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Teoria struttural-funzionalista di Parsons e la teoria generale dell'azione sociale, Appunti di Sociologia

La teoria struttural-funzionalista di Parsons e la teoria generale dell'azione sociale. In particolare, vengono analizzati i contributi di Bronislaw Malinowski e A.R. Radcliffe-Brown all'antropologia culturale e alla definizione del concetto di funzione. Viene inoltre descritto il rapporto tra natura e cultura e l'evoluzione della società moderna secondo Parsons. La teoria dell'azione sociale di Parsons è volontarista e tiene conto delle componenti psicologiche e motivazionali dell'azione umana.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 06/05/2022

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Scarica Teoria struttural-funzionalista di Parsons e la teoria generale dell'azione sociale e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! 1 PARSONS Parsons è un sociologo americano che formula la teoria struttural-funzionalista, ispirandosi al concetto di funzione sviluppata da Durkheim per indicare la corrispondenza tra un determinato fenomeno sociale e i bisogni generali del sistema >> il termine “funzione” viene utilizzato in riferimento alle attività necessarie per il mantenimento degli organismi viventi. Prima di analizzare le teorie di Parsons, bisogna fare riferimento a due antropologi che hanno contribuito allo sviluppo dell’antropologia culturale, ovvero la disciplina che si propone di studiare le forme della cultura umana. Bronislaw Malinowski >> nell’opera “Teoria scientifica della cultura”, l’antropologo inglese considera la cultura come un “tutto corrente”, come un “apparato strumentale” atto a risolvere i problemi specifici che gli individui e le collettività incontrano nel loro rapporto con l’ambiente e nella loro ricerca di soddisfare i propri bisogni. La cultura è il tutto integrale consistente degli strumenti e dei beni di consumo, delle caste costitutive dei vari raggruppamenti sociali, delle idee e delle arti, delle credenze e dei costumi >> in questo modo le norme e le consuetudini sono concepite come il risultato dell’interazione tra i bisogni umani e l’attività di manipolazione dell’ambiente da parte dell’uomo. Malinowski sviluppa il concetto di funzione, definito dall’autore come il soddisfacimento di un bisogno tramite una attività in cui gli esseri umani cooperano, usano prodotti e consumano beni. La struttura dei bisogni ha come base l’esigenza della sopravvivenza biologica espressa negli imperativi biologici primari >> bisogni primari come nutrizione, riproduzione e igiene. Questi imperativi biologici vengono soddisfatti nell’organizzazione sociale e culturale, ovvero negli imperativi strumentali e integrativi >> bisognai derivati da cui nascono il sistema culturale e sociale. All’interno di questo modello organizzativo è possibile determinare il contesto pragmatico di ogni forma simbolica e definire la sua funzione in relazione alla struttura generale dei bisogni primari e derivati. Malinowski fonda la sua teoria scientifica della cultura su basi oggettive, ovvero le strutture biologiche e quelle socioculturali >> la dipendenza dell’individuo dalle regole culturali è altrettanto forte quanto la sua dipendenza dal determinismo biologico. A.R. Radcliffe-Brown sviluppa invece un concetto di funzione non collegato alla base biologica ma considerato in modo diretto nella relazione con il sistema sociale >> la funzione è il contributo di un’attività parziale all’attività totale di cui è parte. La struttura sociale viene invece definita come l’elemento necessario per il funzionamento e la stabilità del sistema stesso. Il concetto di struttura rinvia all’insieme di relazioni sociali in quanto fondate stabilmente sugli obblighi normativi di tipo giuridico, morale e religioso propri di una determinata società. Nella visione di Radcliffe-Brown, il bisogno biologico nasce sempre all’interno di un insieme di significati culturali complessi, che determinano la sua collocazione, il suo modo di soddisfacimento secondo criteri strumentali ed espressivi. 2 Il rapporto natura-cultura non può essere considerato secondo il paradigma causa-effetto, ma come relazione circolare di interdipendenza tra fattori naturali e fattori culturali. Bronislaw Malinowski non tiene conto del principio della equivalenza funzionale, secondo cui uno stesso bisogno può essere soddisfatto da funzioni diverse, così come una funzione può soddisfare diversi bisogni. PARSONS La vasta produzione di Parsons può essere divisa in tre periodi: 1) Primo periodo >> vi è un collegamento con la grande tradizione teorica della sociologia europea. In questa fase, Parsons sviluppa la sua teoria volontarista dell’azione sociale 2) Secondo periodo >> viene formulata la teoria generale dell’azione e del sistema sociale 3) Terzo periodo >> l’autore applica il suo schema teorico a vari settori concreti della realtà sociale, in particolare a quello economico LA TEORIA GENERALE DELL’AZIONE SOCIALE Parsons sentiva l’esigenza di ricondurre l’analisi dei fenomeni sociali particolari a un paradigma concettuale generale di riferimento. L’osservazione della realtà sociale può progredire solo se è basata su uno schema teorico ampio che consente l’interpretazione di fatti sociali. La teoria empirica indica gli aspetti che si devono approfondire quando si vuole comprendere la dinamica dei processi sociali >> questa teoria ha un ruolo attivo di promozione e chiarimento della ricerca empirica >> la conoscenza empirica è formata attraverso concetti. Nello sviluppare la teoria generale dell’azione sociale, Parsons denuncia i limiti del modello comportamentista, ovvero le teorie che tendono ad analizzare l’agire umano in analogia con gli studi sperimentali del comportamento animale. Inoltre, critica la tradizione utilitarista, basata sul calcolo razionale degli interessi, così come critica il determinismo delle teorie marxiste, ovvero l’influenza economica sull’agire umano. La sua teoria dell’azione è VOLONTARISTA, in quanto vuol tener conto sia delle condizioni ambientali oggettive che influenzano l’azione, sia delle componenti psicologiche e motivazionali che configurano l’azione come capacità di scelta relativamente autonoma, fondata non solo sul calcolo degli interessi ma anche su valori di tipo morale ed estetico. Nell’opera “La struttura dell’azione sociale”, Parsons riprende elementi di: a) Weber >> concetto di azione sociale in quanto agire dotato di senso che tiene conto dell’agire altrui, basato sull’intenzionalità del soggetto secondo un modello di razionalità con senso finalistico b) Durkheim >> agire originariamente a-sociale in quanto mosso da desideri egoistici 5 d) attribuzione >> società tradizionale / realizzazione >> società moderna  a seconda che l'azione nasca da valori legati all'efficacia e l'utilità della prestazione, oppure da considerazioni di qualità e) diffusione >> società tradizionale / specificità >> società moderna  in base alla volontà di instaurare un rapporto con altre persone considerando le loro capacità tecniche o in modo globale in quanto persone Può capitare però che la scelta delle alternative possa essere in contrasto con le aspettative dei modelli codificati. Se ad esempio nella società moderna si instaurano, nel rapporto del lavoro, relazioni di tipo affettivo o particolaristico, esse andrebbero a interferire con l'organizzazione produttiva. EVOLUZIONE DELLA SOCIETA’ MODERNA Secondo Parsons, nei processi di trasformazione della società, si possono identificare le tendenze evolutive universali, analoghe a quelle presenti nell’ambito biologico. Partendo dal presupposto dell’interscambio tra i quattro sottosistemi derivanti dagli imperativi funzionali del sistema sociale, Parsons individua nei processi di cambiamento presenti nelle società contemporanee, una crescente universalizzazione dei valori di base, una progressiva differenziazione strutturale e un incremento adattivo tra i diversi sottosistemi. Il termine differenziazione sta ad indicare la maggior autonomia ottenuta dai diversi ambiti (famiglia, politica, religione, diritto, ecc.) nella società moderna, a differenza di quella premoderna dove tutti loro erano essenzialmente legati da una disposizione gerarchica >> di conseguenza ogni sistema deve rispettare l'autonomia degli altri sistemi nel momento in cui egli stesso rivendica la propria dipendenza ( >> incremento adattivo dei rapporti di scambio tra sottosistemi). CONSIDERAZIONI CRITICHE Le teorie di Parsons si presentano come una descrizione ricca degli elementi che compongono la realtà sociale, strumento utile per orientare la ricerca empirica. Tuttavia vi è un limite nel carattere descrittivo-concettuale e in quello riduttivo dei modelli esplicativi. Una lacuna rilevante è rappresentata dalla mancanza di una genesi delle strutture sociali, in quanto frutto di rappresentazioni culturali derivanti da un processo storico. Pur essendo partito con l'intento di sviluppare una teoria generica dell'azione sociale, Parsons finisce per dare maggior rilevanza alla dimensione del sistema sociale come tale. Il tentativo di accordare la teoria sistemica con la teoria dell'azione può dirsi fallito, dato che la prima è in grado di risolvere ed eliminare le dimensioni specifiche dell'azione. Ponendo come già date le strutture del sistema e assolutizzando gli imperativi funzionali, l’agire sociale è considerato prevalentemente nei termini del problema dell’adattamento e dell’integrazione di individui dal comportamento potenzialmente deviante e disordinato. 6 Perciò, come in Durkheim, la sua analisi è volta all'individuazione dell'ordine e del mantenimento della determinatezza >> l’individuo appare come una fonte di energie centrifughe che devono essere costrette attraverso i meccanismi dei premi e delle punizioni (per chi non si comporta seguendo le norme del sistema sociale), in direzioni funzionali per il sistema  l’importanza data al mantenimento del sistema e della sua integrazione impedisce di cogliere gli elementi negativi che si possono creare in esso. Ogni comportamento deviante rispetto agli ordini costituiti tende ad essere considerato un elemento negativo, sintomo della debolezza delle strutture di controllo sistemico e non come possibile momento positivo di apertura. L’ottimismo circa gli esiti dello sviluppo in atto nella società contemporanea deriva dal carattere unidimensionale della sua teoria, che tende a sottovalutare le tensioni tra ordine delle determinazioni simbolico-normative del sistema sociale e istanze presenti a livello dell’azione individuale.  Il sociologo Robert K. Merton individua 3 punti deboli nel funzionalismo di Parsons: a) Postulato dell’unità funzionale >> la società viene intesa come un tutto, all'interno del quale ogni tipo di attività e ogni forma culturale svolge un'azione funzionale sia per la società che per il singolo. Questa tesi però è contraddetta in primo luogo dal fatto che non tutte le realtà sociali hanno lo stesso grado di integrazione e, in secondo luogo, dal fatto che al suo interno via sono delle valenze contraddittorie. Merton afferma che vi possono essere delle disfunzioni nel sistema sociale b) Postulato del funzionalismo universale >> ogni forma sociale standardizzata rappresenta una funzione positiva per il sistema, ma trova la sua antitesi nel fatto che esistono forme sociali standardizzate risalenti ad epoche ormai passate che non hanno più ragion d'essere in una situazione contemporanea  teoria delle sopravvivenze culturali c) Postulato dell’indispensabilità >> ogni istituzione / elemento che svolge una funzione vitale rappresenta una parte indispensabile per il sistema sociale, anche se la sopravvivenza del sistema può esser determinata da più strutture diverse  principio dell’equivalenza funzionale Elaborando una forma di strutturalismo coerente con le critiche nei confronti dei tre postulati precedenti, Merton distingue tra funzioni manifeste e funzioni latenti >> si evidenzia così il divario tra le motivazioni soggettive del comportamento sociale e le conseguenze oggettive di esso >> indipendenza tra motivazioni e funzioni. Merton riprende il concetto di anomia, assenza di regole, affermando che spesso la devianza viene indotta dai modelli culturali e dalle strutture sociali quando vi è un divario tra scopi ideali del sistema sociale e mezzi forniti per raggiungerli. Rispetto alla pretesa di Parsons di elaborare una teoria generale della società, Merton formula delle teorie a medio raggio applicabili ad innumerevoli ipotesi specifiche, data la limitazione e la diversità dei suoi paradigmi >> queste teorie sono altresì rigide, ma al tempo stesso non rimangono né troppo circoscritte né troppo astratte.
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