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teoria dell'allenamento, Guide, Progetti e Ricerche di Educazione fisica

approfondimento di educazione fisica sulla teoria alla base della pianificazione dell'allenamento

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

Caricato il 20/02/2023

vima3
vima3 🇮🇹

11 documenti

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Scarica teoria dell'allenamento e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Educazione fisica solo su Docsity! Nome: Matilde Vitrani classe: 3aE Teoria dell’allenamento: 1. Spiega, con parole tue la correlazione: Omeostasi, supercompensazione, allenamento L’omeostasi (dal greco “omeos”, cioè "simile" e “stasi” cioè "stabilità") è la tendenza dell’organismo a mantenere in stato di equilibrio le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne (come la temperatura, il rapporto tra sodio e potassio, il battito cardiaco, la concentrazione di glucosio nel sangue, la pressione sanguigna). Quando ci alleniamo il corpo è sottoposto ad un carico di lavoro che lo porta ad alterare la propria omeostasi: l’attività fisica, infatti, fa variare diversi parametri (ad esempio, quando si corre aumentano il battito cardiaco o il ritmo del respiro). L’organismo reagisce alla variazione dell’omeostasi con degli aggiustamenti (se lo sforzo dura poco tempo e non è particolarmente intenso) o con degli adattamenti (quando l’attività fisica svolta supera un certo livello a cui l’organismo non è abituato). Ciò avviene perché l’organismo, sollecitato dall’allenamento, si affatica e riduce gradualmente la sua possibilità di prestazione. Alla fine dell’allenamento, poi, inizia la fase di recupero, in cui il corpo attua una serie di adattamenti che gli permetteranno di sopportare lo stesso carico con una minor fatica. Gli adattamenti, quindi, sono lente ma durature modificazioni che riguardano le strutture sollecitate. L’efficienza fisica, così, migliora allenamento dopo allenamento e raggiunge un livello superiore a quello iniziale. Questo processo è detto supercompensazione e porta l’efficienza fisica ad aumentare gradatamente. Ad esempio, se si fa sollevamento pesi, i muscoli tendono ad ingrossarsi perché l’organismo reagisce ai ripetuti stimoli aumentando la produzione di proteine nei distretti muscolari sottoposti allo stress, così che essi possano sopportare più facilmente gli allenamenti successivi. 2. Elenca le caratteristiche di un carico allenante: Le caratteristiche più importanti di un carico allenante sono l’intensità e la quantità. L’intensità è la grandezza, l’entità dello stimolo. È normalmente indicata in percentuale usando la massima capacità di prestazione come riferimento. In un allenamento di atletica può essere calcolata utilizzando la frequenza cardiaca massima (per esempio, richiedendo all’atleta di correre all’80% della frequenza cardiaca massima); mentre se si solleva un bilanciere può essere indicata in valori assoluti (come 10 kg) o relativi (ad esempio, il 20% della forza massima). L’intensità è influenzata anche dalla velocità di esecuzione: se la velocità di esecuzione di un esercizio aumenta, lo stress per l’organismo diventa superiore. La quantità rappresenta invece la somma degli stimoli di cui ci si è avvalsi in un allenamento (kilogrammi sollevati, kilometri percorsi, …) ed è strettamente connessa con l’intensità: tanto più è intenso uno stimolo tanto minore sarà la quantità di lavoro e viceversa. 3. Perché è importante dosare bene il recupero? Quando si fa sport è fondamentale che ad ogni periodo di attività segua un tempo di recupero: se così non fosse, l’atleta arriverebbe ad essere troppo affaticato e le sue prestazioni calerebbero notevolmente. Il recupero, però, deve essere ben calibrato: un recupero insufficiente infatti, è dannoso. È dannoso, però, anche un recupero eccessivo: se è troppo breve non indurrà gli adattamenti ricercati con l’allenamento, mentre se è troppo lungo non consentirà di recuperare la fatica e non permetterà quindi all’atleta di affrontare gli allenamenti successivi con la necessaria intensità. 4. Cos’è la sindrome da sovrallenamento? La sindrome da sovrallenamento è una patologia che si sviluppa quando l’organismo non riesce, nei tempi di recupero, ad eliminare la fatica che ha accumulato a causa di allenamenti troppo intensi e frequenti per un individuo. Questo stato di stanchezza cronica causa un vistoso calo di efficienza fisica e può provocare seri danni all’organismo a livello sia metabolico che psicologico. Quando si soffre di sindrome da sovrallenamento è necessario ridurre drasticamente i carichi di lavoro e riposarsi, così che l’organismo possa ristabilire i propri equilibri. 5. Come si pianifica un allenamento per una squadra con campionato annuale? Quali sono le differenze rispetto alla pianificazione per un tennista con 3 importanti appuntamenti annuali (aprile, maggio, agosto)? È importante periodizzare l’allenamento, cioè definirne la struttura annuale o stagionale, in modo da arrivare agli eventi desiderati nella massima forma possibile e poter esprimere al meglio le proprie potenzialità (la massima forma fisica, infatti, per ragioni fisiologiche non si può mantenere continuamente). Di solito, per una squadra il macrociclo annuale si divide in tre periodi: -il periodo di preparazione, che precede l’inizio del campionato e durante il quale si raggiunge un accettabile grado di forma organico-muscolare, così da farsi trovare pronti quando iniziano le gare -il periodo agonistico, che coincide con il periodo delle competizioni e durante il quale si tende a sviluppare e specializzare la specifica forma sportiva (si allenano quindi con attenzione la tecnica, la tattica, …). Anche durante questo periodo, però, bisogna ricordare l’importanza di alternare alle sedute di allenamento specifiche richiami di preparazione atletica e di mantenere allenati movimenti che non fanno strettamente parte della disciplina praticata, ma che sono molto fondamentali per far sì che tutto l’organismo resti in forma. Va ricordato, inoltre, che se il periodo agonistico è molto lungo (come accade, ad esempio, quando si affronta un campionato annuale) è necessario sapere quando occorre fornire le prestazioni migliori (ad esempio, in corrispondenza delle fasi finali del campionato) ed organizzare gli allenamenti in base a questo dato. -il periodo di transizione, durante il quale il riposo ed un lavoro molto più blando (magari un movimento all’aria aperta o un’attività fisica diversa da quella che l’atleta è abituato a fare) danno modo all’organismo di rigenerarsi e all’atleta di recuperare a livello mentale, così da poter poi ricominciare il nuovo anno sportivo senza stanchezza, né fisica né psicologica. Se un atleta, invece, ha tre importanti appuntamenti annuali (ad esempio ad aprile, maggio e agosto), suddividerà il suo allenamento in periodi più brevi (mesocicli): ripeterà, quindi, la periodizzazione spiegata sopra tre volte in un anno, così da arrivare ad avere la miglior forma fisica ad aprile, maggio e agosto. È importante che egli possa riposarsi per qualcche giorno dopo ogni appuntamento: in particolare, lo stacco dopo la gara di aprile deve essere il più breve per non perdere la forma fisica in vista della gara di maggio; mentre la pausa dopo la gara di agosto potrà essere più duratura, così da permettere all’atleta di recuperare completamente le energie psicofisiche spese nei mesi precedenti.
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