Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Teologia II- appunti lezione, Appunti di Teologia II

Appunti lezioni seguite sia online sia a lezione.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 13/06/2024

flally
flally 🇮🇹

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Teologia II- appunti lezione e più Appunti in PDF di Teologia II solo su Docsity! Lezione 1: 5/10/2023 A che cosa serve un corso di teologia? Bisogna capire che non è un corso di catechismo e nemmeno un corso di storia della chiesa. L'università Cattolica offre questo corso per comunicare l’origine del pensiero dell’università stessa. Bisogna rendersi conto che c’è un fatto che ha segnato la tradizione dell’occidente, ovvero IL CRISTIANESIMO→ viene richiamato nel nome delle vie, della metropolitana, delle chiese e molto altro. E’ un servizio che offre gli strumenti necessari per poter esprimere la propria opinione. Commento brano di Sally Rooney: i protagonisti sono 4, 2 uomini e 2 donne. Uno degli uomini, Simon, è cattolica ed è colui che dialoga con la donna bissesuale e non cattolica. In questo brano sono presentate 3 opinioni sul cristianesimo: - vi è chi pensa che sia sbagliato credere che un uomo è risorto→ credenza passata che oggi non può più essere credibile; - vi è chi la pensa come Alice, cioè che ognuno di noi crede a quello che vuole (a delle scemenze), alcuni a Cristo altri ad altro; - vi è la visione di chi la pensa come Simon, il quale è un cattolico credente. Il modo con cui arriviamo a scegliere una di queste posizioni rimanda ad alcuni aspetti del primo corso di teologia. Tutti noi, per quanto diversi, siamo accomunati da un punto comune→ Senso religioso, cioè che da quando siamo al mondo cerchiamo un motivo per cui vivere sia che crediamo in Dio sia che non lo facciamo. Ognuno di noi cerca di trovare una ragione per vivere→ l’uomo non è in grado di vivere inutilmente. Conclusione di un libro di Edith Brooke: La donna vive nel crepuscolo, tra il credere e il non credere. Nell’ultimo capitolo, ella scrive una lettera rivolta a Dio, ma in realtà può essere considerata una lettera alla felicità perduta, ad un momento bello. Mentre scrive si accorge che sta perdendo sempre di più la vista. Ha evidenziato come nel vuoto e nella sua ignoranza ha cercato Dio. In questo corso si cerca di partire dalla nostra opinione, non da ciò che dicono e affermano gli altri. Le domande che ci poniamo sono molteplici: - Dio c’è o non c’è? - Ascolta o non ascolta? - Qual è la giustizia in questo mondo? L’obiettivo del corso è quello di prendere posizione sulle questioni che hanno segnato la storia dell’occidente: - il cristianesimo è la più grande invenzione della storia o esiste davvero? - la chiesa cosa dice realmente di essere? Per conoscere una persona occorre porre attenzione e interagire con essa. A cosa bisogna fare attenzione per creare l’opinione dell’altro, cosa dobbiamo osservare? - la moralità dei suoi comportamenti, come si pone la persona e come agisce→ i suoi gesti concreti e le sue azioni. - Attenzione al suo modo di pensare, ragionare; - Libertà; - Tempo. Dov’è la moralità della religiosità, della persona religiosa? Non nell'essere attento al prossimo, nella carità ma si vede che un uomo è religioso nel momento in cui riconosce la presenza di Dio in ogni cosa. La concretezza dei gesti religiosi di una persona credente è determinata dal senso di dipendenza, dal modo in cui trascorre la sua giornata sapendo che è dominata dalla presenza di Dio. Di conseguenza, questo modo di vivere porta l’individuo ad essere felice e sereno perché consapevole di questa presenza persistente nella sua vita. Tutti noi abbiamo una nostra opinione e riconosciamo questa diversità grazie alla libertà. Non basta soltanto la prima impressione per farsi l’idea di una persona ma è fondamentale il TEMPO = definito come fenomeno di educazione all’altro (dobbiamo educarci alla percezione dell’altro). Spesso l’istinto ci azzecca ma occorre tempo per dare ragione o meno ad esso, per dimostrare la sua veridicità. Il cuore dell’uomo cerca il suo DESTINO, la verità e la percepisce nella voce di Cristo. Qual è l’atteggiamento che ci permette di vedere Dio? Per vedere dio dobbiamo capire il modo con cui egli vive la realtà, la quale è corrispondente all’umanità → dobbiamo capire ciò che Gesù fa e crede. Pensando all’umanità e al suo bisogno (es. amicizia, giustizia…), qual è il dio di cui abbiamo bisogno? - Comprensivo (misericordia, che non giudichi e perdoni). - La sua presenza non sia una proiezione della nostra mente - Ci renda felice - Ci dica il senso del mondo e degli eventi, deve essere comprensibile nei nostri confronti - Concreto, sia nelle cose e nelle persone, sperimentabile Cosa vuol dire andare oltre? L’alternativa al panteismo è l’idea che qualcuno (fuori dal nostro mondo) ha messo dentro al nostro cuore il desiderio → fondamento della concezione della persona che aveva Gesù, ovvero che ognuno di noi ha un valore eterno perché c’è un’entità che ci ha creati e sentiamo questo desiderio perché è già stato scritto, ci appartiene. Il messaggio di Gesù è che nessuno andrà perduto in quanto ognuno esiste in rapporto col padre. Altra alternativa è che l’uomo essendo frutto del contesto in cui vive NON sarà mai libero perché determinato dal cerchio in cui si trova. In questo caso, quale sarebbe la scelta della vita dell’uomo? Rinunciare al desiderio e assecondare il ritmo della vita/società. Altra alternativa è che l’uomo è libero in quanto è sempre in rapporto col padre e il segno evidente è questo desiderio di essere unici, cioè il cuore che ognuno ha → La libertà consiste nell’asservisti al tutto o nella relazione col padre che ci permette di essere unici. LIBERTA’ Cosa vuol dire per Gesù essere liberi? Essere libero vuol dire vivere ogni circostanza del mondo (morte, malattia, amicizia) in rapporto col padre. Questo desiderio o lo dobbiamo addomesticare per vivere in rapporto col tutto o lo viviamo in relazione col padre che ci rende liberi. Per Gesù l’origine della libertà è la dipendenza dal padre→siamo dipendenti ad esempio da una madre, dalle convenzioni… Qual è quella dipendenza che ci rende determinati dalle circostanze oppure liberi? Quanto più vivi questa dipendenza tanto più sei libero dalle circostanze. SOLITUDINE L’uomo per Gesù non è mai solo. Chi è veramente amico di un altro? Chi non lo lascia MAI solo anche quando l’altro si isola o sembra di essere solo e incompreso. Gesù dice che c’è un punto vitale che non potremmo mai togliere da noi, cioè il rapporto col padre→ quindi, c’è un punto di compagnia originario nel fondo dell’essere di ogni persona: se ci siamo, se esistiamo è perché siamo in rapporto col padre e quindi non siamo mai solo. Se ci sentiamo soli in realtà non è così in quanto basta scavare nel fondo del nostro essere per capire che non ci creiamo da soli, MA la nostra esistenza ci è data. La solitudine è abolita alla radice. La compagnia è al fondo del nostro essere, cioè nell’io. L’amico è colui che ci fa scendere al fondo di noi stessi e ci fa comprendere la compagnia originaria del padre che ci fa. Questa compagnia intesa come rapporto col padre come si esprime? Con la preghiera del padre nostro: “Padre nostro che sei nei cieli” significa padre che hai in mano le radici del mio essere. La PREGHIERA è intesa come descrizione di un rapporto. Nell’antichità la preghiera era vista come un modo per tenersi buona la divinità; la preghiera non è un atto magico, superstizioso ma è un giudizio di un riconoscimento di un rapporto costitutivo. L’espressione del rapporto con Dio si chiama preghiera, è dunque un gesto→ Gesù dice che il nostro valore è unico e con questo gesto riscopriamo il rapporto con il signore che non ci lascia mai soli. Per Gesù tutta la vita era preghiera; San Paolo diceva “pregate sempre. Perciò, l’ideale della vita è vivere tutto in rapporto col padre. FELICITÀ Dove starà la felicità dell’uomo? Dove l’uomo troverà il compimento di sé? Se la felicità è donarsi agli altri, non è una rinuncia a noi stessi? NO. Vi è un’ottica bidirezionale→ Non si può amare gli altri senza amare sé stessi quindi il proprio destino, il proprio rapporto col padre. Gli altri ci gratificano. Per donare bisogna avere qualcosa da dare, dobbiamo amare noi stessi in primis per poter essere d’aiuto agli altri. La vita dell’uomo è qualcosa che scorre, passa, conduce alla felicità? Fa realizzare la vita? → la felicità di Gesù: immagine del pane e immagine del pastore → "sono pane per essere mangiato e per dare vita". Cosa significa? La felicità di Gesù consisteva nel riconoscere che stava nel rapporto col padre per poi essere condiviso con gli altri, essere speso negli altri. È un rapporto così generativo che ci fa spendere per gli altri→ es. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore, ovvero le conosce per nome, ha a cuore la salvezza del suo gregge, si prende cura della pecora smarrita… Dunque, la vera felicità è uno spendersi per gli altri. Pensiero di San Paolo: ognuno di noi scambia la felicità con uno strano egocentrismo quindi invece che spendersi per gli altri tiene qualcosa per sé, non ricambia il bene ricevuto. Vi è la superficialità che ci porta a cercare la felicità per vie immediate che però non sono soddisfacenti. MA, Come mai se noi sappiamo qual è il bene non lo realizziamo? Perché non è così immediato raggiungere la felicità? Perché per natura siamo peccatori, ovvero dentro di noi abbiamo un’inclinazione a scegliere il male che non ci rende felici, anche se siamo consapevoli della distinzione tra bene e male. Questa inclinazione ci viene lasciata addosso dal peccato originale. Gesù sapendo che l’uomo vuole essere felice e che ha questa tendenza verso il male è venuto nel mondo per fare in modo che l’uomo faccia un uso corretto della sua libertà. Quindi, Gesù non si sostituisce alla scelta perché essa rimane sempre nelle mani dell'uomo. Lezione 3: 19/10/2023 Essere felici significa mettersi al servizio degli altri →nel momento in cui aiutiamo gli altri ci sentiamo felici. Infatti, Gesù dandosi gratuitamente agli altri si realizzava. Si è sprecato per gli altri proprio perché realizzava sé stesso e veniva così appagato. QUINDI,uno realizza sé quanto + si dona agli altri e ama le cose quanto + le riporta a Dio. La felicità deve tenere insieme queste 4 tensioni, cioè amare sé, amare gli altri, Dio e le cose→ prendere un solo aspetto non va bene, al fondo di ogni nostro tentativo di essere felici manca sempre qualcosa. L’uomo impara nella libertà il cammino verso la felicità. Come si arriva all’infinito, ad amare sé e Dio attraverso le cose? Dov’è l’inizio del cammino per la felicità? L’uomo parte dall’istinto di nutrirsi→ i nostri istinti primordiali sono il nutrimento, la riproduzione, il riposo, la convivenza sociale. L’istinto di nutrimento per il bambino si esprime mangiando dalla mamma, quindi la sua ricerca di felicità passa dalla mamma→ ama sé e cerca la soddisfazione di sé nel rapporto con la madre, che eroga il latte. Il rapporto con la mamma è la felicità in quanto soddisfa il suo istinto e riceve attenzione e cura. Si può dire che vede la mamma come il suo DIO e il rapporto che egli crea con Dio passa attraverso un essere finito, cioè la mamma. MA, ad un certo punto il suo istinto non viene + soddisfatto dalla mamma e lo ricerca in altre cose come nei giocattoli. Quindi, il raggiungimento della felicità passa sempre attraverso le cose e piano piano attraverso esse il suo cammino verso dio aumenta→ le cose aiutano a raggiungere Dio. Però, nel momento in cui l’uomo ottiene le cose sembra apparentemente che abbia raggiunto la felicità ma in realtà non è così→ Es. il bambino che a Natale riceve il trenino che tanto voleva dopo un po’ si stufa e questo è dato dal fatto che l’istinto non viene soddisfatto dal trenino ma passa attraverso esso, c’è qualcosa che ancora non lo realizza a pieno come persona. Il cammino verso la felicità perdura per tutta la vita e richiede l’impegno di noi stessi con il nostro istinto che deve passare attraverso le cose senza farsi imprigionare da esse in quanto le cose non danno la felicità ma permettono di andare oltre, andare verso la felicità →La nostra felicità si realizza quanto + andiamo oltre alle cose e non ci lasciamo imprigionare da esse. Lezione 26/10/2023 Affermando l'incarnazione si viola il principio di non contraddizione→ ciò è una pazzia/follia per i filosofi dal punto di vista religioso. Da molti Dio è stato rifiutato perché ciò che proponeva di sé creava scandalo. Come si può affrontare questo scandalo? Giussani risponde all’obiezione dell'incarnazione con tre argomenti: -La nostra ragione ha come sua capacità la permanente possibilità di aprirsi a ciò che è impossibile→ il fatto che una cosa non sia concepibile da noi non vuol dire che non sia possibile (aprirsi a ciò che non è nelle proprie capacità è una possibilità permanente della ragione); -Questa possibilità che Dio si fa compagno dell'uomo, non è ciò che forse l’uomo più desidera? Giussani suggerisce di prendere un testo di Leopardi→ autore pessimista, nichilista che è afflitto dal problema della felicità tanto che a essa rivolge inni di amore, dandole del tu. Nel canto “Alla sua donna” si rivolge alla bellezza dandole del tu: Cara beltà che amore Lunge m’inspiri o nascondendo il viso, Fuor se nel sonno il core Ombra diva mi scuoti, O ne’ campi ove splenda Più vago il giorno e di natura il riso; Forse tu l’innocente Secol beasti che dall’oro ha nome, Or leve intra la gente Anima voli? o te la sorte avara Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara? → Leopardi si rivolge alla bellezza chiamandola cara anche se non la conosce perchè dice che lunge da lontano, le ispira amore e le nasconde il viso tranne che qualche volta nel sonno, come un’ombra divina, la scuote (cioè, quando nel letto in uno stato di dormiveglia, gli sembra di raggiungere la felicità). Ci fu un tempo, quel secolo innocente in cui tutti gli uomini erano felici, ma poi la sorte avara ci rese questa felicità nascosta (a noi nasconde). Viva mirarti omai Nulla speme m’avanza; S’allor non fosse, allor che ignudo e solo Per novo calle a peregrina stanza Verrà lo spirto mio. Già sul novello Aprir di mia giornata incerta e bruna, Te viatrice in questo arido suolo Io mi pensai. Ma non è cosa in terra Che ti somigli; e s’anco pari alcuna Ti fosse al volto, agli atti, alla favella, Saria, così conforme, assai men bella. →Di contemplarti viva non mi avanza nessuna speranza. Perché in fondo qual è la speranza dell’uomo? La speranza dell’uomo è di contemplare la felicità come qualcosa di vivo, non come una ricetta da seguire; eppure Giacomo ha perso questa speranza ma forse questa felicità la si contemplerà viva quando il nostro spirito giungerà all’ultima stanza (l’ultima tappa della vita), quando cioè moriremo; anche se la felicità è qualcosa di adesso, che vorremmo trovare subito. Leopardi dice che all’inizio della giornata, nella terra arida pensa la felicità come viatrice, cioè come compagna di strada→ pensa alla felicità non solo come qualcosa di vivo ma anche come compagna di strada ma la triste e dura realtà afferma che tante volte cerchiamo di scambiare la felicità con qualcosa di simile, che ci possa accontentare eppure per quanto ci si avvicini ad essa non è ancora la felicità con la F maiuscola. Se dell’eterne idee L’una sei tu, cui di sensibil forma Sdegni l’eterno senno esser vestita, E fra caduche spoglie Provar gli affanni di funerea vita; O s’altra terra ne’ superni giri Fra’ mondi innumerabili t’accoglie, E più vaga del Sol prossima stella T’irraggia, e più benigno etere spiri; Di qua dove son gli anni infausti e brevi, Questo d’ignoto amante inno ricevi. → Leopardi dice: ricevi questo inno di un amante ignoto che darebbe la vita per te di cui però a te non sembra importi qualcosa. Che cosa chiede questo ignoto amante alla felicità? Di essere viva, presente e compagna di strada ma qui l’autore arriva a intuire una cosa: "perché sdegni di vestirti di sensibil forma e di venire a provare i dolori di questa vita"→ in fondo l’uomo desidera non solo una felicità che ci levi dal dolore della vita ma anche una felicità non pareggiabile alle altre forme di felicità che provi con noi i dolori della vita, che scopra cosa vuol dire soffrire. QUINDI, la seconda argomentazione sottolinea di cosa ha bisogno il cuore se non che Dio si faccia compagno di strada. -Questa incarnazione corrisponde al metodo di Dio, che ci è testimoniato nella storia di Israele→ storia del popolo ebraico che testimonia come Dio continuamente si voglia far compagnia degli uomini chiamandoli per nome→ il metodo di Dio ha sempre stabilito, dentro la storia di Israele (con Abramo, Giacobbe…), un modo di rapportarsi agli uomini “uno a uno”, rispettando il desiderio e la libertà di ciascuno (Dio si fa compagno dell’uomo e rispetta uno a uno). Come la chiesa ha definito i termini di questa incarnazione in senso tecnico-teologico? La chiesa afferma che ci sono due nature: una umana e una divina, quindi Gesù è perfettamente dio e perfettamente uomo, tuttavia, questa affermazione anche dentro la chiesa ha suscitato dello scandalo per questo sono nate delle ERESIE, cioè dei modi di pensare che trascurano uno dei due aspetti perché la nostra ragione si scandalizza di fronte a questa affermazione→ Non riusciamo ad accettare un Dio che si è fatto uomo. Alcune eresie: - Docetismo = Gesù è un essere divino che è soltanto apparso come uomo→ non è uomo come noi quindi figurati se il figlio di Dio ha fame, se ha sofferto infatti faceva finta per educare gli uomini; - Adozionismo = uomo come noi. Un uomo santo, profeta adottato dalla grazia divina, su cui poggia la grazia divina → è un illuminato. - Arianesimo = questo termine risale ad Ario che diceva che Gesù non è Dio ma è la prima delle creature divine create da Dio e poi è stato divinizzato. In conclusione il libro “all'origine della pretesa cristiana”, ci ha indotto a riflettere su quale sia la pretesa cristiana, su chi pretende di essere Gesù→ il cristianesimo pretende che Gesù è dio che si è fatto uomo, in sintesi prevede l’incarnazione. Siamo giunti a comprendere ciò vedendo la concezione che Gesù ha dell’ uomo, egli pretende di dire il punto di vista di Dio sull’uomo. Come facciamo a capire se questa pretesa è un’invenzione o meno, è vera o no? Ognuno di noi ha la propria opinione su questa questione: -Alcuni affermano che non esiste una verità quindi come si fa a giungere ad una verità su Gesù? -Alcuni dicono se non esiste Dio come facciamo a dire se lui si è fatto uomo, uno come noi? -Altri dicono che Gesù non è Dio che si è fatto uomo -Altri pensano che la chiesa rivela Gesù→ la chiesa è un’istituzione culturale, sociale, umana o qualcosa che ha a che fare con il divino? -Molti sono disinteressati a questa questione. Dove agisce maggiormente il potere in cui viviamo? Nel renderci poco interessati alle cose in cui siamo immersi, alle evidenze→ non ci rendiamo conto di essere in una società gesti e in questo modo noi capiamo. Nell’incontro c’è un riscontro oggettivo e un giudizio soggettivo. Questo metodo è adeguato, non è soggettivo perché la mia opinione verrebbe sempre verificata con oggettività. Impedisce di cadere preda alle proprie opinioni. Oggi, la chiesa propone lo stesso metodo: l’incontro con i cristiani che dicono di aver incontrato Gesù è la via oggettiva per farci la nostra opinione soggettiva su quel fenomeno, è la via migliore. Non c’è più profondo giudizio interiore del cuore che non sia approfondito dentro una vita condivisa→ il giudizio del cuore si approfondisce nella convivenza e nella condivisione. (una vera convivenza approfondisce lo stupore del cuore, la sorpresa per l’altro). Lezione 9/11/2023 La volta scorsa abbiamo chiarito la pretesa cristiana: qual è la pretesa che Gesù avanza, ovvero la pretesa cristiana? Di essere L’INCARNAZIONE DI DIO = Dio che si è fatto uomo. Una cosa scandalosa e assurda per la religiosità e per la filosofia, che però cristo ha la pretesa di realizzare e che questo sia ciò che più desidera un uomo. Ma questa incarnazione, come faccio a capire se sia vera o no? Tenendo in considerazione che Gesù è vissuto 2000 anni fa. Abbiamo visto i diversi modi con cui ognuno di noi avrebbe verificato questa cosa, e non interrogarsi sul metodo vuol dire non avere certezza delle proprie idee ma ridurrle a impressioni. Sono 3 i metodi con cui oggi ci si può fare un’idea su cristo: - STORICO = se è un fatto del passato, io devo leggere tutti i testi di gesù e le lingue con cui si può approcciare questo argomento (tedesco, francese, ebraico, …); una vita non basta e con gli stessi ingredienti si possono raggiungere risultati diversi. Non si raggiunge mai un risultato certo. L’unica cosa certa che si sa di Cristo è che è esistito e che è morto in croce. Quindi questa è una via ma NON è adeguata perché non è accessibile a tutti in quanto conduce a una pluralità di opinioni e inoltre, non è adeguato al fenomeno stesso perché io posso studiare così un fenomeno che è morto nella storia, mentre il fenomeno cristo ancora non si è esaurito. - RELIGIOSO = la certezza può venire solo dal sentimento, perché io credo a questa cosa. È la via maggiormente perseguita dai cristiani. Questo metodo per quanto sia vero e + aperto del primo non è però ancora sufficiente. Dobbiamo chiederci come fare a distinguere ciò che io sento da ciò che Dio dice. Questo metodo religioso è incoerente con il fenomeno cristo, perché cristo era una persona che si poteva toccare e seguire e il modo con cui ci si rapportava con lui toccava l’interiorità, però era un fenomeno oggettivo (incontrando gesù si toccava la propria interiorità). Oggi non è più un fatto oggettivo/un fatto che si può incontrare. - METODO DELL’INCONTRO = se ai tempi di gesù si incontrava una persona e con questa ci potevo dialogare e incontrandolo veniva toccata la mia interiorità, questo metodo deve essere possibile anche oggi per incontrare cristo. Così è stato, già ai tempi di gesù quando lui non poteva arrivare a toccare tutti, mandava altri in suo nome: “chi accoglie voi, accoglie me”. Quindi per capire chi è gesù non si devono leggere libri o sentire qualcosa, ma si possono incontrare i suoi discepoli e nell’incontro con loro si può fare la propria opinione su gesù. Questo metodo maggiormente abbraccia sia la dimensione storica sia religiosa perché incontrando i cristiani loro ti fanno conoscere la storia di Gesù e il fenomeno storico ( i cristiani a loro volta sono un fenomeno storico). Stando con loro puoi vedere se in te si accende qualcosa di interiore. I cristiani sono la continuazione fisiologica della sua presenza, il modo con cui lui ha scelto di rimanere nel mondo per farsi conoscere. In questa via però vi è un rischio→ Passando da testimone a testimone, dopo 2000 anni il messaggio si è corrotto infatti, ad esempio il cristo di San Pietro, Giovanni ecc… non può essere uguale al nostro. Il problema della CORRUZIONE DEL TESTIMONE è un aspetto importante che affronteremo. Ma c’è anche un altro problema, cioè che il testimone può sbagliare, quindi può darci un insegnamento contrario a quello che è la vita di cristo. Cristo era ben consapevole della fragilità di questo metodo, cioè che l’ha affidato alla libertà umana, ma ha assicurato che attraverso questo fragile segno il messaggio non si sarebbe mai corrotto. Infatti, come vedremo, noi possiamo distinguere tra la verità che ci è stata consegnata dal testimone, e la capacità di quel testimone di adeguarsi a quella verità che ci ha trasmesso. Ma questo è ciò a cui cristo si è sottratto; avrebbe potuto affidare a tutti un libro es. gesù cristo e le sue memorie ma invece ha preferito affidare il suo messaggio alla libertà degli uomini, confidando che questi avrebbero saputo distinguere tra il limite umano e la forza di quella presenza. D’altra parte, noi dove abbiamo imparato l’amore di una mamma e di un papà? Da un libro o dal rapporto umano con loro? Dal rapporto, da cui poi possono nascere dei libri. Noi seguiamo il metodo dei testimoni di gesù e quindi osserviamo quel FENOMENO CHE SI CHIAMA CHIESA. La nostra osservazione riguarda 3 ambiti: 1. Osservazione storica guarda la storia di come è nata la chiesa e le caratteristiche delle prime comunità cristiane 2. Osservazione teoretica/teologica come elemento divino e umano stanno insieme nella vita della chiesa 3. Osservazione esistenziale, percorso con cui l’uomo di oggi può stare davanti alla proposta della chiesa. 1. Partiamo dal PERCORSO STORICO La chiesa inizia con un trauma: vi erano i discepoli di Gesù cristo, dove lui era il leader. Se vediamo il cap 24 del vangelo di Luca possiamo vedere che ci sono 2 discepoli che tornano a casa tristi perché Gesù è morto. Essi incontrano un uomo che gli chiede: perché siete tristi? E loro dicono non sai cos’è successo di Gesù, profeta potente? I capi lo hanno crocifisso; noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele→ Questo è il primo trauma con cui i discepoli devono fare i conti: il loro maestro non è trionfante ed è morto ucciso dalle autorità romane e, in più, gli è stata attribuita la morte dei peggiori delinquenti, cioè la morte in croce. È la morte più infamante che ci sia. Come se oggi venisse condannato di pedofilia. Loro speravano che gesù avrebbe fatto qualcosa di straordinario, invece i discepoli dicono “sono passati 3 gg e non ha fatto nulla”. Questo è il trauma della morte, del fallimento del maestro e della condanna dell’opinione pubblica: ci si doveva vergognare a dichiararsi discepoli di Gesù→ Infatti, gli apostoli stavano chiusi in casa perché avevano paura di fare la stessa fine. Cosa accade rispetto a questa morte? Il gruppo dei discepoli poteva essere dissolto, oppure fare un’associazione in ricordo di gesù, ma solo dopo che fosse passato un po’ di tempo perché bisognava lasciar purificare la memoria (es. fare piccole associazioni in memoria di gesù, ma dovevano passare almeno 30 anni per superare questo trauma). Invece cosa è successo? Dopo neanche 3 gg questi discepoli iniziano ad andare in giro per le strade ad annunciare che Gesù è risorto. Questo è contraddittorio con l’evento traumatico accaduto. Con grande coraggio i discepoli annunciano che Gesù è il SIGNORE DI ISRAELE→“convertitevi anche voi” (dice Pietro). Accade qualcosa di illogico dal punto di vista delle conseguenze: una comunità che sta insieme ed è carica di vigore nell’annuncio della presenza di cristo risorto e porta questo annuncio in tutto il mondo→ sentono di avere una missione. Nei fogli mandati via mail vediamo fonti giudaiche e islamiche che da una parte riconoscono che cristo è morto crocifisso, e dall’altra che i discepoli dopo pochi giorni si ritrovano in sua memoria. Da setta giudaica i cristiani diventano cristiani in pochissimi giorni. Com’è possibile che un gruppo di falliti diventi così certo e convinto? Uno storico si deve fermare ad attestare questo dato. Se andiamo ad interrogare i cristiani ci dicono che è perché cristo è risorto; se interroghiamo i giudei dicono “perché si sono inventati che è risorto”. Quale delle 2 ipotesi tiene + conto di tutti i fattori? Questo popolo supera il fallimento per una sua autoconvinzione o la potenza di un fatto che lo ha messo insieme? È fondamentale il metodo con cui noi ci avviciniamo alle cose, NON la soluzione di cui noi siamo convinti. Quindi, vediamo che abbiamo 2 fenomeni: trauma per il fallimento di crocifissione e gruppo coeso ed aperto. Come mi spiego questo passaggio? abbiamo diverse ipotesi: invenzione o resurrezione. Ognuno prende posizione in base ai dati che ha in mano. Qual è la cosa interessante? Che se noi andiamo a chiedere a questi cristiani perché sono così convinti, pronti persino a dare la vita per questo ideale, loro ci dicono che cristo è vivo, è dio comunione tra loro queste diverse comunità. Sono epistole circolari perché venivano scambiate e ci testimoniano questa vita continua tra le diverse chiese. Intorno al 160 arriva Marcione che dice che la verità del cristianesimo è che non si deve leggere l’antico testamento perché è qualcosa di falso; mentre il dio di gesù arriva dal nuovo testamento. Tutti i cristiani si mettono d’accordo e condannano Marcione attraverso delle lettere. Attraverso questo scambio epistolare si è espressa la volontà comune tra tutte le chiese. Questa comunione sociologicamente identificabile si esprime in una comunione tra tutte le chiese, di cui le lettere sono testimonianza. Abbiamo detto che, la prima caratteristica storica di questa chiesa è di essere un gruppo sociologicamente identificabile messi insieme dal riconoscersi amati. Questo, diversamente da qualsiasi congregazione umana, era qualcosa che si espandeva nel mondo mantenendo una profonda comunità come testimoniano le lettere circolari. Ma perché dio ha scelto di affidare la trasmissione della sua presenza a questo metodo così fragile che è quello degli altri uomini che possono corrompere il messaggio? Cosa sta dietro questa idea di comunità umana per far passare una grande verità? Ripetiamo: - Grande verità può essere trasmessa di dio con un libro - Con un’illuminazione interiore - Con fenomeni portentosi No, dio sceglie un segno umano. Cosa nasconde questo metodo? Rivela un concetto particolare di verità , noi abbiamo l’idea di verità nel mettere nero su bianco le cose, di dire le cose così come stanno. Vediamo un pezzo di film dove Gambardella mostra come è scomodo e doloroso dirsi la verità; per questo conviene passare il tempo dicendo cose ovvie piuttosto che dirsi chiaramente la verità delle cose che conduce tutti alla disperazione. Questa idea di verità è un’idea come luce che mette a soqquadro l’anima e quindi anche molto dolorosa nel suo manifestarsi; è un’idea di verità che ci arriva dal mondo greco (conoscere = soffrire). Ma questa idea è quella che spesso pensiamo sia quella con cui comunicare di Dio. Questo NON è il modo con cui impariamo le cose più vere della vita: se il padre mettesse il figlio così brutalmente davanti alla verità della morte, questo figlio non crescerebbe o lo farebbe con traumi. Invece c’è un modo attraverso cui il papà, giorno per giorno, accompagna il figlio alla vita e alla sua morte e il distacco da sé con cui il padre prepara il figlio è il modo migliore con cui lo prepara alla morte→ c’è un MODO DI IMPARARE LA VERITÀ CHE È QUELLO CHE PASSA PER TESTIMONIANZA e non per l’evidenza schiacciante. È questo il modo con cui Gesù ha scelto di comunicare la sua verità. La potenza della presenza di cristo è stata trasmessa nella storia in modo progressivo, pedagogico, da uomo a uomo. Il primo fattore della chiesa, fattore sociale, è così decisivo perché dice del modo in cui dio ha voluto entrare e si è voluto comunicare all’interno della storia. In sintesi ci sono 2 modi di concepire la verità: - in maniera schiacciante (come luce di evidenze schiaccianti) - che passa attraverso un testimone che ci introduce gradualmente alla verità = questo secondo modo vede la verità come una roccia, ovvero come qualcosa su cui pian piano la nostra vita si appoggia e si mette insieme. Il metodo della VERITA’ COME ROCCIA, proprio per contrasto a questa idea della verità come luce, noi cristiani pensiamo sia più coerente per la trasmissione del messaggio di cristo perché, come per tutte le grandi verità della vita, il metodo del testimone ha dei vantaggi: - è + umano = abbraccia l’umano non solo l’aspetto intellettuale, fa attenzione anche al tatto e al gesto; così come la vita della chiesa si trasmette attraverso dei comportamenti; - è più pedagogico = accompagna nella crescita (vado in profondità delle cose, torno sulle cose e rifletto scoprendo nuove cose) - il metodo della roccia è il metodo che + rischia sulla libertà della persona = la luce della verità è schiacciante, qui invece la libertà è provocata, può dialogare, perdonare, ripensare→ Stimola la libertà. Lo scegliere una comunità sociologicamente identificabile come luogo di trasmissione della propria presenza sembra un metodo + debole rispetto a dire la verità in modo diretto, ma in realtà è il più efficace perché è + umano, + pedagogico e lascia libertà di prendere posizione. È per questo che non dobbiamo dimenticare questo primo fattore della chiesa dal pdv storico (comunità fatta da uomini diversi che si riconoscono scelti da dio). Lezione 16/11/2023 La pretesa cristiana ci porta a dire che dio si è fatto uomo e abbiamo indicato 3 metodi che portano a verificare se questa affermazione è vera. Gesù afferma di sé che è ancora vivo e allora noi dobbiamo ancora scrutare la realtà che dice che Gesù continua ad esistere, ovvero la chiesa. La chiesa ha 3 fattori costitutivi: ● il primo è elementare, cioè è una comunità, una REALTA’ SOCIALE. Cosa unisce i cristiani? Che si sentono scelti da dio, convocati da lui quindi non si sono messi d’accordo. I cristiani sono sparsi nel mondo ma si tengono in contatto tra loro→ quindi il primo fattore dice che la chiesa è un fenomeno sociale, un essere insieme; ● il secondo riguarda la CONVERSIONE, perché queste persone si convertono? Abbiamo detto che questi uomini non nascevano cristiani ma greci, ebrei ecc… e a quei tempi dovevano seguire e rispettare la religione del padre e quindi perché si convertivano a tal punto da morire? Che cosa li ha persuasi a fare questa scelta che spesso li portava a sacrificare la vita e a perdere rapporti con la famiglia e gli amici? Ci sono diverse ipotesi: -alcuni si convertivano perché il cristianesimo offriva una vita + felice; -altri perché erano sicuri di avere una vita eterna, di ricevere una gioia + grande però dovevano avere un suo anticipo per poter rischiare e affrontare la morte. La speranza di una vita eterna su cosa si fonda? Si basa sulla grandezza e l'ideale rivoluzionario del messaggio di Cristo stesso ma in realtà questo non è ciò che fa convertire gli uomini. -alcuni si convertivano perché avevano la certezza di aver incontrato la verità ed essa li rendeva così felici e certi di una speranza persino dopo la morte (si collega alle prime due ipotesi); -La buona testimonianza di altri aiuta a convertirci ma cosa convince “me”? La verità, a chi la incontra, porta a un sentirsi valorizzato, coinvolto totalmente. -La parola e la promessa di Gesù porta a convertirsi, ma se la promessa è un bene che viene assicurato per il futuro, il presente che cosa offre per la conversione? “Gli atti degli apostoli sono pieni di avventure e miracoli, ma non ci sono episodi simili.Eppure sono convinto che la forza di persuasione della setta cristiana si basava soprattutto sulla sua capacità di ispirare gesti che lasciavano a bocca aperta, gesti-e non soltanto parole - che contraddiceva noi normali comportamenti degli uomini. Gli uomini sono cosi,non cè niente da fare: i migliori fra loro vogliono - ed è già qualcosa–bene agli amici, e tutti vogliono male ai nemici; preferiscono essere forti anziché deboli, ricchi anziché poveri,grandi anziché piccoli, comandare anziché obbedire. E cosi, è normale, nessuno ha mai detto che era male. Non lo dice la saggezza greca, e nemmeno la religione ebraica. Ora saltano fuori degli uomini che non soltanto dicono, ma fanno esattamente il contrario. All'inizio nessuno ne afferra la ragione, nessuno capisce a che giovi quell'assurda inversione di valori. Poi qualcuno comincia a vederci chiaro. Comincia a capire a cosa giova, ossia quanta gioia, quanta forza, quanta intensità guadagna la vita da quella condotta in apparenza insensata. E allora non ha più che un unico desiderio, fare come loro. → qui viene descritto il motivo per cui gli uomini si convertivano: vedevano qualcuno che faceva l’opposto di quello che gli avevano insegnato i genitori, in essi ritrovavano quello che avevano sempre cercato. Gli uomini erano affascinati dai cristiani e proprio per questo fascino volevano diventare come loro. Quindi, che cosa converte? Una forza dall’alto che investe le nostre vite. Ciò che persuade del cristianesimo, che fa convertire ad esso è sperimentare questa forza attrattiva che ti cambia e ti fa essere stranamente felice→ stranamente perché non si sarebbero mai aspettati di trovare la felicità morendo per una religione. Il vedere una persona che è veramente cambiata è ciò che spinge alla conversione. Questo è il punto che meno si ritrova nelle comunità cristiane. Questo è accaduto il giorno 1 della chiesa chiamato Pentecoste. Se non si è trasformati nell’ intimo, nel profondo non si è cristiani. I cristiani esprimevano questa forza divina con delle immagini presenti nell’Antico testamento: -il sigillo = è il modo con cui si indicava il battesimo il quale era un tatuaggio, il segno con cui il padrone dichiarava la sua proprietà; quando i cristiani si battezzavano dicevano di aver ricevuto il sigillo di cristo→ non erano + uomini liberi di madre e -Quarta domanda: “un gruppo resiste nel tempo se mantiene i membri iniziali o se sa aprirsi a nuovi adepti? La chiesa, dal punto di vista del mantenere i membri iniziali ha fallito in quanto continua ad aprirsi agli altri→ il corpo iniziale si è snaturato. Cosa rende un gruppo aperto ad altri che la pensano diversamente da noi senza snaturarsi? Alcuni gruppi cristiani diventano “un ghetto”, cioè difficilmente si aprono agli altri perché se noi siamo incerti di ciò che tiene insieme il gruppo quel bene si disperde, se invece siamo certi di esso non vediamo l’ora di condividerlo. Perché i cristiani erano così certi? Perché sapevano che lo avrebbero trovato in tutto il mondo. Questa comunione si approfondisce quanto + si allarga perché ciò che si condivide è il bene del mondo→ questo è il modo di Dio. -quinta domanda: “coloro che trasgrediscono le regole del gruppo cosa fanno? vengono esplusi o reintegrati?”→Questa è un’altra caratteristica della comunione della chiesa dove ciò che tiene unito il gruppo è proprio la capacità di potersi continuamente correggere; infatti a partire dagli errori di qualsiasi tipo si può continuamente riprendere il cammino. Attraverso questo sondaggio abbiamo potuto dire le caratteristiche della comunione di vita cristiana dove si abbraccia l’ideale, che è la presenza di cristo, si esprime attraverso i gesti concreti, si struttura gerarchicamente e il potere è al servizio dell’ultimo arrivato. Inoltre, da un certo punto di vista non ci sono segreti perché si parte dalla condivisione del proprio errore/peccato e ci si rimette in cammino. Questa comunione spinge ad abbracciare tutto il mondo. ESERCIZIO Andiamo a vedere un testo dell’antichità cristiana che è un’iscrizione trovata in Turchia da parte di un uomo che l'ha fatta mettere sopra la propria tomba. Essa non dice di essere un'iscrizione cristiana ma chi conosce le tre caratteristiche del cristianesimo ha tutti gli elementi per dire che si trova di fronte a un testo cristiano. Questo testo non parla di Dio né di chiesa ma ci sono tutti gli elementi che, come dice il testo “chi può capire, capisca”. Esso è chiamato “Cippo di Abercio” (=nome di colui che l’ha scritto). TESTO:«Cittadino di una eletta città, mi sono fatto questo monumento da vivo per avere qui una degna sepoltura per il mio corpo, io di nome Abercio, discepolo del casto pastore che pasce greggi di pecore per monti e per piani; egli ha grandi occhi che guardano dall’alto dovunque. Egli mi insegnò le scritture degne di fede; egli mi mandò a Roma a contemplare la reggia e vedere una regina dalle vesti e dalle calzature d'oro; io vidi colà un popolo che porta un fulgido sigillo. Visitai anche la pianura della Siria e tutte le sue città e, oltre l'Eufrate, Nisibi e dovunque trovai confratelli..., avendo Paolo con me, e la Fede mi guidò dovunque e mi dette per cibo un Pesce (derivato) dalla fonte grandissimo, puro, che la casta Vergine concepì e che (la Fede) suole porgere a mangiare ogni giorno ai suoi fedeli amici, avendo un eccellente vino che suole donare col pane. Io Abercio ho fatto scrivere queste cose qui, in mia presenza, avendo settantadue anni. Chiunque comprende quel che dico e pensa come me, preghi per Abercio. Che nessuno ponga un altro nel mio sepolcro, altrimenti pagherà 2000 monete d'oro all'erario dei Romani e 1000 alla mia diletta patria». Quali sono gli elementi che rimandano al cristianesimo? -citazione di San paolo; - “il pesce” = simbolo di Cristo perché le iniziali di pesce in greco venivano usate per dire Gesù Cristo, figlio di dio salvatore. Ciò che si ha in comune in questa comunità è la presenza stessa di Dio; -”cittadino di un’eletta città" = c’è qualcosa di particolare in questa frase→ i cristiani sono accomunati dal fatto che fanno parte di una comunità sui generis, di una città che è stata eletta da Dio in cui ciò che è determinante è la provenienza di Dio; - “casta vergine che ha concepito” = Maria che ha concepito un pesce, cioè Maria vergine ha concepito dio salvatore; -”discepolo del casto pastore” = Gesù nel Vangelo si definisce come un pastore che guida il gregge; nella chiesa si è come pecore di questo pastore = chiesa come gregge messo insieme da Cristo. Questo pastore è una guida terrena ma anche colui che ci guarda dall’alto dovunque, cioè in ogni posto per questo la comunità cristiana non è chiusa. La chiesa è la comunione tra tutti questi gruppi; - “regina dalle vesti e dalle calzature d’oro” = a Roma la chiesa ha un’importanza maggiore; - “fulgido sigillo” = appartenenza a Cristo che viene data dal battesimo; - “ dona il vino col pane” = Eucarestia. In poche righe vediamo le caratteristiche della comunità cristiana che sono il suo DNA. Che cosa un cristiano di oggi può trovare nelle comunità cristiane? L’autore racconta di un'esperienza fatta in una comunità di disabili in Francia chiamata "Arches” (boh) A volte organizza qualche ritiro, come quello a cui mi sono iscritto io seguendo il consiglio di Bérengère. Il ritiro consiste in messe quotidiane, che mi annoiano, canti religiosi, che mi irritano, periodi di silenzio, che mi piacciono, e nell'ascoltare lui, Jean Vanier. Ormai è un uomo molto anziano, molto alto, molto attento, molto dolce e, lo si vede, molto buono. Non è difficile immaginarsi Giovanni l'Evangelista, il suo santo patrono, con quei lineamenti. Giovanni l'Evangelista era Giovanni l'apostolo Giovanni il Vecchio? Era ebreo o greco? Mi ci sono arrovellato molto mentre scrivevo questo libro, e ora che l'ho finito me ne infischio. Che importa? Ricordo soltanto la frase che a Efeso Giovanni l'Evangelista, ormai vecchissimo, ripeteva dalla mattina alla sera, come il piccolo Patrick: «Figlioli, amatevi gli uni gli altri»…. …Aspettava questo momento, sa cosa viene adesso, sembra contenta e perfettamente a suo agio, come Pascal, il ragazzo down che serviva messa con padre Xavier nel piccolo chalet a Le Levron. Ci togliamo le scarpe e i calzini, arrotoliamo l'orlo dei pantaloni. Comincia il direttore delle risorse umane, si inginocchia davanti al preside, versa con la brocca acqua tiepida sui suoi piedi, li strofina un po'- una decina di secondi, una ventina, piuttosto a lungo, mi sembra che lotti contro la tentazione di fare svelto e ridurre il rituale a un gesto puramente simbolico. Prima un piede, poi l'altro, li asciuga con l'asciugamano. Dopo tocca al preside inginocchiarsi davanti a me e lavarmi i piedi prima che io lavi quelli della funzionaria della Caritas. Guardo i suoi piedi, non so a che cosa sto pensando. E veramente molto strano lavare i piedi di uno sconosciuto. Mi torna in mente una bella frase di Emmanuel Levinas sul volto umano, che mi ha citato Bérengère in una mail: appena lo si vede, non si può più uccidere. Bérengère diceva: si, è vero, ma è ancor più vero per i piedi: i piedi sono ancora più poveri, più vulnerabili, sono proprio la cosa più vulnerabile: il bambino in ognuno di noi. E anche se lo trovo un po' imbarazzante, mi sembra bello che della gente si riunisca per stare il più vicino possibile a ciò che c'è di più povero e vulnerabile nel mondo e in se stessi. Mi dico che è questo, il cristianesimo. Comunque non vorrei, per il fatto di aver lavato dei piedi, essere toccato dalla grazia e tornare a casa convertito come ventiquattro anni fa. Per fortuna, non succede niente del genere. → in questo lavare i piedi si scopre che la cosa + vulnerabile, cioè i peccati e cade qualsiasi muro di estraneità . La deliziosa signora che si occupa di Élodie, la ragazza down, ci accompagna alla chitarra,e siccome è un canto allegro tutti cominciano a battere le mani e i piedi a tempo, a dimenarsi come in discoteca. Con Tutta la buona volontà del mondo, sinceramente non riesco a prendere parte a un cosi intenso momento di Kitsch religioso. Canticchio vagamente, con la bocca chiusa, mi dondolo prima su un piede poi sull'altro, aspetto che finisca. Improvvisamente sbuca accanto a me Élodie, che si è lanciata in una specie di farandola. Mi si pianta davanti, sorride, getta le braccia in aria, ride di cuore, e soprattutto mi guarda, mi incoraggia con lo sguardo, e nel suo sguardo c'è una tale gioia,una gioia cosi pura, cosi fiduciosa, così abbandonata, che comincio a ballare come gli altri, a cantare che Gesù mi sta passando accanto, e mi salgono le lacrime agli occhi mentre canto, ballo e guardo Élodie che intanto si è scelta un altro partner, e devo ammettere che quel giorno, per un attimo, ho capito che cos'è il Regno. → quel momento che ti tocca veramente è la conversione nell’intimo, nel profondo. Egli ha descritto i 3 fattori propri della comunità cristiana. Ma tutti questi aspetti umani porterebbero alla convinzione che non c’è il divino nella chiesa? oppure è la conferma/dimostrazione che è proprio il divino a tenere in piedi la chiesa, in mezzo a tutti questi errori? Bisogna verificare se è vero quel valore divino che l’umano pretende di portare→ quando si conosce una persona non ci si può fermare alla forma. Il valore divino è veicolato attraverso l’umano. Perché dio ha voluto correre questo rischio?Perché non ci ha lasciato un libro scritto da lui e basta? All’inizio della vita della chiesa troviamo San Paolo che nella lettera del 55 d.C. scrive ai cristiani di tessalonica dopo che li ha visitati e dice di essere grato a dio per loro perché loro hanno accolto la sua parola non come parola di uomini, ma come PAROLA DI DIO→ San Paolo è sorpreso dal fatto che questi uomini hanno riconosciuto nella fragilità delle sue parole una parola più potente, divina, Dio. Nella lettera ai corinzi 4 dice questo paradosso: più sperimenta la sua fragilità, tanto più si sorprende di come Dio passi attraverso la sua povera umanità. “è proprio quando sono debole che sono forte per cristo”. Nella seconda corinzi scrive “è come se nella nostra carne, attraverso la nostra debolezza, si scolpisse la vita di cristo”. (guardare testi che ci ha mandato via mail) Il primo segno di avere a che fare con un cristiano è che il cristiano stesso ha coscienza di essere un peccatore, origine di tutti questi mali. Lo stesso Paolo nella prima lettera ai corinzi dice di sentirsi come un vaso di creta che porta in sé un grande tesoro (la creta è molto fragile e facilmente si può modellare, quindi è fragile ma comoda) → Noi siamo come vasi di creta che trasportano l’oro, l’oro della presenza di Dio. Dobbiamo raccogliere il fatto che un cristiano dovrebbe essere consapevole della sproporzione della propria umanità esposta al male e una parola potente che si comunica attraverso la propria umanità. Ma perché Dio ha corso questo rischio? Questa umanità che rischiava di sprecare questo oro e non trasmetterlo correttamente al mondo? Giussani dice che non si può avere nessun alibi per dire che non c’è il divino, soltanto accusando gli errori della chiesa. Il fatto che siano stati fatti degli errori non significa che non ci sia il divino. Niente potrà annullare il paradosso per cui il divino si comunica attraverso l’umano. Per capire ciò dobbiamo fare 3 passaggi: PRIMO: “L’attraverso” l’umano passa attraverso il temperamento e la mentalità di ogni singolo uomo→ l’umanità che Dio sceglie dei cristiani per comunicarsi al mondo influenza la modalità di espressione dello stesso messaggio cristiano, perché il messaggio cristiano valorizza il temperamento di ciascuno. Basta sfogliare la Bibbia per vedere che è composta da diversi libri e ciò significa che è composta da diverse sensibilità (es. abbiamo il qoelet e la sapienza messi vicini→ sono tutti e 2 libri sacri, parola di Dio, eppure sono diversissimi perché il primo è un libro molto triste; il secondo proclama la bellezza del creato, dell’uomo, dello studio della sapienza). Dio comunicandosi ha valorizzato di + il comportamento riflessivo del coelet e la gioia di vivere della sapienza. Quindi vediamo le diverse personalità nel modo di accostarsi a Gesù, così come nei Vangeli: ne abbiamo 4 con 4 personalità diverse→ Giovanni + contemplativo che fa prevalere l’amore, Luca + affettivo e fa prevalere la misericordia, Matteo sottolinea la storicità di Gesù, Marco + immediato, telegrafico. Ognuno, accostandosi allo stesso mistero, fa vibrare in sé le corde del proprio temperamento e fanno risaltare diversi tratti di quel mistero. ATTRAVERSO L’UMANO = dio si serve del temperamento di ogni persona per valorizzare una sfumatura della sua grazia. 1. osservazioni riguardo questi aspetti del temperamento: -Non giudichiamo mai la verità della chiesa dalla simpatia o antipatia che ci deriva da un temperamento (es. vado in chiesa perché mi piace come predica quel prete) → dobbiamo capire attraverso quel temperamento che ci può essere se è vero o no ciò che dice quella persona; non ci si può fermare al temperamento, ma dobbiamo chiederci che chiesa è, che valore ha quella chiesa di cui si parla. Bisogna guardare il VALORE che viene comunicato, non quanto dice una persona. Dobbiamo fare uno scarto: passare dal temperamento che quella persona ci suscita al valore di quello che quel temperamento comunica. -Stando così le cose, non c’è temperamento che non possa servire a comunicare la verità di Cristo→ c’è chi ha un temperamento più entusiasta, più profondo, più combattivo ma non c’è nessun aspetto dell’umano che non possa diventare espressione di questa verità. Ognuno di noi può comunicare un accento unico e inconfondibile. Giussani dice che persino il peccato può diventare occasione di vocazione→ pensiamo a San Paolo che faceva tantissimi viaggi pur di perseguitare i cristiani (era un uomo energico, quasi violento); una volta che si è convertito è diventato un missionario intrepido che continuava a combattere. Quel tratto del suo temperamento è diventato strumento di grazia. SECONDO: attraverso la libertà Io che ho questo temperamento, posso decidere se renderlo occasione della grazia o occasione di chiusura alla grazia. Pensiamo a Giuda, scelto da Gesù, che aveva un temperamento per cui faceva i conti in tasca a tutti. Se è stato 3 anni con Gesù vuol dire che del bene l’ha fatto; a un certo punto però ha reso questo suo temperamento non occasione per conoscere di + gesù, ma una chiusura. Quindi col proprio temperamento si può tradire il dono di grazia che è stato loro fatto, renderlo occasione per affermare sé stessi. Pensiamo alla pedofilia: cosa succede? Un uomo, che è un ministro di Dio o ha responsabilità nella chiesa, a un certo punto prende coscienza di aver pensato di commettere un errore e questo uomo prima di chiedere aiuto davanti a questo errore che stava per commettere, prima di chiedere perdono a dio (rispetto quell’errore che solo pensava), ha reso il ruolo di autorità educativa datogli dalla chiesa un punto di sfruttamento delle sue cattive intenzioni. Quindi non solo quest’uomo tradisce la chiesa, ma usa il proprio potere nella chiesa per affermare il suo errore (perché quei ragazzini mai si sarebbero avvicinati a lui se non fosse stato un ministro della chiesa). Papa Ratzinger fu il primo a lanciare l’allarme della pedofilia, dove non c’era solo un errore morale ma una crisi della trasmissione della fede, perché non solo sei un cattivo testimone di Dio, ma usi il tuo essere testimone per imporre un tuo male. Questo è il vero problema dell’attraverso l’umano, perché si passa sempre attraverso la libertà; libertà di ogni cristiano di decidere se chiedere perdono a dio per il proprio male e renderlo occasione di ulteriore testimonianza, oppure può rendere il suo essere cristiano l’occasione per portare avanti il proprio male. Facciamo ora un es. in positivo: alcuni collaboratori stretti della mafia siciliana che hanno partecipato all’uccisione di Rosario Livatino, giudice di Agrigento proclamato beato della chiesa. Questo uomo insegue Livatino e lo uccide; ha ricevuto l’ergastolo. Poi questo uomo ha capito, grazie a quell’errore, di come stesse andando la sua vita e si è convertito e ha chiesto perdono e chiederà perdono per tutto il resto della sua vita. Ha sbagliato, ma ha reso quell’errore occasione di testimonianza. Facciamo una considerazione rispetto a questo passaggio: quando guardiamo l’errore dei cristiani o di noi cristiani, prima di scandalizzarci e dire “vedi qui il male ha vinto”, dovremmo chiederci se c’è ancora spazio per la grazia, per una rinascita dietro questo male. Questo non vuol dire giustificare il male, ma capire se dietro quel male c’è ancora occasione di comunicare quel bene che dio vuole testimoniare attraverso l’umanità degli uomini. Nietzsche diceva che lui si sarebbe convertito se avesse visto la resurrezione stampata sul volto dei cristiani, ma incontrava cristiani sui quali vedeva solo la sofferenza per la morte di Gesù. Non è però un alibi questo per non chiedersi “dietro quel volto triste che vedo, c’è ancora lo spazio per la comunicazione di un bene?”. La vita del cristiano vive sempre in questa tensione tra 2 estremi opposti: il libertinismo (per cui si può fare tutto) e il moralismo (per cui chi non fa certe cose non può essere cristiano). Ogni volta dobbiamo andare oltre l’errore, per capire la strada del bene che da lì si può seguire. La chiesa è UNA REALTA’ VIVA, FATTA DI UOMINI VIVI, che sbagliano→ è attraverso ciò che passa un contenuto divino. I cristiani non si sono mai fermati davanti ai propri errori. Ora trattiamo questo tema: IL DIVINO ATTRAVERSO L’UMANO Articolo di Antonio Polito (che ci ha mandato via mail) → Polito si chiede, ma la chiesa quando parla? I cristiani quando parlano? Quando noi parliamo di chiesa pensiamo agli errori dei cristiani, alle grandi organizzazioni della chiesa (vaticano, parrocchie, …) ma noi pensiamo al problema della verità che la chiesa vuole annunciare? Per introdurci al tema di oggi, ovvero al divino che la chiesa vuole comunicare, questa verità davanti alla vita e alla morte, dobbiamo prima richiamare quelli che sono i problemi della vita, che ci fanno emergere la domanda “dov’è la verità?”. Quali sono quei luoghi della vita in cui sorge il problema della verità? Il problema del “che cosa è vero? Perché è successo questo?”. Questo problema emerge principalmente davanti a: -MORTE→ perché si muore? -Malattie -Ingiustizia subita -Guerra -Solitudine -Tradimento/fine dell’amore -Fallimento di un obiettivo Polito ci dice “i cristiani cosa hanno da dire davanti a questi perché che si chiede l’uomo?”. La chiesa ha raccolto le verità di Gesù all’interno di un testo, proposto a tutti i battezzati prima di accedere al vangelo→ questo concentrato di verità si chiama: IL CREDO. Gesù non ha scritto il credo ma in questo credo ci sono tutte le verità che rispondo ai grandi perché della vita, verità che la chiesa vuole comunicare. Potremmo sintetizzare la risposta a queste domande nei 2 grandi misteri della verità cristiana: -L’unità e la trinità di dio -Incarnazione, passione, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (NSGC) Le risposte che dà la chiesa sono adeguate, sono una via per rispondere ai grandi perché dell’uomo. Come rispondono queste 2 verità ai grandi perché della vita? -Unità e trinità di dio: ci dice di un dio che non è solo, ma che da sempre è comunione = rapporto tra padre, figlio e spirito santo→ è la comunione di un solo dio che fa essere tre. È possibile un amore in cui si è una sola cosa senza mai distaccarsi e alienarsi (grande rischio dell’amore). Questa è la risposta alla solitudine, a tutte le ingiustizie... qualsiasi forma di amore che ci fa penare potrò trovare un domani la comunione con dio. -Incarnazione, passione, morte e resurrezione di gesù: dio viveva la comunione bellissima in sé (padre, figlio e spirito santo) e ha voluto condividere questa condizione con noi. Quindi dio si è fatto uomo e ha voluto vivere ciò che viviamo noi (nascere, avere fame, amare, soffrire, essere tradito, morire di morte violenta). Poi Gesù resuscita, come a dire che non finisce tutto lì. Perché questa sarebbe una risposta ai perché dell’uomo? Perché per la chiesa non c’è aspetto della nostra vita che non può essere importante, cioè vissuto da dio. Quindi in dio noi possiamo trovare un senso a tutto, anche ciò che pensiamo non abbia senso. Come oggi si viene a contatto con questa verità? Attraverso la vita si trasmette la verità, vita fatta da gesti e parole e che incarna questa verità. La critica che si può fare a Polito è dire che se la chiesa non parla più della verità non è perché non si dice più che Gesù è risorto, ma il fatto che non si vive più questa vita dove si sperimenta che Gesù è risorto. La verità cristiana si comunica attraverso una vita ordinaria, fatta di gesti e parole. Giussani usa l’immagine della pressione osmotica: quando 2 sostanze sono messe in stretto contatto si contaminano, assumendo l’una le qualità dell’altra; così l’uomo che con le sue domande entra a contatto con la vita cristiana, non può non risentire l’eco di quelle risposte. Quindi il problema è che vita si vive all’interno delle comunità cristiane, se quella vita è sperimentabile o no. Come si chiama questa vita quotidiana nella comunità cristiana? MAGISTERO ORDINARIO→ magistero = ciò che si insegna; ordinario = quotidiano → è ciò che passa attraverso la vita. Questo magistero ordinario, cioè la vita che si vive nelle comunità, recupera la memoria di tutta la storia del cristianesimo. Leggono nel vangelo e comprendono meglio ciò che leggono in quanto allo stesso tempo lo stanno vivendo. Consideriamo che la chiesa è in continua crescita, la chiesa di oggi non è uguale alla chiesa di 2000 anni fa. La verità di dio nel tempo si è approfondita, si è sempre più sviluppata MA MAI contraddetta. Quando dobbiamo sviluppare nuovi aspetti di questa verità, l’autorità che può portare avanti la verità di questa vita sono I VESCOVI e IL PAPA. Il papa e i vescovi hanno 2 strumenti per intervenire a chiarire la verità della chiesa di fronte a problemi nuovi: -Concilio → ritrovo del papa insieme ad altri vescovi, discutono del problema e promulgano qualcosa di chiaro e definitivo che approfondisca questa verità. Ultimo concilio: vaticano II svolto a roma dal 1962 al 1965. Il primo concilio grosso è il concilio di Nicea del 325. -Il dogma→ riguarda alcuni interventi che il papa fa in modo personale su alcune verità che vanno chiarite. 3 dogmi approvati recentemente: 1. 1870 DOGMA DELL’INFALLIBILITA’ PAPALE (papa quando parla di materia di fede e morale lo fa dicendo sempre il vero); Il primo sacramento è il BATTESIMO→ indica la comunicazione della coscienza nuova (cristo attraverso le mani del sacerdote prende quella persona e gli dice “la mia vita ti appartiene”. Quella persona diventa figlio di dio). Quella persona non appartiene + a sé stessa o ai suoi genitori, ma a Dio. Tutti gli altri sacramenti indicano gesti concreti con cui la grazia santificante di dio entra nella vita dell’uomo. All’uomo capita di peccare e dimenticare la grazia ricevuta. Il SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE nasce per riportare quella coscienza che si è perduta (come cristo perdonava i peccati). C’è poi un terzo gesto che accompagna quotidianamente la vita che è L’EUCARISTIA→ Gesù ha istituito questo gesto nell’ultima cena prima di morire ed è stato compiuto poi settimanalmente dai cristiani come espressione della loro comunione. Serve per ricordare alla comunità cristiana che loro non stanno insieme per sé stessi, ma perché cristo li rende una sola cosa con loro, li rende uno (comunione) facendosi presente in mezzo a loro come fatto nell’ultima cena. È l'eucaristia che permette ai cristiani di essere corpo di cristo e non una comunità qualunque. L'eucaristia è il sacramento della comunione con cristo che si esprime con la comunione della comunità. Poi ci sono tantissimi altri gesti. Uno di questi è il MATRIMONIO, oppure c’è il sacramento dell’ORDINAZIONE (chi decide di consacrarsi alla vita della comunità; in questo caso la grazia di cristo usa l’intera vita di quelle persone per trasformarle, renderle strumento della sua presenza nel mondo), L’UNZIONE DEGLI INFERMI (riguarda l’aspetto della vita che è la decadenza, la corruzione, … il cristiano può vivere questo momento come penitenza per avvicinarsi a dio; il senso quindi è che anche il dolore può essere abbracciato dalla grazia di cristo). Anche la CRESIMA è un sacramento e ha valore di confermare il battesimo attraverso l’unzione dello spirito santo. Gli ortodossi la celebrano insieme al battesimo, mentre i cristiani dopo la prima comunione. Insomma è difficile capire dove collocarla ma di fatto è un avvio alla vita cristiana. Ciò che a noi interessa è il valore che questi sacramenti hanno di comunicazione efficace di quella grazia santificante che trasforma l’individuo. Come la nascita certifica che noi siamo in questo mondo, così anche i sacramenti hanno valore performativo = realizzano ciò che dicono. L’uomo che partecipa al sacramento ne esce trasformato dalla grazia santificante. Possiamo così rispondere a 3 questioni sui sacramenti: -Un sacramento non può mai essere vissuto individualmente, è sempre un gesto di tutta la comunità. -Perché sia realmente efficace nella vita dell’uomo, richiede sempre l’adesione della libertà della persona (non è qualcosa di magico, qualcosa che richiede la libertà). -Abbiamo una garanzia di dio che quando c’è comunità e libertà, dio è presente. Possiamo essere sicuri che dio interviene efficacemente quando c’è l’incontro tra comunità cristiana e la libertà dell’individuo. La messa mi da una certezza: lì si sta comunicando Dio. Il problema non è il sentimento che si prova a messa, ma la certezza che partecipando a quel rito (la messa) ho la consapevolezza che si manifesta dio. Esempio: Giussani racconta di questo contadino che fa parte di una cooperativa di contadini. C’è una raccolta di grano che va male, una rivolta e lui va a protestare in città. Arriva in città per chiedere un aumento dei salari e rimane sorpreso dall’immensità della città. Cerca il proprietario del latifondo e quando lo trova il contadino non ricorda più il suo discorso e rimane in silenzio. Ecco questa è la stessa reazione alla messa, perché anche se non si dice nulla o non si capisce tutto, si ha la consapevolezza di essere davanti al signore. Il sacramento dice Giussani che è il più grande gesto di preghiera. Preghiera = mettere sé stessi davanti a un Altro. Ci sono dei momenti in cui tu con chiarezza ti metti davanti all’Altro. Questi momenti sono i sacramenti. C’è una comunità da cui viene e in cui viene vissuto il battesimo. Se c’è questa comunità (espressa dai genitori del bambino e tutti coloro che lo educheranno) il battesimo ha valore perché fa parte di quell’educazione che viene data in regalo al bambino e che poi sarà accettata o no dal bambino. Il battesimo dei bambini ha senso se viene da una comunità che vuole educare cristianamente il figlio. Il secondo motivo per cui viene dato il battesimo al bambino è per stimolare la libertà del figlio, perché quel figlio possa usare la sua libertà davanti al dono che ha (che è la fede). Potremmo dire un’altra cosa: in fondo, questa grazia santificante che si comunica attraverso i sacramenti, in realtà non è altro che una profezia di come può essere tutta la vita del cristiano. Si riferisce al fatto che nel sacramento viene preso un elemento umano (es. il pane o i peccati delle persone) e questi atti vengono trasformati dentro una comunità dall’azione di cristo. Dopo quel momento, quella stessa materia non è più la stessa (i peccati sono perdonati; il pane e il vino diventano corpo e sangue). L’opera a cui ogni cristiano è chiamato è prendere la realtà di questo mondo e lasciare che dio la trasformi. C’è un segno che accompagna i sacramenti ed è il CENTUPLO→ si inizia a sperimentare un gusto per la vita di ogni giorno che non ci si sarebbe immaginati. Si può istituire un sacramento che dichiari che due persone dello stesso sesso possono stare insieme? È uno dei tanti temi che la chiesa in questi 2000 anni si è trovato a dover risolvere. Come la chiesa aiuta ad affrontare i problemi della storia? Prima di tutto dobbiamo capire quali sono i problemi → sono problemi che riguardano gli ambiti della vita in cui l’uomo è più intercettato nella sua dimensione religiosa; sono quei problemi che riguardano il lavoro, l’affettività, l’amore, la giustizia. Qual è quel modo di guardare le cose che non denuncia ma permette di educare? Il lavoro dell’uomo è quello di continuare a capire come quel pezzo di realtà che vivo partecipa al tutto. Davanti a questi problemi, qual è il grande contributo che dà la chiesa? È lo stesso che dava Gesù a questi problemi→ Gesù richiamava che al centro di tutto c’è il VALORE DELLA PERSONA che è inalienabile. La vita dell’uomo è sempre al centro. Ogni uomo vale uguale. L’uomo ha un senso religioso che vale + di ogni altra cosa al mondo perché è il punto sintetico della sua persona. L’uomo ama, lavora, fa giustizia perché in tutte queste cose si esprime il suo senso religioso, la sua ricerca di dio. L’uomo trova il suo centro nella sua religiosità. Il compito della chiesa, quindi, se vuole essere lo stesso di Gesù deve essere quello di educare al senso religioso, cioè cercare di richiamare agli uomini che la consistenza di tutto sta nella religiosità. Solo attraverso questo senso di religiosità si superano i problemi. Quindi la chiesa richiama alla CENTRALITA’ DEL SENSO RELIGIOSO come punto di giudizio della persona in ogni circostanza storica. Cosa non fa la chiesa? La chiesa non si sostituisce all’uomo nella soluzione di problemi. La chiesa provoca gli uomini a prendere delle posizioni indicando i criteri con cui giudicare, ovvero attraverso quella religiosità. Questa provocazione che la chiesa fa all’uomo mette quest’ultimo nella posizione più facilitante per risolvere i problemi. L’indicazione della chiesa aiuta l’uomo a risolvere i problemi, nonostante non dica all’uomo esplicitamente la scelta giusta da fare. La chiesa richiama continuamente l’uomo al suo rapporto con Dio ed è proprio questo rapporto che aiuta ad essere + equilibrati nella soluzione dei problemi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved