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Teoria-immobilizzazione materiali, Schemi e mappe concettuali di Ragioneria

Teoria sulle immobilizzazioni materiali. È una sintesi di ciò che ha detto il prof a lezione e le dispense lasciate su virtuale.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 26/09/2023

lu-chenya
lu-chenya 🇮🇹

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Scarica Teoria-immobilizzazione materiali e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Ragioneria solo su Docsity! PP 3 immobiizsiani material √ Le immobilizzazione immateriali sono beni di uso durevole e fanno parte dell’organo permanente dell’azienda, si contrappongono all’attivo circolante che è il flusso di beni. Una immobilizzazione è l’impianto che uso. Sono capitale fisso. Modalità Ogni valore del capitale investito viene investito per ricavare un valore maggiore in modo indiretto.La competenza è il confronto tra ricavi e i correlati costi. I beni strumentali si consumano una parte negli anni che li utilizzo, dobbiamo quindi integrare una parte del loro costo nell’esercizio dell’anno. Questo per rispettare il principio di competenza. Questi costi sono ammortamenti. Non sono costi di beni di consumo dell’esercizio, ma si consumano in più esercizi e perciò sono costi anticipati. La loro natura sono materiale quindi beni tangibili. La loro natura economica è quella del loro utilizzo strumentali, non sono beni che trasformo, ma sono beni strumentali a trasformare altri beni. Le imomobili-aion: materiai Non è possibile incrementare il valore di iscrizione iniziale mediante rivalutazioni, perché nel nostro bilancio vice il principio di iscrizione dell’attività al costo, e il costo rappresenta il tetto massimo oltre il quale il bene non può essere iscritto. Invece, quando il valore corrente è più basso rispetto al costo storico, dovrei svalutare perché se lasciassi iscritto il costo originale, essendo il costo non recuperabile, lascerei iscritto un valore inesistente. Devo quindi svalutare nel caso in cui il valore corrente è più basso del costo storico. Solo in casi di necessità, intervengono leggi di rivalutazione monetaria, cioè il costo può essere rivalutato per adeguarlo al mutato livello del mito monetario (ad es. inflazione) solo per effetto di speciali leggi di rivalutazione monetaria. Posso aumentare il costo di iscrizione iniziale sono quando sostengo altri costi che ne incrementano l’utilità al valore (questi costi che vanno ad aumentare la vita utile del bene, la sua funzionalità e produttività possono essere capitalizzatili). Cosa succede se compro un bene e qualcuno mi regala i soldi? Sono i famosi contributi in conto capitale, succede quando lo Stato dice: se compri un bene io ti aiuto a fare un investimento, ti dò un contributo in conto capitale, un contributo pari al 50% del costo… Come tratto questa partita in entrata? Le alternative sono 2: il medito patrimoniale e il metodo reddituale. Il metodo patrimoniale (ora non più ammesso) assimila il contributo che ricevo in conto capitale ad un apporto di titolo capitale da parte dello Stato; quindi quando ricevo il contributo, esso va nelle riserve, aumento il patrimonio netto; quindi il costo dell’investimento va integramente nell’attivo, non nel passivo perché quei soldi non devo restituire, e nel patrimonio netto rilevo il contributo; quindi la scrittura sarebbe immobile a patrimonio netto, riserva contributo c/impianti. Il metodo reddituale (metodo attualmente ammesso) ha due varianti, entrambe ammesse dai principi contabili. Verifica di iscrivibilità: posso capitalizzare i costi fino a che il valore dell’attivo è recuperabile. Periodo: se restringo il periodo in cui posso capitalizzare gli interessi, capitalizzo di meno e sono prudente; se amplio il periodo, capitalizzo di più e sono meno prudente. Il periodo va dal momento in cui effettuo il primo pagamento e termina quando il bene è pronto per l’uso (non quando entra in funzione). Più il periodo è lungo più aumentano gli interessi. Se vi sono eventi straordinari o accidentali per cui si sospende la produzione di questo bene (quindi il bene sta fermo ma gli interessi corrono stesso), quel periodo non è considerato per quantificazione degli interessi. 3- finanziamenti generici: costo medio ponderato del debito per la quota di finanziamento attribuibile: se non vado a prendere un finanziamento specifico ma corro alla finanza generale dell’azienda, la quale attinge le sue risorse attraverso i finanziamenti; in questo caso devo trovare il tasso di interesse che sia quello medio ponderato, ovvero faccio la media del costo dei miei finanziamenti e determino il costo del debito per finanziare l’investimento. I contributi dello Stato sono di 2 tipi: in conto d’esercizio (fra i ricavi) e in conto capitale (patrimonio fisso). Variante 2: se ricevo il contributo, iscrivo il costo del bene direttamente alla metà del costo pagato, perché il mio onere è alla metà. Quindi quando ricevo il contributo lo imputo nella voce Cassa a impianti. Il bene rimane iscritto nel bilancio togliendo il contributo, e calcolerò gli ammortamenti sul valore differenziato. (Se il bene costa 100 iscrivo solo 50 e lo uso per 10 anni, l’ammortamento di ogni anno sarà 5). Solo in casi eccezionali: ad es. quando un campo di patate diventa un campo di petrolio… derogo per l’utilizzo della clausola di deroga di tutte le regole del bilancio per speciali ragioni. In assenza di tale clausola il costo rimane immutabile anche se il valore contabile fosse del tutto disallineato rispetto al valore corrente anche per effetto dell’inflazione. Il costo di iscrizione iniziale può essere incrementato quando sostengo altri costi che ne incrementano attività. Ad es. il pezzo di ricambio che aumenta la produttività che Non è una deroga dal costo, ma un’applicazione… La variante (1) preferibile rileva il contributo come se fosse un risconto, ovvero un ricavo differito tra le passività, e quindi nell’attivo rilevo il bene al suo costo integrale; quindi nell’attivo metto 100 e rilevo il contributo fra le passività come risconto passivo e iscritto per 50; a quel punto l’ammortamento del bene verrà fatto sull’attivo. (L’ammortamento verrà fatto su 100 e quindi 10 all’anno, ma d’altra parte ho il risconto passivo che deve concorrere a formare il reddito di esercizio e ripartisco questo provento in 10 anni ed ogni anno ho un provento di 5euro che va nel CE; quindi ho l’ammortamento per 10 e il contributo per 5 e quindi il saldo netto fra il costo dell’ ammortamento e il provento dei contributi è 5) Capitalizzatili Devo ammortizzare tutti i beni strumentali? No, ammortizzo solo quei beni che perdono valore con loro l’uso (es. terreno) Il valore da ammortizzare è dato dal costo di acquisto al netto del valore di presumibile realizzo al termine del processo di ammortamento. Questa proposizione nei casi concreti trova difficilissima applicazione perché non si sa quasi mai quanto valerà il bene quando lo vendo. Ad es. i fabbricati civili, gli appartamenti, quando non sono destinati all’utilizzo dei dipendenti, ma sono di destinazione qualsiasi essendo gli impieghi che non perdono valore nel tempo non devono essere ammortizzati. Per contro devo eventualmente accantonare (mettere altri costi al conto economico) se penso che al termine di utilizzo dovrò procedere a rimuovere/bonificare l’investimento. Ad es. un impianto che possa inquinare l’ambiente. I soldi che uso per la bonifica non sono solo di competenza dell’anno in cui lo bonifico ma di tutti gli anni per cui ho lavorato, quindi devo ogni anno accantonare in un fondo ripristini quota parte di compentenza d’esercizio del costo che sostenerò nel decimo anno quando cesserò attività.
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