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Teorie morte autore e interpretazione testo: Barthes, Foucault, Sant'Agostino., Sintesi del corso di Critica Letteraria

Storia della LetteraturaFilosofia della comunicazioneTeoria della letteraturaSemiotica

Le teorie di Barthes, Foucault e Sant'Agostino sulla morte dell'autore e l'interpretazione del testo. Vengono discusse le implicazioni di queste teorie per la natura dei rapporti tra intenzione e interpretazione, il dualismo tra pensiero e linguaggio, e il metodo dei passi paralleli. una riflessione sulle implicazioni storiche e politiche di interpretare un testo, e introduce il concetto del lettore implicito.

Cosa imparerai

  • Come si distingue il dualismo tra pensiero e linguaggio?
  • Che significato ha la morte dell'autore per la comprensione dei testi?
  • Quale è la funzione autore di Focault?

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015

Caricato il 03/11/2015

Ruggero7
Ruggero7 🇮🇹

4.4

(17)

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Scarica Teorie morte autore e interpretazione testo: Barthes, Foucault, Sant'Agostino. e più Sintesi del corso in PDF di Critica Letteraria solo su Docsity! TEORIA E PRATICA DELLA COMUNICAZIONE LETTERARIA IL DEMONE DELLA TEORIA – COMPAGNON 1) IL RAPPORTO TRA IL TESTO E IL SUO AUTORE - Il posto che spetta all’autore è certamente il punto più controverso della teoria letteraria; per trattare l’argomento possiamo partire da due posizioni opposte: 1)una antica, che sostiene che il senso dell’opera coincide con l’intenzione dell’autore; 2)e una moderna, che sostiene che per definire il significato di un’opera l’intenzione dell’autore non è pertinente; quest’ultima è una tesi diffusa dal formalismo russo, il quale giudicava addirittura dannoso il concetto di intenzionalità negli studi letterari e in proposito parlava di intentional fallacy , illusione intenzionale appunto; - Si possono descrivere queste due opposte posizioni anche nei termini di un conflitto tra: 1)sostenitori della spiegazione letteraria (spiegare = ricercare l’intenzione dell’autore, ricercare nel testo ciò che l’autore ha voluto dire); 2)e sostenitori dell’interpretazione letteraria (interpretare = descrivere i significati dell’opera, ricercare nel testo ciò che esso medesimo vuole dire senza, indipendentemente dall’intenzione del suo autore) 2) LE TEORIE DI BATRHES SULLA MORTE DELL’AUTORE - L’intenzione e l’autore stesso sono stati il teatro privilegiato del conflitto tra antichi (storia letteraria) e moderni (nuova critica) negli anni 60’ del 900’ - Nel 1968 Barthes pubblicò un articolo il cui titolo ad effetto era “La morte dell’autore”, diventato, agli occhi dei suoi sostenitori come a quelli dei suoi avversari, lo slogan anti-umanista della scienza del testo; a detta di Barthes: l’autore è un personaggio moderno, prodotto dalla nostra società quando, alla fine del Medioevo, si scoprì il prestigio del singolo; il testo privo di origine non è altro che un tessuto di citazioni: l’intertestualità (o ipertestualità) nasce infatti con la morte dell’autore; il lettore invece (e non l’autore) è il luogo dove si produce l’unità del testo, è la destinazione (non l’origine) - Le teorie di Barthes sulla morte dell’autore coincidono con la ribellione antiautoritaria della primavera del 68’ 3) LE TEORIE DI FOCAULT SULL’AUTORE - Focault definisce la funzione autore come una costruzione storica e ideologica, la proiezione del trattamento a cui si sottopone il testo; nonostante sia vero che la morte dell’autore porta con sé la polisemia (più significati) del testo, la promozione del lettore e una libertà di commento fino ad allora sconosciuta, manca una vera e propria riflessione sulla natura dei rapporti tra intenzione e interpretazione; a detta di egli, nella teoria della morte dell’autore si confonde l’autore in senso biografico o sociologico (nel senso di un posto all’interno del canone storico) con l’autore in senso ermeneutico come criterio dell’interpretazione, e la funzione autore di Focault evidenzia benissimo questa limitazione 4) IL DUALISMO TRA PENSIERO E LINGUAGGIO - Come detto, la discussione sull’intenzione dell’autore è molto antica; oggi si tende a ridurre il problema dell’intenzione al dualismo tra pensiero e linguaggio, ma tale dualismo ancora non risolve il problema dell’intezionalismo (distinguere l’intenzione dall’azione) - Tutta la tradizione retorica distingue la ricerca delle idee (inventio) dalla trasposizione delle idee in parola (elocutio), ma sono parallelismi poco chiarificatori perché fanno scivolare la questione dell’intenzione verso quella dello stile; del resto, la retorica classica era originariamente praticata in contesti giudiziari, ed era quindi ovvio che essa distinguesse pragmaticamente tra intenzione e azione: in altre parole, i retori come Quintiliano o Cicerone, se dovevano analizzare i testi scritti ricorrevano alla distinzione tra intentio e actio, o tra voluntas e scriptum (per quanto concerne il particolare atto della scrittura), anche se quest’ultima distinzione giuridica veniva oscurata dalla distinzione stilistica tra senso proprio e senso figurato 5) LA DISTINZIONE TRA VOLUNTAS E ACTIO DI SANT’AGOSTINO - Sant’Agostino riprende la distinzione giuridica tra ciò che le parole utilizzate da un autore per esprimere un’intenzione vogliono dire (significato semantico, cioè lo scriptum) e ciò che l’autore vuole dire utilizzando quelle parole (intenzione dianoetica, cioè la voluntas); ci troviamo quindi di fronte ad una distinzione tra l’aspetto linguistico (significato semantico) e l’aspetto psicologico (intenzione dianoetica) della comunicazione; Sant’Agostino privilegia quest’ultimo dichiarando che preferire lo scriptum del testo alla voluntas dell’autore sarebbe come preferire il corpo di un uomo alla sua anima 6) L’INTERPRETAZIONE ALLEGORICA - L’interpretazione allegorica cerca di capire l’intenzione nascosta di un testo decifrandone le figure; nel Medioevo è stato caricato tutto il problema dell’intenzione sull’allegoria, basandosi sulla sovrapposizione di due binomi teoricamente distinti, quello giuridico e quello stilistico: l’allegoria è un metodo di interpretazione di un testo in cui la distinzione stilistica viene subordinata a quella giuridica; l’allegoria è dunque un’interpretazione anacronistica del passato (anacronismo = tendenza artistica caratterizzata dalla libera citazione e recupero di tecniche e temi dell’arte del passato), una lettura dell’antico sul modello del nuovo 7) IL DILEMMA DI REBLAIS SULL’ALLEGORIA - L’unione tra il giuridico e lo stilistico porta un dilemma apparentemente irrisolto, quello che si pone Reblais nel suo libro “Gargantua”: “ciò che il testo vuole dire a noi oggi, voleva dire la stessa cosa per i nostri antenati?” - Egli, affermando che l’intenzione deve essere distinta dall’allegoria, prende come esempio la costituzione americana: come dobbiamo interpretare i suoi assunti? Ci sono 2 modi: 1)originalista, ossia in base a come è stata redatta; 2)allegorista, ossia in base alle esigenze di oggi; secondo Reblais nessuno dei due modi è corretto, perché nel primo caso nessuna generazione futura può basarsi su principi antichi, e nel secondo caso non si possono sollevare accuse sui temi e i pregiudizi discussi in un testo antico; interpretare un testo, quindi, giuridico o meno che sia, solleva non solo una questione storica ma anche una questione politica 8) DEFINIZIONE DI ERMENEUTICA - L’ermeneutica è l’arte di interpretare i testi - Schleiermacher gettò le basi dell’ermeneutica alla fine del XVII secolo, sostenendo che la tradizione artistica e letteraria non aveva più un rapporto di immediatezza con il proprio mondo, dunque era diventata estranea al suo senso originario; attribuisce così all’ermeneutica il compito di ricostruire il primo significato di un’opera, dato che la letteratura è alienata dal suo mondo originario: “l’opera d’arte che sia strappata dal suo contesto originario, se tale contesto non è storicamente conservato, perde di significato”; secondo l’ermeneutica di Schleiermacher, quindi, il vero significato di un’opera è quello che aveva all’origine, dunque la sua posizione al riguardo è quella filologica più rigida possibile (anti-teorica) 9) IL RAPPORTO TRA FILOLOGIA ED ERMENEUTICA - Schleiermacher, nell’intento di ricostruire l’intenzione originaria dell’autore, descriveva un metodo basato sulla “simpatia” o sulla “divinazione”, poi chiamato “circolo ermeneutico”, vale a dire una corrispondenza biunivoca tra la comprensione di un singolo punto del testo e la comprensione del testo nel suo insieme: la comprensione di ogni punto del testo chiarisce la comprensione del testo intero, la quale a sua volta agevola la comprensione di ogni punto del testo; quest’ipotesi presenta un paradosso imbarazzante: la pretesa di colmare lo scarto storico tra il passato (il testo) e il presente (l’interpretazione) in un solo colpo - Heiddeger controbatte tale ipotesi sostenendo che è impossibile ritornare al passato rivivendolo in modo oggettivo poiché il presente genera necessariamente una pre-comprensione della realtà che rende la visione del passato qualcosa di diverso dal passato stesso; il senso di un testo, quindi, non può essere ridotto al senso che ha per l’autore e i suoi contemporanei, ma deve necessariamente tenere conto della storia della critica che tutti i lettori di tutti i tempi ne hanno fatto, la sua ricezione passata, presente e futura 10) LA CRITICA DELLA COSCIENZA E LA SCUOLA DI GINEVRA - Il gruppo di teorici della letteratura della Scuola di Ginevra, seguaci degli insegnamenti di Poulet, professava un approccio che richiedeva al critico empatia (capacità di immedesimarsi nel contesto storico/culturale) e identificazione per comprendere l’opera, vale a dire andare in contro all’autore attraverso la sua opera, la quale è intesa non come biografia o intenzione riflessiva, ma come coscienza profonda o visione del mondo; Poulet definisce questo nuovo tipo di pensiero fenomenologico come pensiero indeterminato: l’autore dunque è rimasto, anche se nella forma del pensiero indeterminato 11) IL CONCETTO DI SCRITTORE - Scrittore è colui che vede nel linguaggio un problema e ne sperimenta la profondità, non la strumentalità o la bellezza; l’autore e l’opera non sono che il punto di partenza di un analisi il cui orizzonte è il linguaggio - A quanto dice Barthes: “l’opera è per noi priva di contingenza, sottratta da ogni situazione, per questo l’opera si offre all’esplorazione”; dunque il testo è prigioniero del “qui e ora”; questo relativismo dogmatico verrà esasperato da Fish, il quale sosterrà il testo ha tanti significati quanti lettori e che non esistono criteri per stabilire se un’interpretazione è giusta o sbagliata; quindi il lettore si sostituisce allo scrittore come criterio di interpretazione 12) IL METODO DEI PASSI PARALLELI IN LETTERATURA - Il metodo dei passi paralleli è la più ampia testimonianza della resistenza di una certa fede nell’intenzione d’autore: quando un passo o un testo risulta difficile perché oscuro o ambiguo, cerchiamo un passo parallelo, nello stesso testo o in un altro, allo scopo di chiarirne il senso; per spiegare un passo oscuro di un testo è preferibile iniziare ad esaminare un passo parallelo dello stesso testo, in mancanza del quale si passerà ad un passo di un altro testo del medesimo autore, e solo in ultima preferenza ad un passo di un testo di un autore diverso - Meier fu uno dei primi ad aver formulato il metodo dei passi paralleli: nel suo “Saggio generale dell’interpretazione” del 1757, egli distingue: 1) il parallelismo di parole, luogo simile al testo in considerazione delle parole, il quale descrive l’identità della parola in contesti diversi e serve a fissare gli indici e le concordanze; 2) e il parallelismo di cose, luogo simile al testo in considerazione del significato e del senso (o di entrambi); essi si contrappongono nel testo rispettivamente come omonimia e sinonimia 13) L’INTENZIONE D’AUTORE E L’INTERPRETAZIONE DEI TESTI - Chladenius ricorda che il metodo dei passi paralleli presuppone non solo che l’intenzione d’autore sia un criterio valido d’interpretazione dei testi, ma anche che l’intenzione d’autore sia coerente: se non si presuppone coerenza nel testo, vale a dire se non c’è intenzione, un parallelismo è un indizio troppo debole, una coincidenza aleatoria, e non ci si può basare sulla probabilità che la medesima parola abbia lo stesso senso in due occorrenze diverse; dunque il parallelismo di due passi sarà utile se e solo se essi rimandano ad un’intenzione coerente - Egli continua esaminando altri due ostacoli alla validità del metodo dei passi paralleli: 1) con l’espressione illusione dei generi egli intende dire che non ci si aspetta da un’opera letteraria la stessa coerenza che ci si può aspettare da un trattato filosofico; 2) con l’espressione illusione metaforica si riferisce invece all’errore che consiste nel dedurre che una parola usata in senso figurato in uno o più punti debba avere lo stesso senso figurato in qualsiasi luogo/punto, l’errore cioè che porta all’iperinterpretazione o al controsenso 14) L’INTERPRETAZIONE INTENZIONALISTA E ANTI-INTENZIONALISTA DI UN TESTO LETTERARIO - Si possono contrapporre due posizioni polemiche estreme sull’interpretazione: 1) la posizione intenzionalista, che sostiene che bisogna e basta cercare nel testo ciò che l’autore ha voluto dire, la sua intenzione chiara e lucida, e questo è l’unico criterio di validità interpretativa (uno dei maggiori sostenitori era Picard); 2) e la posizione anti-intenzionalista, che dice che l’intenzione d’autore non è pertinente e che l’opera sopravvive all’intenzione d’autore 15) THE INTENTIONAL FALLACY DI WIMSATT E BEARDSLEY - I due teorici Wimsatt e Beardsley nel loro articolo “The intentional fallacy” sostengono che l’intenzione d’autore non è ne disponibile ne auspicabile come criterio d’interpretazione dell’opera perché o l’intenzione d’autore e l’opera non coincidono, e allora la testimonianza del suo autore sarà priva di importanza perché non dirà nulla sul senso dell’opera, oppure l’autore è riuscito nei suoi intenti (il senso dell’opera coincide con la sua intenzione) e allora la sua testimonianza non aggiungerà nulla di nuovo; quindi il senso di un’opera non è necessariamente identico all’intenzione dell’autore, e l’unica intenzione che conta in un autore è l’intenzione di fare letteratura, e l’opera basta per capire se ha realizzato la sua intenzione; in questo modo si arriva al rifiuto di qualsiasi testimonianza esterna al testo 16) LA SOPRAVVIVENZA DELLE OPERE LETTERARIE - Un altro argomento contro l’intenzione d’autore riguarda la sopravvivenza delle opere letterarie; l’opera vive la sua vita, quindi il suo significato complessivo non può essere definito semplicemente nei termini del significato che ha per l’autore e per i suoi contemporanei (la sua prima ricezione), ma deve essere descritto come il prodotto della storia delle interpretazioni datene dai lettori fino a oggi; gli storicisti (intenzionalisti) non giudicano valido questo metodo e reclamano un ritorno all’origine: l’intenzionalismo, dunque, nega la proprietà che contraddistingue un testo letterario, quella di sopravvivere e di continuare ad essere letto per secoli 17) LA DISTINZIONE TRA SENSO E SIGNIFICATO NEL TESTO LETTERARIO - Hirsch, nell’intento di confutare la tesi anti-intenzionalista, espone una differenziazione tra senso e significato; 1) il senso indica ciò che resta stabile nella ricezione di un testo, risponde alla domanda “che cosa vuol dire questo testo?”, ed è l’oggetto dell’interpretazione del testo; 2) il significato indica ciò che cambia nella ricezione di un testo, risponde alla domanda “che valore ha questo testo?”, ed è l’oggetto dell’applicazione del testo al contesto in cui viene recepito e quindi della sua valutazione - Il senso è singolare, mentre il significato, che mette in relazione il senso con una situazione, è plurale, aperto e forse infinito; tale distinzione tra senso e significato è esclusivamente logica o analitica, individua cioè la priorità logica del senso rispetto al significato, e non una priorità cronologica o psicologica 18) IL SENSO ORIGINARIO E I SIGNIFICATI DEL TESTO LETTERARIO
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