Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Teologia II, prof. BANNA, Dispense di Teologia II

Dispensa completa, corso di teologia II con professor Banna, Università cattolica del sacro cuore (MI)

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 11/01/2024

chiara.cq
chiara.cq 🇮🇹

4.4

(15)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Teologia II, prof. BANNA e più Dispense in PDF di Teologia II solo su Docsity! TEOLOGIA 2 BANNA INDICE DEL CORSO 7/10/21 Se G descrive l’uomo in questo modo dicendo che la sua dignità è questa, quale sarà la dignità dell’uomo e dove l’uomo può trovare la felicità? Cosa rende veramente felice e degno di questa unicità l’uomo? G dice la felicità non può venire dal guadagnare il mondo intero, è un’illusione. Ma nel momento in cui avevano tutto si accorgevano che erano schiavi, non mi fa uscire dal cerchio, allora quale può essere la felicità? Cosa può dare la felicità se non può dare il mondo intero? Ipotesi: - la felicità/ guadagnare se stessi deve essere dato da quella X, ma l’uomo come può prendere la felicità da lì? Quindi la felicità potrebbe come prima ipotesi darsi la morte. Allora noi rinunciamo a Tutto. Ma ciò non tiene perché contraddice il valore unico della persona, ma la vita ci è stata donata da D. la felicità dell’uomo non viene dalla rinuncia del mondo per conoscere D. allora da dove può venire la felicità? Cosa sarà la felicità? È qualcosa che ci permette di essere noi stessi qualsiasi cosa ci capiti, ma nel mondo. l’ideale della felicità dell’uomo sarebbe poter usare di tutto quindi in connessione con tutto, ma perché il tutto è in funzione della conoscenza della X. Quanto più l’uomo si serve di tutto per arrivare a D tanto più l’uomo è se stesso, la sto vivendo solo io e quando succede ciò io sono felice. La felicità è servirsi di tutto in quel rapporto alla X che è mistero. Questo realizza l’uomo in modo unico e irripetibile. Ciò lo diciamo perché lui parla così di sé. G parla di se e del rapporto con le cose in questo modo. G ha capito che la sua felicità stava nel servire il tutto in rapporto a D. persino G di sé a fatto così. G,12  G parla con i discepoli: è venuta l’ora che il figlio dell’uomo sia (?)  la felicità non la si raggiunge senza morire (?) si tratta di un’esclusione in rapporto dal mondo. G dice che per il fatto che noi viviamo, noi spendiamo la vita e gli istanti che spendiamo no ritorneranno più. Ma per chi lo hai speso? Allora G dice, la devi spendere ma non per il mondo e la conserverai per la vita eterna se non la si è vissuta (?) mi spendo per la felicità, ma questo spendermi è per conoscere di più il padre. II Matteo il brano parla di una rinuncia apparente (?)Noi ci sentiamo noi stessi/ felici/ unici quando qualcuno lo ha detto, in quel momento avete presentito la verità, ma la cosa/ affermazione che emerge nella storia. Finché ci saranno altri che daranno la vita per questa credenza allora tutto continuerà. Offrendo la vita al padre, lui afferma la sua felicità. Finché ci saranno uomini così questa concezione sarà affermata in un luogo che dicono l’opposto. Qual è la tentazione che l’uomo può vivere? Pensare che tutto sia al suo servizio, il problema è questo studio che faccio come serve più a me, in modo egoistico. Questa tentazione di pensare che il tutto deve essere in funzione di sé, ognuno è un utile servo di questo mondo. con i telefoni tutto è al mio servizio, almeno io credo così ma in realtà è una finzione. Io entro in rapporto con tutto ma in realtà mi rapporto con D.  storia del peccato originale. La tentazione, non chiedersi davanti a un desiderio che uno ha, che cosa centra il grande disegno, ma come tutto sia in rapporto a me. Questa forza centripeta (?) . san Paolo cap.5 e nel cap. 7 lui dice che trova una legge che quando vuole fare il bene, il male è accanto a me e combatte contro la legge della mia ragione? Ci sono due leggi dell’uomo: - dominante: servire/ amare tutto in rapporto con la X. La legge è sacrificarsi per il tutto. E contro un’altra legge che vorrebbe ordinare tutto a noi. Chi ci permette di dare la vita al posto di quell’uomo? La X deve essere più concreta del mio Che strumenti abbiamo per rapportarci al tutto? Che strumenti abbiamo per conoscere tutto? ISTINTOè quel complesso di cui ognuno di noi è dotato in un modo unico e personale, è il modo unico e concreto con cui si esprime il cuore. L’istinto si esprime anche nel senso del piacere, repulsione di certe esperienze. Allora assecondare quell’istinto è la prima via per la felicità. se uno non dorme, non è felice, non sta bene. L’uomo deve afferrare, possedere, gustare è una cosa impagabile; la stessa dinamica per l’istinto è una via per arrivare al tutto. Assecondare la passione e i tratti che caratterizzano te ed altri. Ma la paura dell’istinto c’è perché secondo alcuni l’istinto è da reprimere e contenere, ma G dice che l’istinto è da ordinare allo scopo. Ma per il tutto in quel momento ciò che mi fa più felice è più utile in rapporto al tutto. Questa valutazione non ha castrato l’istinto ma ha sostenuto il suo scopo. Quella che poteva essere un’occasione di felicità diventa un’occasione sprecata. La tentazione tra assecondare l’istinto come ultima parola su tutto. Gli istinti rimangono con noi e le occasioni aumentano. Oggi non è azzeccare la risposta giusta lo scopo, il problema è che non si riconoscono gli errori come ordinati allo scopo. Non avere la pretesa che con uno scoccio di dita noi ritroviamo la felicità. Sapendo che la libertà è esposta al fraintendimento, cosa ci può permettere di amare il tutto, cosa ci può permettere ogni volta di riaprire il cammino alla felicità? si può descrivere la libertà dell’uomo come un cammino verso quel tutto verso l’infinito. Il cammino della libertà dell’uomo è capire come tutto lo porti a conoscere l’infinito. Questa via passa attraverso gli istinti. Appena nasciamo piangiamo e ci acquieta la mamma, essa è la felicità di quel bambino. Ma solo per quel momento e il baby cresce e la mamma non basta più. Così scopriamo che in rapporto con tutto le cose con cui ci impattiamo non sono tutto. Il baby inizia a mangiare, chiamarla per nome e fare capricci. La mamma c’è, la famiglia è essenziale, ma se non ha la bici lui piange. A Natale arriva la bici e il baby è felice? Si e no, perché essa è la strada verso la felicità ma non è l’infinito del baby. Capisce che la bici non è tutto, il baby andrà avanti e inizia a notare soggetti like girls e lui si preoccupa di cosa lei pensa e così per lui quella ragazza è la felicità? sì in quel momento. Il baby non può comandare il suo innamoramento. [Baby cerca di portare tutto in funzione di sé] perché la ragazza è la felicità? capiamo quella ragazza in che rapporto sta con l’infinito. Per capire ciò devo essere rispettoso, paziente ecc. questa è la strada per la felicità: ogni cosa che incontriamo si approcci all’infinito. Tutto va messo in ordine per compiere ogni processo. A volte subentrano desideri che non sono sbagliati ma vanno ordinati. Il problema della libertà si trova nella scelta: tra qualcosa che ci attira di più e qualcosa che ci attira di meno. Quando si deve decidere scelgo chi mi porta a guardare di più l’infinito. Padre C aveva davanti la sua sopravvivenza o quella dell’uomo e lui ha deciso di quella dell’uomo. L’uomo secondo cristo è una persona (ha un valore unico perché è creata, cioè rispettavano l’oggetto della storia. Questo metodo valorizza anche gli altri due, perché stando nella chiesa nasce il desiderio di trovare cose storiche nella chiesa e mi viene da conoscere come erano le cose nel passato. stare in rapporto con la realtà viva provoca maggiormente la mia interiorità. Perché G decide di fidarsi degli uomini? d nel modo di rivelarsi non ha mai voluto darci una prova schiacciante, D ha un modo di mostrarsi, corteggiando la sua libertà e rischiando che l’uomo non gli credesse/ lo mettesse in croce. Questo è il metodo di D: parlare della libertà dell’uomo parlando con un uomo. Ma noi viviamo in un mondo in cui c’è una concezione della ragione e del sentimento, per cui crediamo che sia più vero un dio che ci tolga la nostra libertà. Cap. 17 del vangelo di Giovanni  Gv 17,18-21 Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo (i suoi discepoli); 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. 20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.  ha stabilito che noi crediamo a lui, mediante la parola che hanno dato i discepoli. Lo scopo della chiesa è che questi uomini siano in noi, perché il mondo creda che G sia stato mandato da D. questi a cui io mi accosto (chiesa, oratorio ecc.) mi fanno conoscere come G mandato dal padre? Ci sono altri criteri e si capisce che questo è lo stato della chiesa durante la conversione di Paolo .  At 9,3-5 E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?". Lui ha perseguitato i cristiani e perseguitando Stefano ha perseguitato G . i cristiani sono il popolo di C. 5Rispose: “Chi sei, o Signore?”. Ed egli: “Io sono Gesù, che tu perséguiti!”.  la conferma è la lettera scritta da Giovanni, dove lui dice: 1Gv 1,1-4 - 1 Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - 2la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. = ecco la coscienza di Giovanni. Lui è una sola cosa con ciò che ha visto, toccato e veduto, io sono tramite per farlo incontrare. Il terzo metodo dice che è l’incontro con chi si proclama discepolo di Gesù, arrivare a credere e conoscere le prove. Ultima conseguenza: questo terzo metodo, valorizza anche gli altri due, l’incontro con la chiesa e i cristiani valorizza di più la prova storica e l’esistenza interiore, perché una persona che frequenta con lealtà una chiesa non ha bisogno di far chiarezza sui propri errori. All’interno della chiesa stessa nel 4 secolo è emersa la prova storica. Ma anche prima i cristiani hanno voluto delle prove e di mettere per iscritto i chiarimenti sulla vita di G. questo perché la fede deve trovare prove storiche. Se noi mettiamo in dubbio l’esistenza di G, perché la fede non è nemica della storia. Io credo e proprio questa esperienza mi spinge a verificare se è vero che è risorto e esistito. Questo metodo valorizza l’interiorità. Ci sono i mistici dentro la chiesa. L’aver ancorato entrambi i metodi nella loro valenza positiva permette di evitare un corto circuito che spesso si viene a creare tra razionalismo ed esperienza mistica: spesso si ritrova in persone severe e razionalistiche nell’aspetto scientifico e poi nella vita privata davanti all’emozione. Divisione per queste persone: cristo della ragione e cristo della salvezza. Questo corto circuito è evitato dall’appartenenza a un popolo, che armonizza nell’usare sia la ragione storica che l’esperienza interiore. 21/10/2021 Fede è un fatto personale ed interiore e che vive di illuminazione. metodo ortodosso-cattolico Come ci accostiamo alla chiesa e capiamo se quello che la chiesa dice è vero o no > prendiamo la parte storica: all’inizio quali erano le tre caratteristiche di questa realtà; > metodo più teologico/dogmatico vedrà i fattori costituivi della chiesa: umano e divino (oo alla dottrina della chiesa); > verifica esistenziale che ogni uomo che si accosta alla realtà della chiesa per dire se è vero o no (recupererà di più il secondo metodo). Quando G fonda la sua chiesa? Istituzione che sorge in memoria di G. i discepoli si disperdono a parte Giovanni e alcune donne. Tommaso davanti a quella morte a paura ed è dubbioso di quella storia. I discepoli hanno detto che erano discepoli di G e che sono stati delusi. La chiesa dalla morte di G non può essere fondata. intorno al II sec dc Frontone scrive: Frontone, Discorso contro i cristiani «Non hanno timore di morire: una falsa speranza consola il loro timore promettendo consolazioni su una rinascita della vita. […]. Si conoscono fra sé con segni e distintivi segreti e s’amano di reciproco affetto praticamente prima ancora di conoscersi: ovunque fra loro serpeggia una specie di religione del piacere e senza distinzione si chiamano fratelli e sorelle, cosicché anche il normale amplesso si trasforma, mediante il sacro appellativo, in incesto».  il dato di fatto è che nel 130dc i cristiani ci sono e vediamo un ollegamento con: At 2,42-46 «Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati».  il dato di fatto è che i cristiani c’erano dopo la morte di G e perché i cristiani c’erano e stavano insieme? Guardiamo le fonti. Perché stavano insieme? Prendiamo una fonte ebraica e ci dice: Talmud: «Rientrato in patria Gesù si dette a traviare il popolo con la magia. Perciò fu arrestato e processato. Giudicato reo di morte, prima che si eseguisse la sentenza, si attese quaranta giorni durante i quali un araldo invitava la gente ad esporre un qualunque motivo di difesa a favore del condannato; non essendo avanzata alcuna difesa, il condannato fu appeso al patibolo della città di Lydda il giorno della preparazione della Pasqua».  si da una versione della vita di G. ci dice che lui faceva miracoli per magia, che fu condannato e processato prima, poi ci dice che tra il processo e la morte passano 40 giorni, in cui un araldo chiedeva se qualcuno aveva delle spiegazioni a favore di G. Ma nei vangeli dopo 40 giorni lui risorge. Il dato comune sono i 40 giorni, quindi qualcosa è successo nei 40 giorni, per i cristiani è che prima erano dispersi e ora sono insieme. Quindi la chiesa nasce con la resurrezione di G secondo i cristiani. La morte non sarebbe stata una ragione sufficiente, perché era la cosa più infamante che poteva accadere in quei giorni. Il più grande miracolo di Gesù: la resurrezione. Essa per i cristiani vuol dire che G è Dio. Ciò lo troviamo nella testimonianza pagana e una cristiana: Plinio , Epist. 10,96: «Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell’esser soliti riunirsi prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio (anche loro lo reputano come tale), e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò, avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente per prendere un cibo, ad ogni modo comune e innocente. […]. Non ho trovato null’altro al di fuori di una superstizione balorda e smodata».  si uniscono sottolineando il riconoscimento che G è D e in più dice anche che tra i cristiani che G è vivo, cioè è presente in mezzo a loro, proprio come aveva promesso. La chiesa nasce dalla resurrezione di G nella coscienza che G è dio ed è presente in mezzo ai cristiani, così essi si sentono portatori e hanno una missione chiara: rendere presente G nel mondo. At 2,22-24.29-41 «“Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, 23 consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l'avete crocifisso e l'avete ucciso. (Pietro non ha paura di dire che G è morto in croce con quella morte infamante. Ma non per colpa vostra, ma perché era un disegno di D) 24 Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. […]. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. 30 Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, 31 previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione. 32 Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. (ecco chi è la chiesa, i testimoni) 33 Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. (vedevano il cambiamento di Pietro, vedono il duo coraggio ed è frutto dello spirito santo) 34 Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, 35 finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi. 36 Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso". (allora questi uomini si sentivano trafiggere il cuore) 37 All'udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?". 38 E Pietro disse loro: "Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. (potete prendere lo spirito santo se vi convertite e battezzate + G è vivo e quelli che si convertono per credere hanno il cambiamento di Pietro) 39 Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro". 40 Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: "Salvatevi da questa generazione perversa!". 41 Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone». Quali sono gli elementi che caratterizzavano la prima comunità cristiana? > Per i primi tre secoli della Chiesa non si mostra la croce, perché era ancora un simbolo infamante. > celebrazione dell’eucaristia > la carità > il battesimo: ingresso nella comunità > annuncio di G > la preghiera > alieni dal mondo politico > coraggio/ certezza nell’annunciare la fede > sono una comunità; sono una realtà sociologicamente identificabile. I cristiani hanno una forza/coraggio/ vigore nell’annunciare che viene da G vivo, una forza divina e li rende certi e in un certo momento c’è una vita tra di loro con coraggio e queste cose strutturano il loro modo di stare assieme.  se non trovo degli elementi non posso dire di essere davanti a una comunità e non incontro la chiesa: 1- incontro la chiesa 2- loro affermano di dire queste cose perché sono stati investiti da una forza dall’alto 3- nuovo tipo di vita. At 5,12 «Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; 13 nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava».  i discepoli si trovavano al portico di Salomone e questo significa che chi era stato raggiunto dalla notizia di G vivo, tende a trovarsi insieme. È un fenomeno sociale che accade spesso. Il primo dato è che i cristiani li si riconosceva. Nel II sec dc c’è Clemente di Roma viene a sapere dall’annuncio di G. e gli dicono di andare a Gerusalemme e di cercare Pietro. Sapevano chi erano anche se non lì si frequentava. Ma per cosa sono riconoscibili? > hanno una morale comune > hanno dei riti in comune > chiunque segua Cristo, non c’erano distinzioni a livello sociale, politico ed etnico. Non hanno particolari fisici o sociali per riconoscerli se non per il fatto che hanno riti in comune e una morale. Testimonianza: Didaché 9,4;10,5 «Come questo pane spezzato era disseminato sui monti e raccolto è diventato una cosa sola, così si raccolga la tua chiesa dai confini della terra nel tuo regno. […]. Ricordati, Signore, della tua chiesa, per liberarla da ogni male e renderla perfetta nel tuo amore. Raccoglila dai quattro venti, [santificata] nel tuo regno che hai preparato per lei, perché tua è la potenza e la gloria nei secoli».  i cristiani sono identificabili, ma ciò è positivo o negativo? Positiva perché sono incontrabili, ma il negativo è che questo è discriminatorio, è l’accusa che si fa anche agli ebrei. Perché G ha deciso quelli come e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: “Che cosa significa questo?”. Altri invece li deridevano e dicevano: “Si sono ubriacati di vino dolce”.  davanti ad alcuni cristiani ci sono persone strane e particolari, esse dicono che il cambiamento è legato allo spirito santo. Gli aspetti più percepibili di questo cambiamento? Alcuni cambiano anche il nome e non si sentono più la stessa persona. San Paolo dirà “non sono più io ma Cristo vive in me”. Il sigillo significa che è qualcosa che ti cambia il carattere, è un pezzo di metallo, ma quando un imprimo un sigillo sul metallo, quello diventa moneta, perché la sostanza è la stessa ma cambia la natura di quella cosa. Così i cristiani vedono l’azione dello spirito come un sigillo che ti segna e ti cambia definitivamente. Un secondo segno è legato al fatto che riguarda tutti gli ambiti della vita. Quando sono cambiati nel profondo, se lo portano addosso sempre. Questa esperienza viene definita da G come centuplo, cioè i cristiani dicono di vivere come tutti gli uomini ma molto più profondamente di prima. Paolo di Tarso fa il commerciante di tende ma, nonostante ciò, amano molto di più, perché hanno una forza nel profondo; le scritture che studiavano spalancano la loro profondità. Questa è la posta in gioco che i cristiani proclamano la forza in loro stessi. I cristiani soffrono e piangono molto di più, perché c’è una percezione del dolore che è molto più profonda e tutta l’umanità che si sviluppa e non solo alcuni aspetti. La terza cosa che comporta questo cambiamento è il fatto che i cristiani non si tengono per se l’origine di questo gusto e lo annunciano. Quando a Pietro chiedono “vi siete ubriacati di prima mattina?” Pietro risponde “ve lo annuncio, se volete siete in tempo per convertirvi”, non temono la morte, la condanna e lo annunciano così che anche gli altri siano in comunione con loro. Quarto: per imporsi questa testimonianza lo annunciano con la loro vita, la loro parola e alcuni segni portentosi cioè s’intende miracoli: At 5,12-16 «Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti».  compivano segni e prodigi come guarigioni da malattie e liberazioni da spiriti impuri (azioni demoniache), ma c’è da dire che all’inizio della chiesa quando erano un gruppo di seguaci del crocifisso, la vita dei primi cristiani era accompagnata dal cambiamento, coraggio e miracoli, che colpivano la gente più bisognosa. Però riguardo ai miracoli, la gente non credeva per i miracoli, perché c’era gente che davanti al miracolo rimaneva scettica. il miracolo è visto anche come un potere negativo, hai la magia nera. Compiendo il miracolo non si glorificano gli uomini ma per suscitare la fede in D. I cristiani si distinguono nel mondo antico per far spegnere gli oracoli. Plutarco ne parla, e con la diffusione del cristianesimo tutti questi luoghi perdono energia. Quindi questi segni e prodigi che ci sono ancora oggi, hanno finalità schiaccianti che interloquiscono con la libertà. Il compito del miracolo è suscitare la fede. Da questi segni San Paolo chiama i criteri della potenza e dello spirito santo. Da cosa si può riconoscere che C è potente? Dalla prova della potenza e dello spirito. Vedo una potenza, qualcosa di attraente e riconosco che questa potenza viene dallo spirto santo. Di fatto “Lessing” (illuminista) dice “io crederei ai cristiani se vedessi la prova dei miracoli, ma ora non ne vedo più”  ma la potenza più grande che si poteva vedere con G era la potenza dei cuori che cambiano, perché sono sempre loro stessi ma vivono la loro vita 100 volte di più. È da cercare ancora oggi nella Chiesa, potenza di umanità/ convinzione, gente che non si vergogna di essere cristiana. Sono cambiati perché ricevono lo spirito santo. Si può riassumere questo argomento della forza dall’alto come una potenza di umanità generata dallo spirito santo. Questo è un criterio importante. Dicono che questa forse giunge a loro dallo spirito santo. Il problema non è la potenza di umanità ma la potenza di umanità generata dallo spirito santo. Questi uomini che vivono insieme esprimono una forma di vita: che chiamiamo comunione e così è definito negli atti degli apostoli, la struttura di vita delle comunità cristiane. Con comunione (Koinos: in greco significa ciò che è comune) mi viene in mente l’eucaristia, la condivisione dei beni, spiritualità (cioè la fraternità, anche tra due persone tra uomo e donna). Interessante è che per comunione il significato originale era di condivisione materiale. I cristiani partono da questo aspetto di condivisone materiale, es: persone sfuggite al disastro aereo e quella è la base, ma i cristiani cosa condividevano e avevano in comune? Perché condividono la fede in Dio e il contenuto di questa fede è che D ha scelto loro per rivelarsi a tutti, D abita in mezzo a loro, perché gli ha cambiati e gli ha messi insieme. Insieme quando si trovano si sentono una comunità, una comunione, perché D gli ha scelti e gli ha cambiati. 04/11/2021 1)La chiesa è un fattore sociologicamente identificabile. 2) forza dall’alto 3) nuovo tipo di vita comunione  i cristiani erano messi insieme soprattutto nel senso soggettivo. L’uomo cresce in comunione con gli altri: famiglia, compagni di studio, uscita del sabato sera, amici del posto, superiori => dicono la nostra condivisione con le altre persone. La comunione che 2021 anni fa i cristiani vivevano era: la fede in D che comporta una missione (= raggiungere tutti). quali erano le caratteristiche di questa koinonia? [paragonare gli elementi di appartenenza dei cristiani con i nostri gruppi oggi] erano insieme ma non erano tutti uguali c’era un amministratore, c’era qualcuno che prendeva l’iniziativa, stava davanti agli altri, li curava ed emergono dei ruoli principali. Ignazio di Antiochia (?-108), Lettera ai Romani 1,1 «Ignazio, Teoforo, a colei che ha ricevuto misericordia nella magnificenza del Padre altissimo e di Gesù Cristo suo unico figlio, la Chiesa amata e illuminata nella volontà di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carità di Gesù Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede alla carità, che porta la legge di Cristo e il nome del Padre»  la chiesa di Roma già intorno al 110 dc. Vede la chiesa che presiede nella carità, cioè custodisce le chiese. Perché proprio Roma? Perché era la Chiesa chiamata alla guida delle altre chiese e Pietro è morto a Roma e ha ricevuto l’incarico di essere il leader del gruppo. Mt 16,18-19 «E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».  mettere in contatto/assicurare che D è tra di loro. Il leader è quello che tiene unito, assicura questa koinonia e lo fa: indicando e riconoscendo la presenza del signore nella carità; perché indica la presenza che tiene insieme i cristiani. Qual è il riscontro di questa autorità? Si vedono tante realtà diverse e all’interno della realtà tutti tendono a vivere una sola cosa. L’autorità non si impone sugli altri ma permette la pace. Nei gruppi tra amici, la rovina solitamente è legata a fattori affettivi, di potere e economico. Per questo Ignazio scrive nel primo testo: Ignazio di Antiochia (?-608), Lettera agli Efesini 5,1 «vi stimo più beati se state uniti al vescovo come la Chiesa lo è a Gesù Cristo e Gesù Cristo al Padre perché tutte le cose siano concordi nell’unità»  non far prevalere l’opinione del vescovo, ma attaccarsi al vescovo perché così lui mi può attaccare a G e così lo farà con il Padre. L’autorità presente nella chiesa è per la carità. I cristiani hanno i riti e questi dicono la nostra identità di gruppo. C’è il rito della comunione che contraddistingue i cristiani. Il cuore dell’eucaristia è ripetere tra ciò che è accaduto tra G e i discepoli durante l’ultima cena. I cristiani ripetono questo rito e ha una particolarità: nel rito si rende presente il loro signore. Noi possiamo fare un rito dove il contenuto del rito è dato da noi stessi. Mentre il contenuto del rito è che quel signore che ci mette assieme si fa presente e si dona a noi: come diceva Paolo nella prima lettera ai corinzi “noi mangiamo lo stesso pane e diventiamo un'unica persona”. Giustino (100-165), Apologia 65,1-66,1;67,3-7 LXV. 1. Noi allora, dopo aver così lavato chi è divenuto credente e ha aderito, lo conduciamo presso quelli che chiamiamo fratelli, dove essi si trovano radunati, per pregare insieme fervidamente, sia per noi stessi, sia per l'illuminato, sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna. 2. Finite le preghiere, ci salutiamo l’un l’altro con un bacio. 3. Poi al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino temperato; egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie per essere stati fatti degni da Lui di questi doni.  prima la pace poi il rito eucaristico 4. Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: "Amen". La parola "Amen" in lingua ebraica significa "sia". 5. Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l'acqua consacrati e ne portano agli assenti. LXVI. - 1. Questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato.  rito chiuso e partecipa solo chi crede […] 3. E nel giorno chiamato "del Sole" (domenica) ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo consente. 27 4. Poi, quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi. 5. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere; e, come abbiamo detto, terminata la preghiera, vengono portati pane, vino ed acqua, ed il preposto, nello stesso modo, secondo le sue capacità, innalza preghiere e rendimenti di grazie, ed il popolo acclama dicendo: "Amen". Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli alimenti consacrati, ed attraverso i diaconi se ne manda agli assenti. 6. I facoltosi (i ricchi), e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno.  Autorità per la carità. Si raccolgono i soldi per i bisognosi della comunità 7. Ci raccogliamo tutti insieme nel giorno del Sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti.  agape: amore. Le persone dopo la messa si fermano e dialogano, mentre in Italia non succede questo. Paolo parla di ipocrisia, perché i ricchi mangiavano e i poveri non ne avevano abbastanza e quindi dice che si dovrebbe condividere. Il terzo fattore è che tutti i gruppi prima o poi vivono una debolezza, che è anche la forza del gruppo. Il limite e la forza del gruppo è la chiusura, ogni volta si avverte il bisogno di chiudere per identificare e selezionare, l’uomo ha bisogno di certezze per chiudersi. Il gruppo di comunione non è chiuso su se stesso, ma è dominato da un ideale missionario; i cristiani annunciavano e coinvolgevano erano aperti all’inclusione. Questo conferma l’idea di G, perché egli ha scelto quelli per arrivare a tutti. [questa è la differenza tra gruppo umano e cristiano]. La missione non nasce da un impeto di generosità, ma da un bisogno di un cristiano e della sua fede che può abbracciare tutti. Per quanto il pensiero possa essere aperto, prima o poi devi mettere dei limiti, perché poi per esempio se non ti vaccini tu poi diventi il nemico; quindi si arriverà poi a un punto in cui non si sarà liberi. Cosa ci permette di essere aperti a tutti? dove io ti accolgo per prima cosa come persona? Chi ci ha messo insieme è G ed è morto per affermare la libertà delle persone che lo hanno messo in croce. Ha mostrato a far bene a fare così perché è risorto. Ha mostrato che D ama di più le persone che i pensieri. Esempio del 40 dc: Paolo di Tarso = persecutore dei cristiani. Lui è stato raggiunto dall’abbraccio di Cristo. È un gruppo aperto a tutti. Con la scomunica io scomunico il tuo pensiero, tu poi farlo ma non nel contesto cristiano, perché non assicuri la carità tra le persone. II PARTE I cristiani tendono a mettere in comune tutto. I più abbienti della comunità aiutavano i più bisognosi: poveri, orfani ecc. è una cosa che accade in qualsiasi gruppo. I cristiani tendono a dare tutto è una comunione dei beni tipica. È una tensione ideale ammettere tutto. Il cristianesimo, di conseguenza in questa idea c’entra con l’economia. Ovviamente non è un’esclusività propria. Il bene più grande che noi abbiamo è l’energia di ragione e la disponibilità di tempo. Per i cristiani la priorità l’aveva questa comunione. 2Cor 9,7 «Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia».  Paolo dice “siamo chiamati a dare tutto, se subito o a poco a poco” questo perché siamo noi a dover decidere quanto dare + si vede che lo hai fatto in coscienza se lo hai fatto con Entrando nel merito della lezione, analizzando la parte teologica. Obiezioni che nascono sulla chiesa-> la ricchezza della chiesa, l’unicità della chiesa cristiana, abusi, libertà di voto (vietò di votare il partito comunista), le crociate, scienza (es. Galileo e le teorie evoluzionistiche), orientamento di genere, sessismo ( i preti sono solo uomini e il potere è nelle mani degli uomini), divisioni interne tra gli stessi cristiani, aborti ed eutanasia. San Paolo disse ai corinzi: «Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza (San paolo e consapevole dei suoi limiti specialmente di non essere un eccellente oratore) . Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio» (Cor 2,1.3-5) Incalza dicendo: «Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo » (2Cor 4,7-10). San paolo risponde alle nostre obiezioni dicendo: 1. La chiesa è fatta di uomini limitati -> che è vero che tutti i limiti che noi riscontriamo sono veri, è vero che siamo vasi di creta: la chiesa è formata da uomini limitati 2. Coscienza spropone-> Questo limite non è l’alibi della giustificazione ma acuisce il limite/ la coscienza della sproporzione di ciò che si è e si comunica. Tanto è più è cosciente della sua limitatezza umana, tanto più non rinuncia a dire che il divino si sta manifestando attraverso la sua debolezza: questo è ciò che scandalizza. Nella fragilità si comunica la divinità. Nel libro, Giussani fa un esempio significativo: nella pozza di fango c’è oro. Quanto sono disposta a sporcarmi le mani pur di arrivare all’oro (divino)? VITA LIMITATA? Temperamento-> Il veicolo umano fa risuonare una certa tonalità del contenuto. È attraverso quel temperamento che si manifesta la fede in Dio, e non “nonostante quel”. In una comunità ci sono stante persone diverse, ognuna con un temperamento diverso, pretesa È la presenza di tanti temperamenti che fa sì che il temperamento sia fattore di comunicazione con il divino, poiché ognuno con un temperamento diverso mette il suo temperamento a servizio, di una tonalità del divinino. Libertà->Questo gesto che ognuno compie secondo il suo temperamento limitato, è strumento di libertà od obiezione? Mel momento in cui quel limite non è reso uno strumento diventa obiezione. Il grande dono che è la comunicazione del divino e la verità che viene comunicata ai cristiani; è affidata sempre alla libertà dell’uomo; il quale, nella sua libertà può decidere se assecondarla o bloccarla (cit. San Paolo). Sappiamo come questa libertà sia drammatica. La verità ha deciso di passare prima per delle tentazioni. Anche Gesù ha fatto questa esperienza nel deserto, quando incontrò il diavolo, il quale gli propose potere(adorazione delle genti di Gerusalemme-> usura), cibo(pane), pur sfidando Dio non sarebbe caduto mai(schiera di angeli pronti a salvarlo). Paolo lo dice, siamo fatti di creta. Il rischio di cadere nello scandalo è quando non riconosciamo di sbagliare, di essere limitati, non confessiamo i nostri peccati ed il permanere in questi errori, utilizzando il nome delle Chiesa. L’errore è di quella persona o del messaggio che mi comunica. Di fronte a questi errori dobbiamo evitare due rischi molto diffusi nel mondo odierno: - giustificazione - la rassegnazione/disperazione davanti all’errore, ovvero impegnare l’umanità per capire se c’è qualcosa di vero in questi errori  lo scopo è capire se il vero si comunica o no  quando una persona comunica qualcosa lo faceva perché ci credeva o per perseguire un fine? Cultura-> Nel momento in cui decidiamo di intraprendere questo impegno esistenziale per capire se c’è del vero attraverso questi limiti che vedo nelle persone, qualora non siano diventati un’obiezione completa alla comunicazione della verità; devo tenere conto del contesto culturale in cui il messaggio si comunica. Se Dio comunica con l’umanità, deve attenersi ai condizionamenti scientifici e culturali del tempo corrispondente. Nel momento in cui Dio comunicò per mezzo di Gesù, quest’ultimo lo fece con i mezzi giusti per il tempo. Quando parlava del matrimonio disse semplicemente “in principio non fu così: maschio e femmina li creò”. Oppure San Paolo, in una lettera a Finemone, scrive di trattare il servo come un figlio lo schiavo. S. Paolo né condanna né giustifica la schiavitù. Gesù parlando della legge giudaica ( come qualcosa da comprendere intelligentemente), stimolò i fedeli a studiarle con criticità e attenzione. È importante che il messaggio sia letto in base al periodo storico in cui è stato tramesso e così facendo si può leggere/ascoltare qualcosa di nuovo. Tal volta l’appartenenza ad una cultura può diventare un’obiezione alla comunicazione del messaggio. 18/11/21 PARTE TEOLOGICA Anche la chiesa ha una pretesa: essere il veicolo del divino-> è possibile incontrare cristo nella Chiesa. 2) dimensione divina-> tutta questa umanità (limitata) come può farsi comunicatore del divino? Può comunicare il divino? Nella lezione di oggi vedremo se attraverso l’umano si è comunicato qualcosa di vero/divino. Quando parliamo di vero, cosa intendiamo per verità? Nesso esistente tra le cose, in vista di uno scopo. La verità non è un’idea o uno scopo, ma l’intuizione di qualcuno in relazione ad altri ed in vista ad un scopo. Qual è la verità della vita? Qual è il senso della vita e il nesso di tutti gli elementi che da verità a questa vita in vista di uno scopo. A questo livello che la Chiesa pretende di comunicare una verità: dire lo scopo che realizza la vita dell’uomo e il nesso che mette insieme i particolare di questo complesso meraviglioso: la vita di ogni uomo. Come si fa a capire questo livello divino? La chiesa ha formulato dei testi (Simboli di fede) in cui ha come concentrato questa verità. Es. il credo Simbolo= symballo= mettere insieme= il simbolo di fede rappresenta un espressione comunitaria del singolo attorno ad una verità sintetica della verità. Il Simbolo di Nicea (325) Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito, cioè dall’essenza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, vero Dio da vero Dio, generato, non creato, consustanziale con il Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create, sia quelle nel cielo sia quelle sulla terra; per noi gli uomini e per la nostra salvezza discese e si è incarnato e si è fatto uomo; morì ed è risuscitato il terzo giorno ed è salito nei cieli; e verrà per giudicare i vivi e i morti. E nello Spirito Santo. La trinità cristiana è un mistero che risolve il dilemma del rapporto tra uomo e donna, come un rapporto in cui uno sovrasta o si lascia sovrastare dall’altro: rapporto competitivo. Noi sentiamo un anelito alla comunione, cioè ad un rapporto con gli altri. Non siamo fatti per essere soli ma c’è un modo che è quello della trinità, cioè che quello all’origine e alla fine del mondo, che è quello per cui noi possiamo essere una sola cosa e più siamo una sola cosa più ognuno di noi realizza sé stesso in modo unico e diverso dall’altro (diverso in comunione e non in opposizione). Non siamo fatti per annullarci ma per una comunione che ci personalizza: più stiamo insieme, più ci diamo all’altro e più i realizziamo per quello che siamo, diversamente in rapporto l’uno all’altro.  La relazione con l’altro, non sono per l’annullamento o per il possesso ,ma per quanta più comunione c’è con l’altra persona, tanta più conoscenza/realizzazione/personalizzazione del sé (padre, figlio e spirito santo sono racchiusi in UNO). -> primo mistero= rapporto uomo- donna/ uomo- conoscenza  Il figlio di dio si è fatto uomo, è morto ed è asceso. Per la verità sparsi nella nostra vita, vuol dire che non c’è esperienza della vita umana che non sia vissuta dal figlio di Dio= Dio non è Contiene le due verità/misteri essenziali della nostra fede: - Un solo dio che è padre, figlio e spirito santo (unità e trinità divina) - Figlio si è incarnato e quindi fatto uomo, morì ed è risuscitato il terzo giorno (incarnazione, passione, resurrezione) La Chiesa ci sta dicendo che Dio è uno solo, quindi un solo bene per la vita di tutti noi, al tempo stesso, questo Dio non è solo, poiché è in sé stesso relazione tra padre, figlio e spirito santo. Questi non sono maschere della stessa personalità. Dio è uno solo, ma allo stesso tempo dà personalità, esistenza ed è esistenza di tre persone diverse tra loro…eppure è un solo Dio
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved