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Teoria e metodi di programmazione e valutazione scolastica, Prove d'esame di Teorie e tecniche della comunicazione multimediale

domande esame scritto 2016-17 prof Nadia Carlomagno

Tipologia: Prove d'esame

2017/2018

Caricato il 31/05/2018

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Scarica Teoria e metodi di programmazione e valutazione scolastica e più Prove d'esame in PDF di Teorie e tecniche della comunicazione multimediale solo su Docsity! PARADIGMA DOCIMOLOGICO La docimologia è un ramo della pedagogia che si può collocare tra le tecniche sperimentali che si occupano dello studio di valutazione delle prove di verifica. In questa prospettiva è centrale la questione dell’OGGETTIVITA’ per cui il valutatore deve adottare tutti gli accorgimenti necessari per neutralizzare le interferenze legate alla propria soggettività. Due sono i concetti fondamentali intorno ai quali si struttura il discorso docimologico: • L’ATTENDIBILITA’ (fedeltà) della misurazione degli esiti scolastici, ovvero l’accuratezza della rilevazione che dovrebbe essere tale da garantire che diversi correttori o un medesimo correttore, in tempi differenti, nelle medesime condizioni, possono giungere ad uguali conclusioni. L’attendibilità risulta più alta quanto più le prove sono caratterizzate da domande a risposta chiusa (come i test a risposta multipla), che dovrebbero garantire univocità interpretativa sia da parte del valutato che del valutatore. • VALIDITA’ che si traduce nella predisposizione di domande, compiti, pratiche che siano in grado di sollecitare le conoscenze, le abilità, le competenze che si vogliono valutare e non altre. Bisogna stabilire preventivamente le dimensioni che si vogliono valutare. TEORIE DEL 900: LE TRE CLASSI DI MODELLI Il modello didattico è una struttura di mediazione tra teoria e pratica, che promuove una rappresentazione semplificata e parziale dell’agire didattico. Nel Novecento si sono susseguiti una serie di modelli didattici che verranno suddivisi in base ad un certo criterio metodologico: • La 1°CLASSE in cui l’agire didattico è PROCESS ORIENTED, ispirato all’attivismo di Dewey in cui l’attenzione è rivolta ai processi di apprendimento e la logica è quella dell’imparare facendo (learning by doing). • La 2° CLASSE raggruppa i modelli in cui l’agire didattico è PRODUCT ORIENTED in cui l’attenzione è rivolta agli esiti dell’apprendimento. Quest’orientamento rifiuta la prospettiva centrata sull’attività spontanea del bambino, centrando l’attenzione su un’istruzione di tipo formale, quindi il focus è rivolto alla centralità dell’insegnante. Si rifà alla teoria dell’istruzione di Bruner e Skinner, secondo cui l’apprendimento viene risolto attraverso la connessione tra stimolo e risposta. • La 3° CLASSE in cui l’agire didattico è CONTEXT ORIENTED, ispirato alla teoria del costruttivismo in cui l’attenzione è rivolta all’organizzazione degli ambienti di apprendimento e il bambino viene identificato come un essere attivo che comprende anche in base all’ambiente che lo circonda. TRASPOSIZIONE DIDATTICA Il termine è stato introdotto negli anni Ottanta da Chevallard per indicare quel processo di ristrutturazione attraverso cui il sapere diventa “sapere insegnato” e poi appreso. Questa trasformazione fatta dal docente avviene innanzitutto grazie ad una selezione dei contenuti. Uno degli errori più frequenti è quello di aver presentato alcuni saperi come se fossero atemporali ed impersonali, sviluppando nei ragazzi un disamore verso tali discipline. La selezione dei contenuti effettuata dall’insegnante, il suo comportamento, fanno trasparire la sua idea della disciplina, la sua concezione della scuola, del suo ruolo che influenza positivamente o negativamente le concezioni personali degli studenti su di sé e sulla materia. Queste concezioni sono determinanti anche per le scelte future dell’allievo, per la sua maturazione personale e sociale, per la motivazione ad apprendere. Il processo di trasposizione è stato interpretato in modo diverso da alcuni autori e sono state elaborate 4 logiche: • EPISTEMOLOGICA in cui i suoi elementi costitutivi sono la metodologia di ricerca e il suo linguaggio specifico. • VALORIALE in cui i valori entrano nella scuola e i contenuti da insegnare sono scelti anche in base alle esigenze della società e dal valori da essa imposti; quindi la trasposizione https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 1 di 19 include una dimensione didattica e valoriale. • DELL’APPRENDIMENTO in cui il docente, durante la trasposizione, tiene conto di ciò che gli studenti possono apprendere in base alla loro struttura cognitiva. • DELL’INGEGNERIA DIDATTICA è la metodologia utilizzata dall’insegnante per esporre in classe i contenuti del sapere scelti, attraverso strategie didattiche e comunicative. La trasposizione didattica è un processo di scelta e di ristrutturazione che non si ferma alla fase progettuale, ma continua in azione. LA PROGETTAZIONE COME MODELLO PEDAGOGICO La progettazione come modello pedagogico fa riferimento a 2 modelli di insegnamento/apprendimento: • IL MODELLO DELLA RAZIONALITA’/COSTRUTTIVITA’ che consiste nell’organizzazione delle operazioni metodologiche da applicare a tappe e obiettivi (progettare è come organizzare un viaggio. • IL MODELLO DI SPONTANEITA’/EPISODICITA’ che è centrato sullo stare dietro ai bisogni dei bambini i quali sono spontanei. La progettazione didattica pedagogica per funzionare ha bisogno di entrambi i punti, facendo anche riferimento al proprio bagaglio di esperienza passata ed al proprio “teacher’s thinking”, ovvero il proprio modo di vedere l’insegnamento/apprendimento. GIUDIZIO Il giudizio corrisponde all’ultima fase del processo valutativo e in genere scaturisce dal confronto tra ciò che ci si aspettava di raggiungere e i traguardi effettivamente conquistati dallo studente. Esso può tener conto dei risultati del gruppo, degli obiettivi formativi stabiliti, oppure del progresso. La valutazione degli apprendimenti si riferisce a quadri di riferimento standardizzati e può avvenire anche mediante aggettivi o profili. LA DOCIMOLOGIA La docimologia rappresenta quella che tra le numerose scienze dell’educazione, si occupa specificamente di problemi valutativi. La docimologia è una disciplina che è nata per studiare su basi scientifiche i criteri della valutazione scolastica al fine di elaborare tecniche di esame e di verifica del profitto degli allievi e dei partecipanti ad un processo formativo. Il termine “docimologia” è stato usato per la prima volta da Pieron nel 1934. GLI INDICATORI DI ISTRUZIONE Gli indicatori sono indici numerici capaci di rappresentare sinteticamente la misura di variabili quantitative e qualitative del sistema e soprattutto di alcune loro relazioni reciproche. Dunque,un indicatore è una misura che ci informa su cambiamenti, nel corso del tempo, di un fenomeno che si sta osservando. Per il sistema formativo, generalmente, si utilizzano indicatori socio-economici, demografici, delle risorse disponibili ed investite. Gli indicatori non forniscono soluzioni, ma rilevano fatti; non è il singolo indicatore che delinea una situazione. Gli indicatori devono fungere da supporto ad una corretta politica educativa. Valutare la qualità del sistema scolastico è utile per poter modificare le politiche educative intraprese, ove se ne verifichi la necessità. È necessario che gli indicatori vengono resi espliciti (es: indicatore di affollamento di una scuola si effettua calcolando la relazione tra il numero di studenti e il numero di metri quadrati di spazi coperti ed attrezzati disponibili). LA SCUOLA La scuola è un sistema: • COMPLESSO perché costituito da un elevato numero di elementi organizzativi ed interdipendenti. • APERTO perché è in continuo scambio di “energia” e di informazioni con l’esterno. • FINALIZZATO perché storicamente ed intenzionalmente persegue precisi obiettivi programmatici https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 2 di 19 trovare loro soluzioni più adeguate. Nell’apprendimento autentico, vengono utilizzate delle metodologie quali giochi di ruolo e apprendimento collaborativo. APPRENDIMENTO SITUATO Afferma che la conoscenza non è un insieme di nozioni tecniche apprese, ma frutto di un processo dinamico, cioè della partecipazione attiva di un soggetto all’interno di un contesto, dato dall’interazione con gli altri membri e la situazione circostante. La teoria dell’apprendimento situato, dunque, fa si che lo studente apprenda i contenuti attraverso delle attività piuttosto che con l’acquisizione di informazioni in “pacchetti teorici” organizzati dall’insegnante. SERIOUS GAMES I giochi hanno un valore educativo grazie alla loro affinità con il “learning by doing” o con il “learning by being” all’interno delle attività di gioco di ruolo. Combinando il “gioco” con “interattività” , essi forniscono un tipo di attività cognitiva intensa e motivata, ideale per un buon apprendimento. I sostenitori del “serious games” sostengono che essi hanno il potenziale per favorire lo sviluppo di conoscenze e di competente di alto livello. L’industria del tempo libero, però, non prende mai in seria considerazione la declinazione di tali prodotti per finalità educative e spesso il mondo della formazione non può permettersi il livello di investimenti necessario per emulare questi giochi. I giochi online sono importanti per la didattica poiché consentono di raggiungere un obiettivo significativo, anche se in un mondo virtuale. Si tratta di un ambiente di apprendimento che potrebbe risultare significativo laddove fosse progettato con finalità educative. Spesso, però, si fa confusione tra giochi virtuali immersivi per il tempo libero e “serious games” educativi. Questo ambiente virtuale non è un mezzo per accedere ad informazioni, ma è il mezzo per interpretare i concetti per poi metterli in pratica. Accoppiato con una chat, esso mette in relazione la pratica con la dimensione sociale. Tutto ciò per favorire la progettazione attraverso un’ampia gamma di esperienze formative. Dunque, i serious games sono giochi digitali che non hanno solo lo scopo di intrattenere, ma contengono elementi educativi e formativi. Al centro dell’attenzione sta la volontà di creare un’esperienza formativa, efficace e piacevole, mentre la tecnologia e il pubblico variano. Lo scopo fondamentale è sviluppare abilità e competenze da applicare nel mondo reale attraverso l’esercizio in ambienti simulati e protetti. CONTESTI FORMALI ED INFORMALI L’ambiente in cui lo studente apprende si estende ben oltre l’istituzione formale. I due contesti di apprendimento (formale ed informale), hanno iniziato a fondersi in quanto l’uso delle tecnologie sociali sfuma i confini tra l’apprendimento che avviene all’interno e quello che avviene al di fuori dell’istituzione. Questa integrazione non avviene sempre, infatti, il compito dell’insegnante è quello di costruire collegamenti tra i due contesti, in quanto il bagaglio con cui loro affrontano gli studi deriva dalle loro esperienze nel contesto informale di apprendimento. L’apprendimento formale si serve del linguaggio, ma non sempre questo tipo di trasmissione produce esiti positivi in termini di apprendimento per tutti gli studenti. APPRENDIMENTO FORMALE Esso avviene a scuola ed è un apprendimento scientifico, a differenza dell’apprendimento informale che può avvenire ovunque ed è spontaneo. L’apprendimento formale non consiste solo nella comprensione di nozioni di situazioni del mondo naturale e sociale, contenuti nel curricolo tradizionale, ma riguarda soprattutto le abilità di alto livello cognitivo che devono possedere i professionisti. La politica dell’U.E. vuole inserire nuove discipline per favorire un insegnamento interdisciplinare. Dal punto di vista lavorativo è importante promuovere una “life long learning”. Ancora oggi, l’apprendimento nelle situazioni educative tende ad essere decontestualizzato e risulta differente dall’apprendimento sul lavoro e nella vita dove la conoscenza si crea attraverso la soluzione di problemi che sorgono in un contesto in continuo cambiamento. APPRENDIMENTO FORMALE ED INFORMALE Vi è una differenza tra “apprendimento formale” e “apprendimento informale” come è emerso dagli studi di Vygotsky nel 1930, in cui, criticando Piaget, ha identificato la differenza sostanziale tra questi due tipi di apprendimento. Mentre Piaget per differenziare i due momenti faceva riferimento ai concetti “spontanei” e “non spontanei”, Vygotsky si riferiva ai secondi solitamente come concetti “scientifici”. Egli sosteneva che i concetti scientifici/non spontanei hanno bisogno di un’indagine particolare, in quanto non possiamo supporre che essi vengano appresi nello stesso modo dei concetti spontanei. Tuttavia, anche se i due tipi di concetti sono distinti e seguono percorsi https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 5 di 19 relativamente diversi per arrivare al finale, diversamente da Piaget, egli ha anche sostenuto che essi sono interdipendenti e si influenzano reciprocamente. Vygotsky vedeva l’apprendimento scientifico formale come diverso, ma non separato dall’apprendimento informale spontaneo. Per Vygotsky, la natura dell’apprendimento formale consiste in concetti sistematici che necessitano di essere mediati da un insegnante, perché non provengono da un’esperienza spontanea. A livello generale l’idea di formazione come trasmissione di conoscenze da una generazione alla successiva può essere una ragionevole approssimazione, ma se ci concentriamo sul singolo studente, non c’è da meravigliarsi se la conoscenza non è sempre trasmessa con successo. Ecco perché per insegnare non basta raccontare; il linguaggio da solo non basta. Frith aiuta a chiarire perché l’apprendimento diretto del mondo è così diverso dall’apprendimento delle descrizioni del mondo fatte da altri. COMPORTAMENTISMO Esso si occupa del prodotto e non del processo di apprendimento. Il Comportamentismo sostiene che il comportamento può essere manipolato attraverso il “condizionamento operante”, senza che vi sia necessità di capire come il meccanismo di apprendimento avviene. In ambito educativo la sua utilità è limitante, ma gli insegnanti non possono liquidare il Comportamentismo come irrilevante: si utilizzano voti, crediti e qualifiche come ricompense per motivare gli studenti a focalizzarsi sullo studio. Quando però il risultato degli esami rappresenta il traguardo principale, allora non importa come questi voti siano stati raggiunti. La formazione formale, però, ha scopi più alti, ovvero aiutare gli studenti a diventare discenti indipendenti, sicuri di quello che sanno e responsabili del modo in cui sono arrivati a saperlo. Il comportamentismo, in questo senso, non aiuta. COGNITIVISMO Il Cognitivismo è la prima contrapposizione all’approccio comportamentista. Gli psicologi della Gestalt enfatizzano l’importanza di un approccio cognitivista che avrebbe potuto rispondere meglio al successo dell’apprendimento associativo, poiché un meccanismo basato su prove ed errori non è sufficiente. Gli psicologi della Gestalt posero l’attenzione sull’importanza della significatività per chi apprende. Tutto questo non era frutto di un meccanismo neuronale inconscio, ma un processo conscio che rende capaci di creare il senso della relazione tra il traguardo, la sua azione e il suo risultato. Questo approccio all’apprendimento aveva molto da offrire all’insegnamento. Wertheimer, in particolare, lo applicò all’insegnamento, ad esempio, la regola per trovare l’area del rettangolo, non doveva essere comunicata direttamente; viceversa, a chi apprende bisogna offrire un problema significativo da risolvere, come quello di determinare quale contadino possiede il campo più lungo, grazie al quale possa scoprire o essere aiutato a scoprire, un modo per determinare le aree dei rispettivi campi. Tutto questo rende chi apprende capace di costruire la propria organizzazione strutturale. COSTRUTTIVISMO SOCIALE L’apprendimento avviene automaticamente nel cervello grazie alle nostre capacità evolute. Ma le competenze e le conoscenze che sono state sviluppate da altri individui, devono essere apprese attraverso l’imitazione, la scoperta o la comunicazione. L’imitazione diventa difficile quando l’azione è complessa, ma fortunatamente noi possiamo comunicare attraverso il linguaggio che può esprimere idee complesse. Dewey e Vygotsky sono stati probabilmente i primi teorici dell’educazione ad enfatizzare il ruolo del linguaggio e dell’interazione sociale nello sviluppo e nell’apprendimento. Per Dewey l’educazione è un processo sociale nel senso che l’individuo si accultura attraverso l’interazione sociale. Per Vygotsky il ruolo del linguaggio è fondamentale perché permette di passare continuamente dal pensiero alla parola e viceversa. Egli sosteneva, in un approccio chiamato proprio “costruttivismo sociale”, che apprendere attraverso la discussione è importante ed è diverso dall’apprendimento attraverso la pratica, perché organizzare ed esplicitare un’idea, contribuisce alla definizione dell’idea stessa. Mentre gli studenti discutono tra di loro e con l’insegnante, lo scambio potrebbe essere non alla pari, ma allo studente meno esperto è data la possibilità di raggiungere un livello di sviluppo che non potrebbe conquistare da solo, ma che per lui si trova in una zona potenzialmente raggiungibile. Il cervello affronta l’apprendimento attraverso la comunicazione. Frith mette in evidenza l’importanza della comunicazione nel permettere di superare il lento processo dell’apprendimento attraverso l’imitazione e la scoperta. Tuttavia, in un sistema educativo di massa è un lusso raro che l’insegnante possa adattare la sua spiegazione all’interpretazione di ogni studente. Proprio perché la comunicazione non è un processo unidirezionale, l’insegnamento non dovrebbe ridursi al semplice narrare. Il problema dell’educazione è che l’insegnante non ha grandi opportunità di scoprire se ha commesso errori nel https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 6 di 19 modellamento di ciascun individuo se non al momento della valutazione e lo studente deve lavorare sodo per mantenere i propri obiettivi allineati con quelli che pensa siano gli obiettivi dell’insegnante. Probabilmente questo spiega perché Dewey, Vygotskty e Wertheimer si sono focalizzati non tanto sull’importanza che ha per lo studente organizzare un’idea, cosa che non vale per altre forme di comunicazione come la gestualità, le espressioni facciali, il tono di voce. Il linguaggio rende possibile l’espressione di proposizioni complesse e relazioni tra concetti che non sono praticabili in altre forme di comunicazione. COSTRUZIONISMO I teorici della didattica e dell’apprendimento, a prescindere dalla disciplina, sono stati unanimi nel sottolineare l’importanza di imparare attraverso l’esperienza (Bruner, Dewey, Kolb), attraverso la pratica di imparare facendo (learning by doing), di imparare costruendo (learning by constructing). Il termine “ostruzionismo” viene usato, dunque, per caratterizzare questo tipo di approccio anche se in origine il termine di Papert (1980) era esplicitamente legato alla sua idea di “micro mondo”. Tutte le forme di apprendimento attraverso la pratica richiedono un ambiente progettato: il micro mondo è un potente strumento da usare in questo senso, benché ancora sottoutilizzato. Un micro mondo mette in atto l’idea di base dell’apprendimento esperienziale e questo potrebbe rendere l’apprendimento di concetti complessi più accessibile per gli studenti. IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA C’è sempre stata una forte relazione tra educazione e tecnologia. Strumenti e tecnologie sono importanti guide per la didattica. La scrittura, uno dei più importanti strumenti nello sviluppo della civiltà umana, non fu inventata per l’educazione, ma per il commercio. I libri furono usati inizialmente per diffondere la religione, non per educare, l’educazione ha adottato entrambi, ma solo lavagna e gesso furono tra i pochi strumenti inventati specificamente per servire l’educazione. L’educazione nell’ultimo periodo si è appropriata anche degli strumenti tecnologici, nati soprattutto per essere utilizzati nel settore professionale e nel tempo libero. Le tecnologie digitali, negli ultimi tre decenni, hanno avuto un’incredibile impatto nel tempo libero, nel mondo del lavoro e anche nell’apprendimento, ma per il sistema educativo ciò ha costituito uno shock non ancora assorbito. La varietà e le potenzialità delle tecnologie digitali fanno si che esse non possano essere inglobate facilmente, sarà piuttosto il sistema nel suo complesso che dovrà modificarsi per abbracciarle completamente. Poiché le tecnologie digitali avranno comunque un effetto sull’educazione, è indispensabile che gli insegnanti si mettano nella condizione di padroneggiare l’uso, di sfruttarne le potenzialità e metterle al servizio dell’educazione. Deve esserci la consapevolezza di ciò che la tecnologia ha da offrire e delle modifiche che essa produce sulla vita dello studente. Per ogni tecnologia nuova è razionale chiedersi quali siano le sue possibilità di raggiungere fini educativi, ma essendo stata generata in altri settori, se non abbiamo chiaro cosa vogliamo da essa, potrebbero facilmente prevalere suoi usi inappropriati dal punto di vista educativo. Inoltre, è indispensabile imparare ad usarla, perché gli studenti quotidianamente la utilizzano (ad esempio invece di cercare qualcosa in biblioteca lo fanno attraverso una wiki, ovvero un’enciclopedia online). Gli educatori devono, inoltre, opporsi all’idea che grazie alle nuove tecnologie gli studenti possono fare da soli, esse al contrario attribuiscono un ruolo ancora più importante all’insegnante che non è semplicemente mediatore di conoscenze già articolate, ma è coinvolto nel supportare lo studente nello sviluppo di nuovi tipi di competenze di cui avranno bisogno per comprendere i materiali digitali e nell’organizzazione del pensiero. La tecnologia può darci molto di più del semplice accesso alle informazioni, ma dobbiamo essere in grado di non essere guidati da essa. CICLO DELLA COMUNICAZIONE DAL PUNTO DI VISTA DEL DOCENTE Tra studenti ed insegnanti si instaurano delle interazioni grazie a dei cicli, alcuni di breve durata, di pochi minuti, altri di durata maggiore fino a diverse settimane. Il ciclo della comunicazione dal punto di vista del docente rappresenta il ruolo dell’insegnante ad allineare gli obiettivi, nel monitorare le concezioni e nel rafforzare la conoscenza: individuare le esperienze dei discenti per allineare i loro scopi a quelli degli insegnanti; utilizzare una valutazione che intercetti la comprensione e non i fatti o abilità isolate; testare la comprensione profonda dei concetti piuttosto che la conoscenza superficiale; usare la valutazione formativa per rendere il pensiero degli studenti visibile a se stessi. Il numero dei cicli è importante a livello pedagogico perché è così che insegnante e studente capiscono che chi apprende ha realmente appreso ciò che si attendeva da lui. FASI DEL PROCESSO VALUTATIVO • Monitoraggio: raccolta delle informazioni https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 7 di 19 TRE TIPI DI CONOSCENZA William Perry, uno studente di psicologia alla Harvard University, studiò ciò che gli studenti pensavano riguardo alla natura della conoscenza. Egli selezionò un gruppo di studenti, intervistato a lungo, una volta l’anno per quattro anni. Questa metodologia di lunga durata ha permesso a Perry di evidenziare un chiaro processo di maturazione delle idee degli studenti sulla conoscenza. Ciò gli permise di definire uno schema di nove fasi distinte di sviluppo, che descrivono i differenti percorsi individuali che aveva osservato tra i suoi studenti. Tale spiegazione ricca di sfumature è troppo complessa per essere utilizzata dagli insegnanti e per questo si è giunti a sintetizzarla in tre fasi: • Una posizione dualistica della conoscenza come vera o falsa • Una visione aperta della conoscenza come una molteplicità di posizioni di valore uguale • Una visione della conoscenza relativizzata e contestualizzata, che richiede un impegno personale dello studente perché sia allineata ai propri valori. A volte era possibile trovare studenti che regredivano a fasi precedenti in funzione della loro percezione dell’insegnamento, infatti studi più recenti che si basano sul lavoro di Perry hanno dimostrato che le concezioni sulla conoscenza degli studenti sono correlate al contesto di insegnamento. IL RUOLO DELL’AMBIENTE DI INSEGNAMENTO Le principali influenze sulla qualità dell’apprendimento, derivano da come gli studenti affrontano l’apprendimento e lo studio e dalla loro percezione su come l’ambiente di insegnamento- apprendimento è progettato. La necessità di organizzare in tre categorie principali i tratti intellettuali con cui gli studenti affrontano l’apprendimento: • Approccio profondo: si focalizza sulla comprensione e punta ad apprendere in maniera significativa, ad usare il pensiero critico, a mettere in relazione e organizzare le idee elaborandole in maniera riflessiva. • Approccio superficiale: si focalizza sulla riproduzione, sul memorizzare senza comprendere, nel ripetere analisi già effettuate, nell’accettare senza porsi domande. • Approccio strategico: è finalizzato all’acquisire e all’essere consapevole di ciò che lo studio richiede, ad autoregolarsi attraverso un’attenta gestione del tempo, a concentrarsi e a lavorare con impegno e in modo sistematico. La responsabilità dell’insegnante va ben oltre la conoscenza e le abilità da insegnare: egli deve creare un ambiente che alimenti lo sviluppo intellettivo di tutti i propri studenti. APPRENDIMENTO PER CONCETTI I fatti e le idee in questione non sono quelli costruiti partendo dagli obiettivi e dalle azioni del discente, ma quelli costruiti da studiosi ed esperti nel corso di molti anni di attento studio. Potremmo trovare aiuto nelle attuali teorie delle neuroscienze cognitive per cercare di capire come gli studenti devono apprendere fatti ed idee complessi ed estranei provenienti dalle menti altrui. I teorici dell’educazione, preferiscono far fare affidamento sull’apprendimento esperienziale ma i concetti più complessi devono essere appresi attraverso la comunicazione da parte dell’insegnante. LE POTENZIALITA’ DEL CORPO NELL’USO DELLE TECNOLOGIE (SEMPLESSITA’) Il corpo in movimento può ispirare gli accessi, le modalità di fruizioni, e dei modelli di imitazione degli ambienti tecnologici. Nello stesso tempo, la varietà e la diversità dei modelli di interazione, possono indurre il corpo a costruire abilità semplesse in grado di coniugare i parametri spazio- tempo con i sistemi dello strumento tecnologico. Un esempio ne è l’uso didattico degli exergame (giochi educativi per bambini). AMBIENTE DI APPRENDIMENTO L’espressione “ambiente di apprendimento” è oggi molto usata nel lessico delle scienze dell’educazione. La sua diffusione è avvenuta in concomitanza con il cambiamento di prospettiva che ha visto un passaggio dal paradigma dell’insegnamento a quello dell’apprendimento: da una visione incentrata sull’insegnamento e sul “cosa” insegnare, si è passati ad una prospettiva focalizzata sul soggetto che apprende e quindi sui suoi processi, con particolare attenzione a come è https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 10 di 19 costruito il contesto di supporto all’apprendimento. In un’accezione molto ampia, l’ambiente di apprendimento può essere inteso come luogo fisico o virtuale, ma anche come spazio mentale e culturale. Il termine ambiente, dal latino, vuol dire proprio “ circondare”, ma non possiamo prendere in considerazione solo lo spazio, dobbiamo osservare l’insieme delle componenti presenti nella situazione in cui vengono messi in atto i processi di apprendimento. Esso è un contesto di attività strutturate “ intenzionalmente” uno “spazio d’azione” predisposto dall’insegnante in cui si organizza l’insegnamento affinché il processo di apprendimento che si intende promuovere avvenga secondo le modalità attese. L’ambiente è creato per stimolare e sostenere la costruzione di conoscenze, abilità, motivazioni. In tale spazio si verificano interazioni e scambi tra allievi, con scopi e interessi comuni, e gli allievi hanno modo di fare esperienze significative sul piano cognitivo, affettivo-emotivo, interpersonale-sociale. Può essere un ambiente curricolare ed extracurricolare. Nell’ambiente curricolare il bambino apprende a scuola tutte le conoscenza nozionistiche, ma anche di tipo educativo. Nell’ambiente extrascolastico come per esempio attività ricreative, l’ambiente di strada, la famiglia in cui il bambino apprende conoscenze di tipo educativo rapportandosi con l’altro. PEDAGOGICAL PATTERNS Oggi grazie alle tecnologie, il materiale informatico disponibile proviene da vari media digitali come documenti web, video. I testi multimediali e le forme di apprendimento non si sono, però, dimostrati più efficaci rispetto a quella tradizionale, infatti l’insegnante deve renderli più intellegibili (ciò che può essere compreso solo dall’intelletto) agli studenti. Però, la possibilità di accedere a differenti spiegazioni, potrebbe offrire spiegazioni alternative. Gli insegnanti devono comportarsi come una comunità scientifica, ovvero, devono confrontarsi con il lavoro degli altri, scambiarsi idee didattiche anche su come rendere intellegibile un’idea difficile. FRAMEWORK FORMALE L’insegnante e i soggetti che apprendono attivano interazioni nel ciclo di apprendimento interno. Troviamo il ciclo della comunicazione, ciclo della pratica, ciclo del modelling, il ciclo della comunicazione tra pari. Ciascun evento di insegnamento-apprendimento utilizzerà diverse combinazioni di questi elementi di progetto per dare sostegno al ciclo di apprendimento interno interattivo, che sviluppa le conoscenze e la pratica dei discenti. FRAMEWORK COME STRUMENTO DI ANALISI PROGETTUALE Il Conversational Framework può funzionare anche come strumento di analisi progettuale e garantisce una maggiore possibilità di ripetere i cicli di apprendimento in cui lo studente crea e revisiona le proprie conoscenze e la propria pratica. L’efficacia di qualunque progetto dell’insegnamento-apprendimento deve essere testata con chi apprende per scoprire se riesce ad ottenere dagli studenti le attività attese e se essi raggiungono i risultati di apprendimento desiderati. Il Framework utilizzato fornisce in tal modo un resoconto esplicito di ciò che si attende, fissando così i criteri di una valutazione. APPRENDIMENTO PER APPROPRIAZIONE Il Conversational Framework mostra tutti i tipi di attività di insegnamento-apprendimento che possiamo usare per produrre una progettazione efficace. Sarebbe una strategia ben povera evidenziare esclusivamente un solo aspetto, ovvero l’insegnante che spiega un concetto, indicando solo il ruolo dell’insegnante nell’apprendimento per appropriazione, non illustrando cosa gli studenti fanno. Gli studenti hanno bisogno di apprendere ciò che gli altri hanno scoperto e i docenti dovrebbero trasmettere agli studenti il bisogno il bisogno di costruire sul lavoro di altri. Pertanto, l’apprendimento attraverso l’appropriazione è importante ed inevitabile. Ciò su cui insistono i teorici dell’educazione è il fatto che il semplice raccontare la storia di un argomento non è sufficiente. Si accetta la sfida di rendere l’apprendimento per appropriazione un apprendimento attraverso l’ascolto, la lettura e l’osservazione, un processo attivo. APPRENDERE ATTRAVERSO L’INDAGINE L’apprendimento basato sull’indagine è considerato importante perché mette alla prova gli studenti in relazione a quelle abilità fondamentali che dovrebbero essere continuamente raffinate e migliorate. Tuttavia, spesso, l’insegnante tende a deviare l’interesse degli alunni, lasciandoli a scoprire queste abilità da soli o a non scoprirle affatto. Quindi, diventa importante per i teorici dell’educazione promuovere il valore dell’indagine come un’abilità per apprendere. Bisogna effettuare un passaggio fondamentale nell’approccio dell’insegnante dall’esporre all’incoraggiare https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 11 di 19 gli studenti a porre quesiti, piochè, indipendentemente dalla fonte, se uno studente non percepisce un’indagine come rilevante, non avverrà nessun apprendimento significativo. Deve esserci un’ “imparare ad apprendere”. In tale apprendimento gli studenti apprendimento ad utilizzare testi e materiali esistenti per la loro indagine, arrivando ad una comprensione più profonda, facendola propria e non accontentandosi della mera acquisizione delle idee di qualcun altro. Potrebbe anche essere chiamato apprendimento basato sull’inchiesta, sui problemi, ma in tutti i casi lo scopo è quello di andare oltre alla didattica convenzionale formata dalla presentazione in classe con l’assegnazione di letture e la valutazione basata sulla conoscenza nella forma di brevi questionari o composizioni. L’apprendimento attraverso l’indagine rende gli studenti partecipanti attivi nello sviluppo di risposte ad un problema o ad un compito posto. Lo scopo è quello di garantire un approccio attivo al contenuto di una materia, in modo che gli studenti sviluppino una più ricca comprensione e un coinvolgimento personale, includendo un atteggiamento più critico verso la conoscenza. Nel seguire questo percorso, gli studenti necessitano di un orientamento. APPRENDIMENTO ATTRAVERSO LA DISCUSSIONE La discussione tra pari gioca un ruolo significativo nell’apprendimento, non solo scolastico. Nella didattica convenzionale, spesso, la discussione è usata in modo unidirezionale dal docente verso il discente nella tradizionale lezione frontale. La discussione tra pari, intesa come tecnica didattica, non si verifica spontaneamente, ma richiede un’attenta pianificazione ed il supporto da parte del docente. Vygotsky, come Piaget, considera il ruolo della comunicazione con gli altri nell’ambiente di apprendimento come un fattore cruciale per lo sviluppo cognitivo. Però, la discussione non può essere intesa come qualsiasi forma di dialogo su un argomento. I ricercatori concordano sul fatto che la discussione tra pari, per essere efficace, deve assumere una forma particolare e riassumendo i risultati di una serie di studi, si può concludere che gli studenti devono: • Assumere una posizione particolare rispetto ad un concetto • Fornire prove e spiegazioni per la loro tesi o posizione • Prendere in considerazione, rispondere o sfidare le argomentazioni degli altri, condividere e criticare le idee emerse • Confrontare la propria prospettiva in rapporto a quelle degli altri • Collaborare a formulare una soluzione e decisione • Applicare ciò che hanno imparato La discussione è stata un’importante tecnica didattica per alcuni decenni in parte come conseguenza del riconoscimento dell’inadeguatezza dei metodi “trasmissivi”. L’apprendimento attraverso la discussione avviene in molte forme: con o senza la presenza del docente, condotto dal docente o dallo studente, in piccoli o grandi gruppi, strutturato o non strutturato, incluso in altri metodi o usato singolarmente. Ora c’è anche la possibilità di scegliere tra face to face o online e tra comunicazione sincrone (accade nello stesso tempo) o asincrone. APPRENDERE ATTRAVERSO LA PRATICA L’apprendimento attraverso la pratica è differente dall’apprendimento attraverso il linguaggio ed il primo è di gran lunga anteriore. L’apprendimento attraverso il linguaggio, però, è più efficiente, infatti sin dall’antichità gli uomini hanno cercato di comunicare attraverso la parola, mentre l’apprendimento attraverso la pratica è un modello che accomuna sia gli uomini che gli animali. Quando all’imitazione si accompagna la comunicazione, è di sicuro più efficace. L’apprendimento attraverso la pratica ha sempre rivestito un ruolo importante nell’educazione formale, a partire dai bambini di età scolare, ma il linguaggio rimane la chiave per la maturazione di conoscenze di carattere teorico-concettuale. Agli inizi del Novecento, Dewey ha sostenuto una linea differente, ovvero l’apprendimento attraverso l’esperienza è altrettanto importante per la costruzione del curricolo significativo dello studente. Questa idea ha pervaso i modelli educativi del Ventunesimo secolo attraverso lo sviluppo di diverse forme di apprendimento attivo che facessero ricorso ad ambienti costruiti appositamente, quali laboratori, escursioni, progetti. Lo scopo è quello di permettere agli studenti di pervenire ad una comprensione arricchita delle conoscenze attraverso la pratica delle abilità maturate teoricamente in sperimentazioni e costruzioni di ipotesi. L’apprendimento attraverso la pratica sviluppa la nostra conoscenza del mondo, così come le abilità hanno bisogno di questa conoscenza per svilupparsi ulteriormente e perfezionarsi. Dunque, tale apprendimento ricopre un ruolo fondamentale nell’apprendimento formale e quindi bisogna ottimizzarlo. https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 12 di 19 • Riflessivi: sono indirizzati ad attività dove il soggetto è chiamato ad analizzare informazioni e selezionarle per orientare la propria formazione (es. diario di bordo) • Regolativi: prevedono attività aperte dove i soggetti devono interagire per affrontare problemi o attività situate in contesti reali • Autoriflessivi: è incentivato lo sviluppo dell’indagine personale rivolta allo sviluppo individuale • Collaborativi: viene evidenziato il ruolo della comunità negli apprendimenti • Strumentali: sono oggetti progettuali (attività predisposte dal docente) • Tecnologici: libro o tablet • Relazionali: entro il quale gli attori esprimono l’azione didattica e decidono i percorsi di apprendimento • Valutativi: aiutano e suggeriscono come i pattern possono essere migliorati PROGETTAZIONE DIDATTICA La progettazione classica è quella della definizione di un modello semplificato della realtà attraverso l’individuazione di variabili dipendenti ed indipendenti. Secondo l’approccio complesso la progettazione potrebbe avvenire semplificando la complessità del problema affrontato (Semplessità: anticipando il futuro e tenendo conto dell’esperienza vissuta). Negli anni Novanta nasce l’idea che la didattica possa essere trattata come scienza della progettazione e dunque analizzata nella pratica. CORPO E DIDATTICA (Sinergia) L’agire didattico, in una visione che rivaluta i significati attribuiti al corpo è in grado di offrire al discente una propria visione del mondo, esprimendo attraverso il movimento, l’intenzionalità con cui si cerca di costruire in ogni allievo una lente che è in grado di mettere a fuoco solo gli elementi della realtà conoscitiva che gli appaiono significativi. In ambito didattico il corpo in movimento non si configura come semplice mediatore tra il nostro cervello e la realtà esterna. RAPPORTO TRA CORPO E DIDATTICA Il corpo occupa una grande posizione nei processi di insegnamento-apprendimento. Attraverso il corpo si creano meccanismi di conoscenza poiché il corpo origina un’apertura al mondo attraverso le azioni. Il lavoro del corpo, mediante adeguate strategie, crea le condizioni per una didattica che non programmi l’agire, ma che piuttosto preveda le conseguenze dell’agire. INSTRUCTIONAL DESIGN L’instructional design è la pratica di creare esperienze didattiche che rendano l’acquisizione di conoscenze e abilità più efficienti, efficaci ed accattivanti. Consiste, in generale, nel determinare lo stato e le esigenze dello studente, definendo l’obiettivo finale dell’istruzione e la creazione di “interventi” per accompagnare la transizione. Con l’instructional design, dunque, si intende progettare per l’apprendimento, nel senso di creare l’ambiente e le condizioni all’interno delle quali gli studenti sono motivati ad apprendere. LA VALUTAZIONE La valutazione diagnostica o iniziale rileva i prerequisiti cognitivi e affettivo-motivazionali di ciascuno e di tutti gli allievi del gruppo classe. La valutazione formativa o intermedia consente l’identificazione in itinere dell’apprendimento e delle lacune dei singoli e dei punti deboli o forti dell’approccio didattico seguito. La valutazione sommativa o finale si conduce al termine di un processo didattico e ha la funzione di bilancio e si conclude con un giudizio. La verifica e la valutazione degli apprendimenti assolvono la funzione costante di regolazione delle attività didattiche per la strutturazione delle decisioni. La valutazione è l’atto di attribuzione di valore a qualcuno, a qualcosa o ad un determinato evento. Tale attribuzione può essere condivisa a livello intersoggettivo, deve rendere chiaro le modalità di misura e lo strumento di misura. https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 15 di 19 I 5 PRINCIPI DELLA PROGETTAZIONE SECONDO LAULLARD 1. Allineare gli scopi: partire dalle esperienze dei discenti per allineare i loro scopi a quelli dell’insegnante; testare la comprensione dei concetti. 2. Controllare le concezioni alternative: indagare il pensiero degli studenti, fare domande sulle relazioni interne. 3. Supportare la pratica generata dalla teoria: semplificare il compito, gestire feedback. 4. Promuovere lo sviluppo di conoscenza concettuale: usare esempi che aiutino gli studenti a riconoscere il concetto. 5. Incoraggiare la meta-cognizione: incoraggiare gli studenti a praticare e discutere le strategie meta-cognitive, coinvolgere gli studenti nella valutazione della propria performance. L’equilibrio tra questi principi costituisce la programmazione. AMBIENTE DI APPRENDIMENTO FLESSIBILE Il progetto “Aula 3.0” fa diventare la classe flessibile, trasformandola in un laboratorio attivo di ricerca. La progettazione e l’attuazione di una classe flessibile implicano la correlazione di alcuni elementi fondamentali: l’organizzazione dello spazio fisico puntando su arredi funzionali agli studenti e alla didattica; l’uso delle nuove tecnologie della comunicazione; l’applicazione di metodologie innovative basate sul dialogo e sulla collaborazione tra insegnamenti e studenti. L’aula si configura come un laboratorio attivo di ricerca. Per elevare la qualità dell’apprendimento è necessario ridisegnare la modalità del lavoro che si svolge nella classe, ancora oggi incentrato prevalentemente sulla lezione frontale. PROVE OGGETTIVE Sono oggettive quelle prove che consentono di predeterminare, dal momento della loro somministrazione, l’esattezza delle risposte senza alcuna minima ambiguità. Le prove oggettive sono denominate anche prove strutturate poiché presentano strutture definite sia le domande che le risposte. CORPO E DIDATTICA Ci sono molti studi grazie ai quali si è riuscito a comprendere l’importanza del movimento per la costruzione delle conoscenze che ha aperto nuovi orizzonti alla didattica. Infatti, il corpo in azione attiva dei meccanismi grazie ai quali vengono prelevate le informazioni inerenti a quanto si sta facendo, riuscendo così a farci prendere una decisione, a farci pensare e proiettare nel mondo interazioni ed ipotesi. Il corpo e il movimento, quindi, non sono elementi passivi dei processi cognitivi, ma anzi, la conoscenza concettuale riceve la propria struttura dalla mappatura del nostro sistema motorio. DIFFERENZA TRA CONOSCENZA ANALITICA, ESPERENZIALE E SPERIMENTALE Le tecnologie di conoscenza modellano ciò che si apprende andando a cambiare il come si apprende. Tale conoscenza si riferisce al livello di conoscenza ed approccio alle tecnologie. La conoscenza analitica corrisponde ad un approccio base alle tecnologie. La conoscenza esperienziale corrisponde ad una buona conoscenza delle tecnologie, nonché ad un loro utilizzo fluido. La conoscenza sperimentale consiste nella tendenza dell’insegnante non solo a conoscere i metodi di programmazione, ma anche nella ricerca di metodologie sempre più nuove ed interattive. Se consideriamo i tre tipi di apprendimento (lettura e scrittura, giochi di ruolo e l’uso del foglio di calcolo) vediamo che nel primo caso vi è un approccio analitico; nel secondo caso attraverso il rapporto con gli altri, si evidenziano le relazioni tra azioni ed obiettivi, sviluppando una conoscenza esperienziale ed infine nel terzo caso si consente una conoscenza sperimentale. CICLI DELLA PRATICA E DEL MODELING INS. Il ciclo del modeling (dal punto di vista del docente) sintetizza tali compiti: semplificare il compito; fornire feedback e progettare esercizi che forniscono un feedback intrinseco significativo che gli studenti possono interpretare e usare per rivedere le proprie azioni. Creare un ambiente di modeling è importante poiché è una delle modalità più potenti e consente agli https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 16 di 19 studenti di “imparare senza che vi sia insegnamento, nel momento in cui i compiti sono adatti alle loro capacità ed essi sono in grado di interpretare il feedback. L’ambiente di modeling consente allo studente di apprendere attraverso la modulazione delle loro pratiche con azioni rivisitate atte a migliorare il raggiungimento dello scopo. Dunque, l’insegnante deve predisporre un ambiente per la pratica nel quale lo studente possa effettuare azioni a partire dal proprio repertorio di pratiche. FAVORIRE IL DIALOGO INSEGNANTE-STUDENTE Il classico modo per migliorare una presentazione in classe è quello di prevedere le domande. Il lavoro di piccoli gruppi e gli esercizi di giochi di ruolo sono buoni metodi per interrompere il flusso unidirezionale, oppure raggruppare gli studenti per lavorare insieme per comprendere o commentare un punto, in modo tale che l’insegnante possa rispondere a domande più elaborate generate dal confronto a vantaggio di tutti gli studenti. Il cambiamento più radicale avviene con l’utilizzo in classe di risorse interattive. INSEGNAMENTO COME SCIENZA DELLA PROGETTAZIONE L’insegnamento è sempre stato considerato un’arte poiché richiede l’attenzione degli allievi attraverso la creatività, lo stimolo e l’immaginazione. Ci si domanda se sia anche una scienza oltre che arte, ma per questo possiamo dire che non è una scienza teoretica, che descrive e spiega aspetti del mondo naturale, sociale, ma si avvicina alle scienze come ad esempio l’ingegneria. Dunque, è una scienza della progettazione perché non studia le cose per come sono, ma per come dovrebbero essere. Gli insegnanti operano per motivare ed appassionare gli allievi, trovando il modo di costruire relazioni feconde tra loro, gli allievi e la disciplina. L’insegnamento è anche una scienza, una scienza della progettazione. Herbert Simon sostiene che le scienze naturali e sociali studiano le cose per come sono, mentre la progettazione studia come le cose dovrebbero essere. Pur utilizzando i risultati della ricerca teorica e contribuendo al suo sviluppo, la scienza della progettazione individua principi per la progettazione più che teorie, utilizzando l’esperienza precedente come base o ispirazione per ciò che essa crea, come tutte le scienze e le arti; tutto ciò viene effettuato per raggiungere il proprio scopo, ovvero l’apprendimento degli studenti. L’eroe di questa storia è la tecnologia. RAPPORTO TRA CORPO E COGNIZIONE Le ricerche sul corpo e cognizione in ambito didattico hanno favorito la coesistenza di diverse “visioni del mondo” sollecitando implicitamente il superamento della logica propria di una razionalità improntata ai principi della scienza classica come unica modalità per accedere ad una verità. Il corpo viene considerato l’artefice dei processi interpretativi della realtà. Esso con le sue potenzialità percettive e di azione, assume un ruolo determinante con importanti ricadute in ambito pedagogico e didattico. L’apprendimento non è più inteso come acquisizione di dati organizzati e preesistenti, ma è un processo attivo di costruzione della conoscenza. Allargando il campo della ricerca didattica sulla relazione tra corpo e cognizione, le impostazioni teoriche preposte hanno avuto ricadute metodologiche. Questo versante della ricerca educativa ha consentito di prospettare modelli che hanno favorito l’emersione della complessa multidimensionalità della funzione corporea nei processi di apprendimento-insegnamento, integrandoli in quelli già esistenti. Ciò favorisce la costruzione di ambienti di apprendimento “autentici” che valorizzino le potenzialità di azione del soggetto nei processi di conoscenza. La centralità del sistema sesnso-motorio del corpo, riconsiderando le potenzialità del movimento e dell’azione. LA VALUTAZIONE La valutazione è un momento formativo che consiste nel dare valore durante tutti i momenti didattico-formativi. È dunque presente sia durante la progettazione che durante l’azione didattica. Esso può avvenire secondo due approcci: Approccio valutativo classico segue le seguenti fasi: • Valutazione iniziale: prerequisiti, conoscenze pregresse, quindi bisogna valutare come bisogna progettare in base ai bisogni emersi dall’osservazione iniziale. • Valutazione in itinere: durante l’azione didattica per valutare come sta procedendo https://cdn.fbsbx.com/v/t59.2708-21/17695448_14958915237…h=a59b79c1db54c450459c4dd5184efc9f&oe=591C03D5&dl=1 15/05/17, 18G22 Pagina 17 di 19
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