teologia - La concezione che Gesù ha della vita, Appunti di Teologia II

Scarica teologia - La concezione che Gesù ha della vita e più Appunti in PDF di Teologia II solo su Docsity! LUIGI GIUSSANI: ALLE ORIGINI DELLA PRETESA CRISTIANA Capitolo 8. La concezione che Gesù ha della vita Premessa: un’educazione alla moralità e alla libertà Per comprendere cosa Gesù chiede all’uomo, e per lasciarsi interrogare da Lui, è necessario un originale atteggiamento di disponibilità, di dipendenza e non di autosufficienza. In poche parole, questo atteggiamento di disponibilità è un sentimento, sì di dipendenza, ma non nel senso di un assoggettamento al Mistero Divino. Vale a dire: è possibile rispondere a quella che è la pretesa cristiana solo sviluppando un approccio di disponibilità e di comprensione della limitatezza del pensare e dell’agire dell’uomo. Questo è l’atteggiamento dell’Uomo Religioso che si trova di fronte alla scelta fra autosufficienza e disponibilità. Dinnanzi a questo bivio, l’uomo religioso, spalancherà il cuore ai fatti, lasciandosi guidare da Gesù di Nazareth. Dunque, per comprendere Gesù, occorre quella che si chiama “genialità morale”, che è la capacità di essere sensibile ai gesti concreti di Gesù. Esempi di non comprensione dei gesti concreti di Gesù, li troviamo nel Vangelo di Giovanni, quando il Suo linguaggio non è compreso. Viene detto: ”Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, eppure il mondo non lo riconobbe…”. Guardiamo ai due racconti di Giovanni, quello della guarigione di un cieco dalla nascita e la resurrezione di Lazzaro. Nel primo racconto, il cieco è guarito nel giorno di Sabato, quindi per i capi religiosi il miracolo non è valido, poiché il sabato è giorno di riposo. E’ evidente che i capi religiosi sono prigionieri di un atteggiamento legalistico, di una prescrizione della legge che impone di azzerare qualsiasi tentativo di essere sensibili al gesto di Gesù. I capi religiosi non riescono a dare senso alla personale e umana esperienza di chi è stato toccato da Dio e da Lui guarito. Lo stesso accade con la resurrezione di Lazzaro. Alcuni credono al gesto di Gesù, altri vanno a riferire l’accaduto ai farisei ( che poi lo vorranno uccidere) e rinunciano alla autentica libertà della persona umana che è quella di non essere succubi del giudizio degli altri (dei farisei, in questo caso) per abitudine o comodità, poiché il predisporsi con favore alla plausibilità della pretesa di Gesù, costa molta fatica e impegno nella quotidianità. Ecco, Gesù ci chiama alla vera libertà, cioè quella che ci permette di uscire dalla abitudine quotidiana e spezza l’incantesimo dell’omologazione, cioè del dare adesione a ciò che appare più comunemente appagante e semplicemente raggiungibile. Occorre, ora, affrontare un passaggio imprescindibile: la capacità di comprendere, pur presente in natura nell’uomo, non è spontaneità!!! 1 La comprensione del Mistero deve essere frutto di una educazione alla disponibilità e all’ascolto. Come dice bene Luigi GIUSSANI, citando Balthasar, per Dio l’umanità non è qualcosa da costringere, ma da chiamare nella libertà, poiché non si tratta di aderire dialetticamente ad un concetto, ma di lasciarsi interpellare in tutta e per tutta l’esistenza per corrispondere alla forma di Cristo. La statura dell’uomo e il rapporto diretto con Dio. Vediamo, ora, che valore dà Gesù a ciascun uomo. Ogni uomo possiede un principio originale e irriducibile. La persona gode di un valore e di un diritto in sé, che nessuno può attribuirle o toglierle. Una persona è sorgente di valori. Gesù dimostra nella sua esistenza una passione per il singolo, per la singola persona, una passione per la felicità dell’individuo. Ed ecco il punto: Cristo evidenzia nell’uomo una realtà che è esclusivo e diretto rapporto con Dio. Questo rapporto esclusivo è vivificato dall’Amore che è suprema espressione dell’autocoscienza dell’uomo che conosce quanta libertà vi sia in questo rapporto diretto ed esclusivo con Dio. Dice, infatti, Gesù: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore con tutta la tua anima e con tutta la tua mente…Amerai il prossimo tuo come te stesso”. E’ sempre la passione per il singolo uomo, per il suo valore a farsi presente nei discorsi di Gesù, singolo uomo che può mettersi direttamente in contatto con Dio. In sintesi: tale rapporto unico fra Dio e l’uomo è religiosità, cioè dipendenza o meglio disponibilità da parte dell’uomo a stare in rapporto con Dio. Quindi, per Gesù, l’unico modo per salvaguardare il valore della singola persona è quello di stare in rapporto col Padre, vale adire, concretamente, nella disponibilità della relazione con Lui. In estrema sintesi, tutto il Cristianesimo è la passione di Gesù per la singola persona. Da tutto ciò ne deriva che: la dipendenza da Dio è la prima condizione per l’interesse umano. E così diceva, ben spiegando questo passaggio, Romano Guardini: “Il mio rapporto religioso con Dio è determinato…da quanto più profondamente io mi abbandoni a Dio…”. Quanto più io mi abbandono a Dio, tanto più Lui penetra in me, dice Guardini. Se volessimo guardare anche la dimensione psicologica del tema della dipendenza da Dio come prima condizione per l’interesse umano, potremmo dire che la coscienza è il luogo dove si percepisce la dipendenza e la disponibilità per l’Altro. Nella coscienza prende propulsione anche la libertà come Responsabilità, cioè come Risposta all’Altro. Questa è una Libertà che libera da poteri esterni, da condizionamenti. 2