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teorie comunicazione, Appunti di Teoria della comunicazione

appunti teorie della comunicazione

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 02/07/2024

aurora-prosser
aurora-prosser 🇮🇹

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Scarica teorie comunicazione e più Appunti in PDF di Teoria della comunicazione solo su Docsity! TEORIE DELLA COMUNICAZIONE Testi: • AA. VV. Antologia di testi (pdf online Sirius) • EUGENI R. “La condizione post-mediale contemporanea”, Editrice La Scuola, Brescia 2015 • manuale: BENTIVEGNA, S. - BOCCIA ARTIERI, G. Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale, Laterza, Roma-Bari 2019 Contatti: c.dalpozzo@iusve.it INTRODUZIONE • panoramica su concetto di comunicazione e dei media - teorie relative a contesti storici / culturali • strumenti, temi e ipotesi interpretative sugli scenari passati presenti e futuri • comunicatori consapevoli (porsi delle domande) Si esamineranno le principali teorie legate allo sviluppo e all’estetica del media e la relative questioni legate alla ricezione, al ruolo del pubblico e del “potere” all’interno dei media. Tutto ciò che impariamo / leggiamo etc. è mediato da un medium = I MEDIA NON SONO STRUMENTI, NON SONO NEUTRALI. • Ogni medium ha delle caratteristiche che ci invita ad usarlo in un modo o nell’altro • I media sono considerati ambienti • Smartphone sono ipermedium: raccolgono più media ESEMPIO DEI PESCI: vivono nell’acqua dandola per scontata, anche se dovrebbero interrogarsi su di essa per diventare comunicatori consapevoli. Per noi i medium sono realtà, ma non è realtà. 1. CONOSCENZA IMPLICITA: ‣ ciò che abbiamo già ‣ uso quotidiano dei media ‣ difficile articolare una teoria Fare esperienza pratica è il primo metodo per imparare. Però questa conoscenza dobbiamo legarla anche a quella esplicita. 2. CONOSCENZA ESPLICITA: ‣ studio teorico ‣ trasmissibile anche agli altri ‣ costruire un’idea critica, consapevole Bisogna creare un PONTE tra le due conoscenze. Per imparare a pensare e non vivere in modalità predefinita. Perché studiare i media e la comunicazione? Newman in “Media - una cassetta degli attrezzi” dice che i media ci permettono di: • fare esperienza del mondo (Walter Benjamin) - frasi un’idea politica, crescere come cittadini • organizzare la nostra percezione del mondo (per certi estensione dei propri sensi) • percepirci all’interno di una comunità, una nazione … • ottenere informazioni • diventare soggetti e individui • diventare soggetti politici e cittadini (una lettura critica ci permette di individuare l’ideologia nascosta) • comprendere la struttura di fondo della nostra vita culturale di 1 41 • comprendere l’universo simbolico della contemporaneità • comunicare Che cosa significa comunicare? COMUNICAZIONE = 1. trasmissione, trasferimento di informazioni 2. rendere partecipe qualcuno di qualcosa, mettere in comune con gli altri Dal greco antico KOINOS, aggettivo: • riferito alle cose: comune, appartenente a tutti, pubblico, per tutti • riferito alle persone: partecipe, compenso, ma anche della stessa origine o “razza” e, come 2 significato socievole, affidabile, giusto (connotazione positiva) Dalla radice greca al latino cum, che componeva l’aggettivo communis che significava “che compie il suo incarico (munus) insieme (cum) gli altri”. ❖La derivazione greco-latina: CONDIVISIONE / METTERE IN COMUNE ❖L’accessione moderna: TRASMISSIONE / TRASFERIMENTO / PASSAGGIO I modi di considerare la comunicazione: • contatto • influenza • informazione - soprattutto dal Secondo Dopoguerra, passaggio di dati da una macchina all’altra • condivisione • inferenza • scambio - anche dal punto di vista commerciale • relazione sociale • interpretazione - il codice della comunicazione va interpretato Comunicazione è complessità. ❖ Il 1 assioma della comunicazione dice di non si può non comunicare. La comunicazione è un fenomeno semiotico (fatto di segni e al loro significato) e sociale (un fatto che riguarda la cultura, politica …) : • La comunicazione mette in relazione più entità che si scambiano delle informazioni, quindi è un processo volto ad un’utilità = necessità di un codice comune per facilitare la comprensione • La comunicazione interpersonale può essere verbale e non verbale COMUNICAZIONE ANIMALE VS UMANA: ❖ANIMALE non riflette sul come e cosa sta comunicando, ma è predeterminato dalla natura, istintivo ❖UMANA: più creativa, la comunicazione umana è simbolica GLI ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE: • EMITTENTE: colui che produce il messaggio • RICEVENTE: colui che riceve il messaggio, lo decodifica, lo interpreta e lo comprende • CODICE: sistema di segni convenzionale usato per trasmettere le informazioni tra un emittente e un ricevete; è necessario sia condiviso dal destinatario affinché lo possa decodificare • MESSAGGIO: informazione trasmessa e strutturata secondo le regole di un codice • CANALE: mezzo attraverso il quale il messaggio passa dall’emittente al ricevente • CONTESTO: situazione o ambiente nel quale si attua l’atto comunicativo di 2 41 Oggi con la rete che pesi assumono queste dimensioni? • Le frontiere tra i media sono venute a meno (EPOCA POSTMEDIALE - IBRIDAZIONE) • La definizione dei media è insieme tecnica, storica, sociale e culturale ed estetica (umanistica): i media sono fenomeni situati in un contesto storico, sociale, culturale e frutto di una tecnologia a sua volta figlia di quel contesto medesimo (frutto e riflesso). 1979: nasce il termine MEDIOLOGIA (Regis Debray) che tratta “delle funzioni sociali superiori (religione, arte, politica …) nel loro rapporto con le tecniche di trasmissione” = tentativo di unire forme simboliche e tecnica. • Pensa che la tecnica e la cultura debbano essere pensata una attraverso l’altra (rapporti tra MENTALITÀ e MATERIALITÀ): media come frutto di una tecnologia e di un fenomeno culturale insieme. ‣ A che tipo di mentalità corrisponde una nuova tecnologia? IL MEDIA È: • una forma culturale (ogni medium ci mette in relazione col mondo) • ognuno di noi fa esperienza del mondo e della realtà nei modi in cui una tecnologia ci permette di farlo • le tecniche materiali (supporto) e le forme simboliche (cultura) sono visti in maniera integrata • la tecnica e la cultura vengono pensate una attraverso l’altra • si cercano rapporti tra una determinata MENTALITÀ (società) e una precisa MATERIALITÀ (tecnica) di 5 41 COMUNICAZIONE DI MASSA = “comprende le istituzioni e le tecniche grazie alle quali gruppi specializzati impiegano strumenti (stampa, tv, film …) per diffondere un contenuto simbolico a pubblici ampi, eterogenei e fortemente dispersi” - McQuali 1 CAPITOLO: SOCIETÀ E COMUNICAZIONI DI MASSA LA SOCIETÀ DI MASSA La società di massa è la società nata con le profonde trasformazioni del tessuto economico, sociale e culturale avviate a fine XIX secolo con la 2 RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. • industrializzazione • urbanizzazione • modernizzazione Proprio in questo periodo iniziano a svilupparsi teoria a riguardo e discipline che indagano questi fenomeni (sociologia). I primi sociologi associano la società ad un ORGANO (Saint-Simon) su basi scientifiche. ❖SOCIETÀ = organismo all’interno del quale tutti i soggetti sono considerati delle parti. All’interno regna l’armonia frutto di uno sviluppo progressivo. Qualora ci fosse un solo mutamento delle sue parti si verificherebbe uno squilibrio. Perché possa affermarsi questo modello, è necessario che la riorganizzazione della società avvenga su basi scientifiche. La differenziazione tra le classi sociali è qualcosa di inevitabile. Auguste COMTE (padre della sociologia) in “CORSO DI FILOSOFIA POSITIVA”: concezione organizzata della società ossia come un organismo collettivo dove è possibile individuare una molteplicità di parti che operano in modo coordinato. Per mantenere l’armonia: divisione dei compiti dei vari soggetti = introduzione del concetto di SPECIALIZZAZIONE. ‣ comporta un rischio di indebolimento dello spirito comune, può creare distanze perché si parla lingue diverse Quindi si fa largo l’idea di una SOCIETÀ ATOMIZZATA costituita da: • individui isolati (atomi che vivono da soli all’interno di una massa) • relazioni basate sull’impersonalità (contratto commerciale, oppure oggi: virtualità) • liberi da pressioni vincolanti = INCOMUNICABILITÀ e DISTANZA che è il punto di partenza delle discussioni sulle teorie delle comunicazioni di massa Sarà infatti l’isolamento sociale all’interno del quale gli individui vengono proiettati a costituire il terreno ideale di sviluppo della TEORIA IPODERMICA. 1.2 LA TEORIA DELLA SOCIETÀ DI MASSA Sulla fine dell’800 iniziano ad uscire varie teorie: F. TONNIES (Comunità e società, 1887): GEMEINSCHAFT - COMUNITÀ (sentire comune, uomini che si sentono parte di un tutto, organismo vivente) vs GESELLSCHAFT - SOCIETÀ (impersonale e anonima, basata sulla forma di relazione sociale tipica del contratto tra individui in vista di un tornaconto personale, aggregato e prodotto meccanico) DURKHEIM (La divisione del lavoro sociale, 1893): ANOMIA = “mancanza di norme” - società priva di un’autorità morale che ponga regole agli individui che esasperano l’individualismo e non si autoregolano nella ricerca perenne di nuove soddisfazioni. = crescente ISOLAMENTO ed ETEROGENEITÀ degli individui, deboli forme di coesione sociale, relazioni FORMALI ed incapacità di relazioni dirette tra soggetti • senso di isolamento • rischio di anomia • vita relazionale basta sul contratto • eccesso di specializzazione di 6 41 G. SIMMEL (Le metropoli e la vita dello spirito, 1903): Analizza gli effetti della metropoli sullo spirito e l’intelletto umano: • intensificazione degli stimoli (shock) e risposta dell’intelletto (senza emozioni) • accelerazione del tempo • nuove condizioni di vita • maggior libertà, ma maggior solitudine • nuovi desideri da soddisfare (tempo libero) Vede nelle nascenti metropoli l’origine dei mezzi di comunicazione di massa, il “medium” da cui nascono e prendono forma. La massa si fonda sull’esaltazione delle parti che accomunano gli individui piuttosto che di quell’ente che li differenziano (irrazionalità, disorganizzazione, mancanza di trattai identitari). JOSE ORTEGA Y GASSET (La rebellion de las masas, 1930) Centro della sua tesi: UOMO-MASSA vs UOMO COLTO La massificazione disgrega la società e / o la sia eredità culturale: la massa è irrazionale e incompetente e con il suo avvicinarsi al centro della società rischia di diffondere ignoranza e irrazionalità. “Massa è tutto ciò che non valuta se stesso, ne in bene ne in male, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri” - J. Ortega HERBERT BLUMER - 1946 Massa come aggregato composto da individui anonimi tra i quelli esiste una scarsa interazione. GUSTAVE LE BON (Psicologia delle folle, 1895) Si sviluppa il tema delle FOLLI RIBELLI, incontrollabili per le quali s’inventano nuove scienze di misurazione e di controllo (statistica sociale e criminologia). Le folli vengono percepite come credulone e MANIPOLABILI a piacimento (i primi giornali popolari vengono presto additati come strumenti di manipolazione). “Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima.” “La moltitudine è sempre pronta ad ascoltare l’uomo forte, che sa imporsi a lei. Gli uomini riuniti in una folla perdono tutta la forza di volontà e si rimettono alla persona che possiede la qualità che ad essi manca”. = individua un atteggiamento che sarà delineante nei regimi totalitarismi Queste prime teorie della massa hanno gettato i postulati (Bauer, 1964) per la TEORIA IPODERMICA: • scomparsa dei gruppi primari (famiglia, lavoro …) • individui isolati (sul lavoro perché specializzati) • esaltazione dei tratti impersonali della massa • pubblico atomizzato • mezzi di comunicazione onnipotenti e manipolatori METAFORA DELL’AGO IPODERMICA: gli effetti dei media sono simili a quelli di una gigantesca iniezione che addormenta individui tetanizzati (Harold Lasswell, Propaganda technique in the world war, 1927). di 7 41 TEORIA IPODERMICA (bullet theory) = modello comunicativo che si caratterizza per una relazione diretta e univoca che lega lo stimolo alla risposta (comportamentismo). rappresentazione grafica - (R): S —> R CRITICHE 1. ASIMMETRIA DELLA RELAZIONE emittente attivo, massa semplicemente colpita dallo stimolo 2. INDIPENDENZA DEI RUOLI emittente e destinatario vengono raffigurati come 2 soggetti che non vengono mai in contatto diretto né appartengono allo stesso contesto sociale e culturale 3. INTENZIONALITÀ DELLA COMUNICAZIONE i messaggi veicolati dai media si prefiggono sempre un obiettivo (giusto o sbagliato), c’è sempre un’intenzionalità dall’emittente ❖ impossibilità di attribuire un ruolo attivo al destinatario e a considerare la ricezione del messaggio come un atto interpretativo (manca un feedback) ❖ il senso dei messaggi normalmente con finalità limitata e locale (la pubblicità per far vedere, la propaganda per convincere etc…) ❖ impossibilità di una sintesi generale ❖modello considerato primitivo, senza nessuna casella dedicato al come e al perché Dall’era delle folle all’era dei pubblici … TRATTI COMUNI DELLA MASSA: 1. Aggregato omogeneo di individui sostanzialmente uguale (anche se provenienti da ambienti diversi) 2. Persone che non si conoscono, spazialmente separate e con scarse possibilità di interagire 3. Priva di tradizioni, regole di comportamento, leadership e struttura organizzativa (risulta dalla disgregazione delle culture locali) G. TARDE - “L’opinione della folla”, 1901 • distinguerà il concetto di folla (e di massa) da quello di PUBBLICO = “inteso come collettività puramente SPIRITUALE, disseminazione di individui fisicamente distinti, la cui coesione è esclusivamente MENTALE” - no fisico • Concetto di OPINIONE (come collante del pubblico), legato al concetto di curiosità come illusione inconscia di condividere il nostro atteggiamento con altre persone • trasmissione istantanea delle informazioni, la condivisione simultanea • carattere espandibile del pubblico e carattere più tollerante rispetto alle masse Pubblico come espressione di SOCIEVOLEZZA, frutto di comunione di idee e passioni che, d’altra parte, lascia libero corso alle loro differenze individuali. ❖FOLLA = aggregato FISICO ❖PUBBLICO = aggregato “VIRTUALE” di 10 41 1.5 L’ALLARME PER GLI EFFETTI DEI MEDIA: PAYNE FUND STUDIES I PAYNE FUND STUDIES rappresentano la risposta empirica al clima di allarme sociale diffuso negli USA negli ANNI ‘30 a seguito del grande successo del CINEMA. In un mondo instabile scosso dalla forte CRISI DEL ‘29 il cinema rappresentava in luogo dove trovare evasione e riposo. • lunga serie di studi sui rapporti tra VIOLENZA e MEDIA (1929-1932) • si pone l’attenzione sul cosa viene comunicato (il CONTENUTO) e con quali EFFETTI (poca attenzione al chi) Il filone di ricerca può essere articolato in 2 grandi aree: 1. lo studio degli effetti del cinema sugli ATTEGGIAMENTI degli individui (bambini) 2. lo studio degli effetti del cinema sul COMPORTAMENTO QUOTIDIANO degli individui ‣ proposte di tipo di vita estranei a molti individui e anticipazione dell’idea dei media come costruttori di realtà I risultati sono stati diversi da quelli previsti. Si è visto che l’influenza del film sono è più forte dove sono indebolite le istituzioni culturali tradizioni (famiglia / scuola / Chiesa…). Non tutti arriva allo stesso modo. Alcune ipotesi PSICOLOGICHE risposta sono state: • CATARSI: spettatori meno violenti per procura, sfogano l’aggressività sullo schermo • STIMOLAZIONE: spettatori più violenti per imitazione • APPRENDIMENTO: spettatori messi in grado di imparare tecniche violente e di prendere esempio da eroi violenti 2 ipotesi SOCIOLOGICHE • RINFORZO (Lazarsfeld): lo spettacolo violento viene interpretato in funzione di norme sociale preesistenti (rinforzando le norme a favore o a discapito della violenza) • COLTIVAZIONE (G. Gerbner): c’è una discrasia tra realtà e immagine che di ne da la tv. I media influenzano ciò che la gente crede circa la realtà. Per quanto riguarda il pubblico (assiduo) si osserva che la visione del mondo reale è conforme a quello televisivo (più violento). = ❖ impossibile dimostrare la correlazione ❖non si possono ridurre i programmi televisivi ad un semplice conteggio di omicidi (bisogna vedere la vera causa di tutti quegli omicidi) ❖ resta da dimostrare l’idea che lo spettatore tratti analogamente fiction e non fiction di 11 41 CAPITOLO 3: LA RICERCA EMPIRICA DALLA MANIPOLAZIONE ALLA COMUNICAZIONE PERSUASORIA 3.1 LA SCOPERTA DELLE VARIABILI INTERVENIENTI (non tutti vengono colpiti allo stesso modo): Dopo aver a lungo ipotizzato e rappresentato i media come dotati di un potere manipolatorio nei confronti degli individui, il diffondersi della ricerca empirica contribuì sensibilmente a mettere in discussione nessi e relazioni fino ad allora dati per scontati. Il centro della ricerca empirica erano le CAMPAGNE (elettorali / pubblicitarie …) ed EFFETTI A BREVE TERMINE (disomogeneità dei risultati, non abbiamo una visuale completa, a lungo termine). L’attenzione si concentrò su un unico tipo di effetto: il cambiamento di opinioni e atteggiamenti nel periodo immediatamente successivo all’esposizione al messaggio (negando l’effetto totale della comunicazione). = difficoltà ad individuare dati empirici e univoci ❖necessità di individuare fattori di mediazione tra i messaggi dei media e il pubblico (membri dell’audience) per risolvere le numerose contraddizioni emerse dai dati Negli anni ‘40 Lazarsfeld e Katz introducono il concetto di VARIABILI INTERVENIENTI = variabili che in certe condizioni facilitano il flusso delle comunicazioni tra media e masse e in certe altre lo bloccano. LA GUERRA DEI MONDI Il 30 ottobre 1938 (notte di Halloween) va in onda “La guerra dei mondi” di O. Welles (tratto dal libro di H.G. Welles): uno dei più rilevanti eventi mediali di tutti i tempi: 6 milioni di radioascoltatori: 1 milione credono che gli USA siano invasi dai marziani. Studi sulle reazioni al radiodramma hanno fatto emergere la rilevanza delle DIFFERENZE INDIVIDUALI alla base dell’elaborazione del concetto di abilità critica = capacità di valutare le situazioni e reagire ad esse in modo appropriato Questi studi si trovano pongono le basi per il paradigma degli effetti limitati dei media - non si parla più di manipolazione, ma bensì di PERSUASIONE = media PERSUASORI e non più manipolatori, limitati e a breve termine ❖RAGIONI CONTESTUALI: popolarità della radio (anche Roosvelt parlava alla radio, aveva una certa istituzionalità) - tv = certificazione della realtà ❖RAGIONI POLITICO-ECONOMICHE: clima di incertezza dopo la grande depressione e ascesa del nazismo, ansia per il futuro (alieno visto come nemico) ❖FATTORI DETERMINANTI: • tono realistico • affidabilità della radio • uso di esperti e testimoni • uso di località esistenti • sintonizzazione a programma già iniziato: se la sintonizzazione a programma già avvenuto poteva far nascere l’equivoco non è sufficiente per capire come mai altri nelle stesse condizioni non furono tratti in inganno. CANTRIL nel suo “The invasion from Mars; A study in the Psychology of Panic” individuò 4 tipologie di radioascoltatori che reagiscono al radiodramma in modo differente: 1. chi ha controllato la coerenza interna del programma 2. chi ha fatto controlli esterni 3. chi ha fatto controlli ma si è convinta lo stesso 4. chi non ha fatto nessun controllo di 12 41 I due modelli possono coesistere INFLUENCER (micro-celebrity): gestione di un self-brand attraverso i social che può venire successivamente utilizzata dalle aziende. • crescita popolarità online (foto, video …) • gestione followers come audience Micro celebrity adottano pratiche delle celebrità mediali (e viceversa). di 15 41 4. LE TEORIE DELLA SELETTIVITÀ L’esposizione cristallizza e rafforza più convertire. Le comunicazioni di massa non sono così potenti da riuscire ad aggirare i meccanismi di selettività e a superare le barriere rappresentate dalle relazioni personali. I canali informativi sono aumentati e sono diventati più individualizzati (passaggio da società di massa a società degli individui). LE NUOVE FORME DI ESPOSIZIONE SELETTIVA Le teorie degli effetti limitati si ripropongono oggi, grazie al mutamento del panorama mediale. Le aree tematiche di riflessione individuate sono: • aumento offerta formativa: dal monopolio della Rai al digitale terrestre alle piattaforme online. Siamo nell’era dell’abbondanza comunicativa = overload informativo che porta ad una selezione dell’offerta. • frammentazione dell’audience: a partire dalle stesse caratteristiche delle piattaforme (i giovani usano internet, gli adulti la televisione), si divide anche per contenti. Questi 2 primi punti stanno portando all’INFORMATION STRATAMENTATION (=stratificazione e frammentazione allo stesso tempo). • fine dell’esposizione causale: siamo entrati nella POSTBROADCAST DEMOCRACY = individui non interessati ai fatti pubblici hanno sempre più occasioni per evitare informazioni a riguardo. Però allo stesso tempo non possiamo sottrarsi del tutto all’esposizione causale. esempio: non ascolto il discordi di capodanno del Presidente alla tv ma un post su Instagram / twitter può darmi alcune informazioni a riguardo. • partigianeria dell’esposizione: si basa sul desiderio di evitare forme di dissonanza cognitiva = cercare informazioni coerenti con le attitudini preesistenti, sottraendosi a quelle discrepanti. L’esposizione selettiva può essere presentata come la preferenza individuale per contenuti coerenti con le proprie attitudini. FILTER BUBBLES ed ECHO CHAMBERS La rete consente la presa di parola di tutti i soggetti che lo vogliano fare, producendo così una diffusione di massa indistinta di informazioni e allontanamento dai media tradizionali e delle strutture informative (problema delle fakes news). Gli individui cercando di scappare da questi meccanismi si rifugiano in: ECHO CHAMBERS = camere di risonanza Camere virtuali dentro le quali gli individui si auto-confidano e dove risuona lo stesso rumore di fondo che porta a convalidare in modo continuo e ricorsivo lo stesso punto di vista (alto rischio di propaganda e manipolazione). Conseguenze: • RISCHIO DI ESTREMISMO (violento): esaltazione delle idee e promozione di campagne d’odio contro gruppi avversi • PROBLEMI PER LA GOVERNANCE: polarizzazione politica (appartenenza a schieramenti diversi) può essere alimentata rendendo difficile arrivare a soluzioni politiche ragionevoli • MUTAZIONI NELLE FORME DEL CONSENSO: portano i politici a sviluppare nuove modalità di relazioni con queste comunità quali dirette video / twitter • VISIBILITÀ ED ESALTAZIONE DEI MECCANISMI DI PARTISANSHIP: le convinzioni politiche incidono sempre di più su alcune scelte individuali (matrimonio, assunzioni …) • DIFFICOLTÀ A DISTINGUERE LE NOTIZIE VERE DA QUELLE FALSE: nelle echo chambers anche una fakes news può dileguarsi a cascata tra gli individui FILTER BUBBLE = bolla di filtri = meccanismi online di polarizzazione dell’informazione prodotti dalle logiche degli algoritmi nei social media e dai motori di ricerca (esempi: Google) esempio: suggerimenti Netflix / Amazon, risultati di ricerca di Google, diverse pubblicità su internet di 16 41 Parte del concetto di esposizione selettiva ma si differenzia per: • contesto iper-personalizzato: stabiliscono le cose che ci piacciono, isolandosi nel perimetro delle proprie selezioni • invisibilità selettiva: gli utenti sono inconsapevoli dei risultati che trovano online, pensando siano obiettivi e neutri • ingresso passivo nella bolla: al di la delle nostre scelte consapevoli condizionate da logiche di filtraggio che non sappiamo come e quando vengono applicate FOCUS: LA RETE E GLI INTERNET STUDIES Clima di base: globalizzazione e capitalismo post-industriale L’avvento del digitale trasforma il concetto di massa. ➡ accolto con grande entusiasmo basato su un’UTOPIA CIBERNETICA = società post- industriale che struttura una spazialità in cui la dimensione di massa assume un movimento più fluido, di tipo orizzontale, che ha il suo senso regolativo in una prospettiva reticolare. ➡ alimenta una società del controllo - tecnologia in ogni ambito quotidiano dal lavoro al tempo libero (visione negativa) Questa grande evoluzione porta ad una dematerializzazione del mondo attraverso il virtuale. Con l’introduzione di internet però quella visione negativa dell’utopia cibernetica inizia a trasformarsi in positiva: ➡ l’utopia cibernetica produce una narrazione di una comunità virtuale, permanentemente connessa che condivide il sapere, di una tecno-democrazia caratterizzata da un egualitarismo digitale ➡ viene esaltata una natura salvifica della rete A partire dagli anni ’80 si assiste ad un cambiamento del sistema dei media lungo le direttrici della: • decentralizzazione: moltiplicazione di canali audiovisivi (tv via cavo, satellitare) • diversificazione • personalizzazione: walkman + videoregistratore + videocamera sospinte dai nuovi media che cominciano a mutare l’esperienza audiovisivo del pubblici di massa e che hanno la capacità di adattarsi per soddisfare le esigenze e desideri dei singoli. = declino dell’idea del pubblico come massa e segmentazione dell’audience Per quanto riguarda il marketing e la pubblicità, non si ha un pubblico omogeneo di riferimento. Secondo il sociologo CASTELLS riconfigura la morfologia sociale in una NETWORK SOCIETY - SOCIETÀ IN RETE. Creatasi grazie a: • nuovo paradigma tecnologico che ha al suo centro la tecnologia dell’informazione • messa in crisi dei sistemi socio-economici capitalisti e statalisti • nuovi movimenti cultuali che portatori di valori sociali (diritti umani, ambientalismo, femminismo) ❖nuova struttura sociale (società dell’informazione) ❖nuova struttura economica informazionale/globale ❖nuova cultura sociale diffusa: virtualità reale Per Castells le caratteristiche che rappresentano il fondamento di questo tipo di società (network society): sono: 1. Centralità dell’informazione 2. Effetti delle tecnologie sulle dinamiche di esistenza individuali e collettive 3. Sviluppo di una logica di rete di ogni sistema relazionale che utilizza queste tecnologie 4. Flessibilità del paradigma informazionale: bisogno di cambiamento costante della società 5. Convergenza delle tecnologie in un unico sistema integrato di 17 41 CODELUPPI - L’ERA DELLO SCHERMO (2013 • Concetto di rete come messaggio principale della rete Internet (D. de Kerckhove) • dall’industrialismo all’informazionalismo (M. Castells) • spazio chiuso e controllato • struttura privata in cui prevale il “modello Google” • schermo del pc come specchio che può trasformarsi in gabbia... ELEMENTI DELLA TEORIA FUNZIONALISTA Molte delle ricerche empiriche si collocano in una PROSPETTIVA FUNZIONALISTA: società come un sistema di parti interconnesse e fondamentalmente votato all’equilibrio. Teoria che si sviluppa soprattutto in America. I funzionalisti partono dalla teoria di Comte = società come organismo biologico composto da varie parti tra cui i media. Queste parti hanno compiti specifici, ma sono interconnesse. 1. interconnessione delle parti 2. equilibrio naturalmente auto prodotto 3. riorganizzazione che segue l’eventuale perturbamento dell’equilibrio Questa teoria vede la famiglia alla base della società, altre istituzioni importanti sono: la scuola e la religione. di 20 41 L’analisi non si basa più sugli effetti dei media, ma bensì sulle loro FUNZIONI (manifeste o latenti) e alle disfunzioni che vengono attivate): • abbandono dell’idea di intenzionalità della comunicazione • I media non sono poi così potenti, non manipolano (teoria effetti limitati). I media entrano nella normalità della società, quindi l’analisi non si rivolge unicamente alle campagne politiche. Nel dopo-guerra Harold Lasswell scrive che il processo di comunicazione nella società assolve 3 funzioni: 1. CONTROLLO dell’ambiente (raccolta e distribuzione delle informazioni) 2. CORRELAZIONE delle componenti della società per produrre una risposta all’ambiente (interpretazione delle informazioni relative all’ambiente) 3. TRASMISSIONE dell’eredità sociale da una generazione all’altra (veicolazione di norme e valori sociali) Poi si aggiungerà la funzione del DIVERTIMENTO (Wright, 1975). Si mira ad individuare l’insieme delle funzioni e disfunzioni rispetto: 1. al SISTEMA SOCIALE 2. all’INDIVIDUO Rispetto al SISTEMA SOCIALE, i media esercitano una: • funzione di ALLERTAMENTO (situazioni di gravita meteorologiche o attacchi militari) • funzione STRUMENTALE (scambi economici che si fondano sulla pubblicità) Sul versante delle disfunzioni: • diffusione di notizie che minacciano la stabilità • interpretazioni errate delle informazioni diffuse (deep video: realizzati con l’intelligenza artificiale) Rispetto ai SINGOLI INDIVIDUI la diffusione di notizie assolve a: • funzione di UTILITÀ (possibilità di controllare l’ambiente circostante, esempio: informare su terremoti / attacchi terroristici) • funzione di PRESTIGIO (per chi si tiene informato, cittadino informato, opinion leader) • funzione di STATUS (per chi appare sui media, influencer, essere oggetto di attenzione dei media) • funziona di RAFFORZAMENTO delle norme sociali, segnalazione pubblica dei comportamenti devianti (azione di moralizzazione) Sul versante delle disfunzioni: • eccesso di informazione che porta per reazione all’isolamento - la vita privata viene percepita come più tranquilla e più controllabile • effetto “narcotizzante” - falso senso di dominio sull’ambiente, incamerare informazioni senza in realtà viverle (chiamato attivismo da poltrona) • spinta al conformismo ✴ Tutti i sottosistemi, compreso quello dei media, sono impegnati a mantenere l’equilibrio esistente e questo inevitabilmente porta al conformarsi alle norme consolidate piuttosto che rinnovarle. I funzionalisti hanno iniziato a porre attenzione all’individuazione dell’uso da parte dei cittadini dell’offerta dei media. Per la prima volta si fa riferimento a un’AUDIENCE ATTIVA chiedendosi che cosa fanno le persone con i media e non cosa fanno i media alle persone. Gli individui si rivolgono ai media in base a determinati bisogni per trovare gratificazione. Si giunge così alla TEORIA DEGLI USI E DELLE GRATIFICAZIONI. di 21 41 TEORIA DEGLI USI E DELLE GRATIFICAZIONI Motivi per i quali noi ci rivolgiamo ad un medium piuttosto che un altro. Blumler e Katz (1974) dividono lo studio della comunicazione in fasi: 1. Dagli anni ’40 = fase d’INFANZIA ➝ attenzione solo al content gratifications = nesso tra individui e contenuto dei media 2. FASE DELLA MATURITÀ = studio delle gratificazioni e della fruizione dei mezzi ➝ process gratification Il consumo dei media da parte degli individui può essere ricondotta a 2 categorie di funzioni (Klapper): 1. SEMPLICI: relax, stimolazione dell’immaginazione, interazione sostitutiva (esempio soap operas come sottofondo durante faccende di casa / talk show: telefonare solo per avere un’interazione), offerta di argomenti di conversazioni (i contenuti dei media sono un’opportunità di conversazione con altri)… ❖ I media in generale possiedono una dimensione relazionale e oggi è ancora più alimentata dal second screen (guardo il programma alla tv + commento sui social) 2. COMPLESSE lavorano sul piano psicologico-emotivo: distensione emotiva - alleggerimento delle emozioni (possibilità di piangere), scuole di vita (stili di vita, abbigliamento) … CRITICHE: analisi solo qualitative, mancanza di attenzione ai nessi tra le gratificazioni cercare e le origini sociali e psicologiche del bisogno, disinteresse verso la complessa rete di relazioni tra le funzioni dei diversi media. In una fase più recente Denis McQuali (Le comunicazioni di massa, 1994) individua le “CLASSI DI BISOGNO”: 1. EVASIONE: dalle costrizioni del quotidiano 2. RELAZIONI PERSONALI: compensazioni, supporto, compagnia 3. IDENTITÀ PERSONALE: rafforzamento dei propri valori ed esplorazione del proprio ambiente 4. CONTROLLO: sorveglianza dell’ambiente, potere politico Ancora più accurato è il modello dei 5 bisogni di Katz: 1. BISOGNI COGNITIVI (acquisizione di elementi conoscitivi) 2. BISOGNI AFFETIVI - ESTETICI (rafforzamento dell’esperienza emotiva) 3. BISOGNI INTEGRATIVI a livello della PERSONALITÀ (rassicurazione, status, incremento della credibilità) 4. BISOGNI INTEGRATIVI a livello SOCIALE (rafforzamento rapporti con familiari, amici, colleghi) 5. BISOGNI di EVASIONE (allentamento della tensione) Quindi si può dire che c’è una DIVISIONE DEL LAVORO nella gratificazione del bisogno dei consumatori dei prodotti mediali = ci si rivolge al mezzo e al prodotto ritenuto più idoneo. Il consumo può essere di natura strumentale o ritualistica: • STRUMENTALE = accendo la tv perché voglio guardare un programma specifico • RITUALISTICA = accendo la tv semplicemente per guardarla Inoltre bisogna tenere conto poi delle circostanze ambientali e sociali che spingono il soggetto a rivolgersi ai media. Se ho le opportunità di accedere a determinati media. Katz cerca di mettere in relazione fattori sociali e bisogni: • la situazione sociale crea tensioni e conflitti possono allentarsi mediante il consumo mediale • la situazione sociale crea la consapevolezza circa l’esistenza problematica riguardo ai quali possono essere acquisite informazioni tramite i media • la situazione sociale crea opportunità di soddisfazione concreta di determinati bisogni, che si cerca di soddisfare, in modo vicario, tramite i media di 22 41 LA TEORIA CRITICA La TEORIA CRITICA nasce nella SCUOLA DI FRANCOFORTE nel 1923 in Germania ad opera di un vasto gruppo di studiosi: • HERBERT MARCUSE - critica durissima nei confronti sia del marxismo sia della società capitalistica americana che lo aveva adottato dopo la fuga dalla Germania • ERICH FROMM - proseguirà nell’interpretazione di Sigmund Freud e alla teoria critica della società contemporanea • WALTER BENJAMIN - oggetto di studio l’opera d’arte • ADORNO E HORKHEIMER - studieranno la nascita e l’affermazione dell’industria culturale L’avvento del nazismo costringerà questi studiosi a scappare in America. La corrente critica ha cercato chiavi di comprensione in luoghi diversi dalle inchieste presso il pubblio: • nelle strutture economiche • nel funzionamento della organizzazioni • nei messaggi dei media I critici sono interessati ai meccanismi psicologici e alle forme psicoanalitiche che sottostanno al funzionamento della cultura. Attingono a discipline diverse. Sostengono una ricerca che abbia finalità pratiche e politiche, capaci di evidenziare e affrontare ingiustizie sociali. Analizza la direzione del cambiamento sociale a partire dalle contraddizioni interne. Questa teoria ha forti tratti comuni con quella IPODERMICA - idea di passività del pubblico = il pubblico non può sottrarsi in alcun modo ai messaggi veicolati dai media. Sono pessimisti. = occorre modificare la struttura sociale (le proprietà dei mezzi di produzione e di diffusione) e le modalità di fruizione perché i media tornino a svolgere un ruolo positivo. Per Adorno le ricerche di Lazersfeld (funzionalista) dimenticavano i presupposti sociali ed economici che presiedono al funzionamento dei media: le loro modalità di finanziamento (pubblicità), il loro rapporto con le autorità di governo e soprattutto l’integrazione degli individui di un sistema sociale stratificato. L’INDUSTRIA CULTURALE E LA NASCITA DEI GENERI Prima del concetto di INDUSTRIA CULTURALE si parlava di CULTURA DI MASSA quasi fosse qualcosa alla quale gli individui davano vita spontaneamente. Adorno e Horkhwimer nel loro “DIALETTICA DELL’ILLUMINISMO” introducono un nuovo concetto: INDUSTRIA CULTURALE. La loro posizione teorica è il riflesso dell’esperienza vissuta della trasformazione tecnologica della cultura del totalitarismo del Nazismo e quella commerciale e omologata della masse degli USA. Adorno sostiene che l’ILLUMINISMO (ragione al centro) abbia prodotto una condizione di barbarie (nazismo) e aver portato alla razionalità tecnologica che assoggetta e indottrina le masse. Il dominio dell’uomo sulla natura è diventato talmente forte che ha portato a una tecnicizzazione del tutto, l’uomo si è cosi allontanato dal mito e dalla condizioni naturali. La natura pian piano si è trasformato in INDUSTRIA, tutto è diventato merce, tutto viene uniformato. di 25 41 ABBANDONO DEL MITO E TECNICIZZAZIONE SPREGIUDICATA FINALIZZATA ALL’UTILITÀ. I media non sono altro che affari. Il prodotto dell’industria culturale è determinato quindi da: • carattere industriale • logica seriale • essere merce di consumo quotidiano I bisogni in realtà sono indotti da un sistema economico che detiene la tecnica e ha uno scopo che è quello di dominio (manipolazione dei bisogni). Il concetto di bisogno - funzione portato avanti dai funzionalisti non ha senso perché i bisogni sono indotti dall’industria culturale. La cultura diventa merce, perde il valore estetico ed assume solo un valore di scambio, ogni elemento critico tipico della vera arte scompare. La produzione di un film non differisce molto da quella di un’auto, cosi come la sua pubblicizzazione. BISOGNI SISTEMA ECONOMICO TECNICA DOMINIO I consumatori diventano passivi (clienti e impiegati) e il potere economico e politico si espande anche nei momenti di TEMPO LIBERO. Infatti l’industria culturale agisce sull’autonomia del consumatore riducendola a INTRATTENIMENTO - AMUSEMENT • isola e si ottunde dalla totalità del processo sociale • divertirsi significa anche dimenticare il dolore la dove viene mostrato • L’autonomia del consumatore non esiste più Obiettivo dell’industria culturale: EASY LISTENING o CONSUMO DISTRATTO. Qualsiasi azione di fruizione mediale deve poter essere ottenuta senza alcuno sforzo dal fruitore. Per far ciò, l’industria culturale ricorre allo strumento dello STEREOTIPO, vale a dire la stabilizzazione di alcuni elementi utili per la loro riconoscibilità in futuro. NASCITA DEI GENERI - modello stabilito di aspettative che agisce fin da prima della fruizione esempio: l’offerta televisiva soddisfa i tipi di pubblici diversi a partire da un unico modello stereotipato (nei gialli non muore il protagonista). Punti di contatto con la TEORIA IPODERMICA: sostanziale passività del pubblico. Il consumo di massa è una conseguenza dei nuovi assetti industriali dei nuovi tipi di prodotto e non la causa: la costruzione di un pubblico fa parte del sistema. La categoria del genere è simbolo della manipolazione del pubblico. IL RITORNO DEL CONCETTO DI MANIPOLAZIONE Nell’industria culturale gli individui sono privi di qualsiasi individualità = MANIPOLAZIONE DEL PUBBLICO. Gli effetti dei media agiscono a vari livelli psicologici, sia manifesti che latenti, che concorrono a penetrare nel cervello degli spettatori sfuggendo ai controlli della coscienza. Non vi è possibilità di fuga, l’industria culturale è troppo potente. Si punta alla mediocrità e all’inerzia intellettuale. di 26 41 INDUSTRIA CULTURALE = fabbrica del consenso che ha eliminato la funzione critica della cultura attraverso la costruzione di un vero e proprio sistema dei media governato istituzionalmente, che presenta un’offerta solo apparentemente diversificata e che nasconde l’insidia del perseguimento del dominio sull’individuo. OGGETTO DI ANALISI dei critici: INDUSTRIA CULTURALE al fine di svelarne la pericolosità (non i consumatori dei prodotti). Non si concentrano sugli individui perché non avrebbe senso dato che questi non hanno opinione personale. L’appartenenza dell’individuo a reti sociali significative (famiglia, amici, lavoro) non ha alcuna rilevanza nel processo di acquisizione dei messaggi = INDIVIDUO È SOLO. Non hanno nemmeno dei bisogni se non quelli indotti dall’industria cultuale. Per certi versi c’è un ritorno agli anni ’20-‘30 (media onnipotenti, pericolo per la società) ma l’analisi del funzionamento dell’industria culturale rimane un’altra eredità importante. LA RIPRODUCIBILITÀ TECNICA E IL MUTAMENTO DELLA CULTURA DI MASSA WALTER BENJAMIN - L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1936) La RIPRODUCIBILITÀ TECNICA trasforma la nozione di opera d’arte (perdita dell’aura e del valore culturale). • l’hic e nunc dell’originale costituisce il concetto della sua originalità = AURA • Il valore unico dell’opera d’arte autentica trova la sua fondazione nel rituale Prospettiva positiva: • arte diventa più accessibile e il pubblico si avvicina • La riproduzione tecnica può rilevare aspetti dell’originale non accessibili se non all’obiettivo (ingrandimento o il rallenty) • cambia la fruizione: esponibilità • l’immagine è diventata trasportabile • la riproducibilità tecnica modifica il rapporto delle masse con l’arte • ricezione collettiva simultanea (es. cinema, museo) Evidenzia i pericoli di un’arte di massa utilizzata a fini propagandistici ma insiste anche sulle potenzialità di una rivoluzione tecnica che tende alla democratizzazione della fruizione (la politica diventa spettacolo). FOTOGRAFIA: per la prima volta il processo di riproduzione non coinvolge l’attività manuale ma soltanto “l’occhio che guarda dentro l’obiettivo”. La mdp permette l’apparizione di una natura diversa da quella percepita ad occhio nudo. Idea di medium come modo secondo il quale l’uomo riorganizza storicamente la propria percezione. La riproduzione permette di venire incontro al fruitore attualizzando il prodotto LA TEORIA CRITICA E IL WEB Applicazione di un approccio critico all’evoluzione di internet e del web (web 2.0) - possibilità di produzione e circolazione che affiancano il consumo dei contenuti da parte degli utenti (read- write-culture). L’approccio critico a internet è valido quando si realizzano 2 condizioni relative alla diffusione e all’accesso alla rete: 1. MASSIFICAZIONE 2. INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL WEB 2006 il TIME assegna la persona dell’anno a YOU, rappresenta il computer come uno specchio. Il web 2.0 sfrutta la stupidità e la saggezza delle folle. di 27 41 I cultural studies Anni 50 - 60 Concetto di cultura come qualcosa che passa attraverso tutte le pratiche sociali e come risultato delle loro interrelazioni Lo studio della cultura di massa trova una vocazione politica e vede la cultura come luogo dove osservare le dinamiche di potere della società • Idea di cultura come qualcosa che passa attraverso le pratiche sociali: risultato di individui della società (élite che produce messaggi e massa che li riceve) • Cultura come luogo di potere, presenza di élite, che tiene in mano le istituzioni mediali e veicola lo status quo stesso → sta alla massa la lettura dell’ideologia Centre for Contemporary Cultural Studies (Cccs) • Birmingham: interesse per la penetrazione della cultura mediatica negli ambienti soprattutto popolari • Analizza lo sviluppo di una cultura, delle sue pratiche sociali • Lo studio si concentra sui figli dei proletari • La vita pubblica inglese si svolge nei pub: quindi le ricerche (approccio etnografico) spesso avvengono nei pub per recepire l’essenza della cultura popolare Obiettivo: definire lo studio della cultura propria della società contemporanea (con studi sui pubblici) → idea di un processo comunicativo articolato: le pratiche produttive tendono alla standardizzazione favorendo lo status quo ma il comportamento del pubblico è orientato da fattori strutturali e culturali (capacità degli ambienti popolari di proteggersi) → se quindi la stampa propone una specifica ideologia, attraverso i social il pubblico può creare un’ideologia alternativa (o conformata, critica o oppositiva = controcultura) • Riferimento all’ideologia (presente nei testi mediali ma soprattutto a come viene letta dal pubblico) e interesse a legger iil momento del consumo del testo (vanno nei pub o in casa delle persone) • Analisi che muove dalla produzione del testo, alla sua analisi fino al momento del consumo • Attenzione alla relazione che lega produzione-testo-consumatore I CULTURAL STUDIES • I cultural studies superano il comportamentismo, visione più strutturata e complessa • Sfidano l’idea dei testi mediali come portatori trasparenti di significati (li considerano opachi) • Rompono con l’idea di ricezione passiva e indifferenziata • Rompono con l’idea di cultura di massa come fenomeno unitario e indifferenziato (differenza della classi sociali) IL MODELLO ENCODING-DECODING Sulla base dei cultural studies Secondo Hall il sistema mediale assolve a tre funzioni ideologiche: • Offerta e la costruzione selettiva della conoscenza sociale • Visibilità di un’apparente pluralità delle situazioni di vita sociale • Organizzazione e direzione → I media provvedono al mantenimento dell’argine sociale egemonico Modello encoding-decoding → Attenzione al testo e ai soggetti coinvolti attivamente nella produzione di significati incorporati nel testo da parte dell’emittente (encoding) e produzione di significati da parte di colori che ricevono il messaggio, cioè la codifica (decoding) di 30 41 • Comunicazione di massa come struttura articolata in momenti interdipendenti di produzione, circolazione, distribuzione/consumo e riproduzione • Il significato di un testo mediale si colloca sempre tra chi lo produce e chi lo consuma • Modello di comunicazione circolare, non univoco, distorto dalle ideologie (c’è un’ideologia dominante alla quale le classi subalterne danno la propria lettura, preferita, negoziata o oppositiva • Si riferisce ai programmi televisivi • L’audience, il pubblico, è insieme fonte (in quanto universo sociale) e ricevente dei testi televisivi • Encoding: nel processo della comunicazione vengono codificati non soltanto storie ed eventi particolari, ma anche modalità di leggerli e interpretarli. Nel testo sono presenti, in modo evidente o nascosto, giudizi di valore, assunzioni, concezioni della realtà • Al momento dell’encoding il produttore (Broadcasting) fornisce anche la chiave interpretativa che il destinatario (il lettore) deve utilizzare per rendere effettiva la comunicazione (preferred meanings) • Decoding: il lettore o spettatore si trova a dover operare un’operazione analoga a quella dell’encoding, un’operazione di decodificazione, applicando il proprio patrimonio di conoscenze, competenze, assunzioni, pregiudizi, mappe della realtà al testo o discorso Quindi ogni testo o discorso 1. È polisemico (ha più significati, prevede più letture) 2. C’è una negoziazione di senso (luogo di incontro fra chi produce e chi legge) 3. Ci sono delle indicazioni di lettura • Connessione fra il senso sociale inscritto nel testo e i significati legati all’esperienza apportati dal destinatario • Si individuano i modi in cui le letture-interpretazioni da parte dei destinatari sono modellate entro cornici sociali • Il compito dello studio dei media secondo i cultural studies rimane quello di pervenire ad una definizione di una mappa socioculturale dell’audience per determinare quali classi, sezioni di classi e sottogruppi condividono specifici codici culturali e codici di significato • Pubblico attivo e testo mediale connesso alle condizioni storiche, sociali e culturali sia dell’emittente che dell’audience • Riabilitazione della cultura popolare (non più chiamata di massa) Un nuovo modo di guardare l’audience • Rispetto all’audience c’è un approccio etnografico • Es. Family television: il consumo televisivo è accompagnato da numerose attività (audience frammentata) • Quando la tv viene fruita in ambito familiare si attivano due dimensioni: di 31 41 1. Strutturale (ambientale e regolativo) 2. Relazionale (comunicazione, appartenenza o esclusione, apprendimento, competenza e dominio) • Pubblici identificativi in base all’appartenenza collettiva di classe, genere o etnica • L’accento viene posto non sulla singolarità ma sulle cornici sociali che contribuiscono a dar forma ai fenomeni di ricezione secondo modelli in reca misura comuni e condividi (Livosi) • Oggi i media assumono rilevanza in quanto strumento di messa in relazione fra mondi privati e mondi pubblici • Audience come soggetto performativo • Due processi storici-culturali che si sono sviluppati nella modernità: 1. Idea di mondo come spettacolo 2. Costruzione narcisistica della propria immagine (pensarsi come performer) • Idea di audience diffusa: tutti divengono audience tutto il tempo. Essere audience non è più un evento eccezionale e nemmeno un evento giornaliero ma costitutivo della vita quotidiana • Pubblici connessi: oggetto di analisi sono le cosiddette “audience attive” • Osservare in che modo partecipino alla produzione di senso attorno ai prodotti mediali e come questi entrino nelle loro esistenze • Jenkins: sviluppa il concetto di cultura partecipativa: le persone attingono dai testi mediali attraverso pratiche di bracconaggio e tramite forme di appropriazione e rielaborazione, danno vita ai propri prodotti culturali • Fan come comunità creativa che usa come materiali grezzi i prodotti dell’intrattenimento commerciale, appropriandosene e remigandoli • La cultura partecipativa crea uno spazio che mette in relazione forme di produzione culturale e forme di scempio sociale generando comunità informali in cui le pratiche di interpretazione, di rielaborazione e di messa in circolazione dei testi mediali sono forme significative di partecyipazioe • Successivamente, Jenkins mette in relazione il concetto di cultura partecipativa con quello di convergenza mediatica • Convergenza mediatica: il flusso dei contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più settori dell’industria dei media p il migrare del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze • Non è solo un mutamento tecnologico ma un cambiamento culturale che porta le persone a ricercare e consumare i contenuti combinando fra loro diversi media • Cultura partecipativa: intreccio complesso tra le interazioni tra i pubblici consentite dalle tecnologie della comunicazione, le comunità culturali che nascono attorno a tali interazioni e le attività produttive, distributive e di consumo che vengono tecnicamente consentite e culturalmente promosse • Concetto di prosumer che esce dalla condizione di passività partecipando attivamente alla produzione di diversi contenuti online (post, commenti, video) sia passivamente attraverso i propri comportamenti online (ricerca e selezione di contenuti) • Si sviluppano comunità con dinamiche ecollaborative e di condivisione di informazioni e conoscenze in cui si dissolve l’idea di utente finale a favore di una condizione in cui ognuno è sia produttore che consumatore (produser) • Attività che si fondano sulle affordances delle piattaforme utilizzate, sulle dinamiche di rete dell’ambiente e sulle modalità di comunicazione molti-a-molti • Si configurano così i networked publics, nuove condizioni di connessione digitale tra pratich eculturali, relazioni sociali e sviluppo delle tecnologie mediali (forme e modalità di essere pubblici nei siti di social network) • Concetto alternativo a quello di audience o consumatore • Possono reagire, ri-fare, ri-distribuire • Possono accedere a forme di comunicazione molti-a-molti • Quattro principali caratteristiche delineano i pubblici connessi: 1. Sono spettatori reali e potenziali connessi gli uni agli altri di 32 41 • Freddi: parola parlata, fumetti, telefono, televisione etc lascia alla partecipazione più spazio rispetto a un medium caldo • Caldi lascia al pubblico scarso margine di manovra e richiede attenzione elevata (es radio, cinema, fotografia) • Freddi: cool equivale ad aperto, si applica a quei media che ci mandano messaggi incompleti che saremmo noi a chiudere, quindi c’è un gioco continuo di rimandi e reazioni reciproche anche se a distanza di tempo e di spazio • caldi: hot equivale a “chiuso”, si applica a quei media che saturano la nostra mente con un messaggio completo in sé, quindi c’è un emittente che agisce e un destinatario che reagisce • sottolinea come i processi di comunicazione elettronica avvicinino gli uomini al punto da trasformare il pianeta in un “villaggio globale”, nella nuova epoca fredda il mondo assume le forme della prossimità e della partecipazione degli antichi villaggi
 di 35 41 La teoria dell’agenda setting Vedi teoria della caverna di Platone = il pubblico enfatizza determinati temi rispetto ad altri: questi items sono quelli fissati dai mezzi di comunicazione di massa → diventano poi i temi di discussione • I media, descrivendo la realtà esterna forniscono al pubblico una lista di items di cui discutere e su cui avere un’opinione • Quindi, politica deve saper imporre i temi dell’agenda setting quotidiana • = i media non ci impongono cosa pensare, ma su cosa pensare (xke il sistema mediatico impone l’ordine del giorno dei temi di cui discuteremo “Ciò che sappiamo della nostra società, ed in generale del mondo in cui viviamo, lo sappiamo dai mass media” (Luhan, La realtà dei mass media, 1996) • Prevalgono le esperienze di “seconda mano” • I mass media (attraverso la costruzione di stereotipi) permettono di conoscere eventi e temi anche del tutto estranei alla realtà soggettiva e offrono elementi conoscitivi in base ai quali i soggetti prendono decisioni e agiscono (Lippmann) • il riconoscimento del ruolo giocato dai mass media nel processo di costruzione della realtà da parte degli individui rappresenta uno degli stadi attuali della ricerca che ha portato a numerosi approcci: 2. teoria dell’agenda-setting 3. teoria della spirale del silenzio 4. teoria della coltivazione 5. teoria degli scarti di conoscenza → esposizione prolungata e continuativa ai media (lungo periodo) • ritorno al concetto di media potenti ma diversi sono la natura, le dinamiche e le valenze etiche degli effetti • natura e dinamiche: conseguenze graduali, globali e indirette: effetti cumulativi • valenze etiche: controllo, conservazione e rafforzamento piuttosto che rinnovamento • media come agenti del processo di formazione della realtà e quindi della rappresentazione mentale della realtà che ognuno di noi si forma • i media non ci dicono ciò che occorre pensare ma a cosa pensare • non costringono ad assumere un punto di vista o a persuadere Elementi: 1. potere che i media hanno di determinare o ordinare gerarchicamente la presenza dei temi nell’agenda 2. costruzione dell’agenda degli individui come conseguenza di ciò che è presente nell’agenda dei media • newsmaking: selezione e valorizzazione delle notizie (e narrazione: incertezza tra fatti e opinioni) • tutti i temi sono uguali o ci sono differenze? • diversi poteri di agenda attribuibili ai diversi media • Oggi gli studiosi hanno adottato una approccio che prende in esame l’offerta complessiva piuttosto che quella di un singolo mezzo • Effetto cumulativo dei numerosi canali • omogeneità e difformità del pubblico: il pubblico accoglie o rifiuta i temi coerentemente con i propri interessi e predisposizioni che governano la stessa esposizione ai media (ma nel lungo periodo?) La costruzione dell’agenda dei media • Costante competizione fra temi per catturare l’attenzione • Entrano in campo fattori diversi come A. Fonte potente e media potente di 36 41 B. Fonte potente e basso potere dei media C. Basso potere della fonte e media potente D. Basso potere della fonte e basso potere dei media Agenda politica e agenda dei media • Rapporto con il sistema politico ora assunto come fonte ora come destinatario • Il potere politico può fornire notizie o evitare l’attenzione dei media • I media possono evidenziare tramite inchieste temi • Intermedia agenda: influenza esercitata da alcune testate su altre nella selezione e trattazione dei temi • Potere dei Legacy media sugli online media (e viceversa) Tra tema e frame: il secondo livello dell’agenda setting • Rapporto tra temi e attributi (sotto-temi) • Sotto-temi che inquadrano il tema principale, ne danno in qualche misura un’interpretazione, una valutazione ecc • Non ci dicono più solo a cosa pensare ma anche a come pensare Networked agenda: il terzo livello dell’agenda-setting • La networked agenda setting sostiene che le notizie non ci dicono solo intorno a cosa e come pensare. Esse determinano le associazioni tra i diversi messaggi nell’obiettivo di dare forma alla realtà sociale • La trattazione congiunta di certi temi nonché la loro presentazione tramite il ricorso ad attributi (sotto-temi) comuni dà vita a un’agenda nella quale i due temi si presentano in combinazione quasi fossero la naturale conseguenza dell’altro (immigrazione-violenza: immigrazione- disoccupazione) • La teoria dell’agenda setting consente di spiegare come certe informazioni relative a certi temi e non ad altri siano disponibili al pubblico in una democrazia, come l’opinione pubblica si forma e come certi temi sono affrontati mediante specifiche azioni politiche mentre altri non lo sono La spirale del silenzio anni 70, Elizabeth Noëlle Neumann = gli individui esprimono la loro opinione a seconda della percezione del clima di opinione creato dai media. I media, a loro volta, riportano l’opinione più popolare, e così la spirale continua all’infinito • Gli individui riconoscono le opinioni popolari e le opinioni non popolari • Gli individui stanno in silenzio o costruiscono le loro opinioni su quanto affermato dai media • Quindi: • Timore di rimanere isolati (la mia opinione è differente dalla maggioranza) • Desiderio di appartenere alla fazione dominante Teoria tedesca (anni 70) che torna all’idea di media potenti (in grado di imporre non solo temi ma anche opinioni) Relazione tra: • Mezzi di comunicazione di massa • Comunicazione interpersonale e rapporti sociali • Manifestazioni individuali di opinione • Percezione dei climi d’opinione • Elizabeth Neumann parla di spirale dell’isolamento, un individuo che percepisce che le sue convinzioni perdono terreno è portato a sottacerle, se non a cambiarle • Concetto di opinione pubblica come pressione alla omologazione (pena l’isolamento) • Il processo di formazione dell’opinione pubblica è l’interazione tra il di 37 41 
 
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