha una struttura duplice: • un ordine storico che segue la predicazione apostolica • un ordine kerigmatico che conduce il lettore a comprendere il mistero di Gesù Il vangelo può essere diviso in due sezioni principali: • 1° sezione si concentra sulla rivelazione progressiva della messianità di Gesù • 2° sezione si focalizza sulla sua morte in croce Marco invita i lettori a leggere il suo racconto a partire dalla conclusione, che è la Croce e la risurrezione di Gesù Marco racconta i fatti per far emergere il mistero di Gesù e la sua identità Le parole e le azioni di Gesù manifestano la potenza di Dio, ma si scontrano anche con l'incomprensione e l’opposizione È attraverso la Croce e la risurrezione che viene rivelata la vera natura di Gesù e di Dio —>la Croce diventa il punto centrale per comprendere il racconto di Marco. Affronta 2 interrogativi principali: • chi è Gesù • chi è il discepolo —>sono sviluppati parallelamente nel racconto È un racconto narrativo—>richiede attenzione alle scene, personaggi, all'intreccio e alle coordinate spazio-temporali Ogni narrativa ha una base storica e culturale, e quindi è importante considerare il contesto storico in cui è stato scritto. INIZIO DEL VANGELO DI GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO (Mc 1,1-20) Il prologo fornisce le coordinate per comprendere la storia, introduce i temi e elementi principali 2 protagonisti principali—>Giovanni Battista nella 1° parte Gesù nella 2° Entrambi sono annunciatori attorno ai quali si forma un assembramento di persone —>folla che accorre a Giovanni discepoli seguono Gesù Questi personaggi sono intrecciati e confrontati, mettendo in luce la superiorità di Gesù L'intera sezione si sviluppa su 3 piani rappresentati da Giovanni, Gesù e i discepoli Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio Marco considera il suo racconto come un "vangelo", una buona notizia riguardante Gesù di Nazareth —>la lieta notizia riguarda la venuta del Signore come Messia e Signore, ma con caratteristiche inattese e sorprendenti Il centro del vangelo è la Croce e la risurrezione, l'intera storia di Gesù è una lieta notizia "inizio" ha diversi significati: • l'inizio di qualcosa di nuovo rispetto all'Antico Testamento e alla storia umana • il 1° germoglio di uno sviluppo futuro Marco si concentra sull'essenziale e sull'origine del vangelo—>x lui è importante comprendere la notizia abbia avuto inizio —> racconta ciò che Gesù ha insegnato o annunciato, la sua presenza, attività e la sua persona Il vangelo non si contraddice con le antiche Scritture, ma è in continuità con esse. Giovanni Battista viene presentato senza info sulla sua provenienza La sua figura si concentra interamente sulla sua funzione di battezzare e predicare IL battesimo è collegato alla conversione e remissione dei peccati—> dimensione morale che riguarda il ritorno a Dio La conversione è una trasformazione radicale della mentalità folle che accorrono da Giovanni devono uscire dalle città per incontrarlo—>è nel deserto —> è unico che non viene ripetuto VS Gesù va verso le città per incontrare la gente —>è nello stile evangelico di andare verso il mondo, Giovanni predicava in modo ripetuto e prolungato, ma Marco si concentra sull'imminente venuta del Messia e sul riconoscimento della sua superiorità X Marco, Gesù è la figura decisiva nella storia della salvezza Battesimo di Gesù Gesù viene presentato come un uomo dalle umili origini di Nazareth, ma al contempo è proclamato Figlio di Dio. La sua decisione di sottoporsi al battesimo di penitenza è sorprendente poiché nessuno si aspettava che compiesse un gesto del genere—>È proprio in questo umile che si manifesta l'azione salvifica di Dio Il battesimo di Gesù è una remissione dei peccati degli altri—>consapevolezza della sua futura Croce Il fatto che si sottoponga al battesimo dimostra che concepisce la sua vita come una via di solidarietà con gli uomini La visione avviene dopo il battesimo di Gesù —> 3 elementi: • apertura dei cieli, prelude alla discesa dello Spirito • discesa dello Spirito, che rappresenta il ritorno di Dio • dichiarazione della voce celeste Il racconto del battesimo di Gesù è essenzialmente una rivelazione cristologica Marco utilizza il verbo "battezzare" 4 volte nel racconto, per: • battesimo di Giovanni • battesimo di Gesù • battesimo della passione • battesimo cristiano Il battesimo di Gesù si apre verso 2 direzioni: • Croce • discepoli La tentazione Il battesimo e la tentazione sono collegati —>la tentazione di Gesù presenta 3 elementi principali—>Spirito spinge Gesù nel deserto, dove dimora per 40 giorni e viene tentato da Satana In risposta al battesimo, Gesù si ritira nel deserto, dove sperimenta il confronto con Satana e allo stesso tempo l'aiuto di Dio nel deserto, Gesù è in compagnia delle bestie selvagge Il deserto rappresenta sia la solitudine che l'habitat del male I primi discepoli La chiamata dei primi discepoli evidenzia la risposta di conversione e fede che il Regno di Dio richiede tema del discepolato—> Gesù è sempre circondato dai suoi discepoli 2 scene parallele che permettono a Marco di ripetere gli stessi motivi in evidenza: • chiamata di Simone e Andrea • chiamata di Giacomo e Giovanni Gesù chiama i discepoli mentre sono al lavoro—>ambiente profano, nella vita quotidiana dei pescatori —>dimensione laica fa parte della novità del vangelo L’iniziativa di Gesù è libera e gratuita—>di solito sono i discepoli che cercano il maestro, ma non in questo caso chi è chiamato deve mettersi al servizio di tutti, perché la chiamata è una missione, ha incontrato qualcuno che è più importante Il discepolo apprende la dottrina e condivide il suo progetto GESÙ CON LA FOLLA E I GIUDEI (Mc 1,21-3,6) 1. UNA GIORNATA DI GESÙ Nella sinagoga di Cafarnao Gesù entra nella sinagoga di Cafarnao con i suoi discepoli—>il suo insegnamento suscita grande meraviglia comunicata • non ci sono segreti che rimangono nascosti a lungo—>il Regno di Dio alla fine si rivelerà • è importante ascoltare la Parola di Dio in abbondanza—>più si ascolta, più abbondanti saranno i doni divini Il seme che cresce da solo (2° parabola) si concentra sulla crescita—>descrive tutte le fasi del processo di crescita, mettendo in risalto il contrasto tra il tempo dell’azione dell'uomo (semina e raccolto) e il tempo di inattività c'è un periodo in cui tutto è affidato alla terra e al seme, in cui sembra che Dio taccia —>nonostante l’apparente assenza, il seme continua a crescere È il seme stesso che cresce per sua propria forza—>questo insegnamento promuove fiducia e pazienza Il granello di senape (3° parabola) parabola ruota attorno all'immagine di un piccolo seme che diventa un grande albero Questo contrasto e continuità della dimensione del seme o dell’albero riflettono il rapporto del Regno di Dio con la missione di Gesù, che suscita sconcerto a causa della modestia delle sue apparenze e delle sue grandi pretese La storia di Cristo è una missione che sembra destinata all'insuccesso, ma contiene un enorme potenziale È un invito alla fiducia e l'umiltà della situazione non deve essere motivo di trascuratezza o rifiuto Gesù e i discepoli Gesù è con i suoi discepoli in privato che fanno domande sulle parabole—>solo loro possono comprendere e interrogare Gesù folla rimane perplessa e osserva da fuori punto di partenza delle tensioni—> alcuni comprendono e altri no, questo riguarda le parabole e l'intera storia di Gesù Il mistero del Regno si comprende solo dall'interno, è un dono da accogliere e vivere, non solo da comprendere 3. ALCUNI MIRACOLI E UN RIFIUTO Dopo le parabole, Marco narra alcuni miracoli compiuti da Gesù Attraverso le sue parole e le sue azioni, Gesù si rivela—>i miracoli che compie sono una prova della verità delle sue parole La tempesta calmata Marco evidenzia la figura di Gesù e la sua capacità di placare il mare con una semplice parola fede dei discepoli è ancora incerta e accompagnata dalla paura di fronte alle difficoltà L’indemoniato di Gerasa Gesù libera un uomo posseduto, avviene in territorio pagano—> presenza del Regno di Dio non è limitata ad Israele Dopo essere stato guarito, diventa un testimone della potenza di Gesù e viene invitato a raccontare L'episodio sottolinea l'universalità del messaggio di Cristo e la sua capacità di sconfiggere i demoni Emergono anche diverse opposizioni nel racconto, tra cui quella tra l'indemoniato alienato e il suo stato di liberazione, la forza di C’è una novità—> la Parola può essere respinta —>timore della folla, rifiuto della gente verso Gesù nonostante i miracoli compiuti Continua solo ad avere fede ci sono altri 2 miracoli legati dalla fede • Guarigione di una donna che soffriva di perdite di sangue da 12 anni —>toccando la veste di Gesù, è immediatamente guarita Gesù rende pubblico l'accaduto per dimostrare che la sua guarigione è il risultato della sua fede • Gesù guarisce la figlia di Giairo, incoraggiando il padre a mantenere la fede nonostante la morte apparente della bambina —> potenza di Gesù che supera anche la morte A Nazareth Nella sinagoga di Nazareth Gesù insegna durante il sabato—> viene rifiutato dalla sua gente Gli ascoltatori passano dallo stupore allo scandalo—> stupore iniziale suscita interrogativi sulla fonte della sua saggezza/potenza scandalo nasce dalle sue umili origini Il rifiuto è un segno di incredulità profonda, mancanza di riconoscimento di Dio nell'umiltà di Gesù I miracoli di Gesù sono una risposta alla sincerità di coloro che cercano la verità e non sono un tentativo di forzare il cuore delle persone GESÙ SI RIVELA AI DISCEPOLI (Mc 6,6b-8,26) 1.MISSIONE, MARTIRIO, PRIMA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E CAMMINO SULLE ACQUE L’invio in missione Gesù invia i 12 discepoli in missione, seguendo il suo modello e la sua missione —>le raccomandazioni sono semplici e radicali: • essere consapevoli che l'invio viene da lui • vivere nella povertà, fede, libertà e leggerezza • fidarsi di Dio • trovare una casa per sostare durante la missione • se rifiutati in un luogo, devono andare altrove Il successo non è garantito, ma ai discepoli è stato affidato un compito da svolgere L’opinione di Erode Erode considera Gesù come la “rincarnazione” Giovanni Battista, però non crede in queste cose Preferisce lasciare che il popolo creda in queste idee, se ne approfitta solo quando è conveniente Pur ammirando persone coerenti come Giovanni Battista, non è disposto a farsi convertire Sono pronti a eliminare tutto ciò che minaccia il loro potere. il martirio di Giovanni prefigura l'opposizione che il mondo avrà nei confronti di Gesù e del suo stesso destino —>viene ucciso a causa della malvagità di una donna e della debolezza del sovrano (Erode) Il ritorno dei discepoli ritorno dei discepoli dalla loro missione, dove hanno sperimentato sia la potenza della Parola che la fatica e il rifiuto Gesù li invita a riposarsi in un luogo solitario insieme a lui—> è un momento di separazione dalla folla, un'opportunità per costruire una familiarità con lui Moltiplicazione dei pani e cammino sulle acque Ci sono 2 episodi di moltiplicazione dei pani, in cui una grande folla segue e ascolta Gesù—> richiama l'assemblea d'Israele nel deserto e la cena eucaristica. nonostante Gesù volesse ritirarsi i per riposare, risponde alla presenza della folla che viene prima di tutto. l'azione di Gesù, che non può essere celata perché possiede una forza di diffusione discreta ma sorprendente La compassione d per la gente abbandonata a sé stessa—>il miracolo che compie è gratuito, non richiesto Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù ordina ai discepoli di passare all'altra riva, suggerendo un pericolo da evitare La folla aveva reagito con entusiasmo, Gesù si ritira nella solitudine e nella preghiera. Gesù che va in soccorso dei suoi discepoli a causa della tempesta—>stupore perché cammina sulle acque e calma la tempesta L'eccessivo stupore dei discepoli viene rimproverato—>eccessivo stupore rivela una mancanza di comprensione e durezza di cuore 2. UNA CONTROVERSIA E DUE MIRACOLI La tradizione degli uomini e la volontà di Dio C’è una controversia tra Gesù e i farisei—>discorso pubblico che si conclude con un insegnamento privato ai discepoli Gesù critica la religiosità superficiale e la moralità basata sulle tradizioni degli uomini anziché sulla volontà di Dio —>l‘insegnamento si concentra sulla volontà di Dio e sull'importanza di mantenere il cuore in ordine L’incontro con una Cananea Gesù si imbatte in una donna di origine pagana—>nonostante rifiuto iniziale di Gesù, continua a implorare aiuto per la figlia posseduta Gesù indica una priorità iniziale per gli ebrei—>la donna sottolinea che anche i pagani meritano un posto nel piano di Dio La donna fa luce sulla possibilità che anche i pagani possano offrire una parola di verità, Gesù risponde positivamente alla sua richiesta Guarigione di un sordomuto Nella guarigione di un sordomuto, Gesù utilizza gesti e simbolismi pagani e aggiunge anche elementi distintivi (sguardo al cielo, divieto di parlare del miracolo) —> avviene in una regione pagana Il miracolo viene compiuto a favore di una persona “esclusa”—> esclusione appartiene alle limitazioni umane La reazione della folla è di stupore e riconosce in Gesù il salvatore atteso, il compimento delle profezie Marco sottolinea che i discepoli sono simili alla folla che non comprende appieno la parola di Gesù 3. LA SECONDA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI, IL CUORE INDURITO DEI DISCEPOLI, LA GUARIGIONE DI UN CIECO La seconda moltiplicazione dei pani ci sono nuove caratteristiche rispetto al primo —>viene sottolineata di più la compassione di Gesù verso la folla si svolge in un'area pagana, nella regione della Decapoli Questa ripetizione del grande miracolo consente a Marco di evidenziare sia l'incomprensione dei discepoli sia la disonestà dei farisei che cercano un segno. La domanda dei farisei Alcuni farisei si avvicinano a Gesù per chiederli un segno divino —>cercano un segno che provi in modo la sua origine divina ironico dopo aver sentito dei miracoli compiuti —>La richiesta dei farisei è una tentazione, cercano di distogliere Gesù dalla sua missione La durezza di cuore dei discepoli Gesù è a bordo della barca è preoccupato per la richiesta dei farisei, avverte i discepoli di fare attenzione I discepoli sono distratti e la loro preoccupazione principale riguarda il pane —>non comprendendo appieno la potenza di Gesù durezza di cuore dei discepoli si manifesta nell'incapacità di mettere la propria fiducia in Gesù nonostante abbiano visto i miracoli Guarigione di un cieco Gesù prende per mano il cieco e lo conduce fuori dal villaggio—>applicando saliva sugli occhi, gli impone le mani per guarirlo guarigione è in 2 fasi, simboleggiando il cammino progressivo e senza esitazioni della fede Mentre i discepoli sono “ ciechi e sordi”, il cieco diventa in grado di vedere grazie al miracolo LA CROCE E LA GLORIA (Mc 8,27-9,13) 1. CHI DITE CHE IO SIA? Il testo centrale del vangelo si concentra sulla domanda f "Chi dite che io sia?” Marco presenta sia la potenza di Dio attraverso Gesù sia la debolezza e le contraddizioni che circondano la sua vita Pietro e Gesù Gesù chiede ai discepoli chi la gente dice che Egli sia—>le risposte variano, Pietro riconosce che Gesù è il Messia Gesù proibisce loro di divulgare questa verità Poi Gesù introduce un altro aspetto: è il Figlio dell'uomo destinato a soffrire molto —>Pietro si scontra con la prospettiva di sofferenza, cerca di convincerlo che questa via è contraddittoria Gesù rimprovera Pietro, paragonando il suo tentativo di distoglierlo dalla croce alla tentazione di Satana Il discepolo deve accogliere la diversità di Gesù La voce dal cielo La risurrezione dei morti Gesù viene interrogato dai sadducei riguardo alla risurrezione dei morti, risponde che se Dio ama l'umanità, non può lasciarla nelle mani della morte La risposta contrasta con l'opinione dei sadducei—> farisei che hanno una concezione superstiziosa della risurrezione Amore a Dio e al prossimo Gesù parla dell'essenza della volontà di Dio—>amare Dio e gli altri afferma che l'amore a Dio e l'amore al prossimo sono connessi—>mantenerli uniti è la misura della vera fede Il Messia è figlio di Davide? Gesù mette in discussione l’affermazione “Messia è figlio di Davide” citando il Salmo di Davide in cui egli stesso chiama il Messia "mio Signore” Gesù critica l'uso del titolo "figlio di Davide”, riconosce se stesso come Figlio di Dio Gli scribi e l’obolo della vedova 2 modelli opposti di religiosità: la falsa e la vera Gli scribi rappresentano l'ostentazione, pratica religiosa priva di passione —>il loro scopo è mettere in mostra se stessi una povera vedova offre poche monete, ma con un gesto autentico—>donazione è caratterizzata dall’assenza di ogni forma di ostentazione; offre tutto ciò che ha con umiltà importanza dell'autenticità e dell'atteggiamento del cuore nell'osservanza religiosa 3. LE MIE PAROLE NON PASSERANNO Gesù affronta il tema del suo ritorno glorioso alla fine dei tempi—>rappresenta l'ultima parola di Gesù prima della sua passione Due premesse afferma 2 premesse importanti: • necessità di leggere il discorso di Gesù nel suo genere apocalittico • non descrive la fine del mondo, ma la conclusione della storia il discorso si concentra sul presente e sugli avvenimenti che accadono prima del ritorno del Figlio dell’uomo Composizione del discorso Il discorso di Gesù ha la funzione di un discorso di addio ai suoi discepoli—>gli avverte che dovranno affrontare persecuzioni, falsi profeti e momenti di smarrimento La struttura del discorso è divisa in 3 parti principali: • intro—> diversa percezione del Tempio tra i discepoli e Gesù • 1° parte—>Gesù parla di un periodo di tribolazione caratterizzato da inganni, persecuzioni e guerre • 2° parte—> Gesù annuncia la venuta del Figlio dell'uomo e del giudizio • 3° parte—>si alternano informazioni e avvertimenti Nel complesso, la venuta del Signore rappresenta il fulcro Ecco, vi ho predetto ogni cosa Gesù preannuncia la distruzione del Tempio, i discepoli gli chiedono come e quando—>risponde descrivendo le difficoltà che la comunità cristiana affronterà Questo può causare confusione e dubbio nei discepoli, facendo sembrare la Croce di Cristo inefficace Dal fico imparate la parabola Marco sottolinea l'imminenza della venuta di Gesù (parusia) con l'espressione "dal fico imparate”—>richiamo alla vigilanza e consapevolezza che il Signore è alle porte nessuno conosce il momento esatto della parusia PASSIONE E RISURREZIONE (Mc 14,1-16,30) 1. NELL’IMMINENZA DELLA PASSIONE La cornice pasquale Durante la cena pasquale al tempo di Gesù si celebrava l'uscita dall'Egitto come simbolo di liberazione —>il futuro liberatore si anticipa in una cena che richiama la Croce e il suo significato di amore sacrificale in questa cornice festosa si compie il dramma di Gesù Un gesto discusso una donna versa un prezioso profumo sul capo di Gesù—>il gesto suscita discussioni La donna vede in quel gesto un segno d'amore, rispetto e un riconoscimento della messianicità di Gesù Gesù offre un'interpretazione —>segno che preannuncia la sua morte come Messia Il tradimento di Giuda e l’ultima cena Gesù vuole celebrare la Pasqua, nonostante il tradimento imminente Durante il banchetto del l'ultima cena, Gesù compie un gesto di ringraziamento e istituisce l'Eucaristia, che rappresenta la gratitudine per i doni di Dio La celebrazione dell'Eucaristia rappresenta la vita di Gesù come un atto di comunione e un dono per tutti Percuoterò il pastore Gesù predice l'abbandono dei suoi discepoli, si avvera nonostante le proteste di Pietro e degli altri —>accanto annuncia anche la promessa di un nuovo incontro 2. IL RACCONTO DELLA PASSIONE Il Getzemani L'episodio del Getzemani offre uno sguardo sulla passione interiore di Gesù Gesù si separa dai discepoli, poi dai 3 discepoli più intimi e infine rimane solo In seguito Gesù cerca la compagnia dei discepoli, ma loro dormono L'animo di Gesù è diviso tra il desiderio di evitare la Croce e la sua piena accettazione. Ci sono 2 silenzi significativi, quello: • dei discepoli, che non rispondono nemmeno quando vengono interrogati • del Padre, si percepisce nella preghiera di Gesù I discepoli sono distanti e non comprendono ancora Gesù, dormono e poi fuggiranno impauriti Nel Getzemani, Gesù sperimenta la stessa paura dei discepoli L’arresto di Gesù Giuda, uno dei 12 discepoli, tradisce Gesù e lo identifica con un bacio—>gesto sottolinea la gravità del tradimento. I discepoli abbandonano Gesù e fuggono La passione di Gesù è un compimento delle Scritture, esprimendo sia la malvagità degli uomini che il dono di Cristo La Croce rappresenta il compimento della rivelazione divina Gesù davanti al sinedrio Nella scena di Gesù davanti al sinedrio, ci sono numerosi personaggi, tra cui: • sacerdoti • anziani • scribi Tutti sono contrari a Gesù, con accuse non concorde; ma sono d'accordo nel condannarlo L'interrogatorio non è sincero, poiché la condanna è già decisa Mentre molte parole vengono scambiate attorno a Gesù, Lui rimane in silenzio, manifestando dignità Il rinnegamento di Pietro Durante il processo di Gesù, Pietro lo segue da lontano dimostrando un'apparente coraggio cerca di rimanere anonimo, ma viene riconosciuto da una serva—>la negazione di Pietro è radicale e totale Alla fine, Pietro si ricorda delle parole di Gesù e piange Nonostante il suo rinnegamento, Pietro rappresenta anche la figura del convertito. Davanti a Pilato Il processo di Gesù davanti a Pilato è un dialogo con domande e risposte, in cui viene spesso menzionato il titolo di "Re dei Giudei” Persone consegnano Gesù per motivi diversi: • i capi religiosi per invidia • la folla per essere stata istigata • Pilato per la sua debolezza nel resistere alla pressione della folla Pilato riconosce la sua innocenza e desidera salvarlo, ma gli altri insistono per la sua condanna—> contraddizione nell'animo Lo mette a confronto con Barabba e la folla sceglie di liberare Barabba anziché Gesù Gesù sulla Croce Un cireneo viene costretto dai soldati a aiutare Gesù a portare la croce Durante il tragitto Gesù viene insultato e deriso—>Gesù vive una profonda solitudine e abbandono La sua morte avviene con un grido potente—> rottura del velo del Tempio La Croce è il momento più alto della rivelazione di Gesù, compreso solo da un soldato romano —> "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio” 3. LE DONNE: DALLA CROCE AL SEPOLCRO VUOTO un gruppo di donne, presenti fin dai tempi in cui era Galilea, in ”stavano a guardare" la crocifissione La loro presenza accanto alla Croce collega l'evento della Croce con quello della risurrezione —>sono testimoni continue del messaggio di Gesù Il Crocifisso è risorto L'angelo della risurrezione annuncia alle donne che Gesù è risorto—> "Gesù, il Crocifisso, è risorto” La Croce e la risurrezione sono inseparabili: • la Croce rivela il volto nuovo di Dio rivelato da Gesù • la risurrezione testimonia che Dio si è pienamente riconosciuto in quel volto La risurrezione è una vittoria della vita sulla morte che si realizza attraverso la donazione totale della propria vita Le donne non riescono a superare la paura, fuggono invece di proclamare la risurrezione Gesù, appena risorto, pensa ai discepoli che lo hanno abbandonato—>la risurrezione è il trionfo della fedeltà 4. LA STORIA DI GESÙ CONTINUA Incredulità e durezza di cuore I discepoli si mostrano increduli nei confronti delle testimonianze di Maria Maddalena—>rimproverati per la loro mancanza di fede e durezza di cuore Nonostante il loro atteggiamento, il Signore non respinge i suoi discepoli, ma rimane fedele nei loro confronti —> Gesù li manda a annunciare il Vangelo a tutto il mondo, con a un carattere universale Nonostante l'assenza fisica di Gesù, continua a essere presente nel cammino dei discepoli, operando insieme a loro La terza chiave è rappresentata dall'introduzione del Proslogion di Anselmo d'Aosta, in cui egli descrive la teologia come "fides quaerens intellectum" (fede che cerca l'intelletto). La teologia nasce come esigenza intrinseca della fede, poiché coloro che cercano Dio desiderano conoscerlo meglio. La teologia è quindi un'intelligenza critico-sistematica della fede. È una riflessione che si basa sull'esperienza credente e cerca di approfondire in modo critico e sistematico i contenuti della fede. Si distingue dalla scienza della religione cristiana, che studia il cristianesimo come fenomeno religioso, e dalla filosofia della religione cristiana, che si occupa dello studio filosofico dell'esperienza religiosa cristiana. La teologia cristiana ha una sua originalità rispetto alle altre religioni. Mentre nell'ebraismo non esiste una riflessione sistematica sul testo biblico e sui contenuti della fede, nell'islam la ragione ha un ambito specifico nella filosofia e non si occupa direttamente della rivelazione di Dio. Nelle grandi religioni orientali, come l'induismo e il buddhismo, l'Assoluto è considerato ineffabile e al di là della comprensione e dell'espressione umana. In conclusione, la teologia cristiana è l'intelligenza critico-sistematica della fede, che cerca di approfondire e comprendere i contenuti della fede attraverso la ragione e la riflessione. Ha una sua originalità rispetto alle altre religioni e si basa sull'esperienza credente dei seguaci di Gesù Cristo. Cap 5. LA LUNGA STORIA DEL LIBRO CHIAMATO BIBBIA “Da dove viene il testo chiamato “Bibbia” e come è arrivato a oggi?” La Bibbia, il testo sacro dei cristiani, è un insieme di libri raccolti in un unico testo. Non ha un titolo specifico, ma viene chiamata Bibbia (dal greco "bìblos", che significa "libri"), Antico Testamento (AT) e Nuovo Testamento (NT). È organizzata in due grandi parti: l'AT, composto da 46 libri, e il NT, composto da 27 libri. La storia del testo della Bibbia è complessa, poiché nessun testo originale è giunto fino a noi, ma solo copie di copie. I testi dell'antichità erano scritti su fogli di papiro o pergamena. I papiri sono più antichi, ma fragili, e si sono conservati solo in ambienti estremamente asciutti. Successivamente, venne adottato il formato del codice, con fogli di pergamena piegati e rilegati insieme. Per l'Antico Testamento, i codici più antichi risalivano al X secolo d.C. Tuttavia, nel XX secolo, sono stati scoperti i manoscritti di Qumran, in cui sono stati trovati circa 800 manoscritti, tra cui 225 testi biblici. Questi manoscritti hanno confermato l'accuratezza del processo di copiatura dell'AT nel corso dei secoli. Per il Nuovo Testamento, sono disponibili numerosi manoscritti, tra cui papiri, manoscritti maiuscoli, manoscritti minuscoli e lezionari. Il manoscritto più antico del NT è un frammento del Vangelo di Giovanni risalente al 120 d.C. I manoscritti del NT sono molto più numerosi e antichi rispetto agli altri testi antichi, come l'Iliade di Omero o le opere di Sofocle. Ciò fornisce una solida base testuale per il NT. Durante il periodo di copiatura manuale, si sono verificati errori di copiatura, sia involontari che intenzionali. Pertanto, è essenziale applicare la critica testuale per ricostruire il testo originale attraverso i vari manoscritti. Le prove esterne valutano le caratteristiche dei manoscritti per determinarne l'attendibilità, mentre le prove interne si basano sulle tendenze comuni dei copisti e sullo stile dell'autore per scegliere la lezione più originale tra le varianti. Gli scritti del Nuovo Testamento non furono redatti immediatamente dopo la vita di Gesù, ma dopo alcune decine di anni. Inizialmente, l'annuncio dei fatti avveniva oralmente, ma successivamente si sentì la necessità di mettere per iscritto gli eventi per permettere ad altri di conoscerli. Le prime scritture del NT furono le lettere di Paolo, che scrisse alle comunità cristiane che aveva fondato. In conclusione, la Bibbia è un testo composto da libri diversi, raccolti in un unico testo sacro. La sua storia passa attraverso copie di copie, con il supporto di papiro e pergamena. I manoscritti più antichi dell'AT risalgono a Qumran, mentre per il NT sono disponibili numerosi manoscritti. La critica testuale è fondamentale per ricostruire il testo originale. Cap 6. L’ISPIRAZIONE E LA VERITÀ DELLA BIBBIA “Come si sono scelti i testi raccolti nella Bibbia? Perché alcuni sono stati esclusi? E come può il cristianesimo parlare della Bibbia quale “parola di Dio” se vi sono anche errori e falsità?” I selezione dei testi inclusi nella Bibbia e l'esclusione di alcuni altri testi sono il risultato di un processo che si è sviluppato nel corso del tempo. Ci sono diversi fattori che hanno influenzato la formazione del canone biblico. -E - 1. Apostolicità: Uno dei criteri utilizzati per determinare i libri canonici è l'attribuzione degli scritti agli apostoli o a persone strettamente associate a loro. I testi che erano considerati di origine apostolica avevano una maggiore autorità e sono stati inclusi nel canone. 2. Vicinanza cronologica agli eventi narrati: I testi che erano stati scritti più vicini nel tempo agli eventi narrati, come la vita e l'insegnamento di Gesù, avevano un'importanza particolare. Si riteneva che fossero più affidabili nella trasmissione degli insegnamenti autentici. 3. Coerenza con l'insegnamento di Gesù: I testi che erano in linea con gli insegnamenti di Gesù e non erano in disaccordo radicale con gli altri testi riconosciuti come ispirati, erano considerati per l'inclusione nel canone. Ciò rifletteva l'idea che la Bibbia dovrebbe essere coerente e armoniosa nel suo messaggio. 4. Consenso delle Chiese: Il consenso delle comunità cristiane nel riconoscere e utilizzare determinati testi è stato un fattore importante nella formazione del canone. I libri che sono stati ampiamente accettati e utilizzati in diverse comunità cristiane hanno avuto maggiori probabilità di essere inclusi nel canone. I libri che non sono stati inclusi nel canone ufficiale della Bibbia sono comunemente chiamati "apocrifi". Questi testi sono vari, ma sono stati generalmente esclusi perché non soddisfacevano i criteri di canonicità menzionati sopra o perché non erano ampiamente accettati dalla comunità cristiana. Quanto alla questione degli errori e delle falsità presenti nella Bibbia, è importante considerare il contesto storico, culturale e letterario in cui sono stati scritti i testi biblici. La Bibbia è stata scritta da autori umani, che utilizzavano il loro linguaggio, la loro cultura e la loro comprensione del mondo. Questo significa che possono esserci errori di natura storica, geografica o scientifica, in quanto riflettono le conoscenze limitate dell'epoca. Tuttavia, ciò non significa che la Bibbia sia priva di verità spirituale o teologica. Il cristianesimo riconosce la Bibbia come "parola di Dio" non perché sia priva di errori umani, ma perché contiene la rivelazione di Dio e il messaggio della salvezza per l'umanità. La verità della Bibbia si trova nella sua capacità di rivelare la natura di Dio, la condizione umana, il piano di salvezza e le verità spirituali che guidano la fede e la pratica dei credenti. Pertanto, il cristianesimo considera la Bibbia come la "parola di Dio" perché riconosce che, nonostante gli errori umani possano essere presenti, la Bibbia rimane uno strumento attraverso il quale Dio si rivela e comunica con l'umanità. La sua verità spirituale e teologica è ciò che viene considerato essenziale per la fede e la pratica dei cristiani. Cap 7. L’ERMENEUTICA BIBLICA E I METODI DI INTERPRETAZIONE “Perché la Bibbia può e deve essere interpretata? E quali sono i modi che permettono di leggere, nelle parole umane, la parola che Dio vuole comunicare?” La Bibbia può e deve essere interpretata perché è composta da testi scritti da autori umani in contesti culturali specifici. Questi autori avevano intenzioni, scopi e lettori specifici quando hanno scritto i testi biblici. Pertanto, per comprenderne il significato completo, è necessario impegnarsi nell'interpretazione. L'ermeneutica biblica si occupa dell'arte e della teoria dell'interpretazione dei testi biblici. Esistono diversi modi per leggere e interpretare la Parola di Dio contenuta nella Bibbia. Alcuni dei principali modi che consentono di cogliere il messaggio divino nei testi umani sono i seguenti: 1. Contesto storico-culturale: Per comprendere il significato dei testi biblici, è fondamentale considerare il contesto storico, culturale e sociale in cui sono stati scritti. Ciò include l'analisi della lingua, delle tradizioni, delle usanze e delle pratiche dell'epoca in cui i testi sono stati composti. Questo aiuta a interpretare correttamente il significato inteso dagli autori originali. 2. Analisi letteraria: L'ermeneutica biblica si avvale anche di metodi letterari per comprendere i vari generi letterari presenti nella Bibbia, come la poesia, la narrazione storica, la letteratura sapienziale e l'apocalittica. L'analisi delle strutture narrative, dei simboli e delle figure retoriche aiuta a cogliere il significato e l'intenzione comunicativa dei testi. 3. Esegesi critica: L'esegesi critica si concentra sull'analisi dei testi biblici utilizzando metodi scientifici e critici, come la critica delle fonti e la storia della redazione. Questi metodi cercano di ricostruire le fasi della formazione dei testi biblici e di individuare possibili fonti e influenze che hanno contribuito alla loro composizione. L'obiettivo è comprendere meglio il contesto e l'intenzione degli autori biblici. 5 4. Tradizione e interpretazione comunitaria: La tradizione e l'interpretazione comunitaria sono importanti nella comprensione dei testi biblici. Ciò significa considerare come la Bibbia è stata interpretata nel corso dei secoli dalla comunità di credenti e come essa è stata trasmessa all'interno della tradizione ecclesiale. L'interpretazione comunitaria aiuta a preservare l'interpretazione autentica e a evitare interpretazioni individualistiche o distorte dei testi. 5. Illuminazione dello Spirito Santo: La fede cristiana riconosce anche l'importanza dell'illuminazione dello Spirito Santo nella lettura e nell'interpretazione della Bibbia. Si crede che lo Spirito Santo guidi e illumini i lettori nella comprensione della Parola di Dio. L'interpretazione biblica richiede quindi uno sforzo attivo da parte dei lettori, che devono impegnarsi a studiare, a conoscere il contesto e ad applicare metodi appropriati per cogliere il significato inteso dagli autori dei testi biblici. È un processo che richiede attenzione al contesto, sensibilità teologica e apertura all'illuminazione dello Spirito Santo. Parte 3°- GESÙ DI NAZARET Cap 8. LA QUESTIONE STORICA “Ci sono documenti attendibili per ricostruire storicamente la vicenda dì Gusù? E tale lavoro storiografico è importante per la fede cristiana?” Ci sono documenti attendibili per ricostruire storicamente la vicenda di Gesù, sia all'interno che al di fuori del cristianesimo. Per quanto riguarda le fonti non cristiane, ci sono riferimenti a Gesù e al movimento cristiano in scritti di autori e storici dell'epoca. Tra le fonti giudeo-palestinesi, Giuseppe Flavio, uno storico ebreo del I secolo, fa riferimento a Gesù e alla sua crocifissione nel suo lavoro "Antichità giudaiche". Il Talmud di Babilonia, una raccolta di scritti ebraici, contiene riferimenti a un certo "Cresto" che è stato identificato come Gesù. Altri autori romani come Tacito, Svetonio e Plinio il Giovane forniscono testimonianze indirette sulla figura di Gesù e sul movimento cristiano dei primi secoli. Tuttavia, le principali fonti dirette per ricostruire la vita di Gesù sono i vangeli del Nuovo Testamento. Sebbene siano scritti da autori cristiani e abbiano un obiettivo teologico, contengono anche elementi storici che possono essere studiati e analizzati per ottenere informazioni sulla vita di Gesù. Gli studiosi utilizzano metodi critici e criteri di autenticità storica per determinare quali parti dei vangeli sono più affidabili dal punto di vista storico. Il lavoro storiografico sulla figura di Gesù è importante per la fede cristiana in quanto aiuta a comprendere il contesto storico e culturale in cui Gesù ha vissuto e il significato delle sue azioni e insegnamenti. La ricerca storica può offrire una prospettiva più completa sulla vita di Gesù e sulla formazione del movimento cristiano. Tuttavia, è importante ricordare che la fede cristiana non si basa esclusivamente su prove storiche, ma anche su un rapporto personale con Gesù e sulla testimonianza della comunità di credenti. Cap 9. L’ANNUNCIO DEL REGNO DI DIO “È possibile conoscere storicamente in modo attendibile quale fosse il messaggio che intendeva annunciare?” La conoscenza storica attendibile del messaggio che Gesù intendeva annunciare può essere ottenuta attraverso l'analisi dei testi evangelici e l'applicazione dei criteri di autenticità storica. Sebbene Gesù non abbia presentato una dottrina sistematicamente elaborata, è evidente che il tema centrale della sua predicazione fosse il Regno di Dio. Nella cultura ebraica dell'epoca, il concetto di Regno di Dio aveva diverse sfumature. Nell'Antico Testamento, la regalità di Dio era associata alla sua azione come redentore, pastore, creatore e giudice universale. Al tempo di Gesù, molti ebrei attendevano il Regno di Dio con aspettative legate alla legge, alla giustizia e alla premiazione dei giusti. Gesù presentò una concezione originale del Regno di Dio, che si distingueva da altre interpretazioni contemporanee. Egli insegnò che il Regno di Dio non era semplicemente una soddisfazione dei bisogni materiali o un regno di potere e forza come quelli del mondo, ma si basava sull'amore misericordioso di Dio e sulla sua relazione con l'umanità. Il Regno di Dio secondo Gesù implicava la salvezza offerta da Dio, l'azione nascosta e umile di Dio e la sorpresa che esso portava sia ai religiosi che ai peccatori. Gesù utilizzò le parabole come uno dei mezzi principali per comunicare il messaggio del Regno di Dio. Le parabole coinvolgevano gli ascoltatori e li invitavano a una riflessione personale e a una conversione. Attraverso di esse, Gesù cercava di modificare il punto di vista dell'ascoltatore e di condurlo a una comprensione più profonda della realtà del Regno di Dio. “Alla luce della ricostruzione degli eventi legati alla morte e risurrezione di Gesù, è possibile comprenderne il significato in ordine al Regno di Dio?” La morte e la risurrezione di Gesù hanno un significato profondo in relazione al Regno di Dio. Nell'interpretazione degli ebrei del tempo, la morte di Gesù sulla croce veniva vista come un fallimento del suo ruolo di Messia. Anche i suoi discepoli, inizialmente, percepirono la sua morte come una sconfitta esistenziale. Tuttavia, Gesù non abbandonò la sua fiducia in Dio e nei suoi discepoli nonostante la sofferenza e l'apparente fallimento. La morte di Gesù sulla croce ha un significato particolare in relazione al Regno di Dio. Mostra l'estrema dedizione di Dio verso l'umanità, rivelando un volto di Dio completamente sconosciuto agli uomini del tempo. Gesù, nonostante le possibilità di reagire con violenza, sceglie di dare la sua vita per l'umanità, affermando così la verità dell'amore di Dio per tutti gli uomini. Il significato della morte di Gesù per gli uomini può essere compreso attraverso diverse prospettive teologiche. La morte di Gesù viene interpretata come un sacrificio, un atto di redenzione, un riscatto e una soddisfazione vicaria. Tutte queste prospettive si ricollegano alla tradizione biblica degli antichi sacrifici e offerte. Nel Nuovo Testamento, Gesù è presentato come l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, offrendo se stesso come sacrificio per i peccati dell'umanità. La risurrezione di Gesù conferma e partecipa al regno di Dio. I discepoli percepirono nella risurrezione la risposta divina all'ingiustizia umana che aveva condannato Gesù. La risurrezione mostra che Gesù è l'inviato definitivo del Padre e rivela il regno di Dio in tutta la sua potenza. La risurrezione di Gesù è anche vista come la primizia del compimento finale e il fondamento della speranza cristiana. La risurrezione di Gesù anticipa il destino finale dell'umanità, mostrando che la vita non termina con la morte e che il peccato, il male e la morte non hanno l'ultima parola. La risurrezione di Gesù è il fondamento della speranza cristiana, poiché se Gesù è risorto, significa che la vittoria sulla morte è stata già ottenuta. In conclusione, la morte e la risurrezione di Gesù hanno un significato profondo in ordine al Regno di Dio. La morte di Gesù rivela l'amore e la dedizione di Dio verso l'umanità, mentre la sua risurrezione conferma la sua missione e anticipa il compimento finale di Dio sul mondo. La morte e la risurrezione di Gesù sono il fondamento della speranza cristiana e la vittoria sulla morte e il male. Cap 14. IL COMANDAMENTO DELL’AMORE, I TITOLI CRISTOLOGICI E IL NOME CRISTIANO DI DIO “È possibile trovare delle formule sintetiche, per ridire il contenuto centrale della missione di Gesù e, soprattutto, l’identità della sua persona e della sua visione di Dio?” Il testo riguarda il comandamento dell'amore, i titoli cristologici e il nome cristiano di Dio. Ecco un riassunto del contenuto principale: - Il comandamento dell'amore rappresenta la sintesi del messaggio di Gesù secondo il cristianesimo. L'amore verso Dio e verso il prossimo è interpretato come la legge fondamentale che riassume tutta la Legge e i Profeti. Gesù stesso diventa il modello di questo amore, dando la sua vita per gli altri. - I titoli cristologici sono nomi che indicano l'identità profonda di Gesù. Alcuni titoli importanti nel Nuovo Testamento includono "Profeta", "Figlio di David - Messia/Cristo" e "Figlio dell'uomo". Dopo la risurrezione di Gesù, i discepoli utilizzano i titoli di "Figlio/figlio di Dio" e "Signore" per qualificarlo. - La relazione tra Gesù e Dio è presentata nel Nuovo Testamento. Gesù si riferisce a Dio come suo Padre in un modo unico, indicando un legame speciale e intimo. La relazione tra Gesù e lo Spirito Santo è anch'essa sottolineata, con lo Spirito che ricorda e mantiene viva l'insegnamento di Gesù. - Le definizioni teologiche sulla Trinità sono state sviluppate attraverso i concili ecumenici. Il Concilio di Nicea nel 325 proclama la divinità di Gesù come Figlio eterno del Padre. Il Concilio di Costantinopoli nel 381 affronta la relazione tra Gesù/Figlio, il Padre e lo Spirito Santo. Il Concilio di Calcedonia nel 451 definisce l'identità di Gesù come persona del Figlio con due nature, divina e umana, senza mescolanza o separazione. Quindi riflette sull'importanza dell'amore, rivela i titoli utilizzati per descrivere l'identità di Gesù e spiega la relazione tra Gesù, Dio e lo Spirito Santo secondo le definizioni teologiche sviluppate nei concili ecumenici. Batte Parte 4°- LE GRANDI COORDINATE Cap 15. “Per quale ragione il cristianesimo impiega il concetto dì rivelazione per parlare del movimento di Dio verso l’uomo?” Il cristianesimo utilizza il concetto di rivelazione per descrivere il movimento di Dio verso l'umanità. Il termine "rivelazione" ha diverse sfumature di significato nel linguaggio comune, come scoperta sensazionale, manifestazione inaspettata, comprensione improvvisa o divulgazione di un segreto. Tuttavia, nel contesto dell'Antico Testamento, il termine non viene utilizzato per descrivere l'esperienza dell'incontro con Dio. Nell'Antico Testamento, il concetto di rivelazione è più legato al concetto di comunicazione. Dio parla all'uomo, esprimendo la sua volontà di stabilire una relazione di alleanza reciproca. La rivelazione mette al centro Dio e l'uomo, permettendo una maggiore libertà e un'approfondita espressione della persona. Nel Nuovo Testamento, la parola "rivelazione" non è di particolare importanza, ma vengono utilizzati altri termini come "mistero" nel corpus paolino e "vita", "parola", "luce", "verità" e "gloria" nella tradizione giovannea per esprimere la novità dell'incontro con Dio in Gesù. La rivelazione avviene attraverso eventi, parole ed è mediata da Gesù, che rappresenta la pienezza e il compimento della rivelazione divina. Secondo il documento ufficiale della Chiesa cattolica "Dei Verbum", l'oggetto della rivelazione è Dio stesso e la sua volontà misteriosa. Scopo della rivelazione è consentire all'uomo di accedere al Padre, partecipare alla natura divina e comunione con Dio. La rivelazione ha la sua origine nella bontà e saggezza di Dio ed avviene attraverso un dialogo e un incontro tra Dio e l'uomo. La rivelazione si sviluppa in diverse tappe, tra cui la testimonianza di Dio nella creazione, la manifestazione a progenitori umani e la chiamata di Abramo per un'alleanza particolare. Il compimento della rivelazione avviene in Gesù, che rappresenta il vero Dio e il vero uomo. Attraverso la sua rivelazione, Gesù rivela anche l'essenza umana all'uomo. Infine, il testo sottolinea che la rivelazione in Gesù è definitiva e conclusa, non ci si può aspettare un altro gesto divino più rivelatore dell'incarnazione, della morte e risurrezione di Gesù Cap 16. LA FEDE DELL’UOMO “Secondo il cristianesimo, che cosa significa esattamente l’espressione “credere in Dio”?” Secondo il cristianesimo, l'espressione "credere in Dio" ha diverse sfumature di significato. Nella sua forma più semplice, può indicare una mancanza di sicurezza o conoscenza riguardo all'esistenza di Dio, una sorta di incertezza o scommessa sulla sua esistenza. Può anche significare accettare l'esistenza di Dio sulla base della testimonianza di altri, fidandosi della loro affidabilità. Inoltre, può esprimere una sicurezza assoluta e personale, una fede profonda che si basa su un'esperienza diretta e su prove evidenti nella propria vita. Nell'Antico Testamento, il credere è spesso rappresentato come un cammino e un rapporto con Dio. È un processo che si verifica soprattutto durante i momenti di prova e mette alla prova la base della vita. Si concentra sulla fiducia nella fedeltà e affidabilità di Dio, che si è rivelato attraverso le sue azioni e le sue parole, in particolare durante l'Esodo e l'alleanza con il popolo d'Israele. Nel Nuovo Testamento, soprattutto nel corpus paolino, il credere implica accogliere il messaggio di salvezza in Gesù. Nella tradizione sinottica, la fede riguarda l'accoglienza del Regno di Dio e dell'annuncio di Gesù. Nella tradizione giovannea, la fede è una relazione intima con Gesù, che dona la vita eterna e la figliolanza divina. Le narrazioni pasquali nei vangeli mostrano diverse esperienze di fede. Nel racconto di Matteo, l'incontro con il Risorto avviene per coloro che già hanno una fiducia in Gesù, ma è solo l'incontro con il Crocifisso Risorto che scioglie ogni ambiguità e conferma la presenza di Dio. Nel racconto di Giovanni, la fede è spesso collegata alla capacità di vedere e riconoscere Gesù. Le apparizioni del Risorto coinvolgono diverse persone e rivelano che la fede richiede un coinvolgimento esistenziale e un cambiamento di prospettiva. In generale, la fede nel cristianesimo è vista come un modo di vivere che permette di vedere e riconoscere la presenza di Dio nella propria vita. È un rapporto personale, basato sulla fiducia e sull'esperienza, che permette di entrare in relazione con Dio attraverso Gesù Cristo. Cap 17. LA COSCIENZA CREDENTE “È possibile mostrare e argomentare che il “credere in Dio” sia davvero fondamentale e decisivo per la vita dell’uomo e non disumanizzante?” Argomentare che il "credere in Dio" sia fondamentale e decisivo per la vita dell'uomo e non disumanizzante richiede una riflessione sulla natura della coscienza e sulla dimensione fiduciale che la caratterizza. La coscienza umana comprende sia la consapevolezza di sé che il giudizio morale. La correlazione tra queste due dimensioni è significativa, poiché la coscienza rappresenta la presenza dell'uomo e il suo sapere "spontaneo" della verità che è vita. Inoltre, la coscienza è strettamente legata alla fiducia, che è fondamentale sin dalle prime fasi dello sviluppo umano, come evidenziato dall'importanza delle relazioni affettive con la madre e il padre nella formazione della fiducia primaria. All'inizio della vita, il neonato sperimenta la separazione traumatica dalla precedente unità con la madre. Tuttavia, la possibilità di sviluppare la coscienza di sé e della propria identità dipende dall'amore e dalla fiducia affidabile di coloro che si prendono cura di lui. La coscienza ha originariamente la forma di un affidamento radicale, in cui il neonato è posto in una dinamica di fiducia e affidamento, riconoscendo che è degno di esistere. La relazione fiduciale tra madre, padre e neonato è complessa e drammatica. La madre e il neonato sono attratti l'uno verso l'altro, desiderando reciprocamente essere riconosciuti come oggetto del desiderio dell'altro. Tuttavia, questa relazione duale può diventare mortifera se entrambi cercano di soddisfare il desiderio di godimento e di riconoscimento assoluto, rifiutando di accettare i propri limiti. In questo contesto, il padre interviene per stabilire un limite al desiderio incestuoso e offre una promessa di identificazione compiuta, consentendo al neonato di desiderare il proprio desiderio. È attraverso queste dinamiche di fiducia che la coscienza si sviluppa e si forma la legge morale nella mente dell'individuo. La fiducia e l'amore incondizionato dei genitori limitano i bisogni di godimento e trasmettono il carattere incondizionato e universale di ciò che è giusto. Questa legge morale è intimamente legata alla fiducia originaria e struttura la coscienza umana. Nel contesto della fede in Dio, "Dio" diventa il nome ultimo del dinamismo umano del "sacro", la verità che l'essere umano cerca in ogni altro. La fede in Dio rappresenta il riconoscimento consapevole, libero e fedele di quell'affidamento che struttura la coscienza. È la riappropriazione di quella fiducia primaria, che porta alla vita e che rivela e compie la verità di Dio e dell'uomo. Nell'esperienza cristiana, Dio si è rivelato attraverso Gesù di Nazaret, compiendo la sua volontà nella storia dell'umanità. La fede in "Dio" diventa fede cristiana quando viene riconosciuto e nominato alla luce dell'esperienza singolare di Gesù. La fede in Dio nel contesto cristiano rivela, compie e corregge la verità di Dio e dell'uomo. È la fiducia nell'amore incondizionato di Dio che si è manifestato attraverso il dono della propria vita per l'umanità. Il racconto del libro della Genesi, in particolare i capitoli 2-3, può essere considerato un paradigma della coscienza credente. Esso evidenzia la promessa benevola di Dio come premessa all'umano, la fiducia necessaria nell'esperienza della bontà di Dio e la conseguenza della sfiducia e del sospetto. Il racconto mette in luce la necessità di fidarsi della promessa di Dio per vivere pienamente, anziché cercare il proprio godimento immediato. Nonostante l'inaffidabilità dell'uomo e la sua mancanza di fiducia, Dio continua a prendersi cura dell'umanità, cercando di ristabilire una rinnovata fiducia. In conclusione, argomentare che il "credere in Dio" sia fondamentale e decisivo per la vita dell'uomo e non disumanizzante si basa sulla natura fiduciale della coscienza e sulla rivelazione di Dio attraverso Gesù Cristo. La fede in Dio rappresenta la riappropriazione consapevole della fiducia primaria e consente di vivere in relazione con la verità e l'amore incondizionato. Essa porta alla comprensione della legge morale e alla scoperta della propria identità nel contesto delle relazioni umane e divine. Cap 18. LA QUESTIONE DELLA RELAZIONE TRA RAGIONE E FEDE “Se la fiducia è così decisivo nell’esperienza umana, per quale motivo in Occidente la ragione è vista non solo come un’altra cosa rispetto alla fede, ma anche come unico vero accesso alla verità della realtà?” Re
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